Berruto-Cerruti La Linguistica Cap. 1 Il Linguaggio Verbale

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1 G. BERRUTO M. CERRUTI, LA LINGUISTICA. UN CORSO INTRODUTTIVO (UTET 2011) CAP. 1 IL LINGUAGGIO VERBALE 1.1 LINGUISTICA, LINGUE, LINGUAGGIO, COMUNICAZIONE Definizione di linguistica: ramo delle scienze umane che studia la lingua. Si può suddividere in due sottocampi principali: - La linguistica generale, che studia cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue; - La linguistica storica, che si occupa dell’evoluzione delle lingue nel tempo, dei rapporti fra le lingue e fra lingua e cultura. Oggetto della linguistica sono dunque le cosiddette lingue storico-naturali, cioè le lingue nate spontaneamente lungo il corso della civiltà umana e usate dagli esseri umani: l’italiano, il francese, il romeno, lo svedese, il russo, il cinese, il tongano, il latino, il sanscrito, lo swahili, il tigrino, il piemontese. Tutte le lingue storico-naturali sono espressione di quello che viene definito il linguaggio verbale umano, facoltà innata nell’homo sapiens e uno degli strumenti e dei modi di comunicazione che questi ha a disposizione. Da questo punto di vista, non c’è differenza tra lingue e dialetti, perché tutti i sistemi linguistici sono manifestazione specifica del linguaggio verbale umano. La distinzione, semmai, è basata su considerazioni sociali e storico- culturali e in questo caso entra in campo la sociolinguistica. Per inquadrare il linguaggio verbale umano fra i vari tipi di comunicazione è utile partire dalla nozione di segno. Un segno è qualcosa che sta per qualcos’altro che serve per comunicare questo qualcos’altro (comunicare significa ‘mettere in comune’). Si può avere una concezione molto larga oppure molto stretta di cosa vuol dire ‘comunicare’. La definizione di comunicazione in senso largo implica il fatto che tutto può comunicare qualcosa (anche i fatti di natura) ed è suscettibile di interpretazione. In senso lato, dunque, comunicazione equivale a ‘passaggio di informazione’. È più utile, però, intendere comunicazione in senso più ristretto, che implica come ingrediente fondamentale l’intenzionalità. Si ha dunque comunicazione in senso stretto quando c’è un comportamento prodotto da un emittente al fine di far passare un’informazione che viene percepita da un ricevente in grado di recepire il messaggio come tale; altrimenti si ha un semplice passaggio di informazione. Con più precisione, all’interno del fenomeno generale della comunicazione si possono distinguere tre categorie, a seconda del carattere di chi produce il messaggio (emittente), di chi lo riceve (ricevente) e dell’intenzionalità del loro comportamento: A. Comunicazione in senso stretto: 1. emittente intenzionale; 2. ricevente intenzionale (es., linguaggio verbale umano, gesti, tutti i sistemi artificiali di comunicazione: segnalazioni stradali, ecc.) B. Passaggio dell’informazione: 1. emittente non intenzionale; 2. ricevente (interpretante) intenzionale (es., parte della comunicazione non verbale umana: postura, paralinguistica, prossemica; orme animali; sintomi fisici; ecc.); C. Formulazioni di inferenze: 1. nessun emittente (presenza di un ‘oggetto culturale’ interpretato come volto a fornire un’informazione); 2. interpretante (es.: case dai tetti aguzzi = “qui nevica molto”, “ci si veste in un certo modo”, ecc.). Da A a B a C il ‘codice’ di riferimento che permette di interpretare l’informazione diventa meno forte e rigoroso e l’associazione fra un certo segnale e l’informazione che veicola è più lasca, più soggetta a fraintendimenti. Comunicazione è quindi da intendere come trasmissione intenzionale di informazione.

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capitolo 1

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    G. BERRUTO M. CERRUTI, LA LINGUISTICA. UN CORSO INTRODUTTIVO (UTET 2011)

    CAP. 1 IL LINGUAGGIO VERBALE

    1.1 LINGUISTICA, LINGUE, LINGUAGGIO, COMUNICAZIONE

    Definizione di linguistica: ramo delle scienze umane che studia la lingua. Si pu suddividere in due sottocampi principali:

    - La linguistica generale, che studia cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue; - La linguistica storica, che si occupa dellevoluzione delle lingue nel tempo, dei rapporti fra le lingue e fra

    lingua e cultura.

    Oggetto della linguistica sono dunque le cosiddette lingue storico-naturali, cio le lingue nate spontaneamente lungo il corso della civilt umana e usate dagli esseri umani: litaliano, il francese, il romeno, lo svedese, il russo, il cinese, il tongano, il latino, il sanscrito, lo swahili, il tigrino, il piemontese. Tutte le lingue storico-naturali sono espressione di quello che viene definito il linguaggio verbale umano, facolt innata nellhomo sapiens e uno degli strumenti e dei modi di comunicazione che questi ha a disposizione. Da questo punto di vista, non c differenza tra lingue e dialetti, perch tutti i sistemi linguistici sono manifestazione specifica del linguaggio verbale umano. La distinzione, semmai, basata su considerazioni sociali e storico-culturali e in questo caso entra in campo la sociolinguistica.

    Per inquadrare il linguaggio verbale umano fra i vari tipi di comunicazione utile partire dalla nozione di segno. Un segno qualcosa che sta per qualcosaltro che serve per comunicare questo qualcosaltro (comunicare significa mettere in comune).

    Si pu avere una concezione molto larga oppure molto stretta di cosa vuol dire comunicare. La definizione di comunicazione in senso largo implica il fatto che tutto pu comunicare qualcosa (anche i fatti di natura) ed suscettibile di interpretazione. In senso lato, dunque, comunicazione equivale a passaggio di informazione. pi utile, per, intendere comunicazione in senso pi ristretto, che implica come ingrediente fondamentale lintenzionalit. Si ha dunque comunicazione in senso stretto quando c un comportamento prodotto da un emittente al fine di far passare uninformazione che viene percepita da un ricevente in grado di recepire il messaggio come tale; altrimenti si ha un semplice passaggio di informazione. Con pi precisione, allinterno del fenomeno generale della comunicazione si possono distinguere tre categorie, a seconda del carattere di chi produce il messaggio (emittente), di chi lo riceve (ricevente) e dellintenzionalit del loro comportamento:

    A. Comunicazione in senso stretto: 1. emittente intenzionale; 2. ricevente intenzionale

    (es., linguaggio verbale umano, gesti, tutti i sistemi artificiali di comunicazione: segnalazioni stradali, ecc.) B. Passaggio dellinformazione:

    1. emittente non intenzionale; 2. ricevente (interpretante) intenzionale

    (es., parte della comunicazione non verbale umana: postura, paralinguistica, prossemica; orme animali; sintomi fisici; ecc.); C. Formulazioni di inferenze:

    1. nessun emittente (presenza di un oggetto culturale interpretato come volto a fornire uninformazione);

    2. interpretante (es.: case dai tetti aguzzi = qui nevica molto, ci si veste in un certo modo, ecc.).

    Da A a B a C il codice di riferimento che permette di interpretare linformazione diventa meno forte e rigoroso e lassociazione fra un certo segnale e linformazione che veicola pi lasca, pi soggetta a fraintendimenti. Comunicazione quindi da intendere come trasmissione intenzionale di informazione.

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    1.2 SEGNI, CODICE

    Il segno lunit fondamentale della comunicazione. Esistono diversi tipi di segni. Una possibile classificazione (tassonomia) dei segni, basata sui due criteri fondamentali dellintenzionalit e della motivazione relativa, cio del grado di rapporto naturale esistente tra le due facce del segno (il qualcosa e il qualcosaltro per cui il primo sta) pu essere:

    1. INDICI (sintomi): motivati naturalmente, non intenzionali (basati sul rapporto causa-effetto. Es. starnuto = avere il raffreddore; nuvole scure = sta per piovere);

    2. SEGNALI: motivati naturalmente, usati intenzionalmente (es. sbadiglio volontario = sono annoiato);

    3. ICONE (dal gr. immagine): motivati analogicamente, intenzionali (basati sulla similarit di forma o struttura, riproducono propriet delloggetto designato. Es. carte geografiche, mappe, fotografie);

    4. SIMBOLI: motivati culturalmente, intenzionali (es. colore nero/bianco = lutto; rosso del semaforo = fermarsi; colomba con ramo dulivo = pace, ecc.);

    5. SEGNI (in senso stretto - in ing symbols): non motivati (arbitrari, immotivati, convenzionali), intenzionali (es. messaggi linguistici; il suono del telefono di una linea occupata; segnali stradali; comunicazione gestuale, ecc.).

    Dalla categoria 1 alla 5 la motivazione che lega il qualcosa al qualcosaltro che viene comunicato diventa sempre pi convenzionale, immotivata, meno diretta. Da 1 a 5 aumenta quindi la specificit dei segni: mentre gli indici, in quanto fatti di natura, sono di valore universale, uguali per tutte le culture in ogni tempo, i simboli e ancor pi i segni in senso stretto sono dipendenti da ogni singola tradizione culturale.

    In conclusione, i segni linguistici (es. la parola gatto o la frase ho mangiato una mela, ecc.) sono segni in senso stretto, prodotti intenzionalmente per comunicare, essenzialmente arbitrari.

    Nella comunicazione in senso stretto c dunque un emittente che emette, produce intenzionalmente un segno per un ricevente. Ma cosa consente al ricevente di interpretare un segno? Il fatto che il segno riconduce a un codice di cui fa parte e che permette di attribuirgli un significato. Per codice pi precisamente si intende linsieme di corrispondenze, fissatesi per convenzione, fra qualcosa (insieme manifestante) e qualcosaltro (insieme manifestato) che fornisce le regole di interpretazione dei segni. Tutti i sistemi di comunicazione sono dei codici e i segni linguistici costituiscono il codice lingua.

    1.3 LE PROPRIET DELLA LINGUA

    Ci si chieda ora quali propriet presenti il codice lingua (o il linguaggio verbale umano o, meglio ancora, ogni lingua storico-naturale), quali di queste propriet siano condivise con altri codici e quali di queste propriet siano invece caratterizzanti.

    1.3.1 BIPLANARIT Una prima e ovvia propriet di tutti i segni e anche di quelli linguistici, la biplanarit, cio il fatto che ci siano in un segno due piani compresenti, il qualcosa e il qualcosaltro, ovvero il significante (o espressione o forma) e il significato (o contenuto). Il significante-espressione la parte fisicamente percepibile del segno che cade sotto i nostri sensi (es. la parola gatto, pronunciata o scritta); il significato-contenuto la parte non materialmente percepibile, ossia linformazione (il qualcosaltro, nel nostro es. il concetto di gatto) veicolata dalla parte percepibile. Tutti i segni sono costituiti da significante e significato e un codice un insieme di corrispondenze fra significanti e significati.

    NB. Dora in poi i significanti saranno indicati in corsivo e i significati tra virgolette.

    1.3.2 ARBITRARIET Altra importante propriet dei segni in senso stretto e quindi anche linguistici larbitrariet. Non c alcun legame naturalmente motivato derivabile empiricamente o per via di ragionamento logico tra il significante e il significato di un segno. Il significante gatto non ha nulla a che vedere, intrinsecamente, con lanimale gatto. I rapporti che ci sono tra significato e significante non sono dati naturalmente, ma posti per convenzione e quindi sono arbitrari.

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    Se i segni linguistici non fossero arbitrari, le parole nelle diverse lingue sarebbero molto simili. Ma, non essendo cos, ci implica che tra la natura di una cosa e la parola che la designa non c alcun rapporto se non quello posto dalla convenzione del codice linguistico adottato. Esistono, per, quattro tipi o livelli diversi di arbitrariet, e le entit in gioco, in questo caso, non sono pi due (significante e significato) ma tre. La cosa spesso presentata con il cosiddetto triangolo semiotico, dove i tre vertici rappresentano le tre entit in gioco: un significante, attraverso il significato che veicola e con cui si associa (dando forma al segno), si riferisce a un elemento della realt esterna, extralinguistica, un referente. La parola sedia, segno formato dalle due facce del significante e del significato, si riferisce alloggetto reale e lo identifica. La linea di base del triangolo tratteggiata perch il rapporto tra significante e referente non diretto ma mediato dal significato. In base a questo schema possiamo allora definire i quattro tipi di arbitrariet della lingua:

    a. A un primo livello, arbitrario il rapporto tra segno e referente (o designatum), cio non c alcun legame naturale e concreto fra un elemento della realt esterna e il segno a cui associato;

    b. A un secondo livello, arbitrario il rapporto tra significante e significato, cio il significante, come sequenza di lettere o suoni, non ha alcun legame, se non per convenzione, con il significato a cui associato nella lingua italiana;

    c. A un terzo e pi profondo livello, arbitrario il rapporto tra forma (struttura, organizzazione interna) e sostanza (materia, insieme di fatti) del significato;

    d. A un quarto livello, infine, arbitrario il rapporto tra forma e sostanza del significante, perch ogni lingua sceglie secondo propri criteri le entit rilevanti della materia fonica. Il significante dei segni linguistici, infatti, primariamente di carattere fonico-acustico, costituito cio da onde sonore che rappresentano la sostanza su cui ogni lingua effettua le sue pertinentizzazioni. Un esempio di identica sostanza fonica organizzata in maniera diversa dalle diverse lingue pu essere dato dalla quantit o durata delle vocali.

    Al principio dellarbitrariet radicale dei segni linguistici esistono alcune eccezioni. Tra queste ci sono le onomatopee, che riproducono o richiamano nel loro significante i caratteri fisici di ci che designano. Certe parole (ad es. miagolio, tintinnio, sussurrare, ecc.) che imitano nella loro sostanza di significante il suono o il rumore che designano, presentano quindi un aspetto pi o meno iconico. Sarebbero pertanto pi icone che simboli o segni in senso stretto. Inoltre, anche le onomatopee possiedono un certo grado di integrazione nella convenzionalit arbitraria del sistema linguistico che le adotta.

    Pi strettamente iconici sono invece gli ideofoni, cio espressioni imitative o descrittive che designano fenomeni naturali o azioni, spesso usate nei fumetti, come ad es. boom-bum (fragore), zac (taglio netto), glu-glu (trangugiare). Riguardo il carattere iconico del linguaggio verbale recenti concezioni tendono a ridurre limportanza cruciale dellarbitrariet, notando come anche nella grammatica esistano meccanismi iconici, dunque motivati. Per esempio, la formazione del plurale con laggiunta di materiale linguistico presenta pi materiale fonico che non la forma singolare e obbedirebbe, dunque, a un principio di iconismo.

    Unaltra prospettiva che vede pi motivazione nei segni linguistici quella che sostiene limportanza del fonosimbolismo, affermando che certi suoni sono per loro natura associati a certi significati. Il suono i, per esempio, vocale chiusa e fonicamente piccola (prodotta con minima apertura della bocca), sarebbe connesso con le cose piccole e, quindi, designerebbero di preferenza la propriet della piccolezza.

    1.3.3 DOPPIA ARTICOLAZIONE Altra importante propriet del linguaggio verbale umano, la doppia articolazione consiste nel fatto che il significante di un segno linguistico articolato su due livelli nettamente diversi. A un primo livello, il significante di un segno linguistico organizzato e scomponibile in unit (mattoni) che sono ancora portatrici di significato e che vengono riutilizzate (con lo stesso significato) per formare altri segni (prima articolazione); la parola gatto scomponibile in due pezzi pi piccoli gatt- e -o che recano ciascuno un proprio significato (rispettivamente felino e uno solo) e suscettibili di comparire col medesimo significato in altre parole (gatt-i, gatt-ino, gatt-are, ecc.). Tali pezzi costituiscono le unit minime di prima articolazione che non possono essere ulteriormente scomponibili in elementi pi piccoli che rechino ancora un significato. Ogni segno linguistico analizzabile e scomponibile in unit minime di prima articolazione che chiameremo morfemi.

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    Ad un secondo livello (seconda articolazione), i morfemi risultano ulteriormente scomponibili in unit pi piccole che per non sono pi portatrici di significato autonomo. Tali elementi, che non sono pi segni perch non hanno un significato, sono i fonemi, che costituiscono le unit minime di seconda articolazione. Non esistono altri codici di comunicazione naturali che possiedano una doppia articolazione piena e totale come la lingua. Essa consente alla lingua una grande economicit di funzionamento: con un numero limitato (poche decine) di fonemi, mattoni elementari di costruzione privi di significato, si pu costruire un numero grandissimo di unit dotate di significato. Quindi molto importante nella strutturazione della lingua il principio della combinatoriet: la lingua funziona fondamentalmente combinando unit minori prive di significato proprio per formare un numero indefinito di unit maggiori (segni). questo principio che consente alla lingua una produttivit illimitata.

    1.3.4 TRASPONIBILIT DI MEZZO Il significante dei segni linguistici possiede unaltra propriet molto importante: pu essere trasmesso sia attraverso il mezzo aria, il canale fonico-acustico (sotto forma di suoni prodotti dallapparato fonatorio umano), sia attraverso il mezzo luce, il canale visivo o grafico (sotto forma di segni ricevuti tramite lapparato visivo umano). Tale propriet prende il nome di trasponibilit di mezzo. Anche se i segni linguistici possono essere trasmessi o oralmente o graficamente, il carattere orale tuttavia prioritario rispetto a quello visivo. Il canale fonico-acustico appare quindi come il canale primario perch una delle propriet del linguaggio umano la fonicit.

    Apriamo qui un exursus su lingua parlata e lingua scritta. Il parlato ha una priorit antropologica rispetto allo scritto. Tutte le lingue che hanno una forma e un uso scritti sono anche parlate, mentre non tutte le lingue parlate hanno una forma scritta: infatti, migliaia di lingue in Africa e in Oceania non hanno una scrittura, una notazione grafica che permetta una comunicazione scritta. Inoltre, il parlato ha una netta prevalenza nelluso: parliamo molto di pi di quanto scriviamo e attraverso il canale orale facciamo molte pi cose che non con lo scritto. Ci sono poi una priorit ontogenetica (ogni individuo umano impara prima a parlare a poi a scrivere) e una priorit filogenetica del parlato, perch nella storia della nostra specie, la scrittura si sviluppata molto tempo dopo il parlare. Le prime attestazioni in forma scritta della lingua risalgono a non pi di cinque millenni prima di Cristo (scrittura pittografica), e quelle di un sistema vero e proprio, cio la scrittura cuneiforme presso i Sumeri, risale a circa il 3500 a.C. La scrittura alfabetica nasce sotto forma di scrittura consonantica presso i Fenici (1300 a.C.) come sviluppo della scrittura ugaritica (Siria) ancora di tipo cuneiforme, da cui, nel corso del primo millennio a.C., deriveranno gli alfabeti ebraico, aramaico (da cui larabo) e greco (da cui evolveranno lalfabeto cirillico e il latino - cfr. Box 1.1 p. 16).

    Invece le origini del linguaggio sono certamente pi antiche. ipotizzabile che qualche forma embrionale di comunicazione orale con segni linguistici fosse gi presente nellHomo habilis e nellHomo erectus (quindi tre milioni di anni fa). Sicuramente il linguaggio era presente nellHomo neanderthalensis e nellHomo sapiens sapiens.

    Il canale fonico-acustico e luso parlato della lingua presentano daltronde una serie di vantaggi biologici e funzionali rispetto al canale visivo o alluso scritto:

    a. Purch vi sia presenza di aria, possono essere utilizzati in qualunque circostanza ambientale e consentono la trasmissione anche in presenza di ostacoli fra emittente e ricevente e a (relativa) distanza (le tecniche attuali di riproduzione della voce consentono ai messaggi di viaggiare oggi a qualsiasi distanza e anche in assenza daria);

    b. Non ostacolano altre attivit (possono essere usate in concomitanza con altre attivit fisiche o intellettive); c. Permettono la localizzazione della fonte di remittenza del messaggio; d. La ricezione contemporanea alla produzione del messaggio; e. Lesecuzione parlata pi rapida di quella scritta; f. Il messaggio pu essere trasmesso simultaneamente ad un gruppo di destinatari diversi e pu essere colto

    da ogni direzione; g. Il messaggio evanescente, ha rapida dissolvenza, libera il canale e lascia il passaggio ad altri messaggi; h. Lenergia specifica richiesta molto ridotta, il parlare concomitante con la respirazione e ne pu essere

    considerato un sottoprodotto specializzato.

    Nelle societ moderne, tuttavia, lo scritto ha una certa priorit sociale: ha maggiore importanza, prestigio e utilit sociale e culturale; lo strumento di fissazione e di trasmissione del corpo legale, della tradizione culturale e letteraria e del sapere scientifico; il veicolo fondamentale dellistruzione scolastica; ha validit giuridica. Daltronde la realizzazione parlata e quella scritta non sono diretta rappresentazione luna dellaltra. Lo scritto nato come fissazione, trascrizione del parlato; ma si poi sviluppato con aspetti e caratteri in parte propri e non

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    tutto ci che fa parte del parlato (es. il tono di voce) pu essere reso e corrispondente nello scritto, n tutto ci che fa parte dello scritto (es. luso delle maiuscole) pu essere reso e avere un corrispondente nel parlato e la diversit del mezzo crea in parte dei caratteri strutturali diversi e irriducibili.

    1.3.5 LINEARIT E DISCRETEZZA Altra propriet dei segni, pi propriamente del significante. Per linearit del segno linguistico si intende che il significante viene prodotto, si realizza e si sviluppa in successione nel tempo e/o nello spazio. Non possiamo decodificare il segno e capire completamente il messaggio se non dopo che siano stati attualizzati uno dopo laltro tutti gli elementi che lo costituiscono. La linearit implica anche la monodirezionalit del segno, una propriet strutturale connessa strettamente con la doppia articolazione ed una delle precondizioni che la rendono possibile. Relativa sempre al significante la propriet dei segni a essere discreti. Per discretezza dei segni si intende il fatto che la differenza fra gli elementi, le unit della lingua, assoluta, nel senso che e un confine preciso fra un elemento e un altro.

    1.3.6 ONNIPOTENZA SEMANTICA, PLURIFUNZIONALIT E RIFLESSIVIT Una propriet generale del linguaggio verbale che lo contrassegna profondamente lonnipotenza semantica, che consisterebbe nel fatto che con la lingua possibile dare unespressione a qualsiasi contenuto. Con la lingua dunque si pu parlare di tutto, anche se pi prudente parlare di plurifunzionalit della lingua. Per plurifunzionalit si intende che la lingua permette di adempiere ad una lista molto ampia di funzioni diverse. Fra le pi evidenti e rilevanti possiamo menzionare: esprimere il pensiero; trasmettere informazioni; instaurare, mantenere e regolare attivit; manifestare stati danimo; risolvere problemi; creare mondi possibili. A tal proposito ricorre lo schema di classificazione proposto da Roman Jakobson, che identifica sei (classi di) funzioni nellevento comunicativo (cfr. Fig. 1.4 p. 24). La comunicazione implica la presenza di almeno sei fattori, e a ciascuno pu essere collegata una funzione. Ogni funzione sarebbe incentrata su uno dei sei fattori, criterio di riconoscimento della funzione stessa:

    1) un messaggio linguistico volto ad esprimere sensazioni del parlante avrebbe prevalentemente funzione emotiva o espressiva (es. che bella sorpresa!);

    2) un messaggio volto a specificare aspetti del codice o calibrare il messaggio sul codice avrebbe prevalente funzione metalinguistica (es. ho detto pollo non polo!);

    3) un messaggio volto a dare informazioni sulla realt esterna avrebbe funzione referenziale (es. lintercity per Milano delle ore 15 parte sul binario due);

    4) un messaggio volto a far agire in qualche modo il ricevente, ottenendo da lui un certo comportamento avrebbe funzione conativa (es. chiudi la porta!);

    5) un messaggio volto a verificare e sottolineare il canale di comunicazione e/o il contatto fisico o psicologico fra i parlanti avrebbe funzione ftica (es. pronto, chi parla?);

    6) un messaggio volto a mettere in rilievo e sfruttare le potenzialit insite nel messaggio e i caratteri interni del significante e del significato avrebbe funzione poetica (es. la gloria di Colui che tutto move per luniverso).

    Riguardo la funzione metalinguistica si rileva unimportante corollario allonnipotenza o plurifunzionalit della lingua: con la lingua si pu parlare della lingua stessa e la lingua di cui parla la meta lingua viene chiamata lingua-oggetto. A tale propriet viene dato nome di riflessivit e non sembra che esistano altri codici di comunicazione che consentano di formulare messaggi su se stessi, che abbiano come oggetto il codice di comunicazione medesimo.

    1.3.7 PRODUTTIVIT E RICORSIVIT Altra propriet della lingua, connessa con la doppia articolazione e con lonnipotenza semantica, la produttivit (o apertura, creativit, produttivit illimitata) perch con la lingua sempre possibile creare nuovi messaggi mai prodotti prima, parlare di cose nuove e di nuove esperienze mai sperimentate prima o anche di cose inesistenti. Pi precisamente, con la lingua da un lato possibile produrre messaggi sempre nuovi combinando in una nuova maniera significanti e significati, dallaltro possibile associare messaggi gi usati a situazioni nuove. La produttivit resa possibile in prima istanza dalla doppia articolazione, che permette una combinatoriet illimitata di unit pi piccole formanti un sistema chiuso in unit via via pi grandi e in un numero teoricamente infinito (cfr. Fig. 1.5 p. 26) e la produttivit (o apertura del sistema) prende la forma di quella che stata chiamata creativit regolare, cio una produttivit infinita basata su un numero limitato di regole applicabili ricorsivamente. La ricorsivit unimportante propriet della lingua perch significa che uno stesso procedimento riapplicabile un numero illimitato di volte, nel senso che da una parola posso ricavarne unaltra mediante laggiunta di un

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    suffisso e questa regola di suffissazione anchessa ricorsiva (es. da atto si pu avere attuale, da attuale si ha attualizzare, da attualizzare si ha attualizzabile, ecc.).

    1.3.8 DISTANZIAMENTO E LIBERT DA STIMOLI Corollario dellonnipotenza semantica il distanziamento, propriet che riguarda il modo di significazione della lingua e che ha una notevole importanza, soprattutto per quanto concerne la differenza tra il linguaggio umano e i sistemi di comunicazione animali. Infatti per distanziamento si intende la possibilit di poter formulare messaggi relativi a cose lontane, distanti nel tempo, nello spazio o entrambi dal momento e dal luogo in cui si svolge linterazione comunicativa. Ad esempio, mentre il mio gatto pu comunicare miagolando che ha fame e vuole mangiare, non pu comunicarmi in nessun modo che ieri aveva fame, con la lingua noi di solito parliamo di cose non presenti nella situazione e nellambiente immediatamente circostante, remote nello spazio e spesso anche nel tempo. Il distanziamento consiste essenzialmente nella possibilit di parlare di unesperienza in assenza di tale esperienza, o dello stimolo che ha provocato tale esperienza. La libert da stimoli consiste nel fatto che i segni linguistici rimandano a, e presuppongono, unelaborazione concettuale della realt esterna, e non semplicemente stati dellemittente. In questo senso la lingua indipendente dalla situazione immediata e dalle sue costrizioni (dai suoi stimoli). Gli aspetti esterni e la nostra reazione ad essi non sono causa n necessaria n sufficiente dellemissione di un determinato messaggio ed un criterio importante che distingue il linguaggio umano da quello animale.

    1.3.9 TRASMISSIBILIT CULTURALE Antropologicamente ogni lingua trasmessa per tradizione allinterno di una societ e cultura. Le convenzioni che costituiscono il codice, la norma e il patrimonio di una determinata lingua passano da una generazione allaltra per insegnamento/apprendimento spontaneo, non attraverso informazioni genetiche, ereditarie. Questo non vuol dire che il linguaggio verbale umano sia un fatto unicamente culturale. Al contrario, la componente innata, parte del patrimonio genetico, molto importante nel linguaggio verbale: in esso infatti vi una componente culturale-ambientale e una componente innata che fornisce la facolt del linguaggio. Linterazione fra le due componenti fa s che abbia un ruolo molto importante per lacquisizione/apprendimento della lingua non solo la prima infanzia ma anche il periodo della cosiddetta prepubert linguistica. Infatti, se entro gli 11-12 anni un giovane non stato esposto a stimoli linguistici nellambiente in cui vive, lo sviluppo della lingua rimane bloccato.

    1.3.10 COMPLESSIT SINTATTICA Ci sono infine due propriet della lingua molto interessanti e meno legate alla natura materiale dei segni. Una di queste che messaggi linguistici, a differenza dei messaggi di altri codici naturali, possono presentare un alto grado di elaborazione strutturale. La disposizione degli elementi in un segno linguistico infatti non mai indifferente e i rapporti fra gli elementi o parti del segno, danno luogo a una fitta trama plurima, percepibile nella sintassi del messaggio. Questa propriet si pu chiamare complessit sintattica. Fra gli aspetti che hanno rilevanza sintattica vi sono:

    - lordine degli elementi contigui: solo lordine ci permette di capire chi che picchia nella frase Gianni picchia Giorgio;

    - le relazioni e le dipendenze che vigono fra elementi non contigui: in il libro di Chomsky sulle strutture sintattiche, lelemento strutture sintattiche non dipende dal termine che lo precede Chomsky ma dallelemento il libro;

    - le incassature: in Il cavallo che corre senza fantino sta vincendo il palio, la parte che corre senza fantino incassata nella parte il cavallo sta vincendo il palio;

    - la discontinuit, ossia la possibilit che elementi o parti strettamente unite semanticamente o sintatticamente non siano linearmente adiacenti.

    Tutti questi fattori concorrono nel conferire al segno una complessit sintattica molto alta.

    1.3.11 EQUIVOCIT La lingua, in quanto codice, possiede unaltra particolarit: un codice tipicamente equivoco. equivoco un codice che pone corrispondenze non biunivoche ma plurivoche fra gli elementi di una lista di significanti e quelli della lista di significati associata alla prima. A un unico significante possono infatti corrispondere pi significati (omonimia e polisemia). Ad es. al significante carica possono essere associati i significati di mansione, funzione, ufficio, quantitativo di energia, assalto. Cos a un significato possono corrispondere pi significanti (sinonimia). Ad es. il significato parte anteriore della testa pu essere associato ai significanti faccia, viso, volto.

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    Lequivocit quindi unimportante propriet della lingua che non costituisce un difetto ma un vantaggio: connessa allonnipotenza semantica e alla produttivit lequivocit del codice lingua contribuisce a consentire leccezionale flessibilit dello strumento linguistico e la sua adattabilit ad esprimere contenuti ed esperienze nuove.

    1.3.12 LINGUA SOLO UMANA? La facolt verbale, ossia la capacit di esprimersi attraverso sistemi comunicativi come le lingue, specie-specifica delluomo ed maturata come tale nel corso dellevoluzione. In particolare, solo luomo ha le precondizioni anatomiche e neurofisiologiche necessarie per lelaborazione mentale e fisica del linguaggio verbale, vale a dire:

    a. Adeguato volume del cervello, plasticit dei collegamenti interneuronali; b. Conformazione del canale fonatorio a due canne, con un angolo (un cambiamento di direzione) fra

    una canna (il cavo orale) e laltra (la laringe) e con unampia cavit intermedia (la faringe, che fa da cassa di risonanza).

    La prima condizione rende possibile la memorizzazione, lelaborazione e la processazione di un sistema cos anche neurologicamente complesso quale il linguaggio; la seconda consente le sottili distinzioni articolatorie nella produzione fonica necessarie per la comunicazione verbale. Letologia, la psicologia animale e soprattutto la zoosemiotica (settore che si occupa della comunicazione animale), hanno accumulato una vasta serie di studi sui sistemi e i modi di comunicazione utilizzati da diverse specie animali, dalla comunicazione chimica delle formiche (mediante i feromoni) alle danze api (con le quali vengono comunicate direzione, distanza e consistenza delle fonti di cibo), ma in nessuna specie si sono riscontrate tutte o anche solo una parte delle propriet che ritroviamo nella lingua. Le capacit acquisite da scimpanz dopo anni di addestramento, risultano ridotte se confrontate con le capacit di un bambino di 3 anni. Nei casi migliori, gli scimpanz arrivano a maneggiare un centinaio di segni e a formare un repertorio limitato di combinazioni di 3-4 segni con struttura molto semplice. Il loro comportamento sarebbe privo di intenzionalit comunicativa, e consisterebbe nella messa in opera di imitazione, un esercizio appreso pi per ottenere una ricompensa che un reale comportamento linguistico. A tuttoggi sembra che ci siano pi argomenti per dare ragione a Noam Chomsky, noto linguista contemporaneo, quando sostiene che il linguaggio una capacit innata ed esclusiva della specie umana.

    1.3.13 DEFINIZIONE DI LINGUA In conclusione possiamo provare a fornire una definizione riassuntiva della nozione di lingua che tenga conto delle principali propriet che la caratterizzano (cfr. Scheda 1.1 p. 33) e dire che la lingua (a) un codice (b) che organizza un sistema di segni (c) dal significante primariamente fonico-acustico, (d) fondamentalmente arbitrari ad ogni loro livello e (e) doppiamente articolati, (f) capaci di esprimere ogni esperienza esprimibile, (g) posseduti come conoscenza interiorizzata che permette di produrre infinite frasi a partire da un numero finito di elementi.

    1.4 PRINCIPI GENERALI PER LANALISI DELLA LINGUA

    Rimane ora da fare un cenno a tre dicotomie o distinzioni binarie usate in linguistica, sorta di principi generali entro cui procedere nellanalisi della lingua. (Nel libro messo al precedente)

    1.4.1 SINCRONIA E DIACRONIA La prima di queste distinzioni tra sincronia e diacronia, termini che indicano due diverse condizioni con le quali si pu guardare ai fatti linguistici in relazione allasse del tempo. Per diacronia si intende la considerazione degli elementi della lingua nella loro evoluzione storica; per sincronia si intende invece la considerazione delle lingue guardando a come esse si presentano in un determinato momento agli occhi dellosservatore prescindendo da quella che stata la loro evoluzione temporale. Fare ad es. letimologia di una parola, cio trovare la parola di unaltra lingua precedente da cui essa deriva, significa fare linguistica diacronica. Descrivere invece il significato che hanno oggi le parole significa fare linguistica sincronica. Nei fatti linguistici concreti impossibile separare la dimensione sincronica da quella diacronica. Inoltre, la sincronia assoluta non esisterebbe, giacch la lingua costantemente in evoluzione, se non in una finzione teorica. La distinzione tra la dimensione sincronica e quella diacronica rimane comunque uno dei fondamenti metodologici principali con cui ci si accosta alla lingua. Solo lastrazione, infatti, permette di vedere come funziona il sistema linguistico. Daltronde al bambino che impara, la lingua appare in uno stato sincronico, del tutto indipendente dai suoi sviluppi precedenti. La linguistica sincronica spiega dunque come fatta e come funziona la lingua, mentre quella diacronica spiega perch le forme di una lingua sono fatte cos.

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    1.4.2 LANGUE E PAROLE La seconda importante distinzione quella fra sistema astratto e realizzazione concreta. La distinzione si ripresentata, nella linguistica moderna, secondo tre terminologie principali: la coppia oppositiva langue e parole (uno dei cardini del pensiero di Ferdinand de Saussure); lopposizione fra sistema e uso (di Hjelmslev e Coseriu); lopposizione fra competenza ed esecuzione (performance), tipica della linguistica generativa di Chomsky. Col primo termine di tutte e tre le coppie sintende linsieme di conoscenze mentali, di regole interiorizzate insite nel codice lingua, che costituiscono la nostra capacit di produrre messaggi in una certa lingua e sono possedute come sapere astratto in ugual misura da tutti i membri di una comunit linguistica. Col secondo termine sintende invece latto linguistico individuale, vale a dire la realizzazione concreta di un messaggio. Parole, uso e esecuzione, per essere messi in opera richiedono lesistenza di langue, sistema o competenza, di cui sono lesternazione. In particolare, la coppia langue/parole comprende una triplice opposizione tra astratto, sociale e costante da un lato (la langue) e concreto, individuale e mutevole dallaltro (la parole).

    1.4.3 PARADIGMATICO E SINTAGMATICO La terza distinzione preliminare tra asse paradigmatico e asse sintagmatico. Ogni attuazione di un elemento del sistema di segni in una certa posizione nel messaggio implica una scelta in un paradigma (o insieme) di elementi selezionabili in quella posizione: lelemento che compare effettivamente esclude tutti gli altri elementi che pur potrebbero comparire in quella posizione e coi quali quel dato elemento ha appunto rapporti sullasse paradigmatico (detto anche asse delle scelte, in absentia). Daltra parte lattuazione di quellelemento in una certa posizione implica la presa in conto degli elementi che compaiono nelle posizioni precedenti e susseguenti dello stesso messaggio, coi quali quellelemento ha rapporti sullasse sintagmatico (detto anche asse delle combinazioni, in praesentia) e coi quali deve sussistere coerenza sintagmatica lungo lo sviluppo lineare del messaggio (cfr. Fig. 1.6 p. 37). Si pu anche dire che lasse paradigmatico riguarda le relazioni a livello del sistema, lasse sintagmatico riguarda invece le relazioni a livello delle strutture che realizzano le potenzialit del sistema (il gatto mangia). Dimensione paradigmatica e dimensione sintagmatica costituiscono dunque la duplice prospettiva secondo cui funzionano le strutture, le combinazioni di segni, e secondo cui esse vanno viste. La prima fornisce i serbatoi cui attingere le singole unit linguistiche, la seconda assicura che le combinazioni siano formate secondo le restrizioni adeguate per ogni lingua. *il mangia gatto, ad es., una frase mal formata perch non rispetta la coerenza sintagmatica o le scelte paradigmatiche dellitaliano. Lorganizzazione secondo i due principi dellasse paradigmatico e dellasse sintagmatico molto importante in quanto d luogo alla diversa distribuzione degli elementi della lingua, permettendo di riconoscere classi di elementi che condividono le stesse propriet distribuzionali in opposizione a quelli che hanno distribuzione diversa.

    1.4.4 LIVELLI DANALISI Dopo aver definito le propriet della lingua e alcuni criteri con cui analizzarla, vediamo ora come fatta. Partiremo dalla seconda articolazione, studiando come viene organizzata la materia grezza della lingua, cio il piano del significante. Ci sposteremo poi alla prima articolazione, salendo via via di livello. Esistono nella lingua quattro livelli di analisi (o strati o piani) stabiliti in base alle due propriet della biplanarit e della doppia articolazione, che identificano tre strati diversi del segno linguistico: lo strato del significante come mero significante, lo strato del significante come portatore di significato, lo strato del significato. Tre livelli di analisi riguardano il piano del significante: uno per la seconda articolazione (fonetica e fonologia); due per la prima articolazione che riguardano lorganizzazione del significante in quanto portatore di significato (morfologia e sintassi); un ulteriore livello che riguarda solo il significato (semantica). Occorre accennare che vi sono sottolivelli di analisi della lingua: la grafematica, che riguarda i modi in cui la realt fonica tradotta in scrittura, e la pragmatica e testualit, che riguardano lorganizzazione dei testi in situazione. Di questi livelli di analisi o componenti del sistema linguistico, fonetica/fonologia e semantica rappresentano i livelli pi esterni, ossia sono le interfacce del sistema con la realt esterna: con la sostanza materiale che fa da supporto fisico alla comunicazione linguistica (fonetica); con la concettualizzazione che luomo fa del mondo in cui vive (semantica). Morfologia e sintassi rappresentano invece i livelli interni in cui il sistema si organizza secondo i principi che governano il linguaggio stesso. Il rapporto fra i diversi livelli di analisi e la loro posizione nel sistema linguistico pu essere schematizzata come segue (Fig. 1.7 p. 39):

    REALTA FISICA Fonetica e fonologia Morfologia Sintassi Lessico e semantica

    MONDO ESTERNO COGNITIVAMENTE CODIFICATO