Associazione Italiana di Psicologia Giuridica
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CORSO DI FORMAZIONE
PSICOLOGIA GIURIDICA E PSICOPATOLOGIA FORENSE
Teoria e Tecnica della Perizia e della Consulenza Tecnica
in ambito Civile e Penale, adulti e minorile
ANNO 2015
TITOLO:
RIFLESSIONI/PROPOSTA SULLA METODOLOGIA PER
L’ACCERTAMENTO DEL DANNO NON PATRIMONIALE
DALLA NASCITA ALLA ADOLESCENZA
DI
ALESSANDRO RUTA
INDICE
Introduzione...……………………………………………………………………………….…. . pag. 1
1. Modello teorico e metodologico della valutazione del danno esistenziale
nella Macroarea dello Sviluppo delle Competenze della Personalità
dalla Nascita al Terzo mese….………………………………………………………….…….. pag. 5
Le 4 Categorie della Macroarea: …………………………………………………………... ....... pag. 7
1. Regolazione degli stati Neurovegetativi - 2. Regolazione degli stati Motori
3. Regolazione degli stati di Coscienza - 4. Competenze Attentive/Interattive
Metodo di Calcolo.…….………………………….. ..................................................................... pag. 10
Modello teorico e metodologico della valutazione del danno esistenziale
nella Macroarea dello Sviluppo delle Competenze della Personalità
da 1- 6 anni.………………………………………………………………….……….……….... pag. 11
La 4 categorie della Macroarea:……………………………………………………. ................... pag. 13
1. Svilluppo delle Pulsioni - 2. Svilluppo dell’Io
3. Sviluppo del Super Io - 4. Sviluppo delle Relazioni Oggettuali
Metodo di Calcolo……………………………….… .................................................................... pag. 14
Modello teorico e metodologico della valutazione del danno esistenziale
nella Macroarea della Personalità e dell’Assetto psicologico
da 6 anni all’adolescenza…………..………………………………………….................... ...... .pag.16
Le 5 categorie della Macroarea:……...………………………………………………..……… . .pag.17
1. Energia - 2. Amicalità - 3. Coscienziosità
4. Stabilità Emotiva - 5. Apertura all’Esperienza
Metodo di Calcolo………………….………………. ................................................................... .pag.18
Modello teorico e metodologico della valutazione del danno esistenziale
nella Macroarea Relazioni Familiari ed Affettive dalla nascita
all’adolescenza…………………………………………………………………….…............... . .pag.20
Le 3 categorie della Macroarea:……………………………………………………………….. .. .pag.22
1. Morte/Malattia del Caregiver - 2. Gestione dei Ruoli e dei Sottosistemi familiari
3. Qualità degli scambi Affettivi
Metodo di Calcolo..…..…………….…………… .. ..................................................................... .pag.30
Modello teorico e metodologico della valutazione del danno esistenziale
nella Macroarea delle Attività Ricreative dalla nascita
all’adolescenza…………………..…………………...…………………………………………...pag.31
Le 4 categorie della Macroarea……………………………………………………………….. ... ..pag.32
1. Attività di riposo – 2. Attività Relazionali
3. Attività di Ricreative – 4. Attività di Autorealizzazione
Metodo di Calcolo....…………..…………………. ..................................................................... ..pag.38
Quantificazione del Danno Esistenziale.….…………………………………………………. . ..pag.39
Bibliografia
1
Introduzione
Secondo il nostro ordinamento giuridico il neonato diventa un soggetto giuridicamente capace
quando ricorrono due importanti presupposti: la fuoriuscita del feto dall’alveo materno ed il
compimento di un atto respiratorio1. Il concepito è l’essere umano allo stato primordiale del
suo sviluppo biologico, ed in senso giuridico, la definizione comprende tutto il periodo che precede
la nascita: prima di essere nato, il concepito non ha capacità giuridica e tutti i diritti riconosciuti
dipendono da quell’evento. Quando anche si tratterà di un bambino che presenterà delle
malformazioni “monstrum” (soggetto deforme, secondo il diritto romano), questi avrà capacità
giuridica. La tutela del concepito nel nostro ordinamento trova riscontro indiretto negli art. 22 e 31
3
della Costituzione ed una esplicita affermazione nell’art. 1 della L. 194/78.
L’art. 1 della L. 194/78, stabilisce che “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e
responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”.
Il diritto di nascere del concepito non può essere violato se non quando entra in conflitto con il
diritto alla salute della madre: è la L. 194 che fissa a tal fine i limiti cronologici per l’induzione
dell’aborto (entro i 90 giorni), la cui legittimità pone sempre in primo piano l’obbligo di tutelare il
diritto alla salute della madre, ciò sempre che non sia la madre a rinunciare alla tutela della sua
salute pur di portare a termine la sua gravidanza. L’ art. 7 della L. 194/78 impone di assistere il nato
quando abbia raggiunto la soglia della cosiddetta vitalità cronologica: assistenza che va praticata in
ogni caso e quindi anche quando il nato presenti gravi malformazioni e/o patologie.
Il diritto del concepito a nascer sano va visto nel riconoscimento del diritto del nascituro di essere
protetto e tutelato da ogni danno che possa derivargli da comportamenti omissivi o commissivi,
colposi o dolosi, posti in essere da altri4. Anche nel caso di perdita del genitore la risarcibilità del
danno subito è da rinvenire nel diritto del concepito ad avere i genitori, ex artt. 30 e 31 della
Costituzione, altro valore costituzionale. L’attuale giurisprudenza, infatti, sostiene che i danni
cagionati da terzi o dai genitori, ma non per effetto della procreazione, che subisce il concepito
durante la vita intrauterina, sono risarcibili dopo la nascita, in quanto il neonato può percepire la
sofferenza conseguente al fatto lesivo della sfera soggettiva. L’argomento è stato inevitabilmente
influenzato dall’evoluzione storica dei diritti del bambino5 e della società che ha portato ad una
1 La tutela della vita nascente, Lo statuto giuridico del concepito al confine tra Soggetto e Persona, di Giuseppe Buffone, 2007.
http://www.altalex.com/documents/news/2007/11/15/vita-nascente-statuto-giuridico-del-concepito-e-confine-tra-soggetto-e-persona. 2 L’art 2 della Costituzione recita: “ la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’ uomo”. 3 L’art. 31 della Costituzione, al secondo comma, sancisce che “la Repubblica protegge la maternità”
4 Nel merito vedere il giudizio della suprema Corte (III Sez. civile N° 16123 del 14/07/2006). 5 La Convenzione ONU sui Diritti dell'infanzia fu approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.
Essa esprime un consenso su quali sono gli obblighi degli Stati e della comunità internazionale nei confronti dell'infanzia. Tutti i
paesi del mondo (ad oggi aderiscono alla Convenzione 194 Stati), ad eccezione degli Stati Uniti, hanno ratificato questa
Convenzione. La Convenzione è stata ratificata dall'Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176.
2
maggiore conoscenza scientifica e di conseguenza ad una maggiore esigenza di tutela della dignità
del bambino. Stimolato dalla lettura della sentenza della III° sezione Civile della Corte di
Cassazione (n. 16754/2012)6, dove si riconosce, per la prima volta, il diritto del neonato a chiedere
il risarcimento del danno per essere nato “malformato”, mi sono chiesto se fosse possibile costruire
un “impianto” metodologico sulla valutazione del danno esistenziale per questa fascia di età. L’idea
si è estesa di seguito agli altri periodi di sviluppo: l’infanzia, la preadolescenza e l’adolescenza.
Il presente lavoro ha anche come fine quello di migliorare gli attuali “Linee Guida per
l’accertamento e la valutazione Psicologico- Giuridica del Danno alla Persona”7(Aggiornate nel
2012), utilizzate esclusivamente con persone adulte (maggiori di 18 anni), in quanto i soggetti in età
evolutiva presentano bisogni emotivi ed assetti psicologici differenti dall’adulto. Per quanto
riguarda la procedura del metodo del calcolo per la quantificazione del danno Esistenziale ho fatto
riferimento ad un precedente lavoro datoci in incarico dall’Associazione Italiana Psicologia
Giuridica, e pubblicato nella Newsletter n° 33 di Aprile 2008: “Proposta di valutazione
metodologica del danno esistenziale e di modello di quesito per i CTU” (dott.ssa Emanuela
Torbidone, la dott.ssa Angela Mazzocco e il dott. Alessandro Ruta).
Consiglio la lettura di questo articolo, perché viene spiegato come attraverso una procedura
semplice, che contiene elementi di statistica di base, si può ottenere un punteggio percentuale del
danno in una scala che va da 1 a 100. Questo punteggio ottenuto deve essere inteso come un
“numero” espressivo di un “valore” per comprendere la gravità del danno, questa valutazione non
deve sostituirsi all’approccio descrittivo. Come viene più volte ribadito nelle Linee Guide del 2012:
“Il processo attraverso il quale si giunge ad una descrizione psicologica e/o psicopatologica delle
linee costituenti lo sviluppo psichico e lo stato attuale di un individuo, passa, perciò, per una
descrizione integrata della personalità, a partire da un approccio diagnostico-descrittivo che si
sostiene, prima di tutto, su una teoria dello sviluppo psichico e non sulla sola sintomatologia”8.
Pertanto, mi sono fermato a riflettere sui quei costrutti teorici che tenessero conto dell’effettivo
sviluppo psichico del bambino (cognitive, emotive, comunicative, ecc.) a partire dalla sua nascita
fino agli stadi successivi per poi adattarli alle tre importanti Macrocategorie che costituiscono il
danno esistenziale: Personalità ed Assetto Psicologico, Relazioni Familiari ed Affettive, Attività
Ricreative.
6 Vedere anche le precedenti posizione espresse con due importantissime pronunce: 14888/2004 e 10471/2009. 7 Consultabili nel sito dell’Ordine degli Psicologi del Lazio: http://www.ordinepsicologilazio.it/risorse/linee-guida-per-
laccertamento-e-la-valutazione-psicologico-giuridica-del-danno-biologico-psichico-e-del-danno-da-pregiudizio-esistenziale/ 8 “Linee Guida per l’accertamento e la Valutazione Psicologica –Giuridica del Danno alla Persona”, 2012.
3
Procedendo in questo lavoro, mi sono accorto che le ricerche in questo campo costituiscono una
delle risorse metodologiche più importanti di cui dispone lo studioso di psicologia, come mostra la
grande quantità di ricerche che si sono sviluppate nell’ambito della Psicologia dell’età evolutiva.
Inizialmente, benché si possa avere la sensazione di avere a che fare con dati frammentati, in quanto
le competenze cognitive ed affettive del bambino (cognitive, affettive, sociali, percettive, ecc.) sono
state studiate seguendo approcci teorici e metodologici differenti, i dati ricavati dalle ricerche sono
tutti concordi nell’affermare che qualunque sia lo spessore della vita psicologica dei primi mesi di
vita, in questa fase assistiamo all’emergenza e allo sviluppo dei presupposti delle funzioni
psicologiche che svilupperanno la personalità. A questo punto mi sono poste alcune domande: si
può parlare di una vera e propria “personalità” in un neonato? il neonato e’ capace di stabilire
legami affettivi con i familiari?
Per rispondere a queste domande ho considerato i contributi scientifici fondamentali che
provengono dalla psicoanalisi, l’etologia, la scienza della conoscenza, Infant Research.
Le ricerche effettuate dall’Infant Research, dimostrano solo quanto siano precoci alcuni
comportamenti di pre-attaccamento del bambino verso i genitori, ma anche la ricchezza delle sue
competenze cognitive-affettive-interattive, che purtroppo però, sono state studiate in modo
parcellizzato concentrandosi sul loro singolo sviluppo (attenzione, memoria, imitazione, emozioni,
ecc.). Anche per quanto riguarda l’osservazione dello sviluppo cognitivo, le teorie di Piaget
chiariscono come attraverso la suddivisione dello sviluppo cognitivo in una serie di stadi, ossia
periodi di tempo in cui il pensiero ed il comportamento del bambino, in una varietà di situazioni,
riflettono un tipo particolare di struttura mentale (intelligenza senso motoria, periodo preoperatorio,
periodo delle operazioni concrete e delle operazioni formali).
L’idea di poter indagare un “profilo” di personalità del neonato nella sua globalità (neorologica,
cognitiva, affettiva), a partire dalla nascita e persino nei casi di nascita pretermine, viene realizzata
negli anni 50, attraverso la costruzione delle Scale di Valutazione del Comportamento del neonato,
ideate dal dr. Brazelton. Gli assunti di base di questo importantissimo lavoro restituiscono una
dignità scientifica in quello che più o meno si è sempre saputo: che ogni neonato è differente
dall’altro, è capace di interagire con l’adulto e modificare i suoi comportamenti. Ciò che viene
fermamente affermato è che lo sviluppo delle competenze interattive del neonato possono essere
ostacolate dalla presenza di diversi disagi o traumi del caregiver, ma anche da eventi esterni.
Per indagare il danno nella Macrocategoria delle Relazioni Familiari ed Affettive, ho utilizzato le
teorie di Bolbwy, in quanto permettono di osservare in una visione sana la qualità del legame di
attaccamento che si instaura tra il bambino e la madre; e come il comportamento di esplorazione
dell’ambiente da parte del bambino sia estremamente collegato alla disponibilità della madre a
4
fornire rassicurazioni e protezione, una “base sicura”, come sostiene Mary Ainsworth (1978), nei
momenti in cui qualcosa o qualcuno lo avrà turbato.
Da un altro punto di vista, gli studi psicoanalitici permettono la comprensione della conoscenza
della personalità, ponendo l’accento sull’evoluzione delle istanze psichiche (Es, Io, Super Io) e dei
conflitti. Tale evoluzione si articola attorno al concetto di stadio (orale, anale, fallico, complesso
edipico, periodo di latenza, genitale) caratterizzato da un temporaneo equilibrio tra esigenze
pulsionali e i movimenti difensivi dell’individuo.
Infine, ho preso in considerazione le importanti teorie di Erikson, in quanto, hanno rappresentato
un'importante tappa nell'espansione della teorizzazione psicoanalitica. A partire dalle fasi di
sviluppo psico-sessuale di Sigmund Freud, Erikson individua otto stadi di sviluppo psicosociale,
ciascuna caratterizzata da una precisa crisi psicosociale. Ma per il presente lavoro ho considerato
solo i primi cinque, in quanto i successivi stadi fanno riferimento all’età adulta e senile. Il passaggio
da uno stadio all’altro avviene ogni volta che l'individuo, nell'interazione con la realtà esterna,
riesce a superare una "crisi evolutiva" e attraverso questi stadi di sviluppo realizza l'integrità dell'Io.
Tenere in mente i diversi vertici teorici durante l’osservazione del bambino, colpito da un illecito,
facilita la comprensione delle difficoltà che può incontrare nei diversi stadi del suo sviluppo che se
non saranno attraversati con successo metteranno a repentaglio i successivi, in alcuni anche in modo
irreversibile.
5
MODELLO TEORICO E METODOLOGICO DELLA MACROAREA DELLO SVILUPPO DELLE
COMPETENZE DEL BAMBINO DALLA NASCITA ANNI A 3 MESI
Un neonato, fin dai primi momenti, si mostra diverso dagli altri, ha una sua personalità e una
propria abilità nel toccare, annusare, ascoltare e guardare; si lascia consolare tenendolo tra le
braccia e cullandolo, parlando e cantandogli; fa capire che i suoi pianti possono avere una diversa
causa e diversi effetti ed è in grado di utilizzare le modalità con cui viene accudito per maturare il
suo adattamento al nuovo mondo extrauterino (Rapisardi). Ma perché un adulto possa innescare
questa reattività è necessaria una conoscenza dei 6 stati di coscienza9 in via di sviluppo del neonato:
sonno profondo – sonno attivo (Rapid-Eye-Moviment) – stato intermedio o sonnolento – stato di
veglia, di allarme – stato di allarme e di irritabilità – Pianto.
A seconda dello stato del neonato, una stimolazione può essere adatta o inadatta. Le ricerche
condotte dal dr. T. Berry Brazelton, noto pediatra e psichiatra infantile, alla Child Development
Unit del Boston Children’s Hospital, hanno portato alla scoperta che la gamma dello stato e il
controllo dello stato nel neonato sono molto utili per la previsione delle prestazioni sociali e
cognitive. A partire dagli anni 50, il dr. Brazelton, contribuì in modo rilevante a capovolgere la
concezione che il neonato fosse solo dotato di risposte riflesse a stimoli esterni.
Una volta capito che il neonato viene alla luce con un sistema nervoso complesso e altamente
sviluppato, sono state introdotte modalità di valutazione più sofisticate rispetto alla classica
valutazione neurologica. Questo perché un certo comportamento, come i riflessi dell’attività
motoria, è stabile e meno disponibile a conformarsi con l’ambiente, invece, il modo in cui il
neonato gestisce gli stati di coscienza e la stimolazione sociale è più reattivo all’immissione
dell’ambiente e cambia in maniera più significativa nei primi giorni e nelle prime settimane.
Le scale di Valutazione del Comportamento del Neonato, (NBAS: Neonatal Behavioral
Assessment Scale), ideate dal dr. Brazelton, permettono la previsione dello sviluppo affettivo e
cognitivo a 18 mesi con notevole affidabilità. La NBAS è nata, come ci fa notare Rapisardi:“per
rispondere all’esigenza di descrivere la ricchezza del comportamento del neonato “normale” …
concepito come un essere sociale capace di interagire attivamente con l’ambiente e le persone che
lo accudiscono, evocando comportamenti necessari a favorire il suo adattamento al nuovo
ambiente”. Gli assunti teorici che sono alla base della NBAS sono in primo luogo che i bambini,
9 Prechtl e Beintema hanno descritto i seguenti stati di coscienza del neonato (1964), attualmente questa suddivisione è utilizzata a
livello mondiale da tutti i ricercatori.
6
anche quelli che sembrano vulnerabili, sono altamente capaci di stimolare interazioni quando sono
nati : "Un neonato ha già nove mesi di esperienza, quando è nato"10
(dr. Brazelton).
In secondo luogo, non solo, i neonati rispondono agli stimoli intorno a loro, come i volti dei loro
genitori, ma sanno controllare il loro ambiente, ad esempio attraverso il pianto, per ottenere una
risposta da loro caregivers. In terzo luogo, i neonati sono organismi sociali, propositivi, che hanno
capacità di difesa e di autoregolazione comportamentale, e che sanno regolarsi e organizzarsi
nell’interazione con le persone e l’ambiente esterno. La suddetta scala si interessa, pertanto, della
maturazione neurologica-comportamentale in un ottica cognitivista-interazionale (Laicardi, 1998).
I pregi di questo modello teorico sono diversi:
in particolare, i neonanti nascono con quattro sistemi motivazionali di base, ereditari,
universali, essenziali per lo sviluppo e che operano per tutta la vita: l’autoregolazione
dell’attività motoria, il monitoraggi affettivo e la predisposizione all’interazione;
è condivisa a livello internazionale per la descrizione di un “profilo” del comportamento del
neonato, tramite la quale interpretare e catalogare le differenze individuali e culturali11
;
innanzitutto anche il neonato pre-termine12
viene considerato con delle proprie competenze;
è stata sottoposta al vaglio di numerose ricerche statistiche e psicometriche in Italia e
all’estero13
;
10
Fase pre-natale: La vita non comincia con la nascita. Il cuore del feto comincia a battere verso la SESTA settimana dopo il
concepimento. Verso le 20 settimane si costituisce il cervello, coi suoi 12 miliardi di cellule nervose. A partire dal TERZO mese
risponde con movimenti globali alle stimolazioni interne legate al suo sviluppo (vedi l'alternanza di attività motoria e di riposo). Al
SESTO mese può rispondere a stimolazioni esterne (p.es. suono/rumore). È stato osservato, relativamente alla percezione uditiva
degli stimoli sociali, attraverso la tecnica della misurazione del battito cardiaco, che già il feto riconosce la voce materna in quanto a
tale stimolo reagisce con una significativa decelerazione della frequenza cardiaca, simile a quella mostrata dal neonato in presenza di
stimoli nuovi o interessanti. Il feto di 36-39 settimane reagisce con un’intensa decelerazione della frequenza cardiaca quando gli
viene presentata una voce maschile dopo che è stato abituato allo stimolo di una voce femminile (Lavelli, 2007). Questo dato
permette di comprendere come il feto sia in grado di discriminare una voce femminile da una maschile e quanto possa essere
importante l’esposizione prenatale alla voce materna. 11 Vedere gli studi effettuati da Geber e Dean (1959), Cravioto ed altri (1966), i Freedmans (1969), Brazelton (1969). 12 L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica come nascita pretermine, o prematura, quella nascita che avviene a seguito di un
parto precedente la 37° settimana di gestazione. I bambini che nascono prematuramente, hanno un organismo non ancora
sufficientemente pronto per affrontare una vita extrauterina in autonomia (ossigenazione per via polmonare, alimentazione,
temperatura ecc.) e pertanto per poter sopravvivere devono essere supportati da strumentazioni artificiali, a compensazione delle
funzioni materne uterine venute a mancare, che fornivano gli elementi fisiologici indispensabili per lo sviluppo e la crescita: sono
necessarie le cure specialistiche erogate da specifici reparti ospedalieri le Unità di Terapia Intensiva neonatale- UTIN. Un neonato
prematuro di 6 mesi è capace di succhiare-inghiottire-reagire diversamente ai sapori salati/dolci-reagire a stimoli olfattivi. Molto
prima della nascita è sensibile, a livello cutaneo, alla pressione, al dolore e calore. È stato dimostrato che in questa fase tutte le
condizioni di grave e prolungato stress, ansia, frustrazione, denutrizione della madre possono determinare nel feto paralisi cerebrale,
epilessia, deficienza mentale, disturbi del comportamento, difficoltà di apprendimento. Conseguenze queste rilevabili solo dopo la
nascita. I dati delle ricerche internazionali sembrano concordi nel considerare la nascita pretermine come un fattore di maggiore
vulnerabilità quando si trova associata ad altri fattori di rischio, medico, ambientale, sociale (età delle madri, basso livello socio-
economico-culturale): problematiche cliniche della madre come ansia, depressione materna, o la mancanza di sostegno sociale, o
anche l’assenza della figura patena possono ostacolare i livelli di sviluppo. Questi risultati enfatizzano il ruolo centrale delle reazioni
affettivo-emotive dei genitori e dei loro bambini per le conseguenze nello sviluppo del bimbo. 13 Centri di ricerca e formazione, Istitut Brazelton, sono sparsi in diversi paesi di tutto il mondo: ci sono siti in Europa (Italia,
Inghilterra, Belgio, Svizzera, Portogallo, Spagna, Francia, Norvegia, Svezia, Danimarca), in Sud America (Brasile) e in Asia
(Giappoe,Thailandia e Australia).
7
indaga la personalità in termini di normalità del neonato e non di patologia, ricercandone le
“migliori performance” al test e non la risposta media;
la valutazione comportamentale è stata usata con successo anche per speciali gruppi a
rischio come bambini malnutriti, traumatizzati pretermine o sottoposti in epoca prenatale
all’azione di farmaci, ecc.;
la ricerca ha evidenziato che questi fattori sono misurati dalla maggior parte dei test, anche
da quelli non designati a questo scopo14
.
LE 4 CATEGORIE DELLA MACROAREA DELLO SVILUPPO DELLE COMPETENZE
DEL BAMBINO DALLA NASCITA A 3 MESI
Quando i bambini sono nati si trovano ad affrontare tre compiti evolutivi nell’ordine del giorno di
vitale importanza per la loro crescita: regolazione del sistema autonomo o vegetativo, regolazione
del sistema motorio, regolazione degli stati comportamentali. Se i primi tre livelli non sono stati
superati il neonato incontrerà delle difficoltà ad interagire con l’ambiente. Attraverso la scala NBAS
è possibile tracciare 4 categorie che caratterizzano lo sviluppo cognitivo e comportamentale.
1. Regolazione degli stati Neurovegetativi
La regolazione dei loro stati di respirazione, la temperatura corporea e il resto del loro sistema
nervoso autonomo (colorito, funzioni digestive ed escretorie, ecc.); devono funzionare
correttamente prima che i bambini possono concentrarsi su altre aree di sviluppo. I neonati ad alto
rischio possono spendere la maggior parte della loro energia cercando di mantenere i loro sistemi
autonomi, in modo che non possono concentrarsi su altre aree di crescita. In questa situazione di
difficoltà i suoni dell’ambiente possono spaventarlo, far emergere tremori e si possono osservare
cambiamenti di colore cutaneo, mentre, i tentativi di interagire con loro, (ad esempio guardandolo
in viso) possono disturbare la regolazione della loro respirazione.
14
Nel 1982 Heidi Als, neuropsicologa, dopo aver lavorato per diversi anni con Brazelton a Boston, ha elaborato la Scala
APIB(Assessment of Preterm Infant Behaviour). La scala APIB viene utilizzata per neonati pretermine ad alto rischio in età
compresa tra 36 - 44 settimane di vita, in condizioni cliniche stabili. Als correla la teoria sinattiva con la maturazione cerebrale e
considera il comportamento del bambino pretermine e le sue capacità d'interagire con il mondo extrauterino come una "chiave" di
lettura per comprendere il livello maturativo raggiunto.
8
2. Regolazione del sistema Motorio
Successivamente, i bambini si sforzano di controllare il loro sistema motorio. Inibendo i movimenti
casuali e controllando i livelli di attività motoria permettono al neonato di concentrare le sue
energie su altre attività di sviluppo di vitale importanza per la crescita. Se il bambino ha difficoltà in
questo settore, i caregiver possono aiutarlo, fornendo tutto il supporto tattile, se necessario, per
aiutarlo a sistemarsi. La scala valuta la qualità di tono, livello di attività motorio del bambino ed i
riflessi.
3. Regolazione dei livelli di coscienza
Regolazione dei livelli di coscienza e capacità di passare da uno stato all’altro: che vanno dal sonno
profondo – sonno attivo o sonno Rem – dormiveglia o stato indeterminato – veglia tranquilla –
veglia attiva- Pianto. Ad esempio, l'esame rivela come un bambino risponde alla luce, il suono e
contatto durante lo stato di sonno. L'esaminatore brilla brevemente una luce negli occhi di un
bambino addormentato. In generale, il bambino si dimena irritato. Quando ripetiamo il processo più
volte, il bambino di solito sintonizza la stimolazione e rimane addormentato. La capacità del
bambino di ignorare la stimolazione permette di risparmiare energia e svilupparsi. Se un bambino
non ha ancora raggiunto questa capacità deve essere tranquillizzato o allontanato dallo stimolo
fastidioso.
4. Competenze Attentive ed Interattive
Per poter prestare attenzione alle interazioni con gli adulti, i neonati devono controllare l’attività
dei sistemi autonomi, motori e gli stati di coscienza. Quando essi sono in equilibrio, è pronto a
dedicarsi ai segnali sociali e a utilizzarli per prolungare i suoi stati di attenzione. La scala mostra
come i bambini sono pronti per essere impegnati nel loro nuovo mondo fin dai primi momenti di
vita. Attraverso dei compiti capaci di attivare l’attenzione del neonato, è possibile ottenere dati sul
suo livello di attenzione. Dal punto di vista percettivo, il neonato, è dotato di un buon livello di
competenza percettiva ed è in grado di selezionare, elaborare, trattenere in memoria le informazioni
che provengono dall’ambiente emettendo risposte differenziate agli stimoli. Il sistema visivo, anche
se immaturo, è in gado fino dalla nascita di rispondere alla stimolazione e consente di discriminare
un ampia gamma di stimoli. Diversamente da quello visivo, l’udito è già funzionante durante la vita
intrauterina. Alla nascita è ben sviluppato. Per quanto riguarda l’odorato, il neonato è sensibile ad
una vasta gamma di stimoli olfattivi. Anche la sensibilità nei confronti di gusti differenti è presente
9
sin dalla nascita. La sensibilità tattile è presente ancor prima della nascita. Un neonato osserva e
presta attenzione a ciò che viene intorno a lui con tutti i sensi (per esempio, guardando, ascoltando,
toccando, e muovendosi) e può mantenersi sufficientemente regolato per restare attento ed
interagire, senza ipo- o iper – reagire agli stimoli esterni ed interni. Ad esempio, un neonato con una
vigilanza media-normale, è tranquillo e attento; durante uno stato di veglia quieta, ha interesse per
l’ambiente, è facile catturare e mantenere la sua attenzione anche se emergono brevi crisi di pianto,
saranno superate spontaneamente. Per capacità interattive si intendono: lo sguardo, l’ascolto, la
mimica e qualità dell’attenzione, la consolabilità al pianto e all’agitazione, la coccolabilità (capacità
motoria e relazionale di rannicchiarsi quando è in braccio all’adulto per evocarne l’abbraccio). La
maggior parte delle ricerche basate sulla teoria delle emozioni fondamentali vertono sul
riconoscimento delle emozioni facciali. In genere vengono considerate fondamentali le cinque
categorie individuate da Jonson – Laird e Oatley: felicità, tristezza, paura, rabbia e disgusto. Per
quanto riguarda lo studio delle emozioni fondamentali nei neonati, esso si basa ovviamente
sull’osservazione dei loro movimenti ed espressioni e sulle reazioni agli stimoli più semplici. Tra
gli indici secondari delle emozioni del neonato vi è la postura, che ci trasmette le risposte globali di
tensione o rilassamento, i movimenti delle mani, gli auto contatti o particolari comportamenti, come
scalciare, che il caregiver è in grado di riconoscere quando possono essere collegati a sentimenti
negativi. Con particolare attenzione alla qualità del Pianto, presente sin da subito come segnale di
richiamo, ma anche indicatore di una stabile e buona relazione con il suo caregiver, quando si
presenta in minore quantità. Per il neonato il pianto è per un certo tempo, l’unico segnale per
modulare e manifestare i suoi bisogni e tende ad assumere forme diverse, ognuna delle quali viene
suscitata da una serie diverse di condizioni e tende ad avere un effetto specifico su chi si prende
cura del bambino. Il pianto ha diverse caratteristiche fisiologiche: fonazione; disfonazione;
iperfonazione 15
. Il pianto di dolore si presenta come una disfonazione o iperfonazione.
15
Questi diversi tipi di pianto si vengono a distinguere attraverso le loro caratteristiche acustiche e alla lunghezza delle singole fasi
che li compongono, ossia la fase espiratoria seguita da una fase di riposo, una fase inspiratoria e un’altra fase di riposo (Lavelli,
2007). Per il riconoscimento del tipo di Pianto ci vuole un addestramento specifico e/o l’uso di software che analizzano sullo
spettrogramma le sequenze di pianto.
10
CALCOLO DEL DANNO ESISTENZIALE NELLA MACROAREA DELLA
PERSONALITA’ DEL NEONATO
Il test NBAS è composto da 28 prove principali per le quali è stata stabilita una scala di 9 punti per
ciascuna prova. Gli autori sostengono che è stato evitato di utilizzare una scala di 5 punti perché la
sensibilità di ciascun test di fronte a importanti differenze individuali di questo genere sarebbe
notevolmente diminuita, specialmente nei casi di bambini pretermine. L’utilizzo delle scale di
valutazione del comportamento del neonato richiedono un addestramento altamente qualificato e
specifico. Queste prove possono essere organizzate in ciascuna delle 4 categorie della Tabella 1.
Tabella 1: Profilo di Personalità (dalla nascita a 3 mesi)
Il metodo per la quantificazione del Danno rimarrebbe quello precedentemente utilizzato per gli
adulti16
; dove ogni fattore, successivamente all’evento lesivo o illecito, può presentare una
alterazione, rispetto al precedente assetto, che può essere classificato secondo la seguente scala
ordinale: Gravissimo - Grave – Medio – Moderato – Lieve – Assente. Ma questo lavoro
richiederebbe un approfondimento metodologico.
16
Torbidone M.E., Mazzocco A., Ruta A.: Proposta di valutazione metodologica del danno esistenziale. Newsletter
AIPG, 33, 2008. Il presente metodo è stato presentato nel corso del Convegno Nazionale “Il Risarcimento del Danno
Esistenziale e del Macrodanno. I punti di vista della Psicologia Forense e della Medicina Legale e Sociale sui quesiti alle
Sezioni Unite della Corte di Cassazione” svoltosi il 17 Giugno 2008 presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati.
Il lavoro presentato è stato successivamente pubblicato sul sito di www.altalex.com al seguente indirizzo:
http://www.altalex.com/index.php?idnot=42212.
Profilo della
personalità
del neonato
Reg. degli
stati
Autonomi
Regolazione
del Sistema
Motorio
Reg. dei
livelli di
coscienza
Capacità
Attentive e
Interattive
Somma
Fattori Peso Pt
Gravissimo 5
Grave 4
Medio 3
Moderato 2
Lieve 1
Assente 0
Totale 0/20
11
MODELLO TEORICO E METODOLOGICO DELLA MACROAREA DELLA
PERSONALITA’ E DELL’ASSETTO PSICOLOGICO DA 1 ANNO A 6 ANNI
Dobbiamo a S. Freud (1915-1917) e successivamente ai lavori di M. Klein (1921-1958) e A. Freud
(1972) se per noi oggi è evidente che le radici della nostra vita emotiva risiedono nell’infanzia e che
esiste una stretta relazione fra gli eventi dei primi anni di vita e la struttura di personalità adulta.
Per il padre della psicanalisi, la componente originaria della vita psichica è l’Es, il complesso di
pulsioni e desideri, che spinti dal principio di piacere premono per la ricerca della scarica pulsionale
e quindi di evacuazione e riduzione delle tensioni psichiche. Ad esso si oppone il Super-Io, sede dei
valori etici e del codice morale interiorizzati attraverso l’educazione in senso ampio, cioè
l’inclusione dell’individuo nel sistema di regole, visioni, comportamenti del suo ambiente. Dal
conflitto tra l’istintualità primitiva dell’Es e i divieti posti dal Super-Io, emerge l’Io (o principio di
realtà): la funzione psichica che ha il compito di mediare, trovare un equilibrio tra le due istanze
opposte, e decidere quando e come autorizzare l’espressione delle pulsioni individuali. Secondo
Freud, ciò che caratterizza l’età infantile è un duro lavoro per la conquista della maturità psicologica
e dell’identità sessuale, durante la quale lo sviluppo della personalità procede parallelamente allo
spostamento dell’area del piacere sessuale da un’area erogena ad un’altra. Freud chiama libido
l’energia psichica, che tende a scaricarsi su zone erogene, il cui valore altamente simbolico
rappresenta proprio il grado di equilibrio psichico o maturità dell’Io conquistato dal bambino ad
ogni tappa del proprio sviluppo. Tale evoluzione si articola attorno al concetto di stadio,
caratterizzato da un temporaneo equilibrio tra esigenze pulsionali e i movimenti difensivi
dell’individuo. Ogni stadio è caratterizzato dall’aver una sorgente pulsionale, un oggetto e un
conflitto. Gli stadi riportati da Freud sono:
- Stadio orale (da 0 a 2 anni): la fonte pulsionale è la bocca e l’oggetto è il seno materno. In
questo stadio la relazione oggettuale è parziale. K. Abraham distingue a due stadi: stadio
orale primitivo (da 0 a 6 mesi) e lo stadio orale tardivo o sadico-orale ( da 6 a 12 mesi).
- Stadio anale (dai 2 ai 3 anni): la sorgente pulsionale anorettale, l’oggetto della pulsione le
feci. K. Abraham distingue anche due sottostadi: stadio sadico anale – stadio ritenzionale.
- Stadio fallico (dai 3 ai 4 anni): la fonte della pulsione è rappresentata dagli organi genitali,
l’oggetto è il pene.
- Complesso edipico (dai 5 ai 6 anni): l’oggetto della pulsione è il genitore, la fonte della
pulsione è legata all’eccitazione sessuale per il possesso di questo genitore e dal timore della
riprovazione del padre che il maschio vive come ansia di castrazione.
12
- Periodo di latenza (dai 7 agli 11 anni). E un periodo molto importante per la maturazione
intellettiva. In questa fase il rapporto tra bambini e genitore diventa meno appassionato e
perde il suo carattere esclusivo. In effetti gli anni della scuola elementare costituiscono per il
fanciullo un periodo molto ricco da un punto di vista delle sue esperienze sociali e di
adattamento: la maestra, i compagni, gli adulti sposta il focus dell’attenzione dalla famiglia
all’esterno.
- La fase genitale rappresenta il culmine dello sviluppo psicosessuale è alla quale si perviene a
partire dall’adolescenza, la cui caratteristica più importante è la comparsa dell’interesse per
una relazione reciprocamente gratificante con gli altri.
Il momento più critico dello sviluppo infantile si situa proprio nella fase fallica, infatti, il bambino
vive un passaggio edipico che, se irrisolto, si fissa in un vero e proprio complesso di Edipo (nella
bambina vedere il complesso di Elettra). L’aspetto rilevante della teoria freudiana è che
la fase genitale non viene conseguita automaticamente, ma rappresenta il compimento di uno
sviluppo armonico della personalità; lo stato di immaturità cognitiva ed emotiva dei precedenti stadi
può non essere superato (emergerebbe una personalità fallica, orale, o anale) e l’autonomia (etico-
morale) non essere raggiunta dall’individuo. Oltre all’elaborazione del conflitto edipico, un ruolo
fondamentale nella costruzione della personalità individuale è giocato, secondo Freud,
dai meccanismi di difesa, strategie psichiche che l’Io mette in campo per controllare il disagio e i
conflitti generati dalle proibizioni riguardanti l’Es, pulsioni sessuali e aggressive incompatibili con
la vita sociale17
. Le teorie psicoanalitiche si prestano bene ad indagare questa Macroarea,
soprattutto per quanto riguarda la struttura della personalità nel suo sviluppo e la comprensione
delle situazioni simboliche rappresentanti determinati stati dell'evoluzione affettiva del bambino.
La valutazione si può orientare ad indagare quattro macro-aree fondamentali, domandandosi a che
punto il bambino si trova nella sua linea evolutiva rispetto allo sviluppo pulsionale, sviluppo
dell’Io, Sviluppo del Super Io, Sviluppo delle relazioni Oggettuali.
I pregi di questa teoria sono diversi:
lo sviluppo sessuale del bambino sarebbe prima di tutto un processo biologico e
sostanzialmente simile in tutte le culture, anche se questo modello può venire influenzato
dalla cultura dominante.
rappresenta una cornice di riferimento condivisa per delineare un profilo psicologico del
bambino indagando: la struttura dell’inconscio, del Super-Io, Forza dell’Io, conflitti
significativi, difese messe in atto, natura dell’angoscia;
17 Vedi “Introduzione alla psicoanalisi”S. Freud, Vol. 1,Boringhieri
13
permette di interpretare e catalogare le differenze individuali anche in termini di
immaturità/ maturità, normalità e patologia.
è una cornice teorica di riferimento condivisa a livello internazionale per la descrizione della
personalità;
la ricerca ha evidenziato che questi fattori sono misurati dalla maggior parte dei test, anche
da quelli non specificamente designati a questo scopo18
.
LE CATEGORIE DELLA MACROAREA DELLA VALUTAZIONE DELLA
PERSONALITA’ E DELL’ASSETTO PSICOLOGICO DA 1 ANNO – 6 ANNI
L’indagine sarà effettuata attraverso i colloqui clinici con i genitori (ed altre figure che si occupano
della cura bambino), setting adatto ai bambini (giochi, colori, ecc.), e dall’utilizzo di test e
valutazioni osservative. Il tipo di tecniche e strumenti usati possono variare di volta in volta, in base
al contesto e allo scopo della valutazione, all'età e al tipo di eventuali difficoltà dei soggetti valutati.
Secondo le teorie psicoanalitiche, vi sono quattro aree di sviluppo che permettono di descrivere la
personalità:
1. Sviluppo pulsionale
In questa area vengono valutate le capacità del bambino di relazionarsi con il mondo circostante con
una modalità prevalentemente orale, anale o fallica, sapendo cogliere la qualità di tali rapporti
secondo parametri ludici, libidici o aggressivi.
2. Sviluppo dell'Io
In questa area si indaga come il bambino funzioni cognitivamente, di quali risorse operative
disponga per poter affrontare il mondo. È importante porre attenzione sullo sviluppo cognitivo,
considerando parametri come l'intelligenza, il linguaggio, la motricità e il gioco.
3. Sviluppo del Super Io
In questa area occorre concentrarsi sull'aspetto proibitorio del Super Io (aspetto più sadico) e su
quello ideale (aspetto più libidico); sul tipo di difese utilizzate dalla psiche del bambino - allo scopo
18 Nei servizi di psicologia e neuro-psichiatria dell’età evolutiva sono ancora diffuse tecniche proiettive, quali le favole della Duss,
C.A.T., Blacky Pictures, Patte Noire, ecc..
14
di tener lontani dalla coscienza contenuti psicologici spiacevoli - e sulle fantasie, le quali diventano
significative per cogliere il funzionamento più o meno armonico del bimbo.
4. Sviluppo delle relazioni oggettuali
In questa area si cerca di comprendere la capacità del bambino di mettersi in relazione con se stesso,
con le figure parentali, nonché con il mondo sociale più allargato, attraverso la valutazione del
comportamento, delle azioni e del linguaggio.
CALCOLO DEL DANNO ESISTENZIALE NELLA MACROAREA DELLA
PERSONALITA’ E DELL’ASSETTO PSICOLOGICO
Ogni fattore, successivamente all’evento lesivo o illecito, può presentare una alterazione rispetto al
precedente assetto, che viene classificata secondo la seguente scala ordinale: Gravissimo, Grave,
Medio, Moderato, Lieve, Assente. La scala ordinale non permette quantificazioni e, quindi, per una
valutazione in termini percentuali è stato attribuito a ogni gradino un peso numerico che cresce
all’aumentare della lesione: Gravissimo 5, Grave 4, Medio 3, Moderato 2, Lieve 1, Assente 0.
I fattori da valutare, i differenti gradi di alterazione (da Gravissimo a Lieve) ed i pesi ad essi
assegnati permettono di costruire una Tabella n.2, in cui è necessario segnare le caselle che
corrispondono al grado di alterazione per ogni fattore indagato. Si tenga presente che il punteggio
grezzo massimo di alterazione in questa area è pari a 20.
Tabella n.2 : Personalità ed Assetto Psicologico
Personalità ed
Assetto
Psicologico
Sviluppo
Pulsionale
Sviluppo
dell’Io
Sviluppo del
Super Io
Sviluppo
delle
Relazioni
Oggettuali
Somma
Fattori Peso Pt
Gravissimo 5
Grave 4
Medio 3
Moderato 2
Lieve 1
Assente 0
Totale 0/20
15
Si è, già detto nello studio precedente19
, che la macroarea della Personalità e dell’Assetto
Psicologico costituisce il 50% del totale del Danno Esistenziale. La proporzione da applicare in
questa macroarea sarà la seguente:
50 : 20 = X : N
Dove X è il valore proporzionato che dobbiamo ricavare mentre N è il punteggio grezzo che è stato
ottenuto in questa macroarea da quello specifico individuo. In base alla proporzione quindi:
X = (50 x N) /20
19
Torbidone M.E., Mazzocco A., Ruta A.: Proposta di valutazione metodologica del danno esistenziale. Newsletter
AIPG, 33, 2008. Il presente metodo è stato presentato nel corso del Convegno Nazionale “Il Risarcimento del Danno
Esistenziale e del Macrodanno. I punti di vista della Psicologia Forense e della Medicina Legale e Sociale sui quesiti alle
Sezioni Unite della Corte di Cassazione” svoltosi il 17 Giugno 2008 presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati.
Il lavoro presentato è stato successivamente pubblicato sul sito di www.altalex.com al seguente indirizzo:
http://www.altalex.com/index.php?idnot=42212.
16
MODELLO TEORICO E METODOLOGICO DELLA MACROAREA DELLA
PERSONALITA’ E DELL’ASSETTO PSICOLOGICO DA 6 ANNI ALL’ADOLESCENZA
La teoria di riferimento che meglio si presta alla valutazione e quantificazione del Danno
Esistenziale in questa Macroarea, rimane teoria dei BIG FIVE20
, visto le recenti ricerche effettuate
in questo campo (Lisa Di Blas, Francesca d’Orlando e Alessio Pruneddu, 2014)21
che hanno
riconosciuto la sua validità e applicazione per l’indagine della personalità in soggetti in età
evolutiva. Il termine Big Five è stato usato per la prima volta da Goldberg22
, anche se fu
Norman23
a dar inizio ad un lavoro approfondito sui cinque grandi fattori.
I pregi di questa teoria sono diversi:
rappresenta una cornice di riferimento condivisa per la descrizione della personalità, tramite
la quale interpretare e catalogare le differenze individuali;
è una cornice teorica di riferimento condivisa a livello internazionale per la descrizione della
personalità24
;
è stata sottoposta al vaglio di numerose ricerche statistiche e psicometriche in Italia e
all’estero25
;
20 Armezzani, M., L'indagine di personalità, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1995. Attili, G., Alle basi della personalità, Firenze,
Giunti, 1993. Boncori, L., Teoria e tecniche dei test, Torino, Bollati Boinghieri, 1993. Branconi, L., Personalità: eredità e ambiente,
Milano, Rizzoli Editore, 1972. Caprara, G.V., Gennaro, A., Psicologia della personalità, Bologna, Il Mulino, 1993. Caprara, G. V.,
Luccio, R., Teorie della personalità, Bologna, Il Mulino, 1992. Caprara, G. V., Cervone, D. (2003) Personalità: Determinanti,
Dinamiche, Potenzialità, 1a edizione, Raffaello Cortina Editore, Milano. Mischel, W. (1968), Personality and Assessment, Wiley,
New York. Oldham J.M., Skodol A.E., Bender D.S. (2008) “Trattato dei disturbi di personalità” Cortina Raffaello. Carotenuto Aldo,
(1991) “Trattato di psicologia della personalità e delle differenze individuali” Cortina Raffaello. 21 Lisa Di Blas, Francesca d’Orlando e Alessio Pruneddu, hanno sperimentato l’applicazione dei 5 fattori in bambini di età compresa
fra i 6 anni ed i 14 anni, attraverso HiPIC- Hierarchical Personality Inventory for Children,2014.
G.V.Caprara, C.Barbaranelli e L.Borgogni, hanno sperimentato l’applicazione dei Cinque Fattori nell’età dello sviluppo (8-14
anni).Campione Italiano 428 bambini + 968 studenti medie inferiore (1995) – Gianna Pedrone Nel presente lavoro dal titolo “ IL BIG
FIVE QUESTIONNAIRE FOR CHILDREN (BFQ-C) : CONFRONTO TRA GENITORI E FIGLI NELLA DESCRIZIONE DELLA
PERSONALITÀ” si è cercato di descrivere la personalità mediante uno studio sperimentale volto a indagare le caratteristiche della
personalità dei bambini frequentanti le scuole elementari e medie della provincia di Sassari aventi un’età dagli 8 ai 13 anni. Al
campione composto da un totale di 919 soggetti, 428 frequentanti le scuole elementari e 491 frequentanti le scuole medie, di cui 508
maschi e 411 femmine; è stato somministrato il test Big Five Questionnaire for Children (BFQ-C) di C. Barbaranelli, G.V. Caprara,
A.Rabasca (1998); nello studio sono stati coinvolti 374 genitori con l’obiettivo di un confronto con i figli nella descrizione della
personalità; 22 Goldberg, L. R. (1993). The structure of phenotypic personality traits. American Psychologist, 48, 26-34. Goldberg, L. R. (1981).
Language and individual differences: The search for universals in personality lexicons. In Wheeler (Ed.), Review of Personality and
social psychology, Vol. 1, 141-165. Beverly Hills, CA: Sage. 23 Norman, W. T. (1963). Toward an adequate taxonomy of personality attributes: Replicated factor structure in peer nomination
personality ratings. Journal of Abnormal and Social Psychology, 66, 574-583. 24 McGhee, R.M., Ehrler, D.J., & Buckhalt, J. (2007). Five Factor Personality Inventory - Children (FFPI-C). Austin, TX: Pro-Ed.
De Fruyt, F., McCrae, R. R., Szirmák, Z., & Nagy, J. (2004). The Five-Factor personality inventory as a measure of the Five-Factor
Model: Belgian, American, and Hungarian comparisons with the NEO-PI-R. Assessment, 11, 207-215. John, O. P., & Srivastava, S.
The Big-Five trait taxonomy: History, measurement, and theoretical perspectives. In L. A. Pervin & O. P. John (Eds.), Handbook of
personality: Theory and research (Vol. 2, pp. 102–138). New York: Guilford Press. De Fruyt, F., De Clercq, B. J., van de Wiele, L.,
Van Heeringen, K. (2006). The validity of Cloninger's psychobiological model versus the five-factor model to predict DSM-IV
personality disorders in a heterogeneous psychiatric sample: domain facet and residualized facet descriptions. Journal of Personality,
74(2), 479-510. 25 Barbaranelli, C., Caprara, G.V., Rabasca, A., BFQ-C, Big Five Questionnaire Children: Manuale, Firenze, Organizzazioni
Speciali, 1998. Caprara, G.V., Barbaranelli, C., Bermudez, J., Maslash, C., Ruch, W., ''Multivariate methods for thew comparsison of
factor structures in cross-cultural research: An illustration with the Big Five Questionnaire'', Journal of Cross-Cultural Psychology,
17
indaga la personalità in termini di normalità e non di patologia;
la ricerca ha evidenziato che questi fattori sono misurati dalla maggior parte dei test, anche
da quelli non specificamente designati a questo scopo.
LE 5 CATEGORIE DELLA MACROAREA DELLA PERSONALITA’
1. Energia (Introversione - Estroversione)
Riguarda la propensione dell’individuo ad essere rivolto più verso la realtà interna o esterna. Un
polo di questo fattore è rappresentato dall’estroversione, mentre la polarità opposta è rappresentata
dall’introversione.
2. Amicalità (Gradevolezza –Ostilità)
Concerne la qualità dell’incontro con l’altro che può essere caratterizzato da ostilità o sollecitudine.
Una polarità è costituita da cortesia, altruismo, empatia e cooperatività; mentre il polo opposto è
caratterizzato da ostilità, insensibilità ed indifferenza.
3. Coscienziosità (Direzione e Organizzazione - mancanza di Direzione e Organizzazione)
Riguarda la capacità di autoregolazione e la capacità di portare a compimento i compiti intrapresi.
Questo fattore contiene in una sua polarità caratteristiche che fanno riferimento alla scrupolosità,
alla perseveranza, alla affidabilità ed alla autodisciplina. Nel polo opposto vi sono le caratteristiche
antistanti.
4. Stabilità emotiva (Stabilità emotiva - Nevroticismo)
Concerne caratteristiche connesse alla capacità di moderare la propria emotività e di controllare le
proprie reazioni in particolare in situazioni di fastidio, conflitto e pericolo. Un polo comprende la
capacità di moderare la propria emotività, l'ansia, ossia di controllare le proprie reazioni di
irritazione, malumore e rabbia in situazioni di fastidio, conflitto e pericolo. Il polo opposto
comprende vulnerabilità, fragilità, irritabilità, rabbia, insicurezza.
31(4), pp. 437-464, 2000. Barbaranelli, C., Caprara, G.V., Rabasca, A., Pastorelli, C., ''A Questionnaire for measuring the Big Five in
late childhood'', Personality and Individual Differences, 34, Published by Elsevier Science Ltd, pp. 645-664, 2003.
18
5. Apertura all’esperienza (Apertura-Chiusura)
Concerne caratteristiche che riflettono l’inclinazione ad essere curiosi e ad acquisire conoscenze;
ossia ad avere un atteggiamento favorevole nei confronti delle novità. Ciascuno dei così designati
fattori “Big Five” riassume un dominio di differenze individuali estremamente ampio, che contiene
al proprio interno un ampio numero di caratteristiche di personalità distinte e maggiormente
specifiche. E’ importante precisare che questa teoria, pur apparendo semplice e intuitiva nei suoi
aspetti esplicativi, ha una certa complessità e richiede competenza e accortezza per essere valutata
durante la raccolta anamnestica, il colloquio clinico e la somministrazione dei test.
CALCOLO DEL DANNO ESISTENZIALE NELLA MACROAREA DELLA
PERSONALITA’ E DELL’ ASSETTO PSICOLOGICO
Ciascuno dei fattori “Big Five” riassume un dominio di differenze individuali estremamente ampio,
che contiene al proprio interno un ampio numero di caratteristiche di personalità distinte e
maggiormente specifiche. E’ importante precisare che questa teoria, pur apparendo semplice e
intuitiva nei suoi aspetti esplicativi, ha una certa complessità e richiede competenza e accortezza per
essere valutata durante la raccolta anamnestica, il colloquio clinico e la somministrazione dei test. I
fattori da valutare, i differenti gradi di alterazione ed i pesi ad essi assegnati permettono di costruire
una Tabella n.3, in cui è necessario segnare le caselle che corrispondono al grado di alterazione per
ogni fattore indagato. Si tenga presente che il punteggio grezzo massimo di alterazione in questa
area è pari a 25.
Tabella 3: Personalità ed assetto Psicologico
Personalità ed
Assetto Psicologico Energia Amicalità Coscienziosità
Stabilità
Emotiva
Apertura
Esperienza
Somma
Fattori Peso Pt
Gravissimo 5
Grave 4
Medio 3
Moderato 2
Lieve 1
Assente 0
Totale 0/25
19
Si è già detto nello studio precedente26
, che la macroarea della Personalità e dell’Assetto
Psicologico costituisce il 50% del totale del Danno Esistenziale nella sua totalità.
La proporzione da applicare in questa macroarea sarà la seguente:
50 : 25 = X : N
Dove X è il valore proporzionato che dobbiamo ricavare mentre N è il punteggio grezzo che è stato
ottenuto in questa macroarea da quello specifico individuo. In base alla proporzione quindi:
X = (50 x N) /25
26
Torbidone M.E., Mazzocco A., Ruta A.: Proposta di valutazione metodologica del danno esistenziale. Newsletter
AIPG, 33, 2008. Il presente metodo è stato presentato nel corso del Convegno Nazionale “Il Risarcimento del Danno
Esistenziale e del Macrodanno. I punti di vista della Psicologia Forense e della Medicina Legale e Sociale sui quesiti alle
Sezioni Unite della Corte di Cassazione” svoltosi il 17 Giugno 2008 presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati.
Il lavoro presentato è stato successivamente pubblicato sul sito di www.altalex.com al seguente indirizzo:
http://www.altalex.com/index.php?idnot=42212.
20
MODELLO TEORICO E METODOLOGICO DELLA MACROAREA DELLE
RELAZIONI FAMILIARI E AFFETTIVE DAL BAMBINO ALL’ADOLESCENZA
Nello studio effettuato precedentemente su questa macroarea è stato fatto riferimento alle teorie
sistemiche relazionali e l’attenzione è stata focalizzata su due aspetti specifici che caratterizzano la
famiglia: la famiglia come sistema27
e la famiglia come luogo di relazioni e legami.28
Come è stato rilevato all’origine delle riflessioni sui gruppi29
, la famiglia è un particolare tipo di
“gruppo primario” che svolge una funzione fondamentale sia ai fini della costruzione dell’identità
individuale, sia ai fini della costruzione della società. Il fatto illecito si collega, all’interno delle
teorie sistemiche-relazionali, al concetto di transizione. La transizione è un passaggio da una
condizione data ad una condizione nuova30
. Le transizioni sono innescate da eventi critici, ossia
quegli eventi che provocano un cambiamento nel sistema familiare di fronte al quale le modalità di
funzionamento precedenti non risultano più adeguate e il sistema familiare è chiamato ad attingere
alle sue risorse interne o esterne per ristrutturare il proprio funzionamento. Gli eventi critici possono
essere Normativi: sono quegli eventi attesi e prevedibili che caratterizzano il ciclo di vita della
famiglia (nascita di un figlio, perdita di genitori anziani, ecc.); oppure, eventi critici non Normativi:
sono quegli eventi inattesi che non possono essere anticipati dalla famiglia. Le situazioni di stallo si
verificano principalmente di fronte ad eventi non normativi e non scelti (illecito).
Ruben HiIl, già alla fine degli anni 40, aveva individuato tre fasi che seguono all’evento che
provoca la transizione: periodo di disorganizzazione - periodo attivo di ricerca - periodo di
riorganizzazione. La criticità dell’evento sta nel fatto che esso apre un fronte di incertezza e
sollecita un cambiamento, dalla crisi si esce con varie soluzioni, non sempre positive, le famiglie
infatti possono riorganizzarsi o rimanere in una situazione di stallo o di sfaldamento.
In queste situazioni l’ambiente allevante al posto di difendere e proteggere il bambino dalle fonti di
stress, riducendone l’entità dell’impatto, può tuttavia, non offrendo la normale protezione,
rinforzare l’impatto dello stress sul bambino.
27 Per descrivere la famiglia si è utilizzata la definizione di Lewin (1951) sui gruppi in quanto tale definizione si adatta bene alle
caratteristiche strutturali e di funzionamento della famiglia intesa come sistema: la famiglia è “qualcosa di più o, per meglio dire,
qualcosa di diverso, dalla somma dei suoi membri. Quello che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissomiglianza
riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Il gruppo (famiglia) può definirsi come totalità dinamica. Ciò
significa che un cambiamento di stato di una sua parte, o frazione qualsiasi, interessa lo stato di tutte le altre”27 Questa
definizione mette in evidenza che: la famiglia è più della somma della sue parti - la famiglia è caratterizzata da rapporti, nessi,
interazioni dinamiche e reciproche tra le parti (dinamica e interdipendente) - la famiglia è costituita invariati principi e logiche e
relazionali. 28 Prendendo a prestito la definizione di Turner 28, egli definisce il legame familiare “sacro”, con carattere permanente che non può
essere reciso, come ad esempio legami con altri gruppi (es. gruppo di lavoro) in cui il legame è contrattuale. 29 Cooley C. H. “l’organizzazione sociale”, Edizione di Comunità, Milano 1963. 30 M. Malagoli Togliatti e A. Lubrano Lavadera “Dinamiche relazionali e ciclo della vita della famiglia” Il Mulino, 2002.
21
La rottura della qualità del legame delle relazioni primarie, come quelle che si stabiliscono tra il
bambino piccolo e gli adulti della famiglia (nonni, zii, figure importanti), diventeranno l’oggetto di
studio per lo psicologo giuridico che intende indagare in questa area il danno dell’illecito. Uno dei
contributi più rilevanti per comprendere le dinamiche emotive nelle rotture delle relazioni31
ci viene
dalla teoria dell’attaccamento di John Bowlby (1968), successivamente sviluppata con la sua
collaboratrice Mary Ainsworth (1978), che ha contribuito a dimostrare come lo sviluppo armonioso
della personalità di un individuo dipenda principalmente da un adeguato attaccamento alla figura
materna o un suo sostituto. La teoria trae origine dall’osservazione degli effetti della deprivazione
materna in bambini di tenera età istituzionalizzati e dal tentativo di spiegare i meccanismi ed i
processi che organizzano le reazioni di tali bambini alla separazione. Sono state cosi identificate tre
fasi: di “protesta”, di “disperazione”, di “distacco”, che i bambini attraversano durante la
separazione, ciascuna caratterizzata da particolari atteggiamenti ed emozioni verso la figura materna
scomparsa. Il termine “base sicura”, coniato dalla Ainsworth, è stato utilizzato per spiegare la
disponibilità del genitore a confortare il bambino nei momenti di esplorazione; la qualità del legame
tra genitore-bambino e le difficoltà che possono nascere da un legame di attaccamento che non
fornisce una base sicura sono state spiegate attraverso tre stili di attaccamento: sicuri, insicuri-
evitanti, insicuro-ambivalente. Bowlby, inoltre, non si limita ad asserire che un attaccamento per
essere sicuro o insicuro dipende dalla presenza o dall’assenza della madre, ma fornisce una
definizione più ampia dei bisogni del bambino nella relazione. Le ulteriori ricerche dimostrano
infatti che i bambini vivono il distacco, avendo già delle aspettative, dei “modelli operativi
interni”32
per prevedere e valutare quello che succederà e ciò che viene valutato non riguarda solo la
presenza assenza del genitore, ma la sua disponibilità e capacità di rispondere da parte della madre e
la qualità della relazione. L’introduzione di questi concetti ha permesso di spiegare le differenze
individuali di fronte allo stress della separazione, di comprendere all’interno della teoria anche i
bambini più grandi e gli adulti e di indirizzare la ricerca verso tutte quelle situazioni, quali ad
esempio la morte di un genitore, la malattia, il divorzio, in cui vi è la minaccia alla presenza dei
genitori, alla loro disponibilità e alla loro comunicazione.
Il pregio di questo modello teorico sono diversi:
la visione di un bambino dotato, fin dalla nascita, della capacità di entrare in relazione con il
proprio ambiente circostante, contrapposta all’idea di un bambino passivo, incapace, privo
per lunghi mesi di autonomia comportamentale e psicologica rispetto all’ambiente;
31 Bolbwy, in “Costruzione e Rottura dei legami affettivi” 1979, Cortina Raffaello. 32 All’interno delle relazioni primari il bambino costruisce dei “Modelli Operativi Interni” (MOI), che Bolbwy definì “Multipli”, in
quanto legati alle proprie figure d’attaccamento e dell’ambiente (madre, padre, nonni, fratelli, altri adulti). Costruisce un senso di
ciò che è possibile nelle relazioni con gli altri; sviluppa delle aspettative e scopre le motivazioni per l’iniziativa sociale, la reciprocità
e la cooperazione.
22
l’interesse per lo studio delle esperienze di vita reale, sperimentate dal bambino
nell’interazione con il proprio ambiente come strumento di conoscenza;
l’interesse alla comprensione dello sviluppo affettivo relazionale “sano” accanto ai percorsi
evolutivi segnati dalla presenza di fattori di rischio, che possono avere un ruolo
nell’influenzare l’adattamento della persona.
rappresenta una cornice di riferimento condivisa a livello internazionale per la descrizione
della relazione genitore/bambino, tramite la quale interpretare e catalogare le differenze
individuali;
è stata sottoposta al vaglio di numerose ricerche, sia in Italia che all’estero, favorendo la lo
sviluppo di ricerche longitudinali nello studio dello sviluppo33
;
LE 3 CATEGORIE DELLA MACROAREA DELLE RELAZIONI FAMILIARI ED
AFFETTIVE DEL BAMBINO E DELL’ADOLESCENTE
L’indagine sarà effettuata attraverso i colloqui clinici con i genitori, setting adatto ai bambini
(giochi, colori, ecc.), e dall’utilizzo di test e valutazioni osservative. Il tipo di tecniche e strumenti
usati possono variare di volta in volta, in base al contesto e allo scopo della valutazione, all'età e al
tipo di eventuali difficoltà dei soggetti valutati. Ad esempio, sarà compito dello specialista scegliere
di somministrare ad un bambino a cui si sa essere appena mancato un genitore, il disegno della
famiglia di animali, più opportuno e meno intrusivo rispetto al test del disegno della famiglia, per
indagare le relazioni familiari.
.1. Morte o malattie che danneggiamento gravemente la relazione del bambino con il
Caregiver coinvolto nell’illecito/altri eventi catastrofici
Gli eventi che possono sconvolgere il legame tra genitore e bambino, possono essere molteplici:
morte, malattia del genitore o di una altra figura di riferimento per il bambino (è importante
specificare se si tratta di una malattia fisica o psichica, acuta o cronica), abbandono, abuso
33 Gli strumenti di valutazione che permettono di rilevare le rappresentazioni mentali dell’attaccamento sono diversi ed adeguati a
diversi periodi dell’arco di vita; in generale, però, essi si possono dividere in due gruppi: il primo misura le organizzazioni
dell’attaccamento attraverso la messa in prova del soggetto in situazioni dove si sperimenta o viene evocata la paura di non avere la
propria madre a disposizione; la situazione di “pericolo” attiva il sistema di attaccamento e, inconsapevolmente, si verifica la
produzione di risposte rivelatrici delle proprie esperienze di attaccamento (Strange Situation). Il secondo gruppo misura i modelli
dell’attaccamento attraverso questionari self report, autosomministrati, che vengono utilizzati prevalentemente in età adulta (ad
esempio, l’AAI) o questionari compilati dai genitori che descrivono il comportamento del bambino (come l’Attachment Q-sort).
23
sessuale34
, abuso verbale, abuso fisico (percosse-maltrattamenti fisici), violenza assistita in
famiglia, disturbi nella relazione, patologie della cura ( Ipercura, Sindrome di Manchausen per
Procura), nascita indesiderata, regimi di affidamento ai danni del minore35
, incidenti.
2. Gestione dei Ruoli e dei sottosistemi familiari ( Genitoriale, coniugale, filiale)
La gravidanza e la nascita di un figlio, “turning point” nello sviluppo dell’identità femminile e nella
vita di una coppia, comportano una profonda crisi “maturativa” di rimaneggiamento e
riordinamento psichico alla ricerca di nuovi equilibri (Ammaniti, 1992). Il tempo della gravidanza è
fondamentale per i futuri genitori al fine di creare uno spazio fisico e mentale, che dovrà ospitare le
rappresentazioni di sé come madre, del proprio partner come padre e del futuro bambino: in questo
lungo e complesso processo di elaborazione “si snoda il tema dell’identità” genitoriale, di genere e
familiare (Di Vita, Giannone, 2002). Per la donna, infatti, non muta soltanto il suo aspetto fisico, ma
la rappresentazione di sé come persona, moglie, figlia, donna che lavora, amica e ora madre; il suo
posto nella società, il suo status, il suo posto nella famiglia d’origine. La donna deve ricostruire il
suo ruolo sociale e per fare ciò inconsciamente esplora il suo passato e il suo presente, i suoi vissuti
di figlia, il rapporto con il partner. Tale processo di doppia individuazione avviene anche per
l’uomo, che è figlio del proprio padre e nello stesso tempo diviene padre, anche se egli non vive i
cambiamenti corporei e psichici e le ansie intense e complesse legate alla trasformazione del corpo
e al parto. A lui spetta il compito non facile di sostenere il percorso della gravidanza, poi quello di
favorire la relazione madre-bambino e il comportamento esplorativo successivo del bambino,
attraverso il sostegno alla donna, la collaborazione. Entrambi i genitori avranno l’obbligo di istruire,
educare la prole (art. 30 della Costituzione) tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale
e delle aspirazioni dei figli.36
Anche i figli assumono ruoli ben precisi in famiglia (per esempio,
devono aiutare nelle faccende della vita di tutti i giorni), ma mai dovranno assumere il ruolo
dell’educatore, per esempio nei confronti dei fratelli più piccoli: gli educatori in famiglia sono e
restano solo i genitori. Ed infine, molto spesso la nascita di un nipote ha fortissime implicazioni,
affettive ed emotive, anche nella vita dei novelli nonni, che, nella maggior parte dei casi,
instaurano con i nipoti un rapporto diretto, istintivo e, spesso, molto solido, basato su una grande
34 Gli studi di Carlson & Cicchetti (et al., 1989) hanno ampiamente testimoniato l’elevato tasso di attaccamenti disorganizzati nei
bambini vittime di abusi sessuali. 35 Art. 709-ter del c.p.c. , stabilisce che il giudice: “ in caso di gravi adempienze, o atti che comunque arrechino pregiudizio al minore
od ostacolino il corretto svolgimento delle modalità di affidamento, può modificare i provvedimenti e può anche congiuntamente: 1)
ammonire il genitore inadempiente; 2) disporre il risarcimento per danni a carico di uno dei genitori nei confronti del minore; 3)
disporre il risarcimento per danni a carico di uno dei genitori nei confronti dell’altro; 4) condannare il genitore inadempiente al
pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria..” 36 Riferimento normativo: art. 147 del C.c.
24
fiducia e complicità. L’adattamento a questi mutamenti quando il sistema familiare è colpito da un
evento grave può rappresentare un processo complesso, nel quale possono aprirsi scenari di fragilità
psicologica, sia individuali che di coppia, che la letteratura ha ben analizzato negli ultimi decenni.
Le variabili che devono essere prese in considerazione per la valutazione di questa Macrocategoria
sono la gestione dei ruoli di Caregiver e dei sottosistemi familiari, ossia i confini dei sottosistemi, il
mantenimento dei ruoli interpersonali, le funzioni di controllo e responsabilità all’interno del nucleo
familiare.
3. Qualità degli scambi Relazionali e Affettivi (Caregiver primario e/o altre figure importanti
di riferimento).
I bambini contribuiscono, sin dal loro concepimento, alla relazione di attaccamento attraverso il
pianto ma non solo, anche con i primi sorrisi, i vocalizzi, gli sguardi ed ancora quando dimostra la
sua completa fiducia nel genitore, rannicchiandosi tra le sue braccia. E per un adulto, interagire con
il bambino, riuscirlo a far sorridere o consolarlo è fonte di gioia e piacere. È così che si innesca un
dialogo fatto di segnali. Se poi ci aggiungiamo a questi fattori, quelli ormonali della madre che
allatta, il rapporto diventa ancora più saldo, tanto da parlare di continuazione di quel rapporto
simbiotico instauratosi durante la gravidanza. Si potrebbe dire che la mamma si innamora del
proprio bambino.
Bowlby individua quattro fasi nella genesi dell’attaccamento: nella prima fase (0-2 mesi), definita
anche di preattaccamento, il bambino, all’avvicinarsi della madre, mette in atto una serie di
comportamenti (la suzione, l’aggrapparsi, afferrarsi, volgere il capo nella sua direzione, seguirlo
con lo sguardo) e di segnalazione (il pianto, il sorriso, la lallazione, eccetera) che svolgono
importanti funzioni adattive e agiscono come segnale di disponibilità e interesse del neonato
all’interazione con l’adulto. La predisposizione del neonato all’interazione sociale precoce si
manifesta attraverso il pianto, che permette al bambino di segnalare i suoi stati interni negativi
(fame, sonno, dolore, noia) e quindi è un richiamo dell’attenzione dell’adulto.
Attraverso gli studi sul processo di sviluppo delle prime forme di comunicazioni “face-to-face”37
,
madre-bambino, si sono osservati gli sviluppi delle capacità interattive, ma anche ciò che può
provocare stress al neonato38
. Il secondo mese segna anche l’inizio di un coinvolgimento più attivo
nella comunicazione da parte del neonato (Lavelli, Fogel, 2005).
37 Vedere le precoci capacità imitative del neonato spiegate da Meltzoff e Moore (1977, 1985). 38 l'Harvard Medical School di Boston ha riscontrato come anche i neonati possano soffrire per delle piccole frustrazioni quotidiane
impartite dai genitori che inconsciamente porteranno con sé a lungo, in quanto sono capaci di ricordare. È stata definita ‘Face-to-Face
Still-Face’ l’osservazione di una madre con un bambino di quattro mesi che ha dato il via allo studio, una scena molto comune
25
In una seconda fase, dai 2 ai 7 mesi circa, è rilevabile una certa capacità di discriminazione e quindi
di reazioni differenziate nei confronti di una o più figure preferenziali. Il bambino comincia a
distinguere coloro che si prendono cura di lui dagli altri.
Nella terza fase, che spazia tra i 7 mesi e i 2 anni, vengono meno le risposte amichevoli
indiscriminate mentre compaiono, al contrario, diffidenza e timore verso persone non familiari.
Compaiono in questa fase anche i comportamenti di avvicinamento e di mantenimento del contatto
(ad esempio l’aggrapparsi). Sempre nel corso di questa fase i diversi comportamenti si organizzano
secondo un modello orientato ad uno scopo: quello di mantenere una vicinanza alla madre, anche se
naturalmente il bambino non è ancora in grado di cogliere l’intenzionalità di quest’ultima e di
influenzarne in modo consapevole la condotta. L’ultima fase, infine, dopo i 2 anni, è caratterizzata
dallo sviluppo di una relazione, sempre orientata ad uno scopo, ma questa volta di tipo reciproco.
È in questa fase, infatti, che secondo Bowlby, il bambino comincia a intuire i sentimenti e le
motivazioni della madre, i suoi obiettivi e i suoi piani che mette in atto per raggiungerli. In questo
modo egli può anche influenzarne i comportamenti, si vengono così a creare le premesse per una
complessa relazione.
Durante il terzo e il quarto anno il bambino diventa capace di quel che Bowlby ha chiamato “una
relazione regolata in modo appropriato”. Il sorgere nel bambino di una abilità cognitiva semplice,
che gli permetta di comprendere il punto di vista dell’altro, lo pone in grado di afferrare qualcosa
delle motivazioni e dei progetti dei genitori, il bambino, quindi, diventa più capace di prima di
indurre i genitori a cambiare i loro progetti accordandoli maggiormente con i suoi.
Benché il linguaggio inizi a svilupparsi nella fase precedente, a questo punto il miglioramento delle
capacità linguistiche del bambino, permette a lui stesso ed ai genitori di comunicare meglio i
reciproci progetti e desideri, facilitando così la negoziazione di intenti mutualmente accettabili.
Nei modelli operativi interni del proprio rapporto con la madre, che il bambino si va costruendo, si
forma gradualmente la fiducia nella stabilità di questa reciproca comprensione, questo permette al
bambino di tollerare la separazione dalla figura materna per periodi più lunghi e con minore
angoscia, inoltre il progresso nella locomozione permette al bambino di avventurarsi sempre più
lontano dalla propria “base sicura” per esplorare il mondo e per mettersi in contatto con un numero
sempre maggiore di persone, estranei compresi. La letteratura internazionale si è ampiamente
focalizzata sulla responsabilità del caregiver nel favorire uno stile di attaccamento sicuro nel
bambino, sottolineando, l’importanza della qualità delle risposte del genitore nei confronti delle
normalmente accompagnata da sorrisini e gesti affettuosi da entrambe le parti. Ebbene, se la madre non può né toccare né parlare al
suo piccolo e, guardandolo, mantiene un'espressione neutra del viso, il bambino comincerà presto ad agitarsi o piangere ottenendo un
notevole aumento di livelli di cortisolo, l'ormone dello stress.
26
preoccupazioni del bambino alla separazione ed esplorazione dell’ambiente. Si evidenziato come i
disturbi psicopatologici del genitore, ma anche periodi di ansia e/o depressione non patologica,
possono modificare i suoi atteggiamenti verso il bambino e diventare patogeni. Nei casi peggiori, il
caregiver non sarà più in grado di sintonizzarsi, non tanto sul comportamento manifesto del
bambino, quanto sui suoi stati interni e la capacità di saper monitorare i propri segnali, attraverso
una modulazione dei propri stati affettivi.
Questo disagio mentale non gli permetterà di sincronizzarsi sui vissuti del bambino di poterli
interpretare correttamente e rivestirli di significati, trasformandoli poi in esperienze condivise.
L’assenza o un disturbo nella “sintonizzazione affettiva” (Stern, 1985) da parte della madre
compromette lo sviluppo affettivo-cognitivo e la capacità adattativa del bambino; gradualmente, se
questo stile interattivo sarà ripetuto, sperimentare ripetute rotture della comunicazione e riparazioni
fallite porterà a costruire nel bambino un nucleo affettivo negativo di sé, caratterizzato da rabbia e
tristezza e dalla percezione di non adeguata disponibilità emotiva nel caregiver e
all’interiorizzazione del mondo come pericoloso e pieno di minacce. Tenendo conto che il
comportamento esplorativo dell’ambiente da parte del bambino è fortemente connesso alla qualità
della relazione con il caregiver, si compromette gravemente il suo sviluppo psicofisico.
Altrettanto importante è l’influenza del padre, fin dalla prima infanzia, sullo sviluppo di una “Base
Sicura” che sostenga la madre nello svolgimento delle proprie funzioni di crescita del figlio e il
bambino nelle proprie attività di esplorazione e nello sviluppo dell’autonomia (Baldoni 2005).
I primi anni di vita sono significativi, Mary Ainsworth(at al., 1978), attraverso la procedura della
Strange Situation39
, osservò tre modalità o stili di attaccamento nei confronti del genitore:
sicuri40
,insicuri-evitanti41
, insicuro-ambivalente42
. Main e Solomon (1986) hanno poi
successivamente identificato un quarto modello di relazione tra genitore e bambino, lo stile di
attaccamento disorganizzato/disorientato43
. Successivamente altri studi (Ainswort, 1969, 1989;
Main e Solomon, 1986; Ainswort & Bowlby, 1991; Main & Goldwyn, 1991), hanno individuato i
39 La procedura ha, infatti, l’obiettivo di attivare e intensificare i comportamenti di attaccamento del bambino nei confronti del
genitore, sottoponendolo a situazioni di stress quali il contesto non familiare del laboratorio di osservazione, l’introduzione di una
persona estranea e due separazioni dal caregiver di tre minuti ciascuna. Osservando il modo in cui il bambino reagisce alla situazione
e attiva i comportamenti che normalmente lo conducono a ricercare il conforto e la rassicurazione del caregiver, è stato possibile
classificare l’attaccamento del bambino al caregiver (Ainsworth et al., 1978). 40 I bambini che ricercano attivamente la vicinanza del genitore e che comunicano apertamente i loro sentimenti di disagio durante la
separazione, per poi tornare a esplorare l’ambiente al ristabilito contatto con il caregiver, sono classificati come sicuri. 41 Alcuni bambini non sembrano mostrare alcun disagio nel corso della separazione e ignorano ed evitano il genitore, indirizzando
l’attenzione sull’ambiente circostante: questi bambini sono classificati insicuri-evitanti 42 Sono quei bambini e protestano energicamente durante la separazione ma mostrano una combinazione di ricerca della vicinanza e
resistenza al contatto durante la riunione risultando inconsolabili e incapaci di giocare ed esplorare l’ambiente per tutta la durata della
procedura. 43 Caratterizzato da un gruppo eterogeneo di comportamenti, che può comprendere le caratteristiche anche degli altri modelli, ma con
un maggior grado di distorsione a causa del sovrapporsi di uno o più episodi, caratterizzati da comportamenti contradditori
inesplicabili da parte dei bambini che possono mostrare anche sottili indici di apprensione riguardanti il genitore ed una mancanza di
orientamento rispetto all’ambiente circostante
27
diversi stili di attaccamento in età infantile corrispondenti all’età adulta (libero/autonomo –
distaccato/svalutante – invischiato/preoccupato – non risolto44
).
Le ricerche condotte sulle configurazioni di attaccamento in preadolescenza e in adolescenza
evidenziano una notevole plasticità nello sviluppo dei modelli operativi interni45
: nell'infanzia vi è
un attaccamento gerarchico per cui il bambino è in una posizione di dipendenza nei confronti dei
genitori. In adolescenza si attiva il sistema esplorativo sviluppando un attaccamento verso i pari,
fino ad arrivare all'attaccamento reciproco in cui l'uno funziona da base sicura per l'altro, tipico
della coppia adulta funzionante.
Bisogna tener presente che, durante la prima adolescenza, dal punto di vista evolutivo e
dell'attaccamento si verificano in varie aree cambiamenti importanti che in parte si sovrappongono:
1) trasformazioni fisiche e sessuali puberali che profondamente influenzano la percezione di sé e
degli altri (Brooks-Gunn, Petersen & Eichorn, 1985; Paikoff & Brooks-Gunn, 1991);
2) cambiamenti affettivi dovuti al distacco progressivo dalle figure di attaccamento (Bowlby,
1969;Weiss,1991; Hauser & Smith, 1992);
3) cambiamenti cognitivi con l'acquisizione di un funzionamento più maturo, come le operazioni
formali, la capacità di riflettere sui propri processi cognitivi (come la metacognizione, la
funzione riflessiva e la capacità di comprendere e spiegare l'ambivalenza Inhelder & Piaget,
1958; Damon & Hart, 1988; Fonagy & Target, 1997);
4) partecipazione al gruppo dei coetanei, che ha un ruolo decisivo nella prima fase dell'adolescenza
(Bukowski & Hoza, 1989).
Riguardo ai cambiamenti dell’attaccamento che si verificano nel corso dell’adolescenza John
Bowlby (1969; 1982; 1988) riteneva che per la maggior parte degli adolescenti l'attaccamento ai
genitori rimane ancora forte, evidenziando anche l’importanza e l’influenza
dell’attaccamento..materno46
e il ruolo svolto dal padre nel rapporto diretto con il figlio e all’interno
44 Gli individui sicuri (liberi/autonomi) hanno un modello di sé e dell'altro positivo, convinzione di essere amabili, fiducia nelle
proprie capacità e in quelle degli altri, fiducia nella disponibilità e nel supporto degli altri, intimità nelle relazioni e adeguata
integrazione di elementi cognitivi e affettivi. Gli individui evitanti (distaccati/svalutanti) hanno un modello di sé positivo e dell'altro
negativo, sensazione di non essere amabili, tendenza all'evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, percezione del
distacco come prevedibile, apparente fiducia esclusiva in se stessi considerando l'altro inaffidabile e assenza di richieste di aiuto. Gli
individui ambivalenti (invischiati/preoccupati) hanno un modello di sé negativo e dell'altro positivo, convinzione di non essere
amabili, bassa autostima e dipendenza dal giudizio degli altri. Continua ricerca di compagni, di attenzione e approvazione, necessità
costante ed eccessiva di intimità che tende a far allontanare gli altri. Gli individui disorganizzati (non risolti) hanno un modello di sé
e dell'altro negativo, bassa autostima, difficoltà a fidarsi, insicurezze e incertezze verso se stesso e verso gli altri. 45 All’interno delle relazioni primari il bambino costruisce dei “Modelli Operativi Interni” multipli, in quanto legati alle proprie
figure d’attaccamento e dell’ambiente (madre, padre, nonni, fratelli, altri adulti). Costruisce un senso di ciò che è possibile nelle
relazioni con gli altri; sviluppa delle aspettative e scopre le motivazioni per l’iniziativa sociale, la reciprocità e la cooperazione. 46
Una ricerca condotta su giovani adolescenti ha rilevato che la capacità di esplorazione era correlata significativamente con la
qualità dell’attaccamento paterno durante l’infanzia, con la sensibilità dimostrata dal padre durane il gioco quando il bambino aveva
2-3 anni (Zimmermann e Grossman 1997) – un'altra ricerca ha evidenziato che un comportamento sensibile del padre durante in
gioco a 2 anni era significativamente correlata alla rappresentazione di un attaccamento sicuro rilevate successivamente all’età di 16°
anni (Grosmann K., 1997).
28
della triade Madre-Padre- Bambino, quantunque possano coesistere altri importanti legami con altre
persone47
.
I genitori, in questa delicata fase della crescita, continuano a rappresentare una “base sicura”, sia in
modo ravvicinato nei momenti di bisogno e di stress sia a distanza come fonte di aiuto potenziale e
la loro disponibilità attiva il sistema comportamentale dell’esplorazione. Anche l’incoraggiamento
da parte dei genitori, corrispondente ad un appropriato livello di autonomia del figlio, è associato al
suo attaccamento sicuro e questa sensibilità empatica dei genitori è simile a quella che viene
esercitata nel corso dell’infanzia. I genitori sensibili nel corso dell’adolescenza dei figli sono
disponibili al contatto emotivo e allo stesso tempo promuovono attivamente e forniscono un
supporto agli sforzi dell’adolescente di acquisire una fiducia personale, una propria auto-
organizzazione, una propria identità ed autonomia (Ryan & Lynch, 1989). L’attaccamento continua
a garantire la sicurezza all’adolescente nelle circostanze di vulnerabilità, di paura e di stress, come
quando deve affrontare importanti fasi di transizione, che comportano ad esempio il distacco dalla
famiglia, tuttavia l’adolescente è anche in grado di utilizzare altre fonti per regolare la propria
sicurezza ed adattarsi ai nuovi compiti (Rice, 1990).
Il progressivo distacco dalle figure di attaccamento primarie sarà caratterizzato da separazioni
sempre più lunghe e frequenti con periodiche riattivazioni dell’attaccamento ai genitori. In questi
periodi l’adolescente è in grado di tollerare separazioni di maggiore durata e distanza dalle figure di
attaccamento grazie appunto, a capacità cognitive, comportamentali e socio emotive più
sviluppate. Durante queste separazioni l’adolescente mette alla prova le proprie capacità, ricerca
nuove figure di attaccamento e si basa sempre di più sulle proprie competenze per organizzarsi
autonomamente. Bowlby aveva intuito che l’attaccamento riveste un ruolo centrale nelle relazioni
tra gli esseri umani, dalla nascita alla morte. Infatti, molte ricerche48
, suggeriscono che la continuità
dell’attaccamento potrebbe essere influenzata da alcuni fattori come lo stress familiare e il rischio
ambientale. Peris e Emery (2004) nel loro studio hanno analizzato la continuità dell’attaccamento
dall’infanzia, attraverso l’adolescenza, in un campione di famiglie in cui si erano verificati eventi
negativi (divorzi, lutti, perdita di entrambi i genitori, presenza di malattie psichiatriche in uno o
47
Armsden & Greenberg, 1987, Ryan & Lynch, 1989, Rice, 1990, hanno cercato di studiare il rapporto fra la qualità
dell’attaccamento e l’adattamento emotivo globale. Secondo la maggior parte di questi studi una relazione sicura con i propri genitori
continua ad avere un effetto positivo sull’adattamento dell’adolescente e la qualità del legame coi genitori sarebbe il fattore
determinante nel suo adattamento, in grado maggiore del legame con i coetanei. 48 Waters at al. (2000), analizzando la durata della stabilità e i cambiamenti dei pattern di attaccamento dall’infanzia all’inizio
dell’età adulta, hanno ipotizzato che la sicurezza dell’attaccamento nei primi anni di vita fosse significativamente collegata alla
sicurezza dell’attaccamento rilevata attraverso l’Adult Attachament Interview (George at al. 1985) 20 anni dopo. - Cox e Howen
1993; Howes e Markman 1989; Water set al. 1993, Samerof et al. 1998, hanno dimostrato che il conflitto familiare è collegato ad un
attaccamento insicuro.
29
entrambi i genitori) trovando che la presenza di tali eventi negativi era connessa con cambiamenti
nella classificazione dell’attaccamento.
Questi dati confermano la nozione per cui dopo la vita infantile le rappresentazioni
dell’attaccamento rimangono aperte alla revisione e alla luce delle esperienze di vita e mostrano,
inoltre, che ci possono essere cambiamenti nella rappresentazione dell’attaccamento a causa di
eventi critici non Normativi.
Importanti sono anche gli studi sugli adolescenti che hanno cercato di indagare più specificamente i
diversi stili di attaccamento (sicuro, distanziante, preoccupato-invischiato, disorganizzato) in
relazione all’autostima e alle relazioni con gli altri (Bartholomew & Horowitz, 1991). E’ stato
evidenziato che gli adolescenti sicuri mostrano un atteggiamento positivo verso di sé e nei confronti
degli altri, con la possibilità di mantenere relazioni intime senza perdere l’autonomia; mentre, gli
attaccamenti insicuri sono associati ad una grande varietà di disturbi mentali, che vanno da lieve
umore negativo, a gravi disturbi di personalità.
Infine, il comportamento d’attaccamento non caratterizza solo l’età dello sviluppo, lo stesso Bowlby
afferma che “il comportamento d’attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba”
(Bowlby 1979). Infatti, anche se l’età adulta è caratterizzata dal raggiungimento di una certa
autonomia dai genitori e sia probabile che abbia ormai stabilito un legame sessuale con un altro
adulto, abbia trovato una nuova figura principale d’attaccamento, questo non vuol dire che sia
scomparso l’attaccamento verso loro. Molti adulti continuano ad essere legati in modo significativo
ai propri genitori, nonostante questi ultimi siano meno coinvolti nella loro vita, ed è proprio la
risposta di una persona alla morte di un genitore che solitamente dimostra che il legame
d’attaccamento si è conservato.
Fatte queste premesse, nella valutazione del danno nella relazione caregiver-bambino, si terranno in
considerazione le seguenti variabili: il livello di funzionamento globale sia del genitore che del
bambino, la presenza di una relazione disturbata o patologica49
, lo stile di attaccamento, la presenza
di ansia, angoscia, sensi di colpa nella relazione, se emergono deficit nelle capacità del caregiver di
saper distinguere e rispondere ai diversi bisogni del bambino a seconda del suo livello di sviluppo,
effetto della qualità della relazione sul processo di sviluppo del bambino.
49 Relazione Sessualmente Abusante, Relazione Verbalmente Abusante, Relazione Fisicamente Abusante, Relazione
Ipocoinvolgente o Ipercoinvolgente, Coinvolgimento del bambino in comportamenti devianti o criminali, Sindrome di Munchausen
per procura, ecc..
30
CALCOLO DEL DANNO ESISTENZIALE NELLA MACROAREA DELLE RELAZIONI
FAMILIARI ED AFFETTIVE
Ogni aspetto, successivamente all’evento lesivo o illecito, può presentare un’ alterazione, rispetto al
precedente assetto familiare che può essere classificata secondo i sei criteri ordinali. I fattori da
valutare, i differenti gradi di alterazione ed i pesi ad essi assegnati permettono di costruire una
tabella n°4, in cui è necessario segnalare le caselle che corrispondono al grado di alterazione per
ogni fattore indagato. Si tenga presente che il punteggio grezzo massimo di alterazione in questa
area è 30.
Tabelle n°4: Relazioni Familiari ed Affettive (dalla nascita all’adolescenza)
Si è detto, infatti, in precedenza50
che la macroarea delle Relazioni Familiari e Affettive costituisce
il 30% del totale del Danno Esistenziale nella sua totalità. La proporzione da applicare in questa
macroarea sarà la seguente:
30 : 15 = X : N
Dove X è il valore proporzionato che si deve ricavare mentre N è il punteggio grezzo che è stato
ottenuto in questa macroarea da quello specifico individuo. In base alla proporzione quindi:
X = (30 x N) /15
50 Torbidone M.E., Mazzocco A., Ruta A.: Proposta di valutazione metodologica del danno esistenziale. Newsletter AIPG, 33, 2008.
Il presente metodo è stato presentato nel corso del Convegno Nazionale “Il Risarcimento del Danno Esistenziale e del
Macrodanno. I punti di vista della Psicologia Forense e della Medicina Legale e Sociale sui quesiti alle Sezioni Unite della
Corte di Cassazione” svoltosi il 17 Giugno 2008 presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati. Il lavoro presentato è stato
successivamente pubblicato sul sito di www.altalex.com al seguente indirizzo: http://www.altalex.com/index.php?idnot=42212.
Relazioni
Familiari e
Affettive
Morte o
danneggiamento
della relazione
Gestione dei
Ruoli e dei
Sottoinsiemi
Qualità degli scambi
relazionali e affettivi
Somma
Fattori
Peso Pt
Gravissimo 0 5 0
Grave 0 4 0
Medio 0 3 0
Moderato 0 2 0
Lieve 0 1 0
Assente 3 0 0
30 : 15 = X : 0 X = (30 x 0) /15 X =0 Totale 0/15
31
MODELLO TEORICO E METODOLOGICO DELLA MACROAREA DELLE ATTIVITA’
RICREATIVE
Nel lavoro del 2008, si prendeva in considerazione la Teoria Motivazionale di Maslow basata sulla
classificazione gerarchica dei bisogni, in quanto, tutte le attività della macroarea “attività ricreative,
culturali e realizzatrici di Sè”, che comprendono varie situazioni quali: riposo, passatempi, relazioni
sociali, e attività di autorealizzazione, sono tutte espressioni dei Bisogni Motivazionali: Bisogni
fisiologici - Bisogno di Appartenenza e Amore - Bisogno di autostima-Bisogno di
autorealizzazione. Ma per valutare il danno in questa Macroarea non perdere mai di vista lo
sviluppo generale del bambino implica la conoscenza di contribuiti che provengono anche da altri
autori. Ad esempio, dato che la maggior parte delle attività ricreative richiede una capacità di
movimento ed azioni finalizzate ad uno scopo, le teorie sullo sviluppo psicomotorio di Piaget si
prestano bene all’osservazione comportamentale del bambino in tutte le aree delle attività.
Ovviamente questo non è possibile per i neonati in quanto estremamente dipendenti dal proprio
caregiver, ma questo non significa che la valutazione non si possa effettuare. Per tanto, per i neonati
che non hanno ancora acquisito quelle capacità di autonomia motoria credo che sia importante
pensare ad una “coppia” madre/figlio, che sempre insieme fanno tante cose, come sostiene
Winnicott “un bambino non può esistere da solo, ma è essenzialmente parte di una relazione”.
L’illecito può danneggiare gravemente questa relazione madre/bambino e nel contempo arrestare
anche lo sviluppo psicofisico del bambino; gli studi hanno dimostrato che saltare alcune tappe della
crescita creano ostacoli nello sviluppo della personalità anche irreversibili.
Ho trovato molto interessanti le teorie elaborate da Erikson, anche perché definite teorie
neofreudiane51
, dove gli stadi dello sviluppo psicosessuale di Sigmund Freud sono rielaborati e
definiti stadi dello sviluppo psico-sociale, arricchiti delle variabili socioculturali. Secondo Erikson
la cultura e la società penetrano nel processo di sviluppo della personalità. Egli considera lo
sviluppo psicosociale attraverso 8 stadi di sviluppo, ma per questo lavoro, visto i limiti che mi sono
imposto di età, saranno presi in considerazione solo i primi 6 stadi:
1° Stadio: Fiducia opposta a sfiducia dalla nascita al primo anno.
2° Stadio: Autonomia opposta a vergogna o dubbio da uno a tre anni.
3° Stadio: Iniziativa opposta a senso di colpa da tre a cinque anni.
4° Stadio: Industriosità opposta a senso di inferiorità da cinque a dieci anni.
51 Le teorie elaborate da Erikson, hanno in comune con la teoria dello sviluppo psicosessuale di Sigmund Freud: 1) la condivisione
della Teoria dell’incoscio; 2) la condivisione di buona parte della teoria dello sviluppo della personalità. Erikson, a differenza di
Freud: a) ridimensiona l’importanza che Freud attribuisce alla sfera sessuale; b) non condivide l’omissione della situazione
socioculturale negli stadi evolutivi.
32
5° Stadio: Identità opposta a dispersione o confusione di ruoli Preadolescenza e adolescenza
6° Stadio: Intimità opposta ad isolamento - età giovanile
Secondo Erikson, il compito più importante di ogni individuo nel suo percorso di vita è
rappresentato dalla ricerca della propria identità personale. L'identità è assunta dall'individuo
superando i molteplici problemi dell'esistenza, definiti: crisi evolutive. Le crisi evolutive sono il
risultato di una maturazione, in armonia con l'insieme delle attese che la società ha nei confronti
dell'individuo; momento per momento, stadio dopo stadio. Ogni superamento consente il passaggio
allo stadio successivo. I problemi che la persona incontra e che non riesce a risolvere nel corso dello
sviluppo si cumulano e si ripresentano nello stadio di sviluppo successivo. Il superamento più o
meno completo delle varie fasi di sviluppo e la soluzione o non soluzione completa delle numerose
crisi e dei problemi di identità, caratterizzano l'individuo nella sua interezza.
LE 4 CATEGORIE DELLA MACROCATEGORIA DELLE ATTIVITA’ RICREATIVE
1. Attività di Riposo
Se confrontato col sonno dell’adulto, quello del bambino si distingue per quattro caratteristiche:
- valore qualitativo, fasi del sonno, periodo iniziale del sonno, il significato del sonno evolutivo52
.
Le alterazioni alle attività di riposo possono essere frequenti, con significati diversi in funzione
della sua gravità, ma comunque i disturbi del sonno riflettono sempre un disagio relazionale tra il
lattante e il suo ambiente. Alcune patologie dell’addormentamento del primo anno possono essere:
insonnia comune, insonnia precoce. Difficoltà di addormentamento, si possono manifestare
attraverso: opposizioni all’andare a letto, rituali per andare a letto, fobia dell’andare a letto,
fenomeni ipnagogici, vera insonnia. Le condotte patologiche durante il sonno si raggruppano nel
termine di angosce notturne: terrore notturno, sogno d’angoscia. Possono emergere fenomeni di
sonnambulismo e alterazioni sfinteriche (enuresi notturna). Si tratta di alterazioni che impediscono
lo svolgimento delle abituali attività di riposo in tempi sufficienti per potersi riposare. Si tenga
presente che anche alterazioni nel senso opposto (eccessivo bisogno di riposare o eccessiva
sonnolenza) sono considerate delle alterazioni in senso peggiorativo, in quanto interferiscono con il
funzionamento psico‐sociale del bambino53
. Ed ancora, per attività di riposo non si intende soltanto
il sonno, ma anche quei passatempi che richiedono un basso livello di attivazione fisica e mentale,
52 Vedere “Psicopatologia del bambino” Daniel Marcelli, Biblioteca Medica 53
Linee Guida per l’accertamento e la valutazione psicologico – giuridica del danno alla persona. Aggiornamento del 2012
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come la visione di un film, cartone animato o la lettura di un libro. Per i bambini più piccoli sarà il
genitore che svolgerà questa funzione ad esempio leggendogli una favola, cantandogli la ninna
nanna, aiutandolo cosi a prendere sonno o rilassarsi.
2. Attività Relazionali
Come sostiene Erikson, durante il primo anno di vita, il bambino supera il problema della sfiducia
attraverso una buona relazione con la figura della madre. La fiducia verso la madre rappresenta per
il bambino la fiducia universale, verso tutto il mondo della realtà che lo circonda. Se la relazione
con la figura materna si presenta disturbata, il bambino svilupperà un intenso senso di sfiducia che
gradualmente si espanderà a tutta la realtà che lo circonda 54
. Nell’infanzia le relazioni tra i bambini,
benché possono sembrare strumentali e secondarie rispetto al ruolo centrale del rapporto con il
genitore, sono fondamentali per lo sviluppo delle competenze relazionali successive. Per i bambini
(2-5 anni), emerge il Bisogno di interazione con i coetanei, la frequentazione con i coetanei oltre a
favorire lo sviluppo dei processi cognitivi, delle relazioni emotive pone le premesse per le prime
conoscenze relative all’identità e ai ruoli di genere, rispondendo cosi al. Mentre per i bambini più
grandi (6-11), emerge il Bisogno di aggregazione, in questa fase, si osserva che i genitori perdono
il loro valore di persone uniche di figure di riferimento, cominciano le prime ribellioni e assumono
un valore diverso le amicizie fra coetanei. Gli amici vengono scelti sulla base di affinità e sulla
fiducia che si instaura. Secondo Erikson, il gruppo dei pari ha la prevalenza sul rapporto a due,
rendendo a poco a poco il bambino sempre più indipendente dall’adulto. Intorno ai 10 anni si assiste
alla formazione d gruppi di soli maschi o sole femmine con giochi ed interessi molto diversi. Ma
partire dalla preadolescenza/adolescenza i coetanei assumono un significato diverso, in questo
periodo i giovani solitamente costruiscono importanti relazioni con il sesso opposto, questo stadio è
caratterizzato anche da amicizia con lo stesso sesso e dall’accesso ai propri sentimenti e pensieri
intimi. Queste relazioni, accrescendo l’identità personale, fanno avanzare la crescita della
personalità. Se i tentativi verso l’intimità compiuti in gioventù falliscono, la persona si ritira in
isolamento. In questo caso, le relazioni sociali sono stereotipate, fredde e vuote55
.
Non devono essere considerati nella valutazione le relazioni con le persone che hanno rapporti di
parentela o hanno un rapporto professionale o educativo con l’individuo in esame56
.
54 Primo Stadio dello Sviluppo Psicosociale: Fiducia opposta a sfiducia- fase orale Freudiana (0-1 anno). 55 Sesto Stadio dello Sviluppo Psicosociale: : intimità e solidarietà opposte a isolamento (età non definita) 56 Linee Guida per l’accertamento e la valutazione psicologico – giuridica del danno alla persona. Aggiornamento del 2012.
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3. Attività Ricreative
I passatempi e le attività ricreative che devono essere valutate sono quelle che richiedono un certo
grado di attività fisica e mentale; alcune attività ricreative possono essere relativamente isolate
(pittura, modellismo, ecc.), ma richiedono comunque un coinvolgimento attivo con l’ambiente e
producono qualcosa di concreto e tangibile57
. Per i neonati, il gioco più interessante e stimolante
è la mamma. I giochi veri e propri arrivano tra il primo e il quarto mese. In questo periodo la
musica sarà da lui molto gradita, così come i pupazzi e le giostrine che si appendono nella culla e
nella carrozzina. Apprezzerà molto se si gioca con lui, muovendolo al ritmo della canzone o della
cadenza ritmata. L’essere ondeggiato e cullato permetterà lo sviluppo dell’equilibrio e della
successiva coordinazione, gettando le basi per il futuro gattonamento. Solitamente il neonato
preferirà i giochi colorati che emettono suoni che possono essere portati alla bocca per
l’esplorazione (fase orale freudiana, da 0-1 anno). Ma sono molto importanti anche i libri di
filastrocche che associano suoni, colori e luce, perché parlano di cose quotidiane, come la pappa, la
luce, la mamma, la nanna, i sì e i no. Le illustrazioni presenti appassioneranno moltissimo il
piccolo, come anche i volti delle persone, cui si deve sempre associare un nome. Dal quarto al
settimo mese il neonato inizia a notare il suono prodotto, per esempio, da un sonaglio e a ripetere i
propri movimenti per sentirlo ancora58
. Dall’emissione di suoni semplici, il piccolo passa
gradualmente a sillabe più complesse come “ga-ga”, “ah-goo”, “da-da”, rivolte soprattutto ai suoi
giocattoli, con cui ama parlare, come se lo capissero. Secondo Erikson sono le prime forme di
esplorazione che riguardano il proprio corpo, la madre, gli oggetti, lo spazio che con la maturazione
delle capacità motorie può raggiungere. Il bambino risponde ai Bisogni di Esplorazione e Gioco(0-
2). E’ necessario in questo periodo fornire una serie di stimolazioni sensoriali (luce, giochi, ecc.)
abbastanza nuove per incuriosirlo ma abbastanza note per essere assimilate (Concetto di
assimilazione-accomodamento di Piaget)59
.
E’ attraverso il gioco che i bambini promuovono e sviluppano contemporaneamente processi
cognitivi, sociali, affettivi. Da 2 anni le capacità psicofisiche permettono il gioco con i coetanei e
questo consente di allargare il campo col gioco del far finta (gioco simbolico Piaget), favorendo una
crescita cognitiva e l’acquisizione delle abilità sociali, ed iniziano a superare la fase di
57 Linee Guida per l’accertamento e la valutazione psicologico – giuridica del danno alla persona. Aggiornamento del 2012. 58 Vedere, Piaget lo stadio dell’intelligenza senso-motoria: dai 0 -2 mesi modificazione graduale dei riflessi adattandoli alla
situazione e differenziandoli in schemi organizzati. Dai 2-4 mesi, emergeranno le reazioni circolari primarie.dai 4-8 emergeranno le
reazioni circolari secondarie. Dagli 8-12 mesi, emergeranno le reazioni circolari terziarie. Dai 18-24 mesi acquisizione della capacità
di immaginare e pensare qualcosa che non è percettivamente presente. 59 Secondo Piaget due processi sono alla base dello sviluppo in età evolutiva sono assimilazione (ripetizione di una attività già
presente nel proprio repertorio comportamentale, ad esempio afferrare e sbattere oggetti diversi) e Adattamento (modifica dei vecchi
comportamenti a contatto con un cambiamento nel contesto o nell’ambiente, ad esempio muovere l’oggetto invece di sbatterlo per
terra quanto è in grado di produrre rumore).
35
egocentrismo. Secondo Erikson, il bambino tra i 2-3 anni circa, inizia a fare le sue prime conquiste
nelle abilità motorie, cammina con sempre maggiore disinvoltura ed impara a correre. Inizia a
sperimentare una autonomia. Se i genitori non ostacoleranno questo processo il bambino si avvierà
ad una sempre maggiore indipendenza. Al contrario, se i genitori/caregiver si dimostreranno
eccessivamente ansiosi, limitando fortemente la psicomotricità del bambino e le iniziali separazioni
con frequenti divieti, egli accuserà le reiterate proibizioni inibendosi e perderà la sua naturale
inclinazione all'autonomia, tipica di questa fase. Successivamente, considererà l'autonomia come un
agente negativo, fonte di forti frustrazioni. Ed ancora, questa è il periodo in cui il bambino, secondo
Erikson, attraversa un conflitto tra autonomia o vergogna e dubbio sulle proprie capacità60
: le
preoccupazioni del bambino sono molto incentrate sul controllo, specialmente quando si troverà ad
affrontare separazioni sempre più prolungate dai genitori, con conseguente angoscia (ad es. paura di
non controllare gli sfinteri, quindi perdere la stima di sé in caso di fallimento).
Tai i 2-5 anni, il bambino pretende di fare da solo, di essere autonomo e il ruolo dei caregiver sarà
quello di mediare fra richieste e limiti imposti dalle regole. Egli non è tanto interessato al risultato
finale dell’attività ma all’attività stessa. Il Bisogno di autonomia e iniziativa si esprime attraverso
il “fare per fare”. Secondo Erikson, il bambino in questa fase vive anche forti sensi di colpa legati
alla iniziativa. E l’epoca in cui i bambini sono in continuo movimento ed attività, prendono
iniziative, si prefiggono e portano avanti degli scopi. Si tratta di attività o giochi volti ad aiutare
l’adulto. L’idea di voler fare da solo e legata anche al rischio di non farcela e rompere qualcosa.
L’esigenza di voler intraprendere iniziative va favorita per dargli la possibilità di espandere il suo
mondo fisico e sociale. Il pensiero in questa fascia di età corrisponde allo stadio Preoperatorio di
Piaget61
. Tra i 6 – 11 anni, emergeranno Bisogni di avventura, rappresentati dalla possibilità di
esplorare il mondo con le proprie forze.
4. Attività di Autorealizzazione
In questa area rientrano diverse aree operative, tra cui quella sessuale, lavorativa, la progettualità, le
aspettative e le “chance”. Vengono illustrate di seguito solo quelle più frequenti62
.
60 Seconda Fase Autonomia opposta a vergogna o dubbio (fase anale freudiana) 2 - 3 anni circa 61 Piaget, Stadio Preoperatorio (2-5 anni): Le caratteristiche del pensiero preoperatorio sono: tendenza all’egocentrismo , tendenza a
percepire, capire ed interpretare il mondo dal proprio punto di vista; rigidità del pensiero, per cui il pensiero è “congelato” nel senso
che il bambino riesce a prestare attenzione sola a una caratteristica di un oggetto trascurando le altre; ragionamento semilogico, per
cui i pensieri spesso sono concatenati tra loro in maniera slegata piuttosto che secondo una relazione logica; cognizione sociale
limitata.
62
Linee Guida per l’accertamento e la valutazione psicologico – giuridica del danno alla persona. Aggiornamento del 2012.
36
Attività sessuale: come è noto, l'adolescenza inizia con la pubertà, ovvero con il completamento
dello sviluppo sessuale dal punto di vista riproduttivo e dura fino al completo sviluppo fisico che
coincide con l'età adulta. In questo periodo i giovani acquisiscono la completa maturità sessuale
passando dalla semplice capacità procreativa alla piena consapevolezza della propria sessualità.
È questo anche il periodo nel quale gli adolescenti iniziano a considerare quali comportamenti
sessuali possono essere piacevoli, appropriati per la loro età e moralmente accettabili. Tra le
principali differenze di vivere la sessualità i ragazzi sembrerebbero essere del tutto separati dai
sentimenti d’amore che generalmente per le ragazze hanno un importanza diversa. La prospettiva
del primo rapporto sessuale genera sempre una miscela di curiosità, preoccupazioni, incertezze e
anche paure che possono contrassegnare il clima e la qualità dell’esperienza. Questa esperienza
dovrebbe essere affrontata in modo desiderato, seguendo i propri ritmi interni, con serenità e
partecipazione, rappresenta un momento molto speciale nella vita di una persona.
L’alterazione all’attività sessuale può avere cause psicologiche o organiche come: grave invalidità,
disturbo da desiderio sessuale, avversione sessuale, disturbo dell’eccitazione sessuale, disturbo
dell’erezione, disturbo dell’orgasmo, dispareunia, vaginismo, ecc.63
.
I differenti disturbi mestruali dell’adolescente (amenorrea primaria e secondaria, dismenorrea,
metrorragia o menorragia) richiedono alcuni esami di laboratorio, ma nell’adolescente sono spesso
l’espressione di una difficile accettazione della sua femminilità e della sua sessualità. Aggiungerei
che anche la totale assenza di relazioni sessuali nel corso dell’adolescenza oggigiorno rappresenta
una anormalità dal punto di vista statistico, come anche, il fenomeno della sessualità attiva precoce,
d’altra parte, dimostra come il sesso sia presente nella vita degli adolescenti ancora prima che essi
siano preparati alle sue conseguenze. È ormai statisticamente provato che nella prima adolescenza
una sessualità attiva con cambiamenti quasi sistematici di partner potrebbe essere il segno di una
depressione, mentre l’assenza di rapporti sembrerebbe legata ad angosce nevrotiche o a cause più
profonde.
Ambito lavorativo: nel bambino l’attività lavorativa trova corrispondenza nelle attività scolastiche,
mentre nell’infante trova corrispondenza nelle attività ludiche e di gioco64
. È questo il periodo in cui
il con l’ingresso a scuola il bambino si confronterà con le proprie capacità e debolezze, per tanto si
confronterà con il Bisogni di stima e riconoscimento. Questo rende molto sensibile il bambino ai
giudizi: giudizio che egli si crea fra ciò che crede di essere e ciò che vorrebbe essere; giudizio che il
bambino ricava su sé dalle persone che gli stanno intorno. L’attenzione e il riconoscimento che
63 Linee Guida per l’accertamento e la valutazione psicologico – giuridica del danno alla persona. Aggiornamento del 2012. 64 Idem.
37
viene dagli altri sono la base dell’autostima. Secondo Erikson, il periodo della scuola elementare
(corrisponde alla 4° Fase), il bambino “fa per produrre” e viene data maggiore importanza al
risultato dell’attività, confrontandosi con un senso di “industriosità o senso di inferiorità”.
Aumenteranno progressivamente le conoscenze tecnologiche che confronterà con il gruppo dei pari
con la possibilità di aumentare la propria autostima. Se il bambino sente di riuscire bene nei compiti
che gli vengono assegnati, incrementa il proprio livello di autostima ed è contento di impegnarsi
industriosamente; se sperimenta continui fallimenti e nel confronto con i coetanei risulta perdere
sviluppa un senso di inferiorità. In ogni caso di fronte al disadattamento scolastico bisogna tenere in
considerazione tre pattern cioè il bambino, la famiglia, la scuola. Il bambino può presentare alla
nascita una debilità mentale65
che può rendere impossibile il profitto scolastico, oppure, “difficoltà
specifiche”, solitamente osservate sin dall’inizio della scolarità e strettamente connesse ad un certo
tipo di apprendimento (dislessia, discalculia, agnosia delle dita, disgrafia, aprassia costruttiva, ecc.)
responsabili del ritardo scolastico che spesso poi si tramuta in insuccesso scolastico. Il rifiuto
scolastico può comparire nel bambino piccolo attraverso manifestazioni fobiche e psicosomatiche
(vomito), oppure manifesta attivamente la collera; in forma passiva, appare appartato e taciturno.
Verso la fine del periodo di latenza e nell’adolescenza, si può parlare di “disinteresse” scolastico o
disimpegno. In questa età la necessità dell’apprendimento scolastico comincia da essere integrata
con motivazioni interiori e non è più una costrizione esterna da parte dei genitori.
Erikson, Stadio 5: identità e rifiuto opposti a dispersione di identità (adolescenza)
La ricerca dell’identità rappresenta una corsa controcorrente in tutti gli stadi. Il processo di
formazione dell’identità emerge come una configurazione che si evolve, una configurazione che
viene gradualmente a stabilirsi attraverso sintesi e risintesi successive dell’Io, per tutta l’infanzia; è
una configurazione che integra in modo graduale dati costituzionali bisogni idiosincratici della
libidine, abilità privilegiate, identificazioni significative difese efficaci sublimazioni efficaci e ruoli
coerenti [Erikson 1959, 116]. Fiducia, autonomia, iniziativa e industriosità, tutte contribuiscono a
formare l’identità del bambino. Nel quinto stadio, comunque, questo problema raggiunge l’apice.
65 L’insufficienza mentale profonda: il livello mentale non oltrepassa 2-3 anni. Si nota nella prima infanzia un ritardo massiccio di
tutte le acquisizioni che, spesso, restano incomplete. Il linguaggio è quasi inesistente. Sono associati ad anomalie morfologiche,
alterazioni neurologiche, crisi epilettiche. Insufficienza mentale severa e moderata: questi bambini non oltrepassano un età mentale
di 6-7 anni. Il pensiero resta allo stadio preoperatorio, compaiono ritardi nello sviluppo psicomotorio. La solarizzazione è
impossibile. Insufficienza mentale lieve e limite: sono quei bambini che presentano difficoltà ad accedere ad una struttura di
pensiero formale.
38
CALCOLO DEL DANNO ESISTENZIALE NELLA MACROAREA DELLE ATTIVITA’
Ogni gruppo di attività, successivamente all’evento lesivo o illecito, può presentare una alterazione,
rispetto al precedente funzionamento che può essere classificata secondo i sei gradini ordinali
precedentemente illustrati con i relativi pesi numerici. Le aree di attività da valutare, sono
rappresentate nella tabella n. 5. E’ necessario segnare le caselle che corrispondono al grado di
alterazione per ogni fattore indagato. Il punteggio grezzo massimo in questa area è pari a 20.
Tabella n.5: Attività Ricreative ( dal bambino all’adolescenza)
Si è infatti detto in precedenza che la Macroarea delle attività Ricreative costituisce il 20% del
totale del Danno Esistenziale nella sua totalità. La proporzione da applicare sarà la seguente:
20 : 20 = x : N
Dove X è il valore proporzionato che si deve ricavare mentre N è il punteggio grezzo che è stato
ottenuto in questa macroarea da quello specifico bambino. In base alla proporzione quindi:
X = (20 x N) / 20
Attività ricreative
culturali
Auto realizzatrici
Riposo Relazionali Svago Auto-Realizzazione Somma
Fattori Peso Pt
Gravissimo 5 0
Grave 4 0
Medio 3 0
Moderato 2 0
Lieve 1 0
Assente 0 0
Totale /20
39
IL CALCOLO DEL DANNO ESISTENZIALE
I tre valori delle Macrocategorie sommati permettono di avere un punteggio del danno esistenziale
in una scala che va da 1 a 100. Danno Esistenziale della persona esaminata sarà pari a:
Danno Esistenziale: Assetto Psicologico + Relazioni Familiari + Attività = X
Successivamente il punteggio ottenuto sarà confrontato con il criterio di quantificazione che viene
proposto dalle “Linee Guida per l’accertamento e la valutazione psicologico-giuridica del danno
alla persona” che suddivide il danno in 5 fasce corrispondenti ad altrettanti intervalli percentuali. Il
criterio di attribuire un valore in punti percentuali ad una determinata configurazione del disagio
esistenziale è in linea con l’obbiettivo della personalizzazione del danno.
Danno lieve (6-15%): lieve alterazione dell’assetto psicologico, delle relazioni familiari‐affettive e
delle attività realizzatrici.
Danno moderato (16-30%): moderata alterazione dell’assetto psicologico, delle relazioni
familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.
Danno medio (31-50%): media alterazione dell’assetto psicologico, delle relazioni
familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.
Danno grave (51-75%): grave alterazione dell’assetto psicologico e della personalità, delle
relazioni familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.
Danno gravissimo: (76-100%): gravissima alterazione dell’assetto psicologico e della personalità,
delle relazioni familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.
I lavoro presentato deve essere considerato come uno studio pilota, finalizzato ad offrire uno spunto
di riflessione sul modello teorico e metodologico della valutazione e quantificazione del Danno
Esistenziale nelle diverse fasce di età dalla nascita all’adolescenza, al fine di rendere maggiormente
obiettiva la valutazione anche in funzione di chi subisce un illecito con conseguenti ricadute
giudiziarie.
40
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