Awakening - Paola Secondin - Medieval Fantasy Romance
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Paola Secondin
Awakening
Copyright © Paola Secondin 2016
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Titolo: Awakening
Autore: Paola Secondin
Copertina a cura dell’Autrice
Copyright © Paola Secondin 2016
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi,
luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione
dell’Autore o sono stati usati in chiave fittizia.
Qualsiasi rassomiglianza con fatti o località reali
o con persone realmente esistenti o esistite
è puramente casuale. La riproduzione non autorizzata
del testo è severamente vietata e punibile con la legge.
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Capitolo 1
Hornwood, Cornovaglia, 1300
Il vento freddo della notte le soffiava contro il viso,
gonfiando il cappuccio del mantello che le copriva il capo.
Alcune ciocche bionde sfuggite dalla crocchia le danzavano
davanti agli occhi ad ogni soffio, e il cupo rumore del mare
in burrasca le riempiva le orecchie coprendo lo scricchiolio
delle sue scarpe sulla ghiaia del sentiero sterrato che stava
percorrendo. Una lanterna ad olio stretta nella mano
sinistra illuminava di giallo il percorso a lei sconosciuto, e
non c’erano luna e stelle in cielo a indicarle la via con il
loro chiarore. Si avvicinava una nuova tempesta, pronta ad
abbattersi sulla contea di Hornwood con lampi e tuoni che
già rumoreggiavano in lontananza sul confine a nord
dell’orizzonte. Seanna Merrick strinse i cordini del suo
mantello allacciato sul petto e si fermò a riprendere fiato
osservando la stradina costiera che saliva verso la
Redstone Tower, la torre di pietra rossa eretta sulla
sommità della scogliera dai suoi padroni, Lord Eoghan
Blackclaw e Lady Rosaleen Mordane. Quella torre di forma
cilindrica alta una ventina di metri e composta da pietre
d’arenaria rossa fungeva da postazione di vedetta per le
guardie di Lord Eoghan, ma l’ultima volta che era stata
utilizzata per quello scopo risaliva a dieci anni prima,
durante la guerra fra Hornwood e la vicina contea rivale di
Thornland, risoltasi con la vittoria dei Blackclaw sui
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Lumornith e la conseguente pace firmata da entrambi i
capoclan. Adesso la torre era abbandonata a se stessa, e
l’edera rampicante che ne ricopriva gran parte della
superficie era la chiara testimonianza del suo disuso.
Seanna respirò a fondo l’aria fredda dell’autunno avanzato
che odorava di muschio selvatico e salsedine, quindi
riprese il cammino. Il sentiero era così stretto e talmente
vicino al bordo della scogliera che Seanna doveva prestare
attenzione a dove metteva i piedi, procedendo con cautela
nel buio che l’avvolgeva. Doveva fare presto. Qualcuno
avrebbe potuto scorgere il barlume della sua lanterna dal
maniero dei Blackclaw costruito ai piedi del promontorio.
Se Lady Rosaleen avesse scoperto ciò che Seanna stava per
fare, l’avrebbe uccisa con le sue stesse mani. Ripensò al
mattino precedente, quando un paggio reale aveva messo
piede nelle cucine del maniero infilando con gesto furtivo
un pezzo di carta arrotolato su se stesso nell’ampia tasca
del grembiule da serva di Seanna. Nessuno aveva notato
quel rapido movimento eccetto Seanna, intenta a spennare
un’oca per il pranzo dei padroni. Con il cuore che le
batteva forte nel petto, si era allontanata dal tavolo per un
breve istante rifugiandosi nella dispensa, dove aveva
srotolato la striscia di carta frettolosamente. Il messaggio
era da parte del giovane Lord Keeran Blackclaw, il figlio
primogenito di Lord Eoghan e Lady Rosaleen ed unico
erede maschio del casato di Hornwood. Scritto di fretta
con pennino e inchiostro, il messaggio diceva “Seanna,
mia amata, incontriamoci questa notte alla Redstone
Tower, dopo il cambio della guardia. Io sarò là ad
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aspettarti. Keeran”. Seanna aveva subito ripiegato e
nascosto il biglietto nella pettorina del vestito, ritornando
in cucina per terminare di spennare la sua oca. Per tutto il
tempo non aveva fatto altro che pensare a Keeran
Blackclaw, celando a chiunque il rossore delle proprie
guance infiammate dall’emozione e il tremito delle mani
provocato dalle parole del giovane lord. Sapeva che prima
o poi lui le avrebbe proposto un incontro segreto, l’aveva
capito dopo il loro ultimo scambio di sguardi nel cortile del
maniero, avvenuto tre giorni prima. Seanna stava
riempiendo d’acqua alcuni secchi, appoggiata al grande
pozzo di pietra, quando Keeran era rientrato da una
battuta di caccia con il cugino Bowen. Scendendo da
cavallo, aveva posato i suoi occhi nocciola su di lei, e
mente si sfilava i guanti non aveva smesso neppure per un
secondo di fissarla con evidente interesse. Seanna era
arrossita, consapevole di essere solo una povera serva che
non aveva il diritto di fantasticare sul figlio nobile dei suoi
padroni, e aveva distolto lo sguardo con imbarazzo. Ma
pochi attimi dopo, Keeran l’aveva raggiunta accanto al
pozzo ignorando la sua indifferenza e nel trambusto del
cortile in piena attività mattutina, le aveva sussurrato
“Seanna Merrick, dal giorno in cui mio padre ti ha aperto
le porte del nostro castello io non faccio altro che pensare
a te. Ti sogno di notte e ti osservo di giorno. Sei
bellissima, e io sono certo di essermi innamorato di te.
Non m’importa se non hai sangue nobile, io voglio che tu
sia mia. Non so ancora come farò, ma presto ti sposerò.
Sarai mia moglie, Seanna. Lo giuro sul mio onore di
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nobile cavaliere”. Nell’udire quelle parole, Seanna aveva
provato un fremito di eccitazione e timore al contempo, e
quando Keeran le aveva sfiorato una mano poggiandovi
sopra la propria, lei lo aveva guardato in viso, perdendosi
nei suoi occhi scuri, nella bellezza dei suoi tratti, nei folti
capelli bruni che portava raccolti in una coda di cavallo
alla base del collo. Keeran aveva solo diciott’anni me era
già un uomo fatto, e lei, appena sedicenne, era una giovane
donna nel fiore della sua femminilità, con fianchi e seni
rigogliosi, occhi azzurro cielo e lunghi capelli biondi
raccolti sulla nuca che portava sciolti soltanto al termine
del lavoro, nel privato del suo piccolo alloggio da serva.
Keeran la teneva d’occhio da quasi un anno, e lei faceva
altrettanto, pur sapendo che Lady Rosaleen avrebbe
disapprovato il tenero legame che era nato fra di loro. Ogni
sera, prima di andare a dormire, Seanna si affacciava sulla
soglia del suo alloggio spazzolandosi a lungo i capelli e
Keeran la stava a guardare ammaliato dal lato opposto del
cortile, spingendo lo sguardo oltre il rettangolo della
finestra della sua stanza regale. Il loro amore platonico era
vero, sincero e profondo, e dopo un anno esigeva di essere
consumato. L’incontro alla Redstone Tower era per
entrambi una sfida contro il mondo, un mondo che si
sarebbe opposto fermante alla loro unione. Seanna era una
serva, una popolana, una figlia della gleba. Keeran era un
nobile, un giovane lord, il futuro capoclan di Hornwood. Il
loro amore era un insulto alle regole imposte dalla
Cornovaglia, povertà e nobiltà non potevano fondersi, per
questo il loro incontro quella notte sarebbe avvenuto in
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gran segreto. Nessuno doveva sapere. Nessuno avrebbe
compreso. Nessuno lo avrebbe accettato. Eppure Keeran
era pronto a sfidare la propria famiglia per lei, per la figlia
di una contadina che lavorava come inserviente nelle
cucine dei Blackclaw. Era una follia, ma a loro non
importava. Seanna aveva paura, e forse anche Keeran, ma
il desiderio di amarsi era più forte di ogni altro timore.
Seanna percorse rapidamente il tratto più ripido del
sentiero che saliva verso il promontorio della scogliera. Il
vento soffiava incessantemente, portando con sé l’odore
della terra bagnata dalla pioggia, e sopra di lei il cielo nero
era percorso da luminosi bagliori bianchi che precedevano
la tempesta imminente. Davanti a lei, la Redstone Tower
svettava contro il cielo come un oscuro gigante rosso
ricoperto di edera verde, illuminata da una fila di torce
poste ad un metro e mezzo da terra che ne percorrevano la
base circolare. La guardia addetta all’accensione delle
torce era rientrata al maniero alcune ore prima, non c’era
nessun pericolo ad attenderla sulla cima della scogliera.
Seanna scorse a fatica un tremolante lumicino che danzava
nel rettangolo di una feritoia posta sul tratto più alto del
corpo di pietra della torre. Era il segno della presenza di
Keeran! Una piccola bugia ad olio che brillava nell’oscurità
per lei, per farle sapere che lui la stava aspettando!
Impaziente di entrare nella torre, Seanna affrettò il passo
lungo il sentiero costeggiato da una fitta vegetazione di
arbusti selvatici smossi dal vento e finalmente giunse sul
pianoro del promontorio ricoperto di ghiaia e macchie
erbose. Il fragore di un tuono la fece sussultare di spavento
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e il suo mantello le svolazzò intorno al corpo mentre
correva veloce verso il portone della torre illuminato da
due torce poste ai lati. Reggendo la lampada ad olio nella
mano sinistra, spinse con forza il portone di ferro battuto
con l’altra mano e i cardini cigolarono rumorosamente
all’aprirsi di un varco sufficiente a farla entrare nella torre.
Seanna scivolò all’interno e si richiuse il portone alle
spalle. Traendo un sospiro di sollievo per essere giunta fin
lì sana e salva, sollevò la lanterna all’altezza della spalla e
si guardò attorno. Non era mai stata lì dentro. Le pareti
interne della torre erano tappezzate da macchie di licheni
cresciuti fra le pietre rettangolari di arenaria rossa, l’aria
odorava di stantio e di umidità. Di fronte a lei, una stretta
scalinata a chiocciola con i gradini di pietra rossa saliva
verso l’alto. Seanna si liberò il capo dalla protezione
dell’ampio cappuccio del mantello che indossava sopra il
lungo vestito di lino bianco cucito dalle sue stesse mani e
con le dita libere sciolse la crocchia dai pettinini di legno
che trattenevano i suoi lunghi capelli. Le ciocche bionde le
ricaddero sulle spalle e intorno al viso lisce e folte, vi passò
le dita in mezzo e sperò di essere bella e presentabile. Poi,
lentamente, iniziò a salire la scalinata sollevando un poco
l’orlo del vestito nel timore di inciampare. Il suo cuore
batteva all’impazzata, e tutto il suo corpo fremeva d’attesa
ed emozione pura. Quando giunse sul pianerottolo che
dava accesso alla stanza di guardia della torre, deglutì a
vuoto e trattenne il respiro mentre varcava l’arco di pietra
ed entrava nella stanza buia.
“Keeran?...”, mormorò, con voce tremante.
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La sua lanterna rischiarò lo spazio circolare in cui era
entrata e finalmente lo vide. Keeran Blackclaw, il suo
innamorato, in piedi accanto alla feritoia dove la bugia
piena d’olio bruciava lo stoppino dando vita al lumicino
che lei aveva intravisto dal sentiero della scogliera.
“Seanna… Sei venuta”, disse il giovane, sorridendole felice.
“Ho avuto il tuo messaggio da un paggio. Non potevo
rifiutare l’invito e mancare a questo incontro.”
Keeran mosse alcuni passi verso di lei, la guardò per un
lungo momento, in silenzio, quindi le sfilò la lanterna dalla
mano per posarla a terra, sulla pietra nuda, e un alone di
luce rossastra circondò entrambi come un caldo abbraccio.
“Sono felice che tu sia qui, Seanna. Ho atteso a lungo
questo momento.”
“Per me è un onore aver ricevuto la tua proposta. Potevi
avere chiunque, la ragazza più bella e più nobile di tutta
Hornwood, e invece hai scelto me, una povera serva.”
“Le tue origini non hanno alcuna importanza per me. Sei
incantevole, perfetta, e io desidero solamente te, nessuna
ragazza di Hornwood mi fa battere il cuore quanto te.”
Così dicendo, le prese una mano e la posò contro il proprio
petto. Attraverso la tunica di seta dorata che Keeran
indossava sopra la camicia di lino, Seanna riuscì a sentire
il rapidissimo palpito del suo cuore.
“Senti come batte forte?”, le domandò.
“Sì, lo sento… Anche il mio cuore batte così forte.”
Con un rapido gesto delle dita, Seanna sciolse i cordini del
suo mantello e lo fece scivolare a terra.
“Ascolta il mio cuore, Keeran.”
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Il ragazzo sollevò una mano e lei gli guidò il polso verso lo
sterno, facendo in modo che le sue dita aderissero al
tessuto di lino del suo umile vestito da dama, premendo
contro il suo petto e sfiorando la morbida curva del suo
seno sinistro. I loro occhi si incontrarono, avvinghiandosi
in uno sguardo che vibrava di eccitazione fisica, ed
entrambi emisero un sospiro, quasi all’unisono.
“Seanna”, bisbigliò lui.
“Keeran”, sussurrò lei.
Un tuono si abbatté all’esterno della torre, riecheggiando
tra le pareti spoglie della stanza, e il sibilo del vento
sopraggiunse subito dopo colmando il silenzio. Keeran
prese una ciocca di capelli di Seanna tra le dita e la guardò
stupito, come fosse composta da fili di seta d’oro. Lei gli
sfiorò una guancia con le dita, toccando la pelle morbida
del suo volto privo di barba. Lui le sorrise, facendosi più
vicino. E allora anche lei gli sorrise, sentendosi sciogliere
sotto il suo sguardo nocciola. E a quel punto, mentre fuori
infuriava la tempesta con lampi, tuoni e violente raffiche
d’acqua sospinte dal vento, Keeran avvolse Seanna nel
semicerchio delle sue braccia, e le loro labbra si unirono in
un bacio delicato come il primo raggio di sole di primavera
e ardente come il fuoco che divora la paglia generando un
incendio.
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Capitolo 2
Lady Rosaleen Mordane era in collera. Il suo viso dai tratti
aristocratici tradiva tutta la sua rabbia a stento trattenuta,
i suoi occhi nocciola erano cupi, le sottili sopracciglia
aggrottate in un’espressione stizzita, e le sue labbra
avevano una piega dura e imbronciata. Camminava avanti
e indietro da un capo all’altro della stanza padronale
facendo frusciare lo strascico dell’abito di seta viola sul
pavimento di pietra, e si tormentava le mani stringendole
una nell’altra così forte da far sbiancare le nocche. Aveva
appena cacciato via la sua serva personale, interrompendo
il rituale serale dei cento colpi di spazzola necessari a
rendere lisci come seta i suoi capelli bruni lunghi fino al
gomito, e ora tentava di dare un senso alla notizia che
aveva appena ricevuto da Ser Amon, il suo più fidato
servitore nonché attento osservatore di tutto ciò che
accadeva tra le mura del maniero dei Blackclaw.
“Ne siete proprio sicuro?”, domandò Lady Rosaleen,
fermandosi al centro della stanza illuminata dai candelabri
accesi per fissare negli occhi l’uomo alto e magro immobile
accanto alla porta.
“Sì, mia signora. Li ho visti con i miei occhi.”
Lady Rosaleen scosse il capo con evidente disappunto.
“Mio figlio e quella poveraccia venuta dalla campagna, una
serva senza padre nata da una madre sgualdrina! Non
posso credere che Keeran si sia invaghito di lei, cosa gli è
passato per la testa?! È un nobile, l’unico erede maschio di
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questo casato, non può accoppiarsi con una spregevole
serva, è un abominio!”
“Mia signora, mi permetta di ricordarle che è un ragazzo
giovane con dei sani appetiti sessuali, probabilmente ha
portato Seanna Merrick alla Redstone Tower solamente
per togliersi un capriccio.”
“Non va bene ugualmente! Se anche fosse un capriccio,
quella lurida serva non può mettere le mani su mio figlio,
non è degna di lui, e Keeran ha commesso un gravissimo
errore! Sa benissimo che non deve avere alcun tipo di
confidenza con i membri della servitù, figuriamoci un
rapporto carnale! Mi si rivolta lo stomaco al solo
pensiero… Dobbiamo fare qualcosa per fermarli, subito!”
“Mia signora, la tempesta sta infuriando fuori da queste
mura, penso sia più saggio attendere che il tempo migliori,
la Redstone Tower è irraggiungibile in questo momento.”
“No, non posso aspettare che passi la tempesta! Mio figlio
e quella serva sono rinchiusi nella torre già da un’ora, non
voglio che Keeran passi con lei un minuto di più!”
“Desidera che invii delle guardie sul promontorio con il
compito di riportare qui al castello Lord Keeran e Seanna
Merrick, mia signora?”
Lady Rosaleen annuì con un vigoroso cenno del capo.
“Sì, dia immediatamente l’ordine alle guardie di salire
sulla scogliera e fare irruzione nella Redstone Tower. Dica
loro di riportare al castello mio figlio Keeran. E in quanto
alla serva… Una punizione esemplare non basterà a farle
capire quale grave errore ha commesso osando toccare
mio figlio, e cacciarla dal castello non servirebbe a
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impedire che Keeran la vada a cercare… No, quella ragazza
deve pagare un prezzo più alto per il crimine di cui si è
macchiata… Fatela gettare giù dalla scogliera, la voglio
morta!”
Ser Amon ebbe un impercettibile sussulto.
“Mia signora, mi state chiedendo di farla uccidere?”,
domandò l’uomo, colpito dalla crudeltà della sua padrona.
“Esattamente. Non deve sopravvivere. Sono certa che il
cavaliere Lester Dougherty proverà un immenso piacere
nel togliere la vita a Seanna Merrick. Lo incarichi di
occuparsi di lei, e di far sparire il suo corpo, ovunque
desideri seppellirlo.”
“Sono queste le sue volontà, mia signora?”
“Non temporeggi, Ser Amon, esegua i miei ordini
all’istante! Rivoglio mio figlio entro mezz’ora!”
“Come desidera, Lady Rosaleen. Sarà fatto.”
“Benissimo. Ora vada, Ser Amon, si sbrighi. E mi
raccomando, massima discrezione. Mio marito non deve
sapere nulla di questa storia. Quando tornerà dal suo
viaggio nelle terre dei Lumornith, avrò già fatto
dimenticare a Keeran gli eventi di questa notte, in modo
che suo padre non venga mai a conoscenza di come ha
infangato il nostro nome e il rango sociale a cui
appartiene.”
“Lord Eoghan non saprà nulla della bravata di vostro figlio
Keeran, ha la mia parola Lady Rosaleen.”
Il servitore s’inchinò di fronte alla nobildonna prima di
lasciare la stanza padronale, e quando si ritrovò nel
corridoio esterno illuminato dalle fiaccole appese ai ganci
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delle pareti non poté fare a meno di pensare che Lady
Rosaleen era una donna senza cuore. Detestava eseguire i
suoi ordini, specialmente quando la sovrana si dimostrava
tanto crudele da frustare e torturare i propri servi per delle
sciocchezze, e ora doveva incaricare delle guardie di salire
alla Redstone Tower per strappare il giovane Keeran dalle
braccia della ragazza di cui si era malauguratamente
innamorato e consentire a Lester Dougherty di uccidere
Seanna Merrick. Povera fanciulla, aveva solo sedici anni…
Peccato che lui non rivestisse il ruolo adatto per evitare la
sua uccisione. Lady Rosaleen non avrebbe esitato a farlo
impiccare se avesse disobbedito ai suoi ordini, per questo
non aveva altra scelta che mettere in pratica la sua crudele
decisione di eliminare Seanna Merrick per sempre.
***
Avvenne tutto molto rapidamente, così in fretta che né
Keeran né Seanna ebbero il tempo di rendersi conto di
quanto stava accadendo loro. Un gruppo di guardie armate
irruppe all’improvviso nel loro rifugio d’amore segreto
cogliendoli di sorpresa, strappandoli dal dolce dormiveglia
in cui erano sprofondati dopo essersi amati con dolcezza e
tenerezza. Due cavalieri inzuppati di pioggia afferrarono
Keeran per le braccia sollevandolo da terra e separandolo
bruscamente dall’abbraccio di Seanna, e prima che lui
potesse dire o fare qualcosa si ritrovò con il corpo nudo
avvolto in una coperta pungente. Seanna sbatté le palpebre
e vide i due cavalieri che uscivano dalla stanza della torre
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rossa portando via Keeran con forza. Avrebbe gridato se
solo avesse potuto, ma la mano guantata di un cavaliere
alto e robusto le tappò la bocca impedendole quasi di
respirare. Seanna scalciò, si dimenò con tutto il corpo, ma
non riuscì a impedire al suo aggressore di sollevarla da
terra spingendola brutalmente contro il gelido muro di
pietra. Vergognandosi per la propria nudità, tentò di
coprirsi il petto e l’inguine con le mani, ma l’uomo in
armatura e cotta di maglia le sferrò un colpo in pieno viso,
facendola ricadere sul pavimento. Nel buio che l’avvolse,
nonostante fosse intontita e dolorante, sentì le mani
dell’uomo avvolgerle una ruvida coperta intorno al corpo,
per poi legarla stretta da capo a piedi con una corda
impedendole ogni movimento. Gemette un paio di volte,
prima che un sacco di iuta le coprisse la testa e il volto
come un sudario, togliendole il fiato. Un’altra corda le
strinse quel cappuccio intorno alla gola, e Seanna riuscì a
stento a respirare. Il suo aggressore l’afferrò con entrambe
le mani stringendola in una morsa dolorosa e si caricò in
spalla il suo corpo infagottato e legato. Spaventata e
incapace di ragionare lucidamente, Seanna comprese
soltanto che l’uomo la stava portando via con sé,
scendendo rapidamente i gradini della scalinata a
chiocciola. Il cigolio del portone che si apriva e il rumore
scrosciante della pioggia misto al rombo dei tuoni le fecero
capire che l’uomo l’aveva portata fuori dalla torre. In pochi
attimi il cappuccio e la coperta che l‘avvolgevano
s’inzupparono d’acqua piovana, facendola rabbrividire di
freddo oltre che di paura. Cosa le stava capitando? Dov’era
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Keeran? Erano stati entrambi rapiti? Dove la stava
portando l’uomo che la teneva sulle proprie spalle come un
fagotto? Domande a cui non sapeva dare una risposta,
terrorizzata com’era. Pochi attimi ancora, e il suo
aggressore la depose a terra, tenendola dritta, e Seanna
sentì sotto i piedi nudi le fredde rocce della scogliera
bagnate di pioggia. Il suo cuore smise di battere per un
secondo, la gola si serrò in una stretta di puro orrore, e
tutto il suo corpo s’irrigidì. Stava per morire! Gettata giù
dal dirupo della scogliera! Nel momento stesso in cui
realizzò il suo triste destino, l’uomo alle sue spalle la
spinse con forza in avanti, verso il vuoto, e Seanna non
poté fare nulla per impedire che i suoi piedi si staccassero
dalle rocce scivolose. Serrò gli occhi e soffocò un grido
mentre precipitava nel nulla, e il suo ultimo pensiero fu
per Keeran, il suo innamorato, il giovane lord dagli occhi
nocciola e i lunghi capelli bruni che l’aveva baciata,
sfiorata, abbracciata, accarezzata, il primo e l’ultimo
ragazzo con cui aveva fatto l’amore. Era stata una notte
bellissima. Meravigliosa. “Keeran, amore mio”, pensò
Seanna, un secondo prima che il suo corpo si schiantasse
contro gli scogli. Non vi fu alcun dolore, perché la sua
giovane vita fu spezzata all’istante dall’impatto con le
rocce. E le tenebre calarono su di lei, pesanti braccia scure
e fredde che l’avvolsero tutta portandola via per sempre
dal regno dei vivi.
***
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Quella stessa notte, al castello dei Blackclaw, Lady
Rosaleen accolse nella stanza padronale il figlio Keeran
portato al suo cospetto dalle guardie reali, e lo rimproverò
aspramente per essersi unito carnalmente con una serva
della gleba, convincendolo che era stato un errore
imperdonabile e una macchia incancellabile sul suo nobile
onore di lord. Keeran finse di dare ascolto alla madre
mostrandosi pentito, mentre in realtà pensava a Seanna
chiedendosi quale fosse stato il suo destino, e quando Lady
Rosaleen strappò dalle sue labbra il giuramento di
cancellare dalla sua mente gli eventi di quella notte e il
ricordo di Seanna Merrick, lui promise a se stesso che
invece non l’avrebbe mai dimenticata. Keeran guardò la
propria madre con freddezza, sentendo crescere in lui
quell’odio profondo e inestirpabile che già da tempo aveva
messo radici giorno dopo giorno nel suo cuore, logorando
e spezzando il legame affettivo verso di lei, e quando gli fu
concesso il permesso di ritirarsi nella propria stanza,
Keeran si chiuse la porta alle spalle e scoppiò a piangere
pensando a Seanna e al loro amore infranto sul nascere
dalla madre Rosaleen. La odiava per ciò che aveva fatto,
come aveva potuto insinuarsi nella sua vita privata? Con
quale diritto?... La maledisse, e sperò che a Seanna non
fosse stato fatto alcun male.
Contemporaneamente, ai piedi della scogliera, il cavaliere
Lester Dougherty scavò una fossa molto profonda nel
friabile terriccio sabbioso dal quale spuntavano gli scogli e
vi gettò dentro il cadavere di Seanna avvolto nel suo
sudario, poi ricoprì la fossa di terra e nascose la tomba di
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Seanna Merrick deponendovi sopra delle pesanti rocce che
neppure l’alta marea avrebbe potuto spostare. A quel
punto risalì sul suo cavallo e se ne andò, ritornando al
castello dei Blackclaw, e prima che il nuovo giorno
spuntasse all’orizzonte consegnò a Ser Amon un souvenir
per Lady Rosaleen: una ciocca dei biondi capelli di Seanna
Merrick tagliata di netto dalla sua folta capigliatura. Un
piccolo dono che la nobildonna gradì immensamente,
nascondendo la ciocca dorata in uno scrigno d’argento
chiuso a chiave e riposto nel fondo di un baule intarsiato.
Soddisfatta di se stessa per aver salvato il proprio figlio da
una situazione scomoda e umiliante e per aver eliminato la
causa di uno scandalo evitato per un pelo, Lady Rosaleen
dormì sonni tranquilli, ignara delle conseguenze che il suo
diabolico piano avrebbe comportato sul futuro del casato
dei Blackclaw.
Il mattino seguente, con la scusa di una breve cavalcata,
Lady Rosaleen si fece scortare da Lester Dougherty fino
alla fossa dove giacevano le spoglie di Seanna. La
nobildonna fu lieta di vedere dove la serva fosse stata
sepolta e si congratulò con Lester Dougherty per aver
camuffato la tomba con le tre grosse pietre disposte sopra
la terra smossa. Dopo un’ultima occhiata, Lady Rosaleen
spronò la sua cavalla sulla strada di ritorno al maniero,
lasciandosi alle spalle quel luogo di segreta sepoltura dove
non avrebbe mai più rimesso piede.
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Capitolo 3
Tre giorni dopo…
Estel Raven aveva avuto una visione durante la notte. Un
sogno talmente reale da non poter essere altro che un fatto
realmente accaduto. Una giovane ragazza dai lunghi
capelli biondi e gli occhi azzurri le era apparsa in sogno
chiedendole aiuto. Era bella, poco più che una ragazzina,
con l’aspetto di una semplice popolana, una figlia della
gleba abbigliata con un lungo vestito bianco di povera
fattura che era stato cucito con l’intento di farlo somigliare
a un bell’abito da nobildonna. Nella sua visione la ragazza
era sdraiata in una profonda fossa, completamente nuda, e
il terriccio che la ricopriva era misto a sabbia. In piedi
accanto alla finestrella della sua capanna di legno ai
margini del bosco, Estel Raven ripensava alla visione
cercando di darle un senso. La ragazza doveva essere
morta, ne era certa. E il fatto che invocasse aiuto stava a
significare che qualcuno l’aveva assassinata. Il terriccio
misto a sabbia della sua fossa sembrava terra di mare, e
questo portava Estel a credere che fosse stata sepolta ai
piedi della scogliera di Hornwood, nella terra dei
Blackclaw. Si domandò chi potesse essere e perché mai
fosse stata uccisa… Il suo intuito le diceva che la morte
della ragazza era stata brutale, improvvisa, e il suo
cadavere meritava una degna sepoltura in un suolo
consacrato agli dei del cielo e della terra. Non solo. Se era
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stata assassinata crudelmente, la sua povera anima
reclamava giustizia, ed Estel era pronta a trovarla e ad
aiutarla a raggiungere la pace dello spirito. Distogliendo lo
sguardo dal fitto bosco di querce e frassini dalle chiome
baciate dai colori caldi e luminosi dell’autunno, Estel si
mosse nella propria capanna spogliandosi della camicia da
notte per indossare il suo comodo vestito di lino di colore
blu scuro con le maniche lunghe e ampie sui polsi, si
pettinò con cura i capelli rossi come il fuoco e li divise in
tre parti uguali per farne una treccia fermata da un laccio
di cuoio all’estremità finale, quindi si gettò sulle spalle un
mantello nero e uscì di casa percorrendo il sentiero di
pietre che attraversava il sottobosco e conduceva al paese
contadino di Hornwood. Durante la passeggiata, Estel si
godette il profumo intenso del muschio e dei licheni umidi
di rugiada notturna, e quando si lasciò alle spalle il bosco
per incamminarsi verso i campi coltivati, il sole del primo
mattino riverberò nei suoi occhi verdi dal taglio felino.
Giunta al mercato contadino, pagò un allevatore di cavalli
affinché le prestasse una puledra dal manto color miele e
l’uomo accettò le monete d’argento che lei gli offrì come
pagamento senza chiedere spiegazioni. Estel Raven era
ben conosciuta tra i villaggi contadini di Hornwood.
Qualcuno la definiva una guaritrice, qualcun altro una
veggente, alcuni sostenevano che fosse una strega dedita
alla magia nera. Tutti la conoscevano e le portavano
rispetto, chi per timore di ricevere un malocchio, chi per
gratitudine dopo una guarigione miracolosa. Estel Raven
era cresciuta tra i boschi, figlia di una guaritrice con il
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dono della veggenza, e aveva studiato per anni i polverosi
volumi di magia bianca e nera imparando a memoria
formule da recitare per ogni tipo di sortilegio. Come sua
madre, anche lei possedeva il dono della veggenza, e grazie
alla frequentazione di una setta segreta di fedeli adepti
adoratori di Dùsgadh, l’antico signore del risveglio, Estel
era in grado di riportare in vita i morti. Estel aveva
strappato dagli abissi del nulla una bambina annegata in
un fiume, un giovane mercante schiacciato dal peso di un
carro, e una donna soffocata da un incendio. Il loro ritorno
alla vita aveva suscitato notevole scalpore tra i plebei,
soprattutto perché Dùsgadh pretendeva un prezzo molto
alto per il risveglio dei morti: il dono della loro anima in
cambio di una nuova vita. La bambina annegata, il giovane
mercante e la donna dell’incendio erano tutti e tre tornati
tra i vivi, ma il loro spirito albergava altrove, erano privi
d’anima, e ciò si capiva dai loro occhi, inespressivi e vaghi,
vuoti, come se i loro corpi fossero mossi dalle fila di un
burattinaio. La gente li guardava con sospetto e timore,
considerandoli degli spettri, ma loro erano totalmente
indifferenti al giudizio dei compaesani e vivevano la loro
nuova esistenza nella consapevolezza di essere senz’anima
e destinati a non morire mai più. Estel lanciò la puledra al
galoppo, cavalcando per più di un’ora tra i villaggi, finché
il sole non fu alto nel cielo e ben presto ai campi erbosi si
sostituì la terra del mare, farinosa e chiara, e la puledra
percorse al trotto la lunga spiaggia bagnata dalle onde che
si stendeva per chilometri seguendo le alte coste della
Cornovaglia. Estel sollevò lo sguardo verso la collina
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verdeggiante dove il castello dei Blackclaw si mostrava in
tutta la sua imponenza, con le sue quattro torri cilindriche
e la facciata di pietra grigia. Un centinaio di metri più
avanti, sulla sommità del promontorio della scogliera, si
ergeva la Redstone Tower, la famosa torre di pietra rossa
utilizzata in tempo di battaglia come postazione di vedetta.
Estel tirò a sé le redini della puledra per farla fermare,
scese a terra affondando nella soffice sabbia con gli
stivaletti di cuoio e procedette a piedi verso la zona erbosa
della spiaggia, seguita dalla puledra. Il sesto senso di Estel
le diceva che la ragazza bionda della sua visione era
seppellita proprio in quella zona, quasi certamente ai piedi
della scogliera tra gli scogli e il terreno sabbioso ricoperto
di rocce. Chiudendo gli occhi, Estel si lasciò guidare dal
proprio dono, sentendo l’energia dello spirito della ragazza
ancora intrappolato nel suo corpo che la attirava verso la
sua tomba. Si fermò di fronte a un tratto di terreno dove
tre grandi rocce bianche erano state disposte con cura
sopra la terra smossa da pochi giorni. Eccola la fossa della
giovane! Era sepolta lì sotto! Estel riusciva a sentire il
richiamo del suo cadavere molto chiaramente. Fissò le
pietre, pesantissime da spostare, e pensò che poteva
rimuoverle dal terreno con l’aiuto di un grosso bastone.
Senza perdere tempo, si mosse tra gli scogli alla ricerca di
un ramo spezzato portato a riva dalla mareggiata della
tempesta di tre notti prima, ne trovò più di uno, e alla fine
scelse quello più grosso e resistente. Guardandosi attorno
per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi,
afferrò saldamente il tronco tra le mani e lo infilò sotto la
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prima pietra facendo leva con il peso del proprio corpo.
Faticosamente riuscì a spostare la pietra di mezzo metro,
quindi provò a rimuovere le altre due rocce più piccole e
meno pesanti, ottenendo lo stesso risultato. Troppo peso
per una sola donna armata di un ramo spezzato. Chi aveva
disposto le pietre sopra la fossa era stato certamente un
uomo molto robusto e vigoroso. Estel non si diede per
vinta, e spinse ancora e ancora, guadagnando un altro po’
di terreno, quel tanto che bastava per scavare nella fossa.
Se solo avesse avuto una pala… Ma Estel era disposta a
trascorrere il giorno intero a smuovere la terra con il suo
ramo spezzato pur di liberare la ragazza sepolta lì sotto.
Non fu affatto facile, perché la fossa era molto profonda, e
alla fine Estel si liberò del ramo e preferì scavare con le
proprie mani, affondando le braccia fino ai gomiti nel
soffice terriccio misto a sabbia. Quando le sue dita
sfiorarono quello che sembrava un ruvido sacco o qualcosa
di simile, capì di essere arrivata a toccare il cadavere della
ragazza. Allora immerse le braccia nella terra e strinse tra
le dita il rigido involucro del cadavere, tirandolo verso di
sé con forza. La terra si mosse, e al secondo tentativo il
corpo infagottato venne alla luce. Estel si compiacque della
propria tenacia, mentre ai suoi piedi giaceva una coperta
marrone spessa e pungente avvolta attorno al corpo della
ragazza. Non solo era stata infagottata e incappucciata con
un sacco di iuta, il suo corpo era stato strettamente legato
con una corda e anche il cappuccio era saldato al collo
della giovane con la stessa corda. Povera creatura… Estel si
chiese cos’avesse fatto per meritarsi di essere sepolta in
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quel modo… E soprattutto si domandò come fosse stata
uccisa… Strangolata? Pugnalata a morte? Oppure… gettata
nel vuoto dall’alto della scogliera?... Estel sollevò lo
sguardo verso la cima del dirupo e inorridì. La scogliera
doveva essere più alta di cinquanta metri, cadere da
quell’altezza significava morire sul colpo e spezzarsi tutte
le ossa. Che crudeltà! Estel scosse la testa e afferrò
saldamente la coperta per trascinare il corpo lontano dalla
fossa, dietro un grosso scoglio che l’avrebbe riparata da
possibili sguardi indiscreti provenienti dal mare. Era una
buona giornata per pescare, non voleva di certo essere
vista da una qualunque barca di pescatori di passaggio. Si
inginocchiò sul terreno, all’ombra dello scoglio, e cominciò
a scogliere i nodi della corda per liberare il corpo della
ragazza dal suo sudario mortale. Dopo averla slegata,
sciolse anche il cordone stretto attorno al collo e
finalmente poté sfilarle il sacco di iuta dalla testa. Il viso
della ragazza apparve ai suoi occhi bianco come il marmo,
la sua pelle gelida come il ghiaccio, le labbra bluastre, i
capelli biondi e lunghi intrisi del sangue uscito dal cranio
spezzato sul lato sinistro dall’impatto contro le rocce.
Doveva essere morta da pochi giorni, perché il suo volto
era ancora intatto, di una bellezza innocente che la morte
non aveva ancora deturpato. Estel svolse i lembi della
coperta e il corpo nudo della ragazza si rivelò ai suoi occhi.
I traumi subiti nella caduta erano evidenti: tumefazioni
violacee sulle braccia e sulle gambe, lividi blu sui fianchi e
sul ventre, escoriazioni e tagli sparsi un po’ ovunque. Estel
le strinse un braccio e sentì le ossa scricchiolare sotto la
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pelle livida. Come aveva immaginato, le sue ossa erano
andate in frantumi.
“Chi ti ha ridotta così?... Chi ti ha fatto tutto questo?”
Il cuore di Estel si accartocciò nel petto e i suoi occhi verdi
si riempirono di lacrime. Una giovane vita spezzata così
brutalmente meritava giustizia e vendetta.
“Ti riporterò in vita, chiunque tu sia. Dùsgadh, il signore
del risveglio, sanerà le tue ferite e aggiusterà le tue ossa, ti
restituirà il fiato e ti farà battere il cuore di nuovo.
Rivivrai, e ti vendicherai del torto che hai subito.”
Estel avrebbe voluto portare a casa il corpo della ragazza
per compiere il rito di ritorno alla vita, ma Dùsgadh era
ovunque e lei sapeva con certezza che le avrebbe dato
ascolto anche lì, su quella spiaggia deserta, doveva solo
invocarlo e pregarlo di donare alla ragazza una nuova vita.
Estel la guardò con tenerezza, quindi infilò le braccia sotto
il suo corpo rigido e freddo e la sollevò da terra tenendola
in braccio. La pesantezza della morte rendeva il corpo
faticoso da sostenere, ma Estel era una donna forte, e nulla
le avrebbe impedito di portare a termine il suo rito. Uscì
dall’ombra sicura dello scoglio per camminare verso la
spiaggia con il corpo martoriato della ragazza stretto
contro il petto, incurante di poter essere vista dai pescatori
o dalle guardie dei Blackclaw in ricognizione mattutina.
Raggiunse la spiaggia e poi la riva, entrò nell’acqua del
mare procedendo di qualche metro, avanzando contro le
onde finché l’acqua non le arrivò ai fianchi. A quel punto si
fermò, e immerse il corpo della fanciulla nel mare,
lasciando che le onde la ripulissero dal sangue, purificando
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le sue spoglie mortali. Poi sollevò il viso verso il sole e ad
occhi chiusi invocò Dùsgadh, recitando come in preghiera
la formula del rito di ritorno alla vita.
“Dùsgadh, signore del risveglio e della rinascita, ascolta la
mia voce. Volgi il tuo sguardo al corpo di questa giovane
donna, strappala dalle braccia oscure della morte, infondi
in lei un nuovo respiro, dona al suo cuore un nuovo
battito, sana le sue ferite e ricomponi le sue ossa. Ti
supplico, Dùsgadh, fai rinascere questa figlia della terra,
riporta in lei il flusso della vita, e prendi la sua anima in
cambio… Risvegliala, ora!”
Estel ripeté la formula per tre volte di seguito, poi riaprì gli
occhi e guardò la ragazza immersa nelle acque marine
attendendo che il signore del risveglio la riportasse in vita.
Potevano volerci pochi attimi, oppure più tempo, ma Estel
sapeva che Dùsgadh l’avrebbe accontentata. Aspettò
pazientemente un segno da parte del signore del risveglio,
e quando vide la pelle del corpo della ragazza riprendere
un colore rosato trattenne il fiato. Sotto il suo sguardo
attento i lividi e le escoriazioni sbiadirono rapidamente,
fino a scomparire del tutto, le tumefazioni scomparvero, e
lo scricchiolio delle ossa che si aggiustavano laddove si
erano spezzate le giunse alle orecchie chiaro e nitido.
Senza smettere di sorreggere il corpo della giovane con le
proprie braccia, avvertì un fremito leggero scuotere le sue
membra, seguito da un altro ancora, e poi da un terzo, più
forte e simile ad uno spasmo… E all’improvviso le sue
palpebre si schiusero, e i suoi occhi si spalancarono
fissando il cielo. Estel sorrise soddisfatta, ringraziando
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Dùsgadh per averle dato ascolto, e la ragazza trasse il
primo respiro della sua nuova vita, un respiro profondo e
rumoroso. Come se si fosse bruscamente risvegliata da un
terribile incubo, agitò le braccia e le gambe nell’acqua,
gemette e lanciò un grido, quindi fissò Estel negli occhi
con l’espressione impaurita di una bambina spaventata.
“Tranquilla, va tutto bene”, la rassicurò Estel con dolcezza,
stringendola contro di sé per placare i suoi tremori. “Non
devi aver paura, nessuno può più farti del male.”
La ragazza parve darle ascolto, calmandosi e respirando
regolarmente. Nei suoi occhi azzurri che ora brillavano di
una nuova e intensa lucentezza, Estel colse un guizzo di
sorpresa misto ad incredulità, seguito da un profondo
turbamento, e poi dall’espressione spaesata tipica di tutti
coloro che tornavano alla vita dopo la morte. Estel le
accarezzò i capelli biondi bagnati e le sorrise teneramente.
“Ben tornata, mia cara.”
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Capitolo 4
Seduta sul bordo di pietra del camino della capanna di
Estel Raven, Seanna fissava le fiamme rosse e gialle che
scoppiettavano tra i ceppi di legno arsi dal calore del
fuoco. Accanto a lei, Estel Raven accarezzava il dorso dal
pelo nero di una gatta dagli occhi verdi acciambellata ai
suoi piedi.
“Ero morta…”, sussurrò Seanna, stringendosi nel suo abito
di lino bianco recuperato dalla fossa in cui era stata
seppellita. “E adesso sono viva… Com’è possibile?”
Estel fu felice che la ragazza avesse finalmente iniziato a
parlare. Non aveva pronunciato una sola parola dal
momento in cui era rinata, e neppure dopo, quando Estel
l’aveva asciugata con cura usando il suo mantello nero, per
poi aiutarla ad indossare il vestito bianco spuntato dalla
sua tomba insieme al suo corpo infagottato nel sudario di
lana e iuta, e convincerla a salire sulla puledra color miele
per portarla lì, nel cuore del bosco, per scoprire quale fosse
la sua storia. Aveva temuto che il signore del risveglio
l’avesse privata del dono della parola, ma fortunatamente
non era affatto così.
“Dimmi chi sei e ti spiegherò tutto”, le disse Estel,
incontrando il suo sguardo azzurro.
Seanna non conosceva la donna che aveva di fronte, ma
sapeva che l’aveva riportata in vita, anche se non riusciva a
capire come ciò fosse possibile.
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“Il mio nome è Seanna Merrick. Ero una serva al servizio
dei Blackclaw. Lavoravo nelle cucine del loro maniero da
quasi un anno.”
Estel si fece attenta, e pose la sua prima domanda.
“Quanti anni hai, Seanna?”
“Sedici. Mia madre non poteva mantenermi, così mi ha
mandata dai Blackclaw chiedendo loro di poter far parte
della servitù. Mi hanno accolta senza problemi, e da allora
non sono più tornata al mio villaggio.”
“Sei nata da queste parti?”
“Non qui nel bosco. Vengo dalla campagna, dal villaggio di
Jerwin. Vivevo in una capanna come questa con mia
madre. Lavoravamo i campi e vendevamo gli ortaggi al
mercato contadino.”
“E tuo padre?”
“Non l’ho mai conosciuto. Era un forestiero, un cavaliere
di passaggio a Jerwin. Mia madre l’ha ospitato in casa
nostra e gli ha offerto molto più di una zuppa calda. Non
mi hai mai rivelato il suo nome, non so nient’altro di lui.”
Estel prese in braccio la gatta, che si aggrappò al suo
vestito con le zampe miagolando.
“Cosa ti è successo, Seanna? Chi ti ha uccisa?”
La domanda di Estel la fece rabbrividire. Ricordava tutto
del suo passato, e sapeva perché era morta, ma prima di
dirlo a quella donna voleva capire come potesse essere
tornata in vita.
“Dimmi perché sono viva. Lo voglio sapere.”
“Sono stata io a strapparti dalla morte.”
“E come hai fatto?!”
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“Con l’aiuto del signore del risveglio, il potente Dùsgadh.
L’ho invocato affinché ti risvegliasse.”
“Dùsgadh… Mia madre non lo nominava mai, diceva che
era un dio cattivo, ne aveva molta paura.”
“Dùsgadh non è affatto un dio cattivo. Sei viva grazie a lui.
Ti ha donato una seconda vita.”
“Perché? A quale scopo?”
“Gliel’ho chiesto io. E lui mi ha ascoltata.”
“Chi sei tu? Una strega?”
Estel sorrise.
“La gente di Hornwood mi chiama in molti modi diversi.
Strega, veggente, fattucchiera, guaritrice… C’è chi ha paura
di me e chi mi considera una fonte di salvezza. In realtà
sono solo una donna come tante altre, devota al signore
del risveglio e dotata del dono della chiaroveggenza. Ti
puoi fidare di me, non sono l’incarnazione del male.”
“Pratichi la magia nera?”
“Preferisco la magia bianca.”
“Qual è il tuo nome?”
“Estel Raven.”
“Perché hai invocato Dùsgadh per farmi rinascere? Io non
ti conosco e tu non conosci me.”
“Hai ragione, non ci conosciamo. Ma tu mi sei apparsa in
sogno. Ho avuto una visione in cui mi chiedevi aiuto. Non
ho potuto fare a meno di venirti a cercare.”
“Io ti ho chiesto aiuto? Dopo che sono morta?”
“Il tuo spirito era intrappolato nel tuo corpo, sepolto in
quella fossa ai piedi della scogliera. Chi muore di morte
violenta rimane intrappolato su questa terra, e allora grida
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aiuto, chiede di essere liberato. Io ho udito la voce del tuo
spirito, e il sesto senso mi ha guidata fino al tuo cadavere.”
“Che ne è stato del mio spirito?”
“È stato liberato. Dùsgadh lo ha accolto nel suo regno in
cambio della tua nuova vita.”
Seanna rabbrividì di nuovo.
“Mi stai dicendo che sono rinata senza un’anima?”
“Proprio così. È il prezzo che Dùsgadh esige per ogni
risveglio. La carne ritorna in vita, ma l’anima vola altrove.”
“Ma questo è orribile! Io che cosa sono adesso? Se non ho
più un’anima, a cosa mi serve una nuova vita? Sono un
corpo vuoto? Un fantasma?”
“Non sei nulla di tutto ciò. Sei ancora tu, Seanna Merrick,
la stessa persona che eri prima di morire assassinata. Hai
mantenuto i tuoi ricordi, il tuo passato, e hai un lungo
futuro d’innanzi a te, una lunga vita da vivere. Dùsgadh ti
ha fatto un grande dono, non disprezzarlo.”
“Ma non ho un’anima… Ecco perché mi sento diversa.”
“Cosa c’è che non va? Cosa provi?”
“Un gran senso di vuoto dentro di me. Come se nel mio
petto ci fosse una voragine oscura, un enorme buco, un
fosso senza fondo silenzioso e buio… Questa sensazione mi
fa tanta paura.”
“Non devi ascoltarla, non guardare mai dentro il buio, non
lasciare che il vuoto ti spaventi. Sei rinata, il tuo corpo si è
risvegliato, presto ti abituerai all’assenza dell’anima. È solo
una questione di tempo.”
“E tu come lo sai? Se morta anche tu? Sei senz’anima?”
Estel rimise a terra la gatta e per un breve momento lasciò
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vagare lo sguardo nella stanza illuminata dal fuoco. Poi
ruotò la testa e tornò a fissare il volto angelico di Seanna.
“Sì, sono morta anch’io, moltissimi anni fa. Ero solo una
ragazzina quando il mio cuore ha smesso di battere. Mia
madre era un’adepta del dio Dùsgadh, e non ha esitato un
istante a invocarlo per chiedergli di riportarmi in vita.
Sono rinata esattamente come te, senz’anima, e con il
tempo ho imparato a provare emozioni e sentimenti pur
non avendo uno spirito nel mio corpo. Ormai non sento
più quel vuoto oscuro che adesso ti spaventa tanto.
Sparirà, Seanna. Te lo garantisco.”
“Sei una donna giovane, di bell’aspetto… Quanti anni hai
in realtà?”
“Lo vuoi sapere davvero?”
“Sì, dimmelo.”
“Va bene… Ho centocinquant’anni, anno più, anno meno.”
“Sei vecchissima… Eppure sembri così giovane.”
“Anche tu sei destinata a diventare come me. Passeranno
gli anni, ma tu non sfiorirai mai. È il privilegio di chi non
possiede un’anima. L’immortalità.”
“Non posso crederci… Vivrò in eterno? Senza mai
invecchiare?”
“Hai solo sedici anni, perciò crescerai ancora e diventerai
donna, ma quando sarai nel fiore della tua femminilità il
tempo si fermerà, e da quel momento non dovrai temere
né rughe né capelli grigi. Sarai bella e giovane per sempre.”
“E le mie emozioni? Da dove nasceranno se non ho più
un’anima?”
“Ogni fibra del tuo essere è intrisa di emozioni, imparerai
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ad ascoltare il tuo corpo e le vibrazioni che produce, e le
emozioni della carne e del sangue sostituiranno quelle
generate dall’anima.”
Seanna rifletté sulle parole di Estel, chiedendosi se
davvero sarebbe riuscita a vivere senza sentirsi un bozzolo
vuoto e insensibile… Era rinata da poche ore, eppure
sentiva il proprio cuore pulsare forte nel petto, il sangue
scorrere veloce nelle sue vene, e se si concentrava su
queste sensazioni la mancanza dell’anima sembrava
sparire in un angolo. Forse Estel aveva ragione, doveva
essere paziente, darsi tempo… Già, il tempo. Quella ruota
che girava senza mai fermarsi e faceva invecchiare le
persone rendendo i loro corpi sempre più gracili e brutti…
A lei non sarebbe successo, avrebbe vissuto in eterno, era
stata trasformata in una creatura immortale…
“Ci sono altre persone come noi?”, chiese ad Estel.
“Sì, ce ne sono altre. Tu sei la quarta persona che io ho
riportato in vita con l’aiuto di Dùsgadh. Le altre tre vivono
nei villaggi qui intorno. Ma io non sono l’unica adepta del
signore del risveglio che ha compiuto il rito della rinascita,
ci sono molti altri adepti di Dùsgadh sparsi in tutta la
Cornovaglia e questo significa che esistono altrettanti
immortali come me e te. Ognuno di loro protegge con cura
il proprio segreto. È importante che anche tu lo faccia,
Seanna. Nessuno deve sapere che sei stata salvata dalle
tenebre. I popolani sono ignoranti, privi di istruzione, non
comprenderebbero il dono che ti è stato fatto.”
“Non lo dirò a nessuno, te lo prometto.”
Estel le sorrise e annuì con il capo in un cenno d’assenso.
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“Adesso vuoi dirmi come sei morta?”
Seanna guardò il fuoco fiammeggiante nel camino, e dalla
sua mente scaturirono immagini che andavano oltre i suoi
ricordi, segno evidente che la sua nuova vita era ricca di
sorprese inaspettate.
“È successo la notte della tempesta.”
“Tre giorni fa, dunque. Cosa ti è successo?”
“Sono salita sulla sommità della scogliera, dopo la
mezzanotte, per incontrare una persona nella Redstone
Tower dei Blackclaw.”
“Continua, io ti ascolto.”
Seanna riprese a parlare guardando il camino.
“Avevo ricevuto un messaggio da parte di Keeran
Blackclaw, il figlio maggiore di Lady Rosaleen e Lord
Eoghan. Era un invito ad incontrarci in segreto nella torre
rossa. Keeran ed io… Ci amavamo. E volevamo stare da
soli, lontani da tutti. Lui mi aspettava alla Redstone
Tower, e io l’ho raggiunto. Stava per scoppiare la tempesta,
sono arrivata sul promontorio prima che iniziasse a
piovere furiosamente. Io e Keeran abbiamo fatto l’amore
nella stanza di guardia della torre. È stato magico,
bellissimo… E poi ci siamo addormentati abbracciati.”
“Vi hanno scoperti, è così?”
Seanna annuì, e i suoi capelli biondi ondeggiarono ai lati
del suo viso illuminato dal fuoco.
“È stato Ser Amon, la spia di Lady Rosaleen. Ci ha visti, e
lo ha detto alla sua padrona. Lei ha dato l’ordine di
mandare delle guardie alla torre rossa per separarci. Per la
precisione, ha detto che Keeran doveva essere riportato al
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castello sano e salvo, mentre io dovevo essere uccisa.”
“Lady Rosaleen Mordane ti ha fatta uccidere?”
“Sì, è stata lei. Mi voleva morta e sepolta. Non sopportava
l’idea che Keeran potesse amarmi, ero solamente una
serva, indegna di lui. Ha ordinato che il cavaliere Lester
Dougherty si occupasse di me. Quell’uomo è un mostro,
non dimenticherò mai cosa mi ha fatto.”
“Raccontami, voglio sapere cos’è accaduto.”
“Le guardie hanno fatto irruzione nella torre e hanno
portato via Keeran con la forza. Io sono rimasta sola, con
Lester Dougherty, ho tentato di fuggire, ma lui mi ha
colpita al volto con un pugno. Mi ha avvolta in una coperta
e mi ha legata stretta con la corda, poi mi ha incappucciata
con un sacco di iuta e mi ha stretto al collo un’altra corda.
Mi ha caricata sulla propria spalla e mi ha portata fuori,
sulla scogliera. Mi ha messa giù, in piedi sul ciglio del
promontorio… E poi mi ha spinta da dietro gettandomi nel
vuoto. Ho gridato, ma il buio mi ha avvolta subito. Non ho
sentito alcun dolore, soltanto una sensazione di gelo che
mi avvolgeva.”
“Non ricordi altro?”
“Ero morta, ne sono certa, eppure ho dei ricordi di cosa è
accaduto dopo… Lester Dougherty ha scavato una fossa ai
piedi della scogliera e mi ha gettata dentro senza pietà, poi
ha ricoperto la buca con la terra e con tre pesanti pietre.”
“E poi?”
“Lester Dougherty è tornato al maniero, e ha consegnato a
Ser Amon una ciocca dei miei capelli. Non ricordo in quale
momento mi ha tagliato i capelli, forse mentre ero a terra
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priva di sensi a causa del suo pugno… Lady Rosaleen ha
sorriso di gioia quando Ser Amon le ha consegnato la mia
ciocca. E l’ha nascosta in uno scrigno, infondo ad un
baule… Non ricordo altro, tranne un’immagine… Quella di
Keeran chiuso nella sua stanza che piange domandandosi
cosa mi è successo. I miei ricordi si fermano qui.”
Estel sollevò una mano e la posò sulla spalla di Seanna.
“Il signore del risveglio ti ha concesso la grazia di vedere
chi ti ha ucciso e cos’è accaduto dopo la tua morte. Adesso
che sai come si sono svolti i fatti, cosa pensi di fare?”
Seanna volse lo sguardo verso Estel e si strinse nelle spalle.
“Non lo so… Vorrei tanto riabbracciare Keeran, questo è
certo. Io lo amo, e lui ama me. Non gli importa se sono
nata povera e non ho sangue nobile nelle vene, lui sognava
di sposarmi, voleva che diventassi sua moglie.”
Estel le accarezzò i capelli, lucenti come seta dorata.
“Potrebbe accadere, ora che sei tornata tra i vivi.”
“Ma Lady Rosaleen mi crede morta… Non posso più
tornare al castello.”
“Dimentichi che lei non sa che tu sei rinata. È la tua
occasione per liberarti di quella donna crudele. Non
desideri vendicarti? Sei morta per causa sua.”
“Lo so, e la detesto per questo. Ma cosa potrei fare?”
Estel abbozzò un sorriso beffardo.
“Qualunque cosa tu desideri, mia cara. Vuoi avvelenarla?
Io ti darò il veleno più potente che esista al mondo. Vuoi
che soffra come hai sofferto tu? Puoi attirarla alla
Redstone Tower e gettarla giù dal dirupo. Vuoi torturarla?
Conosco luoghi dove potresti rinchiuderla e lasciarla sola a
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morire di stenti. La scelta spetta solo a te.”
Seanna trasse un sospiro pesante.
“Vorrei farla sparire, ed essere libera di amare Keeran.”
“Allora metti in pratica uno dei miei suggerimenti. Lei non
ha avuto scrupoli nel farti uccidere, la tua morte l’ha fatta
gioire, finché sarà viva non potrai mai più avvicinarti a
Keeran Blackclaw.”
“Lady Rosaleen non è l’unico problema. Lester Dougherty
mi ha uccisa e Ser Amon sa delle mia morte. Tre persone
ostacolano il mio futuro al fianco di Keeran, e io non posso
ucciderle, non sono un’assassina.”
Estel lo sapeva benissimo.
“No, tu sei una brava ragazza, la tua bontà emerge dai tuoi
occhi. Non uccideresti nemmeno un topolino in un fienile.
Ma io ti sono amica, e se vuoi posso aiutarti.”
“Aiutarmi? In che modo?”
Estel aveva già la risposta alla domanda di Seanna.
“Ci sarebbero molti modi per renderti giustizia, ma il più
semplice di tutti è attirare quelle persone qui, nei boschi di
Hornwood. Lady Rosaleen ama andare a caccia assieme al
marito Eoghan Blackclaw, molte volte li ho visti galoppare
insieme tra le radure che circondano i villaggi. Basterebbe
un invito a caccia da parte di Lord Berick Drake della
vicina contea di Mormonith, un alleato del casato dei
Blackclaw. Lord Eoghan accetterebbe l’invito, e Lady
Rosaleen lo seguirebbe senza remore, facendosi scortare
da Lester Dougherty per essere protetta e da Ser Amon per
essere servita e riverita. Conosco un cavaliere cacciato da
Blackclaw alcuni anni fa per aver disobbedito a un ordine
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di Lady Rosaleen, un uomo rancoroso e vendicativo che
guida un manipolo di briganti. Solitamente compiono
razzie nei villaggi, ma basterebbe una mia parola per
convincere il cavaliere a tendere un’imboscata ai tuoi
quattro nemici.”
“Non sono quattro, soltanto tre. Lord Eoghan mi ha
sempre trattata bene, Keeran era certo che suo padre non
si sarebbe opposto al nostro amore. Non voglio che lui sia
ucciso, è un brav’uomo.”
“Ne sei certa?”
“Sì, Lord Eoghan è gentile e mite, e Keeran lo ama molto.
Voglio che lui resti in vita.”
Estel annuì, facendo dondolare sul petto la sua lunga
treccia ramata.
“Va bene, allora faremo in modo che le frecce avvelenate
colpiscano solo chi è stato artefice e complice della tua
morte: Lady Rosaleen, Lester Dougherty e Ser Amon. Lord
Eoghan sarà risparmiato, come tu desideri.”
Seanna si rabbuiò, pensando a Keeran e a ciò che era
successo sulla scogliera la notte della tempesta.
“Pensi davvero che dovrei fare una cosa simile?
Vendicarmi per ciò che mi hanno fatto?”
Estel la rassicurò.
“No, se non è ciò che vuoi. Se preferisci puoi dimenticare
Keeran Blackclaw e iniziare una nuova esistenza in un
altro luogo, lontano da Hornwood.”
“Ma io amo Keeran. Non ho intenzione di rinunciare a lui e
rifugiarmi altrove. Voglio tornare da lui.”
“Allora non hai scelta… Devi dare ascolto ai miei consigli e
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liberarti dei tuoi assassini.”
Seanna non aveva mai fatto del male a nessuno, non era
nella sua natura vendicarsi dei torti subiti, ma Estel le
stava offrendo l’unica possibilità per restare ad Hornwood
e continuare a vivere nei panni di Seanna Merrick.
“Sei sicura che il tuo piano funzionerà?”, domandò,
considerando l’ipotesi di metterlo in pratica.
“Certamente. Non è la prima volta che tendo una trappola
a delle persone malvagie, andrà tutto bene. Devi solo avere
fiducia in me. Tu non dovrai fare nulla. Mi occuperò
personalmente di ogni cosa. Quando il mio piano sarà
compiuto, tu potrai presentarti al castello dicendo a
Keeran che Lady Rosaleen ti aveva fatta cacciare dal
maniero e ti mostrerai addolorata per la morte di sua
madre. Il tuo adorato giovane lord ti accoglierà a braccia
aperte, e suo padre Eoghan, rimasto vedovo, non si
opporrà al volere di Keeran di prenderti in moglie. Come
potrebbe deludere e ferire l’unico erede del suo casato?
Non lo farebbe mai… L’assenza di Lady Rosaleen faciliterà
le cose. Probabilmente il suo lutto durerà meno di una
settimana, Lord Eoghan è un uomo ancora giovane e
prestante, si troverà presto una nuova moglie. E tu, mia
cara, nel frattempo sarai già divenuta una lady.”
Seanna s’immaginò al fianco di Keeran, vestita con abiti di
seta lucente, bella come una principessa, libera di danzare
con lui nel salone da ballo del maniero, stretta fra le sue
braccia… Desiderava Keeran e il suo affetto più di ogni
altra cosa, aveva avuto un solo assaggio del suo amore e ne
voleva ancora di più.
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“Keeran sarà mio”, disse, guardando Estel negli occhi verdi
dal taglio felino. “Grazie a te potrò amarlo ed essere amata
da lui, come ho sognato dal primo giorno in cui lui mi ha
guardata. Voglio che tutto questo diventi realtà.”
Estel le strinse le mani nelle proprie.
“Avrai ciò che desideri, te lo prometto. Ma non ti scordare
che Keeran non dovrà mai scoprire il tuo segreto. E sappi
che un giorno lo perderai, perché la sua vita appassirà fino
a spegnarsi del tutto, al contrario della tua.”
“Oh, Estel… Spero che la sua vita duri a lungo, e che il suo
corpo invecchi lentamente, in modo che io possa godere
del suo amore per molti anni.”
“Sarà sicuramente così… Però dovrai essere pronta a
lasciarlo andare quando la vecchiaia verrà a reclamare la
sua anima. Soffrirai per la sua perdita, e ti ritroverai sola.
Ma la tua immortalità ti consentirà di incontrare altri
uomini, di innamorarti di nuovo, e di vivere tante altre
vite. È questo il futuro che ti attende.”
“Ho capito cosa intendi dire. Dovrò accettare il dolore
della morte delle persone a me care.”
“Esattamente. È una triste condanna, l’immortalità. Io lo
so per esperienza. Ma è anche un privilegio destinato a
poche persone, perciò puoi ritenerti fortunata.”
Seanna annuì, consapevole di non essere più la stessa
ragazza di pochi giorni prima.
“Avrò tempo per riflettere sulla mia condizione. Tutto ciò
che desidero ora è amare Keeran, soltanto lui… Non voglio
pensare a cosa mi aspetterà dopo la sua scomparsa.”
“Hai ragione, adesso devi vivere il presente e fare in modo
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che sia splendido, il resto può aspettare.”
Estel le sorrise, poi si alzò in piedi e si allontanò dal
camino scoppiettante. Seanna rimase seduta da sola
accanto al fuoco ancora per un po’, osservando le fiamme
che consumavano i ceppi riducendoli in braci rossastre.
Sentiva Estel muoversi in continuazione da una stanza
all’altra, accompagnata dal fruscio della sua gonna sul
pavimento e dal rumore di oggetti spostati.
“Devi mangiare, Seanna. Il tuo corpo ha fame, è a digiuno
da tre giorni. E hai bisogno di riposare, sei priva di forze,
perciò alzati e vieni qui.”
Ubbidiente, Seanna raggiunse Estel nel tinello, e la donna
le cinse le spalle con un braccio.
“Vivrai con me nei prossimi giorni. Mi occuperò di te, ti
procurerò dei vestiti e delle scarpe nuovi, potrai restare in
questa casa finché non arriverà il momento di tornare al
maniero dei Blackclaw.”
“Ti ringrazio, Estel. Non saprei dove altro andare. Mia
madre non mi riprenderebbe con sé se bussassi alla porta
della nostra capanna. Mi vuole bene, lo so, ma due bocche
da sfamare sono troppe e lei non è in grado di farlo.”
“Non preoccuparti, tesoro. La tua presenza qui mi rende
felice, la solitudine è una pessima compagnia.”
“È una conseguenza dell’immortalità, la solitudine?”
“No, non sempre. Nel mio caso, è il prezzo che pago da
anni per essere una donna che pratica la magia.”
“Non hai affatto l’aspetto di una strega maligna.”
Estel sorrise. “Quando è necessario lo sono, mia cara.”
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Capitolo 5
Il ritorno di Lord Eoghan Blackclaw dal suo viaggio di
cortesia presso il casato dei Lumornith, nella contea di
Thornland, fu accolto con gioia da Lady Rosaleen
Mordane, che si prodigò a dare vita ad una serata di festa
con un banchetto succulento allietato dalla musica delle
ballate popolari di origine cornica. Keeran Blackclaw fece
del suo meglio per mostrarsi contento del ritorno del
padre, ma dopo poche ore dall’inizio dei festeggiamenti si
ritirò sulla balconata esterna della sala dei banchetti per
rimanere solo con il proprio dolore. La brusca separazione
da Seanna Merrick, avvenuta cinque giorni prima, era il
motivo del suo malessere interiore, e non riusciva a
smettere di pensare alla bionda ragazza dal sorriso gentile
di cui si era innamorato. Il ricordo della loro notte d’amore
e passione all’interno della torre di pietra rossa lo
tormentava dall’alba al tramonto, e il pensiero di essere
stato strappato via brutalmente dalle braccia della sua
amata lo rendeva profondamente triste. Seanna doveva
essere stata cacciata via dal maniero, rispedita al suo
villaggio tra le campagne di Hornwood, e Keeran era certo
che sua madre l’avesse minacciata di morte se solo avesse
rimesso piede nei possedimenti del loro casato nobiliare.
Keeran aveva smesso di parlare con la madre, limitandosi
a guardarla freddamente, e il suo comportamento non era
sfuggito agli occhi attenti di Lord Eoghan. L’uomo aveva
notato fin dal suo arrivo che il proprio figlio aveva un’aria
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molto cupa, e la sana preoccupazione nei suoi confronti lo
spinse ad allontanarsi dal banchetto festoso per parlare
con lui dei suoi problemi. Keeran non fu sorpreso di
ritrovarsi sulla balconata in compagnia del padre, Lord
Eoghan nutriva per lui un profondo affetto paterno, molto
più forte del sentimento che lo legava alle altre due figlie
minori, Gwenn e Danaes.
“Keeran, figlio mio, non sembri affatto felice del mio
ritorno”, disse il lord, affiancandosi al suo erede nella
penombra notturna della balconata esterna affacciata sul
cortile del maniero.
“Padre, il tuo ritorno è una grande gioia per me.
Perdonami se non sono riuscito a dimostrarlo come faccio
solitamente”, si scusò Keeran, distogliendo lo sguardo dal
cielo stellato.
“Non è il caso che tu ti scusi. Piuttosto, dimmi che cos’hai.
Mi sembri turbato e infelice, non eri così quando sono
partito, cos’è successo mentre ero lontano?”
Keeran guardò il padre negli occhi, desideroso di
confessarsi con lui.
“Posso parlarti a cuore aperto, senza nasconderti nulla?”
“Certo che puoi. Sei mio figlio, devi essere sempre sincero
con me, non dev’esserci alcun segreto tra di noi, lo sai.”
“Allora ti dirò tutto, ignorando la promessa fatta a mia
madre di non raccontarti niente di ciò che mi tengo dentro
da giorni.”
“Avanti, sentiamo. Cos’ha combinato questa volta la donna
inquieta che ho preso in moglie vent’anni fa?”
Keeran trasse un profondo respiro e si passò una mano tra
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i folti capelli bruni che quella sera portava sciolti sulle
spalle anziché raccolti come al solito in una coda di cavallo
alla base della nuca.
“Mia madre mi ha ferito, umiliato e ridicolizzato di fronte
alle nostre guardie. Si è intromessa nella mia vita privata
senza alcun ritegno, e mi ha portato via l’unica ragione
della mia gioia.”
Lord Eoghan aggrottò le sopracciglia e si fece serio.
“Cosa ti ha fatto?”
Keeran sentì una morsa spinosa stringergli il cuore nel
ricordare la notte dei tristi eventi.
“Cinque giorni fa, a sua insaputa, mi sono appartato nella
Redstone Tower con Seanna Merrick, la ragazza che
lavorava nelle nostre cucine.”
“Ti sei appartato con la giovane serva venuta da Jerwin,
quella fanciulla bionda e graziosa che arrossisce ogni volta
che mi serve il vino a tavola?”
“Sì, proprio lei. So bene che non dovrei mischiare il mio
sangue nobile con quello di una comune popolana, ma
Seanna è entrata nel mio cuore dal primo giorno che l’ho
vista e non ho potuto evitare di corteggiarla.”
“Te ne sei innamorato?”
“Sì, padre. Profondamente. Seanna mi ha conquistato,
giorno dopo giorno, con la sua bellezza e la sua dolcezza.
Non mi è mai importato nulla delle sue origini, volevo
amarla con tutto me stesso. Così le ho inviato un
messaggio per incontrarci in segreto alla Redstone Tower e
passare la notte insieme. La desideravo, volevo farla mia…
E così è stato.”
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Lord Eoghan assunse un’espressione compiaciuta.
“Dunque sei finalmente diventato un uomo?”
“Sì, ho fatto l’amore con Seanna, ho fuso la mia carne con
la sua, ed è stato meraviglioso… Ma pochi attimi dopo,
mentre dormivamo abbracciati nella torre rossa, alcune
guardie sono entrate senza permesso nella stanza di
guardia e ci hanno divisi senza alcun rispetto, trattandomi
come un qualunque ladro sorpreso nell’atto di rubare. È
stato umiliante. Le guardie mi hanno trascinato via senza
vestiti, gettandomi addosso una lurida coperta, e Seanna è
rimasta sola nella torre, nuda e spaventata, con il cavaliere
Lester Dougherty. Non so con esattezza che cosa le abbia
fatto quell’uomo. A sentire mia madre, Lester l’ha
riportata al suo villaggio, nelle campagne di Hornwood,
ma non sono certo che sia andata veramente così. Temo
che Lester le abbia fatto del male, sono in pensiero per lei,
e non riesco a darmi pace per quanto è successo.”
Lord Eoghan scosse il capo con disapprovazione, e il suo
disappunto mutò l’espressione del suo viso indurendo i
suoi tratti.
“Non posso credere che tua madre abbia potuto fare una
cosa simile… Non avrebbe dovuto intromettersi nella tua
vita privata senza prima consultarsi con me… Mi dispiace
per l’umiliazione che hai subito, capisco benissimo la tua
rabbia nei confronti di tua madre. Ha commesso un
gravissimo errore, imperdonabile.”
Keeran fu sollevato di sentire quelle parole. Sapeva che suo
padre sarebbe stato dalla sua parte, era un uomo
comprensivo e benevolo, al contrario di Lady Rosaleen.
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“Mia madre non voleva che tu sapessi di me e di Seanna,
mi ha fatto giurare di non dirti nulla, e mi ha ordinato di
dimenticare Seanna per sempre. Io non posso farlo, amo
Seanna Merrick, e non voglio dimenticarla.”
“Ti capisco benissimo, figlio mio. So quanto fa male
rinunciare alla donna che si ama, è capitato anche a me
prima che sposassi tua madre.”
“Io non intendo rinunciare a Seanna, non sposerò mai una
qualunque giovane nobile che non amo per poi vivere una
vita coniugale infelice. Rivoglio Seanna, e chiedo il tuo
permesso di poterla amare liberamente.”
Lord Eoghan si massaggiò il mento con aria pensosa.
“Sei certo che lei ti ami veramente? Le donne sono
creature molto furbe, fanno di tutto per ottenere ciò che
vogliono, specialmente quando sono povere… Tu sei un
nobile, e lei è una popolana, hai la certezza che i suoi reali
obbiettivi non siano il tuo titolo e le tue ricchezze?”
Al dubbio espresso dal padre, Keeran rispose con fervore.
“Non sono uno stupido. Seanna non mi ha mai chiesto
nulla, sono stato io a iniziare a corteggiarla, lei si è sempre
dimostrata schiva, quasi intimorita, consapevole di essere
solo una serva. Ti garantisco che il suo amore per me è
sincero e privo di altri scopi, ne sono più che certo.”
Lord Eoghan guardò il figlio negli occhi e capì che il
sentimento sbocciato tra Keeran e la giovane Seanna era
quel genere d’amore che sfidava il mondo e le rigide regole
sociali, un amore che lui, come padre e come uomo, non
voleva soffocare sul nascere.
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“Tua madre non sarà felice della decisione che sto per
prendere, ma sono abituato alle sue scenate furiose e so
come gestirle… Hai il mio permesso di salire a cavallo e
passare di villaggio in villaggio finché non avrai ritrovato
la tua Seanna. Se la ami così tanto da stare male per la sua
lontananza, è giusto che tu abbia la possibilità di riportarla
qui e frequentarla liberamente.”
Il volto di Keeran s’illuminò di sollievo e i suoi occhi
nocciola brillarono come stelle.
“Padre, non ti opporrai al nostro amore e al mio desiderio
di prenderla in moglie?”
“No, non mi opporrò. Ad un patto. Dovrai trasformarla in
una nobile, insegnandole le regole di comportamento di
una futura lady, assicurandoti che la sua istruzione non si
limiti al solo saper scrivere correttamente e ad avere un
linguaggio adeguato alla nostra posizione. Avrai il compito
di plasmarla per renderla perfetta, in modo che sia degna
di stare al tuo fianco nonostante le sue umili origini. Potrai
sposarla solo quando si dimostrerà regale quanto una vera
giovane nobile.”
“Padre, ti ringrazio! Non ti pentirai di questa decisione.
Seanna è già istruita e ben educata, non dovrò faticare per
renderla degna di essere una vera lady, è una ragazza
molto intelligente, credo che durante la sua permanenza
qui al castello si sia spesso intrufolata in biblioteca per
leggere la nostra collezione di libri antichi, e molte volte
l’ho vista studiare il comportamento di Gwenn e Danaes
per imparare da sola la gestualità e la camminata delle mie
48
sorelle. È talmente bella che se Gwenn le prestasse uno dei
suoi abiti chiunque la scambierebbe per una nobile.”
Lord Eoghan sorrise di fronte all’entusiasmo del figlio e gli
tese le braccia per abbracciarlo.
“Non ti deluderò, padre.”
“So che non lo farai. Ho piena fiducia in te.”
Keeran si slacciò dall’abbraccio paterno ed espresse il suo
unico cruccio.
“Mia madre non accetterà mai Seanna.”
“Questo è un problema che risolverò io. Non le permetterò
di insultare o trattare male Seanna, te lo prometto.”
“Grazie, padre. Sono in pensiero per Seanna e spero che
stia davvero bene. Lester Dougherty esegue gli ordini di
mia madre come un burattino, non vorrei che lei gli avesse
detto di picchiare Seanna o di farle qualcosa di peggio…”
“Non credo che tua madre sia arrivata a tanto, perlomeno
è ciò che mi auguro… Tu comunque da domani potrai
andare a cercarla, e quando l’avrai trovata sarà la
benvenuta qui al castello. Le troveremo una stanza adatta
a lei, non dovrà più lavorare nelle cucine come una serva.
E le tue sorelle saranno libere di fare amicizia con lei,
trattandola alla loro pari. A tua madre penserò io, e se
dovesse creare problemi la minaccerò di spedirla da sua
sorella Meredin, in compagnia dei suoi cinque pestiferi
nipoti nella desolazione di Sandvalley.”
“Piuttosto che tornare in quel luogo si rinchiuderebbe
volontariamente nella sua stanza.”
“Lo so bene. Ecco perché Meredin e Sandvalley sono le mie
armi segrete per tenere a bada gli isterismi di tua madre.”
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Keeran sorrise, e insieme al padre rientrò nella sala dei
banchetti dove musica e balli allietavano la serata.
***
La locanda del Lupo Grigio era una topaia ai margini del
bosco frequentata da briganti, ladri e assassini, oltre che
da straccioni e ubriaconi incalliti. Quando Estel Raven
varcò la porta in legno scricchiolante, tutti gli occhi dei
presenti si posarono su di lei, e nessuno osò rivolgere la
parola a quella donna conosciuta in tutta Hornwood per
essere una strega adoratrice del dio Dùsgadh, considerato
da molti un dio malefico e pericoloso. Estel aveva aspettato
che calasse la notte per recarsi fino alla locanda, certa di
trovarvi l’uomo di cui aveva bisogno seduto ad un tavolo
con il suo seguito di briganti. Non fu affatto sorpresa di
vedere Callum Forel seduto in un angolo della locanda a
trangugiare vino scadente in compagnia dei suoi uomini.
“Sapevo che ti avrei trovato qui”, disse Estel, attirando
l’attenzione dell’uomo dai capelli incolti e la folta barba
rossiccia.
“Ma quale onore… Estel Raven è tornata a trovarmi”,
commentò il brigante, che conosceva Estel da molti anni.
“Scommetto che sei qui perché hai bisogno del mio aiuto,
mi sbaglio forse?”
“No, Callum, non ti sbagli. Mi serve un grosso favore, e
come sempre ti pagherò in anticipo.”
Così dicendo, Estel gettò sul lurido tavolo di legno un
sacchetto di stoffa contenente del denaro.
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“Cosa sono, un pugno di monete d’argento?”
“Cento denari tutti per te e per i tuoi uomini.”
“Però, paghi sempre delle grosse cifre, sei davvero brava
con gli affari. Dimmi Estel, chi vuoi che uccida questa
volta? Chi ti ha pestato i piedi tanto forte da meritare la
morte per mano mia?”
“Vorrei che ti occupassi di tre persone di tua vecchia
conoscenza.”
“Davvero? A chi ti riferisci, donna?”
“Lady Rosaleen Mordane, Lester Dougherty, e Ser Amon.”
Callum Forel si mostrò piuttosto sorpreso.
“Ma non mi dire… Il clan dei Blackclaw ha minacciato di
bruciarti viva dopo aver scoperto che sei una strega?”
“No, io non ho nulla a che fare con loro. Hanno ucciso
brutalmente una giovane ragazza innocente, e io li voglio
morti, tutti e tre.”
“Caspita, sei una donna che non concede perdono proprio
a nessuno. Chi era la ragazza?”
“Questi non sono affari tuoi. Il tuo compito è un altro,
perciò non fare troppe domande.”
“Va bene, ho capito. Cosa vuoi che faccia esattamente?”
Estel si strinse nel suo mantello nero.
“Dev’essere un lavoro pulito, dovrà sembrare un attacco da
parte di comuni briganti, non puoi e non devi sbagliare.
Lady Rosaleen Mordane andrà a caccia con il marito Lord
Eoghan Blackclaw e si farà accompagnare dal cavaliere
Lester Dougherty e dal servitore Ser Amon. Tu e i tuoi
uomini vi apposterete nei boschi nei pressi di Mormonith,
e colpirete a morte la nobildonna e i suoi due servitori.
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Lord Eoghan non dovrà essere ferito, guai a voi se gli
farete anche un solo graffio.”
“Perché lui dovrà salvarsi?”
“Perché non è implicato nell’omicidio della ragazza, è
all’oscuro delle malefatte della moglie.”
“Quindi dovremo uccidere solamente gli altri tre?”
“Esatto. Lady Rosaleen Mordane, Lester Dougherty, e Ser
Amon. Colpiti a morte da frecce avvelenate.”
“Frecce avvelenate al posto di lame affilate con cui tagliare
le loro nobili gole? Che strana scelta.”
“Non voglio un esagerato spargimento di sangue. Le frecce
andranno bene, la loro punta sarà cosparsa di veleno.”
“Abbiamo le frecce, ma per il veleno…”
“È questo”, disse Estel, posando sul tavolo un barattolo di
legno chiuso da un tappo di sughero. “È già pronto,
cospargete le punte delle frecce per bene e lasciatele
asciugare. Quando saranno diventate bianche vorrà dire
che il veleno è pronto ad agire. Non pungetevi per sbaglio,
se non volete morire in pochi minuti.”
“Che razza di veleno hai preparato?”
“Un veleno altamente mortale. Se ne avanzate, bruciatelo
nel fuoco. Non versatelo nel primo fiumiciattolo che
incontrerete, avvelenereste le acque e fareste morire un
intero villaggio. Mi sono spiegata bene?”
“Certamente, donna. È tutto chiaro, non sbaglieremo.”
“Bene. Il giorno dell’agguato è domani, colpirete nel primo
pomeriggio.”
“Consideralo già fatto.”
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Estel fissò Callum Forel intensamente, lui sostenne il suo
sguardo per un lungo momento, poi disse:
“È sempre un piacere lavorare per te, Estel Raven.”
“Grazie, Callum Forel.”
Estel si voltò in direzione della porta, e con passo altero se
ne andò dalla taverna del Lupo Grigio scomparendo nella
notte buia governata dal cielo stellato.
53
Capitolo 6
Lord Eoghan Blackclaw stava amabilmente conversando
con la figlia Danaes passeggiando nel giardino retrostante
il maniero quando la voce squillante di Lady Rosaleen si
diffuse nell’aria, precedendo il suo arrivo accompagnato
dal fruscio dello strascico del suo abito color lavanda.
“Eoghan? Marito caro, dove sei?”
“Sono qui Rosaleen, vicino al roseto, in compagnia di
Danaes”, rispose l’uomo fermandosi sul prato con la figlia
minore aggrappata al suo braccio.
Lady Rosaleen sfoderò uno smagliante sorriso.
“Non sei troppo stanco dal tuo ritorno dal viaggio a
Lumornith, vero caro?”
“Per niente. Questa notte ho riposato benissimo.”
“Mi fa molto piacere saperlo, perché abbiamo appena
ricevuto un invito da parte di Lord Berick Drake della
contea di Mormonith!”
“Che genere d’invito?”
“Una battuta di caccia al cinghiale! Per oggi, nel primo
pomeriggio! Ci aspetta al limitare del bosco presso i suoi
possedimenti, e ha invitato ad unirsi a noi anche Ser Amon
e il cavaliere Lester Dougherty! È passato molto tempo
dalla nostra ultima uscita a cavallo per la caccia, l’invito di
Lord Berick Drake è l’occasione giusta per passare un lieto
pomeriggio lontani da questo maniero, non sei d’accordo?”
Lord Eoghan diede una rapida lettura alla missiva inviata
da Lord Berick Drake e sorrise alla moglie.
54
“Direi che dovremo iniziare a sellare i cavalli e preparare i
nostri archi”, commentò, restituendo l’invito alla moglie.
“Oh, che gioia! Adoro le battute di caccia al cinghiale, sono
così entusiasmanti! Vado subito ad avvisare Ser Amon e
Lester Dougherty, non sanno ancora di essere stati invitati.
Pranzeremo prima del solito, perciò non ti attardare in
futili chiacchiere con Danaes, d’accordo?”
“Madre! Stavamo conversando di cose serie!”, la rimbeccò
la figlia, infastidita dalla battuta della madre.
“Figuriamoci! Tu e Gwenn fate a gara a chi spettegola di
più sulle figlie dei nostri nobili amici. Mi sorprende che
tuo padre ti stia ad ascoltare.”
“Ma… Non è affatto vero che io e Gwenn spettegoliamo!”
Lady Rosaleen sollevò una mano agitandola nell’aria come
per scacciare via un insetto fastidioso, e subito dopo
abbandonò di corsa il giardino.
“Non la sopporto quando fa così, è una donna petulante e
boriosa”, disse Danaes, rivolta al padre.
“Lo so cara, lo so. Purtroppo l’ho sposata, quindi temo che
dovrai portare molta pazienza con lei.”
“Certo, la pazienza di una santa!”
Lord Eoghan rise divertito, e riprese la sua passeggiata al
braccio della figlia dai capelli castani intrecciati alla base
della nuca. Come annunciato da Lady Rosaleen, il pranzo
fu servito prima di mezzogiorno, e durante il pasto la
nobildonna notò la mancanza del figlio Keeran.
“Marito caro, hai idea di dove si sia cacciato tuo figlio?”,
chiese a Lord Eoghan.
“È uscito all’alba. Desiderava andare a cavalcare.”
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“Da solo? Senza il cugino Bowen? Esattamente dove?”
“Rosaleen, per favore, non soffocare Keeran con le tue
esagerate attenzioni. È quasi un uomo, devi concedergli
maggiore libertà.”
“Ne ha già fin troppa di libertà. Fa sempre ciò che vuole.
Non mi da mai ascolto. Diventerà un figlio ribelle.”
“Non credo proprio, cara. Somiglia molto a me da giovane,
e questo mi rende orgoglioso di lui.”
“Quindi saltare il pranzo con la sua famiglia per cavalcare
chissà dove ti sembra un comportamento accettabile?”
“Non ci vedo nulla di male. E comunque ha chiesto il mio
permesso e ha avuto il mio benestare.”
“Ebbene, io invece non sono d’accordo con te.”
“Rosaleen, non dirmi come devo educare mio figlio. È il
mio erede maschio, spettano a me le decisioni su di lui. Tu
occupati delle tue figlie femmine, che necessitano di una
guida femminile anziché maschile.”
Con quella frecciatina, Lord Eoghan mise a tacere la
moglie, e il pranzo proseguì nel silenzio più totale. Subito
dopo, Lady Rosaleen salì nella camera padronale per
indossare il suo abito da caccia color verde muschio, e
quando fu pronta scese in cortile dove il marito l’aspettava
insieme a Ser Amon e Lester Dougherty.
“Rosaleen, abbiamo già sellato i cavalli. Sei pronta per
partecipare all’invito di Lord Berick?”
“Eccomi qui caro, eccitata dall’idea di uccidere un grosso e
peloso cinghiale. Possiamo andare.”
Saliti a cavallo, i coniugi Blackclaw lasciarono il maniero
accompagnati da Ser Amon e da Lester Dougherty, ignari
56
della trappola mortale in cui stavano per cadere.
***
Estel Raven e Seanna Merrick erano chiuse all’interno di
un piccolo capanno da caccia costruito con grossi tronchi
d’albero, posto in una radura del boschetto di Waterfall ai
margini delle terre dei Mormonith. Il capanno si affacciava
sulla radura erbosa circondata dalle chiome color ruggine
dei faggi e delle querce, e aveva una piccola apertura
intagliata in un tronco che avrebbe permesso loro di
guardare fuori senza essere viste. Callum Forel e i suoi
uomini, una decina di briganti, erano già appostati tra le
collinette erbose che scendevano verso la radura, ben
nascosti dietro i grossi tronchi degli alberi secolari di
Waterfall. La trappola era pronta, ben presto il piano di
Estel si sarebbe realizzato in una fredda esecuzione dalla
quale si sarebbe salvato solamente Lord Eoghan. Seanna
non avrebbe voluto essere presente, ma Estel l’aveva
convinta a seguirla fino a lì, e ora sentiva il proprio cuore
rimbombarle nelle orecchie a causa dell’agitazione che
provava. La sua nuova vita era iniziata da pochi giorni, si
sentiva ancora strana, talvolta aveva la sensazione di
essere un’altra persona, e il vuoto causato dalla mancanza
di un’anima dentro di sé era molto forte, lo percepiva
soprattutto nella quiete della notte oppure nei momenti in
cui si abbandonava al flusso dei propri pensieri. Tuttavia,
Estel aveva fatto del suo meglio per insegnarle a
controllare quel vuoto, e Seanna stava imparando in fretta
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ad ignorarlo, come in quel momento, tutta presa dal
batticuore nel petto e dai nervi tesi sotto la pelle. Estel
percepiva la sua agitazione, e le stringeva una mano nella
propria, come una madre protettiva, una sorella
premurosa, un’amica confortante. Estel era per Seanna
una persona di fondamentale importanza, il loro legame
era molto stretto, sicuramente dovuto al fatto che era stata
lei a riportarla in vita con l’aiuto di Dùsgadh. Quel legame
non si sarebbe mai spezzato, lo sapevano entrambe, e
Seanna aveva bisogno di poter contare sempre sul
sostegno di Estel.
“Stanno arrivando”, bisbigliò la donna, stringendo più
forte la mano di Seanna. “Saranno qui tra pochi secondi.”
“Keeran non c’è, vero? Non si è unito a loro.”
“No, non c’è. Non preoccuparti, lui è altrove, al sicuro.”
“E Lord Eoghan?”
“Lui non sarà colpito. Callum ha ricevuto ordini precisi,
era un cavaliere eccellente un tempo, non sbaglierà.”
Seanna pregò che fosse davvero così. Si strinse contro il
corpo di Estel e rimase in attesa tremando come una foglia
scossa dal vento.
***
Callum Forel era nascosto tra i rovi di un cespuglio di
more selvatiche. Tutti i suoi uomini erano appostati in
punti strategici, pronti a sferrare il loro attacco. Il veleno
aveva reso bianche le punte in ferro delle loro frecce, chi
stava per essere colpito non sarebbe sopravvissuto. Callum
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aveva testato il veleno su un capriolo, il quale, subito dopo
essere stato abbattuto dalla freccia, aveva smesso di
respirare dopo pochissimi secondi. Estel Raven aveva
preparato un veleno micidiale ma non doloroso, a
dimostrazione del lato pietoso della donna. I suoi nemici
sarebbero morti senza troppe sofferenze, un gesto
magnanimo da parte di una fredda vendicatrice. Forse
Estel Raven non era diabolica come voleva far credere.
Anzi, quella donna aveva un cuore capace di provare
sentimenti d’amore, ma era brava a nasconderlo dietro la
facciata della strega devota a Dùsgadh, il signore del
risveglio che riportava in vita i morti privandoli della loro
anima. Callum aveva conosciuto un uomo morto
pugnalato e poi rinato per mano di un adepto di Dùsgadh.
Ricordava i suoi occhi vuoti, inespressivi, e il suo modo di
parlare lento e calcolato. Sembrava uno spettro, più che un
essere umano. Callum non avrebbe mai voluto essere
riportato in vita per diventare come quell’uomo. Eppure,
poco prima, aveva visto Estel rinchiudersi nel piccolo
capanno insieme a una giovane ragazza dai capelli d’oro e
gli occhi di cielo. Doveva essere lei la vittima che Estel
voleva vendicare. Una ragazza uccisa per un motivo che lui
non conosceva, ma che il ritorno alla vita non aveva
trasformato in un fantasma. Contrariamente all’uomo che
aveva conosciuto, la ragazza aveva mantenuto un aspetto
umano, i suoi occhi erano vivi e lucenti, la sua espressione
attenta, si muoveva e parlava come se non fosse mai
morta. Callum pensò che Dùsgadh fosse una divinità che
agiva diversamente, trasformando in spettri i morti
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indegni di rinascere, e donando un aspetto quasi divino a
chi possedeva un’anima pura e gentile. La ragazza che
Estel aveva riportato in vita doveva essere stata innocente
e buona prima di essere stata assassinata, per questo la
sua rinascita non l’aveva privata del suo aspetto umano.
Callum non ne era certo, ma sospettava che Lady Rosaleen
Mordane fosse stata l’artefice della sua uccisione. Quella
donna aveva un grosso conto in sospeso anche con lui. La
nobildonna lo aveva fatto cacciare dalle guardie reali dei
Blackclaw per aver disobbedito ad un suo comando, e
aveva rovinato la sua vita privandolo in modo orribile della
sua abilità di arciere. Callum non aveva scordato ciò che
Lady Rosaleen gli aveva fatto. Poteva scommettere ad
occhi chiusi che anche la ragazza bionda le avesse fatto un
torto, magari rubandole un pettine d’argento, o una
collana di smeraldi… O peggio ancora, finendo tra le
braccia di suo figlio, il giovane Lord Keeran, di cui Lady
Rosaleen era sempre stata morbosamente gelosa. Doveva
essere stato questo il motivo che l’aveva spinta ad uccide la
ragazza, e di certo non si era sporcata le mani
personalmente con il suo sangue, Callum era sicuro che
Lester Dougherty, un uomo brutale e senza scrupoli,
avesse ricevuto l’incarico di toglierle la vita, e Ser Amon
aveva in qualche modo partecipato all’omicidio della
giovane. Povera ragazza… Callum non sopportava le
ingiustizie ai danni dei più deboli. La sua prima freccia
sarebbe stata scoccata per colpire il gelido cuore di Lady
Rosaleen, la seconda freccia per porre fine alle barbarie
compiute da Lester Dougherty, e la terza freccia per
60
togliere il sorriso beffardo dalla faccia di Ser Amon… Il
rumore inconfondibile degli zoccoli di un gruppo di cavalli
al galoppo gli giunse all’orecchio da lontano, confermato
dal tremolio del terreno sotto i suoi piedi. Callum emise un
fischio per mettere sull’attenti i suoi uomini, quindi
incoccò la prima freccia e tese l’arco rimanendo bloccato in
quella posizione. “La tua vendetta sta per compiersi,
giovane fanciulla bionda… E anche la mia personale resa
dei conti”, pensò il brigante, abbozzando un sorriso
compiaciuto tra i baffi e la barba rossicci.
***
I cavalli lanciati al galoppo sbucarono uno dopo l’altro
dall’ingresso della radura. Lord Eoghan guidava per primo
il suo puledro dal manto nero, dietro di lui Lady Rosaleen
spronava la sua cavalla color nocciola, seguita dal destriero
grigio di Lester Dougherty e dal cavallo bianco di Ser
Amon. Il nobile quartetto attraversò alcuni metri della
radura erbosa, forse una decina, poi, all’improvviso, una
pioggia di frecce acuminate si sollevò sopra di loro
disegnando degli archi nel cielo e subito dopo ricaddero
sui cavallerizzi che guidavano gli equini. Lord Eoghan non
si rese conto di quanto stava accadendo finché non sentì la
moglie Rosaleen lanciare un forte grido alle sue spalle. A
quel punto frenò il cavallo, che spaventato dalla brusca
interruzione della sua corsa si sollevò sulle zampe
posteriori nitrendo imbizzarrito. Lord Eoghan tentò di
dominare il suo puledro nero, mentre una seconda pioggia
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di frecce veniva scagliata contro le tre persone che stavano
cavalcando dietro di lui. Altre grida giunsero alle orecchie
del lord prima di essere disarcionato dal suo cavallo e
cadere sull’erba colpendo il terreno con le natiche. Non si
fece alcun male, si sollevò subito in ginocchio, e si voltò
giusto in tempo per scorgere una terza pioggia di frecce
che si abbatteva sui corpi già a terra della moglie e dei suoi
due servitori. Lord Eoghan si accucciò sul terreno temendo
di essere colpito, e rimase fermo sull’erba per alcuni
minuti, mentre i briganti nascosti tra i cespugli della
radura abbandonavano le loro postazioni in tutta fretta
scomparendo oltre le colline della radura e poi nel fitto e
ombroso boschetto di Waterfall. Un silenzio irreale ricoprì
la radura come una pesante coperta invisibile. Lord
Eoghan sollevò la testa e vide i cavalli stesi a terra, allora si
sollevò in piedi e si guardò attorno, senza scorgere niente e
nessuno, poi mosse un passo dietro l’altro fino a
raggiungere il corpo della moglie riverso al suolo.
“Rosaleen… Rosaleen!”, esclamò a gran voce il lord con
orrore e incredulità, inginocchiandosi di fronte al corpo
della donna trafitto da numerose frecce acuminate. La
guardò, immobile e priva di respiro, con gli occhi
spalancati che fissavano il cielo sopra la radura. “Oh no…
Rosaleen… Moglie mia… Rosaleen…”. Capì che la moglie
era morta, colpita dalle frecce, di cui una le aveva
trapassato il cuore. Le tastò il collo e sentì che non c’era
alcun battito sotto la pelle diafana sporca di sangue.
Sollevò lo sguardo e realizzò che anche Ser Amon e Lester
Dougherty erano stati infilzati dalle frecce in più parti del
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corpo. Entrambi giacevano a terra, insieme ai loro cavalli,
e tutti e due non davano segni di vita. Lord Eoghan scosse
la testa, incapace di capire cosa fosse accaduto, quindi si
tastò il petto, e si guardò le spalle, ma su di lui nessuna
freccia era ricaduta. Com’era possibile? E cos’era
successo?... Raccolse da terra una freccia che aveva
mancato il bersaglio e vide la punta in ferro cosparsa di
bianco. Veleno! Erano tutte frecce avvelenate! Chi aveva
deciso di uccidere sua moglie e i suoi servitori con delle
frecce avvelenate? Chi li aveva attirati in quella radura per
spezzare le loro vite?... Era stata un’imboscata organizzata
da Lord Berick Drake?... Oppure il vile attacco da parte di
un gruppo di briganti?... Lord Eoghan scagliò lontano la
freccia che stringeva nel pugno e si chinò sul corpo
insanguinato della moglie.
“Rosaleen”, sussurrò con voce rotta, accarezzandole i
capelli bruni intrecciati e posando una mano sulle sue
palpebre per chiuderle gli occhi. “Perché mi hai lasciato?
Perché, amore mio?... Oh, Rosaleen, come farò senza di te?
Come crescerò le nostre figlie senza una madre? Che
punizione ingiusta mi ha riservato il destino.”
Lord Eoghan si coprì il volto con le mani e pianse come
non faceva più da molto, troppo tempo.
***
All’interno del piccolo capanno affacciato sulla radura,
Seanna aveva assistito impietrita alla trappola mortale
messa in atto dai briganti che Estel aveva pagato per
63
compiere la sua vendetta contro Lady Rosaleen, Lester
Dougherty e Ser Amon. L’attacco era stato preciso, rapido
e fatale. Come promesso, Lord Eoghan non era stato
sfiorato da nemmeno una freccia, al contrario della moglie
e dei suoi servitori caduti sotto una pioggia di frecce
scoccate per ben tre volte contro di loro. Il veleno cosparso
sulle punte acuminate aveva ucciso in pochi secondi le tre
persone coinvolte nel suo assassinio, e ora Lord Eoghan
piangeva la morte della moglie accanto al suo corpo privo
di vita. Seanna non era affatto felice di quel massacro
avvenuto sotto i suoi occhi. La vendetta non le aveva
procurato alcun sollievo, si sentiva ingiusta e colpevole. E
il pianto addolorato di Lord Eoghan le stava spezzando il
cuore. Distogliendo lo sguardo dalla visione della radura,
Seanna sussurrò ad Estel:
“Ti prego, andiamo via. Ho visto abbastanza, non voglio
restare qui un secondo di più.”
“I tuoi assassini sono stati eliminati, hai avuto giustizia.”
“Avrei preferito che tutto questo non accadesse mai.”
“Dimentichi il motivo per cui è stato fatto. Potrai riavere
Keeran e iniziare la tua nuova vita alla luce del sole,
proprio come desideravi.”
“Lo so. Ma non posso accettare che Lord Eoghan soffra
così tanto per causa mia. Anche Keeran soffrirà, così come
le sue due sorelle. Lady Rosaleen era la loro madre, e io
gliel’ho portata via.”
“Seanna, il loro dolore sarà passeggero. Non tormentarti
inutilmente, ricorda che quella donna non ha avuto alcuna
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pietà per te e neppure un briciolo di rimorso. Non si
merita il tuo perdono.”
“Forse hai ragione, ma io mi sento un mostro.”
Estel si dispiacque per lei e la strinse fra le braccia per
consolarla. Poi, senza fare rumore, sgusciarono fuori
entrambe dal capanno e corsero via lasciando che il bosco
le inghiottisse riportandole sulla strada di casa.
Contemporaneamente, Callum Forel e i suoi uomini
stavano fuggendo tra i fusti delle querce dopo aver
compiuto il piano di vendetta di Estel Raven. Callum era
riuscito nel suo intento di trafiggere il cuore di Lady
Rosaleen e abbattere i suoi fedeli servitori. Si era preso la
sua rivincita personale, e anche la ragazza dai capelli d’oro
e gli occhi di cielo aveva ottenuto giustizia. Correndo nel
fitto e incolto sottobosco di Waterfall, Callum condusse i
suoi uomini al sicuro, nel loro rifugio segreto scavato tra i
picchi montuosi di Hornwood.
***
Quella stessa sera, poco dopo il tramonto, Keeran fece
ritorno al suo maniero dopo aver cavalcato quasi tutto il
giorno visitando cinque villaggi diversi alla ricerca di
Seanna. Stanco e infreddolito, spinse il proprio cavallo dal
manto nero verso le scuderie, cercando di contenere la
delusione per non essere riuscito a trovare Seanna. Sapeva
di non doversi scoraggiare. Le campagne di Hornwood
erano molto estese, e i villaggi numerosi, non avrebbe
smesso di cercare la sua amata. Scese da cavallo per
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condurre l’animale nella sua stalla, mentre nel cortile
illuminato dalle fiaccole echeggiarono i passi frettolosi di
qualcuno che correva nella sua direzione. Era suo cugino
Bowen, e la sua faccia era stranamente cupa.
“Keeran, finalmente sei tornato”, disse il giovane, basso e
tarchiato, sostando sull’ingresso della stalla.
“Ho passato tutto il giorno a cavalcare, sono stanchissimo.
Tu invece che cos’hai? Sembri sconvolto.”
“In effetti lo sono. Mentre tu non c’eri è accaduta una
disgrazia terribile.”
Keeran si fece serio, raggiungendo il cugino.
“Di cosa parli? Quale disgrazia?”
Bowen gli posò le mani sulle spalle.
“I tuoi genitori sono caduti in un’imboscata mentre
credevano di andare a caccia di cinghiali con Lord Berick
Drake a Mormonith. Dei briganti li hanno assaliti presso la
radura del bosco di Waterfall.”
Keeran sentì un brivido freddo scivolargli lungo la spina
dorsale e il suo primo pensiero fu per Lord Eoghan.
“Mio padre è stato ferito?”, domandò al cugino, che scosse
la stessa ricciuta.
“No, tuo padre è sano e salvo, non ha nemmeno un graffio.
Ma tua madre…”
Keeran trattenne il respiro, in attesa di sentire ciò che
Bowen non voleva dirgli.
“Avanti, parla, cosa le è successo?”
“Mi dispiace, Keeran. Tua madre è morta.”
La notizia lo lasciò sconcertato, ma l’odio che aveva
maturato per lei non gli permise di provare alcun dolore.
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“È morta? In che modo?”, domandò con freddezza.
“Colpita al cuore da una freccia avvelenata. Sono stati dei
briganti, almeno così sostiene tuo padre. Ser Amon e
Lester Dougherty sono morti assieme a tua madre,
anch’essi colpiti da frecce avvelenate. È un miracolo che
tuo padre si sia salvato.”
Keeran guardò il cugino negli occhi affranti e si sentì quasi
ingrato per non provare nemmeno un grammo di tristezza
per la perdita della propria madre.
“Quando è successo?”
“Nel primo pomeriggio. L’invito a caccia era falso, Lord
Berick Drake non l’ha mai inviato. Era una trappola
organizzata dai briganti per uccidere i tuoi genitori.”
“A quale scopo? Pensavano di rubare un po’ di denaro, o
dei gioielli? Non ha senso.”
“Lo penso anch’io. Forse è stata una vendetta, un conto in
sospeso da parte di qualche vecchio nemico del tuo casato.
Tuo padre è sconvolto, e le tue sorelle sono in lacrime da
ore. Mi dispiace profondamente per tua madre. Era una
donna insolita, ma a suo modo adorabile.”
Keeran lasciò che il cugino lo abbracciasse per confortarlo,
eppure lui non sentiva il minimo bisogno di sostegno. La
morte di sua madre non era dolorosa come Bowen
pensava, e Keeran era sollevato dal fatto che nulla fosse
accaduto a suo padre.
“Sto bene, Bowen. Lasciami andare. Voglio vedere mio
padre e le mie sorelle.”
“Certo, scusami. Sono tutti e tre riuniti nella stanza
padronale, corri da loro.”
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Keeran non se lo fece ripetere due volte. Attraversò di
corsa il cortile ed entrò nel maniero raggiungendo la
stanza padronale in pochi secondi.
“Padre!”, esclamò entrando nella stanza illuminata dai
candelabri accesi ovunque.
Lord Eoghan gli corse incontro, e Keeran lo abbracciò
stretto contro di sé.
“Bowen mi ha raccontato tutto. Sono felice che tu ti sia
salvato. Senza di te sarei perduto.”
“Keeran, figlio mio… Mi dispiace… Non ho potuto fare
nulla per evitare che tua madre fosse uccisa.”
“A me importa solo che tu stia bene. Posso sopportare la
morte di mia madre, ma non la tua.”
Lord Eoghan guardò il figlio negli occhi.
“Non preoccuparti per me, sono un uomo addolorato in
questo momento ma per fortuna tutto intero. Dovrai
aiutarmi, Keeran. Le tue sorelle sono solo delle ragazzine.
Senza una figura materna si sentiranno perdute.”
“Penserò io a loro, padre. Puoi contare su di me.”
“Grazie, figlio mio.”
Keeran abbracciò nuovamente il padre, ringraziando il
cielo che stesse bene, poi raggiunse Gwenn e Danaes,
sedute sul letto con i fazzoletti stretti tra le dita, e le
accolse entrambe nel semicerchio delle sue braccia
spalancate.
“Non piangete, sorelle mie. Ci sono io al vostro fianco. Non
sarete mai sole, ve lo prometto.”
Quella notte, tra lacrime e singhiozzi, Keeran si strinse
attorno alla sua famiglia addolorata, mentre sulle quattro
68
torri del maniero venivano issati i vessilli neri in segno di
lutto. E il giorno seguente, come voleva la tradizione, Lady
Rosaleen fu sepolta nelle cripte sotterranee accanto ai suoi
genitori e al fratello maggiore caduto in battaglia dieci
anni prima. Le salme di Ser Amon e Lester Dougherty
furono interrate nella collina che ospitava le lapidi dei
cavalieri e nobili servitori di famiglia deceduti nel corso
degli anni, posta nelle vicinanze della Redstone Tower. Fu
una giornata pesante, soprattutto per Lord Eoghan e per le
sue figlie Gwenn e Danaes. Keeran rimase al loro fianco,
come promesso, ma la sua mente non fece altro che
pensare a Seanna Merrick per tutto il tempo. Doveva
ritrovarla. Aveva bisogno di lei e del suo amore, e della sua
presenza femminile tra le stanze del maniero rimaste
vuote dopo la scomparsa improvvisa di Lady Rosaleen.
Terminato il periodo di lutto, Keeran avrebbe ripreso a
cercarla finché non fosse riuscito a riportarla lì, accanto a
lui e alla sua famiglia.
69
Capitolo 7
La notizia della morte di Lady Rosaleen Mordane si diffuse
rapidamente in tutta Hornwood, e nella settimana che
seguì alla sua sepoltura al castello dei Blackclaw vi fu una
processione costante di nobili e nobildonne provenienti
dalla vicine contee che fecero visita a Lord Eoghan
portando omaggi e parole di conforto. La sorella di Lady
Rosaleen, Meredin, giunse dalla lontana Sandvalley con i
suoi cinque figlioletti e il marito Iarwen, e i pestiferi
pargoli furono d’aiuto per scacciare via il clima pesante e
luttuoso che regnava all’interno del maniero. Lord Eoghan
si riprese rapidamente dallo shock della perdita della
consorte, e il cognato Iarwen gli suggerì di risposarsi
presto, essendo un uomo ancora troppo giovane per calarsi
nel ruolo di vedovo. Lord Eoghan accettò di buon grado
quel suggerimento, considerando che le figlie Gwenn e
Danaes avrebbero avuto bisogno di una nuova figura
materna su cui fare affidamento, e promise a Iarwen di
riflettere sull’ipotesi di prendere in moglie la cugina
minore di Meredin, Lady Alanna Mordane, una mite e
graziosa nobildonna rimasta celibe a causa della sua
impossibilità di avere figli. Lord Eoghan pensò che sarebbe
stata la donna giusta per lui, che non desiderava avere altri
eredi, e soprattutto per le sue figlie, bisognose di
quell’affetto materno che Lady Alanna avrebbe offerto loro
amandole come fossero nate dal suo stesso grembo. I
giorni passarono in fretta, l’andirivieni di nobili andò
70
scemando, Meredin e la sua famiglia fecero ritorno a
Sandvalley, e Lord Eoghan si ritrovò a dover spartire gli
averi della defunta moglie tra le figlie Gwenn e Danaes. La
secondogenita ereditò i numerosi abiti della madre e i suoi
preziosi gioielli, mentre alla terzogenita furono donati gli
effetti personali come i pettinini per capelli, le lozioni
profumate, e gli oggetti di poco valore accumulati da Lady
Rosaleen nel corso negli anni. Quando Danaes aprì uno
scrigno d’argento trovato sul fondo di un baule, il fratello
Keeran era presente, e il suo cuore ebbe un sussulto alla
vista di una lunga ciocca di capelli biondi legata da un
nastrino azzurro.
“Nostra madre non è mai stata bionda”, osservò Danaes
con la ciocca di capelli nel palmo della mano. “Forse lo era
nostra nonna.”
Keeran prese tra le dita la ciocca di capelli e non ebbe
alcun dubbio riguardo a chi fosse appartenuta. Erano i
capelli setosi e dorati di Seanna Merrick! Ne era certo.
Perché mai sua madre era stata in possesso di una ciocca
di capelli di Seanna? Come se l’era procurata?... Un cattivo
presentimento lo spinse a correre dal padre mostrandogli
la ciocca bionda ed esponendogli i suoi pensieri.
“Temo che mia madre abbia fatto del male a Seanna. Per
quale altro motivo avrebbe nascosto questa ciocca in uno
scrigno chiuso a chiave e sepolto in un baule? Sembra un
piccolo trofeo, come se…”
Non ebbe il coraggio di terminare la frase, inorridito al
solo pensiero che sua madre avesse ordinato a Lester
Dougherty di uccidere Seanna e tagliarle una ciocca di
71
capelli ad opera compiuta come dimostrazione e macabro
ricordo della dipartita della ragazza.
“Keeran, non penserai che tua madre abbia fatto uccidere
Seanna?! Non era una donna così crudele.”
“Sì, padre, lo era. Tu forse non lo sai, ma molte serve sono
state fatte frustare perché avevano combinato qualche
piccolo guaio in cucina, e una volta l’ho vista ordinare a
una nostra guardia di picchiare uno stalliere perché non
aveva sellato correttamente la sua cavalla. Quell’uomo ha
quasi perso un occhio!”
“Stai parlando del vecchio Olly?”
“Sì, padre, proprio lui. Non è vero che ha perso la vista
dell’occhio sinistro a causa di un calcio sferrato da un
nostro cavallo, io ero presente, e ho visto Olly mentre
veniva colpito al volto dalla lancia di una guardia. Per
ordine di mia madre, che se ne stava in un angolo a
guardare la scena. Olly è diventato semicieco per causa
sua! Non ha mai avuto il coraggio di confessare la verità
per timore di essere cacciato via, e io ho taciuto perché
credevo che fosse giusto così. Ma ora è diverso, non sono
più un bambino, so distinguere il bene dal male, e so che i
nostri servi non devono essere picchiati o torturati. Sono
brave persone che lavorano duramente per noi, e meritano
il nostro rispetto.”
Lord Eoghan scosse il capo in segno di dissenso.
“Non ho mai sospettato che tua madre trattasse male i
nostri servitori, avresti dovuto dirmelo, Keeran.”
“Non potevo farlo. Mia madre mi ha sempre minacciato di
rinchiudermi nelle cripte se solo ti avessi raccontato le sue
72
malefatte.”
“Rinchiuderti nelle cripte?! È arrivata a dirti questo?”
“Molte volte, purtroppo. E non dimenticare che la notte
della tempesta, quando mi sono appartato con Seanna
nella Redstone Tower, è stata lei a mandare delle guardie
per separarci. Mi hanno portato via con la forza, e Lester
Dougherty è rimasto da solo con Seanna. Potrebbe averle
fatto qualunque cosa. Picchiata, stuprata, o addirittura
uccisa! E questa ciocca di capelli è la prova che qualcosa di
brutto quella notte è successo veramente.”
“Io non capisco… Perché ucciderla? Avrebbe potuto
cacciarla dal castello o punirla in un altro modo. E questa
ciocca di capelli… Che cosa significa?”
“Padre, è un trofeo. Quando dai l’ordine a qualcuno di
uccidere una persona che detesti, vuoi che ti porti un
ricordo della morte di quella persona, magari un dito della
mano, oppure un orecchio, e nel caso di Seanna… una
ciocca dei suoi bellissimi capelli.”
“Ma queste barbarie vengono commesse dai briganti, non
dalle nobildonne!”, esclamò Lord Eoghan, sconvolto.
“Mi dispiace, padre. Non voglio infangare la memoria di
mia madre, o il bel ricordo che hai di lei… Ti sto solo
raccontando cosa faceva quando tu non eri presente. So
che era mia madre, ma questo non m’impedisce di
ammettere quanto fosse cattiva e vendicativa. E ti confesso
che dopo gli avvenimenti della Redstone Tower il mio
cuore ha smesso del tutto di provare amore per lei.”
Lord Eoghan guardò il figlio negli occhi.
“La odiavi?”, chiese, conoscendo già la risposta.
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Keeran sostenne il suo sguardo.
“Sì, la odiavo. Per questo la sua morte non mi ha turbato.
Ha fatto del male a molte persone nel corso della sua vita.
Credo che qualcuno la volesse morta, forse per vendicarsi
di un torto subito.”
“Stai ipotizzando che l’imboscata di Waterfall sia stata
pianificata appositamente per uccidere tua madre?”
“Potrebbe essere così. Quell’attacco è stato studiato nei
minimi dettagli, i briganti non vi hanno attaccati per
derubarvi, le loro frecce erano avvelenate, dardi mortali
preparati per garantire la morte sicura di chi avrebbero
colpito... È stata una vendetta, e il fatto che tu sia stato
risparmiato mi convince ancora di più dell’idea che quei
briganti volessero uccidere mia madre e i suoi fidati
complici. Ser Amon era una spia, mia madre si serviva di
lui per scoprire qualunque cosa accadesse fra queste mura,
e Lester Dougherty era un cavaliere spietato che eseguiva
gli ordini di mia madre come un cagnolino ammaestrato.
L’attacco a Waterfall è stata un’esecuzione ben studiata
contro mia madre e i suoi due uomini. Qualcuno li voleva
eliminare, tutti e tre.”
Le supposizioni di Keeran fecero riflettere Lord Eoghan,
offrendogli una spiegazione realistica dell’attacco subito a
Waterfall. Suo figlio aveva ragione, era stata certamente
una vendetta contro Rosaleen e i suoi due servitori, se
fosse stata una normale imboscata avrebbero ucciso anche
lui anziché lasciarlo illeso.
“Chi potrebbe aver voluto vendicarsi di tua madre?”,
chiese il lord, desideroso di trovare un possibile colpevole.
74
“Non ne ho idea, padre. Molte persone sono stata cacciate
via da qui per svariati motivi, e sempre per volere di mia
madre. La nostra prima cuoca, che non riusciva a cucinare
a puntino il cinghiale, una delle sarte, che aveva sbagliato
il ricamo di un suo abito, il giardiniere, colpevole di non
aver potato nel modo giusto il roseto del giardino, e poi chi
altro ancora?...”
Lord Eoghan ebbe un’illuminazione improvvisa.
“Callum Forel”, disse, pronunciando un nome che Keeran
non ricordava. “Era uno dei nostri migliori cavalieri, un
eccellente combattente, astuto e intuitivo, e un arciere
infallibile. Le sue frecce non mancavano mai il bersaglio,
era il nostro tiratore scelto. Callum Forel aveva ricevuto da
tua madre l’ordine di punire un ladruncolo che si era
introdotto nel nostro maniero rubando una collana di
rubini. Tua madre l’aveva colto in flagrante e voleva che
fosse punito in modo esemplare. Era solo un bambino,
avrà avuto nove o dieci anni, poteva essere rispedito al suo
villaggio dopo una sgridata e una sculacciata. Ma tua
madre chiamò Callum Forel e gli disse che poteva scegliere
tra due punizioni: l’amputazione di una mano del
ladruncolo o la sua impiccagione nel nostro cortile. Callum
Forel si rifiutò di eseguire l’ordine, prese con sé il bambino
e lo riportò al suo villaggio. Quando il cavaliere ritornò al
maniero, tua madre era furente, e ordinò a Lester
Dougherty di combattere contro di lui in un duello di
spade. Callum accettò la sfida, non sapendo che Ser Amon
gli aveva fornito una spada danneggiata. Durante il duello
la lama si spezzò, e Callum capì di essere stato imbrogliato.
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Continuò a combattere difendendosi con ciò che restava
della spada spezzata, ma Lester Dougherty ebbe la meglio
su di lui e riuscì a ferirlo, colpendolo all’inguine. Fu a quel
punto che tua madre disse a Lester Dougherty di mozzargli
la mano destra, quella con cui incoccava le frecce. Callum
non ebbe il tempo di rialzarsi e la sua mano fu amputata di
netto dalla spada del suo duellante, decretando la fine
della sua carriera di arciere di punta del nostro esercito.
Mentre Callum veniva ricucito da Nigel Bronn, il nostro
primo medico di corte, tua madre mise piede nella loro
stanza e disse a Callum che la sua mano era stata tagliata
al posto di quella del ladruncolo che lui stesso si era
rifiutato di giustiziare. E quel giorno stesso, Callum Forel
fu cacciato via dal nostro corpo di guardia, e di lui non si
ebbe più alcuna notizia. Girano delle voci sul suo conto,
pare che sia diventato un brigante a capo di un manipolo
di predoni, e che si sia fatto forgiare una sorta di mano
uncinata di ferro. Di certo non avrà perso la sua abilità di
arciere, e forse con la mano di ferro munita di uncino la
sua tecnica di tiro con l’arco potrebbe essere migliorata…
Nessuno sa dove si nasconda. Lui e i suoi uomini
terrorizzano i villaggi compiendo razzie, e se qualcuno lo
paga bene non si tira indietro dal compiere azioni da
fuorilegge. Non mi stupirei se la morte di tua madre fosse
opera sua. Dopo ciò che gli ha fatto in passato, Callum
potrebbe aver trovato il modo di vendicarsi di lei, di Ser
Amon e di Lester Dougherty. Le frecce avvelenate usate
come armi mi fanno pensare che sia stato proprio lui
l’artefice dell’imboscata. E il motivo per cui sono ancora
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vivo è dovuto al fatto che Callum mi ha sempre onorato e
rispettato quand’era al mio servizio come tiratore scelto. È
stato il mio migliore cavaliere per molti anni, peccato che
sia diventato un brigante.”
Keeran aveva ascoltato il racconto del padre in silenzio,
colpito dall’intera faccenda.
“Non sapevo nulla di questa storia… Quando è successo?”
“Durante la guerra contro i Lumornith, mentre io ero di
stanza a Thornland. Avevo affidato la protezione di tua
madre a Callum Forel perché era il migliore dei miei
uomini, il più fedele e affidabile, e tua madre l’ha rovinato
per sempre.”
“Quindi non eri presente quando è stato cacciato via?”
“No, non ero qui. L’intera faccenda mi è stata raccontata al
mio ritorno da Thornland due mesi dopo. Fu tua nonna
Nell a dirmi tutto, all’epoca era ancora in buona salute.”
“E che provvedimenti hai preso contro mia madre quando
hai saputo cos’aveva fatto?”
“Non ho potuto fare nulla. Tu eri piccolo, avevi solo due
anni, e tua madre era incinta di Gwenn. Non potevo di
certo punirla. Sono stato costretto a dimenticare l’intera
faccenda per il tuo bene e per quello di Gwenn.”
“Avresti dovuto capire da quell’evento che genere di donna
avevi sposato. È sempre stata crudele e vendicativa.”
“Non rimproverarmi, Keeran. Tua nonna Nell mi aveva già
messo in guardia, lei mi aveva detto fin dall’inizio che
Rosaleen non era una lady adatta a me, ma io non l’ho
ascoltata e ho sposato tua madre convinto che sarei stato
in grado di domare la sua indole ribelle. Credevo di esserci
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riuscito, ma a quanto pare lei ha approfittato delle mie
assenze per comportarsi come voleva.”
“Ormai è tardi per i rimpianti. Non credi?”
Lord Eoghan annuì con un cenno del capo.
“Purtroppo sì… Ma forse non è troppo tardi per scoprire
cos’è successo a Seanna Merrick.”
Keeran aprì il pugno della mano e guardò la ciocca di
capelli biondi come fili d’oro.
“E se fosse morta?”, chiese, sentendosi spezzare il cuore.
“Non pensare al peggio, ricomincia a cercarla!”, gli disse
Lord Eoghan, stringendogli le spalle con le dita delle mani.
“Ho il terrore di non riuscire a trovarla”, ammise,
accarezzando la morbida ciocca con i polpastrelli.
“Sono certo che non è morta. E forse questa ciocca di
capelli non significa nulla. Keeran, non arrenderti. Sali sul
tuo cavallo e passa in rassegna i villaggi che non hai ancora
visitato, la troverai, devi almeno tentare.”
“Non posso lasciare il castello adesso, siamo ancora in
lutto, Gwenn e Danaes hanno bisogno di me, e anche tu.”
“Al diavolo il lutto! Piangere una donna che non avrei mai
dovuto sposare non è la cosa più saggia da fare. Penserò io
a consolare le tue sorelle, tu sei libero di andare.”
“Padre, sei sicuro?”
“Sì, Keeran. Vai.”
Lord Eoghan sorrise al figlio per incoraggiarlo, e quando il
ragazzo si voltò per scendere le scale e raggiungere le
scuderie, pregò che alla giovane Seanna Merrick non fosse
stato fatto alcun male.
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Capitolo 8
Il tempio del signore del risveglio Dùsgadh era collocato
all’interno di una grotta di pietra naturale nascosta alla
vista da una folta parete di fogliame di edera rossa che
cresceva sulla sommità della grotta stessa e la ricopriva
tutta scendendo fino ai piedi dell’imboccatura d’entrata.
Estel Raven aveva condotto Seanna fino al tempio, nel fitto
bosco di Greywillow, perché potesse rendere omaggio a
Dùsgadh per averla riportata in vita. Estel le aveva fatto
strada, spostando la parete di rami e foglie con un braccio
per permettere ad entrambe di entrare nella grotta, simile
ad un cunicolo basso e stretto nella parte iniziale che dopo
alcuni metri si allargava sempre di più fino a sbucare in
un’ampia grotta circolare dal soffitto arcuato dove
crescevano cristalli di quarzo trasparente dai riflessi
iridescenti. Al centro della grotta, zampillava dal terreno
roccioso una grande pozza d’acqua circondata da candele
votive accese dagli adoratori di Dùsgadh, e sulla parete di
fondo il signore del risveglio era rappresentato da un volto
umano maschile scolpito nella roccia dagli adepti che
avevano creato il tempio sfruttando lo spazio della grotta.
Seanna osservò il viso di Dùsgadh, i suoi grandi occhi dal
taglio felino dove erano state collocate due pietre turchesi,
il naso allungato e sottile, e la bocca sorridente dalle labbra
serrate. Era un volto pacifico che emergeva dalla roccia e
fissava i suoi adoratori con quelle pupille turchesi quasi
ipnotiche. Estel prese per mano Seanna e insieme si
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avvicinarono alla pozza d’acqua, inginocchiandosi sul
pavimento roccioso dove ardevano le candele votive.
“Chi ha scolpito il volto di Dùsgadh?”, chiese Seanna,
curiosa di scoprire tutto ciò che non sapeva sul signore del
risveglio.
“È stato il sacerdote del tempio, Eamon Lusien. Ha avuto
una visione del volto di Dùsgadh in sogno e l’ha scolpito
personalmente. Gli occhi grandi e aperti simboleggiano il
risveglio, le pietre turchesi la nuova vita dei rinati, e il
sorriso beato la gioia di aver ottenuto l’immortalità.”
“A cosa serve quest’acqua zampillante?”
“Non è semplice acqua. È la fonte della vita. Tutti i rinati la
bevono. Allevia il senso di vuoto.”
“E le candele? Perché si accendono?”
“Per ringraziare Dùsgadh di essere stati salvati dalle
tenebre della morte.”
Seanna sollevò lo sguardo verso i cristalli di quarzo che
ricoprivano la volta della cripta.
“Anche i cristalli hanno un significato preciso?”
“Certo. Ogni rinato ne riceve uno dagli adepti. È un
cristallo protettivo, generalmente si indossa al collo come
un monile, oppure si fa incastonare in un anello, come ho
fatto io centocinquant’anni fa.”
Seanna guardò Estel e le chiese:
“Ieri mi hai detto che io sono speciale, diversa dalle altre
persone che hai riportato in vita. Cosa intendevi dire
esattamente?”
“Non tutti i rinati tornano alla vita conservando ricordi e
provando emozioni. La maggior parte di essi perde la
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memoria, non riesce a sentire nulla eccetto il vuoto della
mancanza dell’anima, vivono una vita solitaria senza mai
parlare con nessuno, e i loro occhi sono privi di luce. Tu
non sei come loro. Ricordi il tuo passato, hai mantenuto le
tue caratteristiche umane, non sei cambiata internamente
e nemmeno esternamente. I tuoi occhi sono lucenti, la
rinascita brilla in essi, e la privazione dell’anima non ti ha
resa insensibile e vuota. Ecco perché sei speciale. La vita
eterna ti ha colmata, sei stata toccata dalla potente mano
di Dùsgadh.”
“Perché io ho ricevuto il suo tocco e gli altri rinati no?”
“Questo non lo so. Dùsgadh sceglie a chi donare il suo
tocco senza che gli adepti ne sappiano il motivo. Forse sei
destinata a fare grandi cose nel corso della tua vita.”
Estel le sorrise, quindi prese una candela dal sacco di iuta
che aveva portato con sé.
“Vuoi ringraziare Dùsgadh per averti riportata in vita?”
“Sì, certo.”
Estel le porse la candela di cera bianca e Seanna la prese
fra le mani, poi l’avvicinò alla fiamma ardente di una
candela già accesa e lasciò che lo stoppino si bruciasse
generando una nuova fiammella.
“Cosa devo fare adesso?”
“Metti la candela a terra accanto alle altre e pronuncia le
parole Mòran taing. Vuol dire grazie in gaelico antico.”
Seanna posò la candela accesa sulla roccia vicino al bordo
della pozza d’acqua, sollevò lo sguardo per fissare gli occhi
di pietra del volto di Dùsgadh e disse:
“Mòran taing.”
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Estel infilò nuovamente la mano nel sacco di iuta e ne tirò
fuori una scodella di legno intagliata a mano.
“Ora devi bere l’acqua della fonte della vita. Non è salata e
neppure dolce. Quando l’ho bevuta io sapeva di muschio.”
Estel immerse la scodella nella pozza d’acqua e poi la porse
a Seanna, che la prese tra le mani e iniziò a berla a piccoli
sorsi, avvertendo il suo sapore muschiato.
“Stòr-beatha, lasachadh a 'bheag shluagh agaibh ùr
nighean”, disse Estel, pronunciando la formula per
chiedere all’acqua di alleviare il senso di vuoto dal corpo
senz’anima di Seanna.
Lei terminò di bere e restituì la scodella a Estel, che la
rimise nel sacco.
“Cos’erano quelle parole che hai mormorato mentre
bevevo l’acqua?”
“Ho chiesto alla fonte della vita di non farti sentire il vuoto
dell’anima che ti è stata tolta.”
“Fa parte del rito di ringraziamento?”
Estel annuì, quindi si alzò in piedi e raggiunse il punto più
basso della volta della grotta, sollevò un braccio e con la
mano staccò un piccolo cristallo di quarzo iridescente.
Ritornata al fianco di Seanna, prese dal sacco un cordino
di cuoio e un punteruolo di ferro affilato, con il quale
praticò un foro nel cristallo grande quanto un mezzo dito,
vi infilò il cordino di cuoio e allacciò il monile al collo di
Seanna dicendo:
“Naoimhe Criostal, dìon an neo-bhàsmhorachd ùr
nighean Dùsgadh, Seanna… Ho chiesto che il cristallo ti
protegga sempre.”
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Seanna guardò il cristallo che pendeva sul suo petto
appoggiandosi allo sterno.
“È la prima collana della mia vita”, disse, apprezzando il
dono. “Mi piace, è molto bello.”
“Sarà il tuo portafortuna, ti proteggerà ovunque andrai o
sarai. Se non potrai indossarlo al collo, tienilo in tasca
oppure legato al polso, ma non separarti mai da esso.”
“Lo farò, Estel”.
La donna le accarezzò i capelli e la guardò con dolcezza.
Non aveva avuto figli nei suoi centocinquant’anni di vita, e
Seanna era una ragazza così dolce da farle desiderare che
potesse essere sua figlia.
“Sento che presto dovremo separarci”, le disse con un velo
di dispiacere nella voce. “Riportarti in vita dopo averti
sognata è stato bello come farti nascere dal mio grembo, e
ospitarti nella mia capanna fino ad oggi mi ha riempita di
gioia colmando la mia solitudine. Ma ora sei pronta per
andare per la tua strada, non hai più bisogno di me, saprai
da sola come condurre la tua nuova vita.”
“Non ti rivedrò mai più?”
“Potrai venire a trovarmi se vorrai. Ma io non ti verrò a
cercare. La gente di Hornwood sa chi sono e cosa faccio,
chi si avvicina a me viene giudicato male, non voglio che la
tua reputazione sia messa in pericolo a causa mia.”
“Tu mi hai salvata, Estel. Te ne sarò grata per sempre. E se
potrò verrò a trovarti nel bosco. Non voglio perderti, sei
stata come una seconda madre per me.”
Gli occhi di Estel vibrarono di commozione, ma recuperò
subito la sua facciata di donna forte ed misteriosa.
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“La strada verso Hornwood è lunga, facciamo ritorno a
casa finché il sole splende.”
Si alzò da terra e si sistemò il vestito, imitata da Seanna,
poi rivolse l’attenzione al volto di Dùsgadh scolpito nella
roccia e chinò il capo in segno di devozione.
“Possiamo andare ora. Dùsgadh ti ha guardata, tu lo hai
ringraziato, hai bevuto la sorgente della vita e hai ricevuto
il tuo cristallo protettivo. Il tuo risveglio è completo, non
devi fare altro che tornare a vivere nel mondo dei mortali.”
Tese la mano a Seanna e lei la strinse nella propria, e
insieme lasciarono il tempio per ritornare a Hornwood. Fu
una lunga camminata attraverso radure incolte e sentieri
di ghiaia che serpeggiavano nel sottobosco, e per tutto il
tragitto Estel intonò antiche canzoni corniche che Seanna
non aveva mai udito cantare prima di quel giorno. Il sole
calò presto, e quando giunsero alla capanna di Estel era già
buio e iniziava a fare freddo. L’inverno sarebbe arrivato
presto, e con esso anche le prime tempeste di neve.
All’interno della capanna, al termine di un pasto frugale,
Seanna finì di piegare i suoi nuovi vestiti e li infilò nel
sacco di lino che Estel le aveva procurato insieme a tutto il
resto, dagli abiti alle scarpe. Quando ebbe indossato il suo
nuovo mantello nero e fu pronta per andare via, Estel le
porse una lanterna ad olio con cui farsi strada nel cuore
del bosco e le disse:
“Detesto gli addii, perciò niente abbracci e niente lacrime.
Semplicemente vai, Seanna. Esci dalla porta e non voltarti
indietro. Dùsgadh sarà sempre con te.”
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Seanna si mise il sacco in spalla e fece ciò che Estel le
aveva appena detto. Reggendo la lanterna, uscì dalla porta
e se la richiuse piano alle spalle. Senza voltarsi, i suoi passi
si affrettarono sul sentiero di pietre illuminato dalla luna
piena, portandola via da Estel e dal suo rifugio caldo e
sicuro.
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Capitolo 9
Keeran Blackclaw sostava sugli argini erbosi di un piccolo
laghetto circondato dai tronchi secolari di un boschetto di
querce nei pressi di Jerwin, uno degli ultimi villaggi che gli
restavano ancora da visitare. Purtroppo era già calata la
notte, faceva freddo, era affamato e il suo cavallo era
stanco. La giornata era stata lunga e faticosa, e le sue
ricerche infruttuose. I popolani dei villaggi in cui era
entrato si erano dimostrati gentili, rispondendo alla sua
ripetitiva domanda “Sto cercando una giovane donna di
nome Seanna Merrick, vive in questo villaggio?” con
cenni del capo negativi e frasi del tipo “No, mai sentita
nominare”. Keeran si era spinto fino alle campagne più a
sud dei confini del casato dei Blackclaw, e al calar del sole
aveva percorso strade deserte disperse tra i campi senza
incontrare anima viva per molte miglia. Alla fine il suo
cavallo si era rifiutato di continuare a galoppare, e ora
stava riposando nella quiete della notte dopo essersi
abbeverato nel laghetto e aver brucato dell’erba fresca.
Keeran sapeva che non era prudente sostare nei boschi di
notte, quando i predoni si aggiravano furtivamente in
mezzo alla boscaglia alla ricerca di qualche forestiero da
assalire per derubarlo dei suoi averi, e dopo quello che era
successo a sua madre a Waterfall era ancora più pericoloso
trovarsi nel cuore di un bosco da solo a notte fonda.
Tuttavia, non c’erano locande in cui pernottare nei pressi
di quel luogo, e il villaggio di Jerwin era vicino ma non
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raggiungibile con un cavallo stremato. Incamminarsi a
piedi era irragionevole, perciò si era seduto sull’erba
accanto al suo cavallo sdraiato sul tappeto erboso e
ignorava i morsi della fame e la stanchezza pensando a
Seanna e accarezzando la sua morbida ciocca di capelli
biondi che alla luce della luna piena brillava di riflessi
argentei tra le sue dita. “Dove sei, Seanna? Riuscirò mai a
trovarti?”, si domandò, consapevole che Jerwin e Munrow
erano gli ultimi due villaggi dove Seanna poteva essersi
rifugiata. Il sospetto che sua madre l’avesse fatta uccidere
non lo abbandonava neppure per un momento, e la paura
di ritornare al maniero senza di lei gli rendeva il cuore
pesante. Rimpiangeva di non averle mai chiesto dove fosse
nata e cresciuta, e sperava ancora di poterla trovare tra le
capanne di legno di Jerwin o Munrow. Avrebbe dovuto
passare la notte lì, affamato e infreddolito, in attesa del
sorgere dell’alba. Con quel pensiero in testa, si strinse nel
suo mantello di lana pesante e rimase in silenzio a
contemplare la luna rotonda che si rispecchiava sulle
acque immobili del laghetto.
Stava quasi per cedere al sonno quando da lontano gli
giunse il flebile suono di una voce femminile che intonava
la melodia di una canzone popolare. Si alzò subito in piedi,
e cercò di capire da dove provenisse quella voce. I suoi
occhi scrutarono il buio circostante, finché non scorsero
tra i fusti neri del boschetto il bagliore arancione di quella
che doveva essere una lanterna. Aguzzando la vista, vide la
luce farsi sempre più nitida mentre avanzava nella
direzione del laghetto, e la voce femminile che cantava
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accompagnando il proprio cammino divenne chiara e
comprensibile man mano che si avvicinava alle rive del
laghetto. Quando riuscì a distinguere la figura di una
donna avvolta in un lungo mantello scuro, mosse alcuni
passi in avanti ed esclamò:
“Chi va là?”
La sua voce spezzò il silenzio notturno echeggiando tra gli
alberi, e il canto della sconosciuta si ammutolì di colpo. I
suoi passi si bloccarono tra le querce e la lanterna rimase
sospesa a mezz’aria e immobile.
“Chi sei, donna?”, esclamò di nuovo Keeran. “Fatti
riconoscere! Dimmi il tuo nome!”
In risposta alle sue richieste, la viandante accostò la
lanterna al proprio viso, e la luce tremolante della
fiammella illuminò i suoi tratti e accese di riflessi dorati i
suoi lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle.
“Non ti dirò il mio nome se prima non saprò il tuo,
forestiero.”
Keeran riconobbe all’istante quella dolce voce familiare,
l’avrebbe riconosciuta ovunque.
“Seanna!”, esclamò, sentendo il cuore balzargli in gola.
“Sei proprio tu?”
Lei riconobbe a sua volta la voce giovanile dell’uomo che
sostava sull’argine del laghetto, e corse tra gli alberi verso
di lui, uscendo allo scoperto e fermandosi a pochi metri.
“Keeran Blackclaw?”, domandò incerta, per essere sicura
di non sbagliarsi.
Il giovane lord non poteva credere ai propri occhi. La
viandante era Seanna! Era proprio lei!
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“Seanna, sono io, sono Keeran!”
Lei rimase immobile, sconcertata, ma subito dopo avvertì
il palpito del suo cuore accelerare nel petto e una vampata
di calore montarle dentro come un incendio. Allora si gettò
di corsa verso il ragazzo che amava e lui aprì le braccia per
accoglierla.
“Keeran!”, esclamò Seanna, lasciando cadere a terra la
lanterna e gettando le braccia al collo del suo innamorato.
Il loro abbraccio fu appassionato, carico di sentimenti.
Dalla sorpresa al sollievo, dalla gioia all’amore. Si erano
ritrovati, erano di nuovo insieme.
“Ti ho cercata ovunque, Seanna”, mormorò Keeran senza
allentare la stretta delle sue braccia attorno al suo corpo.
“Sono così felice di poterti riabbracciare, temevo di non
rivederti mai più.”
Seanna tacque, troppo emozionata per parlare, e dopo un
tempo lunghissimo, Keeran allentò la sua stretta e la
guardò in viso.
“Sei viva… E stai bene”, sussurrò, appurando che non le
era stato fatto nulla di male. “Ho pensato che mia madre ti
avesse fatta uccidere da Lester Dougherty la notte della
tempesta. Sono stato così in pena per te.”
Seanna gli accarezzò i capelli bruni raccolti nella coda di
cavallo dietro il collo e comprese che da quel momento in
poi avrebbe dovuto mentire a Keeran ogni giorno della sua
vita, affinché non sapesse mai la verità su quella tragica
notte e non potesse immaginare quello che le era successo
tre giorni dopo. Il suo risveglio dalla morte era un segreto
che doveva custodire con cura, anche a costo di mentire.
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“Sto bene, Keeran. Non mi è stato fatto alcun male”, lo
rassicurò, accarezzandogli una guancia.
“Ma dove sei stata finora? Perché non mi hai fatto sapere
dov’eri? Avresti potuto inviarmi un messaggio per
comunicarmi che era tutto a posto.”
“Scusami Keeran, mi dispiace tanto che tu sia stato in pena
per me. Tua madre mi ha fatta cacciare dal maniero, non
potevo tornare.”
“Quindi Lester Dougherty non ti ha toccata in nessun
modo, è così?”
“No, non mi ha fatto nulla”, mentì Seanna, proteggendo il
suo segreto. “Mi ha solo portata via dalla Redstone Tower
per poi abbandonarmi tra i boschi e dirmi di sparire, non è
successo altro.”
“E questa?”, chiese Keeran, infilando una mano nei calzoni
e mostrandole la ciocca di capelli che Lester Dougherty le
aveva tagliato per consegnarla a Lady Rosaleen. “Non è tua
questa ciocca di capelli? Perché era tra gli effetti personali
di mia madre?”
Seanna dovette inventarsi una scusa credibile.
“Sì, sono i miei capelli. Me li sono tagliati io, volevo che
avessi qualcosa di mio da tenere sempre con te. Avevo
chiesto a una serva di farti avere la ciocca di nascosto. È
successo alcuni giorni prima del nostro incontro alla
Redstone Tower. Lady Rosaleen ha sorpreso la serva
mentre entrava nella tua stanza e le ha portato via la ciocca
tenendola per sé. Sapevo che non l’avevi ricevuta. Scusa se
non te l’ho detto, non ne ho avuto il tempo.”
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Keeran guardò la ciocca bionda che tanto lo aveva fatto
preoccupare e si sentì uno sciocco.
“Avrei dovuto immaginare che era un tuo dono per me.
Invece ho ipotizzato le cose peggiori.”
“Puoi gettarla via adesso”, gli disse Seanna, di fronte a quel
frammento della sua precedente vita. “Non ti serve più, hai
tutta me stessa.”
“Hai ragione… Non ne ho più bisogno”, e così dicendo la
lanciò lontano, e Seanna la vide sprofondare nelle acque
chete del laghetto.
“Mi sei mancato molto, Keeran”, gli disse subito dopo,
guardandolo negli occhi.
“Anche tu Seanna. Credevo di averti persa per sempre. In
quale villaggio ti sei rifugiata? Non riuscivo a trovarti.”
“Sono tornata alla mia casa natia, nel villaggio di Jerwin, a
poche miglia da qui.”
“Dunque sei nata lì, a Jerwin. Il villaggio che non ho fatto
in tempo a visitare prima che calasse la notte.”
“Non dovrai più venire a cercarmi, ora mi hai trovata.”
“Tu hai trovato me in realtà... Ma dimmi, cosa ci facevi nel
bosco da sola in piena notte? È pericoloso, soprattutto per
una ragazza bella e indifesa come te.”
“Sono nata da queste parti, e so che i briganti non
frequentano questa zona. Il mio villaggio è povero, non
troverebbero granché da razziare.”
“E dove stavi andando?”
“Stavo per tornare da te, con le mie poche cose”, gli disse,
indicando il sacco di lino che aveva lasciato cadere a terra
per abbracciarlo. “La notizia della morte di tua madre è
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giunta fino a Jerwin. Ho pensato che potevo tornare al
maniero e supplicare tuo padre di riprendermi a lavorare
come serva.”
Keeran le sorrise, felice come non mai.
“Tornerai al maniero insieme a me, sul mio cavallo. E non
lavorerai mai più come serva nelle nostre cucine, farò di te
una lady, e un giorno ti sposerò. Mio padre è d’accordo, ho
avuto la sua approvazione.”
Seanna non nascose la propria sorpresa e i suoi occhi
brillarono nella penombra della luce lunare.
“Lord Eoghan sa di noi due? Non si è opposto? Ti ha dato
il permesso di amarmi?”
“Sì, l’ha fatto. Ha posto alcune condizioni, ma tu non avrai
alcun problema a diventare una lady istruita e ben
educata. Le mie sorelle ti aiuteranno, vedrai, e saranno
felici di averti come amica. Ti aspetta una nuova vita,
Seanna, ammesso che tu lo voglia…”
“Come potrei non volerla?... Keeran, io ti amo, ho sempre
sognato di poter essere la tua lady. Anche se sapevo che
non sarebbe mai potuto accadere.”
“Lo credevo anch’io… Ma mio padre ha capito che il nostro
amore è vero e profondo. E desso che mia madre non c’è
più, nessuno ci impedirà di stare insieme.”
Seanna si finse dispiaciuta.
“Quello che è capitato a tua madre è stato terribile. Avrai
sofferto molto per la sua perdita.”
“In realtà no, non ho sofferto come credi. Io non amavo
mia madre. E dopo quello che ci ha fatto l’ho odiata
profondamente. La sua morte mi ha lasciato indifferente.”
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“E tuo padre? Immagino che sia molto addolorato.”
“Lo è stato per i primi giorni, prima di scoprire che genere
di donna era mia madre in realtà. Ora si è ripreso, pensa
già a risposarsi. Le mie sorelle hanno bisogno di una guida
femminile, sono loro che hanno sofferto più di tutti.”
“Mi dispiace molto, Keeran.”
“Si stanno riprendendo, non temere. Presto torneranno ad
essere felici e serene.”
Seanna trasse un sospiro di sollievo, e Keeran vide il
cristallo di quarzo che aveva al collo luccicare sul suo
petto. Incuriosito, lo prese fra le dita per guardarlo.
“E questo cos’è? Un monile prezioso?”
“È un dono. Una pietra protettrice. Me l’ha donata una
donna gentile che mi ha ospitata per alcuni giorni prima
del mio ritorno a Jerwin.”
“Se ti piace tanto, lo farò incastonare in una collana d’oro
assieme ad altre pietre, rubini o zaffiri, come preferisci.”
“Grazie Keeran, ma non desidero gioielli da te, mi basti tu
e il tuo amore. Non chiedo altro.”
Keeran la guardò negli occhi, mentre affondava le dita tra i
suoi capelli di seta dorata.
“Sei bellissima Seanna… Sembri quasi diversa… I tuoi
occhi hanno una luce particolare, così splendente… Non
l’ho mai notata prima di questo momento.”
“Forse non mi hai osservata attentamente, giovane lord dal
cuore impavido.”
Keeran le sorrise, e finalmente si decise a baciarla,
cancellando in un solo attimo tanto dolore e tanti brutti
ricordi. Seanna si perse nel suo bacio, e una parte di lei fu
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immensamente grata a Estel Raven per averla riportata in
vita. Senza l’aiuto di Estel, il suo corpo sarebbe svanito per
sempre, consumato dal tempo nella fossa in cui era stato
seppellito. Ma il signore del risveglio era entrato in lei
donandole l’immortalità, e Seanna era grata anche a
Dùsgadh per il suo dono. In quanto all’anima, sapeva di
non possederne una, e la sua totale assenza talvolta la
sorprendeva con il suo vuoto oscuro, ma Seanna aveva
imparando a dominare quella sensazione sgradevole, e di
certo non si sentiva senz’anima in quel preciso momento,
mentre Keeran le accarezzava il corpo attraverso il tessuto
del mantello e le riscaldava il cuore con le sue dolci labbra
e i suoi caldi baci. La notte era fredda e umida, ma
entrambi erano giovani e arsi dal desiderio, per questo non
attesero di essere distesi su un morbido letto al calduccio
tra le mura del maniero dei Blackclaw, preferendo giacere
sul sottobosco erboso di quel luogo desolato e fondere i
propri corpi lì, con urgenza e passione, in quella notte di
plenilunio avvolta dal lieve e pacato respiro della terra
addormentata.
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Capitolo 10
Alcuni mesi dopo…
La neve scendeva copiosamente dal cielo basso e grigio
imbiancando con i suoi candidi fiocchi il cortile e le mura
di cinta del maniero dei Blackclaw. L’inverno era arrivato,
freddo e ventoso, e quella era la terza nevicata nell’arco
della stessa settimana. Seanna sedeva accanto al fuoco
scoppiettante in compagnia di Gwenn e Danaes Blackclaw
nella stanza personale di Seanna, e le tre giovani donne
erano impegnate nell’arte del ricamo su stoffa. Gwenn era
molto esperta, e anche Danaes aveva raggiunto un alto
livello. Seanna era ancora una principiante, eppure il
ricamo di campanule azzurre che stava terminando era
venuto davvero bene, tanto da meritarsi i complimenti
delle due sorelle di Keeran. La sua educazione procedeva
accuratamente giorno dopo giorno, e Seanna aveva già
imparato molte cose nuove. I giorni in cui vestiva
grossolani abiti di lino cuciti dalle sue mani e spennava
oche e polli nelle cucine del maniero erano un ricordo
lontano di una vita ormai passata e finita. Seanna era
diventata una graziosa lady che poteva indossare un abito
da nobildonna ogni giorno diverso per foggia e colore e
scarpine di seta ricamate dalle sarte del maniero. I suoi
capelli erano sempre sciolti sulle spalle, ornati da pettinini
d’argento ai lati del viso o in parte raccolti in due trecce
sottili che dalle tempie salivano verso la sommità del capo
per poi fondersi in un’unica treccia. Keeran le aveva
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regalato un bracciale di zaffiri blu che indossava sempre, e
al collo portava il suo cristallo di quarzo iridescente fatto
montare su una collanina d’oro in sostituzione del cordino
di cuoio. La sua stanza era spaziosa e luminosa, con il letto
a baldacchino e il materasso enorme ricoperto di lenzuola
ricamate e coperte in pelle di daino. Aveva un camino tutto
per sé, una libreria personale, uno scrittoio accanto alla
finestra, una vasca in metallo per il bagno, e poi pettini,
spazzole e profumi. Era fin troppo per lei, cresciuta in
povertà nelle campagne di Jerwin, ma la vita di una lady
era ricca di comodità e di oggetti preziosi, e Seanna si era
abituata ben presto a comportarsi come Gwenn e Danaes,
sue maestre in tutto ciò che riguardava il ricamo, la
lettura, la musica e il canto, le buone maniere, il sapersi
abbigliare adeguatamente e il giusto comportamento da
assumere a tavola o in compagnia di persone nobili. Anche
Keeran era un buon maestro. Le aveva insegnato a
cavalcare come una lady, a giocare a scacchi e a dama, e in
quei giorni le stava raccontando com’era fatto il mondo
oltre le terre della Cornovaglia. Il loro rapporto d’amore
era solido e forte, benedetto da Lord Eoghan che aveva
accolto Seanna a braccia aperte, dimostrandosi gentile e
affabile, per nulla disturbato dal fatto che fosse stata una
popolana e una sua serva. “Non è il sangue che rende
nobili, piuttosto la cultura e il comportamento”, le aveva
ripetuto molte volte nel suo primo mese di educazione al
ruolo di lady. Seanna non lo aveva deluso, e Lord Eoghan
era stato il primo a chiamarla Lady Seanna, cosa che ora
facevano tutti eccetto Keeran e le sue sorelle, che tra di
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loro non usavano il linguaggio formale. Ogni notte Seanna
andava a dormire dopo aver salutato Keeran con un casto
bacio, ma sebbene non fosse un comportamento ammesso
tra fidanzati non ancora sposati, Keeran violava quella
regola molte volte, presentandosi nella sua stanza in piena
notte e sgattaiolando via prima che i servi si svegliassero.
Facevano l’amore molto spesso, e Seanna temeva di poter
essere ingravidata prima che Lord Eoghan concedesse loro
il permesso di sposarsi, ma fortunatamente fino a quel
momento non era successo. Era certa che Lord Eoghan
sapesse che Keeran trascorreva molte notti nel suo letto,
ma di fronte agli appetiti carnali del figlio fingeva di non
sapere nulla. Seanna era felice, e talvolta pensava a Estel
Raven, che viveva tutta sola nella sua capanna tra i boschi.
Le aveva già scritto una lettera, una settimana prima,
pregando una serva di fargliela avere, e la donna aveva
inviato il proprio figlioletto all’indirizzo indicato. Il
ragazzino era ritornato dopo un paio d’ore con un
messaggio di risposta, un foglietto di pergamena sul quale
Estel aveva scritto “Sono molto felice per te, mia cara
Seanna. Dùsgadh è al tuo fianco, e io ti penso sempre. Un
abbraccio, Estel”. Seanna aveva riposto il messaggio tra i
suoi oggetti personali, e sperava di poter rivedere Estel
quanto prima. Una breve visita di cortesia sarebbe stata
sufficiente per entrambe.
Il rumore sordo del portone del maniero che si apriva
annunciò il ritorno di Lord Eoghan, che due giorni prima
si era recato a Sandvalley per fare visita a Lady Alanna
Mordane, la cugina di Meredin Mordane, sorella maggiore
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della defunta Lady Rosaleen. Il lord aveva iniziato una
relazione con Lady Alanna, e contava di prenderla in
moglie entro la primavera. La notizia aveva reso felici tutti,
perché Lady Alanna era una donna docile e adorabile che
avrebbe portato tanta dolcezza tra le mura del maniero.
Mentre Gwenn e Danaes si erano alzate in piedi
esclamando “Nostro padre è tornato!” e si erano affacciate
alla finestra per vedere il lord rientrare sul suo destriero
nero, Seanna aveva percepito una strana sensazione, come
un senso di pericolo, e quindi si era alzata a sua volta
raggiungendo le due ragazze.
“Non è tornato da solo”, annunciò Danaes, dopo aver
dischiuso i balconi per sbirciare giù nel cortile innevato.
“No, non è affatto solo… Chi sarà mai quell’uomo?”,
commentò Gwenn, spingendo il naso verso l’esterno.
“La sua faccia non mi piace per niente, sembra un losco
individuo.”
“Hai ragione… Oh! Guarda i suoi polsi, è legato!”
“Legato?! Oh, si! Dev’essere un brigante!”
Seanna cercò di guardare fuori, ma non c’era sufficiente
spazio, perciò chiese:
“Com’è quell’uomo? Ha forse i capelli e la barba di colore
rossiccio?”
“Sì, rossi come carote pelate!”, disse Danaes.
Gwenn si voltò a guardare Seanna.
“Conosci quell’uomo?”, le domandò subito.
Seanna annuì.
“Si chiama Callum Forel. È il capo di una banda di briganti
che razziano i villaggi.”
98
“E tu come lo sai?”, volle sapere Danaes.
Seanna mantenne un’espressione tranquilla.
“Sono cresciuta in uno di quei villaggi. Il suo nome era ben
conosciuto tra i popolani.”
“Perché nostro padre l’ha portato qui?”
L’innocenza di Danaes faceva sempre tenerezza a Seanna,
che rispose:
“Penso che l’abbia catturato e che ora voglia giustiziarlo.
Callum Forel era ricercato, è l’assassino di vostra madre.”
Le ragazze sbiancarono in viso e si coprirono le bocche con
le mani per soffocare i gemiti di orrore. Nello stesso
istante, Keeran aprì la porta della stanza senza bussare ed
entrò annunciando:
“L’assassino di nostra madre è stato catturato da un
cacciatore di taglie. Nostro padre l’ha portato qui.”
“Lo sappiamo già, ce l’ha detto Seanna.”
Keeran guardò prima Gwenn e poi Seanna.
“Come facevi a sapere chi era?”
Seanna si strinse nelle spalle, pronta a dire un’altra bugia.
“Lo conosco. Era il terrore dei villaggi.”
Per Keeran fu una risposta ovvia, dato che Seanna era nata
e cresciuta a Jerwin.
“Nostro padre lo farà impiccare?”, chiese Danaes.
“Non lo so, in realtà. Callum Forel è un brigante e un
assassino, ha ucciso nostra madre e chissà quante altre
persone. Ma un tempo era una guardia reale del nostro
castello, il migliore cavaliere di tutti. Nostro padre si
fidava di lui, erano amici.”
99
Seanna conosceva la storia di Callum Forel. Keeran le
aveva raccontato ciò che Lady Rosaleen gli aveva fatto in
passato. Quello che Keeran però non sapeva era che lei lo
conosceva per un altro motivo, e Callum Forel l’aveva vista
in faccia il giorno dell’agguato a Waterfall. Se quell’uomo
l’avesse riconosciuta, avrebbe potuto rivelare a tutti il suo
oscuro segreto: Callum sapeva che lei era una rinata di
Dùsgadh e che Estel Raven l’aveva assoldato per vendicare
la sua uccisione. Quell’uomo era a conoscenza di troppe
verità nascoste, e se fosse stato interrogato da Lord
Eoghan gli avrebbe rivelato ogni singola cosa. Seanna
doveva tappargli la bocca prima che potesse parlare.
“Dove lo portano adesso?”, chiese Seanna a Keeran.
“Per il momento lo rinchiuderanno nelle celle sotterranee.
Poi lo interrogheranno, e nostro padre deciderà cosa fare
di lui. È colpevole di assassinio, non credo che avrà pietà
per quell’uomo. Lo farà impiccare ugualmente, anche se
un tempo era un nostro cavaliere. Almeno così credo.”
Seanna rabbrividì. La confessione di Callum sarebbe stata
la sua rovina. Avrebbe dovuto escogitare in fretta un modo
per impedirgli di parlare…
***
La cella in cui lo avevano rinchiuso era gelida e umida, e
puzzava di piscio di cane. Callum Forel era rannicchiato in
un angolo, cercando di riscaldarsi per non morire
congelato. Uno dei suoi uomini l’aveva tradito, rivelando il
suo nome alle guardie di Lord Eoghan per aggiudicarsi la
100
taglia di trecento monete d’argento e fuggire a nord con la
sua banda, verso le terre di Scozia. Callum Forel era stato
acciuffato dalle guardie di Lord Eoghan, che lo avevano
strappato via dal suo nascondiglio segreto e subito
consegnato al loro padrone mentre tornava da un viaggio a
Sandvalley. Lord Eoghan lo aveva guardato con disprezzo,
e poi con amarezza. Forse aveva ricordato i bei tempi in
cui andavano a cavallo insieme e tra di loro correva buon
sangue. Erano stati amici, ma ora non lo erano più. Troppe
cose erano cambiate da allora, e Lord Eoghan non lo
avrebbe perdonato per l’uccisione della moglie, voleva la
sua testa appesa a un cappio, o tagliata di netto da una
spada affilata.
Un leggero fruscio di scarpe sulle pietre del corridoio gli
disse che stava arrivando qualcuno. Le guardie non erano
lì a vegliare su di lui, quindi forse era Lord Eoghan che
veniva a parlargli nel cuore della notte. Rimase di stucco
quando una giovane nobildonna si affacciò alle sbarre in
ferro della sua cella. La fissò, e i suoi occhi celesti che
brillavano nella semioscurità come le iridi di un gatto gli
fecero capire all’istante chi era.
“Ragazza, noi due ci conosciamo”, mormorò, mentre lei
posava a terra la lanterna che aveva in mano.
“Tu non sai nemmeno il mio nome”, bisbigliò Seanna,
gettandogli un tozzo di pane raffermo.
Callum prese il pane e lo strinse tra le mani.
“È vero, non so il tuo nome. Ma conosco la tua storia e so
che ho ucciso Lady Rosaleen e i suoi servitori per
101
vendicare la tua morte. Scommetto che Lord Eoghan non
sa nulla di tutto questo.”
“No, non lo sa. E non lo saprà mai.”
“Uh, una minaccia… Hai avvelenato questo tozzo di pane
per impedirmi di parlare?”
“No. Il pane lo puoi mangiare, è solo vecchio di un giorno.”
“Avrei gradito anche una coperta, qui sotto si gela.”
“Non ti servirà, perché tu non resterai in questa cella.”
“Ah no?... Hai per caso un pugnale nascosto sotto il
mantello per trafiggermi le budella?”
“Non sono venuta fin qui per ucciderti.”
“Dunque è solo una visita di cortesia al povero condannato
a morte? Molto gentile da parte tua, giovane lady.”
“Tu non morirai, Callum Forel. So tutto di te. So chi eri in
passato, so cosa ti ha fatto Lady Rosaleen, e so cos’hai fatto
per me.”
Callum la scrutò attentamente, senza parlare.
“Com’è la tua vita da rinata? Nessuno ha notato che ti
manca l’anima?”
“Dùsgadh veglia su di me costantemente. La mia vita è
perfetta, e nessuno può immaginare quello che sai tu.”
“Bene, sono felice per te. Estel Raven mi ha detto cosa ti è
capitato. Ho provato una gran pena per te, lo sai? E ho
ucciso con piacere Lady Rosaleen e i suoi fidati compari
per renderti giustizia. L’ho uccisa anche per vendicare me
stesso, ovviamente. Quella donna si è presa la mia mano e
tutta la mia vita.”
Seanna vide il moncone di ferro uncinato che aveva al
posto della mano destra.
102
“Mi dispiace per la tua mano. In ogni caso, sei ancora un
ottimo arciere. Hai trafitto il cuore di Lady Rosaleen al
primo colpo, senza sbagliare il bersaglio.”
“Ha pagato degnamente il suo debito. E la mia mano
uncinata funziona meglio di quella che mi è stata mozzata.
Peccato che Lord Eoghan voglia impiccarmi. Pensavo di
morire da vecchio, dopo essermela spassata per un’altra
ventina d’anni.”
Seanna infilò una mano nella tasca del mantello e gli
mostrò la chiave della sua cella.
“Facciamo un patto, Callum Forel. Se io ti libero da questa
cella e dal cappio che ti aspetta, tu mi prometti di sparire
dalla Cornovaglia con tutti i segreti che conosci?”
Callum si mostrò sorpreso.
“Vuoi liberarmi? Sul serio?”
“Solo se prometti ciò che ti ho chiesto di fare.”
“Tu dammi un cavallo e del denaro e io raggiungerò il
porto di Irongriff prima che sorga il sole. Salirò sulla prima
barca mercantile disposta a portarmi in Bretagna e
nessuno vedrà più la mia faccia da queste parti.”
“Giuralo. Adesso.”
“Lo giuro sulla mia mano sana, che possa essere mozzata
se non manterrò la promessa.”
“Non raccontare mai a nessuno che hai vendicato una
dolce fanciulla gettata giù da una scogliera e fatta rinascere
da Dùsgadh. Tu non mi hai mai vista né incontrata. Non
mi conosci. Io non sono mai esistita.”
“Giuro anche questo. Hai la mia parola di ex cavaliere.”
Seanna infilò la chiave nella serratura e spinse forte per far
103
girare il lucchetto arrugginito. La cella si aprì con uno
scatto, e Callum Forel si alzò in piedi.
“Ti sei liberato da solo”, disse Seanna, aprendo la porta
della cella e gettando a terra un punteruolo affilato. “Avevi
questo arnese nei calzoni.”
“Probabilmente sì. E nessuno mi ha palpeggiato le palle
per controllare se fossi armato.”
“Avanti, esci. C’è un mulo sul retro della torre a nord-est
che ti aspetta.”
“Cosa?! Un mulo al posto di un cavallo?”
“Non ho trovato di meglio, mi dispiace. Picchialo a dovere
e lui correrà più forte.”
“E il denaro?”
“Non ti servirà. Sulle barche se ti offri come mozzo ti
portano ovunque.”
“Come le sai tutte queste cose?”
“Le so e basta. Vattene via. E non farti scoprire.”
Callum uscì dalla cella con fare guardingo, fissò Seanna
negli occhi e le sorrise.
“Grazie giovane lady, chiunque tu sia.”
“Non scordare mai ciò che mi hai appena giurato.”
Callum Forel le fece un inchino sgraziato, quindi si mosse
furtivamente verso l’uscita posteriore dei sotterranei e
scomparve dalla sua vista.
Seanna si rimise la chiave in tasca, prese la lanterna e salì i
gradini che portavano al cortile. La neve scendeva fitta,
avrebbe coperto qualunque traccia lasciata dai suoi piedi e
dagli zoccoli del mulo di Callum. Ripose la chiave della
cella nel gancio appeso alla parete della guardiola, dove la
104
guardia di turno si era addormentata, quindi scivolò
rapidamente dentro il maniero e fino al piano superiore,
chiudendosi nella sua stanza. Si levò il mantello e le scarpe
e li ripulì dalla neve, quindi si infilò sotto le coperte e
soffiò sulla candela che bruciava sul suo piedistallo in
ferro. “Scappa Callum, scappa in Bretagna”, pensò,
raggomitolandosi sotto le coperte. Era stata brava. Il suo
segreto era al sicuro. Dùsgadh l’aveva protetta. Strinse il
suo monile di cristallo tra le dita e lo baciò più volte, finché
non si addormentò.
105
Capitolo 11
Il mattino seguente, com’era prevedibile, Seanna fece il
suo ingresso nel salone principale del maniero e vide Lord
Eoghan che parlava con alcune guardie, attorniato da
Keeran, Gwenn e Danaes.
“Buongiorno”, disse Seanna, salutando i presenti con un
leggero inchino.
Keeran si voltò verso di lei e la raggiunse, prendendole le
mani fra le proprie.
“Purtroppo è una pessima giornata. Questa notte Callum
Forel è fuggito dalla sua cella.”
Seanna si finse sorpresa.
“È fuggito?! Come può essere accaduto?”
“La guardia che avrebbe dovuto controllarlo di tanto in
tanto si è addormentata. Callum Forel deve averne
approfittato per liberarsi. Ha usato un punteruolo affilato,
forse lo teneva nascosto nei calzoni o in una scarpa,
avremmo dovuto aspettarci che quel brigante avesse con sé
un’arma o qualcosa di simile. È riuscito ad aprire la cella e
ha rubato un mulo dalla stalla. Non avrebbe potuto
prendere uno dei nostri cavalli, le scuderie sono ben
controllate, lo stalliere ha il sonno leggero. Ad ogni modo,
è riuscito a scappare, e la neve caduta durante la notte ha
coperto tutte le sue tracce. Non sappiamo che direzione
abbia preso, potrebbe essere andato ovunque.”
Seanna guardò oltre le spalle di Keeran, cercando il volto
di Lord Eoghan.
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“Tuo padre come ha reagito alla fuga di Callum?”
“Malissimo. Appena l’ha saputo è diventato furioso.
Adesso si è calmato, ma il suo umore non è dei migliori.”
“Certo, è comprensibile… Non c’è proprio alcun modo per
sapere dove Callum Forel sia scappato?”
“Mio padre ha inviato delle guardie a perlustrare il
territorio in cerca di alcune tracce, è in attesa del loro
ritorno. Sul dorso di un mulo non avrà fatto molta strada,
forse si è nascosto tra i boschi.”
“I muli sono animali pigri, questo è risaputo, ma se li frusti
per bene sulle natiche si mettono a correre, lo so per
esperienza.”
“Allora non ci resta che sperare che Callum Forel abbia
fatto qualche passo falso e che le nostre guardie riescano a
riacciuffarlo.”
Seanna annuì, e Keeran le porse il braccio, al quale lei si
aggrappò. Fu servita la colazione, e durante il pasto
mattutino nessuno aprì bocca, soprattutto Lord Eoghan, il
cui volto tradiva tutta la sua rabbia e preoccupazione.
Fuori nevicava ancora, e la giornata era molto fredda.
Alcuni membri della servitù entravano regolarmente nel
salone per aggiungere nuovi ceppi al fuoco che ardeva fin
dall’alba riscaldando la stanza, e quando la colazione ebbe
termine Seanna si sedette assieme a Gwenn e Danaes sul
bordo del camino per godere del calore del fuoco, mentre
Lord Eoghan passeggiava avanti e indietro in attesa del
ritorno delle guardie e Keeran teneva sotto controllo il
portone del maniero appostato accanto alla finestra. Dopo
107
una lunga attesa, finalmente le guardie ritornarono, e
furono subito accolte all’interno del salone.
“Allora? Ci sono buone notizie?”, chiese Lord Eoghan,
rivolto ai suoi uomini armati.
“Abbiamo perlustrato i boschi da nord a sud, senza trovare
nessuna traccia. La neve ha coperto tutto, e il fuggitivo non
ha cercato rifugio in nessuna locanda. Ci dispiace signore,
ma quell’uomo è svanito nel nulla.”
Lord Eoghan non fu affatto felice di ricevere quelle notizie
negative, e il suo volto si fece truce.
“I popolani rideranno di me quando sapranno che ho
catturato un brigante assassino e che lui è riuscito a
sfuggirmi sul dorso di un mulo. Sarò lo zimbello di tutta
Hornwood.”
Seanna si alzò in piedi e si avvicinò a Lord Eoghan.
“Nessuno riderà di voi, Lord Eoghan. Conosco bene la
gente dei villaggi e so che hanno un grande rispetto per
voi. Callum Forel era ben conosciuto da tutti come un
uomo scaltro e furbo, capiranno che non è colpa vostra se è
fuggito. Hornwood vi ama, dovete credermi.”
L’uomo le rivolse un dolce sguardo.
“Vi ringrazio, Lady Seanna. Mi conforta sapere che il
popolo mi sostiene. Non è piacevole essere derisi dai
propri sudditi.”
“Sono certa che non accadrà. I popolani non hanno il
tempo di perdersi in inutili chiacchere, la loro vita è molto
dura, specialmente quando l’inverno è così rigido.”
Lord Eoghan annuì.
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“Avete ragione, Lady Seanna. Forse dovrei prestare
maggiore attenzione ai miei sudditi. Di cosa potrebbero
aver bisogno in queste giornate rigide e nevose?”
“Cibarie, questo è certo. Farina per impastare il pane e
verdure per cuocere zuppe calde. Il latte di capra non
manca loro, e neppure la carne di maiale e le uova. I pozzi
gelano solo in superficie, perciò sono provvisti d’acqua, e
le greggi sono state rasate sul finire dell’autunno, quindi le
coperte sono già state cucite. Avranno provviste di legna
sufficienti per scaldarsi, d’estate si riempiono le legnaie in
previsione della stagione invernale.”
“Dunque è solo il cibo che scarseggia?”
“Sì, Lord Eoghan. Il terreno è sterile d’inverno, e molte
famiglie hanno più di quattro figli da sfamare. Talvolta i
raccolti estivi non bastano per coprire tutti i mesi freddi.”
Lord Eoghan immaginò per un attimo la vita dei suoi
sudditi fatta di stenti e povertà, e il suo cuore si addolcì.
“Ordinerò ai miei uomini di portare farina, patate, rape e
cavoli in ogni villaggio. Dieci sacchi di ciascun alimento
basteranno per un singolo villaggio?”
Seanna sorrise.
“Basteranno di certo, i villaggi sono piccoli, e i popolani si
spartiranno le razioni in modo equo.”
“Bene, allora provvederò oggi stesso a prestare soccorso a
chi soffre la fame e non ha la fortuna di essere nato nobile.
I nostri rifornimenti sono più che sufficienti a sfamarci
fino a primavera inoltrata, manderò i miei uomini tra i
villaggi a portare il cibo ai miei sudditi.”
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“È un gesto molto nobile, Lord Eoghan, avete un cuore
d’oro. I popolani vi saranno molto grati per il vostro aiuto,
salverete numerosi bambini che spesso non hanno nulla
da mangiare eccetto un po’ di latte.”
“È il minimo che posso fare per il mio popolo. Quest’anno
l’inverno è spietato, non si è mai vista così tanta neve.”
Seanna raggiunse il lord e gli strinse un braccio, mentre il
suo volto gli sorrideva dolcemente e i suoi occhi lucenti
splendevano come gemme.
“Sono lieto di avervi qui, Lady Seanna. Voi mi rendete un
uomo migliore. Rallegrate le mie figlie. E allietate i giorni
di Keeran. Siete una creatura meravigliosa.”
“Vi ringrazio, Lord Eoghan.”
Lui le fece una carezza paterna sfiorandole il viso, poi le
prese la mano destra e vi depose un bacio.
“Scusatemi, ora devo tornare ad occuparmi dei miei
problemi personali. Volate fra le braccia di Keeran.”
Seanna chinò il capo in segno di rispetto e si allontanò per
raggiungere Keeran, che la prese fra le braccia e le depose
un bacio sulla fronte.
“Signore, dobbiamo proseguire con le ricerche del
prigioniero fuggito?”, domandò una delle guardie.
“No, credo che oramai sia inutile. Chiedete al capo mastro
di creare delle nuove pergamene con il nome di Callum
Forel e la sua descrizione, e fate apporre una nuova taglia
di cinquecento monete d’argento per chi riuscirà a
trovarlo. Una volta pronte, fate distribuire le pergamene in
tutte le locande e affiggetene alcune fuori dai confini di
Hornwood.”
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“Ai vostri ordini, signore. È tutto?”
“No. Scegliete un gruppo d’uomini che non siano già stati
in ricognizione stamani e date loro istruzioni sulle riserve
alimentari da portare ai villaggi. Che tutti ricevano le
cibarie, nessun villaggio escluso.”
“Sarà fatto, signore.”
“Bene, siete congedati.”
Le guardie si voltarono e uscirono dal salone chiudendosi
le porte alle spalle, e Lord Eoghan si rivolse ai membri
della sua famiglia.
“Mi ritiro nelle mie stanze per scrivere delle missive da
inviare ai nostri amici dei casati nobiliari della Cornovaglia
per ragguagliarli su Callum Forel. Non intendo rinunciare
alla possibilità di riacciuffarlo.”
“Buon lavoro, padre.”
“Grazie Keeran. Tieni compagnia alle nostre adorabili
giovani dame. Se volete, chiamate i musici e danzate, così
vi riscalderete i piedi.”
Lord Eoghan lasciò il salone, e Gwenn prese in parola il
padre, chiamando subito i suonatori di cetra e mandolino
affinché intonassero delle ballate corniche, e mentre fuori
continuavano a cadere grossi fiocchi di neve, Keeran si
prestò a fare da cavaliere alle sue amabili sorelle e alla sua
adorata promessa sposa facendole danzare e divertire.
***
Quel giorno stesso, Callum Forel sbarcò in Bretagna, sulle
coste a nord delle terre di Francia, e trovò rifugio in una
111
piccola locanda, dove pagò una stanza con i pochi spiccioli
prestatigli da un mozzo della barca mercantile che lo aveva
condotto fin lì via mare. La prima cosa che fece fu radersi
del tutto la barba e i baffi rossicci, poi si tagliò i capelli
incolti, e a stento si riconobbe quando si guardò nel
riflesso della lama del coltello usato come rasoio. Decise
che gli serviva un nuovo nome, e da quel giorno si fece
chiamare Antoine Brughel, identità rubata al personaggio
menzionato in una ballata popolare bretone. Due giorni
dopo, grazie a un passaggio di fortuna sul carro di un
contadino, raggiunse la città di Parigi, dove trovò lavoro
presso una fattoria che allevava vacche da latte e
produceva formaggi. Grazie all’aiuto di una lavorante che
pareva interessata alle sue attenzioni, sostituì il moncone
di ferro uncinato con una finta mano di stoffa cucita e
riempita di paglia, fissata al polso da una stretta fasciatura
e ricoperta da un guanto di cuoio. Non potendo usare
entrambe le mani, il fattore gli assegnò il compito di
badare ai porci e agli animali da cortile, e sebbene non
fosse un lavoro eccitante quanto il mestiere di ladro e
brigante, Antoine Brughel si adeguò a quella sua nuova
vita, senza mai dimenticare di essere stato salvato da una
bionda fanciulla dagli occhi luminosi come stelle priva
d’anima ma dotata di un cuore gentile.
Callum Forel smise di esistere, e divenne un personaggio
leggendario della Cornovaglia menzionato solo nei canti
popolari delle locande frequentate da ubriaconi e forestieri
di passaggio. Lord Eoghan non riuscì mai più ad avere sue
112
notizie e si arrese all’evidenza di essere stato beffato
dall’uomo più astuto di tutta Hornwood.
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Capitolo 12
Primavera inoltrata…
Era un giorno importante per i membri del casato dei
Blackclaw. Lord Eoghan avrebbe sposato in seconde nozze
Lady Alanna Mordane, e subito dopo la loro cerimonia,
anche il giovane Lord Keeran e Lady Seanna Merrick
sarebbero stati uniti in matrimonio. La giornata era
splendida, soleggiata e mite, e i due matrimoni si
sarebbero svolti all’esterno del maniero, nel giardino
circondato dal roseto selvatico in fiore. Lord Eoghan non
aveva invitato i nobili e le nobildonne dei casati
circostanti, preferendo che entrambe le cerimonie fossero
private, riservate solo ai componenti della sua famiglia.
Nel fermento generale che regnava tra i servi alle prese con
i preparativi del banchetto nuziale, Gwenn e Danaes,
abbigliate da damigelle con due abiti di seta rosa pallido
dal taglio identico e i capelli pettinati allo stesso modo,
raccolti dietro la nuca in una cascata di boccoli bruni e
castani, si precipitarono di corsa nella stanza personale di
Seanna, trovandola già vestita e pettinata.
“Ma come? Sei già pronta?”, esclamò Danaes dispiaciuta.
“Perdonami Danaes, ero così emozionata che non riuscivo
a stare a ferma e mi sono occupata dei capelli e dell’abito
da sola. Dimmi, ho fatto un buon lavoro?”
Gwenn precedette la sorella minore.
114
“L’acconciatura è perfetta, ti manca solo la tiara”, disse,
accostandosi a lei. “E noi te l’abbiamo portata.”
All’interno di un piccolo bauletto, la tiara d’argento
tempestata di zaffiri blu brillava come il più prezioso degli
oggetti, e Danaes ebbe l’onore di posarla sul capo di
Seanna infilandola tra le sue ciocche bionde raccolte dietro
la nuca in una cascata di boccoli dorati, pettinatura uguale
a quella delle due sorelle di Keeran. Anche l’abito nuziale
aveva la stessa foggia, lungo e svasato, con la scollatura
circolare e le maniche lunghe ampie sui polsi, cambiava
solo il colore, bianco anziché rosa pallido.
“Adesso sei pronta per sposarti”, decretò Danaes,
guardandola con ammirazione.
“Lady Alanna è già scesa in giardino, sta per raggiungere
nostro padre, e Keeran ti aspetta nel salone principale.
Vogliamo scendere e unirci agli altri?”
“Sì, Gwenn, non vedo l’ora.”
“Sei emozionata?”
“Moltissimo. Non avrei mai pensato di vivere questo
giorno, l’ho sognato tante volte, ma credevo che fosse
irrealizzabile.”
“E invece sta per avverarsi. Keeran non avrebbe potuto
scegliere una sposa più bella e intelligente di te. Ricorda
sempre che sei una di noi, anche se non hai sangue nobile,
e non ripensare più al passato, è stata un’altra vita.”
“Già. Era davvero un’altra vita”, ammise Seanna,
ricordando a se stessa le sue origini plebee e poi la sua
morte e rinascita ad opera di Dùsgadh, il signore del
risveglio.
115
“Su, andiamo, altrimenti nostro padre si sposerà senza di
noi. E tu Seanna non puoi far attendere oltre il povero
Keeran, ti sta aspettando da due ore!”
Trascinata fuori dalla stanza e giù per le scale
dall’esuberante Danaes, Seanna fece il suo ingresso nel
salone del maniero, dove Keeran l’attendeva in piedi vicino
al camino spento, in una bellissima tunica argentata e con
i capelli bruni sciolti sulle spalle e accuratamente pettinati.
Quando la vide entrare, il suo viso tradì tutta l’emozione e
la gioia che tratteneva a stento, e il suo sorriso fu quasi
impacciato e timido.
“Sei arrivata finalmente”, disse, rimirandola da capo a
piedi. “Mio cugino Bowen non sposerà mai una lady
graziosa quanto te, mi sento molto fortunato in questo
momento. Sei uno splendore, e tra poco sarai per sempre
mia, come ho sperato dal primo giorno che ti ho vista,
affacciata sulla soglia del tuo alloggio mentre ti spazzolavi i
capelli che tenevi sempre raccolti in una crocchia.”
“Era un’altra vita, Keeran. Ero diversa allora.”
“Non sei affatto cambiata, soltanto migliorata. Ma sei
sempre tu, la mia dolcissima Seanna.”
Lo sguardo che si rivolsero mise in allerta Gwenn.
“Ehm… Dovremmo uscire in giardino. Non baciatevi
prima di esservi sposati, rendiamo tutto più solenne.”
“È un po’ tardi, Gwenn. Io e Seanna…”
“Sì, lo so cos’avete fatto più e più volte, trasgredendo alle
regole prematrimoniali, ma fingiamo che non sia mai
successo nulla, comportatevi come due fidanzati casti e
immacolati.”
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Keeran rise, divertito.
“Sarebbe preoccupante se io fossi casto e immacolato.”
“Oh, Keeran!”, lo rimbeccò Gwenn, mostrando la sua
indole pudica.
Lo squillo di una tromba fece sussultare tutti e quattro.
“Il matrimonio di nostro padre con Lady Alanna sta per
cominciare! Andiamo!”, esclamò Danaes, correndo fuori
dal salone per prima.
“Ci siamo. Tra un po’ toccherà a noi due”, disse Keeran a
Seanna, porgendole il braccio.
“Non riesco a credere che diventerò tua moglie.”
“Ripensamenti?”
“Nessuno.”
Gli sorrise, infilò il braccio nel suo e lasciarono il salone
seguiti da Gwenn.
Nel giardino del maniero, Lord Eoghan e Lady Alanna
furono uniti in matrimonio da Ser Urie Valry con un rito
breve e solenne, al termine del quale i due sposi poterono
baciarsi tra il suono delle cetre e di un’arpa. A quel punto,
Keeran e Seanna avanzarono sul prato fino al cospetto
dell’anziano Ser Urie, e la celebrazione ebbe inizio. I due
giovani ricevettero la benedizione del sacerdote devoto agli
antichi e nuovi dei, quindi le loro mani furono intrecciate
da un nastro di velluto rosso e insieme pronunciarono le
sacre promesse nuziali. Seanna tremò come una foglia per
tutto il tempo, e a Keeran cadde di mano l’anello d’oro con
il rubino rosso che voleva donare alla propria sposa. Ma
alla fine il rito si concluse e anche Keeran e Seanna si
scambiarono un bacio. Le trombe squillarono e i presenti
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gioirono, e una giovane serva uscì in giardino per portare a
tutti del sidro di mela con cui festeggiare.
Dal cancello laterale che sbarrava l’ingresso del giardino,
Estel Raven sorrise compiaciuta e felice nel vedere Seanna
Merrick diventare la sposa del giovane Lord Keeran, e
pregò il signore del risveglio affinché vegliasse sempre
sulla giovane coppia appena unita in matrimonio. Accanto
a lei, avvolta in un mantello di lino grezzo, un’altra giovane
donna dai capelli castani striati di grigio e gli occhi color
verde oliva si lasciò andare al pianto nel vedere la propria
bambina divenuta donna e presa in moglie da un
affascinante e premuroso lord. Kira Merrick, la madre di
Seanna, aveva saputo da Estel Raven che la figlia stava per
sposarsi e aveva lasciato il villaggio di Jerwin per assistere
in segreto alle sue nozze. Nella missiva inviata ad Estel,
Seanna aveva scritto “vorrei che mia madre potesse
vedermi nel giorno del mio matrimonio ed essere
orgogliosa di me”, ed Estel aveva provveduto a recarsi a
Jerwin per avvisare la donna del desiderio della figlia.
“La mia bambina avrà una vita felice, quella che io non
avrei mai potuto darle”, disse Kira rivolta ad Estel.
“Sei orgogliosa di lei?”
“Come potrei non esserlo? È la mia unica figlia, cresciuta
tra la polvere dei campi e divenuta una nobildonna. Era
questo il suo destino, lo è sempre stato, ecco perché l’ho
messa al mondo. Sapevo che un giorno si sarebbe
riscattata, dopotutto la nobiltà scorre nelle sue vene.”
“Credo sia importante che Seanna sappia chi era suo
padre. Vuoi darmi la lettera che hai scritto per lei?”
118
“Eccola qui”, disse Kira Merrick, consegnando a Estel un
foglio di pergamena ripiegato su stesso in quattro parti.
“Come farai a dargliela? Non sei stata invitata alle nozze.”
“Non preoccuparti, seguimi e sta a guardare.”
Estel e Kira lasciarono il cancello affacciato sul giardino,
percorsero a piedi il perimetro della cinta muraria fino al
portone del maniero, quindi Estel bussò al portone per tre
volte e una guardia aprì una finestrella per guardare fuori.
“Cavaliere? Può farmi un favore?”
Ammaliato dagli occhi verdi della sconosciuta dai capelli
di fiamma, il giovane soldato annuì senza emettere alcun
suono ed Estel infilò nella finestrella il quadrato di
pergamena.
“Consegnate questo messaggio a Lady Seanna Merrick, e
ditele che lo ha portato un ragazzino venuto da Jerwin.”
“Sarà fatto”, disse il soldato, prendendo il messaggio e
richiudendo la finestrella.
Estel sorrise soddisfatta. Grazie alla magia, il suo sguardo
aveva incantato il soldato senza alcun problema.
“Torniamo a Jerwin adesso. Seanna saprà chi era suo
padre, lasciamo che si goda il giorno più bello della sua
vita con la famiglia che l’ha accolta e trasformata in una
nobildonna.”
Kira annuì, e salì sul proprio carretto guidato da un mulo.
Estel prese posto al suo fianco, e le due donne
imboccarono il sentiero che s’inoltrava tra i boschi e le
campagne di Hornwood.
***
119
Il banchetto nuziale era in corso e le due coppie di sposi
avevano già danzato per tre volte di seguito. La musica
allietava gli animi e il buon cibo deliziava i palati.
Bowen Blackclaw stava per terminare il suo augurio di
felicità e figli maschi al proprio cugino e alla sua neo sposa
quando uno dei due soldati posti di guardia al portone
mise piede nel salone e reclamò l’attenzione dei presenti.
“Scusatemi per l’interruzione, signori. Dovrei consegnare
un messaggio a Lady Seanna Merrick. L’ha portato un
ragazzino venuto dal villaggio di Jerwin. Presumo sia una
comunicazione importante.”
Lord Eoghan si alzò dal tavolo e prese il messaggio, quindi
congedò il soldato e si volse verso Seanna.
“Tenete, Lady Seanna. Il vostro messaggio.”
Lei prese fra le dita il pezzo di carta ripiegato e commentò:
“Sono certa che è da parte di mia madre. Deve aver saputo
in qualche modo che stavo per sposarmi.”
“Allora leggetelo subito, potrebbe avervi inviato le sue
congratulazioni per il vostro matrimonio.”
“Sì, immagino sia così”, replicò Seanna, chiedendosi come
sua madre avesse saputo delle sue nozze. Doveva essere
stata Estel a darle la notizia, solamente lei sapeva che stava
per sposare Keeran. Aprì il foglio di pergamena piegato in
quattro parti e riconobbe subito la calligrafia incerta di sua
madre e il suo linguaggio da contadina.
“Scusatemi se non lo leggo a voce alta, mia madre non ha
potuto imparare ad esprimersi educatamente.”
120
“Non preoccuparti Seanna, è indirizzato a te, non devi
leggerlo a tutti”, la rassicurò Keeran, sorseggiando del vino
rosso dal suo calice.
“Va bene. Allora vi dirò cosa mi manda a dire.”
Senza aspettare oltre, Sianna lesse le parole di sua madre,
poche righe scritte di certo con un po’ d’inchiostro e la
punta di una penna strappata ad un pollo.
“Mia madre mi fa sapere che sta bene, anche se sente la
mia mancanza e l’inverno è stato molto duro per lei…
Ringrazia voi, Lord Eoghan, per aver ricevuto farina e
verdure con cui sfamarsi, e dice che tutto il villaggio ne ha
beneficiato… Mi augura una vita lunga e felice al fianco di
Keeran… Ed è orgogliosa di me e piena di gioia per la
posizione che ho raggiunto… Se avesse potuto, si sarebbe
occupata lei stessa della mia istruzione, ma la mancanza di
denaro gliel’ha impedito… Aggiunge che…”. Si fermò un
istante, stupita da ciò che aveva appena letto. “Mia madre
mi chiede scusa per… non avermi mai detto… chi era mio
padre…”. Seanna si fermò di nuovo, incerta se continuare a
parlare o tenere per sé quel segreto svelato in poche
parole. “Io… non so cosa dire… scusatemi, sono perplessa.
Mia madre mi ha sempre detto di essere figlia di un
forestiero di passaggio a Jerwin, un uomo senza
importanza… Ma ora… Ora lei mi confessa che in realtà
sono figlia di… un lord di Scozia… un nobile di nome
Gregor Cassel… E termina la lettera dicendo che lui non ha
mai saputo della mia esistenza… E infine mi augura ogni
bene.”
121
Seanna sollevò gli occhi e incontrò lo guardò stupito di
tutti i presenti. Nella sorpresa generale, Keeran guardò suo
padre, Gwenn e Danaes si guardarono tra di loro, Lady
Alanna guardò prima il marito e poi Seanna.
“È una notizia meravigliosa, mia cara”, disse la nobildonna
per prima, spezzando il silenzio.
Lord Eoghan prese parola dopo la sua sposa e disse:
“Mia moglie Alanna ha ragione. È una buona notizia,
sorprendente direi, soprattutto perché ho avuto modo di
conoscere Lord Gregor Cassel in gioventù.”
Seanna sgranò gli occhi.
“Dite davvero? Avete conosciuto mio padre?”
“Esattamente. All’epoca avevo l’età di Keeran, ed ero un
giovane piuttosto irrequieto, per non dire scapestrato… Il
mio buon vecchio padre non riusciva a tenermi a bada, e
per punizione mi mandò per un anno in Scozia, al castello
dei Cassel, molto noti per essere abili guerrieri. Voleva che
imparassi a combattere, anziché correre dietro alle sottane
delle fanciulle, e il mio addestramento militare presso la
famiglia Cassel fu un’esperienza indimenticabile. Lord
Gregor era un ragazzo esuberante, sfrontato, impavido ed
estremamente abile a maneggiare la spada. Ogni duello
contro di lui era perso in partenza, non sono mai riuscito a
batterlo, e questo non mi rende onore. Ma era anche un
divertente mascalzone, amante della buona birra e delle
belle donzelle. Ci divertimmo molto io e lui durante
quell’anno di addestramento voluto da mio padre, e
ricordo benissimo che Lord Gregor aveva i vostri stessi
identici capelli biondi e gli occhi più azzurri che avessi mai
122
visto sulla faccia di un maschio. Era fin troppo
affascinante, metteva quasi soggezione, voi gli somigliate
moltissimo Lady Seanna, avete ereditato i suoi tratti, e
certamente anche il suo sangue.”
“Significa che sono metà nobile e metà popolana?”
“Ovviamente, cara. E aggiungerei che siete anche metà
scozzese e metà cornica.”
“Sono sconvolta… Mio padre era un lord… Ho sangue
nobile che scorre in me…”
“Eravate una lady perfetta anche prima di scoprire
l’identità di vostro padre. Questa discendenza scozzese
aggiunge valore a quello che possedete già.”
Seanna si strinse la lettera al petto.
“Cos’altro sapete di Lord Gregor Cassel?”
“Se non erro, si è sposato ben quattro volte, e ha avuto
dieci eredi, tutti figli maschi. Voi siete l’unica femmina che
ha generato. Come ha conosciuto vostra madre?”
“Da quel poco che mi ha raccontato, mia madre ha
ospitato nella sua casa un forestiero di passaggio, e gli ha
offerto… molto più di un piatto di zuppa.”
“Credo sia stato Lord Gregor a chiedere qualcosa di più
della zuppa, è tipico di lui, specialmente se vostra madre
era una bella donna.”
“Sì, era molto bella da giovane. Ma poi il duro lavoro nei
campi ha rovinato le sue mani e il sole ha invecchiato il suo
viso precocemente... Mi chiedo perché non mi abbia mai
detto chi era mio padre in realtà. Perché confessarlo
proprio adesso?”
123
“Forse ha pensato che ora che fate parte di questa famiglia
fosse importante farvi sapere che non siete una comune
popolana, ma la figlia di un lord scozzese. È il suo dono di
nozze per voi, un gesto molto bello da parte di vostra
madre… Vorreste conoscere vostro padre, Lady Seanna?”
Lei soppesò a lungo la domanda di Lord Eoghan, per poi
rispondere:
“No, non credo di volerlo conoscere. Lui non sa della mia
esistenza, sono nata da una relazione con una donna che
non intendeva rivedere, perciò perché mai dovrei mettere
in subbuglio la sua vita? Avrà già il suo bel daffare con
dieci figli maschi e quattro mogli da gestire, mi basta
sapere com’era e voi me lo avete dipinto molto bene.”
“Vi racconterò tante altre cose su di lui, aneddoti e ricordi,
sempre che vi faccia piacere.”
“Oh, sì! Ne sarei lieta. Grazie Lord Eoghan.”
Bowen si alzò in piedi in quel momento e con il calice
colmo di vino in mano disse:
“Io proporrei di brindare ai novelli sposi, Lord Eoghan e
Lady Alanna, e Lord Keeran e Lady Seanna, e data la
recente scoperta, alziamo i calici anche a Lord Gregor
Cassel e alla sua unica figlia femmina, Lady Seanna
Merrick Cassel Blackclaw!”
“Ben detto, Bowen! Brindiamo!”, esclamò Keeran,
alzandosi a sua volta e sollevando il suo calice.
Tutti lo imitarono, e i calici cozzarono uno contro l’altro in
quel giorno di festa e di sorprese inaspettate. Il banchetto
nuziale riprese il suo corso, e poco dopo Keeran trascinò
Seanna al centro della sala per danzare di nuovo con lei.
124
“Ho sposato una lady con sangue scozzese, chi l’avrebbe
mai detto?”, sussurrò Keeran all’orecchio di Seanna.
“Cambia qualcosa per te?”, domandò lei.
“Assolutamente no, Seanna. Ti rende solo più appetibile.”
Lei gli sorrise, e si perse tra le sue braccia, felice di essere
la sua sposa.
“Ti amo, Keeran Blackclaw.”
“E io amo te, Seanna Cassel.”
Lei rise, contenta che sua madre le avesse rivelato
quell’importante particolare sulla sua discendenza, e si
ripromise di scriverle l’indomani stesso una lettera di
ringraziamento per il regalo che le aveva fatto. Avrebbe
scritto anche ad Estel, che di certo aveva messo il suo
zampino nella rivelazione del segreto sull’identità di suo
padre. Dal canto suo, Keeran Blackclaw non vedeva l’ora
che il banchetto nuziale finisse al più presto, per poter
scivolare sotto le lenzuola assieme a Seanna e consumare
la loro prima, per così dire, notte di nozze.
125
Capitolo 13
Sei mesi dopo…
Un folto tappeto di foglie secche cadute dalle chiome degli
alberi pennellati di ruggine e giallo ricopriva il giardino del
maniero, e il vento che soffiava da sud portava con sé
l’odore muschiato della nebbia. Un nuovo inverno era alle
porte, e si annunciava rigido e nevoso come quello
dell’anno precedente. Seanna camminava nel giardino
calpestando le foglie secche, che scricchiolavano e si
sbriciolavano sotto il suo peso, e scrutava il cielo nuvoloso
in attesa di veder comparire le ali spiegate in volo del
piccolo falco che da qualche mese Estel Raven aveva
istruito affinché fungesse da portatore di messaggi tra lei e
Seanna. La notte precedente, prima di andare a dormire,
aveva scritto un messaggio per Estel, esprimendole la sua
preoccupazione riguardo al fatto che nonostante l’intensa
attività amorosa tra lei e Keeran il suo ventre non
sembrava intenzionato ad accogliere una nuova vita, e
Seanna iniziava a pensare di non poter essere in grado di
concepire dei figli, proprio come Lady Alanna. Aveva
chiesto a Estel se il mancato concepimento di un bambino
fosse causato dalla sua rinascita dal mondo dei morti, e
sperava vivamente che Estel le dicesse che non era quella
la causa. Dopo aver arrotolato il messaggio, lo aveva
affidato al falco, che poi aveva spiccato il volo dalla finestra
della stanza verso i boschi di Hornwood con la pergamena
126
stretta nel becco giallo. Sarebbe dovuto ritornare a
momenti, solcando il cielo grigio di quel primo mattino
umido e freddo. Keeran dormiva ancora nel loro letto
nuziale, ignaro che la giovane moglie si fosse svegliata
all’alba. Seanna udì un familiare battito d’ali e vide il falco
planare sul ramo spoglio di un tiglio. Lo raggiunse ai piedi
dell’albero e il falco aprì il becco lasciando cadere un
rotolino di pergamena inviato da Estel. Seanna lo raccolse
da terra e lo srotolò con impazienza, ma la risposta di Estel
non le piacque per nulla. “Seanna, perdonami per non
averti parlato prima di tutte le conseguenze del tuo
risveglio, l’ho fatto perché speravo in un miracolo, ma
forse ho riposto troppa fiducia nei doni di Dùsgadh.
Pochissime donne rinate possono concepire dei figli. Un
neonato possiede un’anima, e non può essere generato da
una madre che non ne ha una, nascerebbe morto, privo di
spirito, ecco perché noi donne rinate non avremo mai dei
figli. Neppure io posso generare una nuova vita, è il
prezzo che Dùsgadh fa pagare alle donne rinate… Mi
dispiace Seanna, non potrai dare un erede a Keeran”.
Dunque era così. Oltre all’anima, Dùsgadh si era preso
anche la sua fertilità. Sconfortata da quanto aveva letto,
Seanna accartocciò il foglio tra le dita e se lo mise in tasca,
e mentre riprendeva a passeggiare sul tappeto erboso
ricoperto di foglie secche, si chiese come avrebbe potuto
mantenere vivo il suo matrimonio con Keeran, che di certo
si aspettava di avere degli eredi… Quella stessa notte,
mentre giaceva al suo fianco nel soffice letto a baldacchino,
una lacrima le solcò il viso brillando alla luce delle candele
127
e Keeran la guardò preoccupato.
“Seanna, perché piangi?”, le chiese, asciugandole la
lacrima con il pollice. “C’è qualcosa che non va?”
Lei sospirò affranta, e ammise:
“Sono triste. E mi sento inutile.”
“Perché ti senti così? È colpa mia? Non ti rendo felice?”
Lei scosse il capo adagiato sul cuscino.
“No, Keeran, non è colpa tua, tu mi riempi di gioia, ogni
giorno e ogni notte.”
“Allora che cos’hai? Dimmelo, ti prego.”
Seanna gli accarezzò il viso con i polpastrelli, guardandolo
negli occhi nocciola pieni di dolcezza.
“Credo di non essere in grado di concepire dei figli.”
Keeran sbatté le palpebre rapidamente.
“Cosa te lo fa pensare?”
“L’evidenza dei fatti. Quante volte abbiamo fatto l’amore
da quando ci siamo innamorati? Moltissime, e il tuo seme
non mi ha mai ingravidata. Questo può significare soltanto
che il mio ventre non è in grado di generare una nuova
vita. Non posso darti un figlio, non avremo mai un
bambino tutto nostro da stringere tra le braccia.”
Keeran le accarezzò i capelli.
“Forse è troppo presto, o ci vuole del tempo. Non è detto
che tu sia incapace di avere dei bambini.”
“No, Keeran… Il mio ciclo mensile è regolare, ma il mio
grembo è sterile. Sono una donna, e queste cose le sento. Il
tempo non mi farà restare gravida, ne sono certa.”
Keeran non sembrò affatto turbato da quanto gli aveva
appena detto.
128
“Non devi essere triste, Seanna… Anche se non potremo
avere dei figli, tra noi due non cambierà nulla, il nostro
amore resterà immutato.”
“Ma tu hai bisogno di un erede per il tuo casato, un figlio
maschio che prenda il tuo posto quando sarai anziano…
Chi governerà su Hornwood se non potrò darti un figlio?”
“Dimentichi che i Blackclaw sono in tre. Gwenn sarà una
perfetta governatrice se io non avrò degli eredi, e Danaes
dopo di lei. Il nostro casato non si estinguerà per colpa
mia, le mie sorelle regneranno al mio posto.”
“Ma io desideravo tanto darti un figlio… E tu hai bisogno
di diventare padre, è giusto che sia così.”
“Io ho bisogno di te, Seanna. Sei tu la mia ragione di vita.
Non sarà certo la mancanza di un figlio che ti renderà
meno importante ai miei occhi. Mi basti tu, non desidero
altro, te l’assicuro.”
“Tra un paio d’anni cambierai idea e vorrai avere un
bambino che somigli a te o a me.”
“Non cambierò idea, non temere.”
“E se invece accadesse? Cosa faremo?”
“Nulla, perché non succederà. Noi due stiamo così bene
insieme, non abbiamo bisogno di un bambino.”
Seanna intrecciò le dita di una mano con le sue.
“Mi dispiace di non essere perfetta, Keeran.”
“Non dire sciocchezze, io ti amo così come sei, e ai miei
occhi sarai sempre perfetta. Non dire mai più che ti senti
inutile perché non lo sei affatto, e levati dalla testa
quest’idea assurda di avere il dovere di darmi un erede.
Non ti ho sposata per questo motivo. Ti ho presa in moglie
129
perché ti amavo e volevo che fossi soltanto mia. Tu mi
rendi felice, non immagini quanto.”
Seanna vide che era sincero e la sua tristezza si dissolse.
“Allora non è una brutta cosa il fatto che io non sia in
grado di concepire? Non ti rende triste?”
“Assolutamente no, non mi importa.”
“Ne sei sicuro?”
Keeran le cinse la vita con le braccia e la strinse a sé.
“Basta con questi discorsi noiosi, facciamo l’amore.”
“Di nuovo? L’abbiamo già fatto due volte…”
“Ne voglio una terza. E non pensare ai bambini, chiaro?”
“Va bene, non parliamone più.”
“Esatto, impegniamoci in qualcosa di più eccitante.”
Seanna recuperò il sorriso che aveva perso, e dopo quella
notte chiarificatrice l’argomento eredi non fu più trattato.
***
Due settimane dopo, complice una radiosa giornata di sole
che avrebbe potuto essere l’ultimo scampolo d’autunno
prima dell’arrivo delle tempeste invernali, Keeran e
Seanna si svegliarono presto e durante la colazione
decisero che avrebbero passato la giornata a cavalcare tra i
boschi insieme, loro due da soli. Abbigliati con comodi
vestiti da equitazione e protetti da mantelli bordati di
pelliccia allacciati sul petto, raggiunsero le scuderie mano
nella mano e fecero preparare i loro cavalli.
“Lord Keeran, faccia riposare il suo puledro di tanto in
tanto”, disse lo stalliere, mentre sellava il suo cavallo nero.
130
“Ho notato che la sua zampa destra anteriore è
leggermente gonfia. Penso che si tratti di un tendine
infiammato, quindi non lo affatichi troppo.”
“Capisco. Ad ogni modo può galoppare senza problemi?”
“Sì, certamente. Non sente alcun dolore, l’infiammazione è
leggera, e comunque ora gli fascerò la zampa per maggiore
sicurezza, in modo che il tendine non si infiammi di più.”
“Pensa che dovrei prendere un altro cavallo?”
“No, non è il caso. La fasciatura lo farà stare meglio, eviti
di condurlo su terreni troppo rocciosi, così la zampa non
subirà dei duri colpi.”
“Va bene, starò attento, e lo farò riposare.”
“Male che vada, se la zampa dovesse fargli male, punterà
gli zoccoli a terra e non vorrà più cavalcare”, commentò lo
stalliere con un’alzatina di spalle.
“Perfetto. Mi lascerà a piedi”, commentò Keeran, con una
risata divertita e sarcastica.
Seanna rise a sua volta, immaginando il puledro che si
fermava di colpo e il povero Keeran costretto a tirarlo per
le redini mentre l’animale faceva resistenza come un mulo.
“Non si preoccupi, Lord Keeran, il suo cavallo è giovane e
forte, quest’infiammazione non è nulla di ché.”
Dopo che il cavallo fu sellato e la sua zampa fasciata ben
stretta, Keeran accarezzò il muso del suo amato puledro e
poi salì sulla sua groppa sistemandosi sulla sella.
“Seanna, sei pronta?”
Lei annuì con un cenno del capo dall’alto della sua cavalla
grigia con il muso bianco.
“Benissimo. Avviamoci allora.”
131
Marito e moglie si accostarono l’uno all’altra facendo
passeggiare i cavalli nel cortile assolato e imboccarono
l’uscita del maniero per poi proseguire al passo lungo la
discesa erbosa che digradava verso le campagne di
Hornwood.
“Sei mai stata sulle colline di Goldfield?”
“No, le ho viste solo dalla pianura.”
“Ti sei persa un panorama mozzafiato. Oggi ti porterò là,
sono certo che resterai stupita dalla visuale che offre la
cima più alta delle colline.”
Lanciarono i cavalli al trotto, percorrendo alcune miglia
tra radure e tratti boschivi, godendosi i colori della natura
infiammata dall’autunno e riscaldando i muscoli dei loro
animali, e mezz’ora dopo iniziarono a galoppare a velocità
moderata spingendosi a nord, verso le colline di Goldfield.
***
I cavalli galoppavano vicini, testa a testa, sfidandosi a
vicenda a correre più veloci l’uno dell’altro sul morbido
terreno della valle che precedeva le colline di Goldfield. Il
rumore dei loro zoccoli era cupo e pesante, le loro zampe
guadagnavano miglia su miglia con slanci poderosi e
affondi potenti, i loro respiri erano rapidi e profondi, i
muscoli scattanti sotto la pelle lucida di sudore. Keeran
gettò uno sguardo eccitato a Seanna, sorridendole con i
suoi occhi nocciola pieni di entusiasmo e di vita, e lei
contraccambiò lo sguardo e il sorriso pensando che quel
giorno Keeran era più affascinante che mai. Per un breve
132
tragitto il suo puledro nero superò la sua cavalla grigia di
qualche metro, e Seanna rimase leggermente indietro,
pronta a riguadagnare il terreno perduto. Ma nell’attimo in
cui spronò la cavalla a raggiungere il destriero nero, si udì
chiaramente uno schiocco risuonare nell’aria, e prima che
Seanna avesse modo di rendersi conto di ciò che stava
accadendo, vide la zampa destra anteriore del cavallo di
Keeran piegarsi su stessa mentre l’osso spezzato usciva
dalla carne slabbrata intrisa di sangue rosso scuro. Con
orrore vide il cavallo cadere in avanti a gran velocità,
crollando sul terreno con tutto il suo peso e sbattendo il
muso a terra con un tonfo sordo. Seanna sgranò gli occhi, e
sotto il suo sguardo atterrito Keeran fu sbalzato via dalla
sella con violenza, e il suo corpo lanciato in aria come un
fantoccio di pezza. Seanna aprì la bocca per gridare, ma
non le uscì alcun suono, e il volo di Keeran si fermò una
decina di metri più avanti, quando il suo corpo sbatté
contro il fusto di una quercia e poi ricadde indietro
precipitando rovinosamente a terra. Tirando con forza le
redini della sua cavalla, Seanna riuscì a fermare la sua
corsa e saltò giù dalla sella prima ancora che la cavalla si
fosse fermata. Gridando il suo nome a squarciagola,
Seanna si gettò ai piedi del corpo immobile di Keeran e lo
sollevò dal terreno per girarlo in posizione prona.
“Keeran! Keeran!”
I suoi occhi erano chiusi, il volto sporco di terra, e un
rivolo di sangue gli usciva da un angolo della bocca.
“Oh no! No, Keeran! Ti prego, apri gli occhi! Rispondimi
amore mio!”
133
Lo scosse leggermente, ma lui non si mosse.
“Keeran, ti supplico, non farmi questo!”
Chinò il viso su di lui ma non avvertì alcun respiro uscire
dalle sue narici, allora gli slacciò il mantello e gli aprì la
tunica blu e la camicia di lino bianca, poi appoggiò
l’orecchio sul suo petto pregando di sentire il suo cuore
battere sotto la pelle. Ma dall’interno del suo corpo non le
giunse alcun battito. Il suo cuore si era fermato. Così come
il suo respiro.
“Keeran, no! Non puoi lasciarmi! Ti prego, respira!”
Gli batté con forza un pugno sul petto, poi un altro ancora,
e infine un terzo.
“Stupido cuore, riprendi a battere!”, esclamò tremante e
con il pianto in gola. “Non morire Keeran, non andartene,
non adesso…”, mormorò, cercando di capire cosa poteva
fare per risvegliarlo. Lo scosse di nuovo per le spalle, poi
gli toccò il viso, la testa, e quando infilò una mano dietro il
suo collo le sue dita sentirono una sporgenza tondeggiante
alla base della nuca e le fu subito chiaro che quel bozzo era
l’osso della sua spina dorsale. Il suo collo si era spezzato.
Keeran era morto.
“No no no, non oggi, non adesso, non ancora! È troppo
presto, Keeran!”, gridò, scoppiando a piangere disperata
subito dopo. “Non puoi morire così giovane!”
Gli strinse il volto immobile tra le mani, e realizzò di averlo
perso. Keeran se n’era andato. La morte se l’era preso e
portato via con sé, strappandolo alla vita in un fatale
secondo, in un modo brusco e inaccettabile per Seanna.
“Perché?!... Perché è successo proprio ora?!...”, singhiozzò,
134
vedendo svanire il suo sogno di una lunga e felice vita
accanto a lui. “Non è giusto! Non puoi lasciarmi così!”
Lo prese fra le braccia e strinse al suo petto il suo corpo
senza vita, singhiozzando forte e cullandolo con straziante
dolcezza. Pianse fino a sentirsi spaccare dentro, e il grande
vuoto nero dell’assenza della propria anima si spalancò
come un baratro che minacciava di inghiottirla. Fu allora
che capì cosa doveva fare. C’era una sola possibilità per
riavere Keeran. Non aveva altra scelta, non voleva e non
poteva vivere senza di lui.
“Tu non morirai oggi, Keeran Blackclaw”, disse fra i
singhiozzi. “Tu rivivrai… Tornerai da me… Diventerai
come me”.
Con mano tremante, cercò nella tasca del mantello il
piccolo fischietto di metallo che Estel le aveva dato per
richiamare il loro falco portatore di messaggi, se lo portò
alla bocca e fischiò più forte che poteva, ripetutamente,
fermandosi per riprendere fiato e ricominciando subito
dopo, con insistenza, finché non vide le ali marroni del
falco planare dall’alto. Sollevò il braccio destro e il falco si
posò su di esso artigliandole il polso.
“Estel”, gli disse, guardandolo negli occhi. “Vai a chiamare
Estel. Hai capito? Estel… Porta qui Estel.”
Il falco aprì il becco e lanciò un grido acuto, poi spalancò le
ali e si librò in volo, innalzandosi verso il cielo.
“Fai venire qui Estel!”, grido Seanna, pregando che il falco
eseguisse i suoi ordini. Ritornò a guardare il volto di
Keeran che lentamente impallidiva, e gli asciugò il sangue
dalla bocca con un lembo del mantello.
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“Non è finita, Keeran. Il signore del risveglio ti riporterà in
vita. Dùsgadh ti farà rivivere, come ha fatto con me.”
Lo abbracciò stretto, piangendo, in attesa di Estel.
136
Capitolo 14
Estel Raven correva a perdifiato tra i fusti delle querce del
bosco ai piedi di Goldfield, seguendo il falco che volava
basso davanti a lei, guidandola verso il luogo in cui Seanna
la stava aspettando da due ore. Quando finalmente
raggiunse la radura, i suoi occhi verdi si posarono sulla
figura immobile di Seanna, seduta sul terreno, con il corpo
esanime di Keeran Blackclaw stretto al petto.
“Seanna!”, esclamò, raggiungendola.
Lei sollevò il capo e la guardò con gli occhi azzurri colmi di
lacrime, oscurati da un velo nero di dolore.
“Aiutami, Estel. Ti supplico.”
La donna si inginocchiò accanto a lei.
“Cos’è successo?”
“Il cavallo di Keeran si è rotto una zampa mentre
galoppavamo, è caduto a terra, e Keeran è stato sbalzato
via dalla sella. Ha colpito la testa contro il fusto di una
quercia, e il suo collo si è spezzato. È morto, Estel. Il mio
Keeran è morto.”
Estel le sfiorò una guancia bagnata di lacrime.
“Non piangere, Seanna. Sono qui con te. Dimmi che cosa
vuoi che faccia.”
Seanna le rivolse uno sguardo supplichevole.
“Riportalo in vita, ti prego. Fai a lui ciò che hai fatto a me.
Invoca il signore del risveglio e pregalo di strapparlo dal
mondo dei morti. Keeran non può morire adesso. È troppo
presto, è troppo giovane… E io lo rivoglio al mio fianco.”
137
Estel guardò Keeran, poi di nuovo Seanna.
“Diventerà come te, Seanna. Dùsgadh prenderà la sua
anima in cambio del suo risveglio, e Keeran non sarà più la
stessa persona di prima. Sei certa di volere che lui diventi
un rinato? Potrebbe tornare alla vita senza ricordare il suo
passato, sai bene che Dùsgadh non agisce mai come noi
vogliamo. Cosa farai se Keeran dovesse risvegliarsi ed
essere totalmente diverso, vuoto e privo di emozioni?”
Seanna scosse il capo, scacciando quel terribile pensiero
dalla sua mente.
“Non succederà… Andrà bene, Estel… Keeran rinascerà
tale e quale a prima, Dùsgadh avrà pietà di lui come ne ha
avuta per me.”
“Non ne abbiamo la certezza, Seanna. Tu sei stata uccisa,
eri una vittima innocente, per questo Dùsgadh ha avuto
pietà di te. Ma Keeran è morto in un incidente, era il suo
destino già scritto dal fato, non è stata una morte crudele
come la tua. Il suo risveglio potrebbe essere diverso.”
“Non ho altra scelta, Estel. Rivoglio Keeran. Riportalo in
vita, ti prego. Non voglio vivere senza di lui.”
Estel trasse un profondo respiro.
“Va bene Seanna. Farò ciò che vuoi. Invocherò Dùsgadh e
lo implorerò di essere magnanimo. Ma non ti garantisco
che il rito del risveglio funzioni.”
“Non dubitare di te stessa e di Dùsgadh. Tu sei Estel
Raven, la donna che risveglia i morti, non hai mai fallito e
non fallirai nemmeno oggi.”
“Ci proverò Sianna. Con tutta me stessa.”
138
Con quella promessa, Estel invitò Seanna a lasciare il
corpo di Keeran, e insieme le due donne lo deposero a
terra sull’erba cosparsa di foglie. Estel lo liberò del
mantello, gli levò la casacca e la camicia di lino, quindi
chiuse gli occhi e iniziò a mormorare una preghiera
sottovoce, tenendo le mani sollevate sopra la testa con i
palmi aperti e rivolti al cielo. Era il tardo pomeriggio, e il
sole era basso sull’orizzonte. Il tramonto non era il
momento più propizio per eseguire il rito del risveglio, ma
Estel sapeva di potercela fare. Dùsgadh non l’aveva mai
abbandonata, non lo avrebbe fatto nemmeno in quel
momento. Continuò a pregare, finché non sentì
quell’energia familiare scorrere nelle sue mani, segno che
Dùsgadh era con lei e in lei. Aprì gli occhi e posò le mani
sul petto nudo di Keeran, premendo i palmi contro la sua
carne già fredda. Seanna le sedeva accanto osservandola, e
intanto stringeva tra le dita il cristallo iridescente che
portava al collo, implorando Dùsgadh di ascoltare
l’invocazione di Estel. Il rito stava per iniziare, Estel
respirò profondamente e poi si rivolse a Dùsgadh
scandendo a voce alta la sua supplica e volgendo gli occhi
verdi al cielo blu che diveniva color indaco.
“Dùsgadh, signore del risveglio e della rinascita, ascolta la
mia voce, ti prego! Volgi il tuo sguardo al corpo di questo
giovane uomo, strappalo dalle braccia oscure della morte,
infondi in lui un nuovo respiro, dona al suo cuore un
nuovo battito, sana le sue ferite e ricomponi le sue ossa. Ti
supplico, Dùsgadh, fai rinascere questa figlio della terra,
139
riporta in lui il flusso della vita, e prendi la sua anima in
cambio… Risveglialo, adesso!”
Come voleva il rito, Estel ripeté l’invocazione per tre volte
di seguito, e poi rimase in attesa chiudendo gli occhi.
Seanna trattenne il fiato, prendendo una mano di Keeran e
stringendola forte tra le sue, e i minuti trascorsero lenti,
uno dopo l’altro, senza che nulla accadesse. Allora Estel
ricominciò da capo, recitando di nuovo la sua invocazione
per altre tre volte di seguito, e poi aspettando un segno da
parte di Dùsgadh. Trascorsero altri lunghi minuti, pesanti
come macigni, ma il corpo di Keeran non diede alcun
segno di risveglio.
“Non funziona”, sussurrò Estel, guardando Seanna. “Non
sento più l’energia di Dùsgadh scorrere in me, non mi sta
ascoltando.”
“Riprova ancora Estel, non ti arrendere.”
“Sento che Dùsgadh vuole qualcosa di più della sua anima
in cambio del suo risveglio.”
“Cos’è che vuole? Chiediglielo!”
Estel si raccolse in preghiera, cercando di sentire la voce
del suo dio, e Seanna rimase in attesa, sospesa tra
disperazione e speranza.
“Vuole il tuo sangue”, disse Estel, rimanendo in preghiera.
“Cosa significa?... Perché vuole il mio sangue?”
Estel non rispose. Passarono cinque, dieci, forse quindici
minuti. Alla fine, Estel aprì gli occhi e afferrò il polso di
Seanna stringendolo forte tra le sue dita.
“Dùsgadh ti ha dato un altro dono. Il potere di risvegliare i
morti con il tuo sangue. Ecco perché sei sempre stata
140
speciale. Perché lui ha infuso in te il suo potere, e nel tuo
sangue scorre la rinascita. Se vuoi salvare Keeran, dovrai
fargli bere il tuo sangue. Tu sei più potente di me, Seanna,
il mio potere da solo non basterà per riportare in vita
Keeran. Lui ha bisogno di te.”
“E cosa aspetti? Prendi il mio sangue, se è questo che
Dùsgadh vuole veramente. Accontentalo!”
Estel annuì con il capo, scavò nel terreno fino a prendere
una pietra dal bordo tagliente e con forza lo premette sul
polso di Seanna fino a tagliarle la pelle, quindi infilò due
dita tra le labbra di Keeran per tenergli la bocca aperta, e a
quel punto avvicinò il polso di Seanna a pochi centimetri
dal viso di Keeran e lasciò che il sangue gocciolasse dalla
sua ferita riempiendo la bocca di Keeran e scivolando giù
per la sua gola.
“Dùsgadh! Ecco il sangue della tua prescelta. Il sangue
della rinascita e del risveglio. Fa che questo sangue sacro
salvi dall’abisso della morte colui che lo beve, accetta il
sacrificio della tua prescelta, e dona nuova vita al corpo
morente rigenerato dal potere del sangue.”
Seanna rimase immobile a guardare il proprio sangue che
gocciolava copiosamente nella gola di Keeran ed Estel posò
la mano libera sul petto del giovane lord, sopra lo sterno,
aspettando di sentire un palpito scaturire dal suo cuore. Il
tempo scorse lentamente, come un’attesa estenuante, e
poi, sotto il palmo della mano di Estel, una leggera
pulsazione vibrò nel petto di Keeran.
“Sta funzionando!”, esclamò, premendo la mano più forte.
“Ho sentito un battito!”
141
Seanna guardò Keeran, e vide la sua pelle riprendere
colore, tornando rosea, mentre uno scricchiolio di ossa
rotte le suggeriva che la sua spina dorsale si stava
aggiustando. Estel sentì un altro battito, poi un altro
ancora, e finalmente il cuore di Keeran riprese a pulsare
forte nel suo torace. Il suo corpo ebbe un fremito, e un
colpo di tosse segnò il suo risveglio imminente.
“Leva il polso, Seanna”, disse Estel, spingendole via il
braccio con la propria mano. Stracciò un lembo del
mantello di Keeran ricavandone una striscia di tessuto
sottile, e la porse a Seanna, che si affrettò a fasciarsi il
polso ferito e sanguinante.
“Svegliati, Keeran! Ti prego, svegliati!”
In risposta al suo richiamo, Keeran emise un profondo
respiro gutturale, seguito da una serie di affrettati respiri,
finché il suo petto non prese un ritmo regolare.
“Keeran… Sono io, Seanna… Apri gli occhi, guardami!”
Estel si sedette da parte, e con suo immenso sollievo vide il
giovane lord spalancare gli occhi fissando il cielo. Le sue
iridi nocciola erano cerchiate da un anello dorato
splendente, il segno della rinascita avvenuta, la luce del
risveglio che brillava in lui.
“Keeran, amore mio”, sussurrò Seanna, prendendogli il
volto tra le mani.
Lui sbatté le palpebre e incontrò lo sguardo azzurro di
Seanna. La fissò intensamente, come se tentasse di
metterla a fuoco e di capire chi fosse. La sua bocca era
sporca di sangue, e Seanna la ripulì con le dita, mentre
Estel si affrettava a raggiungere la cavalla della giovane per
142
prendere la sua borraccia d’acqua.
“Tieni, dagli da bere.”
Seanna tolse il tappo della borraccia e l’avvicinò alla bocca
di Keeran.
“Bevine un sorso, Keeran, è acqua.”
Lui dischiuse le labbra, e l’acqua gli scivolò in bocca
portandosi via il sangue che aveva ingoiato durante il rito.
“Sean… Seanna”, mormorò, strappando un sussulto dal
petto della donna che stava chinata sopra di lui.
“Sì, sono io, sono qui con te.”
Estel sorrise, ringraziando Dùsgadh per aver assecondato
la sua richiesta di risvegliare Keeran dalla morte con
l’aiuto di Seanna.
“Ripeti il mio nome, Keeran.”
Lui si mosse a fatica sull’erba, come se il suo corpo fosse
ancora indolenzito, e con un filo di voce disse:
“Seanna… Mio amore.”
Lei sorrise, e le lacrime le riempirono gli occhi di nuovo.
“Oh, Keeran… Sei qui con me, non ti ho perso.”
Lui la scrutò in viso, confuso e frastornato.
“Cosa mi è successo?”
“Te lo spiegherò, amore. Ti dirò tutto con calma. Ho così
tante cose da dirti.”
Si chinò per abbracciarlo, stringendolo forte, e volse il
capo di lato per cercare gli occhi di Estel.
“Grazie”, le disse, piangendo di gioia.
Estel le sfiorò una spalla.
“Ringrazia te stessa. Lo hai salvato tu, non io.”
143
Seanna lo sapeva. Ma era grata ad Estel per averla guidata
durante il rito di rinascita. Senza di lei non ce l’avrebbe
mai fatta. Keeran era rinato anche grazie a lei. E ora,
avrebbe dovuto raccontargli tutta la verità svelando ogni
segreto tenuto nascosto fino a quel giorno.
144
Capitolo 15
La sera era scesa da poco. Estel era corsa in cerca di
soccorso, bussando alla porta di un fattore che abitava nei
paraggi di Goldfield. L’uomo di umili origini era stato così
gentile da offrire il proprio aiuto a Seanna e a Keeran,
ospitandoli nella propria casa modesta e occupandosi del
cavallo ferito di Keeran. Mentre il fattore ed Estel
tentavano di salvare il povero animale riposto nella stalla,
all’interno della casa Keeran giaceva sul letto del fattore
con Seanna sdraiata accanto, e nel silenzio delle pareti
spoglie la voce della giovane lady raccontava a Keeran
tutta la verità su se stessa e sugli eventi accaduti quel
giorno. Non fu facile per lei confessare a Keeran ogni
singola cosa, dovette cominciare dall’inizio della loro
storia, dalla notte della tempesta e del loro incontro alla
Redstone Tower. Rivelò a Keeran di essere stata uccisa per
ordine di Lady Rosaleen, e di essere stata salvata da Estel
Raven tre giorni dopo. Gli raccontò del suo ritorno alla
vita, del signore del risveglio e dei doni che le aveva
conferito prendendosi in cambio la sua anima. Gli disse di
aver conosciuto e liberato dalla cella il brigante Callum
Forel, l’assassino di sua madre e dei suoi due servitori,
uccisi per vendicare la sua morte innocente. Ogni segreto
fu rivelato, ogni bugia smascherata, e alla fine Seanna fece
capire a Keeran cos’era diventato, spiegandogli che non
avrebbe dovuto temere il vuoto che sentiva dentro, perché
presto sarebbe svanito. Keeran ascoltò attentamente le
145
parole di Seanna, e quando lei tacque, il giovane lord la
guardò a lungo prima di trovare la forza di parlare.
“Non ho mai creduto alla leggenda del signore del
risveglio. Ho sempre pensato che fosse una sciocca
storiella raccontata dai popolani per far addormentare i
loro figli. Mai avrei pensato che un giorno quella leggenda
si sarebbe rivelata autentica…”
“Dùsgadh esiste davvero, e oggi mi ha mostrato la sua
potenza riportandoti da me.”
“Il tuo sangue mi ha salvato… Sei stata tu a ridarmi la
vita… E per quanto sia irreale e difficile da credere, io ti
sento scorrere in me… Quando tu parli la tua voce mi
scivola dentro e mi infonde una sensazione di calma che
contrasta la paura del vuoto che mi riempie tutto, e il mio
sangue pulsa più forte nelle mie vene, come se ti
riconoscesse…”
“Ho mescolato il mio sangue al tuo, creando un legame che
ci rende l’una parte dell’altro. Per questo mi senti vivere
dentro di te.”
“Il vuoto mi spaventa, è orribile, sembra che voglia
inghiottirmi e annullarmi.”
“Imparerai a contrastarlo, a dominarlo, fino a non sentirlo
quasi più. Ti aiuterò io in questo, sarò sempre al tuo fianco
per rassicurarti.”
Keeran le cercò la mano, intrecciando le dita con le sue.
“Non mi sbagliavo su mia madre, e su quella ciocca di
capelli biondi… Avevo capito che ti era capitato qualcosa di
terribile, ne ero certo… Ma quando ti ho ritrovata, sulle
146
rive del laghetto, tu sei stata così brava a scacciare tutti i
miei sospetti, e io ti ho creduto ciecamente.”
“Scusami se ti ho mentito. Dovevo farlo. Non volevo
perderti, temevo che tu non avresti capito. L’idea di essere
respinta mi ha dato la forza di lottare per il nostro amore.”
“E hai fatto fuggire Callum Forel perché non fosse
interrogato e raccontasse il tuo segreto… Sei stata brava,
una fuga che non ha lasciato tracce.”
“La neve è stata mia complice. E comunque non è stato
facile liberare quel brigante dalla sua cella, ho tremato per
tutto il tempo per la paura di essere scoperta.”
“Io ti perdono per le menzogne che hai dovuto raccontare.
Ai mei occhi sei la vittima innocente della crudeltà di mia
madre, ogni tua colpa è assolta.”
“Ti ringrazio, Keeran. Avrei fatto qualunque cosa per
difendere il mio amore per te.”
“L’hai fatto anche oggi. Mi hai salvato da una morte
precoce. Non so come, ma ti ho vista soccorrermi dopo la
caduta, ti ho vista gridare e piangere disperata, cercare di
svegliarmi, e promettermi che mi avresti riportato in vita.
Ho visto e sentito tutto, so cosa tu ed Estel avete fatto per
non lasciarmi tra le mani oscure della morte. Se sono vivo
lo devo a te e ad Estel.”
“E a Dùsgadh, che mi ha reso così speciale da poter
risvegliare i morti con il mio sangue.”
“Ora sono uguale a te… Siamo entrambi immortali…
Vivremo in eterno, senza invecchiare mai.”
“Immagina quante vite potremo vivere, una dopo l’altra,
tutte diverse, e saremo sempre noi stessi, non cambieremo
147
mai aspetto, saremo giovani per sempre… Dùsgadh ci ha
fatto un grande dono, dovremo rendergli omaggio al
tempio.”
“Mi farai bere l’acqua che sa di muschio?”
Seanna sorrise.
“Fa parte del rito di benedizione. Avrai un cristallo
protettivo come il mio, ringrazierai Dùsgadh accendendo
una candela votiva, e berrai l’acqua della sorgente della
vita. Forse non avrà un buon sapore, ma allevierà la
sensazione di vuoto che provi adesso.”
“Funziona davvero?”
“Sì, è un’acqua potente. Non avrai più paura del vuoto
dopo averla bevuta.”
“E per quanto tempo mi sentirò così strano? So di essere
Keeran Blackclaw, ma al contempo ho la sensazione di
essere un’altra persona, diversa… Non è piacevole sentirsi
così, mi rende debole e vulnerabile.”
“È normale, ho provato anch’io le tue stesse sensazioni. Ci
vorrà un po’ di tempo prima che tu ritorni a sentirti come
prima, ma passerà presto, è uno stato di confusione
momentaneo. Sentirai sempre la mancanza dell’anima,
questo sì, però scoprirai che è sopportabile, e se ti
concentrerai sul resto del tuo corpo lo sentirai vibrare e
darti le stesse emozioni, come se avessi un’anima. Tornerà
tutto a posto, Keeran, abbi fede in me.”
Seanna lo abbracciò, e lui le cinse la vita con un braccio,
sentendo il bisogno di averla vicina, soprattutto in quel
momento. Lei era la sua ancora di salvezza, il porto sicuro
in cui rifugiarsi per sfuggire dai pericoli delle tempeste.
148
L’amava più di prima. Il proprio cuore pulsava allo stesso
ritmo del suo, respiravano all’unisono, erano diventati una
cosa sola, un unico essere vivente diviso in due metà
separate.
Il cigolio della porta della stanza che si apriva annunciò
l’ingresso di Estel.
“Scusatemi, non volevo disturbarvi.”
“Tranquilla Estel, abbiamo parlato a lungo, Keeran sa
tutto, gli ho spiegato ogni cosa.”
Estel rivolse la sua attenzione su Keeran.
“Come ti senti, giovane lord?”
“Confuso. E sdoppiato. Ma Seanna dice che devo dare
tempo al tempo.”
“È un saggio consiglio. Seanna saprà guidare i tuoi passi
nel cammino della tua nuova vita, dalle ascolto, e non
dubitare mai di lei.”
Keeran annuì, mentre Estel si stringeva nelle braccia.
“Il fattore ha cercato di salvare il tuo cavallo. Purtroppo la
ferita era troppo grave, ha perso molto sangue e il suo
corpo ha ceduto. Era un bellissimo cavallo, mi dispiace che
non si sia salvato.”
“Ringrazierò il fattore per aver almeno tentato di sanare la
sua ferita. È stato gentile da parte sua.”
“È un brav’uomo. Si è offerto di ospitarci per la notte, ma
io penso che dovremmo farci prestare due cavalli e recarci
al tempio di Dùsgadh prima che si faccia giorno. Pensi di
poter cavalcare?”
“Sì, non sono così debole da non riuscire a restare in sella.
Posso farcela.”
149
“Bene. Allora faccio preparare i cavalli e le lanterne.”
Estel uscì dalla stanza, lasciandoli nuovamente soli, e
Seanna aiutò Keeran a rimettersi in piedi.
“Senti dolore da qualche parte?”
“Ovunque. Come se avessi tutte le ossa spezzate.”
“Probabilmente lo erano, come la tua spina dorsale. Anche
il dolore passerà. Domani ti sentirai già meglio.”
“Dov’è il tempio? È lontano?”
“Si trova nel bosco di Greywillow.”
“Allora è qui vicino. Mi sento debole, ma prometto di non
cadere da cavallo.”
“Se vuoi puoi salire sul mio e reggerti a me.”
“Farmi scortare da mia moglie?... Non sarebbe dignitoso.”
“Che sciocchezza”, disse Seanna, sorridendo divertita.
Indossarono i loro mantelli bordati di pelliccia, in parte
strappati, rovinati e insanguinati, e attesero il ritorno di
Estel, che pochi minuti dopo si ripresentò nella stanza
annunciando che i cavalli e le lanterne erano pronte.
Seanna offrì il braccio a Keeran, e lui esitò un istante
prima di appoggiarsi a lei.
“Ora sì che mi sento in imbarazzo.”
“Smettila Keeran, lascia che mi prenda cura di te.”
“Dovrebbe essere il contrario, ma date le circostanze, sono
costretto ad affidarmi a te.”
Uscirono all’esterno, dove ringraziarono il fattore per la
disponibilità dimostrata, quindi salirono ciascuno sul
proprio cavallo e partirono al passo dirigendosi verso il
bosco di Greywillow, guidati dalla luce delle loro lanterne.
150
***
La preoccupazione regnava sovrana in ogni stanza del
maniero dei Blackclaw. Lord Eoghan più di tutti gli altri
era in pensiero per il figlio Keeran e per Lady Seanna,
usciti a cavallo quel mattino e non ancora rientrati
nonostante fosse calata la notte già da tempo. Sapeva
dell’intenzione di Keeran di portare Lady Seanna sulle
colline di Goldfield, e sapeva anche che quella zona a nord
di Hornwood non era soggetta ad attacchi da parte dei
briganti. Tuttavia, come padre non poteva non essere
preoccupato per quel ritardo nel loro rientro al castello,
soprattutto dopo aver già vissuto in prima persona la
terribile esperienza di un agguato tra i boschi. Lady Alanna
tentava di rassicurarlo in tutti i modi possibili, ottenendo
scarsi risultati, e di tanto in tanto andava a controllare
anche Lady Gwenn e Lady Danaes, entrambe agitate dal
pensiero che potesse essere capitato qualcosa al loro
fratello maggiore e a sua moglie Seanna, che oramai
consideravano come una sorella. Incapaci di dormire, le
ragazze si erano sedute accanto al fuoco in camiciola da
notte per ricamare, controllando il portone d’ingresso ogni
cinque minuti. Lady Alanna era certa che non fosse
accaduto nulla, e il suo pensiero positivo fu confermato
molto più tardi, quando le guardie aprirono il portone del
maniero per far entrare la cavalla grigia di Lady Seanna
sulla quale montavano Keeran e sua moglie, il primo alle
redini e la seconda seduta dietro di lui.
151
“Eccoli! Sono tornati!”, esclamò Lady Alanna, avvisando
tutti quanti. Gwenn e Danaes si precipitarono giù nel
salone correndo a piedi scalzi, precedute da Lord Eoghan
in vestaglia da notte. Per ultima Lady Alanna, per nulla
agitata dal loro tardivo rientro al castello.
Non appena Keeran e Seanna misero piede all’interno del
salone principale, si ritrovarono al cospetto dell’intera
famiglia Blackclaw, e Seanna strinse più forte il braccio di
Keeran come per dirgli “Tranquillo, ti aiuto io”.
Lord Eoghan fu il primo a parlare, zittendo moglie e figlie
con un cenno della mano.
“Si può sapere dove siete stati fino a quest’ora? Eravamo
tutti preoccupati, temevamo che vi fosse accaduto
qualcosa di terribile.”
Keeran si finse sereno e rispose con calma al padre.
“Non avevate motivo di stare in pensiero per noi due.
Siamo qui, tutti interi, e non ci è accaduto nulla di male.
Scusateci per il ritardo.”
“Potevate rientrare per l’ora di cena. C’era proprio bisogno
di stare fuori fino a quest’ora della notte?”
Keeran si affretto a fornire alla sua famiglia una valida e
credibile spiegazione.
“Il mio cavallo aveva un tendine infiammato quando siamo
partiti. Secondo il parere dello stalliere non era nulla di
grave, ma durante il ritorno, mentre galoppavamo, la sua
zampa destra si è fratturata. Siamo stati soccorsi da un
fattore, che ci ha offerto un pasto caldo e ha esaminato la
zampa del mio puledro. Purtroppo la frattura era troppo
grave, anche se fosse stata aggiustata il mio cavallo
152
sarebbe rimasto zoppo. Non ho potuto fare altro che
chiedere al fattore di abbatterlo, con mio immenso
dispiacere. Ecco perché abbiamo tardato così tanto.”
Lady Alanna sorrise a Keeran.
“Io sapevo che stavate entrambi bene, ne ero certa. Ho
tentato di convincere Lord Eoghan e le tue sorelle di non
preoccuparsi inutilmente, ma nessuno di loro ha voluto
darmi ascolto.”
“È per questo motivo che siete tutti ancora svegli?”, chiese
Seanna, sorreggendo Keeran, provato dal lungo viaggio di
ritorno a Hornwood.
“Esattamente”, precisò Lord Eoghan, allacciando le mani
dietro la schiena. “Come avremmo potuto dormire sonni
tranquilli senza sapere che eravate tutti interi?”
“Capisco la vostra preoccupazione, padre, ma non era
necessaria. Goldfield è una zona sicura, non ci sono
briganti su quelle colline.”
“Keeran ha ragione. E la cavalcata è stata stupenda, fatta
eccezione per il destino del povero cavallo di vostro figlio.”
“Quindi… A parte la perdita di uno dei nostri migliori
cavalli, la vostra giornata è stata piacevole?”
“Bellissima, padre.”
“Sì, meravigliosa, Lord Eoghan.”
Lady Alanna prese il marito sottobraccio.
“Coraggio, caro, andiamo a dormire adesso. Tuo figlio è
tornato, e io sono molto stanca.”
Quindi, rivolta alle ragazze:
“Gwenn? Danaes? Mettete via il ricamo e filate sotto le
coperte, siete stanche anche voi.”
153
Le giovani ladies ubbidirono all’istante, scomparendo su
per la scalinata che conduceva al piano superiore.
“Bene, allora… Buonanotte Keeran. E buon riposo anche a
voi, Lady Seanna. Scusatemi entrambi per aver esagerato
con le mie preoccupazioni paterne”, disse Lord Eoghan,
prima di essere trascinato via dalla moglie.
“Dormite bene”, augurò loro Seanna, cingendo la vita di
Keeran con un braccio.
“Immaginavo che li avremmo trovati qui ad aspettarci. Per
fortuna non hanno dubitato di nulla.”
“Sei stato molto convincente. Adesso però saliamo nella
nostra camera, devi riposare.”
Keeran fu felice di potersi sdraiare sul proprio letto, e
gradì immensamente di essere spogliato da Seanna.
“Mi sento a pezzi…”, mormorò, quando Seanna si sdraiò al
suo fianco tirando su le coperte.
“Allora chiudi gli occhi e dormi. Io veglierò su di te.”
“Hai paura che non mi risvegli? Sono immortale, non
posso più morire.”
“Questo lo so. Ma mi piace guardarti mentre dormi. E poi
oggi ti ho perso, anche se per poco. È stato traumatico,
devo ancora realizzare che sei rinato e che nessuno potrà
separarci.”
“Mi dispiace per averti fatta soffrire. Non ho mai pensato
di poter morire cadendo da cavallo, non in giovane età
perlomeno… Ma adesso non hai nulla da temere. Sono
stato salvato, ho reso grazie a Dùsgadh nel suo tempio, ho
bevuto l’acqua della sorgente della vita, e mi è stato dato il
mio cristallo protettivo. Il signore del risveglio mi ha
154
guardato con i suoi occhi di pietra turchese, sono stato
consacrato a dovere.”
“Lo so, non corri alcun pericolo.”
“Allora dormi anche tu, non hai motivo di stare sveglia a
fissarmi mentre russo.”
“Tu non russi affatto, dormi come un angelo.”
Keeran la guardò con le sue iridi che brillavano di luce
dorata, e Seanna gli accarezzò i capelli.
“I tuoi occhi hanno cambiato colore, lo sai? Non sono più
nocciola, hanno un cerchio dorato che splende attorno
all’iride. Come lo spiegheremo a tuo padre?”
“Fingeremo che i miei occhi siano sempre stati di questo
colore. Gli dirò quello che tu hai detto a me quando ho
visto i tuoi occhi splendere d’azzurro nell’oscurità. “Padre,
forse non mi hai osservato attentamente, i miei occhi
hanno sempre avuto questa sfumatura dorata”. Pensi che
mi crederà?”
“Speriamo che non se ne accorga nemmeno. E neppure le
tue sorelle. Loro sì che sono difficili da persuadere.”
Keeran sospirò profondamente.
“Cosa faremo, Seanna? Tutto è cambiato, non potremo
continuare a vivere qui. Con il passare del tempo si
accorgeranno che non invecchiamo. Come potremo
spiegare loro una cosa simile? È contro natura.”
“Non dobbiamo pensarci adesso. Ne riparleremo domani,
quando avrai recuperato le forze e sarai più lucido.
Decideremo con calma cosa è meglio fare.”
“Potremmo andarcene via… Tuo padre, Gregor Cassel, ha
molti possedimenti in Scozia. Non sarebbe bello se
155
avessimo un piccolo appezzamento di terra tutto nostro?
Mio padre non mi negherebbe la possibilità di diventare il
lord di un possedimento al di fuori della Cornovaglia.”
“E se invece prendessimo il mare? Potremmo trasferisci in
Bretagna, o nelle terre di Francia, dove il clima è più mite e
soleggiato.”
“Sarebbe un’idea da valutare… Come le terre del Sacro
Romano Impero. Ho sentito dire che la città di Roma è
spettacolare e che i romani conducono una vita fatta di
lusso, divertimenti e buon cibo.”
Seanna pensò che qualunque luogo sulla terra sarebbe
stato perfetto, purché fosse al suo fianco.
“Avremo la possibilità di visitare tutti i continenti che
vorrai, ma lo faremo quando starai bene. Adesso chiudi gli
occhi Keeran, e lascianti portare via dal sonno.”
“Dammi un bacio.”
Seanna lo accontentò, premendo le sue labbra contro
quelle calde e morbide di Keeran.
“Grazie. Ora posso dormire e sognarti.”
“Aspettami, ti raggiungo in sogno.”
Così dicendo, Seanna spense la fiammella del candelabro
posto accanto al letto e la stanza si fece buia. Abbracciò il
corpo nudo e caldo di Keeran e posò la testa sul suo petto,
ascoltando il battito confortante del suo cuore finché non
si addormentarono entrambi, uno dopo l’altra.
156
Capitolo 16
Tre mesi dopo…
Nel grande cortile del maniero dei Blackclaw avvolto da
una fredda nebbiolina azzurrina, un carro guidato da due
cavalli ospitava tutti i bauli contenenti i vestiti e gli effetti
personali di Keeran e Seanna, pronti a lasciare la
Cornovaglia per seguire il giovane lord e la sua lady nel
viaggio che li avrebbe condotti sul suolo italico. Dopo aver
riflettuto attentamente sulla scelta del luogo in cui
trasferirsi, Keeran e Seanna avevano scelto la Repubblica
di Venezia governata dal Doge Pietro Gradenigo. Il viaggio
sarebbe stato lungo, una parte via mare, una parte via
terra, fino a giungere nella ricca città lagunare che
intratteneva rapporti commerciali con l’Oriente. Grazie a
un fitto scambio di lettere tra Lord Eoghan e un nobile
conte veneziano di nome Alfonso Zorzi, Keeran e Seanna
avrebbero trovato una casa degna del loro status sociale ad
accoglierli a Venezia in quello che per loro sarebbe stato
l’inizio di una nuova vita insieme, lontani dalla
Cornovaglia e dai Blackclaw. Lord Eoghan aveva accettato
con qualche riserva la decisione del figlio di trasferirsi a
Venezia, dubitando che quella città mercantile e
commerciale fosse adatta ad un lord cornico abituato a
cavalcare tra boschi e radure e a vivere in un castello di
solida pietra antica. “Cosa farai in quella città? Il
mercante?... E di cosa ti occuperai? Di stoffe preziose? Di
157
gioielli?”, aveva chiesto più volte, non capendo la scelta
fatta dal figlio. Keeran gli aveva risposto che voleva vedere
con i propri occhi il resto del continente occidentale, e che
una volta giunto a Venezia avrebbe capito quale mestiere
desiderava intraprendere. Lord Eoghan aveva espresso il
proprio disappunto, ma non aveva negato al figlio il diritto
di decidere il proprio futuro, e dopo numerose discussioni
aveva accettato di lasciarlo partire insieme a Seanna. Il
giorno della partenza era giunto fin troppo presto, e quel
mattino di Gennaio, nebbioso e gelido, si era svolta
l’ultima colazione della famiglia Blackclaw al completo
riunita nel salone principale del maniero. Lady Alanna era
emozionata, Gwenn e Danaes avevano gli occhi lucidi di
pianto, e Lord Eoghan era serio e visibilmente commosso.
Keeran e Seanna erano raggianti, felici di intraprendere
quel viaggio che sapevano sarebbe stato soltanto il primo
di tanti altri viaggi alla scoperta del continente. Il tempo
era loro amico, avrebbero vissuto tante vite diverse in
luoghi differenti e svolgendo attività sempre nuove.
L’immortalità che li accomunava li avrebbe portati
ovunque, Venezia era solo il punto di partenza di
un’avventura senza fine. Quando giunse il momento dei
saluti, l’abbraccio tra Lord Eoghan e il figlio Keeran fu
intenso e prolungato.
“Teniamoci in contatto, mi raccomando. E se decidi di
tornare a casa, troverai il tuo castello ad aspettarti.”
“Non cambierò idea, padre. Ci ho riflettuto a lungo, e
questo viaggio conta molto per me.”
158
“Allora ti auguro di essere felice, e che la fortuna sia dalla
tua parte, qualunque cosa tu decida di fare a Venezia.”
“Grazie padre. Abbi cura di Lady Alanna e delle mie
sorelle. E di te, ovviamente.”
Si abbracciarono ancora, poi Keeran raccomandò a Lady
Alanna di tenere d’occhio suo padre e di essere sempre
presente per Gwenn e Danaes. Alle sorelle disse di non
sprecare inutili lacrime per la sua partenza, e di prepararsi
a diventare il prima possibile mogli e madri.
“Gwenn, governerai tu su Hornwood. E dopo di te lo farà
Danaes. Non combinate guai, il nome dei Blackclaw è nelle
vostre mani, rendetelo glorioso.”
Le sorelle annuirono, e sprofondarono tra le braccia del
fratello trattenendo le lacrime a stento.
“Ci mancherai, Keeran.”
“Terribilmente.”
“Scrivetemi. Risponderò a tutte le vostre lettere, ve lo
prometto. Riguardatevi. E non sposate dei mascalzoni che
bevono troppo sidro.”
Anche Seanna ebbe la sua dose di abbracci e baci, e tutti le
augurarono di essere felice accanto a Keeran, senza
dimenticare di chiederle di avere cura di lui. Al termine dei
saluti, Keeran salì sul davanti del carro e porse la mano a
Seanna per aiutarla a sedersi accanto a lui, vicina al fedele
servitore di corte Augustus Klein che già sedeva alla guida
del carro tenendo in mano le redini dei due cavalli da
traino.
“Fate buon viaggio!”, esclamò Lord Eoghan, quando le
ruote del carro iniziarono a muoversi.
159
“Buona fortuna!”, gridò Lady Alanna agitando la mano per
salutarli.
“Scriveteci!”, urlarono in coro Gwenn e Danaes, con i
fazzoletti già pronti per asciugarsi gli occhi.
Keeran alzò le mani in segno di saluto, imitato da Seanna,
e per entrambi fu un momento difficile dire addio alle
persone che amavano, al loro maniero, e alla terra in cui
avevano vissuto fino a quel momento. Ma era la loro
scelta, e sebbene fosse triste separarsi dai loro affetti,
entrambi sapevano che era la cosa più giusta da fare. Ben
presto il carro scomparve tra i filari di frassini che
costeggiavano il sentiero sterrato e il maniero divenne un
puntino lontano. Keeran e Seanna si guardarono negli
occhi con emozione, stringendosi forte l’uno all’altra, e le
loro iridi brillarono di celeste e d’oro come pietre preziose
incastonate nei loro volti nel fiore della gioventù.
Dall’alto della scogliera dove svettava la Redstone Tower,
Estel Raven guardò i due giovani avviarsi verso la zona
costiera della Cornovaglia, dove li aspettava una nave
mercantile attraccata al porto che li avrebbe portati in
Bretagna. Da lì avrebbero proseguito il viaggio verso sud-
est via terra per un paio di giorni, e alla fine sarebbero
giunti a Venezia, splendida città costruita sull’acqua e fatta
di graziosi ponti e stretti canali tra le case nobiliari. Estel li
aveva salutati il giorno prima, rifiutando la proposta di
Keeran di seguirli a Venezia. Era giusto che spiegassero le
ali da soli, senza il suo aiuto. E sapeva che un giorno, in
chissà quale vita, li avrebbe rivisti entrambi.
160
Capitolo 17
C’era una regola che Keeran e Seanna avevano deciso di
seguire nella loro nuova esistenza. Non restare mai nello
stesso posto per più di vent’anni. Spostarsi in
continuazione per proteggere il loro segreto di eterna
giovinezza. Una regola che rispettarono, consapevoli di
non poter correre inutili rischi. Venezia li accolse con il suo
splendore incantevole, ed entrambi smisero i panni di lord
e di lady per calarsi in quelli di comuni popolani. La loro
casa era accogliente, affacciata su un canale, e per i primi
tempi passarono molte giornate ad imparare la lingua del
luogo con l’aiuto del conte Alfonso Zorzi, amabile uomo di
cultura che aveva fatto costruire una delle prime
biblioteche della città lagunare. Dopo alcuni mesi, Seanna
iniziò a cucire e ricamare stole di seta per le nobildonne
veneziane, lavoro che portò avanti per tutti i vent’anni che
trascorsero lì a Venezia, mentre Keeran si interessò al
commercio delle armi che fruttava alla città notevoli
guadagni a causa delle crociate in Terra Santa indette dal
papato. Quando decisero di andarsene, Firenze fu la loro
seconda scelta. Una città in pieno fermento artistico e
culturale, che offrì a Seanna la possibilità di proseguire nel
suo lavoro di ricamatrice e sarta di abiti stupendi cuciti su
misura per le ricche dame fiorentine. Keeran al contrario,
trovò interessante dedicarsi all’arte artigianale della
costruzione di strumenti musicali, in particolare di liuti e
violini, presso la bottega di un rinomato liutaio. Imparò
161
anche a suonare quei meravigliosi strumenti a corde,
allietando le serate di Seanna suonando per lei romantiche
composizioni. Quando il genovese Cristoforo Colombo
scoprì le Americhe, nel 1420, Seanna e Keeran si
trovavano a Roma già da alcuni anni, e avevano
trasformato la loro abitazione a due piani in una taverna
popolare che offriva pasti saporiti e buon vino agli
avventori locali e ai forestieri di passaggio. Seanna era
passata senza problemi dall’attività di sarta a quella di
cuoca, mettendo in pratica ciò che aveva imparato nella
sua precedente vita presso le cucine del maniero dei
Blackclaw. Keeran si occupava di calcolare spese e profitti
della taverna, nonché di acquistare gli alimenti
frequentando i mercati della capitale. Trascorsero altri
vent’anni spostandosi a nord-ovest, a Genova, aprendo
una nuova taverna dove il pesce fresco pescato dai
genovesi era il piatto forte del loro menù. In seguito
lasciarono il suolo italico, trascorrendo vent’anni nella
Camargue francese come allevatori di cavalli, e altri venti a
Parigi, dove Seanna iniziò a scoprire il proprio talento per
la scrittura frequentando i salotti letterari delle ricche
dame francesi e dando vita in gran segreto ai suoi primi
romanzi cavallereschi, che Keeran fece stampare su carta
con un nome maschile fittizio, dato che all’epoca non era
ancora permesso alle donne di occuparsi di letteratura.
Dopo Parigi, il desiderio di entrambi di vedere con i propri
occhi il nuovo mondo di cui tanto si parlava, le Americhe
scoperte da Colombo, li fece imbarcare su una nave da
carico diretta nella città di Newark, che poi avrebbe preso
162
il nome di New York, e lì si ritrovarono in un ambiente
popolato da immigrati irlandesi e scozzesi che si facevano
la guerra tra bande rivali per il possesso della città. Seanna
espresse chiaramente il proprio malcontento, e Keeran
prese accordi con un immigrato di origini spagnole che
aveva acquistato un fazzoletto di terra nelle praterie
sottratte ai nativi americani del midwest. Si traferirono in
aperta campagna, in una casa che Keeran costruì con le
proprie mani aiutato dagli abitanti del luogo, e così nacque
la loro prima fattoria, con un grande campo coltivato a
mais e una stalla per le vacche da latte. Divennero
agricoltori e mandriani, producendo farina, latte fresco e
carne da macello. La vita all’aria aperta tra quelle assolate
e immense campagne rese felici entrambi, e allo scadere
dei primi vent’anni decisero di prolungare la loro
permanenza nel midwest per un’altra decade. Si
spostarono ancora, cambiando regione e città per ben tre
volte nell’arco di sessant’anni, mantenendo la loro attività
di agricoltori e mandriani fino al 1775, quando lo scoppio
della guerra di indipendenza americana ruppe gli equilibri
economici e pacifici dei territori coinvolti. Presi i loro
bagagli, si imbarcarono alla volta dell’Inghilterra,
acquistando un piccolo cottage nella periferia londinese.
La rivoluzione industriale era in atto, Londra era una città
vivace e culturalmente evoluta, e Seanna riprese a scrivere,
cimentandosi con le commedie teatrali. Keeran si mise in
affari con un gruppo di ricchi borghesi che commerciavano
tabacco e liquori, e mentre Seanna vendeva le proprie
commedie ai nascenti teatri londinesi, Keeran frequentava
163
i club per soli uomini in compagnia di marchesi e conti
dediti al gioco del poker. Gli anni passavano, lenti e
piacevoli, ma Seanna e Keeran non invecchiavano,
mantenendo l’aspetto di due giovani trentenni. Il mondo
stava cambiando rapidamente, era in piena evoluzione,
nascevano artisti di fama rinomata, pittori, scrittori, poeti,
drammaturghi, musicisti e attori di teatro. Spostandosi
continuamente tra Europa e Stati Uniti, assistettero alle
rivoluzioni che cambiarono gli assetti politici dei paesi
coinvolti e furono testimoni di scoperte innovative, come
l’utilizzo dell’elettricità e del gas, la nascita di grandi
transatlantici capaci di solcare i mari e treni a vapore che
correvano su ferrovie d’acciaio, la costruzione delle prime
automobili e la comunicazione via telefono. Sfuggirono
alla prima guerra mondiale trovando rifugio nella neutrale
Svizzera, assistettero impotenti al sorgere del nazismo e
allo scoppio del secondo conflitto mondiale con gli orrori
della deportazione ebraica. Nella tregua pacifica che seguì,
ritornarono negli Stati Uniti, stabilendosi in Vermont, nel
Missouri, in Idaho, in Texas, e in California. Poi, durante
la guerra del Vietnam, furono entrambi due hippies
pacifisti che protestavano per la fine delle guerre e
partecipavano a concerti rock, come il famosissimo raduno
musicale di Woodstock. Il loro furgoncino Volkswagen li
portò in giro per l’America alla ricerca di emozioni e
avventure sempre nuove, mentre il progresso migliorava
sempre più le condizioni di vita dell’umanità. Ripensando
alla loro prima vita, si stupirono di quanto il mondo si
fosse evoluto, arricchendosi di comfort e tecnologie che nel
164
1300 erano inimmaginabili. Non ebbero mai nostalgia per
quei tempi passati, ma furono d’accordo sul fatto che molti
valori antichi erano andati perduti e che l’eccessiva libertà
a disposizione di tutti stava facendo crescere fenomeni di
criminalità sempre più frequenti e forme di razzismo
sociale deleterie per la pacifica convivenza. Dopo la caduta
del muro di Berlino e lo smembramento della potenza
russa, il continente europeo e il mondo in generale
sembrava aver raggiunto un certo equilibrio. Ma lo scoppio
di nuove guerre, la fame crescente nel Terzo Mondo, la
piaga dilagante dell’Aids, l’inquinamento sempre più
crescente, e molto più tardi la nascita del terrorismo e la
tragedia delle Twin Towers, furono eventi che scossero
profondamente Seanna e Keeran, portandoli a ripensare
alle gioiose giornate trascorse a cavallo nei boschi di
Hornwood, quando la vita era semplice, la famiglia era
importante, bastava poco per essere felici e l’unico vero
pericolo erano i briganti nascosti nelle radure. Nella loro
villa costruita sulle rive del Lago di Como, nel 2015,
Seanna scrisse un libro che raccontava la leggenda di una
divinità cornica capace di riportare in vita le persone
morte in cambio della loro anima, e sui tasti del suo
portatile prese vita l’intera storia di un giovane lord
innamorato di una serva e del loro destino messo a dura
prova da una lady crudele e salvato da una misteriosa
veggente fedele al cosiddetto signore del risveglio. Il
romanzo, letto e approvato da Keeran, fu consegnato a una
casa editrice e dato alle stampe in primavera, e la sua
pubblicazione riscosse un notevole successo tra le lettrici
165
più giovani, ragazzine adolescenti che amarono quella
storia romantica e tragica dal sapore antico e dai risvolti
fantasiosi. Il nome dell’autrice rimase anonimo per volere
di Seanna, e il libro intitolato semplicemente “Dùsgadh” fu
siglato con le iniziali “S.M.”, mantenendo segreta l’identità
di colei che l’aveva scritto. Il libro fu tradotto in varie
lingue e presentato nelle librerie d’Italia ed Europa dagli
addetti stampa della casa editrice, e Seanna partecipò in
forma anonima soltanto alla prima presentazione,
accompagnata da Keeran, divenuto da pochi anni un
imprenditore nel campo tecnologico. Seanna era una
donna splendida, che vestiva alla moda e sfoggiava un
taglio di capelli corto e sbarazzino, Keeran era un uomo
attraente che preferiva vestire in modo casual e da secoli
aveva detto addio ai suoi lunghi capelli castani a favore di
un taglio corto maschile classico. Erano una coppia
affiatata, e nessuno avrebbe mai potuto sospettare che
avessero più di settecento anni di vita già vissuta.
Una sera d’estate, mentre cenavano sulla terrazza
all’aperto della loro villa affacciata sul lago di Como,
Seanna disse al marito:
“Nelle ultime settimane ho pensato spesso che potremmo
passare alcuni giorni di vacanza in Cornovaglia per visitare
i luoghi dove siamo nati.”
Keeran sorseggiò il suo Pinot bianco e commentò:
“Hornwood non esiste più da molti secoli. La contea ha
preso il nome di Kingsbridge nel 1600. Ho cercato
informazioni su Google riguardo ai possedimenti di mio
padre e da ciò che ho visto il mio maniero e la torre rossa
166
sono stati rasi al suolo. Hanno costruito degli alberghi
lungo la zona costiera, e molti cottage sulla scogliera. È
diventato una meta turistica da moltissimi anni.”
“Lo immaginavo. Tuttavia mi piacerebbe così tanto
rivedere quei luoghi e rimettere piede sul promontorio…”
“Sei morta cadendo da là sopra”, le ricordò Keeran,
finendo di mangiare la sua fetta di dolce al marsala.
“Lo so benissimo. Ma ci vorrei tornare ugualmente, ho una
certa nostalgia per quelle terre… Tu no?”
“Mentirei se dicessi che non ho mai accarezzato l’idea di
rimettere piede in Cornovaglia… Però non è rimasto nulla
del nostro passato, il paesaggio è stato stravolto.”
“Quindi mi stai dicendo che non faremo mai un breve
viaggio di ritorno in quella che è stata la nostra terra
d’origine?”
Keeran non le aveva mai detto di no in settecento sedici
anni, perciò la sua risposta fu prevedibile.
“Okay, una piccola vacanza posso concedertela. La
settimana prossima la mia azienda chiude per il periodo
estivo. Passeremo le vacanze in Cornovaglia.”
Seanna sorrise, e i suoi occhi azzurri vibrarono mentre
incontravano le iridi dorate di Keeran.
167
Capitolo 18
Tutto era cambiato. Le verdi colline erbose, i sentieri
ghiaiosi costeggiati dai fusti dei frassini, la spianata che
saliva dolcemente verso il maniero, i fitti boschi di querce
circostanti… Il paesaggio che Seanna e Keeran ricordavano
con nostalgia era stato modificato totalmente, non era più
lo stesso luogo che avevano abbandonato molti secoli
prima, sembrava di stare a guardare una cartolina
sbagliata. Al posto del grande castello di pietra grigia dei
Blackclaw era sorto un lussuoso hotel a tre piani con
piscina esterna e campi da tennis per i villeggianti, e le
strade sterrate erano state tutte asfaltate, gli alberi
abbattuti, e i fitti boschi sostituiti da maneggi di
equitazione. Perfino la scogliera era diversa. Per facilitare
la salita verso il promontorio erano stati costruiti dei
gradini di pietra, e un cordone fissato a dei paletti piantati
nel terreno fungeva da appiglio a cui aggrapparsi per non
rischiare di cadere di sotto.
“E pensare che io ho risalito questa scogliera da sola e
senza problemi in piena notte per raggiungerti alla
Redstone Tower”, commentò Seanna, mentre saliva i
gradini con Keeran dietro di lei.
“Era un’altra vita Seanna, come mi hai spesso detto tu.”
“Già. E noi eravamo due ragazzi più forti della moderna
gioventù, non ci spaventava nulla, eravamo disposti a tutto
168
per raggiungere i nostri obbiettivi, anche a rischiare di
precipitare dalla scogliera per amore.”
Keeran lanciò uno sguardo al promontorio, dove la
Redstone Tower non c’era più. Al suo posto, una fila di
cottage in muratura per turisti e vacanzieri occupava tutto
lo spazio circolare, togliendo fascino alla scogliera stessa.
Quando giunsero in cima, Seanna si sfilò gli occhiali da
sole e lasciò che il vento le soffiasse sul viso con il suo
inconfondibile profumo di salsedine. La gonna del suo
prendisole bianco si gonfiò, svolazzando attorno alle sue
gambe, e Keeran pensò che non era mai stata tanto bella
come in quel momento.
“Cosa provi adesso che sei qui sopra?”, le chiese,
allacciandole le braccia attorno alla vita da dietro.
“Vuoi sapere se ho scordato le emozioni di quella
lontanissima notte del nostro primo incontro segreto?”
“Io non le ho dimenticate. E tu?”
“Sono più vive che mai. Anche la paura che ho provato
dopo, quando Lester Dougherty mi ha fatta cadere nel
vuoto. Il tempo non ha cancellato nulla.”
“Ne è valsa la pena, considerando tutto ciò che ti è capitato
dopo? Se potessi tornare indietro a quella notte, rifaresti
tutto da capo?”
“Non cambierei nulla, Keeran. La nostra vita insieme è
stata meravigliosa, anche se ci sono capitate delle cose
brutte. Era così che doveva andare.”
Keeran le baciò il collo nudo, e lei si voltò per cercare le
sue labbra, mentre con le dita sfiorava la patta dei suoi
jeans e s’infilava sotto la t-shirt gialla di cotone leggero per
169
toccargli il petto.
“Noto con piacere che dopo settecento e sedici anni non
avete perso nemmeno un briciolo della voglia di stare
insieme”, commentò la voce di una donna alle loro spalle,
interrompendo bruscamente quel momento di romantica
intimità.
Si voltarono entrambi, e il volto sorridente di Estel Raven
incontrò i loro occhi.
“Oh santo cielo! Estel! Sei proprio tu!”, esclamò Seanna,
guardando la splendida quarantenne che le stava di fronte
in piedi sul limitare della scogliera, con i capelli rossi
sciolti sulle spalle che danzavano nel vento attorno al suo
viso e il corpo sensuale fasciato da un leggerissimo vestito
estivo scollato e smanicato.
“Sapevo che sareste tornati. Vi ho sentiti arrivare. È una
gioia rivedervi.”
“Oh, Estel… Non sei per nulla cambiata… Guardati, sei una
meraviglia!”
“Mi mantengo bene, lo ammetto. Nonostante sia ormai
vicina a raggiungere la soglia di ottocento e sessantasei
anni… Chi direbbe mai che sono così vecchia?”
“Non si nota affatto, Estel. Parola di lord”, le disse Keeran,
avvicinandosi per lasciarsi abbracciare da lei.
“Seanna è fortunata. Eri bello da ragazzo, ma diventando
uomo ti sei fatto uno splendore.”
“Merito tuo che mi hai salvato.”
“Lo rifarei, mio giovane lord. E tu, ragazzina innamorata,
cosa aspetti ad abbracciarmi?”
Seanna le gettò le braccia al collo, felice di rivederla dopo
170
secoli di lontananza.
“Ti ho pensata sempre, ovunque fossi. Ho sentito la tua
mancanza moltissime volte.”
“Anche tu sei mancata a me, Seanna. Ma la lontananza
non mi ha impedito di sapere dove eravate e cosa facevate.
Nei miei sogni le visioni di voi due insieme mi hanno
accompagnata costantemente.”
“Allora saprai tutto.”
“Non mi sono persa nulla, mia cara. Ho visitato il mondo
seguendo i vostri spostamenti.”
“Abbiamo avuto una lunghissima e straordinaria vita.
Keeran può confermartelo.”
“È vero. Abbiamo visitato moltissimi luoghi e vestito i
panni di persone completamente diverse.”
“E ora? Cos’è questa nostalgia che vi ha riportato alle
vostre origini?”
Seanna si strinse nelle spalle.
“Non saprei, Estel. Forse era tempo di tornare, tutto qui.”
“Seanna ci teneva tanto, e anch’io sinceramente”, aggiunse
Keeran. “Peccato che tutto ciò che rappresentava il mio
passato sia scomparso.”
“Non tutto è svanito in realtà. C’è un luogo che nessuno ha
trovato e che grazie al cielo è rimasto tale e quale a com’era
in passato.”
Seanna abbozzò un sorriso.
“Scommetto che è il tempio di Dùsgadh.”
Estel annuì. “La grotta che lo custodisce è rimasta intatta,
sepolta dai rovi e dall’edera. Il bosco di Greywillow non è
stato toccato, forse il signore del risveglio non vuole essere
171
disturbato.”
“E tu ci sei stata? Sei tornata a visitare il tempio?”,
domandò Keeran, stupito che quel luogo mistico esistesse
ancora.
“Certo, molte volte. Sono un’adepta di Dùsgadh, non posso
abbandonare il mio dio.”
Estel si scostò una ciocca di capelli ramati dal viso e disse:
“Sono felice che vi siate decisi a ritornare in Cornovaglia.
Però non restiamo a parlare qui fuori, sotto il sole che
scotta. Entriamo in casa. Il primo cottage è la mia nuova
dimora. La mia antica capanna nel bosco è stata abbattuta
insieme agli alberi secolari quando i costruttori locali
hanno deciso di trasformare questo posto in un luogo di
villeggiatura. Sono stata costretta ad andarmene, ma ci ho
guadagnato in meglio. La vista panoramica sul mare non
ha paragoni.”
Si voltò facendo loro segno di seguirli, e Keeran prese
Seanna per mano, conducendola nel cottage con giardino
fiorito in cui Estel abitava.
“Vivi ancora tutta sola? Nessun aitante straniero ti ha mai
corteggiato in nostra assenza?”
“Seanna, mi conosci. Non sono quel genere di donna che
ama avere un uomo rompiscatole tra i piedi. Un mortale
poi, figuriamoci! Preferisco la solitudine, al contrario di
voi due.”
Si sedettero nel patio ombreggiato dai rami di un salice
piangente, ed Estel li osservò attentamente negli occhi.
“Non vedo rimpianti per ciò che avete perduto lasciando la
Cornovaglia, e questo è un bene. Anche se tu, mio giovane
172
lord, hai sofferto per il distacco dalla tua famiglia. Te lo
leggo nello sguardo. La voglia di riabbracciare tuo padre e
le tue sorelle prima che morissero ti è rimasta dentro, non
ti sono bastati gli scambi di lettere nei primi anni della tua
vita lontano da qui. La perdita della tua famiglia ti ha
rattristato, e non sei riuscito a scacciare via il desiderio di
rivederli un’ultima volta. Ho ragione?”
Keeran sapeva che era così.
“Li ho lasciati perché sono stato costretto. È normale che
sia dispiaciuto di non aver visto le mie sorelle diventare
donne, sposarsi e mettere al mondo dei figli. E quando mio
padre si stava spegnendo, non sono potuto tornare da lui
per dirgli addio. Come gli avrei spiegato la mia immutata
giovinezza?”
“Ti capisco bene Keeran. L’immortalità ha le sue pecche.
Hai scelto di abbandonare la tua famiglia perché sapevi
che tutti loro sarebbero invecchiati tranne te e Seanna,
non potevi fare altro. Andartene via era l’unico modo per
proteggere il segreto che condividi con lei.”
Seanna sfiorò la mano di Keeran.
“Non lo ammetterà mai, ma io so quanto gli è costato
rinunciare a vivere a Hornwood.”
Keeran le rivolse un dolce sguardo, ed Estel si alzò dalla
sua sedia di vimini.
“Ho qualcosa per te, Keeran Blackclaw. Un regalo che ho
tenuto da parte in attesa del tuo ritorno.”
Entrò in casa seguita da un paio di gattini neri che
gironzolavano nel giardino e ricomparve quasi subito con
una scatola di legno intarsiato fra le mani.
173
“Qui dentro c’è tutto ciò che resta della tua famiglia.
Piccoli oggetti personali che sono riuscita a raccogliere
dalle rovine del maniero prima che iniziassero i lavori di
smantellamento. Li ho tenuti da parte per te, per questo
giorno. Credo che sarai felice di poterli riavere.”
Keeran prese la scatola fra le mani e sollevò il coperchio.
Disposti con cura al suo interno, c’erano piccoli oggetti ed
effetti personali appartenuti ai membri della famiglia
Blackclaw. Keeran li osservò con tenerezza, prendendoli
fra le mani e lasciandosi inondare dai ricordi.
“Questo era mio”, disse, stringendo tra le dita un cavallino
di legno intagliato a mano. “Era il mio giocattolo preferito
da bambino, lo aveva fatto mio padre per me… Ricordo di
averlo perso e mai più ritrovato, chissà dove si era
infilato… Questo è un pettinino d’argento di Gwenn, lo
riconosco dalle gemme d’agata della decorazione. Ne aveva
talmente tanti, e spesso le cadevano dai capelli… Questo
bracciale di perle di fiume era di Danaes, un regalo da
parte mia per il suo tredicesimo compleanno… E anche
questi nastri di seta erano suoi, li usava per legarsi le
trecce castane… Questi orecchini di giada erano di Lady
Alanna, me li ricordo bene, li indossava spesso… E questo
è lo stemma del nostro casato, forgiato nel ferro, che mio
padre usava come fibbia appuntata sui mantelli o sulle
tuniche… Quanti ricordi mi tornano in mente…”,
mormorò, accarezzando gli altri oggetti contenuti nella
scatola, tutti frammenti di un tempo perduto a lui molto
caro. “Ti ringrazio Estel per aver raccolto queste piccole
cose prima che fossero spazzate via insieme al maniero, è
174
bello avere qualcosa che mi ricordi le persone che ho
amato. È un regalo bellissimo.”
Estel gli sorrise compiaciuta, mentre gli occhi dorati di
Keeran brillavano commossi incontrando le sue iridi verdi.
“Non ho trovato nulla di tua madre, ma forse non ha molta
importanza per te.”
“No, non ne ha. È stata una pessima madre fin dai primi
ricordi che ho di lei, incapace di donare affetto a me e alle
mie sorelle, troppo presa da se stessa e dal suo egoismo.”
Keeran chiuse il coperchio della scatola di legno e
ringraziò Estel nuovamente. La donna gli sfiorò una spalla
con una carezza, poi guardò Seanna.
“Ho qualcosa anche per te, naturalmente”, disse, infilando
una mano nel taschino laterale del suo vestito rosso.
“Questo ciondolo di tua madre.”
Seanna lo riconobbe appena lo vide.
“Oh, è la collana che portava sempre al collo.”
Prese fra le dita il cordino di cuoio rovinato dal tempo al
quale era agganciata una conchiglia di mare dai riflessi
rosati.
“Non possedeva altro che questo monile, una conchiglia
raccolta sulla spiaggia che per lei era un oggetto prezioso.
Era una donna così semplice, si accontentava di poco… Sai
com’è morta?”
“Certo. Le ho fatto visita spesso dopo che tu e Keeran ve ne
siete andati. I rigidi inverni nevosi le avevano indebolito i
polmoni, e quando è diventata anziana una brutta
influenza se l’è portata via nel sonno. Io ero con lei, non è
morta da sola.”
175
“Non l’ho amata abbastanza, credo… Sono stata una figlia
poco amorevole e piuttosto ribelle.”
“Ai suoi occhi eri perfetta. Era felice che avessi trovato
l’amore e la gioia accanto a Keeran, voleva il meglio per te,
di certo non la povertà di Jerwin. Anche se te ne sei andata
di casa molto presto, lei non ne ha sofferto.”
Seanna strinse la collana della madre tra le mani
ripensando a lei, e Keeran le disse che poteva metterla
nella scatola insieme agli oggetti dei suoi familiari.
“Avremo molta cura di questa scatola, è tutto ciò che ci
resta del nostro passato”, commentò Seanna, mentre
Keeran richiudeva il coperchio di legno intarsiato.
Estel raccolse da terra un gattino nero che le stava
mordicchiando una caviglia e se lo mise in grembo
accarezzandogli il pancino peloso con le dita.
“Ho notizie anche di tuo padre Gregor Cassel, se ti può
interessare.”
“Certo, dimmi pure. Che ne è stato di lui?”
“Ha regnato a lungo, prima di essere sostituito dai suoi
dieci figli sparsi sul territorio scozzese. Beveva un po’
troppo, e questo vizio gli ha accorciato la vita di una decina
d’anni. I suoi possedimenti sono stati spartiti tra gli eredi,
e poi venduti al migliore offerente come terreni edilizi. È
rimasto intoccato soltanto un piccolo castello a North
Berwick, la residenza dell’ultimo dei suoi discendenti, e
credo che attualmente sia in vendita. Qualcuno prima o
poi l’acquisterà per farne un resort o un luogo di
villeggiatura, anche se teoricamente sarebbe una tua
eredità, dato che sei la sua unica figlia femmina rimasta in
176
vita. Potreste acquistarlo voi, anziché lasciarlo in mano a
degli estranei.”
“Acquistare un vecchio castello in Scozia?”, chiese Seanna,
sorridendo al pensiero di rimettere piede in una
costruzione medievale.
“Perché no? Dopotutto è tuo, anche se sei una Cassel
illegittima e non riconosciuta come erede. Non hai bisogno
di far sapere che discendi dal Gregor Cassel per poterlo
acquistare, è stato ristrutturato e dotato di elettricità,
acqua potabile, impianto del gas e tutto il resto. Potreste
usarlo come residenza estiva.”
Seanna cercò lo sguardo di Keeran, che subito le disse:
“Decidi tu, è una tua proprietà.”
“Sì, ma… Sarà molto costoso, essendo un castello d’epoca.”
“Sono un imprenditore, il denaro non è un problema.”
Seanna rifletté per un attimo su quell’ipotesi, e sentendosi
presa in contropiede decretò: “Ci penserò sopra. Valuterò i
pro e i contro con calma.”
Estel sorrise. “Finirai per acquistarlo. E so anche come e
per cosa lo utilizzerai. Ma non te lo voglio dire. Lo
scoprirai da sola.”
“Uhm, vedremo”, commentò Seanna, con aria misteriosa.
Il resto del pomeriggio trascorse piacevolmente, con Estel
che faceva mille domande sulle loro esperienze di vita in
giro per il mondo e Seanna e Keeran che le raccontavano
ciò che in parte lei aveva già visto attraverso i suoi sogni.
Quando il sole si tuffò nel mare colorando d’arancio il
cielo, giunse anche il momento dei saluti.
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“È stato bello rivederti, Estel. Grazie di tutto”, le disse
Keeran, abbracciandola per primo.
“Abbi cura di te, giovane lord.”
Seanna si lasciò stringere dall’abbraccio affettuoso della
donna, che le sussurrò all’orecchio “Prenditi ciò che ti
appartiene”, riferendosi al castello dei Cassel in vendita a
North Berwick.
“Ci rivedremo, Estel? Verrai mai a trovarci in Italia?”
“È difficile per me allontanarmi da questo luogo. Sono
radicata alla mia terra come una vecchia quercia. Avremo
modo di incontrarci ancora, non temere.”
“Va bene, non insisto. Grazie per questa meravigliosa
giornata, ho atteso a lungo di riabbracciarti, e sono felice
che tu non sia cambiata e stia così bene.”
“La vita eterna non rende bella soltanto te, ragazzina.”
“Ottima osservazione.”
Si scambiarono un sguardo d’intesa, poi Seanna la salutò.
“Alla prossima occasione, Estel.”
“Come e quando vuoi, tesoro.”
Keeran le cinse la vita con un braccio e Seanna si voltò,
allontanandosi dal cottage insieme a lui per dirigersi alla
scalinata di pietra che scendeva ai piedi della scogliera.
Non si girò a guardare Estel, perché sentiva addosso il suo
sguardo magnetico che la osservava andare via e sapeva
che detestava gli addii. Si limitò a guardarsi attorno,
immaginando per qualche attimo di rivedere il grande
maniero grigio dei Blackclaw dominare la spianata erbosa
con le sue quattro torri svettanti verso il cielo e i vessilli del
casato smossi dal vento…
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***
Quella sera, mentre Keeran sedeva sul letto della loro
stanza d’hotel nel centro urbano di Kingsbridge intento a
controllare il suo SmartPhone pieno zeppo di messaggi
ricevuti dai collaboratori aziendali italiani, Seanna uscì
dalla doccia dopo più di mezz’ora e si accoccolò accanto al
marito ravviandosi i corti capelli biondi con le dita.
“Sai a cosa ho pensato mentre mi facevo la doccia?”,
chiese, attirando l’attenzione di Keeran su di sé.
“Sentiamo, cosa ti frulla per la mente?”
Lei sorrise e gli sfilò il telefono dalle mani.
“Voglio avere il mio castello.”
Keeran si grattò il mento fresco di rasatura.
“Non hai detto che volevi rifletterci con calma e valutare i
pro e i contro, prima di decidere?”
“L’ho fatto sotto la doccia. E ho deciso che dovremmo
acquistarlo.”
“E per quale esatto motivo?”
“Perché infondo è mio, mi spetta di diritto, sono un’erede
di Gregor Cassel, illegittima ma pur sempre sua figlia.”
“Certo. E come pensi di utilizzarlo?”
“Su questo non ho ancora le idee chiare, o meglio, ho solo
immaginato come potremmo sfruttarlo.”
“Potremmo? Tu ed io? Ti ricordo che al momento sono un
imprenditore e mancano ancora quindici anni al mio
prossimo cambio di identità e di lavoro.”
“Lo so benissimo. Infatti non ho detto che voglio lasciare
l’Italia e trasferirmi in Scozia.”
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“Okay. Allora cosa vuoi farne del tuo bel castello, una
residenza stagionale in cui passare le vacanze estive?”
“No, ho pensato a qualcosa di più particolare…”
“Sono tutto orecchi, spara.”
“Dunque… Immagina se dopo averlo acquistato lo
arredassimo esattamente com’era arredato il tuo maniero,
con lo stesso stile e una disposizione simile delle stanze.
Sarebbe bello, non credi?”
“Vuoi far rivivere Blackclaw?”
“Esattamente! È fattibile, un po’ costoso, ma realizzabile. E
dopo averlo sistemato, potremmo aprirlo al pubblico,
magari solo nei mesi d’estate, e organizzare delle feste
medievali… Tutti i partecipanti abbigliati con costumi del
1300, dei figuranti pagati per suonare strumenti antichi e
intonare le ballate di quell’epoca, e un servizio di catering
scelto su misura per cucinare i piatti che si mangiavano in
quel periodo storico. Ogni sera una festa diversa, con
danze e canti, e noi due, ovviamente, saremmo i padroni
del castello che accolgono gli altri nobili.”
“Vorresti rimetterti addosso quei vestiti aderenti pieni di
lacci con le maniche troppo ampie e le gonne dallo
strascico ingombrante?”
“Mi piacerebbe da impazzire! E tu saresti splendido con
addosso una tunica del ‘300 e i calzoni infilati negli stivali
alti fino al polpaccio, bello ed eccitante com’eri al tempo in
cui ci siamo innamorati.”
Keeran accarezzò quell’idea per un istante, pensando che
dopotutto non era così folle.
“Dovrai farti ricrescere i capelli per poterti pettinare come
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la giovane Lady Seanna che ho sposato.”
“Nel giro di un anno mi arriverebbero già alle spalle se li
lasciassi crescere.”
“Io però non ho intenzione di ricominciare a farmi la coda
di cavallo che ti piaceva tanto.”
“Non hai bisogno di avere i capelli lunghi per sembrare un
lord, ti basterà un filo di barba incolta e un taglio un
pochino più selvaggio.”
“E scommetto che i nostri abiti li cuciresti tu con le tue
abili mani… Giusto?”
“Ovviamente sì. Li rifarei uguali a quelli che avevamo, e
potremmo tornare ad essere Lord Keeran Blackclaw e
Lady Seanna Merrick. Ti immagini il salone del castello
illuminato dalle candele, con il pubblico abbigliato da
nobili e nobildonne, la musica delle cetre e dei mandolini,
e noi due al centro del salone impegnati ad aprire le danze
come facevamo nella nostra prima vita? Non sarebbe
fantastico rivivere quei momenti così belli e unici?”
Keeran sorrise dolcemente a Seanna, tornando indietro nel
tempo e ricordando tutte le serate trascorse nel maniero a
danzare con lei fino a notte tarda.
“Sarebbe come sognare ad occhi aperti”, ammise, toccato
dall’idea della moglie.
“Allora lo faremo? Acquisteremo il castello di North
Berwick e lo trasformeremo nel maniero dei Blackclaw?”
Come sempre, Keeran non seppe dire di no a Seanna.
“Va bene. Facciamolo. Buttiamoci in questa avventura.”
“Sul serio?... Ti piace davvero la mia idea?”
“Certo che mi piace. E penso che potrebbe renderci felici,
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oltre che fruttarci parecchio. Molte coppie moderne amano
sposarsi in Scozia in un vero castello e abbigliati con
costumi medievali. Potremmo organizzare anche dei veri
matrimoni, non solo delle feste da ballo.”
“Hai ragione… Che meraviglia!”
Seanna sfoderò un sorriso smagliante e i suoi occhi azzurri
brillarono sul suo volto sempre giovane e bello.
“Quando pensi che potremmo contattare l’agenzia
immobiliare che ha messo in vendita il castello?”
“Anche domani se vuoi. Siamo già in Inghilterra.
Prendiamo un volo per la Scozia e andiamo a vedere il
castello di persona.”
“Sì, fantastico! E il tuo lavoro?”
“Mi prenderò un’altra settimana di vacanza. Dopotutto il
capo dell’azienda sono io, posso tornare a lavorare in
ufficio quando voglio.”
“Allora è deciso. Ci tufferemo nel passato.”
“Inizia a farti crescere i capelli, Lady Seanna Merrick.”
“Anche tu, Lord Keeran Blackclaw.”
Keeran la prese per la vita e la fece rotolare sul letto,
stendendosi sopra di lei. Le loro iridi si incatenarono,
accendendosi di celeste intenso e oro brillante, e il loro
sangue prese a scorrere nelle vene più veloce e più caldo.
“Ti ho mai detto cos’ho pensato la primissima volta che ti
ho vista affacciarti sulla soglia delle cucine del maniero
nel tuo grezzo vestito da serva e con i capelli che
sfuggivano dalla crocchia?”, sussurrò Keeran contro le
labbra di Seanna.
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“Hai pensato che non avresti mai potuto mettere le mani
su di me perché non ero del tuo rango?”, ipotizzò lei.
“Sbagliato. Mi sono detto “Quella ragazza un giorno sarà
mia, e farò di lei una meravigliosa lady, costi quel che
costi ”. Mi è bastato uno sguardo per volerti tutta per me.”
“Hai ottenuto ciò che volevi. Mi hai fatta tua.”
“Sì. E lo rifarei senza indugio. Tu sei nata per essere mia.”
“Forse eravamo destinati ad appartenerci. Allora come
adesso. In quella vita mortale e in questa vita senza fine.
Dùsgadh ci ha riuniti perché fin dal principio era scritto
che saremmo stati l’uno la parte essenziale dell’altra.”
“A me sarebbe bastata anche una sola vita da vivere con te.
Mi sarei accontentato.”
“Invece avremo l’eternità per stare insieme. Siamo dei
privilegiati.”
“Concordo pienamente.”
Keeran baciò Seanna sulla bocca, e i battiti dei loro cuori
divennero una sola vibrante pulsazione mentre facevano
l’amore, fondendo le loro carni in un solo corpo marchiato
dal misterioso tocco dell’immortalità.
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Copyright © Paola Secondin 2016
© Tutti i diritti riservati all’Autore
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