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APOFRUIT NOTIZIE 1 NOTIZIE Anno XXII n° 2 - marzo-aprile 2014 Periodico bimestrale - Poste Italiane sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 nr. 46) art. 1 comma 1 DCB Forlì - Ed. Prima Comunicazione - E0,50 SUCCESSO DEL KIWI “SOLEMIO” NEI MERCATI DEL FAR EAST APOFRUIT IN SPAGNA E CILE PER STUDIARE NUOVE VARIETÀ ACCORDO APOFRUIT/TERREMERSE: PRESENTATE LE STRATEGIE

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NOTIZIE

Anno XXII n° 2 - marzo-aprile 2014

Periodico bimestrale - Poste Italiane sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 nr. 46) art. 1 comma 1 DCB Forlì - Ed. Prima Comunicazione - E0,50

SUCCESSO DELKIWI “SOLEMIO”

NEI MERCATI DEL FAR EAST

APOFRUIT IN SPAGNAE CILE PER STUDIARE

NUOVE VARIETÀ

ACCORDOAPOFRUIT/TERREMERSE:

PRESENTATE LE STRATEGIE

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SOMMARIOSuccesso del kiwi “Solemio” nei mercati asiatici

Apofruit in Spagna e in Cile per studiare nuove varietà

Apofruit/Terremerse: nuove opportunità per l’ortofrutta del territorio

Rinnovata la convenzione Apofruit-Unipol

PAGINE TECNICHEI “piccoli frutti” diventano grandi

DALL’EMILIASi apre con anticipo la campagna asparago 2014

DAL METAPONTOCandonga: top quality della fragolicoltura metapontina

DALLA SICILIAAree orticole ragusane: la situazione in campagna

DAL LAZIOPSA: il punto della situazione in provincia di Latina

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BIMESTRALE DELLA ORGANIZZAZIONE DEI PRODUTTORI APOFRUIT ITALIA Aut. Trib. FO n. 178 del 5/4/88 - Reg. Stampa n. 10/88 Stampa: Arti Grafiche Ramberti, Rimini Tel. 0541 738111Direttore Responsabile: Maurizio Magni Editore: Prima Comunicazione - Cesena (in corso di variazione)

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SUCCESSO DEL KIWI “SOLEMIO”NEI MERCATI ASIATICI

Ha superato largamente le previsioni iniziali la campagna commerciale del kiwi di produzio-

ne Apofruit destinata ai mercati asiatici. “Il nostro obiettivo, all’avvio dell’articolata opera-zione di promozione e commercializzazione del prodotto dei nostri soci nei mercati del Far East - spiega Ilenio Bastoni, direttore commerciale di Apofruit Italia - era quello di esportare 70 container da 22 tonnellate ciascuno all’anno. La conclusio-ne della campagna di esportazione durata circa quattro mesi, ossia da novembre a inizio marzo, mostra già un risultato pari a 91 container”.Un successo a cui hanno contribuito diversi fat-tori.“Ha pesato, innanzitutto - evidenzia Bastoni - il coinvolgimento dei nostri soci produttori nel ‘Pro-getto Qualità’ che ha portato all’adozione di tec-niche colturali rigorose e dunque a ottimi prodotti, caratterizzati da una sostanza secca superiore alle colture tradizionali, molto apprezzati dai mercati e dai consumatori asiatici. A questo si sono aggiunti i risultati della politica di marca relativa alla rielabo-razione del nostro marchio Solarelli, adattato alle esigenze e ai gusti di questi mercati e ribattezzato ‘Solemio’ per superare le difficoltà della lingua ci-nese nella lettura della parola Solarelli”. La nuova linea - si ricorda - ha previsto, oltre al nuovo marchio, anche un nuovo packaging con colori più vivaci e brillanti, più vicini alla cultura dei popoli asiatici, dotato di un pratico ed elegante coperchio che, oltre a caratterizzare l’area espo-sitiva e veicolare in maniera efficace il marchio all’interno dei punti vendita, preserva la qualità dei frutti rendendo la confezione più resistente, evi-tando così problemi di decatastamento dei pallet.

“Una strategia consapevolmente mirata poiché indirizzata ad una realtà abituata a prodotti di alta qualità”, precisa il direttore commerciale di Apo-fruit Italia.“Per i kiwi dei nostri produttori commercializzati in Asia, con particolare riferimento alla Cina - con-clude - c’eravamo dati come obiettivo 100 con-tainer all’anno nei prossimi tre anni, i risultati di questi tre mesi ci invitano ad alzare ulteriormente le nostre aspettative per il 2015”.

Grazie anche al traino del nuovo marchio “Solemio”, la campagna commercialedella cooperativa nei paesi dell’Estremo Oriente ha registrato un successo superiore a ogni aspettativa. Esportate oltre 2 mila tonnellate di kiwi in quattro mesi

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APOFRUIT IN SPAGNA E CILE PER STUDIARE NUOVE VARIETÀ

A fine marzo il direttore tecnico di Apofruit Italia, Andrea Grassi, è volato in Spagna e in Cile per

valutare, insieme ad alcuni colleghi delle delegazioni straniere, la possibilità di ampliare il parco varietale della cooperativa con nuove specie frutticole e per osservare sul posto la produzione di alcune cultivar sperimentali con cui integrare e migliorare la gamma di prodotti da offrire ai clienti. La prima novità emersa da questa spedizione all’e-stero riguarda i frutti di bosco, una coltura che si sta diffondendo molto in Spagna e soprattutto in Cile, che è uno dei maggiori produttori a livello mondiale di piccoli frutti (mirtillo e lampone), su cui ora anche Apo-fruit intende investire nei prossimi mesi. Da maggio, infatti, si è iniziato a mettere a dimora i primi impianti di lampone in Metaponto e anche in piccole aree del-la Romagna e del Lazio; successivamente si prevede anche l’introduzione della coltura del mirtillo. La prima campagna di lamponi si terrà fra l’autunno 2014 e la primavera 2015.In Spagna il direttore tecnico di Apofruit è andato insieme ai colleghi Carlos Soto di Canova Spagna, Teodoro Talento della Cooperativa Sole di Parete e Enrico Zignani di Canova Italia. Nel viaggio in Spagna effettuato del 25 al 28 marzo si sono visitati i campi sperimentali dei vivai PLANASA, dove si sviluppano nuove varietà di fragola (alcune prossime ad essere licenziate) e detentori delle varietà Candonga e Sabri-na. Sempre presso lo stesso costitutore si sono valu-tate molte selezioni di mirtillo proveniente da vivai cali-forniani, ma soprattutto due varietà molto interessanti di lamponi che si intendono coltivare anche presso i soci Apofruit: una rifiorente (ADELITA) e una unifera (LUPITA). “La campagna di raccolta era nel vivo, quando siamo

andati a visitare i nostri fornitori, in periodo precoce in assenza di prodotto italiano, di fragola biologica spagnola - esordisce Andrea Grassi - Si stavano rac-cogliendo le varietà Candonga e Sabrina e qualche nuova varietà in prova. In queste aziende vengono in-fatti coltivate diverse cultivar sperimentali, molte delle quali sono ancora indicate con delle sigle. È il caso ad esempio di alcune varietà interessanti di fragola rifiorente, una nuova varietà di fragola in particolare simile a Candonga per caratteristiche organolettiche, ma con un colore più brillante e produttività superiore. Sempre nell’area spagnola di Huelva attualmente si sta puntando molto anche sulla produzione di picco-li frutti (lampone, mirtilli e more), su estensioni molto elevate: si parla infatti di circa 700 ettari di lampone, mentre la coltivazione di mirtillo è ancora più este-sa, attorno ai 1200 ettari. La delegazione di Apofruit guidata da Grassi è stata in visita ad alcune aziende

Il direttore tecnico della cooperativa, Andrea Grassi, a fine marzo è stato in visita ad alcune aziende straniere per valutare la possibilità di ampliare e migliorare la gamma dei prodotti di Apofruit

In alto lo stabilimento in Cile di lavorazione delle mele Pink Lady; a destra un impianto di mirtilli spagnoli

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del posto come Flor de Doňana, Profrutex (entrambe bio), Vivero Elpinar, Fall Creek, per vedere come ven-gono gestite le tecniche agronomiche per questo tipo di produzioni. “La qualità del prodotto era discreta, per non dire buona - sottolinea il direttore tecnico di Apofruit - Il lampone è coltivato quasi tutto fuori suolo, su sub-strato artificiale, il mirtillo invece viene coltivato in suo-lo; entrambe le coltivazioni sono sotto serra. La rac-colta dei lamponi inizia i primi di febbraio e, a seconda delle tecniche agronomiche applicate, prosegue fino a giugno. Al momento della nostra visita le aziende avevano già effettuato la prima raccolta sulle cultivar rifiorenti e in parte eseguito la potatura delle piante per avere una seconda produzione per i primi giorni di maggio e una seconda raccolta, mentre per quanto riguarda le cultivar unifere erano nel pieno della cam-pagna. Il mirtillo invece ha una maturazione scalare; all’epoca della visita era iniziata la raccolta nelle va-rietà precoci, e procederà progressivamente fino alla fine di maggio-primi di giugno”. Meno soddisfacente si è rivelata invece la qualità delle fragole bio prodotte dalle aziende spagnole visitate, che hanno risentito di condizioni climatiche avverse: le basse temperature hanno rallentato la maturazione, la produzione era elevata ma le fragole avevano uno scarso grado brix.

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Nella trasferta in Cile (effettuata dal 31 marzo al 5 aprile) il direttore tecnico di Apofruit, insieme ad An-drea Raggi di Canova, è stato in visita presso alcune aziende che riforniscono la cooperativa di kiwi bio per il periodo estivo e di mele Pink Lady convenzionali. “Le Pink Lady sono prodotte nell’area di Curicò, dove il clima avverso dell’autunno scorso ha compromesso diverse coltivazioni - sottolinea Grassi - Le mele, a se-guito delle gelate di settembre, hanno subito un dan-no legato alla mancata allegagione di primo fiore. Le piante hanno così portato a maturazione una quantità elevata di frutti, ma di piccola pezzatura. A Curicò la gelata ha danneggiato anche il kiwi, arrivando ad az-zerare la produzione: le piante al momento della visita erano prive di frutti”. “In seguito - continua - ci siamo spostati nell’area di San Carlos, a Chilian: qui, trovandoci più a sud, le gelate sono state meno diffuse e le piantagioni, es-sendo più indietro come ripresa vegetativa, si sono salvate dai danni legati al gelo primaverile. La produ-zione di kiwi in quest’area era discreta per pezzatura e quantità. Quello che ci ha colpito è stato il trovarci di fronte ad un’elevata presenza di Psa nei frutteti visita-ti. Avendo una maggiore esperienza nella gestione di questa malattia, dato che ci conviviamo da più anni, ci siamo confrontati con i colleghi cileni e abbiamo dato loro consigli su come gestire l’attività tecnica di difesa. È stato uno scambio utile di informazioni, da loro molto apprezzato”.Anche in Cile il direttore tecnico della cooperativa è stato in visita ad alcuni appezzamenti di mirtilli e lam-poni: “La maggior parte della produzione dei lamponi, qua, viene destinata all’industria del congelato”, pre-cisa.“Un’ultima curiosità - conclude Grassi - Prima di fare ritorno in Italia abbiamo visitato un’azienda cilena che produce noci (circa 190 ettari in un unico blocco): una coltivazione che si è rivelata molto interessante, dal punto di vista gestionale (è una coltura quasi comple-tamente meccanizzabile) ma anche dal punto di vista tecnico, in quanto c’erano piante alla terza foglia con frutti, e qualitativo, con varietà Californiane di ottima pezzatura e sapore”.

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NUOVE OPPORTUNITÀ PERL’ORTOFRUTTA DEL TERRITORIO

Novità nel settore ortofrutticolo sul territo-rio ravennate e imolese grazie all’accordo

stipulato fra Apofruit Italia e Terremerse, che a novembre scorso hanno avviato una joint ven-ture volta ad attivare sinergie e misure strate-giche in grado di dare nuova vita al comparto.Per presentare ai produttori della provincia di Ravenna e dell’area imolese i contenuti inno-vativi dell’accordo, il 16 aprile scorso a Faenza è stato organizzato un convegno a tema, dal titolo “Opportunità per l’ortofrutta del territo-rio”. All’incontro, che si è svolto presso lo sta-bilimento ortofrutticolo Terremerse di via San Silvestro, sono state illustrate anche le strate-gie e i nuovi servizi di logistica e di lavorazione industriale rivolte all’imprenditoria agricola del-la Romagna. A questo proposito è stata costituita una real-tà ad hoc, Fruit Service, cooperativa nata per

offrire servizi efficienti alle aziende che inten-dono gestire direttamente la collocazione sul mercato della propria ortofrutta. A queste im-prese agricole Fruit Service offrirà la possibilità di usufruire di personale qualificato, celle fri-gorifere e impianti di lavorazione efficienti con tariffe di servizio competitive. Ciò consentirà agli imprenditori che desiderano preservare la propria autonomia, di non doversi sobbarcare l’onere di dotarsi di propri impianti effettuando investimenti ripetitivi in ogni singola aziendaAnche Terremerse e Apofruit si avvarranno dei servizi di Fruit Service Coop per la lavorazione del kiwi, oltre che per la raccolta e l’organizza-zione dei conferimenti.Le strategie messe in atto dalla joint venture avviata a novembre scorso fra le due realtà or-tofrutticole sono corredate da un pacchetto di nuove proposte per quanto riguarda gli stru-

Il 16 aprile scorso a Faenza si è tenuto un convegno organizzato da Apofruit Italia e Terremerse per presentare strategie, progetti e nuovi servizi per l’imprenditoria agricola locale

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RINNOVATA LACONVENZIONEAPOFRUIT-UNIPOL

Apofruit Italia in aprile ha rinnovato la convenzione con UnipolSai Assicurazioni per offrire ai soci, ai loro familiari e alle imprese associate le migliori risposte alle esigenze di tutela quotidiana. Da sempre, infatti, UnipolSai, è vicina al settore co-operativo per il quale costruisce soluzioni innova-tive ed accessibili: la Convenzione Apofruit Italia - UnipolSai offre quindi, a condizioni particolarmente vantaggiose, una vasta scelta di soluzioni persona-lizzabili sulle singole esigenze. “Visto l’alto gradimento da parte di tutti i nostri soci, la compagnia ha oggi esteso le garanzie presenti nel vecchio accordo a beneficio di tutele più coe-renti con i tempi e le necessità del mercato”, dichia-ra il presidente di Apofruit Italia, Mirco Zanotti.Le coperture previste dalla convenzione tutela-no l’attività dei produttori, con la polizza Agrinova (dove lo sconto passa da 15 a 20%) che copre i danni da Incendio, Furto, Responsabilità Civile Terzi e Responsabilità nei confronti di dipendenti anche in caso di eventuali rivalse Inail. I mezzi agricoli, in conto proprio ed utilizzati per il trasporto prodotti, godono di uno sconto tariffario pari al 50%. Particolare attenzione è stata riservata anche alle garanzie Kasko, Incendio-furto, eventi Sociopolitici e ritiro patente.Per il socio e per i suoi familiari, inoltre, sono pre-viste particolari garanzie su temi come la salute, la protezione dei beni immobili e la gestione del ri-sparmio. La convenzione applica alla polizza infortuni uno sconto del 25% e può includere tutto il nucleo fa-miliare. Le garanzie possono essere estese anche in caso di ricovero da malattia, invalidità e spese mediche. Infine per salvaguardare il tenore di vita, o pensa-re al futuro in età pensionabile, UnipolSai mette a disposizione tutto il suo pacchetto prodotti vita e previdenza a speciali condizioni. “Per informazioni i soci possono rivolgersi agli agenti UnipolSai Assicurazioni, che li aiuteranno a scegliere le soluzioni più adeguate a ogni singola esigenza”, conclude il presidente di Apofruit Italia.

menti finanziari di sostegno agli investimenti (finanziamento dei nuovi impianti in leasing) e al ciclo gestionale delle imprese socie (facto-ring per l’anticipazione degli acconti sulle liqui-dazioni ai soci che ne facciano richiesta); oltre a nuove proposte varietali riguardanti le princi-pali specie frutticole. L’accordo fra Apofruit e Terremerse, salva-guardando l’identità dei due gruppi, mette a valore le migliori pratiche gestionali e d’inte-grazione al mercato nei settori dell’ortofrutta e delle agroforniture. Non si tratta di una fusione tra imprese ma di un’integrazione a rete che permette di sviluppare le rispettive competen-ze, di ridurre i costi, di migliorare il posiziona-mento nel mercato per poter creare valore a favore dei produttori associati. L’accordo - si ricorda - si regge su cinque pun-ti rilevanti: la politica di marca, quale elemento di distintività dei prodotti verso i clienti e i con-sumatori; la segmentazione dell’offerta per po-sizionare al meglio il prodotto nel canale com-merciale di riferimento; l’innovazione varietale, elemento chiave per offrire al consumatore un prodotto di qualità più elevata; il biologico come scelta strategica; lo sviluppo dell’export, in particolare verso i nuovi mercati asiatici e i Paesi del Golfo Persico.

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Con il termine “piccoli frutti” si intendono comune-mente i prodotti delle specie frutticole apparte-

nenti ai generi Vaccinium, Rubus e Ribes, meglio note come lamponi, ribes, mirtilli e more. Essi rappresentano, nell’ambito del panorama fruttico-lo italiano, una piccola realtà che rientra nei cosiddet-ti prodotti di nicchia, le cui potenzialità tuttavia sono degne di grande interesse sia a livello produttivo che commerciale e industriale. Nel nostro Paese le regioni storicamente più vocate per questo tipo di colture sono il Trentino Alto Adige e il Piemonte, ma nell’ultimo decennio sono emerse interessanti realtà anche in Sicilia, Campania ed Emilia Romagna. Il fabbisogno nazionale è attualmente co-perto dalle produzioni nostrane per circa un terzo, ma dobbiamo ricorrere a importazioni da Paesi del nord Europa, Stati Uniti e anche dall’emisfero Sud come il Cile nel periodo invernale, quando la nostra produzio-ne è praticamente assente. L’attenzione dei consuma-tori nei confronti di questi piccoli frutti è in costante ascesa, come dimostrano le richieste di mercato sia di prodotto fresco che trasformato (disidratato o con-gelato). Di essi vengono apprezzati indubbiamente il gusto e il sapore, ma anche la sempre maggior diffusa consapevolezza delle loro proprietà salutistiche e nu-traceutiche. Dal punto di vista produttivo queste colture si adattano bene a una forte segmentazione dell’offerta, rappre-sentando pertanto un’opportunità di sviluppo anche per le piccole aziende agricole a conduzione familiare. Allo stesso tempo questi prodotti per la nostra coo-perativa potrebbero costituire un’interessante risorsa commerciale per l’integrazione con altre filiere orienta-te a soddisfare esigenze qualitative elevate. Apofruit,

infatti, detenendo un ruolo leader sulla scena naziona-le nella produzione di fragole, e avendo pertanto ca-nali commerciali consolidati in tale direzione, potrebbe avere un concreto interesse ad ampliare la gamma di questa tipologia di frutti come attestano diversi test di vendita condotti con prodotto proveniente da nostri partner commerciali.Dal punto di vista strettamente colturale, l’ufficio tec-nico di Apofruit ha recentemente preso contatto con alcune realtà produttive allo scopo di acquisire com-petenze da trasferire ai produttori agricoli che fossero interessati ad intraprendere questi tipo di coltivazioni. Di seguito elenchiamo una sintesi per coltura di quan-to emerso da questi contatti.

a cura di GIANNI CEREDI, STEFANO STEFANINIe FABIO MOSCONI

Lamponi, more, ribes, mirtilli: tecniche colturali e tendenze di mercato

I “PICCOLI FRUTTI” DIVENTANO GRANDI

Sopra una pianta di mirtillo gigante in produzione; a destra le confezioni Solarelli

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HELAMPONE E ROVO (RUBUS SPP.)

La coltivazione del lampone è diffusa a livello mon-diale per circa 95 mila ettari con una produzione di 500 mila tonnellate (Fao, 2006) ed è attualmente in espansione. I principali Paesi produttori sono, a parte gli Stati Uniti, quelli appartenenti alla federazione Rus-sa, Serbia, Polonia, Ucraina, Ungheria, le cui produ-zioni vengono destinate in gran parte all’industria di trasformazione. In altri Paesi quali Germania, Francia e Regno Unito, invece, la destinazione prevalente dei frutti è il consumo fresco. In Italia sono ufficialmen-te investiti a tale coltura 233 ettari che producono 1700 tonnellate (Istat, 2006), insufficienti a soddisfare una domanda interna in forte espansione. La coltura tradizionalmente presente in alcune regioni del nord (Trentino Alto Adige, Piemonte e Lombardia) si sta espandendo anche in areali più meridionali.La coltura della mora di rovo riscontra una minore dif-fusione nel nostro Paese, ma anch’essa subisce una crescente attrazione da parte di produttori agricoli, specialmente negli areali del centro-sud, le cui pro-duzioni si inseriscono nel mercato del prodotto fresco in periodi di scarsa offerta, ampliandone il periodo di commercializzazione.Tecnica colturaleLa tecnica colturale si è andata affinando nel tempo, spinta dall’esperienza ma anche dalla consapevolez-

za che questo tipo di colture possono dare redditività se concepite in un’ottica di elevata specializzazione. Gli impianti da preferire sono quindi sotto tunnel ve-ronese (più alti di quelli tradizionali), utilizzando teli di copertura riflettenti o ombreggianti per abbattere la temperatura estiva. La copertura consente di mante-nere protetta la produzione dalle piogge che rappre-sentano un fattore di forte rischio in grado di com-promettere la qualità di frutti così delicati. Il sistema di coltura consigliabile è del tipo fuori suolo in vasi di fibra di cocco e torba, posizionati su lastre di polisti-rolo e sollevati dal terreno sul quale viene steso un telo nero. In alternativa ai vasi può essere impiegato substrato contenuto in sacchi. L’impiego di segatura sia a terra che nei vasi determina un effetto paccia-mante e un buon controllo dell’umidità. La coltivazio-ne in ambiente asciutto e ben drenato permette di effettuare le raccolte sempre al giusto grado di matu-razione e di agire preventivamente nei confronti della Phytophtora, principale malattia che affligge la coltu-ra. I tralci produttivi non si auto-sostengono, pertanto, onde consentire un portamento verticale, deve essere predisposto un sistema di fili orizzontali o in alternativa fasce retate in grado di sostenere le piante. Gli impianti fanno ricorso prevalentemente a varietà rifiorenti il cui trapianto viene programmato nei mesi di aprile-maggio. Durante la fase vegetativa si proce-

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de con la cimatura delle piantine e con la legatura dei germogli produttivi. La raccolta dei lamponi inizia già dalla metà di agosto proseguendo per tutto l’autun-no fino ai primi freddi di inizio inverno (fine novembre). Per le more da rovo la produzione è confinata al pe-riodo autunnale. Al termine della raccolta (autunno) o a fine febbraio, mai in inverno, si effettua una potatura, mantenendo tre tralci a pianta, accorciando i rami al di sotto della parte produttiva. Attraverso tale operazione si ripristina un’ulteriore fase produttiva nella primave-ra del secondo anno, che può prolungarsi fin’anche all’estate. La produzione media per pianta può raggiungere il chilogrammo, con un peso medio dei frutti di 7-8 grammi nelle produzioni primaverili e 5-6 grammi in quelle autunnali. La nutrizione idrica e minerale va commisurata sia al tipo di coltivazione (idroponica) che alle fasi fenologi-che della coltura. I turni devono essere frequenti e di limitato volume con soluzioni tamponate con acido ni-trico (primavera) e solforico (estate) su valori di 6-6,5 di pH. La soluzione fertilizzante non dovrebbe superare valori di conducibilità (EC) di 1.200-1.300 in estate e 2.000 in primavera.

MIRTILLO (VACCINIUM SPP.)La produzione mondiale di mirtillo proviene sia da specie spontanee (mirtilli nani americani, mirtillo nero e rosso europeo) sia da specie coltivate, tra le quali rivestono una grande importanza commercia-le il mirtillo gigante americano. In Europa i maggiori produttori sono i Paesi Bassi, la Lituania, la Roma-nia e la Germania. L’Italia dalla fine degli anni ‘90 ad oggi con oltre 1.000 tonnellate di produzione ha pressoché raddoppiato la superficie coltivata pas-sando da 100 a 200 ettari. Tecnica colturaleIl mirtillo gigante è un arbusto perennante a porta-mento eretto che può mantenere a lungo la propria produttività, a patto che sia regolarmente potato e adeguatamente concimato. I terreni più idonei alla coltura sono quelli ricchi di sostanza organica umi-dificata, a reazione acida, con pH compreso tra 4 e 6 e privi di calcare attivo. Tali esigenze difficilmen-te si conciliano con la tipologia di terreni che ca-ratterizzano gli ambienti di coltivazione italiani. Per sopperire a tale limite i frutteti specializzati vengono impiantati in una sorta di fuori suolo, sagomando delle trincee a terra in pieno campo, che vengono ricoperte con polietilene perforato, riempite con substrato formato da torba bionda giovane e fibra di cocco trattata, su cui vengono collocate le piante ad una distanza di 0.8 m sulla fila e 3.8 - 4.0 m tra le file. Il filare sulle trincee viene pacciamato con telo nero lasciando fuoriuscire unicamente il fusto delle piante. L’alternativa alle trincee è la coltivazione in vasi. Le piante non necessitano di tutori ed è auspi-cabile la protezione con reti antigrandine. Un metodo consolidato e più economico per co-stituire un frutteto di mirtilli consiste nell’acquista-re dal vivaio piccole piantine e costituire un vivaio aziendale concentrato in spazi ristretti (tunnel), dove ottimizzare la gestione delle irrigazioni e delle fertiliz-zazioni. Le piante al secondo anno possono essere trasferite in vaso (20-25 cm di diametro) dove alla fine dello stesso anno possono esibire una prima modesta produzione di frutti. Al terzo anno le piante vengono messe a dimora. Il frutteto raggiunge l’a-pice della produttività dopo 6-8 anni di vita, per una

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durata dell’impianto di 15 anni circa. La potatura prevede un diradamento dei rami de-periti, troppo vecchi e posizionati all’interno della chioma. L’irrigazione e la fertilizzazione vanno co-stantemente monitorate con il controllo del drena-to in uscita, aggiustando gli apporti in funzione dei parametri di riferimento e tenendo sempre ben pre-sente che la specie predilige soluzioni sub acide (pH 5.5). Tutte le cultivar di mirtillo gigante sono unifere, con epoche di maturazione da giugno a settembre in funzione della varietà. Le rese produttive orien-tativamente si attestano sui 200 g/pianta al terzo anno di impianto, per giungere fino a 2.5 kg/pianta dal quinto anno in poi. I frutteti specializzati descritti si prestano anche ad una raccolta meccanica, con particolari macchine semoventi spazzolatrici. Questa breve sintesi sulle tecniche colturali descri-ve un primo aspetto fondamentale per chi in futuro intendesse accostarsi a questo tipo di produzioni, tuttavia l’impegno in tale direzione potrebbe richie-dere ulteriori supporti organizzativi, sia tra gli agri-coltori coinvolti che con la struttura cooperativa che li associa. Esperienze già in atto nel nostro Paese indicano che la filiera organizzativa che va dalla rac-colta alla vendita finale deve essere improntata alla massima efficienza possibile. Il valore commerciale dei piccoli frutti, infatti, si distingue almeno quanto la loro delicatezza e shelf life (conservabilità, resisten-za alle manipolazioni). Le raccolte vanno pertanto programmate nelle fasce giornaliere più tempera-te, la permanenza in condizioni termiche ambien-tali limitata, le manipolazioni contenute al minimo. La tradizionale gestione cooperativa funzionale nel centralizzare una vasta gamma di servizi potrebbe non esprimere in questo caso le massime potenzia-lità. Cogliendo infatti esperienze maturate in questo settore, tipiche di Paesi del Nord Europa e già adot-tate nel nostro Paese, non appare così peregrina l’idea di decentrare una serie di attività presso le sin-gole aziende associate; attività relative al confezio-namento, etichettatura e soprattutto abbattimento termico. La frutta appena raccolta raffreddata con sistemi ad aria forzata mantiene inalterate la caratteristiche or-

ganolettiche e gustative, giungendo al consumatore come se fosse appena colta dalla pianta. La lavo-razione stessa in ambienti (anche di modeste di-mensioni) coibentati presso le aziende, prevedendo il confezionamento e l’etichettatura, riduce le movi-mentazioni della merce e il tempo intercorso per il raggiungimento nei punti vendita. La conservazione dei piccoli frutti costituisce indubbiamente un nodo centrale nella loro gestione. Essa non prevede uni-camente l’abbattimento termico e il mantenimento di una “catena del freddo”, ma anche l’applicazione di tecniche che si basano sull’uso di atmosfere con-trollate con impiego di azoto e riduzione di ossige-no e anidride carbonica. Ovviamente questa fase di mantenimento del prodotto esce dalla sfera di com-petenza delle singole aziende agricole per tornare in un ambito gestionale superiore. Quanto descritto a parole in queste pagine può ap-parire forse troppo avveniristico, o perlomeno ana-cronistico, in considerazione del periodo di crisi at-traversato dalle nostre aziende agricole; possiamo tuttavia scegliere se cercare delle scuse o nuove strade. Quello tracciato rappresenta più un sentiero, che una strada, ma resta comunque una possibile alternativa se ben attrezzati.

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Nella pagina accanto pianta di lamponi in produzione; sopra un frutteto di mirtilli.

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APOFRUIT NOTIZIE DALL’EMILIA12

SI APRE CON ANTICIPO LA CAMPAGNA ASPARAGO 2014

asparagi con apici ben serrati, verde intenso, pez-zatura confacente alle richieste dei mercati.Unica nota negativa, la presenza di stemfiliosi, ovvero le piccole macchie scure che compaiono lungo il turione, causate da temperature troppo fresche, contemporaneamente all’umidità elevata di questo periodo.È doveroso sottolineare le pregevoli performance delle varietà che abbiamo messo a dimora pres-so le nostre aziende agricole: l’ibrido Giove sta dimostrando buonissima produttività; Franco ha confermato la precocità come sua migliore pecu-liarità; Eros continua a offrire asparagi di qualità veramente apprezzabili sotto i diversi aspetti; Er-cole conferma che, quando trova le condizioni di terreno ottimali, garantisce precocità e caratteri-stiche organolettiche non comuni.Dal punto di vista commerciale, la campagna si sta svolgendo in maniera fluida, senza particolari crisi di mercato, anche grazie alla rete di vendita di cui Apofruit dispone, che rende possibile collo-care il prodotto su tutte le principali catene della Gdo nazionale e anche sui mercati esteri, come Germania e Olanda, che comunque esigono il mazzo di asparagi a peso egalizzato (500 grammi garantiti) e turioni completamente verdi. Il mercato estero risulta essere fondamentale per il colloca-mento di una parte di prodotto che difficilmente il mercato interno sarebbe in grado di recepire, a causa della crisi dei consumi che stiamo attraver-sando in Italia.Ad oggi è stato ritirato in cooperativa circa un ter-zo del quantitativo totale previsto per l’intera cam-pagna asparagi, che crediamo di poter raggiun-gere se l’andamento climatico decorrerà in modo regolare.

di FRANCO GIROTTI

Produzioni nettamente in anticipo rispetto all’anno scorso: questo è il motivo dominan-

te e caratterizzante questa campagna asparago 2014, che ha preso avvio già all’inizio della secon-da decade di marzo nelle zone della Puglia e del Metaponto.Successivamente sono arrivate le produzioni del viterbese e poi, per ultime, quelle di Bologna e soprattutto del comprensorio ferrarese. La produ-zione di alcune settimane più precoce era natural-mente prevista a causa dell’inverno mite appena trascorso; è altresì vero che, ad oggi (20 aprile), non è stato ancora raggiunto il picco produttivo che ci aspettavamo, per via delle temperature notturne che sono quasi sempre rimaste su valori piuttosto contenuti. In pratica il calore accumulato di giorno dai terreni si dissipava durante la notte, impedendo quindi “l’esplosione” delle raccolte.La qualità del prodotto sino a questo momento è da considerarsi sicuramente più che buona:

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APOFRUIT NOTIZIE DAL METAPONTO 13

A metà aprile in Metaponto si entra nel vivo della campagna della fragola Candonga, il prodotto

principe della Basilicata, una specialità dolce, brillante e profumata che, complice il clima mite di questo ter-ritorio, matura in fretta anticipando le fragole di tutta la stagione.Ma non sono solo i tempi di maturazione a rendere speciale Candonga. Questa varietà è infatti particolar-mente resistente alle malattie, consentendo di ridurre al minimo i trattamenti e di coltivare con tecniche a basso impatto ambientale. Una caratteristica che, unita alle numerose proprietà organolettiche, contri-buisce a renderla un prodotto diffuso e apprezzato.Per queste sue qualità è la prima varietà coltivata dai produttori del sud Italia: nella piana del Metaponto viene impiegata nell’80% degli impianti di fragole, la maggior parte dei quali sono di proprietà dei soci di Apofruit. La campagna 2014 nelle aziende socie della coope-rativa è iniziata a fine gennaio e si concluderà entro la prima decade di giugno. “Quest’anno abbiamo aumentato le superfici destina-te a questa produzione - esordisce Tonino Rubolino, responsabile d’area di Apofruit Italia - che riteniamo sia un’eccellenza del territorio metapontino da salva-guardare e valorizzare. Nei 60 ettari di Candonga col-tivati dai nostri soci a metà aprile sono stati già raccolti 10 mila quintali di prodotto, l’obiettivo è di arrivare a 24-25 mila quintali entro la fine della campagna”.Colore rosso brillante, grado zuccherino elevato, aro-ma e sapore inconfondibile: sono queste le caratte-ristiche che fanno di Candonga un prodotto di ec-cellenza che sta conquistando sempre più interesse e apprezzamento da parte del mercato e dei con-sumatori. L’85% di essa viene commercializzata da Apofruit all’interno della linea di alta qualità a marchio Solarelli. “A differenza degli scorsi anni, oggi riscon-triamo una maggiore attenzione per questa fragola

anche da parte della Gdo, a cui destiniamo il 25% del prodotto, mentre il restante 75% viene distribuito sui mercati generali”, precisa Rubolino. Facendo un primo bilancio a metà campagna, si può dire che ci sono tutti i presupposti perché quella 2014 sia un’annata positiva.“Il clima mite dell’inverno ha fatto sì che a marzo la produzione sia stata particolarmente abbondante - continua il responsabile d’area di Apofruit Italia - Le piantine hanno infatti fruttificato di più rispetto ad an-nate precedenti. La concentrazione di prodotto nella prima parte della campagna non ha favorito il merca-to, che è partito un po’ in affanno, con prezzi poco re-munerativi per i produttori, complice anche un clima non ottimale per il consumo”. La situazione però si è ripresa ad aprile, quando il mercato si è vivacizzato e i consumi sono cresciuti, di pari passo con i prezzi, ora soddisfacenti. “Con queste premesse possiamo ben sperare in un finale positivo di campagna, sia per quantitativi che per risultati economici - conclude Rubolino - Gli im-pianti sono belli, il prodotto piace. Poi, si sa, l’agricol-

CANDONGA: TOP QUALITY DELLA FRAGOLICOLTURA METAPONTINA

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AREE ORTICOLE RAGUSANE:LA SITUAZIONE IN CAMPAGNA

APOFRUIT NOTIZIE DALLA SICILIA14

A conclusione del primo ciclo produttivo nelle aree orticole ragusane, l’ufficio tecnico d’area di Apo-

fruit Italia dà ai soci una prima fotografia di quella che è la situazione in campagna. I primi trapianti sono stati effettuati alla fine dell’estate scorsa, nei mesi di agosto e settembre, e la raccolta dei prodotti orticoli è termi-nata a fine aprile. Il clima dell’annata produttiva 2013-2014 è stato fa-vorevole, con temperature fra le più miti degli ultimi decenni. Queste condizioni climatiche hanno favorito un ridotto ricorso a trattamenti fungicidi.Tuttavia si è notata una maggiore presenza di inset-ti dannosi: tuta absoluta ed acaro rugginoso. Le due molecole che in questi ultimi anni sono state un valido supporto nella lotta a questi parassiti, iniziano a esser-lo un po’ meno per fenomeni di resistenza. In generale le produzioni ottenute sono state di ottima qualità, questo grazie soprattutto all’importante lavo-ro di scelta varietale svolto negli ultimi anni dai tecnici della cooperativa insieme ai soci, sia su pomodori che su melanzane, peperoni e zucchine. Stesse conside-razioni valgono anche per le produzioni biologiche, che hanno premiato i soci sia per quantità che per qualità. Nei giorni scorsi è iniziata anche la raccolta delle produzioni di “seconda campagna”, ottenute dai

trapianti del periodo dicembre-gennaio. Anche in que-sto caso la situazione produttiva e qualitativa sembra molto positiva. Un ultimo cenno merita anche la coltivazione delle pa-tate al selenio, al settimo anno di produzione in Sicilia, la cui diffusione cresce anche per il 2014. Se nel 2013 la superficie totale destinata a questa col-tura era di 28 ettari, quest’anno sono stati fatti nuovi investimenti dai soci e le aree destinate a questa pro-duzione ammontano attualmente a 32 ettari, per una produzione stimata di circa 14 mila quintali. La raccol-ta è iniziata il 30 aprile scorso e il prodotto si presenta già di ottima qualità.

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APOFRUIT NOTIZIE DAL LAZIO 15

PSA: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI LATINA

All’inizio della primavera di quest’anno non si segna-lano attacchi particolari di batteriosi su legno. La

presenza di essudati, infatti, è stata molto limitata, re-lativa esclusivamente ai frutteti in particolari condizioni di suolo e microclima. Questa situazione estremamen-te positiva è stata favorita da due fattori: in primo luo-go sicuramente dall’assenza di forti gelate nell’inverno scorso, in secondo luogo ha giocato come fattore positivo l’adozione sempre più diffusa di specifiche tecniche colturali non solo da parte degli associati. È sempre più diffusa, infatti, una maggiore coscienza di quelle che sono le migliori tecniche da applicare per poter convivere con questa problematica. Ad oggi an-che altri ricercatori o università parlano della gestione agronomica del frutteto, e si rivolge sempre maggiore attenzione a quelle tematiche che, come ufficio tecni-co, abbiamo messo in risalto già diversi anni fa, come la nutrizione, l’irrigazione e la tempistica degli interven-ti. Pertanto è sempre più importante un corretto piano di concimazione studiato con il tecnico di riferimento. L’apporto di nutrienti è calcolato in base alle classiche analisi del terreno, accompagnate da nuove tipologie di analisi conosciute dall’ufficio tecnico di Apofruit. Per quanto riguarda la difesa aerea, nel momento in cui scriviamo segnaliamo la presenza di attacchi ai fiori di Pseudomonas syringae Viridiflava (PSV), quasi esclu-sivamente nelle aziende che non hanno seguito una corretta disinfezione in funzione delle piogge. Confermiamo l’efficacia dei prodotti proposti come i filmanti a base di chitine, i fertilizzanti ad azione batte-ricida collaterale e dei Sali di rame. Ci sono due aspetti però da sottolineare:1) l’efficacia dei prodotti è fortemente legata alla tem-pistica dell’intervento e non al tipo di prodotto utiliz-zato: in tal senso alcuni nostri soci hanno investito in ulteriori mezzi agricoli per potere intervenire in maniera più tempestiva. Confermiamo l’importanza strategica

di intervenire prima o subito dopo la pioggia (entro le 24 ore). Anche le rugiade persistenti e le nebbie inten-se sono da considerare come una pioggia infettante;2) limitare al massimo il numero di interventi su foglia con i sali di rame per evitare fitotossicità. La situazione estremamente positiva dell’inizio prima-vera ha creato un’idea di fine della batteriosi e di ri-lassamento verso la batteriosi dei fiori o delle foglie. Non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia, perché a causa della PSV si può perdere il 50% o anche più del raccolto; un attacco sulle foglie di PSA in quest’epoca può facilitare la penetrazione del bat-terio nei tessuti verdi e nei germogli, che servono per la produzione del prossimo anno. Pertanto sottoline-iamo l’importanza di mantenere il più possibile pulito il campo fino alla fine della primavera. In ultima analisi possiamo dire che questa parte dell’anno è la più im-portante per la difesa e la nutrizione, per mantenere il frutteto il più possibile sano e produttivo, e diventa strategico utilizzare tutte le soluzioni che lo studio di questi anni ha prodotto.

di FABIO MAROCCHI

Nella foto una pianta che presenta PSV

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