Arduino: una storia italiana una storia...

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Arduino: una storia italiana una storia globale

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Arduino:

una storia italiana

una storia globale

Arduino è un bar di Ivrea …

…dove è nata una storia

di successo che mette

insieme tecnologia

creatività e comunità virtuali

Arduino è il primo esempio di

successo di hardware

Open-Source

Lo inventa Massimo Banzi nel 2005:

Massimo Banzi non è un tecnico, è un designer appassionato di elettronica che ha insegnato all’

Interaction Design Instituite

di Ivrea

L’idea di base

dell’Istituto:

innovare la tradizione

del design italiano

progettando oggetti

“intelligenti”, capaci

d’interagire con

l’ambiente e gli

esseri umani

Serviva una una piattaforma hardware e software per la prototipazione elettronica, semplice da usare, aperta e modificabile con l’apporto di una comunità.

Dietro, una bella idea di che cosa significa imparare

Da una conferenza

di Massimo Banzi

Ben presto Arduino esce

dall’ambito dove è nato e si installa

nell’ecosistema della rete

Di cosa è fatto Arduino:

Una scheda HW basata su un

microcontrolloreAVR a 8 bit (ma Arduino

due è a 32 bit):

Un ambiente sofware derivato da

Processing (una specie di C++ semplificaro

e con tante librerie):

Un’idea di metodo:

“HANDS ON”

La conoscenza nasce dal fare, dal “metterci

le mani”. Un bel richiamo aggiornato alla

tradizione artigiana del nostro paese

Una “Comunità di eguali” diffusa a livello

mondiale sul Web, con una miriade di siti e

di blog per lo scambio di idee, progetti e

soluzioni:

I membri di questa comunità si autodefiniscono

“makers”: quelli che fanno le cose

Un progetto “politico”

Arduino è Open Source:

L’hardware e la documentazione sono

sotto la licenza Creative Commons

Il software è GPL (General Public

License)

Si possono produrre copie della scheda, si può riprogettarla, o vendere schede simili che ne ricalchino il progetto, senza che sia necessario pagare diritti al gruppo Arduino né chiedere l’autorizzazione. Unica condizione: riconoscere la paternità dell’idea originale al gruppo Arduino e adottare la stessa licenza Creative Commons.

Lo stesso vale per il software, i libri, i

tutorials…

Unica cosa protetta il MARCHIO: chi

produce hardware marcato Arduino

paga una royalty al team originale

Ad esempio, un gruppo cileno si è messo a

produrre schede Arduino “ a mano”

Un modo aperto di fare impresa:

… Crea profitto, diffonde conoscenza e

genera iniziative. Quasi una rivoluzione!

La maggior parte delle schede

Arduino è prodotta in Italia,

con una vena “politically correct”:

su cui sarebbe ingiusto ironizzare,

in questi tempi di crisi e

globalizzazione selvaggia:

(Dal booklet di una scheda Arduino)

La comunità di Arduino

• Il forum di Arduino ha circa 68000

iscritti

• Il sito è registra mediamente un

milione di contatti individuali l’anno

• Nel 2011 c’erano in giro circa 300.000

schede “ufficiali”; probabilmente i

cloni sono quasi altrettanto.

Gli utenti di Arduino lo usano per

“mettere intelligenza” nelle cose.

E’ il:

Physical Computing

Gli oggetti diventano più interattivi,

cioè più amichevoli

Le piante twittano…

Ovviamente nascono tanti

robottini… Questo è un gruppo spagnolo

...Questo un “ragno”

a comando vocale

E questo impara a camminare:

Inizia a muoversi a caso, poi seleziona

i movimenti che lo fanno avanzare

Arduino ha permesso la

realizzazione di stampanti 3D

economiche, aprendo la strada al

“Personal Manufactoring”

C’e anche un gruppo in rete che

realizza elicotteri droni:

Così non si lascia una tecnologia in mano ai soli militari…

E’ già nata una Spin Off che pensa di usarla

per una rete di piccoli trasporti fra i villaggi

dell’Africa subsahariana:

Nascono

nuove

possibilità per

gli artisti e i

creativi

Ecco invece il corredo del Writer

tecnologico:

“ARDUINO WEARABLE”,

Arduino da indossare

per realizzare indumenti interattivi (!)

Un’idea del “maker” Randy Sarafan

Ma ci sono applicazioni più serie. Ecco ad

esempio un guanto che legge il linguaggio

dei gesti, interfacciato via Arduino a un

sintetizzatore vocale che traduce i gesti in

parole

E poi c’è INTERNET OF THINGS, gli oggetti

in rete che comunicano, ad esempio

chiedono manutenzione se si guastano (o

magari il frigorifero che ordina al

supermercato quello che gli manca…)

Un po’ inquietante, ma è facile immaginare

applicazioni meno invasive e forse più utili

Questo, in precario equilibrio sul mio router,

è un mini server web con Arduino. Collegato

a un sensore di temperatura mi permette di

leggere la temperatura nel mio termometro

(se la gatta non lo ha già distrutto…)

Quasi una conclusione…

La parola a M.B.