Boing Generation

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"Boing Generation" (Edizioni della Sera, 2010) di Luca Sacchieri

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Luca Sacchieri

Boing GenerationLa storia dei canguri senza marsupio

Ma in realtà tu sei i tuoi problemi, e loro sono te. E poi se scappi, stai tranquillo che i tuoi problemi ti aspettano a casa

quando torni. Oppure ti inseguono, scappano con te.

Avete mai visto un canguro che va in giro lasciando a casa il marsupio?

uattro uomini on the road, avanti e indietro nello spazio e nel tempo

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© 2010, Edizioni della Sera di Giovinazzo StefanoPrima edizione: aprile 2010ISBN 978-88-904730-2-900148, RomaTel. 320.4126622www.edizionidellasera.com

Proprietà letteraria ed artistica riservataTutti i diritti riservatiProgetto grafico: Elisa Bonfadini

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Per L. e D., ovunque oi siate

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UEI DOLCISSIMI CANGURI DEI DOCUMENTARI

(primo tempo)

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Con le cuffie dell’I-pod che gli uncinavano le orecchie, Pietro avanzava nella corsa gommosa delle sue Puma numero 45. Il panorama urbano in continuo avvicinamento gli rimbalzava davanti agli occhi. Ogni falcata era una perfetta spinta ammortizzata.L’orologio digitale al suo polso parlava chiaro, ancora pochi secondi e sarebbe scattato il cinquantasettesimo minuto di corsa, e questo voleva dire che i suoi calcoli erano esatti: le ultime centinaia di metri da aggredire in quei tre minuti l’avrebbero ricondotto preciso preciso a casa.Pietro sentiva qualcosa come un vortice bollente e ghiacciato iniziare a crescergli in petto e sostituirsi all’aria, le gocce di sudore erano una tendina di perle che gli pendeva dalle sopracciglia e il cuore adesso prendeva a calci il suo pomo d’Adamo. Aveva già affrontato quei momenti, non lo spaventava essere sull’orlo del precipizio della stanchezza. Anzi, proprio perché conosceva già tutto ciò, digrignò i denti per sfidare il nemico da cui ora veniva nuovamente posseduto. Inghiottì col naso così tanta aria che ai polmoni sarebbe servito uno zaino a testa per contenerla tutta. Si sbilanciò in avanti con petto e braccia per aggrapparsi ad un vuoto improvvisamente solido e iniziò a scalare il rettilineo come fosse una salita.Nel suo sbuffare cardiaco da locomotiva, Pietro sentì la sua voce scavalcare la musica e ringhiare:«Non puoi mollare adesso, fenomeno»Le gambe accelerarono le loro spinte sul terreno e quando Pietro se ne accorse ne fu entusiasta: sentì un siero energico gocciolare dal cervello ed espandersi per tutto il corpo. Accelerò ancora di più.

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«Così, grande, dai fuoco a ‘sta strada!»La signora canuta a passeggio, così come il ragazzo della concessionaria di motorini che stava abbassando la saracinesca, vide solo sfrecciare accanto a loro un bestione dalla criniera quasi orizzontale per la velocità. Le labbra sulla sua faccia si muovevano senza emettere suoni:«Alza la testa, campione!»E Pietro vide che gli alberi sui marciapiedi, i palazzi dietro di loro e le unghiate dell’ultimo sole ancora dietro, gli stavano correndo incontro molto più veloci, adesso.Scattò il sessantesimo minuto e, come lo vide, Pietro spense i motori. L’inerzia della cavalcata lo condusse decelerando al portone del suo palazzo (monolocale al terzo piano, vista strada). La maglia smanicata era diventata un sottile strato aggiuntivo di pelle e aderiva alle cupole dei pettorali e alla perfetta scalinata dell’addome.Pietro con due schicchere lasciò cadere le cuffiette intorno al collo e allentò la presa del pugno intorno alle chiavi di casa. Poco prima di aprire il portone e scomparirci dentro, vide spuntare, arrancando dall’angolo, la signora Parvi. Era l’anziana inquilina del primo piano e stava avanzando, quasi priva di forze, con cinque buste della spesa. Sembrava, vista la difficoltà di quel corpicino, che la Parvi avesse fatto ricche provviste di palle da bowling. Pietro le si avvicinò subito, mastodontico accanto a quel ciuffo di muschio, e afferrò tutte e cinque le buste con una mano sola. Fu come se tutte le palle da bowling si fossero trasformate in ovatta.- Grazie Pietro! – riuscì ad intonare la vecchietta man mano che il suo il colorito sbiadiva dal “rosso sforzo” al “bianco settantaseienne”.- Si figuri, signora. Anzi, se l’avessi saputo prima sarei venuto a prenderla al supermercato direttamente col mio taxi… senza farle pagare la corsa ovviamente!

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L’androne era illuminato da una plafoniera a basso consumo d’elettricità, e reso vivace da una pianta verde di plastica e perciò a basso consumo d’acqua. Lì dentro la signora Parvi mostrò un sorriso lieto a trentadue denti bianchi: tutti e trentadue finti e quindi a basso consumo di dentifricio.- Sei proprio un ragazzo d’oro, Pietro! Ma faresti meglio a coprirti un pochino: sei tutto sudato e adesso che sta facendo buio, col fresco…- Signora, veramente ho quasi trent’anni! Comunque le prometto che appena finisco l’allenamento mi faccio un doccione caldo di un’ora.Come aveva scaricato le buste della spesa sul pianerottolo della signora Parvi, Pietro se n’era andato a casa due piani più su (due scalini con la gamba destra e due con la sinistra). uindi, con panca e manubri, aveva fatto divampare le vene di bicipiti, tricipiti, spalle, pettorali e, alla fine, addominali in rabbiosa successione. «Non puoi fermarti finché non hai finito! Non puoi dargliela vinta, se ti arrendi qui, ti arrenderai ovunque! Forza, che ormai ci sei! Bravissimo, sono fiero di te!»Adesso Pietro era davanti al rettangolo alto dello specchio appeso al muro, in mutande nella stanzetta da letto. Studiava il suo fisico privo di grasso, ammasso ordinato di grappoli muscolari ancora pulsanti per lo sforzo. I capelli lisci e nerissimi scendevano a cascata fino a sfiorargli le spalle.«Stai andando bene, capo, esplodi di salute!»Gli scaffali a muro tenevano su con difficoltà - quasi fosse un costante esercizio fisico anche per loro - libri di fisiologia, nutrizionismo, body-building, tecniche di meditazione e rilassamento. E alla destra di Pietro, opposto al letto, c’era il mobile ad ante dove teneva i pesi. Le palestre costavano troppo, e comunque lui le considerava solo un parcheggio per bavosi esibizionisti.Nel silenzio del suo respiro tranquillo e compiaciuto, si sentiva

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lo scroscio costante della doccia calda nel bagnetto accanto alla stanza da letto: già un anaconda di vapore appariva contorcendosi dal buio del corridoio. Come promesso alla signora Parvi, Pietro si sarebbe piazzato sotto il getto bollente per un bel po’. E poi una buona cena da consumare sul tavolino della modesta cucina: piatto di pasta al sugo, petto di pollo, insalata e frutta. Tuffo con impatto plastico sul materasso, un po’ di zapping sul quattordici pollici impolverato ai piedi del letto o qualche pagina del libro La mente immutabile del maestro zen Takuan Soho, e poi almeno otto ore di sonno. uelle necessarie per il fisico e per la mente. “La Mente Corretta è quella che non si ferma in nessun luogo. È la mente che si estende per tutto il corpo e il sé.”Domani sarebbe ricominciato tutto, in una circolarità perfetta, equilibrata, inespugnabile.«Sei forte, uomo, sei il più forte di tutti!»