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Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 - 2003 Prof. Giuseppe Noto Manuale: a cura di Alfredo Stussi, Fondamenti di Critica Testuale (disponibili in formato elettronico all’indirizzo www.lalunga.it) Premessa: non conosco il latino, mi scuso in anticipo per gli strafalcioni. Al fondo vi è un indice analitico. Definizione di Filologia Romanza: Romanzo è un aggettivo, relativo alle lingue che derivano dal latino volgare, deriva dal francese “romance”, dal latino “romanice (alla maniera dei romani – “romanice loqui”: parlare alla maniera dei romani). Latino volgare: latino ordinario, parlato, che è diverso dal latino scritto e grammaticizzato. La differenza esiste in tutte le lingue ma nel latino è notevole. Linguistica: studio scientifico della lingua (glottologia) Linguistica romanza: si comparano le lingue romanze e il loro punto di partenza, quindi il latino Romània: indica quei luoghi in cui sono o si sono parlate lingue romanze Romània continua o antica: ancora oggi si parla una lingua romanza, territori che facevano parte dell’Impero Romano Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 1 [email protected]

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filologiia romanza

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Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza

a.a. 2002 - 2003

Prof. Giuseppe Noto

Manuale: a cura di Alfredo Stussi, Fondamenti di Critica

Testuale

(disponibili in formato elettronico all’indirizzo

www.lalunga.it)

Premessa: non conosco il latino, mi scuso in anticipo per gli

strafalcioni.

Al fondo vi è un indice analitico.

Definizione di Filologia Romanza:

Romanzo è un aggettivo, relativo alle lingue che derivano dal

latino volgare, deriva dal francese “romance”, dal latino

“romanice (alla maniera dei romani – “romanice loqui”: parlare

alla maniera dei romani).

Latino volgare: latino ordinario, parlato, che è diverso dal latino

scritto e grammaticizzato. La differenza esiste in tutte le lingue

ma nel latino è notevole.

Linguistica: studio scientifico della lingua (glottologia)

Linguistica romanza: si comparano le lingue romanze e il loro

punto di partenza, quindi il latino

Romània: indica quei luoghi in cui sono o si sono parlate lingue

romanze

Romània continua o antica: ancora oggi si parla una lingua

romanza, territori che facevano parte dell’Impero Romano

Romània acquisita: per esempio il Canada francese, Sudamerica

spagnolo

Romània perduta: territori che facevano parte dell’impero

romano però per motivi storici queste parlate sono mancate.

Citazioni sul significato di Filologia:

scienza che studia la lingua e la letteratura di un popolo o di

un gruppo di popoli deducendola dai testi scritti.

Disciplina che si occupa degli aspetti linguistici - letterari

cercando di ricondurre i documenti alla loro forma originale

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Vi sono tre accezioni di Filologia:

1. è la somma di linguistica e letteratura (=produzione

scritta, indipendentemente dal suo valore

estetico/artistico, per esempio anche gli statuti). Questa

accezione è poco presente in Italia

2. ciò che nasce dalle aree di sovrapposizione delle due

(=aspetti linguistici presenti nella produzione scritta),

studia i momenti in cui le due si sovrappongono. Questa

accezione è più presente in Italia

3. si intende lo studio scientifico dei fenomeni letterari e

tutti i problemi connessi alla loro edizione scritta

Critica del testo: problemi legati all’edizione dei testi

medievali o antichi. La critica del testo è il processo razionale

che mi permette di arrivare a definire un’ipotesi, probabile, di

come doveva essere un testo alla sua origine.

Critica del testo è un’espressione calcata dal tedesco, (text

kritik) ma non è un lavoro storico/estetico come può essere la

critica letteraria. La critica del testo si basa sul principio di

maggioranza e sul calcolo delle probabilità.

Ecdotica: critica del testo, termine preferito, è calcato da

francese, “ecdotique” e significa l’insieme dei procedimenti

funzionali che mi permettono di rispondere alla domanda

“com’era il testo alla sua origine?”

La Filologia Romanza è intesa in diversi modi

In UK D. USA: non tanto una disciplina/materia, ma un ambito di

applicazione, un ambito del sapere (storia della lingua francese,

letteratura italiana).

In Italia invece la filologia romanza si è costituita come una

disciplina che fondamentalmente si occupa di almeno tre

aspetti:

1. disciplina che si caratterizza per il suo aspetto

comparatistico perché mette in relazione,

paragonandole, le lingue romanze ed il loro punto di

partenza, il latino. E’ una disciplina storica perché si

occupa delle lingue e della loro evoluzione (diacronico,

che attraversa il tempo).

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2. Un altro aspetto è lo studio della letteratura medievale e

dal momento in cui si vedono nascere le varie lingue

nazionali. Verso la fine del XII secolo un trovatore

provenzale, Raimbaut de Vaqueiras, si trova a Genova e

mette insieme un’opera sul contrasto tra un uomo e una

donna che gli risponde in genovese: è il primo esempio

scritto della lingua genovese, scritta però in provenzale. -

E’ sbagliato suddividere le letterature in letterature

nazionali perché spesso le une caratterizzano ed

influenzano le altre -

3. L’ultimo aspetto è il problema dell’edizione dei testi

medievali ovvero il come rendere fruibili i testi letterari.

In letteratura medievale ci sono inoltre problemi sui modi di

trasmettere i testi: meccanismo nel copiare; no copyright, il

copista si sente autorizzato a modificare forma e sostanza

dell’opera.

L’argomento di questo modulo è propedeutico, non specifico,

per comprendere di cosa si occupa la filologia romanza nel suo

terzo aspetto.

Che cosa accade quando si parla di letteratura prima della

nascita della stampa? Si tratta di letteratura manoscritta.

Spesso il numero di copie di un’opera varia a seconda del suo

successo, per esempio la Divina Commedia ha moltissime copie.

Esempio:

A B C D E

Lettura X Lettura Y

Di fronte a cinque copie come è possibile che ci siano due o più

edizioni differenti? Qual è la lettura corretta?

Bisogna chiarire i rapporti genealogici dei manoscritti, è

necessario capire la storia di trasmissione di questo testo.

In questo caso non vale il principio di maggioranza.

Esempio

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La possibilità che in A e B ci siano

gli stessi errori negli stessi punti è

molto remota.

AB a

C b

D c

Con le lettere MAIUSCOLE

dell’alfabeto latino si indicano i

manoscritti (testimoni, manoscritti che riportano un’opera

letteraria)

Con le lettere minuscole o dell’alfabeto greco si indicano

manoscritti che probabilmente esistevano e che vengono

chiamati codici interpositi.

Con le lettere maiuscole, in Provenza, si indicano codici

pergamenacei perché medievali, mentre con le lettere

minuscole, quelli cartacei.

Problema che si pone anche nella filologia biblica, è un

problema di rilevanza importantissima perché la Bibbia

dovrebbe essere fonte di verità assoluta.

Le varianti adiafore sono varianti equipollenti, entrambi

possibili.

Karl Lachman è colui che diede organicità ad una serie di

ragionamenti che la filologia classica aveva già fatto. Questo

metodo è un insieme di procedure che egli applica per la prima

vola nell’introduzione al De Rerum Natura di Lucrezio, che gli

viene pubblicato postumo nel 1852.

Prima di Lachman di fronte al problema dell’edizione di un testo

ci si comportava così:

gli umanisti (coloro che riscoprono la letteratura classica tra il

1400 e il 1500) sceglievano il principio del Codex Optimus ossia

il manoscritto migliore, con più senso. Era chiaramente un

principio non scientifico e soggettivo.

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A B X

C D

Seguivano anche il principio del Codex Vetustissimus, ossia del

codice più antico. Anche questo principio ascientifico perché

potrebbe essere una copia antichissima di un errore. I codici più

recenti non sempre sono i peggiori (Lachman).

Il principio dei Codices Plurimi, ossia il principio di maggioranza,

metodo a scientifico perché nove codici possono essere sbagliati

e un solo giusto!

Il principio del Codex Receptus ovvero i codici tradizionali come

sono stati letti per secoli. Tradizione non significa verità: la

nuova edizione di “Vita Nuova” di Dante modifica il modo

tradizionale che era di leggere questo testo. Alcuni lo

considerano un turbamento ancora oggi.

In presenza di varianti adiafore qual è quella da scegliere e

quella da scartare?

Archetipo: è la prima copia tratta dall’originale che conteneva

già degli errori.

La tradizione diretta di un’opera è quella tradizione di opere

copiate direttamente dall’originale o dalle altre.

La tradizione indiretta di un’opera sono tutte le citazioni

dell’opera contenute in altre opere.

Esempio

Lachman parla di una prima fase che egli chiama Recensio

(raccolta) in cui si raccolgono tutti i testimoni di quel testo, tutta

la tradizione diretta e possibilmente anche quella indiretta.

La seconda fase viene chiamata Collatio, ossia il confronto fra

tutti i testimoni per comprendere i rapporti genealogici.

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A C

BCodex descriptus che deriva da un altro, B viene eliminato a priori

Antigrafo di B

a c

A B Ci interessano solo per sapere com’era a

Ma cosa può condurci a comprendere i rapporti genealogici? Se

due manoscritti coincidono strettamente tra loro in una lezione

corretta significa semplicemente che essi derivano entrambi

dall’originale. E’ altamente improbabile che siano esatti perché

dove c’è errore c’è innovazione.

“L’errore è ogni tipo di innovazione rispetto all’originale”

(Avalle).

Per guidarci alla scoperta dell’albero genealogico (stemma

codicum) bisogna guardare la coincidenza in errore, ma non

qualsiasi errore.

Maas nel 1927 aggiunge altri concetti chiave a quelli di

Lachman, fra i quali il concetto di errore guida. Per Maas ci sono

errori congiuntivi (2 codici sono imparentati) ed errori separativi

(2 codici non sono imparentati).

Ad esempio nei manoscritti medievali la grafia era diversa dalla

nostra; è difficile distinguere la N dalla U, questo però non è un

errore guida. Deve essere proprio un errore, non spiegabile su

basi grafiche o sulla psicologia della copia (au même au même).

Una lacuna di 10 versi in due testimoni dimostra che essi sono

imparentati.

Un errore guida è un errore che è assolutamente improbabile

che si ripeta uguale in due o più copisti.

Deve essere un errore di sostanza (aspetto che riguarda i

concetti) e non un errore di forma (aspetto grafico o linguistico).

Nel Medioevo non esisteva il concetto di ortografia, ossia che

una parola ha un solo modo di essere scritta, questo è un

concetto moderno.

Per esempio la parola CASA si può trovare scritta in diversi

modi: CASA – CHASA – KASA – CAHSA. Questo accade

soprattutto per i suoni che non c’erano in latino: GL = LH – LL –

LI – HLH.

Conclusioni:

non esistevano leggi grafiche codificate

è normale l’adattamento linguistico

La coincidenza di questi errori in due manoscritti non ha

importanza, questi non sono errori guida che mi permettono di

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comprenderne l’albero genealogico, gli errori di forma vengono

eliminati.

Negli errori di sostanza bisognerà ancora trovare gli errori guida.

Copisti: copiavano opere sulla cui lingua sapevano ben poco. I

manoscritti dei trovatori sono stati esemplati in Italia da copisti

che non conoscevano l’occitano.

I copisti copiavano per molte ore al giorno perché dovevano

restituire il libro in fretta (era raro e costoso); inoltre esistevano

officine scriptorium professionali dove il “capo” rivedeva il

lavoro dei copisti e correggeva i manoscritti in interlinea con

varianti.

Manoscritto: foglio retto (davanti) e foglio verso (dietro), nei

manoscritti medievali

La posizione con la quale scrivevano era scomoda, non si

scriveva sotto dettatura (si commetterebbero meno errori) ma

dall’occhio alla mano. Molte volte nei manoscritti vi sono degli

strafalcioni.

Con più versioni di un testo medievale, con manoscritti

recuperati di una certa opera, il problema è capire la versione

giusta o che si avvicina di più a quella originale. Se un verso ha

una sillaba in più o in meno o se la rima non torna, lo si elimina.

Se ci sono più lezioni adiafore (equivalenti) per capire qual è

quella corretta bisogna riunire tutti i testi disponibili per fare il

confronto per capire quali siano i rapporti genealogici che

legano i testi per applicare il principio di maggioranza.

Per cogliere i rapporti genealogici tra manoscritti, non è la

lezione esatta, ma l’errore, che ci aiuta perché la presenza di un

errore in comune è importante.

Varianti formali: lingua e grafia

Varianti sostanziali: concetti; è a questi che dobbiamo guardare

perché non esisteva il concetto di grafia.

Gli errori sostanziali posso essere:

errori guida: terminologia adottata da Maas nel 1927, errori

che ci guidano a capire, si suddividono in:

errori congiuntivi: è altamente improbabile che due copisti lo

abbiano commesso indipendentemente l’uno dall’altro, se non è

fraintendimento grafico e se non salta dallo stesso allo stesso

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(questi non sono errori congiuntivi). Definizione: se trovo lo

stesso errore nello stesso punto si ipotizza che i manoscritti

siano imparentati fra di loro e bisogna capire. A = presenta una

lacuna di 10 versi – B = non presenta questa lacuna.

errori separativi: errore tale che può non essere corretto per

ragionamento da un copista in base alle sue conoscenze.

Presente in un testimone e assente da un altro, se la lacuna non

c’è vuol dire che l’esemplare non ce l’aveva quindi BA.

L’errore separativo ci fa capire la direzione della parentela.

Attraverso un errore congiuntivo si capisce che A e B sono

parenti e la presenza di un errore separativo ci fa capire anche

che due manoscritti sono fratelli e che ci manca un codice

interposito (a = codice interposito indicato da una lettera

minuscola)

Se tutti i manoscritti hanno lo stesso errore congiuntivo

discendono tutti dall’archetipo, esiste quindi un archetipo. In

presenza di varianti si applica il principio di maggioranza, ma

non sempre s può applicare meccanicamente.

Giorgio Pasquali : in alcuni casi la scelta è meccanica,

automatica (in caso di recensio chiusa) in altri si può scegliere e

le soluzioni sono diverse secondo quali strumenti si utilizzano:

usus scribendi: modalità dello scrivere, linguistica. Tra le due

varianti scelgo quella più vicina al modo di scrivere dell’autore o

del genere letterario o la lingua della storia. Questo concetto è

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a

A Boriginale

x archetipo

aCopia assente b Copia assente

A B C D E

Errori congiuntivi - separativi

delicato perché è soggettivo e rischia di eliminare elementi

innovativi dell’autore originale. (ad es. APAX = parola usata una

sola volta dall’autore). Nella letteratura medievale a una certa

forma corrisponde un certo contenuto, quindi è un criterio

attendibile ma difficile da maneggiare, gli autori possono variare

la loro forma, Dante ad esempio è un innovatore.

Lectio difficilior : lezione difficile, il copista ha banalizzato.

Quando trovo una lezione più difficile, più rara, la scelgo perché

il copista ha sicuramente semplificato (la Divina Commedia, ad

esempio, ne è piena). Anche questo metodo è rischioso perché

ciò che leggo oggi può sembrare difficile, 500 anni fa non lo era.

Questi due strumenti sono concetti comunque arbitrari e quindi

da maneggiare con capacità.

Quando arriviamo al testo finale dobbiamo sanare gli errori che

ci sono serviti per costruire lo schema: emendatio (correzione) o

divinatio.

Molte volte gli errori congiuntivi e separativi non ci sono e quindi

non si riesce a mettere ordine.

Emendatio : correggere gli errori per divinazione, attraverso la

mia capacità

Metodo di Lachman:

mettere in ordine i manoscritti

ricostruire i rapporti genealogici

individuare gli errori guida congiuntivi o separativi

applicare il principio di maggioranza

se questo non è possibile utilizzare la lectio dificilior o l’usus

scribendi .

Con Joseph Bedier (inizio del 1900) il metodo di Lachman

entra in crisi.

Vedere fotocopia manoscritto (allegato A)

Primo foglio dell’allegato A

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Foglio 21 verso del manoscritto P della biblioteca vaticana. P è

un canzoniere.

Jacopo da Lentini “Madonna dir vi voglio”

Derivazione dalla lirica trobadorica e prima traduzione artistica

di una poesia di Falchetto di Marsiglia (citato nel Paradiso di

Dante)

E’ un canzoniere che vede la letteratura italiana primitiva

l’ortografia non esiste

non si usano segni di interpunzione

si va a capo solo quando termina la strofa

i versi sono trascritti come prosa perché la pergamena

costa molto

vi sono segni tachigrafici (scrittura veloce)

segni brachigrafici (scrittura breve, abbreviazione)

n m r l le cosiddette “liquide” vengono abbreviate con il

trattino

foglio squadrato con rigatura (a secco, con una punta si

riga, non può essere cancellata)

vi sono tre metodi di cancellatura:

o biffatura

o espunzione (si mette • sotto la lettera che deve

essere cancellata)

o rasura (si gratta con una punta)

Secondo foglio dell’allegato A pag. 19

Ciò che si chiama edizione diplomatica riproduce in modo

fotografico il testo, ma aggiungendo le abbreviazioni. Scioglie

le abbreviazioni e separa le parole.

Terzo foglio dell’allegato A

Edizione critica dello stesso componimento fatto da R.

Antonello.

Quarto foglio dell’allegato A

Edizione interpretativa : riproduce il testo secondo le norme

della grafia moderna, dando un senso ed una interpretazione da

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presentare ad un pubblico moderno, dividendo in versi e

intervenendo dove sia evidente che c’è una lezione erronea.

Avalle : edizione interpretativa di tutti i canzonieri delle origini

di cui fa parte anche questo. Sui libri si legge l’edizione critica

quindi non quella esatta.

Edizione critica : basandosi sul metodo di Lachman cerca di

ricostruire un’ipotesi di testo fondata e possibile, basata su tutti

i testimoni di un testo. Nessuno più crede, come Lachman, che il

testo ricostruito sia come quello uscito dalla mente dell’autore.

Il metodo scientifico è verificabile da chiunque, è un’ipotesi di

lavoro.

Vedere fotocopia pag. 234 (allegato B)

Edizione diplomatica : si limita a sciogliere i segni grafici ma

li riporta evidenziati e trascrive il testo così com’è. La definizione

è di Brambilla , è completamente diversa da Balduino

(riproduzione fotografica). Questa definizione è vicina

all’edizione interpretativa, mentre la diplomatica lo introduce, la

interpretativa lo interpreta (!), lo rende leggibile al lettore

moderno. Perché la diplomatica riporta esattamente il

manoscritto? Nell’ ‘800 non c’erano le fotocopie ma oggi si.

L’edizione diplomatica ci aiuta la lettura e permette a chiunque

di usufruire dei manoscritti senza avere l’originale. Non si

preoccupa del significato, del senso.

Edizione interpretativa: dà una lettura del testo, inserisce le

lettere mancanti, fornisce il senso e quindi corregge e integra,

segnalando al lettore le modifiche effettuate.

Se la distinzione è semplice, non sempre esiste un’edizione

diplomatica pura perché dire che una M è una U è anch’essa (ad

esempio) un’interpretazione. Ad esempio, lo scioglimento delle

abbreviazioni, sono un’interpretazione e non diplomatica, ma

compaiono nelle edizioni diplomatiche. La divisione delle parole

è un altro esempio e no sempre è evidente come vanno divise le

parole, a volte fa cambiare il significato delle parole.

Verbo Collimare: etimologicamente è sconosciuto fino a che

hanno visto il manoscritto dove per la prima volta compare

Collinare ma fu letto in modo sbagliato è un travisamento

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grafico. Quindi ogni atto di lettura e copiatura implicano

un’interpretazione. Una diplomatica pura quindi non esiste e il

verbo “collimare”, per esempio, non sarebbe dovuto esistere.

L’edizione interpretativa si basa su un solo manoscritto.

Esempi di dificilio (quando l’albero genealogico non è

utilizzabile bisogna scegliere, si sceglie il più semplice)

E’ fondamentale per lo stemma codicum della costruzione di un

testo critico che l’albero sia fondato.

Lo schema non va interpretato come un albero genealogico ma

come percorso storico, non c’è la certezza assoluta dei passaggi

ma le sintesi di un percorso storico.

Lezione così configurata:

AB = a : x = 1 (un solo testimone

DE = b si sceglie questo perché è presente in due rami su tre

CG = c : Y = 1

F = d : unico testimone, è uno strafalcione, è una lezione isolata

ai piani bassi del sistema, innovazione riportata solo su F.

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w Et

x y D F

A B C D

Piani alti

Piani bassi

testimoni

interpositi

AB = a = V = 1

DE = b = z = 1

CG = C = W = 1

F = d = singolares, eliminata

Due filologi differenti utilizzano valori di errori diversi. Questaè

una recensio aperta, non è possibile applicare il principio di

maggioranza, si parte da 6 testimoni in entrambi i casi ma con

la costruzione di due alberi differenti. Nel primo caso si può

applicare il principio di maggioranza, nel secondo no, si utilizza

quindi la difficilio.

Il concetto di errore guida è da usare con attenzione e cura,

l’albero deve essere fondato su basi certe, se non lo sono, è

meglio che non vi siano scelte meccaniche. Il metodo di

Lachman non è però inutile perché, anche sesi arriva alla

conclusionoe di scegliere non meccanicamente, si sa che F è

singularis, è isolata e quindi unica e la si elimina. Ci sono tanti

casi dove la meccanicità del metodo non regge, ad esempio in

casi di recentio apera con albero a due rami e siccome nei piani

alti l’albero è a due rami, Lachman entra in crisi. Pasquali Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza

a.a. 2002 – 2003 PAGINA 13

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x z

V W

A B C G

X

X E

D F

evidenza altri casi di crisi del sistema, nella sua versione rigida

di Maas non funziona. Anche Bedier lo aveva detto prima di

lui. L’utilizzo degli errori guida serve a costruire lo stemma

codicum per capire qual è la lezione esatta. Se nel testo da

ricostruire trovo diverse versioni devo scegliere.

Difficilio: l’autografo della Divina Commedia è perduto. I primi

manoscritti risalgonoa 10/20 anni dopo la morte di Dante.

Secondo molti da questi testimoni non è possibile costruire

l’archetipo. Uno di questi, Vaticano Latino VAT LAT 3199 è il

codice più importante perché quello che Petrarca tra il 1351 e il

1353 donò al Boccaccio per poi finire alla Biblioteca Storica

Vaticana. Prima di darla al Petrarca, Boccaccio la copiò tre volte,

vi sono tre copie che non abbiamo ancora. Esistono decine di

manoscritti in ogni area geografica. Mettere ordine è difficile:

Petrocchi ci ha provato e ha ricostruito la storia dei testimoni e

dice che la prima edizione a stampa ed. Aldine (edite da

Manunzio) è la edizione del 1502, a cura di Bembo Pietro ed è

tratta dal VATLAT 3199. Secondo l’uso del tempo il codes

optimus è considerato corretto. Se è sbagliato viene corretto in

base ad altri codici (i tre copiati). Nel 1595 esce l’edizione

dell’Accademia della Crusca che riprende l’edizione Aldina.

Quindi Boccaccio Bembo Crusca Boccaccio. Fino agli

anni ’60 del 1900 la Divina Commedia è stata letta secondo

l’edizione della Crusca, quindi di Boccaccio. Foscolo ne fa

un’edizione nel 1842/43 che risale a Boccaccio – Bembo –

Crusca.

Nel 1966, Petrocchi dice che l’edizione attuale non è scientifica

e che è impossibile ordinare le centinaia di copie (forse ora si

con i PC) e quindi di leggerla come era stata letta prima di

Boccaccio, o pensando che egli è intervenuto personalmente.

Edizione critica basata su tutti i testimoni precedenti a quello di

Boccaccio, l’edizione di Petrocchi è fondamentale e la intitola:

“la Divina Commedia secondo l’antica vulgata” e modifica il

testo con il metodo della difficilio.

Esempio: inferno 3° canto verso 31

ED IO C’AVEA D’ORROR / ERROR LA TESTA CINTA

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Boccaccio – Bembo - Crusca

Esempio: inferno 1° canto verso 48

SI CHE PAREA CHE L’AERE NE TEMESSE /

TREMESSE

Risposta per le rime: rispondere con lo stessa schema metrico.

Il metodo di Lachman rivisitato da Maas.

Maas nel 1927 pubblica “Principi di critica testuale”, stampo

scientista tedesco, scuola più importante nella filologia moderna

e ci sarà uno scontro ra lachmaniani e bedieriani, scontro

nazionalistico che si ricompone solo ora.

Il testo di Maas dà rigore geometrico al medodo di Lachman, fu

presentato da Pasquali in Italia, filosofo classico (non romanzo)

che alla fine degli anni ’20 (il volume esce nel 1934) scrive

“Storia della tradizione e critica del testo”. Mentre Maas puntava

sull’ectodita, Pasquali inserisce la storia della tradizione. I

manoscritti hanno ognuno una storia e questa è un elemento

indispensabile. Il modo in cui il testo è arrivato a noi è

importante.

Gli elementi che mettono in crisi il metodo di Lachman e che

vengono sollevati dal Pasquali sono:

Recensio aperta: se non si può applicare il metodo di

maggioranza si applica la difficilio etc. ma è un problema. E’ un

elemento di debolezza. Solo quando c’è Recensio chiusa si

applica Lachman

Concetto di errore congiuntivo e separativo: essere sicuri

Pag. 15 del manuale: albero a due rami

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 15

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Petrocchi: ERROR = DUBBIO: è difficilio, è un significato raro della parola.

Boccaccio – Bembo - Crusca Petrocchi

Molto spesso uno o più testimoni a volte facevano gruppo con

“b” e altre volte con “a”, Pasquali se ne accorge, i testimoni

fanno parte di più di una famiglia, Contaminatio, e si spiga che

negli scriptorium venivano lasciate delle lacune nei manoscritti

che venivano riempite dopo e questo perturba la meccanicità

dei rapporti genealogici. Quindi i manoscritti si trasmettono

anche per via orizzontale e non solo verticale. Maas dice che

contro la contaminazione non c’è rimedio. Questo è un grosso

problema di “Storia della tradizione e critica del testo”.

Rimaneggiamento del copista: nei testi medievali i copisti hanno

un atteggiamento attivo, la storia della tradizione ci dà codici

fatti da copisti come a gareggiare, modificano l’opera.

L’esemplare ha una lacuna e al copista si presentano delle

alternative: lascio la lacuna, riempio la lacuna, riempio la lacuna

a fantasia. In qusto ultimo caso il copista rimaneggia l’opera

(libro del Buenamor). In questo caso non si può usare Lachman.

Varianti d’Autore: non è detto che l’opera nasce da un autore e

poi non la modica più. Ad esempio le poesie dei trovatori

venivano recitate dai giullari, l’ultima strofa (tornada) era di

dedico, e quindi cambiavano l’ultima strofa.

Quale veste linguistica dare al testo critico? Sciegliere la lingua

e la grafia per il testo critico di quale testimone mi devo fidare?

Il copista adatta alle sue carateristiche linguistiche il

manoscritto. La lirica dei siciliani è toscanizzata e quindi

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 16

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originale

x archetipo

aCopia assente b Copia assente

A B C D E

Errori congiuntivi - separativi

C fa parte di b ma è contaminato

sappiano poco dellalingua dei siciliani. La ricostruzione della

lingua dell’autore, la sua restaurazione, restauro paleontologico,

che risale alle origini: queta soluzione ha dato vita a dei mostri

perché non è possibile ricostruire la lingua di Giacomo da

Lentini, perché ci sono parlate che sono note tramite la

letteratura. In poesia con le rime siè sicuri di ricostruire la

volontà linguistica dell’autore. Si utilizza il sistema del

manoscritto base: criterio molto utilizzato per la forma fonetica

e grafica si utilizza il manoscritto più vicino al tempo e nello

spazio all’autore. Veste linguistica. Quella che comporta minor

numero di passaggi possibili, la ricostruzione dell’originale è un

mito. In epoca positivistica reagendo al si cercava di dare

fondamento scientifico. Dopo Pasquali oggi nessuno crede che il

metodo di Lachman serva a ricostruire l’originale, serve a

eliminare testimoni e a costruire un’ipotesi di testo.

Per arrivare alla edizione critica definitiva mancano molte cose:

Il lettore deve essere in grado di verificare quanto fatto

dall’editore

Apparati: vi sono vari tipi di apparati e l’edizione critica seria

deve averne uno con le varianti rifiutate.

L’edizione critica dovrà avere un commento: i testi non sono

fruibili immediatamente al pubblico

Traduzione e parafrasi

Analisi linguistica

Concordanza e formario: lemma del vocabolario (andare =

lemma; vado = forma) la presenza delle concordanze è

importante in una edizione critica.

Vedere allegato D pag. 382

Guido Cavalcanti “Rime” 1957, adotta “Strategia Totalizzante”

Il lemma “anima” è molto usato e questo dà indicazione

sull’opera, sull’ideologia dell’autore.

Nei Promessi Sposi il lemma più diffuso è “casa”

L’apparato critico.

Bibliografia: F. Brambilla Aghemo: “ Edizione critica dei testi

volgari” Padova, Antenore 1984, II edizione.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 17

[email protected]

Bibliografia: D. Avalle: “Principi di critica testuale”.

Uno degli elementi che costituiscono un’edizione critica è

l’apparato. Vedi l’edizione critica di Antonelli su Giacomo da

Lentini. Il modo di organizzare l’apparato critico (ciò che ci

informa sulla forma rigettata perché ritenuta erronea) è vario, è

diverso a seconda dello studioso che lo fa. L’unica regola

generale è che l’apparato è quel luogo dove si informa il lettore

delle varianti che non sono state accettae. Il modo di

organizzare l’apparato dipende da due variabili:

il numero dei testimoni

la quantità e la qualità dei materiali raccolti, in sede di

collazione.

Ad esempio, l’edizione della Divina Commedia di Petrocchi deve

governare centinaia di testimoni, indica la lezione comune a un

gruppo di testimoni.

Vedere Allegato C - Edizione critica dell’Antonelli

Pag. 11, primo verso, “madonna dir vo volgio” riporta diversi

testimoni perché sono in realtà pochi. Indica tutte le varianti

anche quelle formali (madona non è una variante sostanziale

ma formale) Esempio, questo di apparato negativo.

L’apparato positivo indica le varianti rigettate ed i relativi

testimoni (ma è poco usata)

L’apparato negativo non indica il testimone in cui c’è la lezione

giusta

Elemento negativo di questo procedimento

Dobbiamo chiederci quali sono i testimoni, perché non sono

citati. Però è molto sintetico ma è possibile solo quando i

testimoni sono pochi. Li ricaviamo però per esclusione (vedi

verso 6 pag. 11 dell’allegato C).

Alcuni indicano solo gli errori sostanziali e non quelli formali.

Antonelli non lo fa perché gli errori formali sono pochi, (gli errori

formali non sono errori guida quindi possiamo anche eliminarli,

se non danno importanza alle varianti di forma). Se il nostro

obiettivo è lo studio della storia della lingua, sono invece

importanti, perché ci dicono come poteva ad sempio scrivire un

copista veneto.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 18

[email protected]

Anche nei giullari che recitano opere tramandate oralmente e

quindi variabili, non si può dire quale è giusta e quale sbagliata

Lezione riassuntiva

Bibliografia: Come si legge un’edizione critica – Giorgio Inglese

Definizione di critica del testo: serie di procedure razionali che ci

permettono di ricostruire un’ipotesi di testo scientificamente

fondata ed economica (con minor numero di passaggi).

Razionale: basata sul principio di maggioranza e calcolo delle

probabilità

Ipotesi: nella seconda metà dell’ ‘800 l’idea che per via

ricostruttiva fosse possibile ricostruire un organismo (leggi:

testo) è idea positivista, che poi viene abbandonata. Avalle:

tranne che in casi particolari l’originale è inattingibile.

Metodo di Lachman: teorie della filologia classica, sono una

serie di procedure

Recensio : catalogazione della tradizione diretta (ha portato a

noi l’opera consapevolmente) e indiretta (citazioni secondarie

del testo) che portano al noi il testo.

Collatio: rapporti genealogici tra testi tramite l’analisi degli

errori (definiti da Maas “errori guida”)

Errori: non tutti gli errori sono significativi per la definizione

dello stemma codicum (albero genealogico dei testimoni)

Errore gruida congiuntivo: errore tale che, presente in due o più

testimoni, è altamente improbabile sia stato compiuto da due

copisti indipendentemente, deve essere realmente un errore e

tale che non sia poligenetico. La presenza di un errove

congiuntivo parentifica il testimone.

Errore guida separativo: presente in uno e assente in un altro

testimone.

Codice interposito

Variante adiafore: ininfluente, equivalente, entrambi accettabili.

Veste linguistica: per la scelta della veste linguistica si localizza

un manoscritto base, il più vicino nel tempo e nello spazio

all’autore.

IMPORTANTE

Differenza fra suoni e lettere.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 19

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Lettera - grafema: mezzo grafico che identifica un suono, è un

artificio grafico

Suono: entità tangibile con le orecchie

Ricostruire la veste linguista, fonetica di un testo e poi riprodurlo

graficamente, la scelta della grafia da usare dipende dalla

finalità dell’edizione.

L’edizione critica si compone di:

Introduzione del metodo usato di presentazione.

Apparato: può essere apparato positivo e negativo, a seconda

della indicazione o meno dei testimoni della lezione messa a

testo. L’apparato deve essere diviso per fasce e di verificare i

criteri seguiti; senza apparato non esiste testo critico.

Commento o traduzione: (apparato esegetico) per colmare la

distanza che ci separa dai testi dandogli una interpretazione, un

commento, tipo una parafrasi di servizio

Studio linguistico

Concordanze della lingua dell’autore: suddividendo in

lemmi (arcivore, sintesi che scelta per rappresentare quella

voce) il vocabolario dell’autore. Esempio: amara, amerò, amava.

Barbi definisce questo: “strategia totalizzante”.

Formario: elenco delle forme

IMPORTANTE

L’edizione critica nasce dall’elaborazione delle procedure con

tutti i testimoni

Le edizioni diplomatica e interpretativa riguardano un solo

testimone.

Molte miniature raffigurano il copista durante il suo lavoro; la

copiatura non e ra sotto dettatura ma un rito individuale. Il

copista tende a riprodurre così com’è il suo modello. I

manoscritti variano, con rientri per la miniatura, a 1 o 2 colonne,

ecc.

La copiatura inoltre non avveniva sul tavolo o scrivania ma sul

leggio o sulle proprie ginocchia per tante ore al giorno. E’ un

atto faticoso, a lume di candela, o luce del giorno. A volte i

copista non capisce ciò che è scritto in un’altra lingua.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 20

[email protected]

Passaggio da Volumen a codex: il volumen, volvo latino,

significa volgere, girare. Rotoli di pergamena e arrotolati. Per

leggere bisogna svolgerli e arrotolare la parte già letta, si lima

l’attaccatura per rendere i lembi perfettamente uniti Questo

vale per letteratura greca e latina.

Codex è il libro antico, quello che interessa a noi. Permette di

usare il sistema dei fascicoli. Pergamena: un lato carne, un lato

pelo.

Sul primo foglio (retto) e verso, poi passo ad un secondo folgio

stando attento che peol e pelo corrispondano e carne e carne

pure. Si crea un fascicolo. Molti errori, lacune, derivano dal

modo di organizzare il fascicolo. Il copista furbo scrive in piccolo

sull’ultimo foglio le prime parole del foglio seguente in modo da

evitare errori di legatura.

Dopo tocca al miniatore che deve riempire gli spazi vuoti, poi

passa al rubricatore, se il copista dà linee guida, il rubricatore

lavora meglio. Errori nelle iniziali sono comuni. I vari fascicoli

sono cuciti insieme, racchiusi in un foglio e poi cuciti e rilegati

su struttura di legno o stoffa. Questa fase è pericolosa perché il

rilegatore rifila i fogli per farli combaciare perfettamente ecosì

può anche tagliare una nota a margine. Inoltre le rilegature nel

tempo vengono cambiate e ogni volta un taglio e ciò è,

naturalmente, rischioso.

Vi sono altri errori legati alla rilegatura e copiatura: il copista

tende a copiare perfettam,ente la coia che ha di fornte (è più

facile), nel Medioevo accadeva che in un unico codice venivano

rilegate più opere,anche di autori diversi, in questo modo se il

copista si dimenticava di aggiungere il termine “Expicit” alla fine

della prima opera, la prima e la seconda opera diventavano un

solo testo. Se pensiamo che questo errore può essere copiato, è

un caos.

Inoltre i copisti riempivano gli spazi bianchi (nel medioevo non

esistono quasi spazi vuoiti nella pagina), allora lo riempivano

con porzioni di testo che nulla c’entravano con l’opera copiata.

Ad esempio usavano la Divina Commedia per riempire questi

spazi, anche i notai lo facevano per riempire gli spazi vuoti di

atti. Se l’opera ad esempio mi dà veresi di Giacomo da Lentini e

riempiti con un altro e il copista non lo capisce, mette tutto

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 21

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come fosse un’unica opera. Un altro copista poteva ricopiare

tutto questo caos. Il copista ricopiava addirittura la

sottoscrizione del suo esemplare, la firma. Ciò non rende sicura

la data di quel codice, perché se copio anche la data, ad

esempio 1254, ma l’ho copiato nel 1290 di fatto ai posteri

gingerà un’informazione sbagliata.

Altro esempio: se devo copiare trenta righe non è detto che ci

resca, se avanza spazio io continuo, poi nel foglio seguente

riscrivo e cancello parte del precedente. Se si va fuori della linea

di scrittura, faccio trentuno righe oppure salto qualche parola.

Davano più importanza all’estetica che alla forma.

Inoltre l’idea di imitare il modello è anche fascicolo per fascicolo.

Sistema della Pecia: copiatura per fascicoli scambiati, per fare

più in fretta. Se non è preciso questo sistema può creare

problemi.

Nei canzonieri (macrotesto) ad esempio cambia l’ordine dei

componimenti o i componimenti stessi.

Prima di Lachman: gli umanisti riscoprono la letteratura classica

e:

si attengono al codice migliore (Optimus)

al codice più antico (vetustissimus) ma è fallace perché non è

detto che il più vicino sia anche il più fedele

al testo receptus che è arrivato fino a noi in un certo modo e

così è rimasto

Vedere Allegato F

E’ un esempio di edizione critica.

Difrazione: termine preso dall’ottica, un fascio di luce che

colpisce un colore lo diffonde in vari colori, inserito da G. contini:

spesso ci sono testimoni che divergono fra loro. Ad esempio in 5

testimoni diversi una donna viene definita in 5 modi diversi.

Spesso accade che in presenza di una difficilio i copisti

modificano la sostanza del testo, magari perché sono cambiati i

canoni estetici e la modificano perché non la comprendono. Se

la donna viene definita “grassa” il copista non lo capisce, per lui

non è vero e quindi riporta “bella” o “gioiosa”.

Contini dice che ci sono:

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 22

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una difficilio perduta

è stata male interpretata

quindi modificata dal copista.

Vedere Allegato F

Brambilla Agemo: pag. 164 - stemma

O = originale copiato in un archetipo dal quale nascono un

codice Pe (da un interposto) due altri codici. La concordanza di V

con P vuol dire che il loro testo risale all’archetipo.

IMPORTANTE

Ripreso dalla fotocopia: quando Y e P discordano, X è incerto (a

meno che una delle due è sicuramente sbagliata). Il problema si

pone quando da due rami nascono due testi adiafore. In questo

caso si fa l’emendatio a cura del singolo editore (vedi

laudato/caudata). Di norma l’apparato critico contiene solo le

varianti di sostanza (quelle di forma le mette in un altro posto),

questo è un apparato negativo perché non riporta le sigle dei

testimoni. Telescopizzare: parola che a Noto piace molto,

sintetizzare l’apparato.

Si tratta di un testo siciliano, di cui sappiano poco, la natura del

materiale è discriminante per vedere che metodo usare. In

questo caso:

numero dei testimoni

varianti formali (perché in questo caso la lingua è

importante)

non si può dire quale sia l’apparato giusto da fare perché

dipende da un sacco di variabili.

Tutti i versi sono settenari e quindi va bene l’apparato negativo;

l’apparato dovrebbe avere la forma rigettata in parentesi

quadra ma se non è necessaria non si mette

Le parti costitutive di un’edizione critica sono:

1. nota introduttiva

2. testo ricostruito

3. apparato

4. commento

Nel verso 2 DISTRIGNE è da rifiutare perché guasta la rima e poi

L e P concordano quindi risalgono da X e la scegliamo.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 23

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Nel verso 3 sull’edizione di Contini (presente in tutte le

antologie) è diverso: SOUEN interpretativa SOVEN. P riporta

MITENE (Contini) e il testo di X appare incerto perché ci sono

due varianti adiafore, il Contini appare più attendibile ma SOVEN

per la difficilio è attendibile (rispetto a MITENE è più difficile). La

scelta deve essere fatta in modo chiara perché la si possa

constatare.

IMPORTANTE

Pur partendo dagli stessi dati i due arrivano a percorsi differenti,

è il metodo sperimentale di Galilei che dice che il percorso sia

esplicitato e chi lo vede lo possa rifare.

Nel verso 4 si legge COME OMO CHE TENE MENTE ci sono tre

versioni differenti e quella a testo non è nessuna di queste,

facciamo quindi la collazione:

sbagliata: 8 sillabe COM OMO CHE TENE MENTE V

Sembra l’aggiustamento di quella sopra COM OMO CHE TEN MENTE L

Non si rispetta lo stesso verbo KOM OM KE PONE MENTE P

Questa soluzione funziona ma non ha

realtà tangibile, non è un dato gestito

dalla storia

COM OM CHE TENE MENTE

L’edizione critica senza apparato che mi spieghi perché a testo

c’è una lezione invece di un’altra, non va bene.

Nel verso 8 VEDI DENTRO LO CORE MEO la scelta tra un ramo e

l’alro (P oppure L) cade su P perché dificilio.

Nel verso 11 si sceglie P e L perché sono 2 a 1 e poi perché

dificilio (COME PARETE = COME VOI SIETE).

Difrazione (Contini): in presentia o in absentia

Nel verso 31 in presenza di un termine complesso, dificilio come

LOCO i copisti banalizzano, questo spiega perché i codici hanno

ognuna una versione differente, è un caso di difrazione in

presentia perché la versione corretta c’è ed è su V.

Nel verso 33 (Sinalefe (?) divisione, la vocale finale si fonde con

la vocale iniziale) la lezione P è messa a testo per dificilio perché

orma latineggiante.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 24

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Vedere allegato G

La pagina 41 è un’opera monotestata, c’è solo un’esemplare ma

bisogna proporlo con i codici moderni. L’editore deve ricostruire

anche la veste grafica: moderna o del Boccaccio? Non c’è una

risposta unica, dipende dalla finalità dell’edizione, se deve

rendere la veste linguistica e la grafia (ad esempio per studiare

come si rendevano i suoni ai tempi di Boccaccio).

Il filologo fa da filtro e il lettore deve essere messo in grado di

capire come si è arrivati all’edizione finale.

Cronologia della storia della critica del testo

Karl Lachman (1816-1850)

Il metodo di Lachman trova la sua elaborazione quando tira le

fila di un dibattito a lui precedente e contemporaneo, ma non è

un metodo inventato da Lachman ma sistema una serie di

questioni intorno al dibattito. Questo metodo ha tre tipi di

applicazione:

1. testi classici: edizione del Rerum natura di Lucrezio,

postuma (Lachman era già morto)

2. Nuovo Testamento, nascono i problemi di critica del

testo, cosa voleva dire l’autore.

3. I Nibelunghi (il carme): Lachman è tedesco e il clima

romantico, poi positivistico.

Il metodo di Lachman è

1. Razionalista

2. Scientista

3. Meccanico

Si basa su principi del ragionamento logico formale e con la loro

applicazione si passa dal non conosciuto al conosciuto

attraverso il metodo ricostruttivo. In questo periodo la

paleontologia si fonda sugli stessi principi, nell’ambito della

linguistica indoeuropea si cerca di ricostruire l’indoeuropeo

originale. L’applicazione dei principi delle scienze esatte porta a

raggiungere grandi risultati. Dopo pochi anni dalla morte di

Lachman, Kant (positivista) scrive della sociologia. E’ un periodo

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 25

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di grande fiducia nella scienza e il mito delle origini. Durante il

Romanticismo si sviluppa il concetto di Nazione.

Si vuole ricostruire l’originale andato perduto con metodi

meccanici, senza l’intervento del giudizio individuale del critico.

Si vuole arrivare alla recentio senza interpretazione, con

l’applicazione dello stemma codicum si doveva generare

l’originale senza l’intervento del critico.

Questo metodo nasce in opposizione a quelli precedenti risalenti

all’Umanesimo dove c’era il Codex Optimus da emendare.

Non dobbiamo solo a Lachman il metodo: nel 1963 con il libro

“La genesi del metodo di Lachman”, si spiega come il metodo di

Lachman sia l’elemento terminale della genesi di questioni

precedenti.

Quali sono le applicazioni del metodo di Lachman nelle

letterature Romanze:

1. Nel 1857 Karl Bartsch pubblica le opere di un trovatore,

(Pier Vidal) utilizzando tutti i testimoni e cominciando ad

applicare i principi del metodo di Lachman.

2. Nel 1859 Gustav Grober pubblica uno studio su un’opera

epica “Fierabras” in provenzale, non ne fa un’edizione

ma uno studio basato sul metodo di Lachman

3. Nel 1872 Gaston Paris pubblica un’edizione critica di

un’opera agiografica (vita dei santi), la vita di

Sant’Alessio.

Mentre Gaston Paris è un francese, gli altri due sono tedeschi:

questo è un periodo di forti attriti tra Francia e Germania.

Gaston Paris recensendo l’opera di Groeber dice che non è il

caso di lasciare ai tedeschi la redazione. E’ anche un’opera

politica, quindi Paris è un’importante filologo del tempo che

cerca di togliere alla cultura tedesca questo tipo di studio e la

scelta della vita di Sant’Alessio è significativo (Nibelunghi per i

tedeschi Sant’Alessio per i francesi). Quindi questo si può

considerare il primo esperimento compiuto del metodo di

Lachman.

In Italio nel 1895 Pio Rajna pubblica il De Vulgari Eloquentia e

nel 1907 Michele Barbi la Vita Nuova. Nell’introduzione di Rajna

si spiega benissimo il metodo di Lachman (manca il concetto di

errore guida che è successivo con Maas).

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 26

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Nel 1872, quindi, Gaston Paris pubblica la Vita di Sant’Alessio:

nell’introduzione alla sua edizione si sofferma sulle

caratteristiche del metodo di lachman e ci insegna come deve

essere strutturata un’edizione Lachmaniana:

ricostruire tutti i testimoni che riportano all’opera

indicare i principali dati relativi ai testimoni

Gaston Paris capisce che i testimoni sono 4: quali rapporti ci

sono fra loro e tra di essi e l’originale o l’archetipo?

Critica ai metodi utilizzati finora

A pag. 53 del nostro manuale (concetto fondamentale da

ricordarsi e che Gaston Paris scrisse nel 1872) “… non

raggiunge mai completamente questo scopo” questo è quindi

un concetto già presente in Paris prima che in Contini.

La tradizione manoscritta in volgare è molto diversa da quella

classica, i copisti delle opere in latino le riproducono con

maggior rigore mentre con la letteratura in volgare i copisti sono

molto “attivi”. Barbero: tradizione quiescente e tradizione

attiva (volgare), i copisti hanno più rispetto per le opere in

latino. Questo atteggiamento attivo a cui Gaston Paris fa

riferimento è anche nella forma (arrivare al linguaggio moderno)

ad esempio l’epica:

LASSA (insieme di molti versi uniti dall’assonanza),

RIMA (uguaglianza fonetica fra due o più parole a partire da una

vocale tonica – cane, pane)

ASSONANZA: uguaglianza fonetica dei suoni vocalici (cane –

mare) a partire dalla vocale tonica

CONSONANZA: ha in comune i suoni consonantici

I poemi epici si basano sull’assonanza, un certo numero di versi

uniti dall’assonanza.

La LASSA al contrario della strofa, è un’insieme di versi uniti

dall’assonanza. La Chanson de Roland, ad esempio: tra il XII e il

XIII secolo si abbandona l’assonanza per la rima, i copisti

modificano gli antici poemi epici da assonanze a rime

(atteggiamento attivo). L’editore per eccellenza della Chanson

de Roland è Segre. Gaston Paris parla di errori guida, il principio

di maggioranza, testimone interposito perduto, divinatio, etc.

(cose già viste). La distinzione tra critica delle lezioni e delle

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 27

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forme, varianti di forme e di sostanza, alle quali noi dobbiamo

guardare.

L’interpolazione è testo presumibilmente aggiunto dal copista

indicato in parentesi quadra.

Come ricostruire la lingua originaria del testo.

Stabilire la vicinanza nel tempo e nello spazio del manoscritto al

suo autore: nello spazio è molto difficile, con il gioco delle rime è

più semplice perché il copista non può cambiarle. Sistema del

testo di partenza, sistema dell’uso linguistico del copista: dà

origine al diasistema (Segre): è un’interferenza che la

Meneghetti paragona a manoscritti a relé che modificano e

ritrasmettono il testo.

Ma le caratteristiche linguistiche di un’opera letteraria non

sempre corrispondono alla lingua parlata; il Siciliano illustre (non

è una lingua parlata), la letteratura ha un codice proprio diverso

dalla lingua parlata. Nella letteratura provenzale si usa

attendersi al manoscritto guida, il più vicino nel tempo e nello

spazio. Il metodo Lachmaniano è detto stemmatica con

accezione negativa e tra la fine dell’ ‘800 e i primi 10/15 anni

del ‘900 conquista la filologia dei testi medioevali, sia romanza

che in germania: Italia, Francia, Germania, la Spagna ne resta

fuori. Tra il 1913 e il 1928 l’allievo di Gaston Paris, J. Bedier

“uccide” il maestro svuotando le teorie di Gaston Paris su

Lachman e il suo metodo e Bedier non lo fa solo per la critica del

testo ma anche sull’origine della Chanson de Geste e sui

Fabliaux. Bedier è un personaggio accattivante che scrive molto

bene e per questo ha anche avuto successo. C’è da parte sua la

volontà di affrancarsi dalle idee del Maestro.

Siamo nel 1889, tutto ruota intorno a un testo “Lai de l’ombre”

componimento cavalleresco fantastico in versi fatto per le corti

con connotati fantastici del ciclo bretone, octosillabe (in

francese). E’ di Jean Renart del primo quarto del XIII secolo.

Bedier 17 anni dopo il maestro pubblica questo testo applicando

il metodo di Lachman come gli ha insegnato il Maestro Paris. Ha

7 testimoni e si basa su un albero (vedi pag. 67 del manuale) e

costruisce il suo testo. Nel 1890 Gaston Paris gli fa una

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 28

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recensione, è il saggio del 1928 (vedi manuale): secondo Paris

nell’opera di Bedier vi è un nuovo stemma codicum “avevo

perso una bella occasione” pag. 68 del manuale. Fino a che si

tratta di studi preliminari gli alberi sono almeno a tre rami, (fin

quando ci si limita a costruire uno stemma ma non un’edizione).

Quando lo studio non si limita solo ai manoscritti ma si pubblica

un’edizione, l’albero diventa a due rami, quindi quando ci si

limita allo studio è applicabile il metodo di Lachman e tutto

funziona. Ne deriva (pag. 71 del manuale) una legge che può

essere così formulata … di queste due soltanto.

Bedier dice che in realtà l’editore lavora in maniera tale da far

discendere tutto da un albero sempre a due rami. Il metodo non

sarebbe scientifico ma basato sulla soggettività dell’editore.

Effettivamente il metodo di Lachman non insegna a fermarsi nei

raggruppamenti, se gli alberi sono tutti a due rami è l’editore

che scegli in base alla propria cultura e quindi il testo non avrà

alcun valore storico. La meccanicità del metodo di Lachman è

pura illusione.

1. gli editori cercano di arrivare alla situazione dei due rami

per costruire un testo che non è mai esistito, ciò avviene

per loro comodità

2. il testo che abbiamo davanti non è il mitico reale ma

delle scelte operate dall’editore

Secondo Bedier bisogna attenersi al manoscritto (bon

manoscript) storicamente piuttosto che incrociare diversi rami,

cercando di ricostruire l’originale (impossibile) solo così saremo

sicuri di leggere qualcosa di storicamente esistito, eliminando

solo gli errori evidenti e attenendosi al testimone.

In assenza di errori sicuri congiuntivi o separativi, è meglio

astenersi dal costruire uno stemma codicum.

I testimoni sono individui che rappresentano stazioni intermedie

verso l’originale, non esistendo un metodo giusto o sbagliato;

non è giusto Lachman e neppure Bedier, e nel contempo sono

entrambi giusti. In altre parole, secondo Bedier, il metodo di

Lachman non indica come fermarsi fino a creare i due rami per

poi crearne uno. Gli stemma codicum possono essere infiniti

(vedi pag. 81 del manuale) – Jean Renart.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 29

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Bedier ha una posizione storicistica: ciò che è avvenuto su ciò

che è virtuale, lo stemma serve a costituire le varianti erronee e

quelle corrette. Egli ritiene comunque necessario lo studio dei

testimoni per scegliere il Bon manoscript che comunque, anche

essendo soggettivo, è almeno esistito storicamente.

Sebastiano Timpanaro cerca di affrontare la questione su come

sia possibile spiegare il bosco degli albero a due rami.

L’archetipo nel corso del tempo si è modificato per cause

meccaniche (perdita di pagine, ad esempio) e quindi lo stesso

archetipo può aver generato due rami. Molte volte accade che

una famiglia risulti con errori evidenti (Y e B mente ∂ è un

individuo, mentre B è frutto del filologo che ha messo di tutto

dentro (vedere pag. 256 del manuale). Il testo critico basato

sullo stemma codicum è un’ipotesi. Per essere lachmaniani oggi

bisogna prima essere stati anti Bedier- Pasquali, nessuno oggi è

in grado di ricostruire come parlavano, ad esempio, gli antichi

siciliani.

Ieri si è visto Bedier che accusa gli editori di fare testi con

nessuna realtà storica. Meglio un buon manoscritto realmente

esistito. I manoscritti sono individui storici, infatti, momenti della

trasmissione di un testo che, spesso, (ad esempio fra le due

guerre) si riproducevano a caso.

In Italia la forza delle obiezioni di Bedier si colloca bene; fra le

due guerre vi è un clima culturale improntato alle idee di

Benedetto Croce e del suo idealismo, la filologia in Italia ha dei

problemi perché la critica basata sul senso estetico non è

attenta alla ricostruzione di un testo. Per Croce la filologia ha

una funzione ancillare (serva) per la costruzione estetica.

Un’intera collana edita da La Terza, diretta da Benedetto Croce,

“Scrittori Italiani” era priva di apparato critico. Tranne l’edizione

del 1928 di Debenedetti dell’ Orlando Furioso. Debenedetti fu

il più importante filologo che ha insegnato all’Università di

Torino e fu tra i docenti cacciato con le leggi razziali (era, tra

l’altro, zio materno di Segre). In Italia vi è una situazione a-

filologica se non antifilologica: ci sono solo Barbi (Vita Nuova) e

Pasquali che propone l’edizione con un sistema (introduzione,

apparato, etc.) fra gli anni ‘30/’40.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 30

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Pasquali pubblica “Storia della tradizione e critica del testo” che

nasce come recensione al volume di Maas del 1927 dove

identifica gli errori guida; Bedier già disse che gli alberi si

costruivano su alberi poco giustificati. Già nel titolo dell’opera di

Pasquali c’è il programma: la ricostruzione delle edizioni dei

testi non può essere separato dalla storia di quella edizione. La

tradizione di un’opera (diretta o indiretta) che ha portato fino a

noi l’opera. Pasquali non critica Lachman, ma l’applicazione ad

ogni tipo di tradizione ogni situazione, determina i modi

dell’edizione:

i rimaneggiamenti del copista ad esempio, ma dobbiamo

conoscere i testimoni, la loro storia, capire come sono fatti

variante d’autore: volontà dell’autore di dare più versioni

della stessa opera

La nostra idea di letteratura stabile e monumentale non è la

stessa di un tempo, è un’idea classica e poi romantica; nel

Medioevo non c’è questa idea se non per la lirica, ma i cantori,

fabliaux, sono più modificabili perché concepibili come di

nessuno.

Azione che il ricordo mnemonico ha sul copista “vuolsi

colì colà..”

Contaminazione: manoscritto che per alcuni tratti fa

gruppo ad una famiglia e per altri ad un’altra famiglia.

Tutti questi elementi fanno dire a Pasquali che il metodo di

Lachman non può essere usato universalmente, non è una

critica al metodo in se stesso ma alla sua indistinta applicazione.

Ancora oggi l’idea che bisogna dare un ordine razionale ai

manoscritti esiste, il metodo di Lachman è formidabile per

ordinare i testimoni e Pasquali non lo ha mai messo in dubbio,

egli mette in dubbio la sua rigidità e solo studiando la tradizione

del testo si può raggiungere qualche risultato.

Sul concetto di variante d’autore, all’inizio molto utilizzato,

eccessivamente, ora bisogna fare più attenzione e Pasquali

sull’ultima edizione del suo volume, negli anni ’60, insiste di

meno su di esse.

Per capire la critica del testo oggi bisogna essere passati per

Bedier e per Pasquali per pubblicare un testo.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 31

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Esempio: l’edizione critica dei Promessi Sposi ha creato qualche

problema, tenuto conto che Fermo e Lucia è una macrovariante

d’autore.

A = le stampe del Fermo e Lucia

Z = Promessi Sposi

Y27 = Promessi Sposi edizione del 1827

X40 = Promessi Sposi edizione del 1840

Varianti evolutive: lo stesso autore modifica nel tempo e Barbi lo

capisce e li tratta come individui a se.

Petrarca: 9 fasi di rielaborazione del Canzoniere. Abbiamo

l’autografo del Canzoniere, le variazioni riguardano anche

l’ordine dei singoli componimenti.

Tutto questo per dimostrare l’importanza della storia della

tradizione di un testo (Pasquali)

Nel 1938 Balbi pubblica “La nuova filologia e l’edizione dei

nostri scrittori da Dante a Manzoni”.

Alla fine della seconda guerra, con Contini, in Italia vi è un

ritorno a Lachman che non prescinde dalle osservazioni di

Bedier e Pasquali. Contini sostiene che per essere lachamaniani

oggi è necessario aver fatto un’esperienza antilachmaniana (con

Bedier) e postlachmaniana (con Pasquali). L’idea della difrazione

in absentia è un concetto translachmaniano (vedi pag. 68

dell’allegato H).

Neolachmanismo: corrente che da Contini recupera Lachman

per il metodo di razionalizzare ma con le eccezioni di Bedier e

Pasquali e abbandonando l’idea che sia possibile ricostruire

l’originale, un mito

Contini: edizione critica è un’ipotesi di lavoro, la più scientifica –

e quindi fruibile in modo da poter essere criticata - ed

economica - con il minor numero di passaggi - , questo è

neolachmanismo. Quindi in sostanza:

1. Lachman serve per ricostruire, dare un senso ai vari

testimoni

2. l’edizione critica così fondata è quindi un’ipotesi

modificabile nel tempo

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 32

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Bedier: non c’è un metodo solo, unico, valido per tutti, ma per

ogni situazione cambia.

Ogni singolo prodotto editoriale ha una sua individualità

Lachman va bene per dare ordine a dei dati

Negli anni 40/50/60 vi era la contrapposizione tra lachmaniani e

bedieriani con connotati nazionalisti e grazie al neo o

translachmanismo, che nasce in Italia, viene superata.

Concetto francese di muovere, variance.

Negli anni ’70 si con Roncaglia si sviluppa lo strutturalismo: A è

l’emittente, il testo scritto nel momento vissuto dall’autore, R è

come lo vediamo noi. Se vogliamo gli stadi intermedi abbiamo

bisogno di Lachman,

Segre prende da Bedier e da Lachman sostenendo che c’è un

luogo del reale (l’edizione critica) e un luogo del virtuale

(l’apparato); egli apporta al dibattito molti elementi, tra i quali:

Diasistema: alla fine delgi anni ’70 Segre si collega al quadro

tipico dopo Contini, di contrapposizione Bedier – Lachman.

Concetto di Segre preso dalla dialettologia, frutto della reciproca

interrelazione fra due sistemi linguistici; noi non abbiamo un

solo sistema linguistico (parlato e scritto) DIA sta per

attraversamento e Segre con questo concetto introduce l’idea

che i testimoni di un’opera sono da considerarsi diasistema e

cioè compromesso tra sistema di partenza, l’origine di un’opera,

insieme di forme, di stili, di idee: quando il coista copia l’opera

ha un suo sistema e lo applica. Non riguarda solo la forma

perché già Paris l disse, ma anche i contenuti, la cultura e le

ideologia e la copia dell’opera è il riadattamento mediato dal

copista. Ogni copiatura è un diasistema e Segre sostiene che si

ha un sistema con una serie di diasistemi che creano entropia

con fuga dal centro, allontanamento dalla forma originaria. Ma

questo non è semplice e se ogni testimone è un diasistema,

allora i rapporti genetici tra i testimoni avranno certe

caratteristiche ideologiche che fanno pare di uno stesso sistema

e quindi di un unico originale. Segre parla di dialisi, operazione

che serve a separare elementi puri e impuri, immaginando

l’albero lachmaniano di due rami (che Bedier critica

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 33

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aspramente) si avranno i due rami che si allontanano

dall’originale ma le caratteristiche di ogni lato sono uguali.

E’ una sistematizzazione non del tutto nuova, Contini (ipotesi di

lavoro) Paris (sistema di partenza più sistema di arrivo). Quindi

non si guardano solo gli errori congiuntivi e separativi. Per

mettere ordine tra i testimoni si usano gli errori guida, i

diasistemi, dopo possiamo fare delle ipotesi di testo originale,

nello stesso tempo (Segre) l’edizione deve rimanere fedele al

dato testuale, c’è un una nuova relazione tra testo (luogo del

reale) e apparato (luogo del virtuale) i manoscritti valgono più

della ricostruzione combinatoria del filologo. Se il testo è il luogo

del reale, nell’apparato possiamo fare tutte le congetture che

vogliamo, che rimangono ipotesi, non ricostruiscono un testo

mai esistito. Il testo critico si atterrà il più possibile al

manoscritto, l’apparato proporrà altre soluzioni, ma non a testo,

per non creare un mostro mai esistito storicamente. E’ un’idea

molto interessante. Si cambia il modo di percepire l’apparato,

come luogo di discussione, del virtuale, non statico, no

proposte, discussioni per non proporre a testo qualcosa che

storicamente non è mai esistito. E’ vero che il restauro di

un’opera non rovina i precedenti ma in ogni modo il lettore

legge ciò che il filologo elabora, secondo quindi un’ipotesi.

“Imperativo etico a comprendere” (Segre), bisogna cercare di

capire ciò che ci circonda e per il filologo è fornire

l’interpretazione dei dati che è il contrario di Bedier con il buon

manoscritto.

Segre è il superamento di Lachman e di Bedier perché l’edizione

critica non può prescindere dalla tradizione storica. Avalle

“abbiamo due verità da ricostruire: dell’autore e dei testimoni”.

Tra testo critico e verità del protagonista vi è differenza, sono

ipotesi fondate, argomentate, discusse ma mai da identificare

con l’originale.

La storia culturale di Avalle, che ha portato la semiologia di

Avalle. Ha insegnato all’Università di Torino. Nel 1960,

quarantenne, pubblica il Trovatore (edizione critica) a cui Carl

Bartch aveva dedicato per primo, alcuni studi lachmaniani. E’

neolachmaniano e consapevole che l’edizione critica è

un’ipotesi, la più economica, ma apporta alcune novità: agli inizi

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 34

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della sua esperienza è alla ricerca della verità d’autore

analizzando la tradizione manoscritta, non solo poesia per

poesia ma l’intera opera del Trovatore. Si accorge che esiste

una specie di libro di poesie, dove i componimenti sono messi in

un certo ordine dall’autore e si è trasmesso manoscritto per

manoscritto con quest’ordine. Petrarca, per primo, costruisce un

libro dove le poesie hanno un senso fra di loro, sono collegate in

un certo ordine deciso dall’autore. Studiando la tradizione del

Trovatore Avalle dice che esiste una raccoltina che deriva

dall’autore stesso. La tradizione viene usata sia per ricostruire il

testo della poesia, sia quello del canzoniere.

Critica interna: quella inerente al testo, gli errori che ci indicano

la relazione tra i testimoni

Critica esterna: paratesto, sequenza dei componimenti, le

miniature, l’analisi delle varianti, gli errori guida.

Se in 10 testimoni, 5 poesie sono sempre nello stesso ordine,

non è ininfluente, se non è casuale, esisteva un libro d’autore?

Sono tutti testimoni dello stesso archetipo? E’ casuale? Questi

elementi di critica esterna non bastano per dire che sono

imparentati ma sommati alla critica interna la probabilità

aumenta.

Avalle dice di usare la critica interna più la critica esterna. La

critica esterna non è sufficiente, lo diventa solo quando si

coniuga con quella interna. Avalle quindi ricostruisce un’ipotesi

di Pierre Vidal, Trovatore, sul libro “La letteratura trobadorica e

la sua tradizione manoscritta” nel 1961. E’ un caso unico di

cercare di dare una tradizione unica di un’intero fenomeno

letteraio e viene fuori, ad esempio, che dovevano esistere dei

manoscritti con varianti in interlinea fatti usciti dagli scriptorium,

sono le editio variorum (vedere pag. 136 dell’Allegato E), da cui

discendono i manoscritti esemplati in Italia, riportano quindi

delle varianti aggiunte in interlinea che il copista non si è

accorto fossero varianti. Avalle cerca delle concordanze della

lingua poetica delle origini e per fare questo si chiede se può

utilizzare le edizione critiche ma non esiste edizione critica che

non tralasci molto materiale. L’interesse è linguistico per

ricostruire un vocabolario della lingua, poetica delle origini e che

sia dell’autore o del copista ha poca importanza. Non usa le

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 35

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edizioni critiche ma i manoscritti come portatori di poetica della

letteratura italiana dalle origini (vedi: Madonna dir vo voglio). Se

prendiamo l’edizione critica si rischia che molto materiale non

sia censito, allora guardiamo i singoli testimoni perché si

capisce come veniva fruita la forma libro nel medioevo, alle

volte è un’antologia selezionata e mirata e non casuale, la

scelta dei componimenti è significativa, la loro sequenza anche.

Questi canzonieri che abbiamo sempre svuotati, Avalle li

considera degli organismi con alle spalle un progetto, un’idea

non sempre quindi frutto del caso e di conseguenza, da

ricostruire. Se bisogna ricostruire la lingua della letteratura

italiana, non uso le edizioni critiche ma i testimoni, le

interpretative (non le diplomatiche) dei singoli testimoni.

Ricostruire un dizionario per ricostruire il testo, per

comprendere l’usus scribendum del tempo, a discernere tra una

variante e l’altra, non è soltanto un’operazione lessicografica

ma anche vedere come veniva usata una certa parola.

Si parte quindi da Lachman, o neolachmanesimo (Bedier,

Pasquali, Contini), per arrivare alla fine della sua parabola

(personaggio con grande fascino) con questa grande idea:

fin’ora si è cercato l’originale che però è spesso in attingibile,

ora cerchiamo la volontà dei singoli testimoni, come veniva

fruito, come era la forma del libro, la lingua. Con i sistemi

informatici, ora è più semplice, le concordanze, ad esempio, le

sono su CD.

Costellazione ∑ (epsilon): serie di edizioni variorium accomunate

tra loro a formare una costellazione. Discendono tutti i

canzonieri trobadorici edizionati in Italia

Gruppo Y: è un subarchetipo esistito da cui hanno avuto origine

alcuni testimoni di area Francese

Terza tradizione: costituita da testimoni esemplati in Italia

(lettere maiuscole codici pergamenati, minuscole, cartacei) e

strettamente imparentati. Questo canone conferma l’idea che

Groeber (Fierabras) che nel 1875, con uno studio sulla

tradizione manoscritta dei Trobadori, sulla base di critica

esterna, aveva già individuato la terza tradizione.

Filologia d’Autore: come rendere visibile e fruibile opere con

continue revisioni dell’autore stesso. E’ un ramo recente della

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 36

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filologia, anche se Barbi, sul volume su Dante e Manzoni, si

era già posto il problema con i Promessi Sposi. Le redazioni

plurime di una stesa opera riguardano poco la letteratura

medievale, più quella moderna e contemporanea (Tasso, la

Gerusalemme conquistata – liberata, noi leggiamo la liberata

perché ci piace di più, ma quella che Tasso considerava sua è la

conquistata). Dei “Ricordi” di Guidcciardini, ad esempio, ve ne

sono 3 edizioni.

Nel medioevo troviamo il “Libro del bueno amor” di Luis,

Spagna, vi sono due versioni, secondo alcuni. C’è il

rimaneggiamento d’autore, ad esempio modificare il

destinatario della poesia.

Noi lavoreremo su un’opera “work in progress”, Il canzoniere di

Petrarca, l’Orlando Furioso, vi sono 5 canti che l’autore elaborò

successivamente e mai usciti, canti pessimisti frutto degli ultimi

anni di Ariosto che non vennero mai integrati nel corpo.

Del Canzoniere di Petrarca abbiamo il codice degli abbozzi

(vedere pag. 35 dell’allegato I), questo tipo di studi, oltre ad

essere interessanti, ci mettono di fronte al fatto che ogni opera

è un sistema di segni e ogni segno va messo in relazione con

tutti gli altri segni.

Vedere Allegato L

Francesco Petrarca, Canzoniere, ristampa 1992 – Introduzione

del Contini, canzone 207 del Canzoniere.

Romanò, codice degli abbozzi, edizione interpretativa del

codice degli abbozzi di lavoro di Petrarca. VL 3196-1955.

Filologia d’autore: è stata usata nel 1987 per la prima volta da

Dante Isella ne “Le carte mescolate. Esperienze di filologia

d’autore”. L’oggetto non nasce con Isella ma la pratica che

analizza le varianti evolutive, il work in progress, già esisteva

(varianti d’autore). In Italia è a Contini che dobbiamo

l’illuminazione dell’importanza di questi tipi di approccio, nel

1943 con il “Saggio di un commento …” dove per la prima volta

si dimostra come un testo è arrivato a noi; Contini per la prima

volta (viveva in Svizzera, esule politico) in Italia affronta questo

problema, l’evolversi di un’opra con le diverse versioni di autore

è importante ai fini letterari, è come aver davanti un laboratorio

di scrittura. La filologa d’autore riguarda poco la letteratura

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 37

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medievale perché non abbiamo gli autografi o diversi autografi.

Riguarda ambiti extramedievali, Manzoni, Carlo Porta (poeta in

dialetto del romanticismo italiano) Montale, Leopardi, Fenoglio.

La filologia romanza in Italia ha connotazioni quasi

esclusivamente medievali.

Il lettore deve poter avere davanti a se lo svolgersi del lavoro

nelle varie fasi (vedere pag. 35 allegato I). Questa edizione

diplomatica è di difficile lettura, non usa le interpunzoni, non va

a capo alla fine di ogni verso. A pag. 36 si discute verso per

verso e poi si mette a testo l’ultima redazione (degli abbozzi) e

si discute in apparato le varianti evolutive. A pag. 35 c’è il

processo evolutivo con un solo colpo d’occhio; a pag. 36 c’è

l’ultima redazione e in apparato tutte le modifiche e diventa più

leggibile. Oggi questa operazione è agevolata dall’ipertesto. La

struttura di Romanò delle edizioni interpretative non è comoda e

un po’ complicata.

Vedere allegato M pag. 265: l’edizione critica di Petrarca si basa

su un unico manoscritto autografo o comunque scritto da copisti

con l’autorizzazione di Petrarca. L’edizione critica non si

preoccupa delle fasi evolutive, l’edizione di Contini non ha

apparato perché deve avere altri contenuti.

Conclusione: Roncaglia “tra i due apparati dell’edizione di

lachman e di Bedier non c’è conflitto ma sono diversi perché si

riferiscono a due oggetti e finalità differenti:

a cosa serve l’edizione, la sua finalità

a chi è destinata l’edizione

Varvaro: i filologi non devono essere accomunati da un metodo

ma dal problema di come proporre le opere ai lettori, la

ricezione scientifica dei testi, il metodo deve però essere

spiegato.

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 38

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Indice Analitico

abbreviazioni..............11, 12Accademia della Crusca. . .15adiafore..........................4, 5

adiafora.........7, 20, 24, 25allegato. .10, 11, 18, 19, 26,

34, 39, 40Allegato....19, 23, 24, 37, 39allegato A...................10, 11Antonelli...........................19Antonello..........................11apparati................................

Apparato.......................18Apparati................................

apparato........................18apparato.19, 21, 24, 25, 32,

34, 35, 40apparato negativo 19, 24, 25apparato positivo........19, 21archetipo. .8, 15, 24, 28, 31,

37Archetipo............................5ASSONANZA.....................29au même au même............6Avalle....6, 11, 19, 20, 36, 37Balbi.................................34Balduino...........................11Barbero............................28Barbi.........21, 28, 32, 33, 38Bartch...............................36Bedier 10, 15, 29, 30, 31, 32,

33, 34, 35, 36, 38, 40bedieriani...................16, 34Bembo..............................15Bibliografia...........................

Indicazione bibliografica.............................19, 20

biblioteca vaticana...........10biffatura............................10Boccaccio...................15, 26bon manoscript................31Bon manoscript................31brachigrafici.....................10Brambilla..............11, 19, 24Buenamor.........................17cancellatura......................10Canzoniere.................33, 39Cavalcanti........................18Chanson.....................29, 30Codex Optimus.............4, 27Codex Receptus..................5Codex Vetustissimus..........5codice interposito...............8Codice interposito.............20Codices Plurimi...................5

Collatio.........................6, 20collazione...................19, 25Collimare..........................12Concordanza.....................18CONSONANZA..................29Contaminatio....................17Contini....24, 25, 26, 28, 34,

35, 38, 39, 40copisti...................................

copista.6, 7, 8, 17, 20, 23, 24, 26, 28, 29

Copisti..................................copista.............................7

Costellazione ∑.................38Critica del testo....................

critica dei testi.................2Critica esterna..................37Critica interna...................36Croce................................32Cronologia della storia della

critica del testo..............26Dante5, 9, 10, 15, 34, 38, 39De Rerum Natura................4De Vulgari Eloquentia.......28Debenedetti......................32Definizione di critica del

testo..............................20dialisi................................35diasistema..................29, 35Diasistema........................35dificilio..................12, 25, 26Difrazione...................24, 26difrazione in absentia.......34difrazione in presentia......26diplomatica...........11, 12, 21Divina Commedia. . .3, 9, 15,

19, 23divinatio.......................9, 29Ecdotica..............................2edizione critica. . .11, 18, 19,

20, 21, 23, 25, 27, 33, 34, 36, 37, 40

Edizione critica.....11, 15, 19edizione diplomatica...11, 12Edizione diplomatica.........11edizione interpretativa. . .11,

12Edizione interpretativa. . .11,

12edizioni variorium.............38emendatio....................9, 24Emendatio..........................9errore...................................

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 39

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errori 5, 6, 7, 8, 14, 16, 20, 23, 28

errore congiuntivo........8, 16Errore gruida congiuntivo. 20errore guida..........................

errori guida..........6, 14, 28Errore guida separativo....20errore separativo................8errori congiuntivi..................

errore congiuntivo. 6, 8, 9, 35

errori guida...........................errore guida7, 8, 9, 15, 19,

20, 29, 32, 35errori separativi....................

errore separativo.............8errori sostanziali...........7, 19espunzione.......................10Expicit..............................22fabliaux............................32Fabliaux............................30Falchetto..........................10Fermo e Lucia...................33Fierabras....................27, 38Filologia..............1, 2, 38, 39foglio..........7, 10, 11, 22, 23formario............................18Formario...........................21Galilei...............................25Gaston............27, 28, 29, 30Grober..............................27Gruppo Y..........................38Guidcciardini....................38Inglese..............................20interlinea......................7, 37interpolazione...................29interposti............................4interpunzione...................10ipotesi.2, 11, 18, 20, 31, 34,

35Isella.................................39Jacopo da Lentini..............10Kant..................................27Karl Lachman......................4Lachman...4, 5, 6, 9, 10, 11,

14, 16, 17, 18, 20, 23, 26, 27, 28, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36

lachmaniano.....................35Lai de l’ombre...................30LASSA.........................28, 29Lectio difficilior...................9lectio dificilior...................10Lentini..................18, 19, 23Libro del bueno amor.......38Linguistica..........................1liquide..............................10

Lucrezio........................4, 26Luis...................................38luogo del reale............34, 35luogo del virtuale........34, 35Maas. 6, 8, 16, 17, 20, 28, 32Madonna.....................10, 37Manoscritto.........................7manoscritto base........18, 21manuale.........16, 28, 30, 31Manzoni................34, 38, 39Meneghetti.......................29Metodo.............................20Metodo di Lachman............9neolachmanesimo............38neolachmanismo..............34Neolachmanismo..............34Nibelunghi..................26, 28octosillabe........................30Orlando Furioso..........32, 39ortografia......................6, 10Paris..........27, 28, 29, 30, 35Pasquali....9, 15, 16, 17, 18,

31, 32, 33, 34, 38pergamena.................10, 22Petrarca....15, 33, 36, 39, 40Petrocchi....................15, 19Porta.................................39postlachmaniana..............34principio di maggioranza. .2,

3, 5, 7, 8, 9, 14, 20, 29Promessi Sposi.....18, 33, 38provenzale..............3, 27, 29Raimbaut de Vaqueiras......3Rajna................................28rapporti genealogici..3, 6, 7,

9, 17, 20rasura...............................10Recensio.................5, 16, 20Recensio chiusa................16receptus...........................23Renart........................30, 31restauro paleontologico....18RIMA.................................28Romània.............................1romanice loqui....................1Romanò......................39, 40Romanticismo...................27Roncaglia....................34, 40scriptorium.............7, 17, 37Segre........29, 32, 34, 35, 36separativi............6, 9, 31, 35Siciliano illustre................29stemma codicum.............12stemma codicum. .6, 15, 20,

27, 30, 31stemmatica......................29strategia totalizzante........21

Appunti del corso di Filologia e linguistica Romanza a.a. 2002 – 2003 PAGINA 40

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Strategia Totalizzante.......18tachigrafici.......................10Tasso................................38Terza tradizione................38text kritik............................2Timpanaro........................31tornada.............................17translachmaniano.............34translachmanismo............34Trobadori..........................38trobadorica.......................10Trovatore....................36, 37umanisti...............................

umanista...................4, 23

usus scribendi...............9, 10usus scribendum..............38variante d’autore........32, 33Varianti d’Autore..............17Varianti evolutive.............33Varianti formali...................7Varianti sostanziali.............7Varvaro.............................40VATLAT 3199....................15vetustissimus...................23Vidal...........................27, 37Vita di Sant’Alessio...........28Vita Nuova..............5, 28, 32

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