Angelo Poliziano Orfeo 1494

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  • 7/28/2019 Angelo Poliziano Orfeo 1494

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    Letteratura italiana Einaudi

    Orfeo

    diAngelo Poliziano

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    Letteratura italiana Einaudi

    Edizione di riferimento:Fabula di Orfeo, inStanze, Orfeo,Rime, a cura diDavide Puccini, Garzanti, Milano 1992

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    1Letteratura italiana Einaudi

    angelo poliziano

    a messer carlo canale suo salute

    Solevano i Lacedemonii, umanissimo messer Carlomio, quando alcuno loro figliuolo nasceva o di qualchemembro impedito o delle forze debile, quello esponeresubitamente, n permettere che in vita fussi riservato,giudicando tale stirpa indegna di Lacedemonia. Cos de-sideravo ancora io che la fabula di Orfeo, la quale a re-

    quisizione del nostro reverendissimo Cardinale Mantua-no, in tempo di dua giorni, intra continui tumulti, instilo vulgare perch dagli spettatori meglio fusse intesaavevo composta, fussi di subito, non altrimenti che essoOrfeo, lacerata: cognoscendo questa mia figliuola esseredi qualit da far pi tosto al suo padre vergogna cheonore, e pi tosto atta a dargli maninconia che allegrez-

    za. Ma vedendo che e voi e alcuni altri troppo di meamanti, contro alla mia volont in vita la ritenete, con-viene ancora a me avere pi rispetto allo amor paterno ealla volunt vostra che al mio ragionevole instituto. Ave-te per una giusta escusazione della volunt vostra, per-ch essendo cos nata sotto lo auspizio di s clemente Si-gnore, merita essere esenta da la comun legge. Viva

    adunque, poi che a voi cos piace; ma bene vi protestoche tale piet una espressa crudelit, e di questo mioiudizio desidero ne sia questa epistola testimonio. E voiche sapete la necessit della mia obedienza e langustiadel tempo, vi priego che con la vostra autorit resistiatea qualunche volessi la imperfezione di tale figliuola alpadre attribuire. vale.

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    mercurio annunziatore della festa:

    Silenzio. Udite. E fu gi un pastorefigliuol dApollo, chiamato Aristeo.Costui am con s sfrenato ardoreEuridice, che moglie fu di Orfeo,che sequendola un giorno per amore 5fu cagion del suo caso acerbo e reo:perch, fuggendo lei vicina allacque,

    una biscia la punse; e morta giacque.

    Orfeo cantando allInferno la tolse,ma non pot servar la legge data, 10ch l poverel tra via drieto si volses che di nuovo ella gli fu rubata:per ma pi amar donna non volse,

    e dalle donne gli fu morte data.

    Sguita un pastore schiavone:

    State tenta, bragata! Bono argurio, 15ch di cievol in terra vien Marcurio.

    mopsopastor vecchio:

    Hai tu veduto un mio vitelin bianco,chha una macchia nera in sulla frontee duo pi rossi et un ginocchio e l fianco?

    aristeopastor giovane:

    Caro mio Mopso, a pi di questo fonte 20non son venuti questa mane armenti,ma senti ben mugghiar l drieto al monte.

    Va, Tirsi, e guarda un poco se tu l senti.

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    Tu, Mopso, intanto ti starai qui meco,chi vo chascolti alquanto i mie lamenti. 25

    Ier vidi sotto quello ombroso specouna ninfa pi bella che Dana,chun giovane amatore avea seco.

    Comio vidi sua vista pi che umana,subito mi si scosse il cor nel petto 30e mie mente damor divenne insana:

    tal chio non sento, Mopso, pi diletto

    ma sempre piango, e l cibo non mi piace,e senza mai dormir son stato in letto.

    mopso:

    Aristeo mio, questa amorosa face 35se di spegnerla tosto non fai pruova,presto vedrai turbata ogni tua pace.

    Sappi chamor non m gi cosa nuova;so come mal, quand vecchio, si regge:rimedia tosto, or che l rimedio giova. 40

    Se tu pigli, Aristeo, suo dure legge,e tuscir del capo e sciami et ortie vite e biade e paschi e mandre e gregge.

    aristeo:Mopso, tu parli queste cose a morti:s che non spender meco tal parole, 45acci che l vento via non se le porti.

    Aristeo ama e disamar non vuole,n guarir cerca di s dolce doglie:quel loda Amor che di lui ben si duole.

    Ma se punto ti cal delle mie voglie, 50deh, tra fuor della tasca la zampogna,e canteren sotto lombrose foglie:

    chi so che la mia ninfa el canto agogna.

    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    3Letteratura italiana Einaudi

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    Canzona

    Udite, selve, mie dolce parole,poi che la ninfa mia udir non vuole. 55

    La bella ninfa sorda al mio lamentoe l suon di nostra fistula non cura:di ci si lagna el mio cornuto armento,n vuol bagnare il grifo in acqua pura;non vuol toccar la tenera verdura, 60tanto del suo pastor glincresce e dole.

    Udite, selve, mie dolce parole,poi che la ninfa mia udir non vuole.

    Ben si cura larmento del pastore:la ninfa non si cura dellamante, 65la bella ninfa che di sasso ha l core,

    anzi di ferro, anzi lha di diamante.Ella fugge da me sempre davantecomagnella dal lupo fuggir suole.

    Udite, selve, mie dolce parole, 70poi che la ninfa mia udir non vuole.

    Digli, zampogna mia, come via fuggecogli anni insieme suo bellezza snellae digli come l tempo ne distrugge,n let persa mai si rinnovella: 75digli che sappi usar suo forma bella,ch sempremai non son rose e vole.

    Udite, selve, mie dolce parole,poi che la ninfa mia udir non vuole.

    Portate, venti, questi dolci versi 80drento allorecchie della donna mia:dite quanto io per lei lacrime versi

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    e la pregate che crudel non sia;dite che la mie vita fugge via

    e si consuma come brina al sole. 85

    Udite, selve, mie dolce parole,poi che la ninfa mia udir non vuole.

    mopso:

    El non tanto el mormorio piacevole

    delle fresche acque che dun sasso piombano,n quando soffia un ventolino agevole 90fra le cime de pini e quelle trombano,quanto le rime tue son sollazzevole,le rime tue che per tutto rimbombano:sella lode, verr comuna cucciola.Ma ecco Tirsi che del monte sdrucciola. 95

    Ch del vitello? halo tu ritrovato?

    tirsi:

    S, cos gli avessi io el collo mozzo!ch poco men che non mha sbudellato,s corse per volermi dar di cozzo.

    Pur lho poi nella mandria ravato, 100ma ben so dirti che gli ha pieno il gozzo:i ti so dir che gli ha stivata lepain un campo di gran, tanto che crepa.

    Ma io ho vista una gentil donzellache va cogliendo fiori intorno al monte. 105

    I non credo che Vener sia pi bella,pi dolce in atto o pi superba in fronte:e parla e canta in s dolce favellache i fiumi isvolgerebbe inverso il fonte;di neve e rose ha l volto e dor la testa, 110tutta soletta e sotto bianca vesta.

    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    aristeo:Rimanti, Mopso, chi la vo seguire,

    perch l quella di chi io tho parlato.

    mopso:Guarda, Aristeo, che l troppo grande ardirenon ti conduca in qualche tristo lato. 115

    aristeo:O mi convien questo giorno morire,o tentar quanta forza abbia l mie fato.Rimanti, Mopso, intorno a questo fonte,chi voglire a trovalla sopra l monte.

    mopsoO Tirsi, che ti par del tuo car sire? 120

    Vedi tu quanto dogni senso fore!

    Tu gli potresti pur tal volta direquanta vergogna gli fa questo amore.

    tirsi:O Mopso, al servo sta bene ubidire,e matto chi comanda al suo signore. 125Io so che gli pi saggio assai che noi:

    a me basta guardar le vacche e buoi.

    aristeo ad Euridice:

    Non mi fuggir, donzella,chi ti son tanto amicoe che pi tamo che la vita e l core. 130

    Ascolta, o ninfa bella,ascolta quel chi dico;non fuggir, nympha, chi ti porta amore.

    Non son qui lupo o orso,ma son tuo amatore: 135dunque rafrena il tuo volante corso.

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    Poi che el pregar non valee tu via ti dilegui,

    e convien chio ti segui.Porgimi, Amor, porgimi or le tue ale! 140

    Seguitando Aristeo Euridice, ella si fugge drento alla selva,dove punta dal serpente grida, e simile Aristeo

    Segue poiun pastore ad Orfeo cos:

    Crudel novella ti rapporto, Orfeo:che tuo ninfa bellissima defunta.Ella fuggiva lamante Aristeo,ma quando fu sovra la riva giunta,da un serpente venenoso e reo 145chera fra lerbe fior, nel pi fu punta:e fu tanto possente e crudo el morso

    chad un tratto fin la vita e l corso.

    orfeo:Dunque piangiamo, o sconsolata lira,

    ch pi non si convien lusato canto. 150Piangiam, mentre che l ciel ne poli agira,e Filomela ceda al nostro pianto.

    O cielo, o terra, o mare! o sorte dira!Come potr soffrir mai dolor tanto?Euridice mia bella, o vita mia, 155sanza te non convien che n vita stia.

    Andar convienmi alle tartaree portee provar se l gi merz sempetra.

    Forse che svolgeren la dura sorteco lacrimosi versi, o dolce cetra; 160forse ne diverr pietosa Morte,ch gi cantando abbiam mosso una pietra,la cervia e l tigre insieme avemo accoltie tirate le selve, e fiumi svolti.

    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    Piet! Piet! del misero amatore 165piet vi prenda, o spiriti infernali.

    Qua gi mha scorto solamente Amore,volato son qua gi colle sue ali.Posa, Cerbero, posa il tuo furore,ch quando intenderai tutti e mie mali, 170non solamente tu piangerai meco,ma qualunque qua gi nel mondo cieco.

    Non bisogna per me, Furie, mugghiare,non bisogna arricciar tanti serpenti:se voi sapessi le mie doglie amare, 175faresti compagnia a mie lamenti.Lasciate questo miserel passarecha l ciel nimico e tutti gli elementi,che vien per impetrar merz da Morte:dunque gli aprite le ferrate porte. 180

    pluto:Chi costui che con suo dolce nota

    muove labisso, e con lornata cetra?l veggo fissa dIsson la rota,Sisifo assiso sopra la sua petrae le Belide star con lurna vota, 185

    n pi lacqua di Tantalo sarretra;e veggo Cerber con tre bocche intentoe le Furie aquietate al pio lamento.

    orfeo:O regnator di tutte quelle genti

    channo perduto la superna luce, 190

    al qual discende ci che gli elementi,ci che natura sotto l ciel produce,udite la cagion de mie lamenti.Pietoso Amor de nostri passi duce:non per Cerber legar fei questa via, 195ma solamente per la donna mia.

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    Una serpe tra fior nascosa e lerbami tolse la mia donna, anzi il mio core:

    ondio meno la vita in pena acerba,n posso pi resistere al dolore. 200Ma se memoria alcuna in voi si serbadel vostro celebrato antico amore,se la vecchia rapina a mente avete,Euridice mie bella mi rendete.

    Ogni cosa nel fine a voi ritorna, 205ogni cosa mortale a voi ricade:quanto cerchia la luna con suo cornaconvien charrivi alle vostre contrade.Chi pi chi men tra superi soggiorna,ognun convien charrivi a queste strade; 210quest de nostri passi estremo segno:

    poi tenete di noi pi longo regno.

    Cos la ninfa mia per voi si serbaquando suo morte gli dar natura.Or la tenera vite e luva acerba 215tagliata avete colla falce dura.Chi che mieta la semente in erba

    e non aspetti che la sie matura?Dunque rendete a me la mia speranza:i non vel chieggio in don, quest prestanza. 220

    Io ve ne priego pelle turbide acquedella palude Stigia e dAcheronte;pel Caos onde tutto el mondo nacque

    e pel sonante ardor di Flegetonte;pel pomo cha te gi, regina, piacque 225quando lasciasti pria nostro orizonte.E se pur me la nieghi iniqua sorte,io non vo su tornar, ma chieggio morte.

    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    proserpina:Io non credetti, o dolce mie consorte,

    che Piet mai venisse in questo regno: 230or la veggio regnare in nostra corteet io sento di lei tutto l cor pregno;n solo i tormentati, ma la Morteveggio che piange del suo caso indegno:dunque tua dura legge a lui pieghi, 235pel canto, pellamor, pe giusti prieghi.

    pluto:Io te la rendo, ma con queste leggi:

    che la ti segua per la ceca via,ma che tu mai la suo faccia non veggifinch tra vivi pervenuta sia; 240dunque el tuo gran disire, Orfeo, correggi,se non, che tolta subito ti fia.

    I son contento che a s dolce plettrosinchini la potenza del mio scettro.

    Orfeo vien cantando alcuni versi lieti e volgesi.euridiceparla:

    Oim, che l troppo amore 245

    nha disfatti ambendua.Ecco chi ti son tolta a gran furore,n sono ormai pi tua.Ben tendo a te le braccia, ma non vale,ch ndrieto son tirata. Orfeo mie, vale! 250

    orfeo:

    Oim, se mi tu tolta,Euridice mie bella? O mie furore,o duro fato, o ciel nimico, o Morte!O troppo sventurato el nostro amore!Ma pure unaltra volta 255convien chi torni alla plutonia corte.

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    una furia:

    Pi non venire avanti, anzi l pi ferma

    e di te stesso omai teco ti dole:vane son tuo parole,vano el pianto e l dolor. Tuo legge ferma. 260

    orfeo:

    Qual sar mai s miserabil cantoche pareggi il dolor del mie gran danno?

    O come potr mai lacrimar tantochi sempre pianga el mio mortale affanno?Starommi mesto e sconsolato in pianto 265per fin che cieli in vita mi terranno:e poi che s crudele mia fortuna,gi mai non voglio amar pi donna alcuna.

    Da qui innanzi vo cor e fior novelli,la primavera del sesso migliore, 270quando son tutti leggiadretti e snelli:quest pi dolce e pi soave amore.Non sie chi mai di donna mi favelli,po che mort colei chebbe l mio core;chi vuol commerzio aver co mie sermoni 275

    di feminile amor non mi ragioni.

    Quant misero luom che cangia vogliaper donna o mai per lei sallegra o dole,o qual per lei di libert si spogliao crede a suo sembianti, a suo parole! 280Ch sempre pi leggier chal vento foglia

    e mille volte el d vuole e disvole;segue chi fugge, a chi la vuol sasconde,e vanne e vien come alla riva londe.

    Fanne di questo Giove intera fede, 285che dal dolce amoroso nodo avinto

    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    si gode in cielo il suo bel Ganimede;e Febo in terra si godea Iacinto;

    a questo santo amore Ercole cedeche vinse il mondo e dal bello Ila vinto: 290conforto e maritati a far divorzio,e ciascun fugga el feminil consorzio.

    una baccante:

    Ecco quel che lamor nostro disprezza!

    O, o, sorelle! O, o, diamoli morte!Tu scaglia il tirso; e tu quel ramo spezza; 295tu piglia o sasso o fuoco e gitta forte;tu corri e quella pianta l scavezza.O, o, facciam che pena el tristo porte!O, o, caviangli il cor del petto fora!Mora lo scelerato, mora! mora! 300

    Torna la baccante colla testa di Orfeo e dice:O, o, ! O, o, ! mort lo scelerato!

    Euo! Bacco Bacco, i ti ringrazio!Per tutto l bosco labbiamo stracciato,tal chogni sterpo del suo sangue sazio.Labbiamo a membro a membro lacerato 305

    in molti pezzi con crudele strazio.Or vadi e biasimi la teda legittima!Euo Bacco! accetta questa vittima!

    el coro delle baccante:

    Ognun segua, Bacco, te!Bacco, Bacco, euo! 310

    Chi vuol bevere, chi vuol bevere,venga a bevere, venga qui.Voi mbottate come pevere:i vo bevere ancor mi!

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    Gli del vino ancor per ti, 315lascia bevere inprima a me.

    Ognun segua, Bacco, te!Bacco, Bacco, euo!

    Io ho vto gi il mio corno:dammun po l bottazzo qua! 320Questo monte gira intorno,

    e l cervello a spasso va.Ognun corra n za e in lcome vede fare a me.

    Ognun segua, Bacco, te! 325Bacco, Bacco, euo!

    I mi moro gi di sonno:son io ebria, o s o no?Star pi ritte in pi non ponno:voi siate ebrie, chio lo so! 330Ognun facci come io fo:ognun succi come me!

    Ognun segua, Bacco, te!Bacco, Bacco, euo!

    Ognun cridi: Bacco, Bacco! 335e pur cacci del vin gi.Po co suoni faren fiacco:bevi tu, e tu, e tu!

    I non posso ballar pi.Ognun gridi: euo! 340

    Ognun segua, Bacco, te!Bacco, Bacco, euo!

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    appendice

    I(dopo v. 140)orfeo, cantando sopra il monte in su la lira e seguentiversilatini, li quali a proposito di messer Baccio Ugolino, attorede ditta persona dOrfeo, sono in onore del Cardinale

    Mantuano,fu interrotto da uno pastore nunciatore della morte de Eu-ridice:

    O meos longum modulata lususquos amor primam docuit iuventam,flecte nunc mecum numeros novumque

    dic, lyra, carmen: 4non quod hirsutos agat huc leones;sed quod et frontem domini serenet,et levet curas, penitusque doctasmulceat aures. 8

    Vindicat nostros sibi iure cantusqui colit vates citharamque princeps;

    ille cui sacro rutilus refulgetcrine galerus; 12ille cui flagrans triplici corona

    cinget auratam diadema frontem.Fallor? an vati bonus haec canentidictat Apollo? 16

    Phoebe, quae dictas rata fac, precamur!

    Dignus est nostrae dominus Thaliae,cui celer versa fluat Hermus uniaureus urna; 20

    cui tuas mittat, Cytherea, conchasconscius primi Phaetontis Indus;ipsa cui dives properet beatum

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    Copia cornu. 24Quippe non gazam pavidus repostam

    servat, Aeaeo similis draconi:sed vigil Famam secat, ac peremniimminet aevo. 28

    Ipsa Phoebeae vacat aula turbaedulcior blandis Heliconis umbris:et vocans doctos patet ampla totoianua poste. 32

    Sic refert magnae titulis superbumstemma Gonzagae recidiva virtus,gaudet et fastos superare avitosaemulus haeres. 36

    Scilicet stirpem generosa sucopoma commendant; timidumque nunquamvulturem foeto Iovis acer alesextudit ovo. 40

    Curre iam toto violentus amne,o sacris Minci celebrate Musis!Ecce Moecenas tibi nunc Maroquecontigit uni! 44

    Iamque vicinas tibi subdat undasvel Padus multo resonans olore,quamlibet flentes animosus alnos

    astraque iactet. 48Candidas ergo volucres notarat

    Mantuam condens Tiberinus Ocnus,nempe quem Parcae docuit benignaeconscia mater. 52

    II(dopo v. 188)minos a Plutone:

    Costui vien contro le legge de Fatiche non mandan qua gi carne non morta.

    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

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    Angelo Poliziano - Fabula di Orfeo

    Forsi, o Pluton, che con latenti aguatiper trti il regno qualche inganno porta.

    Gli altri, che similmente sono intraticome costui la irremeabil porta,sempre ci furno con tua vergogna e danno:sii cauto, o Pluton, qui cova inganno.

    III

    (dopo v. 244)orfeo ritorna, redenta Euridice, cantando certi versi alegriche sono de Ovidio accommodati al proposito:

    Ite triumphales circum mea tempora lauri!Vicimus: Euridice reddita vita mihi est.

    Haec est praecipuo victoria digna triumpho:

    huc ades, o cura parte triumphe mea.

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