ANNO SCOLASTICO 2015/16 - scarpamattei.gov.it · ANNO SCOLASTICO 2015/16 Prendersi cura di sé...

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1 PRESENTAZIONE ANTOLOGIA 1^M ANNO SCOLASTICO 2015/16 Prendersi cura di sé significa in primo luogo riflettere su di sé, per poi capire quali siano i nostri bisogni e poi ancora orientare le nostre scelte in modo coerente a quello che siamo. Da dove cominciare? In 1^ M lo scorso anno scolastico abbiamo attivato due percorsi: uno sull’alimentazione (quale dovrebbe essere e quale è realmente) e uno sulla capacità comunicativa individuale, che ha preso la forma di una autobiografia linguistica. L’idea, suggeritami dalla partecipazione al XIX Convegno Nazionale G.I.S.C.E.L. su “L’italiano dei nuovi italiani” (Siena, 7-9-Aprile 2016) ha coinvolto la classe con gli esiti che proponiamo in un’antologia di autoritratti linguistici. A lato di ciascun testo ho inserito un commento che non è una correzione, bensì una sottolineatura della consapevolezza maturata dai singoli in merito al percorso linguistico personale, una specie di apparato “metacognitivo” che dà ulteriore valore agli scritti dei ragazzi, Per chi, poi, volesse approfondire il percorso tracciato con altre letture, alla fine dei lavori ho inserito una piccola lista di suggerimenti, testi autobiografici o biografie più e meno conosciuti che ho trovato interessanti e piacevoli. Un grazie sentito al Prof. Carrer per l'aiuto prestato. Prof.ssa Maria Poloniato

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PRESENTAZIONE ANTOLOGIA 1^M

ANNO SCOLASTICO 2015/16

Prendersi cura di sé significa in primo luogo riflettere su di sé, per poi capire

quali siano i nostri bisogni e poi ancora orientare le nostre scelte in modo

coerente a quello che siamo.

Da dove cominciare?

In 1^ M lo scorso anno scolastico abbiamo attivato due percorsi: uno

sull’alimentazione (quale dovrebbe essere e quale è realmente) e uno sulla

capacità comunicativa individuale, che ha preso la forma di una autobiografia

linguistica.

L’idea, suggeritami dalla partecipazione al XIX Convegno Nazionale

G.I.S.C.E.L. su “L’italiano dei nuovi italiani” (Siena, 7-9-Aprile 2016) ha

coinvolto la classe con gli esiti che proponiamo in un’antologia di autoritratti

linguistici. A lato di ciascun testo ho inserito un commento che non è una

correzione, bensì una sottolineatura della consapevolezza maturata dai

singoli in merito al percorso linguistico personale, una specie di apparato

“metacognitivo” che dà ulteriore valore agli scritti dei ragazzi,

Per chi, poi, volesse approfondire il percorso tracciato con altre letture, alla

fine dei lavori ho inserito una piccola lista di suggerimenti, testi autobiografici

o biografie più e meno conosciuti che ho trovato interessanti e piacevoli.

Un grazie sentito al Prof. Carrer per l'aiuto prestato.

Prof.ssa Maria Poloniato

2

L’ autobiografia linguistica di Francesca D.V.

Fin da piccola ho sempre amato parlare. Storpiavo le parole, ad esempio i

calzini li chiamavo “gressini” oppure la vasca idromassaggio la chiamavo vasca

“litromassaggio”, ora però parlo di tutto senza nessun problema. All’asilo oltre

a darci le regole base dell’italiano ci venivano insegnati i nomi dei numeri,

quelli dei colori o il verbo essere in inglese. Iniziando le elementari per quanto

riguarda l’inglese in cinque anni abbiamo cambiato sei maestre e questa cosa

non è stata molto positiva per l’approccio con la lingua. (1)

Alle elementari cambiavo spesso modo di scrivere passavo dallo stampatello al

corsivo, ed ero “fissata” con l’ordine: se in un quaderno anche appena iniziato

scrivevo, qualcosa male ne cominciavo subito un altro.(2) Leggevo molto,

anche perché le maestre ci incoraggiavano a prendere dei libri dalla biblioteca

di classe. Passando alle medie, come se non bastasse l’inglese abbiamo

cominciato il tedesco, una lingua che non mi riesco a far piacere, la trovo molto

difficile.

Alle medie ero già più disordinata e non perdevo più tempo a tenere in ordine i

quaderni, ma il mio professore di italiano mi faceva sempre scrivere alla

lavagna, perché diceva che avevo una bella scrittura. Pian piano, andando

avanti con gli anni, il piacere di leggere è diminuito sempre di più; ora, però, se

trovo il libro “giusto” lo leggo anche tre quattro volte senza stancarmi.

Per quanto riguarda le lingue mi piacerebbe molto imparare il francese lo

spagnolo e il russo, reputo però l’italiano una delle lingue più belle dati i suoi

vari dialetti c’è tra tutti preferisco il quello romano, ma senza tralasciare

ovviamente quello veneto. (3)

[TITOLO DELL'INTESTAZIONE LATERALE]

[Le intestazioni

laterali sono ideali

per evidenziare

punti importanti

del testo o per

aggiungere

informazioni

aggiuntive da

usare come

riferimento

rapido, ad

esempio una

pianificazione.

In genere si

trovano nella

parte sinistra,

destra, superiore

o inferiore della

pagina. Possono

però essere

facilmente

spostati

trascinandoli nella

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preferita.

Per aggiungere

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Commento

1: l’alternarsi dei docenti è vissuto come un ostacolo all’apprendimento linguistico

2: l’ordine è un metodo per fronteggiare il caos mentale legato all’apprendimento di nozioni via via più

complesse.

3: progetti di ampliamento del proprio bagaglio linguistico.

3

L’autobiografia linguistica di Isabella B.

La mia prima parola è stata: “mamma”

Nella mia infanzia ho passato le mie giornate al parco vicino a casa mia a

giocare con la mia babysitter Antonella.

I miei tre anni di asilo, li ho passati soprattutto all’ospedale, per problemi di

salute.

In prima elementare ho imparato molte cose, mi ricordo soprattutto quando

scrivevo 10/20 pagine di lettere dell’alfabeto per imparare a scrivere.(1)

Durante questi anni ho imparato anche l’inglese, per me molto facile perché mi

piaceva e tuttora mi piace molto.

Poi ho imparato a leggere ed è stato molto complicato, ma con l’aiuto dei miei

genitori, della babysitter e delle maestre un po’ alla volta ce l’ho fatta.(2)

I cinque anni delle elementari sono stati molto belli ma anche molto

impegnativi.

Poi sono passata alle scuole medie dove mi sono trovata molto bene con i

professori ed i miei compagni. Con loro ho fatto delle bellissime esperienze, ad

esempio in seconda media abbiamo fatto uno scambio culturale con dei nostri

compagni calabresi e l’anno dopo ci siamo incontrati all’ expo di Milano.

Queste “avventure” sono state molto istruttive ed importanti, e me le porterò

per sempre nel cuore.

Alle scuole medie ho approfondito la mia conoscenza nelle lingue, studiando il

tedesco.

Inizialmente non mi piaceva, difatti prendevo dei voti che non superavano la

sufficienza, mentre dalla seconda media, tutto è cambiato, perché per impararlo

facevamo giochi, che mi rimanevano impressi.(3)

Riguardo la scrittura l’ho imparata molto velocemente perché mi ha aiutata mio

fratello, e sentendo studiare lui ho imparato anche altre parole e vocaboli.

Credo che nel futuro e nel mondo d’oggi le lingue siano molto importanti e che

con queste si possano avere molti sbocchi negli ambiti lavorativi. Spero di

imparare anche altre lingue oltre all’ inglese al tedesco. Mi piacerebbe

soprattutto imparare lo spagnolo.(4)

Commento

1: consapevolezza

dell’impegno richiesto

per acquisire l’abilità

della scrittura

2: le figure familiari

come facilitatori del

processo di

apprendimento del

leggere.

3: L’importanza del

gioco

nell’apprendimento

4: prospettive per il

futuro improntate

all’acquisizione di

nuove lingue

4

L’autobiografia linguistica di Anna B.

La mia prima parola è stata “mamma”, anche se la maggior parte delle volte stavo a casa di mia zia

o mia nonna, visto che lei era sempre al lavoro. Ad un anno e mezzo ho cominciato l’asilo e non

parlavo molto e stavo da sola a guardare libri di favole. Adoravo guardare documentari scientifici,

ad esempio sugli animali e sulle piante, o storici, riguardanti soprattutto l’antica Grecia, con mio

papà. Parlavo spesso da sola, nel sonno, o con i pupazzi e ho sempre avuto qualche problema con le

sillabe, cioè non riuscivo a

pronunciare la “R” e la “S”. Quando

ero ancora all’asilo ho fatto tre

viaggi: il primo in Sicilia, il secondo

in Sardegna e il terzo a Cipro. In

generale non riuscivo a

concentrarmi né alla scuola

materna, né, anche se solo

inizialmente alla scuola elementare.

Le maestre, però, hanno sempre

detto a mia mamma che avevo una

buona fantasia e che mi ci voleva

solo un po’ di tempo per

ambientarmi e socializzare con gli

altri. Dalla terza elementare ho

cominciato a leggere e sono passata

da un estremo, cioè odiare leggere,

all’altro, cioè essere una vera e

propria fanatica dei libri. Partiamo

spiegando qual è stata la mia prima

lingua. Se per molti dei miei

compagni di classe la prima lingua è stato il dialetto, la mia è stata l’italiano, nonostante tutti si

rivolgevano a me parlando in dialetto. Fin da piccola, guardavo spesso documentari e sfogliavo libri

di fiabe o, addirittura, atlanti geografici o enciclopedie sugli animali e sulla storia. Alle elementari

ho avuto molti problemi con la scrittura e la lettura, tanto che fino a quando non ho imparato a

rimanere concentrata, facevo fatica a leggere davanti a tutti e facevo sempre molti errori ortografici,

soprattutto nei dettati.Però mi affascinava scoprire nuove parole italiane che mi piaceva

“aggiungere” al mio “vocabolario” della lingua, o, almeno, io la vedo così.

Per quanto riguarda la grammatica, non è che non mi piacesse, anzi, ma ho sempre fatto un sacco di

errori e mi sono un po’ sentita penalizzata rispetto al resto della mia classe. Alle medie ho

frequentato la scuola “G. D’Annunzio”, a Jesolo Lido, dove abbiamo fatto, tutti e tre gli anni un

concorso di scrittura creativa; il primo anno sono arrivata terza nella “Top ten” battendo anche

ragazzi di seconda e terza media. La seconda lingua, per me, è stata l’inglese. L’ho cominciata

l’ultimo anno dell’asilo prima di andare alle elementari. Al contrario dell’italiano, mi è sempre

piaciuta un mondo la grammatica e quello che ho imparato alle elementari non riuscirò mai a

scordarmelo perché i maestri che ho avuto erano veramente speciali. Il primo è stato anche il mio

preferito: il maestro Marco è stato per me veramente speciale, ma è morto vittima di un incidente

stradale. Era gay ed è sempre stato una persona molto gentile e premurosa verso i bambini. È stato

con noi fino alla seconda elementare. Alle medie ho fatto l’esame di certificazione Trinity e l’ho

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passato. La mia terza lingua è stata il tedesco. L’ho comincio a studiare in prima media e mi è

piaciuta da subito. La professoressa di tedesco era veramente molto brava e mi ha fatto adorare

questa lingua. Anche qui ho fatto un corso di certificazione, del Goethe Institut, e ho passato anche

questo esame. Il mio rapporto con la lingua oggi, posso dirlo, è molto cambiato. Rispetto a quando

ero piccola ora leggo molto di più. Rispetto alle scuole medie ora sono molto più sicura nel parlare

e controllo meglio l’ansia, mentre prima avevo paura di esprimere la mia opinione in classe davanti

a tutti.

Sono un’appassionata accanita di libri, soprattutto fantasy e d’avventura, e mi piace molto l’epica e

la letteratura in generale. Il mio autore preferito è Rick Riordan, uno scrittore americano, che ha

unito vari tipi di mitologie con la letteratura per ragazzi; è famoso soprattutto per la saga di “Percy

Jackson e gli dei dell’Olimpo”.

Mi piacerebbe molto imparare diverse lingue tra cui il cinese-mandarino, il giapponese e il coreano.

Purtroppo ho perso la lingua tedesca ma quest’estate ho intenzione di rimboccarmi le mani e

ripassarla per bene assieme a mia cugina che studia al liceo linguistico. Adoro anche scrivere e mi

piace inventare piccole poesie o scrivere storie, ispirandomi ad elementi della cultura romana e

greca. Non riesco a scrivere abbreviando le parole sia con carta e penna, sia con il telefono. Se devo

scrivere, preferisco essere chiara ed esplicita. Se aggiungo delle faccine, o “emoji” come sono

chiamate, non mi piace metterle al posto delle parole; se le aggiungo, è perché voglio indicare uno

stato d’animo. Un’altra cosa che mi viene naturale fare è mettere i punti alla fine delle frasi negli

SMS. Spesso mi viene spontaneo rispondere ai miei parenti in inglese, o in tedesco, e sono abituata

a parlare l’inglese sotto la doccia o mentre preparo lo zaino e la tavola.

6

L’ autobiografia linguistica di Riccardo B.

Sono nato a San Dona’ di Piave e quando ero piccolo, dato che mio padre lavorava

fuori quasi tutto il giorno, era mia madre a parlare con me per farmi imparare a

camminare e a parlare; a proposito, penso che la mia prima parola, come quella di

quasi tutti i bambini, sia stata “mamma”.

Dato che mia madre è di origine polacca andavo una volta l’anno dai miei nonni che

vivono appunto in Polonia: è dai loro dialoghi e da mia madre che pian piano ho

cominciato ad imparare la lingua polacca. Per fare un esempio quando ero ancora

piccolo era mia madre che mi faceva addormentare cantandomi le filastrocche in

polacco. Poi con il tempo si tende un po’ a dimenticare la lingua se non viene parlata,

però me la ricordo ancora da saper comunicare con i miei parenti in Polonia.(1)

All’età di tre anni, dato che anche mia madre cominciò a lavorare, i miei genitori mi

mandarono all’asilo il quale era gestito dalle suore molto rigorose; qui cominciai a

fare recite e spettacoli, disegnare, leggere, scrivere e soprattutto a parlare meglio.

All’età di sei anni comincia a frequentare la scuola elementare di Cavallino-Treporti

dove ritrovai molti compagni dell’asilo. Quei cinque anni furono molto movimentati a

causa del continuo scambio di insegnanti; infatti è per questo motivo che mia madre

ha deciso, al posto di farmi continuare lì le scuole medie, di iscrivermi a Jesolo.

In prima media ho cominciato ad imparare e studiare il Tedesco, una lingua che nel

corso dei tre anni della scuola media non mi è mai piaciuta, per fare i compiti che ci

assegnavano dovevo sempre chiedere aiuto. Per me era difficilissimo capirla ed ora, in

prima superiore, me la sono già dimenticata: è proprio una fortuna per me non doverla

più studiare: a quanto pare con le lingue non ci so proprio fare!(2)

Scrivere non mi è mai piaciuto molto, forse perché non avevo molta fantasia, ma

comunque il fatto di scrivere in maniera ordinata e precisa in qualche modo mi

invogliava ad andare avanti, sono sempre stato un “maniaco dell’ordine” e questo

vizio l’ho preso da mia madre, sempre ordinata e precisa in tutto ciò che fa.

Mia madre ha origini polacche, ma mio padre ha origini venete e quando parla con

amici o parenti lo sento parlare in dialetto, quando lo parlava con i miei nonni io ero lì

sempre a protestare perché non capivo niente e li invogliavo a parlare un Italiano

corretto. Come dice anche mia madre io penso che il dialetto non sia una lingua vera e

propria anche se riconosciuta come tale e chi la parla penso che sia una persona priva

di cultura. Però ormai ho cominciato a parlarla un po’ anche io, così tanto per fare, ma

quando la parlo mi sento un idiota.(3)

Ora come ora penso di dover ancora imparare bene la grammatica italiana, perché

ultimamente mi sono accorto che oltre ad essere già difficile di suo contiene alcune

parti che non servono proprio a niente. Ad esempio non potrò mai dire ad una persona

“che io fossi” oppure “sarò stato”, a mio parere sono inutili.

Nella lingua polacca per esempio ci sono 3 verbi: passato, presente e futuro; semplici

e sono il minimo indispensabile, quella italiana in confronto è un vero macello!

Comunque nel tempo spero di impararli perché so che sono fondamentali nella vita,

per mia sfortuna.(4)

[TITOLO DELL'INTESTAZIONE LATERALE]

[Le intestazioni

laterali sono ideali

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Commento

1: contesto di

apprendimento della

prima e della seconda

lingua

2: L’insuccesso

nell’apprendimento

conduce ad una

svalutazione delle

proprie capacità

3: il dialetto è

svalorizzato perché

svalorizza chi lo parla,

ma si nota

un’apertura (pur se

ancora incerta)

4: nel confronto tra le

due lingue l’italiano è

in svantaggio perché

più complicato, ma vi

è la volontà di

superare gli ostacoli

presenti.

7

L’autobiografia linguistica di Giada D.

La mia prima parola non la ricordiamo né io né i miei genitori: quando gliel’ho

chiesto mi hanno detto testuali parole “non ne abbiamo idea, forse hai detto le

solite parole che dicono i bambini, ‘tata’ o ‘mamma’”.

Attualmente non mi piace molto parlare, tranne che con le mie amiche, perché

non riesco ad esprimermi, preferisco scrivere perché nessuno sa che sei stato tu

a scrivere.

Questo, però, non è sempre stato così, infatti da piccola odiavo scrivere, perché

ci impiegavo troppo tempo, mentre amavo parlare perché potevo dire ciò che

volevo senza perdere tempo.(1)

La lingua che ho cominciato a parlare per prima è il dialetto jesolano, perché

tutti mi parlavano in dialetto, tranne mia mamma. Alle elementari ho avuto

qualche problema per questo, perché alcune parole cambiano oppure sono

uguali ma con significati diversi, di conseguenza l’italiano, per me, è stata una

seconda lingua. (2)

La terza lingua che ho imparato è stato l’inglese. L’ho studiato per la prima

volta all’asilo, credo, ma non mi è mai piaciuto molto.

Neanche la mia lingua madre, l’italiano, mi piace molto perché, secondo me, ha

una pronuncia troppo ‘dura’, perché, come ho detto prima, essendomi abituata

sin da piccola a parlare il dialetto, la pronuncia è molto diversa e più ‘sciolta’

visto che, diversamente dalla prima lingua, non ha regole grammaticali fisse.(3)

Una lingua, invece, che mi piacerebbe davvero tantissimo imparare e studiare,

magari anche a scuola, è lo spagnolo. Mi piace per la pronuncia e anche per lo

stile della scrittura di alcune lettere. Lo spagnolo mi è sempre piaciuto, ma da

quando sono andata a Barcellona e ho letto qualche testo di questa magnifica

lingua riuscendo a tradurre qualche frase, il mio interesse è aumentato. (4)

Commento

1.consapevolezza

delle diversità

sottese alle

competenze

comunicative

verbale e scritta.

2: l’interferenza del

dialetto rende più

difficoltoso

l’apprendimento

dell’italiano

3: Valutazione

personale delle lingue

secondo criteri ben

esplicitati.

4: interessi linguistici

orientati verso il

futuro.

8

L’autobiografia linguistica di Giada M.

La mia prima parola è stata “papà”. Non parlavo molto, però riuscivo a farmi capire

abbastanza bene dai miei genitori.

Mia mamma e mia nonna mi raccontavano sempre delle storie e io mi divertivo ad

ascoltarle.

I miei nonni paterni parlavano sempre in dialetto, e siccome trascorrevo la maggior parte

del tempo con loro, sono riuscita ad imparare abbastanza bene questa seconda lingua.

Per quanto riguarda la lingua scritta, ho incontrato parecchie difficoltà nell’uso dello script

perché confondevo alcune lettere, ad

esempio la q con la p e la b con la d.

L’impatto con la terza lingua (cioè

l’inglese) non è stato affatto un

ostacolo, anzi, riuscivo a imparare i

vocaboli e a formulare frasi senza

dover studiare.

Quando avevo 8 anni, ho trascorso

un periodo piuttosto lungo in

Germania e grazie a ciò ho imparato

a parlare in tedesco.

Tra tutte le lingue che conosco,

l’italiano è quella che utilizzo di più,

sia in forma orale che scritta. Nei

temi scolastici me la cavo

abbastanza bene.

Grazie ai tre anni di scuola media, ho imparato a scrivere in tedesco (prima lo sapevo solo

parlare), lingua che uso in poche occasioni.

L’inglese lo pratico solamente a scuola e riesco ad apprenderlo senza il bisogno di lunghi

tempi di studio.

Il dialetto lo utilizzo meno rispetto a quando ero più piccola, ma nonostante ciò è la

seconda lingua che utilizzo maggiormente.

Quando penso e ragiono non utilizzo una sola lingua, ma faccio un “mix” tra italiano,

dialetto e tedesco.

Le lingue straniere mi hanno sempre appassionata: mi piacerebbe impararne il più

possibile, specialmente il russo e il portoghese.

9

L’autobiografia linguistica di Ines K.

La mia prima lingua è l’italiano, la seconda è stata l'albanese, l'ho imparata perché,

già a 6/8 mesi, quando sono andata in Albania, sentivo tutti parlare in quella lingua,

quindi ascoltando mi sono abituata. Un altro mezzo di apprendimento per me sono

stati i miei genitori che mi parlano in albanese; ma l'ho imparato da sola, senza che

qualcuno mi spiegasse come si diceva quella parola o che cosa significasse.(1)

La terza lingua per me è stata l'inglese. Me l'hanno insegnata già dall'asilo,

ascoltando la maestra che ci faceva vedere immagini o sentire audio. Alle elementari

ho imparato più parole ed a scrivere, grazie agli esercizi.(2)

Non credo di avere molte difficoltà a parlare o a scrivere l'italiano oggi; dovrei solo

migliorare la grammatica, sia quella scritta che orale.

Vorrei imparare un po' meglio l'inglese, so parlarlo e scrivere abbastanza bene ma

devo migliorare il modo in cui uso le forme del verbi. (3)

Sto imparando a scrivere l'albanese da sola, messaggiando con mia cugina che vive

lì, e molte volte chiedo ai miei genitori come si scrivono certe parole, poi le

memorizzo e le imparo; un altro modo per imparare a scrivere per me è, per

esempio, leggere i televideo o le didascalie dei telegiornali, che i miei genitori

guardano, imparando come determinati suoni si scrivono, ad esempio: xh in albanese

si legge g/j. (4)

Commento

1.Consapevolezza

dell’apprendimento

spontaneo della

seconda lingua

tramite l’ascolto

2.L’apprendimento

della terza lingua è

favorito, oltre che

dall’ascolto e dal

linguaggio

figurativo,

dall’esercitazione

mirata

3.Consapevolezza

delle difficoltà

grammaticali che

rendono meno

buono l’utilizzo

delle lingue

apprese

4.L’interesse per la

l lingua albanese

stimola la ricerca di

strategie per

migliorare ll propria

competenza

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L’ autobiografia linguistica di Kleidiana R.

Sono nata in Brasile la mia prima parola è stata “mucca” perché tutti i giorni vedevo mio zio che passava davanti casa mia con le mucche urlando “su, mucche!”. (1)

La mia prima passione è stata per gli animali in particolare i cavalli, già a 5 anni cavalcavo da sola. Al mio settimo compleanno mia nonna mi regalò il mio primo cavallo: mi ricordo che passavo interi pomeriggi con lui, non cavalcando ma spazzolando la lunghissima criniera che aveva. Mio papà, vedendo che mi piaceva stare in mezzo agli animali, mi portò con lui a vendere delle mucche; dovevo guidarle con il cavallo, mi piaceva e tutti rimanevano a bocca aperta al vedermi così piccola in mezzo a quelli animali. La cosa che mi piaceva di più di questi “viaggi” era il ritorno perché mio papà mi raccontava storie di quando era piccolo.

Da piccola ero anche molto “appiccicata” a mia madre e sempre, quando dovevo andare a scuola, iniziavo a piangere perché avevo paura di perderla mentre ero a scuola; per calmarmi allora la maestra mi faceva disegnare. (2)

La mia seconda passione è stata proprio l'arte, e ricordo bene il giorno in cui scoprii che me la cavavo bene. Avevo appena finito di fare i compiti, così presi un foglio e iniziai a disegnare un uccellino che cantava su un ramo; era verde con la testa leggermente arancione, e sotto la pancia aveva una macchia blu, lo disegnai quasi identico e mia mamma appena lo vide rimase a bocca aperta,tanto che ha ancora questo disegno.

A scuola ero brava, mia mamma mi disse che già prima di andare in prima elementare sapevo scrivere il mio nome e quello della nostra famiglia, apprendevo molto velocemente e i miei voti erano abbastanza alti. Amavo anche scrivere e nei compiti scritti di portoghese prendevo sempre voti alti. (3)

Poi all'età di dieci anni mi trasferii in Italia e qua la mia vita cambiò completamente, perché non mi piaceva l'idea di non stare più in mezzo agli animali e di dover imparare un'altra lingua.

Mi ricordo che nel mio primo giorno di scuola mi misi a piangere appena vidi la classe, ma mia zia mi disse che era tutto a posto e mi disse che a tutto quello che mi dicessero dovevo dire “grazie”, infatti fu la prima parola che imparai in italiano. Per insegnarmi l'italiano la maestra mi faceva vedere delle immagini e mi diceva cos'era o mi faceva leggere,

COMMENTI

1.Il contesto di

apprendimento si lega

al mondo degli

animali

2. Il linguaggio

figurativo è un mezzo

per superare le

difficoltà emotive

3.La scrittura è un

piacere e risulta

facile, come

disegnare.

Commento

1.Il contesto

ambientale determina

l’apprendimento delle

prime parole legate al

mondo animale.

2.Le difficoltà di

ambientamento

scolastico vengono

superate attraverso il

linguaggio figurativo

3. La passione per la

scrittura è precoce

11

oppure mi faceva domande del tipo “cosa ti piace fare?”, “cosa ti piace mangiare?”, e mi aiutava a rispondere. All'inizio trovavo buffo quello che mi diceva, dopo ci ho fatto l'abitudine.

Da sempre ho avuto difficoltà ad avere amici, perché sono timida, e arrivata in Italia iniziarono le prese in giro e io non capivo naturalmente; era un periodo difficile per me, così scoprii che mi piaceva scrivere, e, a scuola avevamo introdotto l'argomento del diario, a me è piaciuto molto quell'argomento, e per sfogarmi scrivevo le mie giornate in quel diario.

Siccome si poteva dare un nome al diario il mio l'ho chiamato “Sebastian”, come il mio cavallo, perché quando mi accadeva qualcosa lo dicevo a lui e anche se non mi capiva questo mi faceva sentire meglio. Scrivevo a Sebastian tutti i giorni e così è nata questa passione. (4)

Alle medie c'era un concorso di scrittura e i miei testi venivano sempre scelti, non ho mai vinto perché facevo troppi errori di grammatica ma era una piccola soddisfazione essere stata scelta.

A livello di comunicazione preferisco scrivere perché riesco a dire meglio quello che penso, senza tante difficoltà.(5)

Kleidiana

Commento

4. Le difficoltà

relazionali vengono

superate attraverso la

scrittura che è un

mezzo, anche, per

recuperare il mondo

dell’infanzia (il nome

del diario è quello del

cavallo Sebastian)

5. Consapevolezza

della predilezione

accordata al

linguaggio scritto,

fonte di soddisfazioni

esterne ed interne

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L’autobiografia linguistica di Angela P.

La mia prima parola è stata mamma, e per dirlo mi sono affidata ai miei

perché io, sinceramente, non me lo ricordo. Da piccola storpiavo molte

parole ma la più classica di tutte è la parola coltello: io e tutte le mie

amiche dell’infanzia discutevamo di come si dovesse pronunciare

regolarmente questa parola e noi, convinte, dicevamo cortello.(1) Solo

dopo qualche annetto scoprii come si dovesse pronunciare

correttamente e ne rimasi shoccata! Ma me ne feci una ragione. Mia

mamma mi leggeva molte storie Disney, quando ero piccola, per

esempio Biancaneve e i sette nani, la Bella e la Bestia o Cenerentola. Io

le ascoltavo e cercavo di capire

qualche parola.

All’asilo le mie maestre

lavoravano bene riguardo

all’argomento dell’alfabeto.

Ci facevano scrivere più volte la

stessa lettera in maiuscolo e

poi ci facevano disegnare un

oggetto o un frutto che iniziasse per

quella lettera, per esempio con

la A con il disegno di

un’arancia.Alle elementari, io

e la mia classe, soprattutto in

prima, abbiamo avuto difficoltà ad imparare bene a scrivere, perché

avevamo cambiato cinque maestre di italiano nell’arco di un anno.(2) A

me scrivere non mi è mai dispiaciuto, mi piaceva imparare nuove parole

e come si scrivevano. Penso che Italiano fosse la materia che preferivo.

Io adoravo il corsivo, lo consideravo una scrittura “da grandi”.

Mia sorella la usava già, lei era in quinta elementare quando io ero in

seconda e mi piaceva tantissimo, la trovavo molto elegante e arrivata in

terza l’ho imparata molto volentieri.(3) Mia mamma è spagnola, quindi

so lo spagnolo, ovviamente non come un residente spagnolo, ma me la

cavo abbastanza bene. Il mio primo viaggio in aereo per andare in

Spagna dai miei zii e dai miei nonni fu quando avevo circa un anno.

Ovviamente non me lo ricordo, ma poi ne seguirono di altri e quindi ho

avuto l’opportunità di sapermi gestire bene con lo spagnolo e dopo un

po’ che si sta in Spagna (o in un qualsiasi altro posto), almeno io, inizio

a pensare “anche” in spagnolo.(4)

Devo ammettere che però so meglio parlarlo che scriverlo, perché non

studiandolo a scuola non ho mai l’occasione di usarlo ed è abbastanza

complicato per me, anche se una volta alle elementari in un tema di

italiano dovevamo scrivere le nostre vacanze estive ed io invece di

Spagna ho scritto España (come si scrive realmente in spagnolo).

Commento

1.Il ricordo di una

discussione sulla

pronuncia corretta

di una parola rivela

l’interesse per la

lingua

2.Le difficoltà’ di

apprendimento della

scrittura sono legate

all’avvicendamento

degli insegnanti.

3.l’apprezzamento

per una forma di

grafia unito alla

curiosità di

apprendere motiva

no l’interesse verso

la scrittura

4. Consapevolezza

che conoscere una

lingua significa

“pensare” in quella

lingua.

13

Un’altra lingua che mi piace molto è l’inglese. Solo ultimamente me ne

sto appassionando e mi sto accorgendo dell’utilità fondamentale di

questa lingua nella vita. Già all’asilo si imparava a dire qualche parola in

inglese e trattavamo le festività dell’anno. In prima elementare

facevamo lo spelling e la canzoncina dell’alfabeto (la adoravo), e poi via

via cose più complesse con l’andare avanti degli anni. Vorrei imparare

molto bene l’inglese.

Vorrei tornare al Londra il prima possibile e per più tempo così mi alleno

un po’ con il lessico e la pronuncia. Ci ero stata due anni fa, ma non mi

appassionava tanto, ora però, è uno dei miei obbiettivi. Vorrei anche

andarci perché in periferia di Londra c’è il Making of Harry Potter, cioè

tutte le costruzioni, gli abiti, gli oggetti e i posti di scena dei film di Harry

Potter, visto che ne sono una appassionata. (5)

Poi ci sarebbe la guida a parlare in inglese, ed è forse un po’ per questo

che mi piace l’inglese, per poter capire ciò che mi stanno spiegando e

sto prendendo in considerazione di guardarmi i film anche in inglese.

Per quanto riguarda i libri di Harry Potter li ho letti in italiano, ma ho

cominciato a leggere il primo in spagnolo assieme a mia mamma.

Adesso con internet e con i vari social network mi piace usare le

emoticon e penso che queste siano molto utili per esempio quando non

voglio scrivere ne metto una che descrive esattamente il mio umore in

quel momento. E’ grazie ad internet che ho scoperto il mondo delle

serie TV e, per imparare qualche parola in più di inglese (visto che le

serie TV che guardo sono praticamente tutte americane o inglesi), le

guardo in lingua originale con i sottotitoli in italiano.

Io lo trovo molto utile e devo dire che ho imparato parole che prima non

sapevo. Ho parlato molto delle lingue straniere, ma sono molto fiera di

essere nata in Italia e di sapere l’italiano fin dalla nascita perché solo

ora mi sto accorgendo che questa è una lingua molto difficile e

complessa con tante parole uguali con diverso significato e tante

eccezioni grammaticali.(6)

5.Interessi per

sviluppare il proprio

bagaglio linguistico attraverso

l’adozione di

strategie varie e

motivanti.

6. Valutazione sulla

lingua materna.

14

L’autobiografia linguistica di Sara M.

Sono nata a San Donà di Piave il primo Febbraio 2001 alle ore 1:30

di notte. Ho sempre avuto un’infanzia felice e privilegiata con l’amore

dei nonni, dei miei genitori e di una sorella più grande.

La mia prima parola fu “pappa” perché fin da piccola mi piaceva

mangiare ed avevo sempre fame. (1)

Quando iniziai a parlare un po’ di più, parlavo solo dividendo le

parole in sillabe. Quando iniziai l’asilo sapevo già parlare bene ma al

posto di “maniglia” dicevo “vaniglia” e al posto di “discoteca” dicevo

“biscoteca”. All’asilo imparai a scrivere il mio nome e cognome e altre

parole “piccole”, imparai qualche parola in inglese ed imparai anche

a leggere e mi piaceva anche tanto.(2)

Alle elementari leggere divenne il mio passatempo, per la

comunione mi feci regalare un libro invece che qualcosa di costoso.

In quei cinque anni di scuola vinsi più di un premio come migliore

lettrice della classe, mi piaceva tantissimo leggere perché non ero

molto socievole perciò mi chiudevo dentro il mondo dei libri. (3)

Alle elementari conobbi anche l’inglese un po’ meglio ed era la mia

materia preferita insieme ad arte; quella passione per la lingua

inglese si fece più grande alle medie quando mi iscrissi al Trinity (un

corso dove approfondivi la lingua e poi facevi un esame scritto ed

orale). Con quella nuova passione persi l’interesse per la lettura. La

lingua inglese la imparai molto bene alle medie, anche perché, oltre

al Trinity che mi diede la possibilità di parlare faccia a faccia con un

inglese al test orale, andai a Londra: poter sentire parlare

quotidianamente la lingua me la fece amare ancora di più, perché mi

sembra dolce e scorrevole molto più dell’italiano. (4)

Alle medie mi piaceva molto anche scrivere, infatti nei temi prendevo

sempre otto, e c’è stato un periodo che volevo anche scrivere un

piccolo libro dove parlavo di me, però non sapevo bene i verbi e

quindi ci rinunciai. (5)

Ora che sono alla superiori per quanto riguarda l’italiano non vado

molto bene, perché non sono molto brava a coniugare i verbi

nonostante io abbia quindici anni. Anche in inglese non vado molto

bene a scuola a differenza che alle medie e alle elementari, non

perché non mi piaccia più, anzi, lo adoro tuttora ma non mi piacciono

molto gli argomenti che stiamo svolgendo ed il modo di spiegare

della prof. (6)

Ma al di fuori della scuola coltiverò per sempre la passione per

l’inglese.

Commento

1.Si apprende sulla base di

interessi /motivazioni ben

precise

2.Descrizione delle varia

tappe nella conquista della

lingua madre

3. Consapevolezza del

valore della lettura (fa

vincere premi e rassicura

da un esterno sentito

come complicazione)

4.L’apprendimento

entusiastico della seconda

lingua legato anche al

superamento delle

difficoltà di

relazione/comunicazione

5. La passione per la

scrittura viene meno di

fronte alla necessità di

dover fronteggiare una

lacuna (uso corretto dei

verbi)

6. Le passioni vengono

“offuscate” dall’impegno

richiesto nello studio, ma

non si perdono.

15

L’autobiografia linguistica di Xheni P.

Mi chiamo Xheni, ho 18 anni, sono nata ad Atene, in Grecia e sono arrivata in Italia all'età di un anno e mezzo.

Ho iniziato a frequentare l'asilo a tre anni, ero una peste e facevo sempre dannare le maestre e i miei compagni. All'asilo ballavamo sempre al ritmo di una canzone che mi piace ancora adesso, “La bella lavanderina”.

Mi ricordo che avevo un compagno che mi stava antipatico e un giorno gli ho “pastrocciato” tutto il quadernetto che usavamo per disegnare; ma l'ho fatto anche perché me lo avevano detto dei miei amici, perché, a dir la verità, non sono così cattiva, anzi, penso di essere una delle persone più buone, una che non farebbe mai del male a nessuno! Poi ero piccola e delle cose ancora non le capivo, ma, purtroppo, sono anche oggi una ragazza che si fa condizionare molto dagli altri...

Non ricordo a che età ho cominciato a parlare, ma parlavo sia albanese che italiano, perché i miei genitori mi parlavano in albanese e i miei due fratelli che ormai erano alle elementari e alle medie, mi parlavano in italiano, e anche le maestre all'asilo. (1)

La prima parola che avevo detto era “Ela-cacca”, me lo ricorderò sempre perché me lo dicono tutti i miei parenti. “Ela” era il nome di mia cugina che stava sempre con me e “cacca” perché me lo diceva sempre uno dei miei due fratelli.(2)

Quando ho cominciato la scuola elementare, questa mi piaceva molto ed ero felice di andarci, ma avendo dei maestri severi ha iniziato a non piacermi più così tanto e facevo fatica a capire, soprattutto matematica e storia, che non mi sono mai piaciute.

Ho iniziato subito a scrivere in italiano, e poi in albanese; mi piace molto scrivere, ma purtroppo non ho mai tempo. Non ho mai avuto difficoltà con la grammatica italiana, un po' con quella albanese, non avendo frequentato nessuna scuola in Albania; e poi qui c'erano anche i miei due fratelli più grandi che mi aiutavano a scrivere e a parlare l'Italiano. Ora sono la più brava della famiglia a saper scrivere sia in italiano che in albanese.(3)

Mi piace parlare in tutte e due le lingue, sia albanese che italiano, mi piace ascoltare di più canzoni straniere, soprattutto americane o inglesi, infatti sono abbastanza brava a scuola nella lingua inglese e mi piace molto; preferisco leggere in italiano che nelle altre lingue, perché capisco molto meglio e non faccio nessuna fatica.(4)

Commento

1.Il contesto di

apprendimento

favorisce il

bilinguismo

2.Prime parole

legate a vissuti di

esperienze

condivise con figure

familiari

3. Superamento

autonomo delle

difficoltà di

scrittura in albanese

4. Considerazioni

complessive sulle

lingue di

padronanza

16

L’ autobiografia linguistica di Asia S.

La mia prima parola che dissi fu “pappa” a 5-6 mesi; ho imparato a

parlare grazie alla mamma, perché era lei che mi stava dietro. Ho

iniziato a parlare presto, così quando sono andata all’asilo sapevo

parlare abbastanza bene. E parlavo bene perché mi piaceva ascoltare

gli altri quando parlavano, mi piaceva anche cantare, cantavo le sigle

dei cartoni animati specialmente le “winx” che erano il mio cartone

preferito. (1)

Quando sono andata alle elementari ho fatto molta fatica a imparare a

scrivere e a leggere perché non mi piaceva, poi confondevo spesso la

“P” con la “B” e mi dimenticavo le doppie. Le prime parole che ho scritto

sono state il mio nome e il mio cognome.

L’inglese l’ho incominciato a studiare dalla prima elementare, dove la

maestra per aiutarci con la pronuncia ci faceva ascoltare canzoncine o

guardare cartoni in lingua originale. Poi a casa mi aiutava mio papà

perché visto che lui ha lavorato a Londra sa bene la pronuncia.(2)

Alle medie ho studiato il tedesco, e lo trovavo più semplice, infatti mi

piaceva molto. Anche qui per imparare bene la pronuncia la

professoressa ci faceva ascoltare brani o dialoghi. In prima media

avevamo imparato anche una filastrocca sui numeri.(3)

Oltre l’inglese e il tedesco vorrei imparare il francese e lo spagnolo.

Infatti il mio sogno sarebbe quello di andare in Francia a imparare il

francese.

Sinceramente tra scrivere e leggere preferisco scrivere. Se scrivi,

secondo me, ti puoi esprimere dicendo le tue idee senza essere

giudicato dagli altri, invece se le dici a voce puoi essere giudicato,

perché magari gli altri non condividono i tuoi pensieri. Oggi la mia

difficoltà con l’italiano è la grammatica.(4)

Commento

1.Il piacere

dell’ascolto come

fonte di

apprendimento

2.Il contesto di

apprendimento della

seconda lingua,

sempre basato

sull’ascolto

3.Ancora l’ascolto

favorisce

l’apprendimento della

terza lingua

4.Consapevolezza

della distinzione tra

parlato e scritto e

anche delle difficoltà

presenti.

17

L’ autobiografia linguistica di Giada S.

La mia è stata un'infanzia felice, senza problemi in famiglia. Da piccola

ero una bambina timida con le persone che non conoscevo, ma con i

miei amici e i miei famigliari mi aprivo molto ed ero una bambina solare.

Non ho vissuto cambiamenti di luogo drastici, sono sempre rimasta qui

a San Donà ed a 6 anni trasferita in una casa molto vicina a quella dove

abitavo prima. In famiglia mi hanno sempre parlato molto e così sin da

piccola a 8 mesi ho iniziato a dire le prime parole, con i miei genitori al

mio fianco.(1)

Riguardo le lingue mi è sempre piaciuto molto il suono e la parlata

dell'inglese: alla scuola elementare la maestra ci faceva dialogare e

scrivere e non ho avuto difficoltà ad imparare le varie pronunce e le

nuove parole; le prime che ho appreso fin da subito sono state quelle

principali, ad esempio i saluti e i numeri. Anche se io non sono inglese,

questa lingua mi affascina ancora adesso, ed è quasi diventata una mia

seconda lingua; a questo ha contribuito anche il fatto che da piccola

guardavo cartoni in inglese e giocavo con dei giochi che oltre l'italiano

avevano anche come lingua l'inglese.(2)

Da sempre dialogare e parlare non è mai stato un problema, alle scuole

elementari chiedevo sempre alla maestra di farmi leggere dei testi, ma

se c'era qualcosa che non mi piaceva e ancora non mi piace è esporre

davanti ad un pubblico: mi imbarazzava parlare davanti a delle persone,

in silenzio, che ti ascoltavano.

Quando ero piccola ero una chiacchierona e parlavo molto ed ero

attenta ad usare un linguaggio corretto senza storpiare le parole, questa

era una cosa che mi dava fastidio.(3)

Oggi per poter trovare un buon lavoro è necessario conoscere almeno

una lingua straniera, per mantenere esercitata la mia conoscenza d’

inglese scrivo, ascolto canzoni o leggo testi. Mi ritengo portata per

questo campo perché ogni volta che imparo una nuova parola la riesco

a memorizzare bene. Oltre all' inglese mi piacerebbe molto imparare il

russo, di questa lingua mi piace la pronuncia e il fatto che ci sia un

alfabeto diverso da quello italiano. (4)

Commento

1.Consapevolezza che

si impara a parlare

ascoltando chi ci parla

2.La predilezione

accordata all’inglese

si fonda sulla

dimestichezza coi

suoni e la pratica

dell’uso attraverso

giochi e video

3.La sensibilità

linguistica spinge alla

correttezza espressiva

4.Consapevolezza

delle proprie capacità

attitudinali e delle

strategie opportune al

mantenimento di

quanto acquisito.

18

6 Maggio 2016

L’ autobiografia linguistica di Daria S.

Ho cominciato a dire qualche parola a nove mesi, ed a un anno già sapevo parlare molto bene. C'erano due parole che non riuscivo a pronunciare, in particolare la lettera ''r'': invece di ''crema'' dicevo ''cpema'' e invece di ''castravete'' (''cetriolo'') dicevo ''papadete''. Ho cominciato a leggere già prima di cominciare le elementari, perché mia mamma mi seguiva molto e mi ha insegnato l'alfabeto con le letterine magnetiche sul frigorifero.(1) Perciò all' asilo avevano chiesto a mia mamma di farmi passare un anno avanti, ma lei non ha voluto, perché secondo lei ero ancora troppo piccola.

Poi ho cominciato le elementari in Italia, sono arrivata a Novembre, perciò i miei compagni già si conoscevano abbastanza; io, invece, non sapevo nemmeno una parola di italiano, quindi non li capivo, ma erano tutti curiosi, ancora me li ricordo: si erano riuniti tutti intorno al mio banco e mi parlavano... Forse avranno fatto un sacco di domande, allora un po' mi infastidivano, ma adesso che ci penso mi diverte! Dopo due mesi, però, in casa già correggevo mia mamma e mia zia che abitavano o comunque parlavano italiano da parecchi anni. Perciò alla fine mi sono trovata molto bene anche a scuola e spesso superavo gli altri.(2)

Ho cominciato a studiare un po' di inglese già all' asilo e non ho avuto difficoltà; poi, però, alle medie ho fatto anche tedesco che non mi è piaciuto molto, ma secondo me per imparare bene una lingua si può fare solo sul posto.

Non ho mai avuto problemi a scrivere, la grammatica mi piace e penso di saperla bene, perché spesso vedo persone italiane che non usano bene modi e tempi verbali, articoli, accenti o apostrofi.(3)

Comunque, mi piace imparare nuove parole. Ormai la lingua che so meglio è l'italiano, cioè il rumeno lo so e lo parlo bene, ma non so scriverlo grammaticalmente perfetto perché ha molte regole, perciò preferisco parlare e scrivere italiano.

Quando scrivo messaggi non uso mai abbreviazioni, però ho il correttore, quindi magari delle parole più lunghe scrivo solo l'inizio, poi lo completa da solo. Però uso spesso ''ahah'' per ridere o ''ceh'' oppure ''bah'' e ''boh'' o ''mah'' nel resto preferisco scrivere semplicemente italiano.

Ascolto canzoni in italiano, rumeno e soprattutto inglese, molto raramente mi capita di sentirne qualcuna in francese che è una lingua che mi piace molto e le canzoni le trovo melodiose e rilassanti.(4)

Commento

1.Consapevolezza

dell’importanza della

figura famigliare

come guida per un

buon apprendere

2.Le difficoltà di

integrazione vengono

superate grazie alla

grande facilità di

apprendimento della

lingua italiana

3.La competenza

grammaticale è

particolarmente

importante per

l’abilità della scrittura

4.La musicalità di una

lingua è un fattore

determinante per

suscitare interessi

nuovi

19

L'autobiografia linguistica di Erika M.

La mia prima parola è stata “papà”, avevo dieci mesi. Ogni giorno dicevo o imparavo parole

nuove. Alla scuola materna parlavo correttamente e quindi riuscivo a farmi capire facilmente.

Quando la maestra diceva una cosa io dovevo aggiungere cose in più o, addirittura,

correggerla. In prima elementare non ho avuto difficoltà ad imparare a leggere e a scrivere,

però quando dovevo fare i compiti dovevo sempre avere una persona al mio fianco perché

altrimenti scrivevo male o non facevo niente. Non mi piaceva leggere perché, essendo una

bambina vivace, non riuscivo a stare ferma per molto tempo. Poi, però, sono riuscita a

migliorarmi e in quinta sono cambiata: iniziavo ad

arrangiarmi.

La mia seconda lingua è l’inglese. Ho iniziato ad

impararla in prima elementare. Allora era

facile e mi piaceva, perché avevo un maestro che ce

lo insegnava con disegni, giochi, figure e musica.

Dalla seconda ho cominciato a fare più

fatica, perché avevo cambiato insegnante e

quindi era cambiato il metodo. Questo nuovo

insegnante ci faceva scrivere di più e ascoltare

meno. Alle elementari andavo meglio nell’orale,

mi piaceva parlarlo anziché scriverlo, perché

sono due cose diverse. Alle medie mi piaceva

anche se faticavo a raggiungere gli obbiettivi

previsti, però, la professoressa contava

anche l’impegno che ci mettevo.

Pensando al rapporto con le lingue, dal momento in

cui ho iniziato a parlare non ho mai avuto problemi perché fin dall’inizio scandivo bene le

parole. A me è sempre piaciuto di più parlare rispetto a scrivere, perché parlando riesco a

tirar fuori il meglio di me, mentre nello scritto “vado in panico” cioè appena vedo la consegna

mi vengono molti dubbi e a volte non riesco a scrivere ciò che si chiede. Infatti a scuola

preferisco fare interrogazioni piuttosto che verifiche scritte perché posso fare dei

collegamenti che nello scritto non riesco a farli perché scriverei troppo e rischierei di andare

fuori testo. Anche quando ero alla scuola elementare non mi piaceva molto scrivere forse

perché ero chiacchierona. Mi piace parlare di più la lingua italiana, anche se mi piacerebbe

riuscire a parlare l’inglese come l’italiano.

Per me sarebbe una bella cosa riuscire a parlare la lingua inglese benissimo perché si collega

con il lavoro che vorrei riuscire a fare, cioè disegnare abiti e promuovere il prototipo anche

all’estero. Per riuscire a parlarlo bene posso usufruire di questi altri quattro anni e potrò

sempre approfondire andando all’università o frequentando dei corsi privati. Spero di riuscire

a realizzare questo mio desiderio anche se sarà un percorso impegnativo e difficile ma se

succederà sarò talmente felice che faticherò a crederci.

20

Letture suggerite:

Aldecoa J., Storia di una maestra, Sellerio

Alvarez J., Il tempo delle farfalle, Giunti

Asor Rosa A., L’alba di un mondo nuovo, Einaudi

Canetti E., La lingua salvata, Adelphi

De Mauro T., Parole di giorni lontani, Il Mulino

De Mauro T., Parole di giorni un po’ meno lontani, Il Mulino

Djerkovic T.M., Inclini all’amore, Playground

Di Lascia M., Passaggio in ombra, Feltrinelli

Fenoglio M., Casa Fenoglio, Sellerio

Fenoglio M., Vivere altrove, Sellerio

Ferrarotti F., Le briciole di Epulone, Guerini Studio

Ferrero E., I migliori anni della nostra vita, Feltrinelli

Fusini N., Hannah e le altre, Einaudi

Giacobbe M., Diario di una maestrina, Il Maestrale

Ginzburg N., Lessico famigliare, Einaudi

Magnani F, Una famiglia italiana, Feltrinelli

Mc Court F., Ehi, prof!, Adelphi

Montroni R., Libraio per caso, Marsilio

Moscati A., Una casa, Nottetempo

Petrignani S., La scrittrice abita qui, Neri Pozza

Prinz A., Io, Hannah Arendt, Donzelli

Romano L., Una giovinezza inventata, Einaudi

Sarraute N., Infanzia, Feltrinelli

Savigneau J., Marguerite Yourcenar, Einaudi

Sereni C., Casalinghitudine, Einaudi