ARPA NATALE 2009 - WebDiocesi – la tua diocesi sul web · della Vergine Maria e si è fatto...

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L’ARPA L’ARPA Bollettino parrocchiale n° 10 - anno quarto NATALE 2009 Parrocchia di S. ANNA - Paparotti - Udine La lezione del cucciolo Mi ha colpito una scena di caccia che Erri De Luca, scrittore di estrazione napoletana, ha descritto nel suo ultimo libro “Il peso della farfalla”. Non è una scena da lui inventata, ma direttamente sentita da un amico cacciatore. Lui se ne serve per dare al libro e al suo messaggio lo spessore che gli sta a cuore. Io me ne servo per aiutare coloro che quest’anno af- fronteranno il Natale non in maniera scontata e stan- camente ripetitiva a coglierne il mistero. Allora la scena consiste in questo. Il cacciatore spara ad uno stambecco convinto d’aver colpito un maschio. Ma maschio non era. Per giunta questa femmina, colpita a morte, cade dal dirupo sul quale si trovava. Il suo cucciolo, vedendola precipitare nel vuoto, temerariamente, ma anche af- fettuosamente, la segue. Chissà come poggia le sue zampe sul terrazzo sotto- stante da dove la mamma, incapace di controllare i suoi movimenti, precipita in quello successivo. Il cucciolo, al vedere quello che sta succedendo a sua mamma, vi si getta di nuovo anche lui. Questo racconto non l’ho letto, ma l’ho sentito alla televisione dallo scrittore stesso. A questo punto egli non si è diffuso a raccontare in quali condizioni si fos- se ridotto anche il cucciolo. Gli interessava piuttosto riferire quello che invece successe al cacciatore che aveva assistito al tutto. È presto detto: “Smise per sempre di cacciare”. Un cuccioletto che affronta balze che avrebbe forse potuto sfidare da adulto per stare accanto a sua ma- dre è una scena straziante e commovente non solo se letta a Natale ma in qualsiasi tempo dell’anno. Anche se io in questa scena ci vedo qualcosa di nata- lizio. Che cosa? Ci vedo un fatto altrettanto commovente, ma nel qua- le le parti si invertono: “ Non un cucciolo che rincorre una madre, ma una madre che rincorre il cucciolo”. Fuori metafora e con le precisazioni del caso, il Natale è ‘un padre’ che rincorre i figli che, colpiti dal nemico, precipitano dalla vita alla morte, dal bene al male, dallo stato di giustizia a quello dell’ingiustizia, da una condizione di pace ad una di inquietudine. “Per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo” sono le parole che ogni domenica pronunziamo allorchè recitiamo la professione di fede e che a Nata- le meritano una particolare vibrazione nella voce. Ad esse seguono quelle che descrivono il come, cioè “Per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo...”. Già questo è tanto, già questo è troppo se siamo capa- ci di valutare le grandezze spirituali. Tant’è vero che la liturgia prevede che a Natale queste parole siano pronunciate stando in ginocchio. Cosa che nessuno fa, anche se il sacerdote a questo invita! Eppure in esse è contenuto un gesto di Dio verso di noi che potrebbe essere descritto anche come un suo inginocchiarsi verso l’uomo che è caduto. Difatti nella sua ultima cena Gesù si inginocchia da- vanti agli apostoli. A coloro che nel leggere queste righe sono arrivati fino qui, raccomando di analizzare i sentimenti (se ci sono stati) che li hanno accompagnati. In particolare di verificare se li ha più commossi il gesto del cucciolo o quello di Dio in Cristo. Buon Natale don Pierpaolo Questo singolare ‘matrimonio’ si sta lentamente compiendo in via Baldasseria Bassa fra un albero e il guard-rail, poco prima della pizzeria “da Pierino” . Non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che cele- briamo nella festa del Natale: un Dio che prende carne ...un Dio che si unisce all’uomo, perchè l’uomo a sua volta si unisca a Dio...

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L’ARPAL’ARPABollettino parrocchiale n° 10 - anno quarto NATALE 2009

Parrocchia di S. ANNA - Paparotti - Udine

La lezione del cuccioloMi ha colpito una scena di caccia che Erri De Luca, scrittore di estrazione napoletana, ha descritto nel suo ultimo libro “Il peso della farfalla”.Non è una scena da lui inventata, ma direttamente sentita da un amico cacciatore. Lui se ne serve per dare al libro e al suo messaggio lo spessore che gli sta a cuore.Io me ne servo per aiutare coloro che quest’anno af-fronteranno il Natale non in maniera scontata e stan-camente ripetitiva a coglierne il mistero.Allora la scena consiste in questo.Il cacciatore spara ad uno stambecco convinto d’aver colpito un maschio. Ma maschio non era.Per giunta questa femmina, colpita a morte, cade dal dirupo sul quale si trovava. Il suo cucciolo, vedendola precipitare nel vuoto, temerariamente, ma anche af-fettuosamente, la segue.Chissà come poggia le sue zampe sul terrazzo sotto-stante da dove la mamma, incapace di controllare i suoi movimenti, precipita in quello successivo.Il cucciolo, al vedere quello che sta succedendo a sua mamma, vi si getta di nuovo anche lui.Questo racconto non l’ho letto, ma l’ho sentito alla televisione dallo scrittore stesso. A questo punto egli non si è diffuso a raccontare in quali condizioni si fos-se ridotto anche il cucciolo. Gli interessava piuttosto riferire quello che invece successe al cacciatore che aveva assistito al tutto. È presto detto: “Smise per sempre di cacciare”.Un cuccioletto che affronta balze che avrebbe forse potuto sfidare da adulto per stare accanto a sua ma-dre è una scena straziante e commovente non solo se letta a Natale ma in qualsiasi tempo dell’anno.Anche se io in questa scena ci vedo qualcosa di nata-lizio.Che cosa?Ci vedo un fatto altrettanto commovente, ma nel qua-le le parti si invertono: “ Non un cucciolo che rincorre una madre, ma una madre che rincorre il cucciolo”.Fuori metafora e con le precisazioni del caso, il Natale è ‘un padre’ che rincorre i figli che, colpiti dal nemico, precipitano dalla vita alla morte, dal bene al male, dallo stato di giustizia a quello dell’ingiustizia, da una condizione di pace ad una di inquietudine.“Per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo” sono le parole che ogni domenica pronunziamo

allorchè recitiamo la professione di fede e che a Nata-le meritano una particolare vibrazione nella voce.Ad esse seguono quelle che descrivono il come, cioè “Per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo...”.Già questo è tanto, già questo è troppo se siamo capa-ci di valutare le grandezze spirituali.Tant’è vero che la liturgia prevede che a Natale queste parole siano pronunciate stando in ginocchio. Cosa che nessuno fa, anche se il sacerdote a questo invita!Eppure in esse è contenuto un gesto di Dio verso di noi che potrebbe essere descritto anche come un suo inginocchiarsi verso l’uomo che è caduto.Difatti nella sua ultima cena Gesù si inginocchia da-vanti agli apostoli.A coloro che nel leggere queste righe sono arrivati fino qui, raccomando di analizzare i sentimenti (se ci sono stati) che li hanno accompagnati.In particolare di verificare se li ha più commossi il gesto del cucciolo o quello di Dio in Cristo.

Buon Nataledon Pierpaolo

Questo singolare ‘matrimonio’ si sta lentamente compiendo in via Baldasseria Bassa fra un albero e il guard-rail, poco prima della pizzeria “da Pierino” .Non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che cele-briamo nella festa del Natale: un Dio che prende carne ...un Dio che si unisce all’uomo, perchè l’uomo a sua volta si unisca a Dio...

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L’ARPAL’ARPA

Due nascite a confrontoPremetto che il confronto è molto curioso. Mi è sta-to suggerito dalla coincidenza del rinnovo del con-siglio pastorale con queste festività a cui andiamo incontro.Poiché il tema di queste festività è la nascita, l’acco-stamento è fatto.Questo articolo viene alla luce nel corso di una si-lenziosa sera di questo autunno che, lentamente raf-freddandosi, va verso l’inverno.E’ ancora in corso la votazione la cui durata è pre-vista fino al 15 dicembre, per rinnovare il consiglio pastorale.Se vogliamo imitare le cronache che accompagnano le votazioni classiche che ogni tanto ci informano sulla percentuali dei votanti, alla data in cui sto scri-vendo (2 dicembre), la percentuale dei votanti non arriva nemmeno all’uno per cento delle famiglie in-vitate al voto.Questo andamento lascia presagire una faticosis-simo parto di questo organismo, se non addirittura all’indifferenza verso il fatto stesso che esso na-sca.Se questa supposizione ha qualche fondamento, non mi resta che trasformarmi da parroco in ginecologo che si interroga sulla salute dell’utero (parrocchia), da cui dovrebbe essere generato il consiglio.Proprio in questi giorni ricordiamo nel vangelo del-l’annunciazione Elisabetta, l’anziana cugina di Ma-ria, di cui si dice che, a causa dell’età, era sterile.Questa era la sua condizione, ma dell’ostacolo di

questa sterilità il vangelo dice: “ Nulla è impossibile a Dio”.Speriamo che nulla sia impossibile nemmeno nei confronti di questo utero ‘speciale’ che è una par-rocchia.A proposito di età, la parrocchia a confronto, per esempio, di sua madre (s. Martino in Cussignacco) è giovanissima.Sta viaggiando verso i suoi trentacinque anni di vita (ottobre 2011) è già sembra manifestare stanchez-za.Un utero già sterile o quasi a questa età interroga il parroco-ginecologo chiamato a gestirlo e dovrà spingerlo, se ritiene di essere incapace di curarlo, a fare appropriate riflessioni. Ma intanto quell’attrattiva che ancora è capace di suscitare la celebrazione del Natale, anestetizzerà questo tipo di preoccupazioni e indurrà a sperare, a commuoversi e a vedere la vita della comunità par-rocchiale sotto un’altra luce.Quando ancora non ero parroco, tanti e tanti anni fa, avevo modo di notare l’effetto che operavano in un mio amico prete, ma parroco, feste come il Natale e la Pasqua.Mi recavo con lui ogni settimana a Pordenone per ragioni di studio. Durante il viaggio, dopo la festa del Natale e della Pasqua, trovavo quel parroco spiritualmente più su di giri (mi esprimo giovanilmente) di quanto lo fos-se prima!

La sala addobbata per un cinquantesi-mo di matrimonio.Con piccoli e non dispendiosi accorgi-menti, grazie al rosso vivo altamente deco-rativo sullo sfondo bianco delle sedie, si compie il miracolo della sua trasforma-zione.Ricordo a tutti che essa è intitolata a don Giuseppe Lavia.

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La prima cosa che abbiamo fatto per raggiungere questo obbiettivo è stata l’acquisto del colore, tassativa-mente bianco, traspirante e con un prezzo medio per avere anche la qualità. La seconda fase è stata l’accu-rata nastratura alle parti che non dovevano essere imbiancate per avere maggiore velocità nell’esecuzione dato i tempi stretti (l’anno catechistico stava per iniziare e volevamo compiere l’opera prima che una marea di ragazzini scalpitanti tornasse a frequentare queste aule). Si, è proprio delle aule di catechismo che vi stiamo parlando: infatti erano pesantemente segnate dal nostro e altrui passaggio nel corso degli anni e sui muri, fino ad una certa altezza, erano comparse impronte e graffiti degni della migliore arte rupestre del paleolitico. E siamo alla terza fase, quella della tinteggiatura “professionale”: senza essere espertissimi im-bianchini, alla fine, in tre incontri lavorativi abbiamo portato a termine l’operazione, compresa la rimozione dei nastri, la pulizia delle aule e la sostituzione dei feltrini alle sedie. Poi, alla fine dell’ultimo incontro, è arrivato il momento forse più atteso, la cenetta conclusiva sponsorizzata da alcuni genitori. In riferimento al titolo bisogna specificare che il parroco non sapeva nulla di questa operazione e nel momento in cui, alla fine della Messa, ha letto tra gli avvisi la frase di ringraziamento ai ragazzi del dopo-Cresima per l’imbiancatura delle aule, innanzitutto si è fermato a metà frase cercando con lo sguardo una conferma nell’assemblea, poi è sbiancato in volto, infine, realizzato che la notizia era vera, ha ri-preso il suo colorito normale, con qualche luccichio in più negli occhi.Missione compiuta, lavoro eseguito, parroco felice aule nuove! Giuseppe per il gruppo “imbianchini per un giorno”.

L’ARPAL’ARPA

Come far sbiancare il parroco sull’altare

LUNEDÌ 21 DICEMBRE

GIOVEDÌ 24 DICEMBRE

VENERDÌ 25 DICEMBRE

DOMENICA 27 DICEMBRE

VENERDÌ 1 GENNAIO 2010

DOMENICA 3 GENNAIO

ore 9.00: s. Messaore 11.30: s. Messa

ore 19.00: s. Messa e canto del Te Deum

FESTA DELLA MATERNITA’ DI MARIAore 9.00: s. Messaore 11.30: s. Messa

ore 9.00: s. Messaore 11.30: s. Messa

EPIFANIA DEL SIGNOREore 9.00: s. Messaore 11.30: s: Messa con la benedizione del-

l’acqua e dei bambini

MERCOLEDÌ 6 GENNAIO

ORARI DELLE CELEBRAZIONI

GIOVEDÌ 31 DICEMBRE

DOMENICA 27 DICEMBRE

ore 19.00: a Cussignacco Confessione comuni-taria

A Cussignacco dalle ore 15.00 alle 19.00 confessioni individuali

ore 22.30: s. Messa della Natività

NATALE DEL SIGNOREore 9.00: s. Messaore 11.30: s. Messa

S. STEFANOore 9.00: s. Messa

ore 9.00: s. Messaore 11.30: s. Messa

SABATO 26 DICEMBRE

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L’ARPAL’ARPA

Bollettino parrocchiale della parrocchia di S. Anna - Quadrimestrale / Registrato al Tribunale di Udine al N. 21/06 il 12.05.2006Editore - Parrocchia di S. Anna - Paparotti / Direttore responsabile: Fuccaro Grazia

Tipografia Bassi snc - via Baldasseria Bassa, 108 - 33100 Udine

Si fa per dire ‘argenteria’ se non in un solo caso. D’argento è solo il calice qui fotografato, dono di don Diego Armellini, secondo parroco della storia di questa parrocchia.L’ha lasciato qui quando è stato nominato parroco del ss. Re-dentore.È un opera fatta interamen-te a mano. Questo la rende preziosa anche dal punto di vista del valore venale che, perciò, non è trascurabile. È preziosa, so-prattutto, dal punto di vista ar-tistico. Poiché è lavorata a mano, essa è prima di tutto unica. Cioè non esi-stono in giro copie o imitazioni.La possibilità che è stata offerta alla parrocchia da una persona che ha messo a disposizione una certa quantità d’oro per ripulire i vasi sacri della chiesa, mi ha suggerito di pubbli-care la foto di questo calice e di atti-rare la vostra attenzione sull’idea che ha ispirato l’artista.Gesù è ai piedi, all’ombra di un olivo già di per sé signi-ficativo per la simbologia ad esso legata.Si protende affettuo-so verso alcune pecore che sono evidentemen-te sue. Ha infatti in una mano il bastone che ca-ratterizza i pastori di quel tempo da cui, per i vescovi oggi, deriva il pastorale.Naturalmente in quelle pecore dobbiamo vedere

il popolo cristiano che si fida di Cristo, che lo segue e che, la domenica, è contento di ricevere una speciale sua carezza.Tre olive che sono il frutto dell’ulivo, sono state

collocate proprio alla base della cop-pa.

Funzionalmente servono per brandirla e sollevar-la. Simbolicamente an-

nunciano il frutto di ciò che è contenuto nella coppa

che sostengono: frutto della vita prima, frutto dell’azio-

ne trasformante dello Spirito dopo.

Il ‘tesoro’ della chiesa annovera inoltre tre pissidi in due colori (ar-

gento e oro) di metallo non prezioso, ma lavorate a mano, quindi di un certo pregio.Inoltre la chiesa possiede un calice per

le messe feriali, calice che ora, dopo la re-cente pulizia, sembra un altro. Ci si posa

volentieri lo sguardo come succede quando una cosa è bella.

È probabile che il calice di Gesù fosse un semplice bicchiere di

legno. Ciò evidentemente non gli impedì di fare ciò che ha

fatto sul vino.Egli senz’altro capisce l’uso che facciamo di calici più o meno pre-ziosi se questo ci aiuta a

riconoscere la preziosità di quello che essi contengono.

Un grazie alla persona che ci ha do-nato questo oro a nome di tutti quelli che ap-prezzano questa ‘etichetta eucaristica’.

L’argenteria rinnovata