Archivivi Comunità - Uno 2012

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folio 1 Recentemente il nostro Circolo ha aperto una pagina su Facebook dove trovano ospitalità le foto dei nostri soci, commentate da alcuni vo- lenterosi. Visto il numero di visitatori ed i giudizi ricevuti, ci è sembrato che l’iniziativa abbia avuto un di- screto gradimento meritando quindi di prosegui- re. Si è per questo pensato di allargare il giro anche ai soci che non frequentano abitualmente le pagine di Facebook, utilizzando come strumento una sorta di rivista digitale, che sarà inviata, a scadenze assolutamente anarchiche, ai soci. Come già sa chi ci segue sul web, lo staff di commentatori “ufficiali” è costi- tuito da sei elementi: Maria Pia Bacchielli, Fran- cesca Vissa, Gabriella Papini, Ugo Marinelli, Fla- vio Petrini e Sauro Marini. A questi sono poi da aggiungere i “temerari” che commentano le immagini una volta pubbli- cate su FB (per ora, purtroppo, non molti). In questa esperienza siamo giunti alla 10° uscita, una sorta di “giro di boa” che ci eravamo prefissi per fare un primo punto della situazione e visto, come detto sopra, che il riscontro è stato positi- vo, mettiamo nelle vostre mani questo piccolo lavoro digitale. Abbiamo poi pensato che limitare i contenuti alle nostre foto poteva sembrare un po’ troppo autoreferenziale, e quindi cercheremo di arric- chire le uscite con notizie sulle attività del Circo- lo, ospitando anche amici fotografi di altre real- tà, vicine e lontane. Il desiderio, e la speranza, è di creare uno stru- mento che, nella sua modestia e artigianalità, contribuisca alla crescita di chi ha voluto darci fiducia iscrivendosi al nostro Circolo fotografico. UNO - Maggio 2013 Omaggio a Gabriele Basilico Gabriele Basilico, uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea, è scomparso il 13 febbraio 2013. Lo vogliamo ricordare anche con questa immagine di una sua mostra del gennaio 2010 a Milano, che abbiamo avuto la fortuna di visitare insieme agli amici del Circolo Giacomelli di Osimo. (a pag. 3) Eccoci...!

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Bollettino interno del Circolo fotografico Archivivi di Ancona

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Recentemente il nostro Circolo ha aperto una

pagina su Facebook dove trovano ospitalità le foto dei nostri soci, commentate da alcuni vo-

lenterosi.

Visto il numero di visitatori ed i giudizi ricevuti, ci

è sembrato che l’iniziativa abbia avuto un di-

screto gradimento meritando quindi di prosegui-re.

Si è per questo pensato di allargare il giro anche

ai soci che non frequentano abitualmente le pagine di Facebook, utilizzando come strumento

una sorta di rivista digitale, che sarà inviata, a scadenze assolutamente anarchiche, ai soci.

Come già sa chi

ci segue sul web, lo staff di com m ent ato r i

“ufficiali” è costi-tuito da sei elementi: Maria Pia Bacchielli, Fran-

cesca Vissa, Gabriella Papini, Ugo Marinelli, Fla-vio Petrini e Sauro Marini.

A questi sono poi da aggiungere i “temerari”

che commentano le immagini una volta pubbli-cate su FB (per ora, purtroppo, non molti).

In questa esperienza siamo giunti alla 10° uscita,

una sorta di “giro di boa” che ci eravamo prefissi per fare un primo punto della situazione e visto,

come detto sopra, che il riscontro è stato positi-vo, mettiamo nelle vostre mani questo piccolo lavoro digitale.

Abbiamo poi pensato che limitare i contenuti

alle nostre foto poteva sembrare un po’ troppo autoreferenziale, e quindi cercheremo di arric-

chire le uscite con notizie sulle attività del Circo-lo, ospitando anche amici fotografi di altre real-tà, vicine e lontane.

Il desiderio, e la speranza, è di creare uno stru-

mento che, nella sua modestia e artigianalità,

contribuisca alla crescita di chi ha voluto darci fiducia iscrivendosi al nostro Circolo fotografico.

UNO - Maggio 2013

Omaggio a Gabriele Basilico Gabriele Basilico, uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea, è scomparso il 13 febbraio 2013. Lo vogliamo ricordare anche con questa immagine di una sua mostra del gennaio 2010 a Milano,

che abbiamo avuto la fortuna di visitare insieme agli amici del Circolo Giacomelli di Osimo. (a pag. 3)

Eccoci...!

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Indice dei contenuti:

1 - Eccoci - Presentazione della rivista

3 - Ciao Gabriele, di Michele Smargiassi (da

repubblica.it) - Sulla morte di Gabriele Basilico

I soci di Archivivi

4 - Ugo Marinelli

5 - Giorgio Mandrelli

6 - Giorgio Manfredi

7 - Maria Ferraioli

Lente d’ingrandimento

9 - Marco Priori - Immagini pagine 10 a 17

18 - Perché Marco Priori?

Sono online su foto.archivivi.com

le immagini del contest

“Figure geometriche”

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Una notizia che non avrei voluto darvi. Gabriele Basilico ci ha lasciati, nel primo po-meriggio di oggi, a Milano, la sua città, dopo un breve ricovero ospedaliero. Era ammalato da poco più di un anno, ma aveva continuato a lavorare con l’energia e lo slancio di sempre. Aveva 68 anni. La fotografia italiana e internazionale ha perso uno dei suoi più grandi autori, un maestro della misurazione dello spazio e dell’analisi

dell ’ambien te urbano, un in-tellettuale im-pegnato e pro-fondo, una bandiera della nostra cultura visuale. Fotocrazia lo a v e -va intervistato alcuni mesi fa. Architetto di fo rm az i o n e, travolto presto dalla passione per la fotogra-

fia di ricerca, dai primi anni Ottanta iniziò un percorso di analisi dello spazio urbano, con particolare attenzione al paesaggio industriale e alle periferie metropolitane, che lo ha porta-to nel tempo ad analizzare e documentare (in decine di volumi) centinaia di città e ambienti antropizzati in tutto il mondo: da Beirut a Shanghai, da Instanbul alla Silicon Valley, da Glasgow a Mosca, riuscendo a penetrare il genius loci di ognuna di esse, senza rinun-ciare al rigore e alla continuità del suo metodo di “misurazione non giudicante”.

È stato l’unico fotografo italiano nel team in-ternazionale della fondamentale “missione fo-tografica” della Datar nel territorio francese, per la quale ebbe l’incarico di documentare i “bordi del mare”. La sua indagine su Beirut in macerie dopo la guerra civile è un esempio di come si possa coniugare il rigore della visione con l’etica civile e la coscienza storica. Da po-chi mesi Rizzoli ha pubblicato una raccolta di articoli, Leggere le fotografie. Un abbraccio forte a Giovanna Calvenzi, la sua compagna, e a tutti i suoi più cari amici.

Ciao Gabriele di Michele Smargiassi

da repubblica.it

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Commento di Pia Bacchielli

Il braccio abbandonato, i capelli che ricadono da un lato formando una macchia scura che constrasta con la luce del volto. E poi l'effetto sgranato, il movimento suggerito da quella mano che sembra sciogliersi nell'opale dell'acqua, i bordi slabbrati che non definiscono l'immagine. Tutto nella foto di Marinelli rimanda a una visione sognata, quasi un incantesimo in cui la donna - come Narciso che si specchia nel fiume - è caduta. Anche il bianco e nero, con la delicata gamma dei grigi, oltrepassa il reale. Marinelli, che si costruisce le macchine da sè e va alla ricer-ca di pellicole che possano restituirgli l'emozione di scoper-te ogni volta sempre nuove, può ben spingersi oltre. Non ha bisogno di appigli per volare.

Commento di Sauro Marini

Chi conosce Ugo Marinelli è ormai da tempo abituato alle sue navigazioni fotografiche, che portano l’osservatore in mondi onirici, dove la scarsa nitidezza creata dalla partico-lare tecnica Pinhole che egli utilizza trasfigura le immagini in rappresentazioni di sogno. Mi verrebbe da dire che poco importa il soggetto delle sue immagini, tanto questa morbidezza di linee e di contorni pesa nei suoi scatti; ma questa affermazione costituirebbe una ingiustizia nei confronti dei contenuti e delle storie che lui racconta con le sue foto stenopeiche, contenuti sempre densi ed enigmatici, che portano chi guarda a cercare di penetrare oltre lo strato sensibile della foto e capire cosa si celi dietro lo schermo di ciò che è raffigurato. E’ questo anche il caso del soggetto di questa fotografia, la donna che si sporge dal bordo della barca, con la mano (che si intravede appena per l’effetto del mosso stenopeico) che si tende verso un mare uniforme, privo di increspature, qua-si un magma nebbioso che, dopo aver affascinato la donna, sembra quasi volerla trascinare nelle sue profondità per farle scoprire nuovi mondi. M i piace molto l’aspetto compositivo, in particolare la fuga prospettica delle linee della barca sul lato destro e la linea inclinata dell’orizzonte sul lato sinistro, che convergono e

conducono l’occhio dell’osservatore a confluire sul viso del-la donna; anche i tre minuscoli punti luminosi della collana, pure nella loro piccola dimensione, accendono un punto di interesse che ravviva la parte del corpo femminile, altri-menti troppo grigia. Insomma non so se si è capito, ma per me è una ottima im-magine.

Commento di Flavio Petrini Eccoci qua, cominciamo questa nuova esperienza con la prima immagine presentata; ritengo che non sia una delle più facili da commentare, ma cercherò di dire la mia, e cercherò soprattutto di farmi capire, che a vol-te è la cosa più difficile. Per cominciare devo fare alcune pre-cisazioni: l' immagine presentata è stata realizzata con una macchina Pinhole, pellicola polaroid o similare; questa tecnica, definita “foto steno-peica”, prevede dei tempi di esposi-zione molto lunghi, per cui le parti in movimento figurano sfuocate, mentre le parti statiche risultano più nitide. Visto il genere di immagine, la posi-zione del soggetto sarà sicuramente stata decisa o suggerita dall'autore. Dividerò il mio giudizio in tre parti. TECNICA: su questo aspetto ho poco da dire, dato che la tecnica è partico-lare e non priva di difficoltà, perciò dal mio punto di vista – vista la mia poca pratica su questo genere - posso dire che mi sembra ben realizzata. NON MI PIACE: tutta la descrizione all’inizio è servita per “scusarmi” per quanto sto per dire; trattandosi di un soggetto in “posa” non apprezzo mol-to questo tipo di fotografia, come non prediligo la foto in studio, dove la luce, i soggetti, sono studiati a priori dando quasi sempre il risultato voluto. È comunque il mio punto di vista per-sonale. M I PIACE: apprezzo le due parti che dividono il soggetto, la parte superio-re, ben definita, “leggibile” l’espres-

sione della ragazza, assorta nei suoi pensieri; la parte infe-riore sfocata da un senso di movimento, di fuga, quasi a rappresentare l’abbandono, che collegato nell’insieme da l’idea che la ragazza stia tentando di raggiungere, di affer-rare qualcosa che ormai è definitivamente andato in un’al-tra dimensione dove, passata quella soglia, tutto diventa impalpabile.

I soci di Archivivi - Uscita 1 Ugo Marinelli

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Commento di Pia Bacchielli

Di Giorgio Mandrelli i dettagli, il colore, le inquadrature insolite sono il punto forte della sua ricerca fotografica. Elementi qui tutti ben rappresentati. Sono visioni stranianti, un altro dove che mette lo spettatore in guardia contro i facili sistemi. Cosa è la visione se non l'occhio che coglie l'insospettabile? L'arco è capovolto, la sedia rovesciata. Un sottosopra che non mette limite allo sguardo. E poi l'atmosfera autunnale, una pioggia - forse un acquaz-zone dopo la festa - appena passata. C'è la fretta di lasciare le cose così come stanno affrettandosi a trovare riparo. Lo scalpiccio di chi corre per non bagnarsi sembra di sentirlo ancora in lontananza. E' un attimo colto nel turbinio delle vicissitudini umane. Siamo gocce nel mare dell'esistenza, un riflesso nello spec-chio della vita.

Commento di Sauro Marini Un soggetto più che classico per questo scatto di Giorgio Mandrelli, soggetto che spesso sconta il peccato di essere in numerosa compagnia. Altrettanto spesso chi scatta questo genere di foto non si premura di iniettarci una nota personale, un particolare che possa trasformare un semplice riflesso in qualcosa di più particolare e personale. In questo caso mi pare che la presenza di quella sedia capo-volta cerchi di sollevare un po’ l’immagine dalla massa di anonime pozzanghere; non che quella sedia costituisca chis-sà quale nota di fantasia, ma può costituire un “minimo sindacale” che consente allo sguardo di distaccarsi dal ri-flesso dell’arco di Traiano e vagare nell’inquadratura alla ricerca di altro. Ciò premesso, mi sento di dire che il risultato non mi appas-siona. Credo che il senso di decadenza che l’immagine suscita sia quello che Giorgio ha voluto evidenziare con lo scatto; l’im-pressione di abbandono che la sedia capovolta accentua non è mitigato dall’accenno di colore della sedia stessa, vista la tonalità fredda di quell’azzurro aviazione. Il pettine costituito dalle gambe delle sedie sul lato alto dell'inquadratura sembra forse una scelta dovuta alla parti-colare angolazione del punto di ripresa, anche se grafica-

mente costituisce una sorta di cornice sul lato alto dell’im-magine. Per concludere, a mio parere manca quel po’ di sprint ne-cessario alla foto per uscire con più prepotenza dallo scher-mo, catturare l’occhio ed alzarsi al di sopra del mare di riflessi in pozzanghera. Magari, avendo tempo, era da provare qualche scatto da posizioni diverse, anche se la posizione obbligata di pozzan-ghera e Arco lasciava forse esigue possibilità. Da riprovarci alla prossima pioggia (o alla prossima pozzan-ghera).

Commento di Ugo Marinelli

Ho rigirato più volte la foto di Giorgio Mandrelli tra le mani. M i da la sensazione dell'opportunità mancata ... come se Giorgio avesse qualcosa di "forte" da raccontare ma non abbia avuto la forza, il guizzo, o semplicemente il coraggio di esprimerlo. Quasi come se avesse pensato un: « Io ci vedo li dentro delle cose, ma non te le mostro del tutto. Ti propongo l'immagine canonica, diritta, è la tua testa che deve girare, deve inda-gare ... se vuole ». Infatti mi sono stupito di vederci più cose se guardata "sottosopra". La foto così com'è mostra incuria, abbandono. Si legge an-che di riflesso, sull'arco antico, sbrecciato dal tempo. Qui,

I soci di Archivivi - Uscita 2 Giorgio Mandrelli

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contrariamente alle mie foto, il tempo che passa si nota dai segni che lascia sulle cose. Ci vedo tristezza. Non certo disperazione, ma tristezza di tipo "scazzo", detta all'anconetana. Ribaltando la foto di 180° prendono vita cosa nuove. L'arco torna "in piedi", sempre sberciato, ma con dignità. La sedia caduta magicamente appoggia ad un pavimento inesisten-te ... sembra una incisione di Escher dove reale ed irreale s'intrecciano. Mi sembra quasi di leggerci meglio i pensieri di Giorgio. Ma forse ci leggo solo i miei di pensieri ;-) Conclusione: Foto da NON buttare :-)

Commento di Flavio Petrini Dirò la mia senza tanti giri di parole, onestamente questa immagine non mi entusiasma, trovo che ci sono delle cose che secondo me non vanno, la prima consiste nella ricerca di ritrarre l’arco nel riflesso dell’acqua, tentativo riuscito solo in parte, in quanto le ombre delle seggiole riflesse mi danno parecchio fastidio, come tutte le gambe cromate delle altre che stanno sospese come un ridò di una tenda, la seconda per me più interessante è invece la seggiola capo-volta ed il suo riflesso, se fossi stato in Giorgio mi sarei più concentrato su ed esclusivamente su quel soggetto, il con-nubio anche se come dice Ugo ci si potrebbe vedere il de-grado, non mi sembra che sia dei peggiori in quanto non ci si nota una cicca di sigaretta all’interno della “pescola”. Non so se sia stato possibile, ma avrei fatto una ripresa più ampia, includendo anche le seggiole vuote non riflesse , forse dico forse, così il fotogramma avrebbe potuto rappre-sentare una “prima” dell’arco sul palcoscenico dell’acqua senza successo in assenza di pubblico.

Commento di Ugo Marinelli Foto senz'anima purtroppo. Giorgio Manfredi s'è forse con-centrato troppo sul freddo macchinario. Non è riuscito a dargli vita. La profondità di campo troppo ridotta ci consegna perfetta-mente a fuoco una sola parte marginale sulla destra, peral-tro tagliata via. La conversione in BN è "moscia", si poteva osare di più col contrasto. Non capisco quale sia il punto d'interesse. Se fosse il rullo

portanastro è troppo decentrato a destra. Se fosse l'inizio del pianale, è troppo sfuocato, non da il punto di partenza per la fuga. Forse si sarebbe potuto salvare la foto se la macchina fosse stata in moto e si fosse visto il rullo girare. Oppure ci fosse stata una presenza umana, che avrebbe fatto capire che la macchina era stata appena spenta oppure sarebbe stata accesa di li a poco... Conclusione: Foto da NON tenere.

Commento di Pia Bacchielli È come guardare un'opera di Fernand Léger, con il groviglio di bulloni e pulegge che assillano gli operai in tuta. Ma qui

la presenza umana non c'è, la macchina è sola e come esal-tata nella sua luce di bianchi e grigi. Un fascino di chiaro-scuro, di geometrie metafisiche, di statica ipnosi di cui l'au-tore rimane affascinato e che lasciano in chi guarda l'attesa di un evento (la ruota gira o si è appena fermata?) che non ci sarà. Eppure la presenza dell'uomo si percepisce. è nelle vie di fuga, nella dinamica dello sfuocato, nelle ombre che fanno da sfondo e che suggeriscono un laboratorio dai muri scrostati dal tempo. La luce è fredda, come è freddo l'oc-chio che sceglie di guardare solo la stasi della rotella. Così incombente da sembrar dire che è la macchina, e non l'uo-mo, a governare l'azione. Immaginiamo un grande formato per dare risalto all'insieme, altrimenti schiacciato in una

I soci di Archivivi - Uscita 3

Giorgio Manfredi

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dimensione di glaciale fissità. Il titolo è "Levigatrice", at-trezzo per dare finitura alle superfici. Così è questa immagi-ne, abrasa di particolari, volutamente scarna. Cavalletto o mano libera? Ragionamento o intuizione? Questa foto è in bilico, ci vorrebbe uno scatto in più.

Commento di Flavio Petrini Immagine gradevole da vedere, anche se non suscita una forte curiosità del particolare, l’occhio si concentra sulla puleggia per poi perdersi nella via di fuga del macchinario, sembra quasi lanciata dallo stesso verso l’osservatore, sa-rebbe stata ancor più accentuata se in movimento. Al di la di quanto detto, la foto non si presta a molteplici spunti di critica, in questo caso non è possibile praticare “cosa sta pensando quiz” come nelle precedenti. M i manca un po’ l’assenza dell’uomo, del lavoro, anche se si intravedono delle impronte lasciate sulla polvere. La scelta del bianco e nero mi sembra azzeccata, anche se l’avrei vista leggermente più contrastata.

il taglio è buono ed equilibrato.

Commento di Sauro Marini Una bella idea, ma personalmente la vedo sviluppata in mi-sura insufficiente. Comincio dal profilo tonale (essenziale sempre ma di più nel BN) che mi sembra carente sui neri; osservando l'immagine non trovo punti di nero assoluto, e inoltre le parti che più si avvicinano al nero sono poste nella vasta zona sfuocata, perdendo così parte dell'incisività, che invece mi piacerebbe vedere per dei neri-neri. Nel complesso (ma qui subentra il gusto personale, che nel BN mi porta a preferire i forti contrasti) mi sembra contra-stata in misura insufficiente, poco incisa (magari poi è una pecca del mio monitor e stampata viene meglio...) Una seconda critica - madonna che tristo che sono - la rivol-go alla messa a fuoco; non vedo una zona perfettamente nitida dove l'occhio possa trovare un approdo dopo la navi-gazione in una immagine così morbida e quasi indefinita.

Credo che in un soggetto del genere, dove la meccanica riveste un ruolo di primo piano, sarebbe indispensabile che qualcosa del tutto risulti ben definito. Anche il rullo dove gira la carta vetrata, sul lato destro, che così in primo piano dovrebbe uscire dallo schermo, non è nitido; può sembrare frutto di un movimento dellnastro, ma non è così, altrimenti le macchioline bianche sulla carta sarebbero diventate scie bianche. L'inquadratura la vedo un po' soffocata sul lato destro, c'è poca aria tra il rullo della carta ed il bordo e (e qui altra notazione del tutto personale) avrei visto meglio una incli-nazione quasi in diagonale delle linee di fuga del macchina-rio (anche se capisco che così si è rispettata la sostanziale orizzontalità del piano di lavoro. Per me Giorgio è una immagine dalle potenzialità inespres-se, che vale la pena di approfondire (anzi se i fai un fischio ti accompagno volentieri...)

Commento di FLAVIO PETRINI Conosco Maria da quando assieme a Sauro mettevamo giù le foto in una fantastica foto community che non c’è più, era il 2004, questa foto posso dire con ferma certezza che non è una delle migliori di Maria, sa fare molto ma molto meglio. Le foto fatte ai concerti presentano quasi sempre degli osta-coli da sormontare, oggetti avanti e dietro, tanto inevitabili quanto fastidiosi. Al di la dell’espressione curiosa della musicista, l’anacroni-smo tra il piercing al naso, generalmente portato nella no-stra società dai giovani e l’utilizzo dello strumento quasi arcaico come la fisarmonica, non trovo punti forza su questa foto, mi da fastidio tutta la confusione che c’è attorno al soggetto, soprattutto i microfoni in primo piano che “segano “ il soggetto in due, pezzi di altri strumenti che fanno capo-lino, monconi di scritte alle spalle, sì, inevitabili, ma con una PDC (n.d.r. profondità di campo) diversa sarebbero sta-te attenuate.

Peccato non vedere nella sua interezza la bella fisarmonica, vedendo le ultime tre lettere si intuisce che sia una Soprani di conseguenza un straordinario strumento. Onestamente credo che per riprendere questa immagine, nella sua interezza sia stato una “mission impossibile” dato che se il punto di ripresa a destra avrebbe avuto a che fare con il controluce, se a sinistra il risultato sarebbe stato un profilo dato che il soggetto era ruotato dalla parte opposta. Penso che il fotografo si debba sentire un po’ un bravo cac-ciatore, (anche se non condivido la caccia) saper rinunciare a premere il grilletto quando non ha la certezza di abbatte-re la preda ma soltanto ferirla e non portare a casa il botti-no.

Commento di UGO MARINELLI Bel colpo d'occhio ed inquadratura accattivante. Vien voglia di sapere cosa stava suonando in quel momento la ragazza per avere un'espressione cosi' particolare. Dal punto di vista tecnico avrei due appunti: - Il punto di fuoco sembra sulla tastiera. Sarebbe stato bello fosse stato sugli occhi della ragazza. Mi rendo conto che e' più facile da dire che da fare. - Quello che invece proprio mi da noia e' l'inquadratura ruo-

tata in senso antiorario di pochi gradi. La rotazione e' cosi' piccola che non sembra voluta e non apporta nulla in più all' immagine, ne gli da dinamicità'. Noto che spesso queste cose nelle foto che vedo al circolo. Eppure basta poco, pochi secondi di photoshop. Interpreto questa cosa come poca attenzione che mettiamo sulle no-stre foto. Se noi stessi non le "curiamo" con attenzione, non le amiamo a fondo, come possiamo pretendere che le amino gli altri? Conclusione: Foto da TENERE (dopo aver aggiustato la rota-zione :-))

Commento di SAURO MARINI Non mi è scattata la molla vedendo questa immagine di Ma-ria. L'aspetto più accattivante, quello che fa vivere la foto, è sicuramente la bella espressione colta, con la simpatica smorfietta della ragazza musicista, che sembra quasi mera-vigliarsi di quello che sta facendo. Detto ciò ho due annotazioni (critiche) da fare a Maria: per-ché questo formato pseudo-quadrato di 1024x979 pixel? O fai 1024x1024 o fai 979x979 (si va be, abbiamo detto di fare 1024 di lato, ma non è un obbligo di legge...); se guardi l'inquadratura vedi che ci stava spazio per ritagliare una

I soci di Archivivi - Uscita 4

Maria Ferraioli

- Il nostro sito web http://foto.archivivi.com - mail [email protected] - Facebook Archivivi Foto Ancona -

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piccola fettina e rendere il quadrato regolare (eccessiva pignoleria? forse si!). Seconda annotazione: perché un tempo di 1/100 e f 8? E non invece un bel f 4,5 (o ancora meno) accorciando il tempo del necessario? Avresti reso una maggiore sfocatura dell'orri-bile sfondo (anche quello stava li e non lo potevi ammazzà) e la musicista - con la sua simpatica smorfia - sarebbe uscita dallo schermo acquistando in protagonismo. Quello sfondo così grafico, che richiama la tastiera della fisa, mi sembra appesantire eccessivamente i bei grafismi creati dalla ta-stiera reale, dai vicini intarsi, dalle pieghe del soffietto. Per quanto riguarda il malefico cavalletto del microfono, è purtroppo una costante che nelle fotografie di spettacoli la presenza di apparecchiature crei intrusioni negative per la leggibilità e la pulizia delle foto, come in questo caso; è solo una osservazione, dato che non si conosce il contesto in cui lo scatto è stato realizzato e quindi non ci si può imba-stire una critica. Un aspetto positivo è la equilibrata gestione della luce, che ha assicurato buona leggibilità del viso della ragazza in un contesto dove i forti contrasti di luce rischiavano di creare scompensi di illuminazione.

Commento di PIA BACCHIELLI E' difficile vedere una ragazza suonare la fisarmonica, anco-ra di più se questa ha un piercing al naso, stringhe colorate e monili rasta. E' una fotografia che diverte questa di Maria Ferraioli. Un attimo birichino colto nelle celebrazioni del Festival della Fisarmonica di Castelfidardo sul cui palco si è esibito niente-meno che Max Tagliata, quello che ha contribuito al succes-so del tormentone di questa estate "Non vivo più senza te" di Biagio Antonacci. La ragazza ha un'aria irriverente, un po' guascona. Le labbra sono serrate in una smorfia, gli occhi che guardano qualcosa a lato, la testa inclinata sulla spalla. Come per dire: visto di cosa sono capace? Chissà, forse ha preso una stecca, oppure ha eseguito un passaggio particolarmente arduo. Non è facile fare della buona ritrattistica. Si rischia sempre di cadere nel manierismo. Ma qui la spontaneità la fa da padrona e la foto risulta molto gradevole. La composizione è classica: figura centrale e luce ben dosata. E poi quell'espressione un po' così che abbiamo noi che....

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Mi chiamo Marco Priori e sono un semplice foto amatore innamorato della fotografia e del fare fotografia. Questa pratica mi sta coinvolgendo sempre di più, per il semplice fatto che riesce a regalarmi tranquillità, inte-ressi, viaggi, esperienze e cultura.

Per quello che riguarda i miei lavori e il modo di fotografare, in questi ultimi anni sono cam-biati moltissimo, capisco che sono sempre più interessato e attratto da una fotografia orien-tata alla Street Photography, ovvero una fo-tografia di strada con particolare attenzione alle persone che mi circondano negli am-bienti che quotidianamente frequento, nel quale mi sento più a mio agio e che riesce a tirar fuori la tutta la mia curiosità. Il mio percorso è iniziato da una fotografia paesaggistica che mi ha dato molti spunti e stimoli, ma soprattutto ho sviluppato e con-cretizzato con esso la scelta stilistica di usare per la maggiore una fotografia in bianco e

nero e questa scelta conseguentemente ha aiutato una personalizzazione dello scatto e le scelte successive. L’idea fotografica è sempre stata quella di seguire un progetto, idee che sono nate e concretizzate grazie a delle esigenze perso-nali, letture e fantasie, ma soprattutto è il con-fronto con lavori di altri fotografi, che apprez-zo e che cerco di eguagliare semplicemente perché i loro lavori sono diventati trainanti e fondamentali per il mio percorso fotografico. Premetto che la mia considerazione nei loro confronti si basa sul fatto che ritengo unico il loro modo di fotografare . Cercare di raggiungere la loro qualità foto-grafica e la loro espressività è per me fonda-mentale, per un migliora-mento personale e per pro-gredire soprattutto nell’e-sprimere i miei concetti, ma ci tengo a precisare che la fotografia che voglio è quella atta a soddisfare la mia persona e faccio foto-grafia esclusivamente per me stesso e se poi altri rie-scono ad essere affascinati, non posso che esserne feli-ce. Confido moltissimo sull’ela-borazione fotografica che mi permette di esprimermi, normalmente ho in mente il risultato al momento dello scatto e questo mi facilita moltissimo, preferisco perso-nalizzare i miei bianchi e neri

o il colore in base alla sensazione che provo. Gli scatti che vi vengono proposti in questa piccola selezione sono una scelta del mio pri-mo lavoro-progetto, quello che per mia fortu-na non terminerà mai: “Consuetudini dell’av-versa stagione” . Sono scatti da molti considerati banali, (il ma-re in inverno) un tema che potrebbe sembra-re poco importante, troppo semplice nel pen-siero generico, ma per me importantissimo. Sostengo principalmente che tutto quello che ci circonda, abbia in sé una bellezza intrinse-ca ed è quella che cerco e soprattutto nella banalità o almeno quello che potrebbe esse-re considerata tale ma che in realtà non lo è mai.

Provo a rafforzare l’immagi-ne con un titolo, tramite una considerazione, anche per-ché il significato acquisito a posteriori di un ragionamen-to e la sua presa coscienza, la rende unica ai miei occhi. Proprio sulla base di questo ragionamento cerco e ricer-co un qualcosa che va oltre la fotografia, potrebbe an-che trattarsi di fervida fanta-sia, o della cruda disillusione della realtà soggettiva. Per questo la fotografia mi affascina, tutto è sempre il contrario di tutto perché in ogni fotografo c’è una inter-pretazione personale, ed è proprio quello che caratte-rizza la v isione.

Lente d’ingrandimento

Marco Priori

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Lente d’ingrandimento: perché Marco Priori?

Mi sembra giusto e doveroso dire qualcosa su Marco, se non altro sui motivi

per i quali, con tanti fotografi in circolazione, ho scelto proprio lui per que-sta prima uscita della nostra rivista. Marco è “un personaggio”, non solo nella fotografia, ma a 360°. Estroverso, ironico e autoironico, appassionato della fotografia, grande co-noscitore della tecnica e dei grandi fotografi. Potrei continuare a tessere lodi, ma in questa sede ci interessano le sue fo-tografie, il suo modo di fotografare, le idee che stanno dietro ai suoi lavori,

Al nostro circolo ormai Marco è di casa, da un paio di anni infatti è docen-te in un corso di fotografia digitale in bianconero, che ha avuto notevole successo grazie proprio alle sue capacità tecniche, unite ad un bel modo di rapportarsi ai corsisti, alla disponibilità nell’ascoltare le difficoltà e nel for-nire strumenti per risolverle. Personalmente debbo dire che tengo in alta considerazione le sue imma-

gini che, contrariamente alla modestia che pone nel definire i propri lavori, sono assolutamente di ottimo livello. Seguire il suo corso, assistere al suo districarsi tra i comandi della post-produzione, ti fa capire che i risultati che ottiene non sono mai casuali, ma sono sempre il frutto di un attento studio preliminare dell’immagine e di u-na conoscenza e totale padronanza dei comandi della postproduzione.

I forti contrasti delle immagini che realizza, quei neri profondissimi affiancati a bianchi assoluti, rendono le sue fotografie molto personali, con uno stile riconoscibile. Penso quindi che la scelta di fare di Marco il primo ospite di questa nostra rivista telematica sia stata azzeccata, e spero che le (poche) foto qua in-serite vi spingano ad andare a cercare le sue immagini sul web; la sua pa-

gina su Facebook la trovate a questo indirizzo: https://www.facebook.com/priori.marco1/info, con vari link a pagine web dove potrete scoprire altre sue fotografie. E magari a fine anno venite ad iscrivervi al suo corso di fotografia in bianconero che (spero)

acconsentirà nuovamente di svolgere nei nostril locali.

S.M.

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