AutoPlay - SUPSI · 2018. 4. 13. · AutoPlay partendo dal problema che è stato affrontato....

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1 ClickIn, Progetto del mese, Marzo 2018 Ci descriva brevemente il progetto AutoPlay partendo dal problema che è stato affrontato. L’idea del progetto AutoPlay nasce dalla volontà di unire all’ergoterapia le com- petenze dell’Istituto sistemi informativi e networking (ISIN del DTI) per metterle al servizio dell’infanzia. Attualmente, attra- verso questa collaborazione, stiamo svi- luppando uno strumento di misurazione per la primissima infanzia, il quale è com- posto da diversi giocattoli intelligenti do- tati di appositi sensori che hanno lo sco- po di valutare in modo oggettivo come i bambini tra i 9 e 15 mesi di età si approc- ciano all’attività ludica. Questa rileva- zione è clinicamente interessante poiché dovrebbe permettere in futuro di ricono- scere i bambini che presentano uno svi- luppo atipico, quale ad esempio l’autismo. AutoPlay è dunque un progetto ad al- to impatto sociale poiché, se permette di individuare precocemente l’autismo (presente in circa 1 bambino su 100), cre- sce in maniera esponenziale la possibilità di diminuirne le conseguenze negative, grazie ad un intervento di qualità. Quali sono i primi risultati ottenuti? Nel 2016, dopo un anno di esperienza presso cinque famiglie ticinesi, si è conclu- so un primo progetto per valutare la fatti- bilità dell’idea. Grazie ad un finanziamen- to del fondo interno della SUPSI siamo riusciti a rilevare e differenziare, mentre il bambino gioca, determinati movimenti dei giocattoli. Abbiamo inoltre compreso la tipologia di sensori necessari per svilup- pare un materiale di migliore qualità. Oggi i bambini che partecipano al progetto di ricerca giocano con tre elefantini ed una palla creati appositamente; entro breve potranno inoltre manipolare una bambola ed un cucchiaino così come una macchini- na. I colleghi dell’ISIN, a loro volta, stanno cominciando a lavorare sui primi algoritmi che permetteranno di tradurre i segnali rilevati dai sensori in movimenti clinica- mente rilevanti. AutoPlay Intervista a Emmanuelle Rossini-Drecq, responsabile del progetto AutoPlay Asse 6 – Sistemi sociali e salute pubblica Quali sono i punti di forza del progetto? Quali le criticità? I punti di forza derivano dall’interdisci- plinarietà dove ogni competenza è valo- rizzata e messa al servizio delle compe- tenze altrui. Queste sinergie orientate verso una finalità comune, ossia usare la tecnologia per aiutare i bambini a cre- scere bene o meglio, hanno un altissimo potenziale di innovazione. Le criticità derivano dalla stessa interdi- sciplinarietà poiché occorre conoscersi, prendersi il tempo di ascoltare l’altro e di capirlo. Non è facile quando i linguaggi nascono da orizzonti molto lontani, ma più si avanza insieme, più si avvicinano i rispettivi mondi, diminuendo così le criti- cità e potenziando i punti di forza. Sensori Giocatoli Infanzia

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1 ◆ ClickIn, Progetto del mese, Marzo 2018

Ci descriva brevemente il progetto AutoPlay partendo dal problema che è stato affrontato.L’idea del progetto AutoPlay nasce dalla volontà di unire all’ergoterapia le com-petenze dell’Istituto sistemi informativi e networking (ISIN del DTI) per metterle al servizio dell’infanzia. Attualmente, attra-verso questa collaborazione, stiamo svi-luppando uno strumento di misurazione per la primissima infanzia, il quale è com-posto da diversi giocattoli intelligenti do-tati di appositi sensori che hanno lo sco-po di valutare in modo oggettivo come i bambini tra i 9 e 15 mesi di età si approc-ciano all’attività ludica. Questa rileva-zione è clinicamente interessante poiché dovrebbe permettere in futuro di ricono-scere i bambini che presentano uno svi-luppo atipico, quale ad esempio l’autismo.AutoPlay è dunque un progetto ad al-to impatto sociale poiché, se permette di individuare precocemente l’autismo (presente in circa 1 bambino su 100), cre-sce in maniera esponenziale la possibilità di diminuirne le conseguenze negative, grazie ad un intervento di qualità.

Quali sono i primi risultati ottenuti?Nel 2016, dopo un anno di esperienza presso cinque famiglie ticinesi, si è conclu-so un primo progetto per valutare la fatti-bilità dell’idea. Grazie ad un finanziamen-to del fondo interno della SUPSI siamo riusciti a rilevare e differenziare, mentre il bambino gioca, determinati movimenti dei giocattoli. Abbiamo inoltre compreso la tipologia di sensori necessari per svilup-pare un materiale di migliore qualità. Oggi i bambini che partecipano al progetto di ricerca giocano con tre elefantini ed una palla creati appositamente; entro breve potranno inoltre manipolare una bambola ed un cucchiaino così come una macchini-na. I colleghi dell’ISIN, a loro volta, stanno cominciando a lavorare sui primi algoritmi che permetteranno di tradurre i segnali rilevati dai sensori in movimenti clinica-mente rilevanti.

AutoPlay

Intervista a Emmanuelle Rossini-Drecq, responsabile del progetto AutoPlay

Asse 6 – Sistemi sociali e salute pubblica

Quali sono i punti di forza del progetto? Quali le criticità?I punti di forza derivano dall’interdisci-plinarietà dove ogni competenza è valo-rizzata e messa al servizio delle compe-tenze altrui. Queste sinergie orientate verso una finalità comune, ossia usare la tecnologia per aiutare i bambini a cre-scere bene o meglio, hanno un altissimo potenziale di innovazione. Le criticità derivano dalla stessa interdi-sciplinarietà poiché occorre conoscersi, prendersi il tempo di ascoltare l’altro e di capirlo. Non è facile quando i linguaggi nascono da orizzonti molto lontani, ma più si avanza insieme, più si avvicinano i rispettivi mondi, diminuendo così le criti-cità e potenziando i punti di forza.

SensoriGiocatoliInfanzia

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2 ◆ ClickIn, Progetto del mese, Marzo 2018

Ricorda episodi curiosi, divertenti o particolari che hanno caratterizzato lo sviluppo del progetto?Me ne vengono in mente due. Il primo è legato alle esperienze fatte in casa nel progetto di fattibilità: allora non avevamo i bei giocattoli di oggi, ma grazie all’aiuto del collega Raffaele Ponti (DTI), siamo ri-usciti ad avere dei giochi fatti con la stam-pante 3D. Ad ogni ritorno dall’esperienza presso le varie case, ci toccava mandare una mail a Raffaele perché immancabile-mente i bambini rompevano la palla; non so quante ne ha dovute stampare e dopo un po’ abbiamo smesso di contarle. Il secondo episodio è accaduto all’ini-zio di questo percorso, quando abbiamo preso il treno per Zurigo per conoscere di persona il nostro designer, Pepe Hiller. Salite sul treno, la mia collega Francesca Faraci ha tirato fuori un adattatore con sei prese in modo che potessimo tutte usare i nostri vari computer e telefonini. Era proprio una scena dei tempi moderni sulle donne al lavoro.

Da questo progetto potrebbero na-scerne altri?Dal primo progetto è nato quello che stiamo portando avanti grazie al finan-ziamento BREF della Gebert Rüf Stiftung. Siamo stati anche contattati per un pro-getto che desidera usare lo strumento di AutoPlay qualora ricevesse il finanzia-mento dalla commissione europea. Stia-mo poi sviluppando con il dottor Gian Pa-olo Ramelli dell’EOC un programma per aiutare nella diagnosi differenziale e, infi-ne, abbiamo avuto la grande opportuni-tà di incontrare il signor Peter Handstein della ditta di giocattoli HAPE per discute-re di AutoPlay e di altri possibili progetti. Insomma, direi proprio che AutoPlay è stato un trampolino di lancio per il nostro team interdisciplinare.

Oltre a Lei, da chi è composto il team di progetto?I colleghi dell’ISIN coinvolti sono France-sca Faraci, Michela Papandrea, Sandra Bernaschina e Alessandro Puiatti. Oltre a queste competenze interne, siamo sup-portati da un team ticinese composto dai pediatri del Centro Pediatrico del Men-drisiotto, dal neuropediatra Gian Pao-lo Ramelli (EOC) e dallo staff di due asili nidi (SUPSInido e la Culla Baby Star). Ci avvaliamo anche della collaborazione di alcuni esperti svizzeri: il designer di gio-cattoli per bambini, Pepe Hiller di Zurigo e la professoressa in sviluppo e proble-matiche dell’infanzia, Evelyne Thommen, dell’HES-SO di Losanna.

Tipologia di progetto: Progetto nazionale.Ente finanziatore: Gebert Rüf Stiftung, fondo BREF “Social Innovation”.Partner di progetto: Istituto sistemi informativi e networking (ISIN), Centro Pediatrico del Mendrisiotto, Asilo nido Culla Baby Star (Breganzona), SUPSInido (Manno), Pepe Hiller (designer, Zurigo) e Evelyne Thommen (HES-SO, Losanna).

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