Amministrative Quel “baco” Napoli, la rivincita dei ... · Napoli, la rivincita dei movimenti...

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Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco anno XVI n.6 10 giugno 2016 è un buco nero nel radar del par- tito democratico. È la città di Na- poli. È lì il “baco” , ha detto Renzi. Un triangolo delle Bermuda che ha inghiottito ogni iniziativa del governo, dall’inse- diamento Apple fino al piano Ba- gnoli, passando da tutti gli sforzi per fare eleggere Valeria Valen- te. Da presidente del Consiglio, Renzi aveva anticipato che quello delle amministrative non sarebbe stato un voto al governo; da se- gretario del partito, ha incassato la sconfitta, riconoscendo l’errore di qualche alleanza e annuncian- do la rottamazione del Pd napo- letano. Ai piedi del Vesuvio arri- va così l’ennesimo commissario: questa volta politico, dopo quelli amministrativi, come nell’ex area Italsider. Ma per il momento a Ba- gnoli (44%), come nel resto della città (42,8%), ha vinto la comuni- tà “derenzizzata” di de Magistris, il leader del pueblo unido dei centri sociali e della borghesia anti-governo, che alcuni ritraggo- no come il principale competitor di Renzi anche su scala naziona- le. Al ballottaggio del prossimo 19 giugno, il sindaco uscente do- vrà vedersela con la destra unita (ma non troppo) di Lettieri. Stes- sa città, stesse polemiche, stesso duello: il magistrato zapatista e l’imprenditore scugnizzo sono gli immutati candidati delle elezioni comunali di cinque anni fa. La storia si ripete insomma. Come spesso a Napoli accade. Questo numero di InChiostro dedica parte delle sue pagine alle am- ministrative napoletane, intese come anomalia elettorale e os- servatorio politico del panorama nazionale. La corsa per Palazzo San Giacomo repli- ca quella del 2011. Il ballottaggio del 19 giugno ripropone la sfida tra de Magistris e Lettieri. Il sindaco uscente è spinto dai centri sociali e da una rete di militan- ti che attacca e mette in discussione la stabilità dei partiti tradizionali. Il suo sfi- dante, appoggiato da uno sfiancato Forza Italia, corteggia invece gli astenuti e i voti dei candidati esclusi al primo turno. Il bicchiere del Movimento 5 Stelle è mezzo vuoto se si ricorda l’exploit alle europee del 2014, mezzo pieno se si pen- sa al risultato delle ultime amministra- tive partenopee. Per ricostruire dopo la débacle, Renzi annuncia intanto il com- missariamento del Pd cittadino. Va in scena dal 15 giugno al 15 luglio la nona edizione del Napoli Teatro Festival. Tra gli oltre quaranta eventi in programma grandi pro- duzioni internazionali, an- teprime e l’attesissimo con- certo dei Foja “Cagnasse tutto” , firmato dal direttore artistico del festival Franco Dragone. Oltre ai teatri storici, San Carlo e Mercadante in te- sta, il sipario si alzerà anche su alcuni luoghi simbolo della città: dal Bacino Bor- bonico, all’Arena Flegrea passando per la suggestiva Villa Pignatelli. Da Facebook a Twitter tutti scrivono in Napoletano. Lingua d’arte, un tem- po usata solo da poeti e letterati, oggi il dialetto si è diffuso rapidamente sui social. Si impara da adolescenti e si usa per scherzare su internet. Ma an- che la pubblicità e le campagne elet- torali riscoprono le lingue locali come strumenti di marketing. Il Napoleta- no invade la musica con la diffusione del rap e spopola in televisione con Gomorra-La serie. Il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio imma- teriale dell’umanità accende il dibatti- to tra chi la eleva allo status di lingua e che negli ambienti accademici ribadi- sce che il Napoletano è un dialetto. Quel “baco” che minaccia il Pd di Renzi L’EDITORIALE Festival nel segno di Dragone Napoli, la rivincita dei movimenti «Il ballottaggio in fotocopia racconta la città» Al testa a testa del prossimo 19 giugno ci saranno de Magistris e Lettieri, come cinque anni fa La candidata del Partito Democratico, Valeria Valente, è rimasta fuori dal bal- lottaggio. Stessa sorte è toccata anche a Matteo Brambilla del Movimento 5 Stel- le. È ovviamente una prova della crisi dei partiti, di una politica che offre poco e non convince i cittadini. L’analisi di Paolo Macry sul quadro politi- co napoletano mette in evidenza l’assen- za di candidati davvero convincenti e la conseguente necessità di un ballottaggio. Dopo il voto del 5 giugno, al secondo tur- no sarà testa a testa tra Luigi de Magistris, primo cittadino uscente, e Gianni Lettie- ri. In quella che sembra una riedizione delle elezioni 2011. La parola pizza attira turisti più di Pompei e dei musei Tre stranieri su quattro pensano a Napoli e cercano la parola “pizza” . Lo studio del GESAC – società che gesti- sce l’aeroporto di Capodichino – ha verificato che su 2 milioni di ricerche fatte ogni mese su Google, i turisti pre- feriscono il piatto napoletano per eccel- lenza. Uno schiaffo per musei e siti come Pompei, oggi ancora al palo in fatto di comunicazione web. Nella foto: Salvato- re Lionello, Master Pizza Chef 2016. L’inchiesta C’ Da pag.2 a pag.5 Alessandro Cappelli a pag. 5 Davide Uccella a pag. 8 A. Caligiuri. E. Voccia pag. 6-7 E. Missione a pag. 11 Antonio Lamorte Amministrative In crisi i partiti storici, cresce l’attivismo dal basso. Così e così il M5S De Magistris in vantaggio. Il Pd è fuori. Al ballottaggio va Lettieri Parla lo storico Paolo Macry Al via la rassegna teatrale napoletana Il Napoletano diventa lingua scritta Dai Social alle chat esplode il fenomeno dialetto Franco Dragone

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Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVI n.6 10 giugno 2016

è un buco nero nel radar del par-tito democratico. È la città di Na-poli. È lì il “baco”,

ha detto Renzi. Un triangolo delle Bermuda che ha inghiottito ogni iniziativa del governo, dall’inse-diamento Apple fino al piano Ba-gnoli, passando da tutti gli sforzi per fare eleggere Valeria Valen-te. Da presidente del Consiglio, Renzi aveva anticipato che quello delle amministrative non sarebbe stato un voto al governo; da se-gretario del partito, ha incassato la sconfitta, riconoscendo l’errore di qualche alleanza e annuncian-do la rottamazione del Pd napo-letano. Ai piedi del Vesuvio arri-va così l’ennesimo commissario: questa volta politico, dopo quelli amministrativi, come nell’ex area Italsider. Ma per il momento a Ba-gnoli (44%), come nel resto della città (42,8%), ha vinto la comuni-tà “derenzizzata” di de Magistris, il leader del pueblo unido dei centri sociali e della borghesia anti-governo, che alcuni ritraggo-no come il principale competitor di Renzi anche su scala naziona-le. Al ballottaggio del prossimo 19 giugno, il sindaco uscente do-vrà vedersela con la destra unita (ma non troppo) di Lettieri. Stes-sa città, stesse polemiche, stesso duello: il magistrato zapatista e l’imprenditore scugnizzo sono gli immutati candidati delle elezioni comunali di cinque anni fa. La storia si ripete insomma. Come spesso a Napoli accade. Questo numero di InChiostro dedica parte delle sue pagine alle am-ministrative napoletane, intese come anomalia elettorale e os-servatorio politico del panorama nazionale.

La corsa per Palazzo San Giacomo repli-ca quella del 2011. Il ballottaggio del 19 giugno ripropone la sfida tra de Magistris e Lettieri. Il sindaco uscente è spinto dai centri sociali e da una rete di militan-ti che attacca e mette in discussione la stabilità dei partiti tradizionali. Il suo sfi-dante, appoggiato da uno sfiancato Forza Italia, corteggia invece gli astenuti e i voti dei candidati esclusi al primo turno. Il bicchiere del Movimento 5 Stelle è mezzo vuoto se si ricorda l’exploit alle europee del 2014, mezzo pieno se si pen-sa al risultato delle ultime amministra-tive partenopee. Per ricostruire dopo la débacle, Renzi annuncia intanto il com-missariamento del Pd cittadino.

Va in scena dal 15 giugno al 15 luglio la nona edizione del Napoli Teatro Festival. Tra gli oltre quaranta eventi in programma grandi pro-duzioni internazionali, an-teprime e l’attesissimo con-certo dei Foja “Cagnasse tutto”, firmato dal direttore artistico del festival Franco

Dragone. Oltre ai teatri storici, San Carlo e Mercadante in te-sta, il sipario si alzerà anche su alcuni luoghi simbolo della città: dal Bacino Bor-bonico, all’Arena Flegrea passando per la suggestiva Villa Pignatelli.

Da Facebook a Twitter tutti scrivono in Napoletano. Lingua d’arte, un tem-po usata solo da poeti e letterati, oggi il dialetto si è diffuso rapidamente sui social. Si impara da adolescenti e si usa per scherzare su internet. Ma an-che la pubblicità e le campagne elet-torali riscoprono le lingue locali come strumenti di marketing. Il Napoleta-

no invade la musica con la diffusione del rap e spopola in televisione con Gomorra-La serie. Il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio imma-teriale dell’umanità accende il dibatti-to tra chi la eleva allo status di lingua e che negli ambienti accademici ribadi-sce che il Napoletano è un dialetto.

Quel “baco” che minacciail Pd di Renzi

L’EDITORIALE

Festival nel segno di Dragone

Napoli, la rivincita dei movimenti

«Il ballottaggio in fotocopia racconta la città»Al testa a testa del prossimo 19 giugno ci saranno de Magistrise Lettieri, come cinque anni faLa candidata del Partito Democratico, Valeria Valente, è rimasta fuori dal bal-lottaggio. Stessa sorte è toccata anche a Matteo Brambilla del Movimento 5 Stel-le. È ovviamente una prova della crisi dei partiti, di una politica che offre poco e non convince i cittadini.L’analisi di Paolo Macry sul quadro politi-co napoletano mette in evidenza l’assen-za di candidati davvero convincenti e la conseguente necessità di un ballottaggio. Dopo il voto del 5 giugno, al secondo tur-no sarà testa a testa tra Luigi de Magistris, primo cittadino uscente, e Gianni Lettie-ri. In quella che sembra una riedizione delle elezioni 2011.

La parola pizza attira turisti più di Pompei e dei museiTre stranieri su quattro pensano a Napoli e cercano la parola “pizza”. Lo studio del GESAC – società che gesti-sce l’aeroporto di Capodichino – ha verificato che su 2 milioni di ricerche fatte ogni mese su Google, i turisti pre-

feriscono il piatto napoletano per eccel-lenza. Uno schiaffo per musei e siti come Pompei, oggi ancora al palo in fatto di comunicazione web. Nella foto: Salvato-re Lionello, Master Pizza Chef 2016.

L’inchiesta

C’

Da pag.2 a pag.5

Alessandro Cappelli a pag. 5Davide Uccella a pag. 8

A. Caligiuri. E. Voccia pag. 6-7E. Missione a pag. 11

Antonio Lamorte

Amministrative In crisi i partiti storici, cresce l’attivismo dal basso. Così e così il M5S

De Magistris in vantaggio. Il Pd è fuori. Al ballottaggio va Lettieri

Parla lo storico Paolo Macry

Al via la rassegna teatrale napoletana

Il Napoletano diventa lingua scrittaDai Social alle chat esplode il fenomeno dialetto

Franco Dragone

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VENERDÌ 10 GIUGNO | pagina 2

Valeria Valente non andrà al ballottaggio. Elettori allo sbaraglio

Lettieri: «Oradevo convincere gli astenuti»

«Risultato storico». Gianni Let-tieri, l’imprenditore scugnizzo, come egli stesso si definisce, non ha dubbi sull’esito delle elezio-ni amministrative. Per la prima volta nella storia di Napoli, da quando c’è la votazione diretta del sindaco, il primo cittadino uscente non viene riconferma-to. E così dopo cinque anni de Magistris e Lettieri si trovano di nuovo faccia a faccia, l’uno con-tro l’altro per la conquista di Pa-lazzo San Giacomo.

Nato tra i vicoli della Duche-sca, cresciuto in un negozio di elettrodomestici, Lettieri inizia la sua ascesa in campo impren-ditoriale creando il primo sta-bilimento in Europa di tessuto denim ring per jeans, una pas-sione che lo porterà lontano fino a ricoprire il ruolo di presidente

degli industriali napoletani. Oggi è patron dell’azienda Atitech, ma il cuore della sua attività è la fi-nanziaria Meridie. Da scugnizzo di piazza Garibaldi, a candida-to sindaco di centrodestra delle Amministrative di Napoli. Soste-nuto da Forza Italia e da tre liste civiche, Lettieri ha raggiunto il 24,04%, un risultato inferiore ri-spetto al 2011 quando superò la soglia del 38%, ma l’imprendito-re confida in una rimonta.

Per demolire l’era de Magistris, Lettieri dovrebbe ricompattare la destra a partire da Fratelli d’Italia che si è presentata da sola con il candidato sindaco Taglialatela e puntare soprattutto all’elettorato moderato che non si riconosce in de Magistris. Potrebbe conta-re, inoltre, sui suoi rapporti con il premier Renzi, convinto so-stenitore del rilancio di Bagnoli, e del presidente della Regione De Luca. Lettieri punta anche all’elettorato grillino, con il qua-le ritiene di avere molti punti di convergenza, come la proposta

Da scugnizzo di piazza Garibaldi alla candidatura per Palazzo San Giacomo

Anna Capasso

Avevano detto

«Siamo e siete in buo-ne mani. Dentro di me ho la sicurezza di vedere Gianni far rivi-vere questa città. Non bisogna rassegnarsi. Dopo la vittoria alle Amministrative do-vremo guardare alle Politiche e potremo vincere grazie ai tanti moderati». 27 maggio

Il cavaliereSilvio Berlusconi

Roma mandaun commissario

Marina Malvestutoontinua ad an-dare in frantu-

mi il partito demo-cratico napoletano dopo la sconfitta alle amministrative e l’annuncio dell’en-nesimo commissa-rio. L’uscita di scena di Valeria Valente ha innescato una serie di reazioni a catena. Dalle dimissioni del vice segretario pro-vinciale Toti Lange e di Tommaso Ede-roclite che aveva la delega alla comuni-cazione, alla reazio-ne dell’elettorato, al quale la Valente ha lasciato libertà di scelta. Le 43mila pre-ferenze, così, diven-tano preda appetibi-le per Gianni Lettieri e Luigi de Magistris.

Ma a perdere non è stata solo la Valente, ma tutto il Pd, a par-tire da Matteo Renzi.

Già con la chiusura della campagna elet-torale a Napoli il se-gretario aveva fatto capire che non sareb-be stata una partita semplice. Ne esco-no sconfitti anche Vincenzo De Luca, che ha sostenuto la candidata e Antonio Bassolino che dopo il colpo basso, ricevuto con la storia dell’eu-ro regalato ai votanti, non riesce a ricostru-ire il rapporto con la sua figlioccia. Infatti, durante la conferen-za stampa a due gior-ni dopo il voto delle amministrative, l’ex sindaco, neanche la nomina e solo dopo qualche sollecitazio-ne confessa di averle

chiesto di non can-didare le stesse per-sone, sottolineando di non essere stato ascoltato.

Sempre durante la conferenza stam-pa Bassolino si sfo-ga anche con Renzi, come per vendicarsi per essere stato ab-bandonato e tradito dal partito. Restando sempre fedele al pre-mier non usa mezze parole e chiede «di andare fino in fondo sul Pd provinciale e regionale. Perché fi-nora ha avuto solo cattivi consiglieri che lo hanno fatto sba-gliare».

Al di là delle lotte interne non ha aiuta-to la bassa affluenza

In alto a destraValeria Valente

C

Determinato a demolire l’era de Magistris

del reddito di sostegno sociale e l’idea di un sindaco a costo zero. A vincere a Napoli, però, è an-cora una volta il partito del non voto, l’imprenditore rivolge un appello per il ballottaggio pro-prio agli astensionisti: «Mi voglio confrontare con chi non è an-dato a votare e con tutte le forze sane che vogliono contribuire al cambiamento. Io non ho partiti voglio solo interessarmi alla mia città». Lettieri ha prodotto un programma in 10 punti dettato da una serie di sondaggi svolti in tutti i quartieri della città. L’intro-duzione di un sistema di micro-credito alle imprese, la promessa

di 48mila nuovi posti di lavoro e un incremento della raccolta differenziata sono i punti fonda-mentali della sua campagna.

Non manca grande attenzio-ne per l’emergenza criminalità. L’imprenditore punta anche sul turismo, ha già pronto un piano da attuare: “Napoli 365”, che mira ad un miglioramento dei mezzi pubblici e una riqualificazione del patrimonio artistico.

Adesso arriva la sfida più diffi-cile, quella di un ballottaggio che cinque anni fa decretò la sconfit-ta del candidato favorito, questa volta Lettieri non dovrà farsi tro-vare impreparato.

«Si andrà al ballottag-gio e ci saranno due modelli di città a con-fronto. Se ognuno di voi fa un passettino, si va al ballottaggio, si riparte dallo 0-0 e poi si vince perché noi abbiamo la capacità di fare». 3 giugno

Il PresidenteMatteo Renzi

«Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti e del massimo di unità. È uno di quei momenti nei quali dobbiamo avere la generosità e il senso di respon-sabilità per mettere tra parentesi anche amarezze personali, obiezioni politiche, posizioni critiche mo-tivate». 16 aprile

Il governatoreVincenzo De Luca

«Ci sono tante ferite aperte, in questa cit-tà, che tutta la droga populista di de Ma-gistris non riesce a coprire e che noi dob-biamo impegnarci a curare. Se il Pd do-vesse perdere, e non succederà, Napoli perderebbe una via d’uscita alla crisi, per-ché la città ha diritto a un’idea di politica riformista orientata a risolvere i problemi e non a fare ammuina quotidiana per scap-pare dalle responsa-bilità». 29 maggio

Il sottosegretarioEnzo Amendola

«È il momento di por-re fine ad agonia cui condannata Napoli o la città si dota adesso di amministrazione seria e rigorosa sarà sempre più diffici-le guarire Napoli dai suoi mali». 2 maggio

La capolistaMara Carfagna

alle urne. Il partito democratico napole-tano dopo le comu-nali del 2011, quando ha preso circa il 16% dei voti, ha registrato un aumento di con-sensi passando al 25 per cento. Il picco è stato raggiunto con le elezioni europee nel 2014, anno in cui il Pd ha portato a casa circa il 40% dei voti. La crescita del partito partenopeo si è fermata con le ele-zioni regionali dello scorso anno, quando

i voti sono crollati al 21 per cento.

Dai dati emerge che i napoletani, negli anni, hanno cambiato idea e pre-feriscono una città “derenzizzata“ no-nostante l’interesse mostrato da Matteo Renzi per la città nell’ultimo periodo.

Un trend che va controcorrente ri-spetto ad altre città dove il Pd è sopra il 40% e che non fa dor-mire sonni tranquilli al premier.

Pd a pezzi, e Renzi si infuria

Gianni Lettieri, candidato sindaco di centrodestra delle Amministrative di Napoli

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«De Magistris è stato il can-didato più votato per la completa assenza di alter-native politiche». Fortuna-to Musella, professore as-sociato di Scienza Politica all’Università Federico II, motiva così il 42% di voti ottenuti dall’ex magistrato al primo turno delle ammi-nistrative.L’ex sindaco ha parlato di un risultato sto-rico. «Ho vinto avendo tutti contro, dal governo ai par-titi tradizionali» ha detto.

«La sua campagna eletto-rale – spiega Musella– si è giocata molto a livello na-zionale, nell’acceso duello con Renzi. Ha puntato dun-que a unire il consenso de-gli elettori contro qualcuno, senza costruire un’iden-tità nuova». Eppure i pre-decessori di de Magistris, Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, quando si presentarono per il secon-do mandato, l’uno nel 1997 e l’altra nel 2006, furono eletti al primo turno.Il sin-daco uscente andrà invece al ballottaggio. È un segno di debolezza?

De Magistris: «Risultato storico»Dalle esperienze di Bassolino alla crisi dei partiti tradizionali

Emanuele La Veglia

La chiusura della campagna elettorale del sindaco de Magistris (nella foto in alto)

«Da allora – risponde Musella - sono cambiati però i partiti e l’offerta po-litica e dunque si tratta di esperienze elettorali non confrontabili. De Magistris ha riscosso comunque un grande successo dato lo scarto considerevole su Gianni Lettieri e Valeria Valente. Il PD ha pagato la mancata candidatura di Bassolino, un veterano del-

la politica che non avrebbe “unito contro” ma avrebbe creato un consenso co-struttivo. I Cinque Stelle si sono affidati invece a Mat-teo Brambilla, un candi-dato di non belligeranza, mentre se avessero punta-to, ad esempio, su Luigi Di Maio avrebbero sbaragliato la concorrenza: probabil-mente il Movimento ha un progetto nazionale in vista

delle prossime politiche».Nel resto d’Italia anche

i sindaci uscenti Virginio Merola e Piero Fassino, ri-candidatisi rispettivamente a Bologna e Torino, andran-no al ballottaggio. «Fassino in particolare – aggiunge Musella - ha dalla sua una buona amministrazione alle spalle, che compensa una comunicazione non eccelsa».

Grillo lancial’hashtag#cambiamotutto

Maurizia Marcoaldi«Entriamo a testa alta in Consiglio, faremo vedere di che pasta siamo fatti», così Mat-teo Brambilla dopo i risultati delle ammi-nistrative a Napoli. Combattivo e soddi-sfatto perché, come aveva già dichiarato in campagna elet-torale, «far parte del Consiglio di Napoli dovrebbe essere per tutti un onore».

Quel che è cer-to, anche se nessun esponente del M5S sembra pronto a rico-noscerlo, è che quel 10% ottenuto dome-nica 5 maggio pesa negativamente. Mat-teo Brambilla sem-brerebbe aver fatto registrare un dato po-sitivo, portando il mo-vimento dall’1,76%

delle comunali 2011 al 10%. Ma già nel 2015 il movimento aveva conquistato alle regionali il 24, 85%. Che fine hanno fatto questi voti?

In ogni caso, per il movimento non si può parlare di una débacle totale: a Roma e a Torino i pentastellati sono la prima forza politica. Virginia Raggi rischia di diventare il primo sindaco donna del-la Capitale. A Torino Chiara Appendino rincorre Fassino e an-che per loro si torna alle urne il 19 giugno. Due risultati più che positivi, in un quadro nazionale dove però il M5S è la terza forza politica dietro al cen-trodestra e al centro-sinistra.

La conquista del-la sola medaglia di bronzo inorgoglisce i pilastri del movi-mento. Beppe Grillo

punta tutto sulla capi-tale e lancia l’hashtag # C a m b i a m o t u t t o , commentando come «storico» il risultato a livello nazionale. An-che Di Maio è soddi-sfatto e parla di «una rivoluzione gentile che è riuscita a con-quistare la fiducia di tanti cittadini».

Claudio Velardi, esperto di comuni-cazione, è invece di tutt’altro parere. Sul suo blog, il giornalista parla del M5S come di un partito in decli-no a livello nazionale. L’esperto invita a fare affidamento più sui dati che sui sondaggi perché in quest’ulti-mi risponde solo un campione di italiani e soprattutto l’inter-vistato non sempre dice cosa pensa. Nel 2013 i grillini stanno conquistando con-senso, ma vengono testati molto al di sotto dei voti (14%)

Matteo Brambilla

L’intervista Fortunato Musella politologo, commenta il “pieno successo” del sindaco uscente

Il direttorio esulta tra i risultati di Napoli e RomaMatteo Brambilla (Movimento 5 stelle) si ferma al 10% dimezzando i voti delle ultime regionali

De Magistris Sindaco di Na-poli dal 2011, si è ricandida-to a tale carica alle ultime am-ministrative, ottenendo il 42% al I turno.

Avevano detto

«Oggi siamo per tut-ti i sondaggi il primo Movimento politico della città. Non cre-do ci sia tutta questa discrepanza tra noi e la lista del sindaco de Magistris. Siamo là là per il ballottaggio». 17 maggio

Il deputatoRoberto Fico

«Quello che si defini-sce “sindaco di stra-da” continua ad evita-re qualsiasi occasione di incontro pubblico. Oramai preferisce parlare solo nei salotti compiacenti oppure ai teppisti dei centri asociali...Vi prometto che da oggi inizio ad inse-guirlo e vedremo chi si farà sotto dalla pau-ra.»18 maggio

Il candidatoMarcello Taglialatela

che prenderanno (25.7%). Questo per-ché, secondo Velardi, l’intervistato non ri-vela il suo voto effet-tivo consapevole che l’opinione pubblica vede nel movimento solo l’antipolitica.

Nel 2014 il movi-mento è in completa ascesa e gli italiani non hanno più alcu-na difficoltà nel di-chiarare il loro voto di protesta. Per que-sto nei sondaggi il movimento sale, ma quando il cittadino è nell’urna vota razio-nalmente, dice Velar-di. Ecco così spiega-to lo scarto tra dato (21,55%) e sondaggio (24.50%). Nelle regio-nali del 2015 questa tendenza è ancora più evidente. Velardi è convinto che il mo-vimento riesca ad ali-mentarsi solo grazie alla carenza dell’of-ferta politica.

Intanto, resta il mi-stero di domenica 19. Come voteranno i pentastellati napo-letani?

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Curiosità

A Milano una mi-litante del M5S ha chiesto al presidente di seggio di togliere il crocifisso appeso al muro: la sua richiesta è stata respinta ma per calmare gli animi sono dovuti interve-nire i poliziotti.

Al seggioQuestione di laicità

Il comune con la maggiore affluenza è stato Corbara in provincia di Saler-no, dove ha votato l’89,79% degli aventi diritto. Castelvetere in Val Fortore in pro-vincia di Benevento è il comune dove si è votato di meno: solo il 34,31% degli eletto-ri si è recato ai seggi.

AffluenzaIn Campania alti e bassi

A Ginestra degli Schiavoni in provin-cia di Benevento, la lista “Obiettivo comune” non ha ot-tenuto nemmeno un voto. In campo c’era-no quattro le liste, in un comune che conta 741 elettori.

Il misteroNessun voto per la lista

Giovanna Zetti, 68 anni, candidata sin-daco a Martiniana Po in provincia di Cuneo è morta il giorno delle elezioni. Le operazioni elettorali si sono svolte rego-larmente e alla fine a essere eletto è stato lo sfidante, il sinda-co uscente Bruno Allasia.

Il luttoElezioni con funerale

Il passaparola batte la propagandaIorio e Marrazzo: la politica sul web

Paola Corona

ell’era digita-le dove i social

network condiziona-no continuamente la nostra vita e il no-stro modo di agire, le campagne politiche online fanno ecce-zione. «Il loro peso non si traduce imme-diatamente in voto. Quest’equazione non esiste». Ne è convin-to Eugenio Iorio, do-cente di “Comunica-zione e innovazione nelle pubbliche am-ministrazioni” pres-so l’Università “Suor Orsola Benincasa”. Lo confermano i ri-sultati di “Infosfera italiana 2016”, uno studio, promosso dalla sua cattedra, sullo spazio globale delle informazioni.Dalla ricerca emerge che il confronto con parenti e amici con-diziona le opinioni

politiche del 48,14% degli intervistati, molto di più di Face-book e Twitter, fermi rispettivamente al 25,06% e al 15,73%. «Il ruolo dei social, più che spostare voti, conferma o meno, la nostra idea su un candidato». Lo di-mostrerebbe il caso di Lettieri, candida-to del centrodestra a Napoli, che pur risul-tando il più attivo sui social ha strappato il ballottaggio al Pd, ma è ancora molto lon-tano da de Magistris. Uno studio del team Catchy, pubblicato di recente su La Stam-pa, mostra che Let-tieri è stato il più pre-sente su Twitter tra i candidati a sindaco. In più, il numero medio di “reaction” e “like” ai post della sua pagina Facebook ha superato di poco quello del primo cit-tadino uscente, che sullo stesso social ha il numero più alto di

fan. L’attivismo poli-tico social non paga, né consegna la vit-toria. «Il perché è le-gato all’immaginario di partenza con cui ognuno si approccia al posizionamen-to del candidato e alla sua campagna elettorale, cioè as-sunzioni e prefigura-zioni cognitive dette “imprinting”» spie-ga il professor Iorio. «Facebook – conti-nua – è un ambiente di disinformazione, definito e condi-zionato dal proprio gruppo di amici vir-tuali. Ogni utente è all’interno di reti omofiliache, cioè reti di pari, dove i conte-nuti social vengono discussi, ripetuti e condivisi sempre allo stesso modo. Così confermano l’idea originaria di ciascu-no che difficilmente incontrerà contenu-ti tali da metterla in discussione. È come essere chiusi in una

Il confrontocon amici e parenti influenza l’opinione politica per il 48%

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Due esperti di comunicazione: «L’attivismo social non dà voti»

Adelante Napoli,i centri socialinelle liste Dema

«Esercitare la decisione politica orizzontale e dal basso. È su que-sto terreno che sfidiamo tutti, in primo luogo il sindaco de Magi-stris», si legge nella lettera aperta alla città di Massa Critica. Massa critica non è un partito, ma un laboratorio che raccoglie espe-rienze diverse: dalle lotte della contestazione ecologica contro le discariche, ai collettivi di stu-denti che si oppongono al “Job’s Act” e alla “Buona Scuola”, ai la-boratori di discussione politica che comunemente si indicano come centri sociali. “Un movi-mento di movimenti” che in oc-casione delle amministrative si è messo insieme per sostenere la ricandidatura di Luigi de Ma-gistris. L’obiettivo: portare nelle istituzioni cittadine un modello nuovo, in cui la politica tenga maggiormente in conto le de-

cisioni che il territorio esprime nelle assemblee. È noto come negli ultimi cinque anni il sin-daco uscente abbia intercettato, incoraggiato e riconosciuto con delibere, le esperienze di par-tecipazione cittadina dal bas-so nate in città, come l’Ex Asilo Filangieri e l’Ex-Opg occupato. De Magistris, scrive Massa Cri-tica, «si rapporta in modo non repressivo con le esperienze di riappropriazione di spazi, demo-crazia e segmenti sociali deboli e pezzi di città lasciati al margi-ne». Il sindaco ha riunito nella sua coalizione una serie di movi-menti di opposizione alle politi-che del governo di Roma, che si definiscono di sinistra radicale. In ragione di questo, ha condot-to una campagna elettorale in aperta opposizione al governo Renzi. Terreno di scontro prin-cipale Bagnoli, in cui il sindaco ha rivendicato l’autonomia deci-sionale della città sulla cabina di regia. Proprio “Decide la città” è una delle parole d’ordine di Mas-

Il sindaco di Napoli porta i giovani dei movimenti nella camapagna elettorale

Alessandra Caligiuri

Una recente manifestazione del movimento

sa Critica. Ma se Massa Critica, pur sostenendo de Magistris, ne rimane slegata, altri gruppi come Insurgencia accettano in prima persona la sfida del governo, esprimendo delle loro candida-ture all’interno della lista DeMa. Quello di Napoli è uno scenario “anomalo” in cui i movimen-ti dal basso provano ad entrare in una struttura di governo per sua natura verticistica, ma sen-

za cambiare il loro ruolo nella città. A parlare di “Anomalia Na-poletana” sono gli stessi attivisti di Insurgencia nella piattaforma on-line “Zapatismo Partenopeo”, in cui spiegano le ragioni del loro sostegno al sindaco.Un’opera-zione politica simile a quella del movimento spagnolo Podemos, che nato come forza anti-auste-rità è diventato nel giro di pochi anni terzo partito.

stanza. È l’effetto “Echo chamber”». Dello stesso parere, ma con sfumature diverse è Francesco Marrazzo, docente di “Marketing e nuovi media” presso l’Uni-versità degli Studi di Napoli “Federico II”. «Internet non sposta voti – afferma – ma persone, ovvero può mobilitarle. Tornare sul territorio è fon-damentale per con-vincere gli elettori». Il web, invece, ha una funzione propedeu-tica all’attivismo. «È utile – spiega il do-cente – a strutturare una rete di volontari, a capire quali sono le esigenze locali, i

quartieri da visita-re, le associazioni da coinvolgere per orga-nizzare tour elettora-li». Secondo Marraz-zo, che sta lavorando a un manuale, di prossima pubblica-zione, sul marketing politico-elettorale online, i candidati di Napoli non hanno sfruttato tutte le po-tenzialità della rete. «L’innovazione dei social non è stata seguita da una tra-sformazione anche nei contenuti e nel linguaggio» precisa il docente che tra gli errori più frequenti elenca l’assenza dei video di Facebook Live e delle enews.

Lo “Zapatismo Napoletano” di de Magistris

Internet può aiutare i candidati sindaco a mobilitare persone

Luisa Zappitelli è l’elettrice più anzia-na. A Città di Castello (PG) si è recata al seggio per esprimere la sua preferenza, un diritto che ha sempre esercitato dal 1946. La donna è uno dei dieci ultracentenari che figurano nelle liste elettorali del Comune.

La più anzianaA 104 anni va a votare

N

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volte ritornano. Al ballottaggio delle

amministrative di Napoli come nei racconti di Ste-phen King.

Dopo il voto del 5 giu-gno scorso, i napoletani torneranno alle urne per il secondo turno e, pro-prio come cinque anni fa, potranno scegliere tra de Magistris, sindaco uscen-te, e Lettieri, esponente del centrodestra. Il primo ha ottenuto oltre il 42% delle preferenze, dimostrando di essere il candidato più for-te, in termini relativi s’in-tende, tra quelli presenti nell’intero pool di aspiranti sindaci. Il secondo, invece, ha sfiorato il 24% di sche-de a favore, superando la proposta del Partito Demo-cratico Valeria Valente. Lo stesso Lettieri ha dichiara-to: «È stata scritta una pa-gina di storia mandando al ballottaggio il sindaco uscente»: circostanza mai verificatasi in passato.

Lo storico Paolo Macry, però, specifica: «Rispetto a cinque anni fa il quadro è sostanzialmente diverso». Politologo e insegnante di Storia Contemporanea all’Università Federico II di Napoli, Macry non azzarda previsioni sul vincitore del prossimo 19 giugno, ma of-fre un’analisi della situazio-ne politica e delle comunali

A

Macry: «Napoli, il caso nazionale»Intervista al politologo Macry sul secondo turno del 19 giugno

Alessandro Cappelli

A Salerno vince il candidato di De LucaVincenzo Napoli con il 70% diventa sindaco di SalernoGiuseppe Di Martino

alerno è l’unica città campana a

non andare al ballot-taggio. Vincenzo Napoli, sindaco uscente, ha raggiunto percentua-li coreane (70,49%), e nel nuovo consiglio comunale la mino-ranza è ridotta ai mi-nimi termini. Lo sfidante Roberto Celano, di Forza Ita-lia, ha raccolto solo il 9,59%. «Il nostro program-ma – progetto è for-midabile e i cittadini

lo hanno recepito» ha commentato sor-ridendo il sindaco Napoli. A festeggiare la vitto-ria anche Vincenzo De Luca. «Le alternative – ha detto il governatore - erano poco credibili. Qui si continua la ri-voluzione già avviata in Campania». A Benevento, invece, la sfida elettorale è ri-mandata al secondo turno del 19 giugno. Dopo ben 39 ore dall’apertura delle urne, sono stati resi noti i dati del capo-luogo sannita. Sono solo 169 – 13.266 contro 13.097

– i voti che dividono Clemente Mastella e l’ex vicesindaco della Giunta Pepe e asses-sore comunale alla Cultura, Raffaele Del Vecchio (33,66% vs 33,23%). Saranno i voti penta-stellati di Marianna Farese (20,85%) a fare da ago della bilancia nel testa a testa. «Per me è una vittoria mo-rale e politica fanta-stica ed è una rivinci-ta su chi mi definiva morto politicamente e su chi mi invitava a desistere dal can-didarmi a sindaco a Benevento» ha com-mentato l’ex ministro della giustizia.

«Saranno 15 giorni nei quali dovremo confrontarci final-mente faccia a faccia sulle questioni della città e guardare negli occhi i nostri concit-tadini» ha risposto Del Vecchio. E al ballottaggio va anche Caserta. Il voto disgiunto mantiene in gioco l’ex presidente del-la Provincia Riccar-do Ventre, fermo al 19,54%. Il candidato del cen-trosinistra Carlo Ma-rino, invece, ha con-quistato il 45,11% di preferenze, mentre la sua lista scavalca la soglia del 50%, rag-giungendo il 53,6%. Salvo clamorose sor-prese la vittoria di Marino è rinviata di due settimane.

L’affluenza La più alta Benevento (78,53%), poi Caserta (70,93%) e Salerno (68,52%)

Il nuovo sindaco di Salerno

S

Astensione«Il dato tradisce sfiducia verso la classe politica, ma è una scelta legittima»

nel capoluogo campano.Che differenze ci sono

rispetto al 2011?«Nel 2011 Lettieri era il

candidato di una coalizio-ne molto forte e definita come lo era allora il Cen-trodestra. De Magistris era l’outsider e vinse al ballot-taggio perché riuscì a rac-cogliere i voti del PD. Oggi Lettieri non ha alle spalle una coalizione solida, e de Magistris è molto più forte in quanto sindaco uscen-te».

Il vantaggio del candida-to uscente sembra già con-sistente. È un ballottaggio già segnato?

«C’è distanza tra i due, ma il secondo turno è un’altra

nario simile non avrebbe potuto concretizzarsi».

A proposito di astensio-nismo, Napoli ha percen-tuali più alte rispetto alla media italiana. Qual è la spiegazione?

«Sicuramente è dovuto ad una scarsa offerta della politica, ormai incapace di mobilitare la gente. Questo ha a che fare con la crisi dei partiti, sia nel Centrodestra sia nel Centrosinistra.

Il Partito Democratico è uno dei partiti rimasti fuo-ri dal ballottaggio a Napoli, ed è un chiaro esempio di questa crisi.

Nel PD ci sono state spac-cature interne eclatanti che li hanno portati a dilapida-re una grande mole di con-sensi. Oggi ha percentuali così basse che si fa fatica a trovarne di simili nel resto d’Italia. Dopo questa scon-fitta hanno bisogno di ri-costruire da zero e devono farlo dall’interno: se credo-no di risolvere i problemi con un commissario, un deus ex machina mandato da Renzi, sbagliano. Un’al-tra situazione particolare è quella del M5S.

È un partito che chiara-mente soffre la presenza di un sindaco che toglie voti proprio a loro perché c’è un po’ di sovrapposizione nell’elettorato. Ma è anche possibile che loro stessi non abbiano voglia e capa-cità di gestire grandi città come Napoli. Basti pensare che è successo qualcosa di simile anche a Milano».

competizione, che ha un quadro completamente di-verso dal primo. Cambiano i rapporti di forza e non è favorito particolarmente l’uno o l’altro candidato. Difficile dire come si possa spostare adesso la bilan-cia».

Forse de Magistris avreb-be potuto vincere già al primo turno...

«No. La forza di de Ma-gistris non è necessaria-mente una forza in termini assoluti e non mi sembra un candidato in grado di ottenere percentuali bul-gare. Avrebbe vinto in caso di enorme astensionismo di quelli che hanno votato Lettieri e Valente: uno sce-

L’opinione Per il Partito Democratico un commissario mandato da Renzi non è la soluzione

Prosegue la sfida elettorale a Benevento e Caserta fra forzisti e democratici

Curiosità

Un anziano eletto-re di Bracciano in provincia di Roma ha sbagliato a vo-tare, è uscito dalla cabina elettorale e, anzichè farsi con-segnare una nuova scheda per ripetere il voto, l’ha stracciata in quattro pezzi di fronte al presidente di seggio.L’uomo è stato denunciato ai carabinieri per la violazione dell’art. 100 della legge 361 del 1957, norma che vieta di danneggiare le schede elettorali.

L’erroreDenunciato al seggio

A San Lorenzo Bel-lizzi, nel cosentino, il sindaco Antonio Cersosimo, a capo dell’unica lista civica, è stato eletto già alle ore 19 quando è stata registrata un’affluen-za del 51,29%, quin-di il 50% più uno prescritto dalla legge affinché una consul-tazione con un unico candidato sia valida.

Lo scrutinio facileEletto a urne ancora aperte

Daniele Marcelli, 20 anni, era l’aspirante sindaco più giovane d’Italia. Ad Avigliano Umbro in provincia di Terni la sua lista ci-vica “Aria nuova” non è stata la più votata.

Il più giovaneIl candidato classe 1995

Non è bastato essere personaggi noti per ottenere voti. A Roma il comico Giobbe Covatta, capolista dei Verdi, ha portato a casa solo 488 prefe-renze. L’ex gieffina Roberta Beta, candi-data con Marchini, è stata votata da 29 persone mentre il neodiciottenne Aldo Maria Biscardi, nipote del giornalista sportivo, ha ottenu-to 13 voti. A Milano l’ex showgirl Simona Tagli ha raccolto 31 preferenze, l’ex calciatore Daniele Massaro 364.

Volti famosiPreferenze ai vip: è flop

Paolo Macry

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A metà strada tra comunicazione scritta e orale, i messaggi veicolati dalle chat acquistano un caratttere “anfibio”

vare pagine come Cose molto Tumblr, Napoli o La parlata ignorante o i saggi consigli di Sii come Cerozz, che scim-miottando i blogger, dispensa-no proverbi o fanno osserva-zioni ironiche nello stile unico dell’umorismo napoletano. Occorrerebbe anche prestare attenzione agli ultimi slogan elettorali, come «StaVota Lettieri», o agli hashtag lan-ciati dal sindaco de Magistris. Ce Simme Sfasteriati e Mo! sono invece i nomi di due liste civiche che partecipano alle amministrative 2016 per il

Comune di Napoli. Anche la musica rivive oggi una straordinaria rinascita del vernacolo, ed è così anche se i rapper napoletani talvol-ta tradiscono le loro origini cominciando a scrivere testi in italiano, per far contento anche il pubblico nazionale. Dei vecchi e ricercati testi del duo Co’Sang, ad esempio, sono rimaste solo delle derive soliste che hanno perso aderenza ai fatti e alle cose. «Una lingua si dice viva quando ci sono persone ancora viventi che l’hanno imparata come prima

lingua», si legge nel libro di Maurizio Ponticello Forse non tutti sanno che a Napoli... Una passeggiata per strada è suffi-ciente a capire che il napoleta-no è una lingua ancora molto diffusa e allo stesso tempo liquida e mobile. «Ognuno scrive a modo suo- afferma Ponticello- inventa neologismi, accorcia o allunga le parole, inserisce apostrofi o cancella dittonghi». É però nel mara-sma della rete che il napole-tano si trasforma, perde i suoi confini o ne trova di nuovi, come del resto ha sempre fatto,

«E tu come saluti il tuo buon-giorno?». «Jamm’ bèll!» sugge-risce la Nutella. E infatti così ha scritto sui suoi barattoli. Basta questo a sostenere che ci sia un ritorno alla lingua napole-tana nella sua forma scritta e non solo parlata? Certamente no. E tuttavia qualcosa sta cambiando. Il Napoletano ha inondato la rete, conquistato le serie tv e grazie alle chat è diventato anche un fenomeno globale. La novità è che l’an-tico dialetto ringiovanisce, e diventa dialetto scritto, grazie alle nuovo tecnologie. Tanto che ora il problema è come scriverlo.Tra i primi a individuare il fenomeno sono stati i writer cyop&kaf nell’articolo Avan-zare digerendo. Come cambia la lingua, pubblicato nel libro collettivo Lo stato della città. Napoli e la sua area metropoli-tana, edito da Monitor Edizio-ni. «Napoli che da sempre era Napule- scrivono cyop&kaf- ora è Napl». Negli ultimi vent’anni sono saltate alcune codificazioni linguistiche del napoletano scritto, come con-seguenza diretta della diffu-sione delle tecnologie digitali. Attraverso gli smartphone corre una lingua che è quasi irriconoscibile, perché profon-damente mutata. In un proces-so inverso rispetto al passato, ora sono gli alfabetizzati che scrivono “balbettando”. Questi, per lo più giovani, simulano l’ignoranza, in un continuo tentativo di mimesi, che però non presuppone una diretta conoscenza del dialetto. Così Come site belle diventa M sit bell, oppure Che se fa? Diven-ta K S FA? Cyop&kaf parlano anche di frantumazione del napoletano tra “napulegno” e “napulese”, il primo ancora molto verace e gutturale; il secondo misto ad inglesismi e patrimonio dei nativi digitali. Marketing e comunicazione politica sembra non riescano a fare a meno del dialetto. Per-ché attrae o forse perché così il messaggio arriva proprio a tutti. Allora è il caso di andare a fare un giro sui Social per tro-

Erminia Voccia

Il Napoletano ha inondato la rete ed ora è diventato un fenomeno globale

In basso: Vesuvius, l’opera del pittore Andy Warhol del 1985, dipinta a Napoli.

Quella di Di Giacomo è una lingua per l’Unesco, ma un dialetto per gli studiosi“È arrivato un altro rico-noscimento per la città di Napoli”, “Il Napole-tano è la seconda lin-gua d’Italia”. I giornali locali accolgono con molto entusiasmo la notizia dell’inserimento da parte dell’Unesco della “lingua” napole-tana tra i beni imma-

teriali dell’umanità. “Il Napoletano non è un dialetto ma una lingua” è lo slogan che diventa virale. Ma l’entusiasmo del web è frenato dai dialettologi: si tratta solo di un equivoco. Il professor Nicola De Blasi ha spiegato in un articolo su “Il mattino”

da cosa nasce il frain-tendimento e perchè il Napoletano è un dialet-to. «L’unesco classifica le lingue del mondo in un atlante indirizzato ad una catalogazione. Nella prospettiva Une-sco esiste solo lingua e non la nozione di dia-letto come la inendo-

no gli studiosi italiani», spiega l’esperto. I dia-letti italiani sono lingue locali autonome rispet-to all’Italiano, mentre l’Unesco per dialetto considera una lingua parlata in un modo par-ticolare, come l’inglese del quartiere Harlem di New York.

La polemica sul bene culturale

Boom del napoletanoOra tutti scrivono in dialetto

Salvatore Di Giacomo

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Dal cinema ai telefilm, dalla musica alla politicala comunicazione non può fare a meno del dialetto

assorbendo le varie lingue dei popoli che hanno dominato la città. Nel napoletano c’è un po’ di tutto, dal greco al latino, da cui discende direttamente, dal francese allo spagnolo. «I nuovi metodi di comunica-zione in quanto “mediati” dai computer o dagli smartphone si collocano a metà strada tra comunicazione scritta e comunicazione parlata», dice il professore Nicola De Blasi dell’Università Federico II. Questo aumenterebbe la diffu-sione delle forme colloquiali o dialettali anche nei messaggi scritti. Scriviamo come parlia-mo, ma in realtà non stiamo comunicando oralmente. Il messaggio veicolato, che quasi mai rileggiamo, diventa perciò “anfibio”. Le mail o le chat inol-tre, ci pongono in una situazio-ne di quasi simultaneità rispet-to all’interlocutore, cosa che non accadeva mai per le lette-re, che erano meno spontane-e.«Si scrive in napoletano da almeno 600 anni», commenta il professor De Blasi. Oggi però

scrive in napoletano anche chi non l’ha mai fatto prima. La questione di come trascrivere correttamente in dialetto è nuova o inedita solo per chi non è abituato a misurarsi con tali forme espressive. Diverso è il caso dei poeti o degli autori di teatro che hanno sempre prodotto opere in napoletano, per loro infatti non c’è nulla di straordinario. Ma qual è la forma più corretta per trascrivere il napoletano? Il dibattito sulla legittimità o meno di fondare uno stardard ortografico di riferimento è antica e affonda le sue radici nel dibattito nato nell’ultimo quarto dell’Ottocento. Nel saggio di Gabriella Gavagnini Il napoletano si deve scrivere come si parla? vengono trac-ciati i contorni della nota con-trapposizione tra tradizionali-sti e novatori. I primi, convinti dell’esistenza di una forma scritta “illustre” del dialetto, distinta da quella rude e ple-bea, pensavano che gli scrittori classici sollevassero il dialetto

“dal trivio ai portici di Chia-ia”; i secondi invece, erano dell’idea di dover trascrivere le forme orali così come veniva-no pronunciate. É sempre De Blasi a chiarire la questione e far emergere l’equivoco, rifa-cendosi alle opere di uno dei maggiori scrittori contempora-nei in napoletano: Salvatore Di Giacomo. L’autore adotta uno stile poeti-co estraneo al mimetismo, ma non per questo meno alterato, corrotto o più italianizzato.Oggi si rivive lo stesso proble-ma che gli accademici si pone-vano alla fine dell’Ottocento. La soluzione proposta da De Blasi è trovare un compromes-so tra tradizione e innovazio-ne: «Se tutti ci rifacciamo alla tradizione, allora ci leggiamo e ci capiamo, anche con qualche piccola variante». Se al contra-rio, ognuno scrive come parla, c’è il rischio di non capirsi più. Qualsiasi innovazione della lingua richiede un equilibrio tra vecchio e nuovo, circostan-za che nel parlato si verifica

continuamente. Anche per l’i-taliano, ma ogni cambiamento è tale da non compromettere mai la comunicazione. I gio-vani parlano in modo diverso dagli anziani, questo in parte è vero secondo il professore, ma è vero anche che si parla sem-pre la stessa lingua. I giovani innovano alcune cose, altre le conservano. Un presupposto fondamentale perché la comu-nicazione non si interrompa o subisca una frattura trauma-tica. La vivacità del napoletano non richiede dimostrazioni. È un’opinione corrente che i dialetti non siano più usati, un luogo comune che invece non è dimostrabile. L’uso del napoletano nelle canzoni, nei telefilm o nelle pubblicità è un’ulteriore conferma di cui abbiamo prova ogni volta che prendiamo la metropolitana o semplicemente abbassiamo il finestrino della macchina.

Gabriella GavagniniIl dibattito sullo standard ortografico risale all’Ottocento

“Nicola De BlasiLa vitalità del dialettoNapoetano è un dato di fatto. Non richiede dimostrazioni. Basta andare per strada

u facebook si scrive in dia-letto, gli hastag di Gomorra

la serie sono tra i trend top di Twitter, il dialetto scopre nuovi generi musicali come il rock e il rap. Secondo francesco Montuori, professore associato di Storia della Lingua Italiana alla Federico II di Napoli, non siamo tornati a scrivere in dialetto, ma abbiamo appena cominciato. Professore, si può parlare di un ritorno al dialetto?«Non direi ritorno, prima nessuno scriveva in dialetto, solo i poeti e i letterati. Ci sono dialetti che hanno una lingua dell’arte, come il Napoletano, ma ci sono anche il Romane-sco e il Milanese. I nuovi media inducono a scrivere in dialetto per volontà espressiva. Si tratta di un’innovazione, oggi si scri-ve in dialetti in cui non si è mai scritto. Questo apre orizzonti ignoti per la vitalità dei dialetti, perché il mondo della dialetto-logia è un mondo di oralità».Inizia a scrivere in dialetto chi prima non lo faceva?«Scriviamo in dialetto perché siamo tutti alfabetizzati in Ita-liano. Se un dialettofono di 100 anni fa avesse voluto fare la stessa cosa si sarebbe bloccato di fronte all’analfabetismo». Molti parlanti hanno la per-cezione che il dialetto stia morendo, da cosa deriva?«Ricordo la risposta di un’allie-va che alla domanda cosa fosse

dialetto ha potenziato questo dominio d’uso. Molte persone oggi usano il dialetto così».Il dialetto è molto presente sui social, possiamo dire lo stesso per la televisone?«Le serie Tv hanno tendenzial-mente evitato il dialetto e le varietà regionali dell’Italiano. Ci sono state alcune eccezioni: la Rai accetta la regionalità in “Un posto al sole”. Nell’intrat-tenimento sono entrati dei tipi di dialettalità, ad esempio il Romanesco di Bonolis. Ci sono stati casi in cui il dialetto è stato enfatizzato e portato all’e-stremo, come in Gomorra». Usare il dialetto pone il pro-blema dell’incomprensibilità?«In Italia la frammentazione dialettale è sempre stata un ostacolo alla mutua compren-sibilità. Ci sono dialetti più vi-cini all’italiano e il Napoletano è uno di questi, forse proprio per questo ha una maggiore possibilità di essere recepito da un pubblico più ampio. È vero che il dialetto è potenzialmen-te un ostacolo alla reciproca comprensione. I writers Cyop e Kaf indicano come sintomo della crisi dei Co’Sang anche il passaggio all’Italiano, ma nella musica non è necessario es-sere capiti. Il dialetto non sarà uno strumento vendibile in un ampio spazio, ma può essere uno strumento artistico poten-tissimo e non necessariamente un ostacolo alla vendibilità del prodotto».

si trasmette l’Italiano. Il dia-letto oggi è una lingua che si apprende da adolescenti, si è abituati ad ascoltarlo ma non a parlarlo. I vecchi parlano in dialetto di tutto, i giovani lo usano solo per alcuni argo-menti».Sui social ci sono molti tor-mentoni lanciati da serie di successo come Gomorra, il dialetto si usa per gioco?«Sì, come se avesse una funzio-ne ludica legata a un’espres-sività al di sopra delle righe. Il

il dialetto rispose: il dialetto è la lingua dei vecchi. Nell’espe-rienza della parlante il dialetto è lingua usata dagli anziani e dunque è in pericolo. Questo ragionamento corrisponde ad una oggettiva perdita di ambiti d’uso che il dialetto ha avuto e dall’interruzione della continuità della trasmissione tra le generazioni. Il dialetto negli ultimi 50 anni è usato per un numero di ambiti ristretti. Prima si trasmetteva ai figli come lingua materna adesso

Alessandra Caligiuri

L’intervista Il dialettologo spiega il nuovo uso del Napoletano

Il mondo orale dei dialetti si materializza sui SocialMontuori: «Non siamo tornati a scrivere nelle lingue locali, ma abbiamo iniziato»

Francesco Montuori.In alto un’immagine di Gomorra La serie

Un post di Cose Molto Tumblr

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el mare magnum di Internet, solo uno

straniero su quattro “getta l’amo” in cerca di Pompei, il Museo di Capodimonte e il Museo Archeologico Na-zionale su Google, per pia-nificare la propria vacanza a Napoli. In un momento in cui fiocca l’entusiasmo per la crescita dei turisti (+7% in un anno, fonte Federal-berghi), lo studio realizza-to dalla GESAC - società che gestisce l’aeroporto di Capodichino -, è una doc-cia fredda che lascia tutti a bocca aperta. A cominciare da chi l’ha realizzato, l’in-formatico Claudio Del Vita, capo del marketing digita-le dell’aeroporto interna-zionale: «Quattro mesi fa - spiega - avevamo notato una flessione del 10% nelle nostre visite dall’estero, vo-levamo vederci un po’ più chiaro. Monitorando però le parole chiave più utiliz-zate dai cittadini stranieri su Google con riferimento a Napoli (in particolare da Germania, Francia, Spa-gna, Inghilterra, Australia e Stati Uniti) -, abbiamo scoperto che ogni mese in media il termine “pizza” appare in 1,4 milioni di ri-cerche, la parola “caffè” per 470mila, mentre “Pompei” in 340mila casi, oppure il “Museo di Capodimon-te” in appena 11mila». Si può dire allora che dietro la quantità dei turisti non c’è una qualità della pro-mozione culturale? «Direi proprio di sì - aggiunge Del Vita - soprattutto sul web, soprattutto verso l’estero. Purtroppo non investiamo a livello comunicativo mi-rato. Si pensa ancora a fiere di settore, campagne stam-pa o TV, senza capire che la gente quando viaggia si in-forma sul web».

Ma cosa cerca, la gente? Del Vita ha le idee chiare: «Ai primi posti mancano i siti istituzionali dei musei o le loro piattaforme social. Nel 90% dei casi non sono neanche in lingua ingle-se, questo fa salire portali come Tripadvisor o Lonely planet». Dunque un doppio handicap: «sono pochi gli stranieri che digitano paro-le come Pompei, il MANN e Capodimonte - conclude il web marketer - ma se lo digitano, non trovano mai i

Lo studio GESAC:contenuti accessibili quasi mai in inglese

Davide Uccella

S.O.S. visibilità sul web. E’ l’emergenza di questi mesi per i grandi musei di Napoli, ma una prima risposta potrebbe arri-vare dai social network. Molto chiara su questo l’indagine svolta per In-Chiostro dalla strategist dell’agenzia “Bilancia-mo” Alessandra Ortenzi, che nel periodo marzo - maggio 2016 ha con-frontato le Pagine Face-book di Museo Archeo-logico, Capodimonte e Pompei con quelle della Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo Egizio di Torino e i Musei Vati-cani di Roma, prime tre aree museali più visitate nel 2015 (fonte Civita). Partendo dal numero dei fans, Musei Capito-lini e Museo Egizio sono avanti (121 e 119mila fan), ma se si conside-ra il PPI (Page Perfor-mance Index, che lega interazione dei fan e tasso di crescita setti-manale della pagina), Capodimonte e Pompei sono più attivi (56 e 55% contro 44 e 42). Sempre Pompei risulta partico-

larmente efficace sul piano dell’ Engagement (media giornaliera di like, commenti e con-divisioni rapportato al numero dei fans, 2.7%), mentre su questo il Mu-seo Archeologico arran-ca (0,45%) insieme a Gli Uffizi (0.41%. Dall’ana-lisi emerge quindi che solo il sito vesuviano segue una strategia, basata molto su foto e video, anche se spesso senza un legame con i contenuti del sito. Ca-podimonte interagisce e pubblica di più, ma c’è troppo testo (pochissi-mo in inglese). Quanto al MANN, i tanti fan di-mostrano una sensibi-lità più spiccata verso l’importanza strategica dei social, ma in una direzione sbagliata: la pagina ha contenuti troppo legati agli eventi, mentre il sito web, ad oggi, non ha una ver-sione inglese.

Alessandra Ortenzi“Il sito archeologicoè l’unico ad avere un team internoe una pianificazione”

E sui social ci credesolo PompeiDavide Uccella

«Un mese e mezzo fa ab-biamo aperto i profili Face-book, Twitter e Instagram, sia in italiano sia in inglese, ed entro l’estate arriverà il nuovo portale web multi-lingue. Fino ad invece otto-bre avremo l’assistenza di un’agenzia esterna che cu-rerà la nostra formazione, stiamo cercando di sfrutta-re al meglio le risorse pre-viste dal nostro piano di comunicazione, con circa 690mila euro investiti».

Dunque risorse dedicate: non a caso una delle priori-tà che ci segnalano Lorenzo Viscardi e Claudio Gagliar-dini. Docenti della Ninja Academy, che educa al so-cial media marketing co-lossi come Vodafone, Mon-dadori, Barilla e Telecom, la loro idea è che l’anno zero dei musei sia solo un pretesto: «I musei sono an-cora autoreferenziali, legati alla loro attività scientifica - ci spiega Viscardi - invece dovrebbero incuriosire, le-

garsi a un’esperienza turi-stica a 360°, che compren-da altri settori (pensiamo al food) e riguardi Napoli o la Campania: la gente usa i social per divertirsi».

Entra più nel merito Ga-gliardini: «Servono siti nel-le lingue più utilizzate da chi visita Napoli, inglese e francese in primis. Potreb-be poi essere importante collaborare stabilmente con alcuni blogger, o con gli stessi visitatori, stimolando la produzione di contenuti video e foto. Per i motori di ricerca, invece, perché non sfruttare i “pezzi forti” di una collezione, opere per cui potrebbero visitar-ci?». Sono tanti modi per dire una cosa sola: «Non si aprono i social per seguire un andazzo generale impo-sto da altri, ma per la ne-cessità di condividere una nostra storia. Se poi que-sta dura da più di duemila anni, ne vale senz’altro la pena».

Viscardi «Il viaggio spesso comincia on-line»

contenuti giusti».Come reagire, allora, a

questo campanello d’al-larme? A Capodimonte l’addetta stampa Barbara Notaro Dietrich fa capire che le priorità, almeno per il momento, sono altre: «Come per molti altri mu-sei che sono autonomi da poco, grazie alla riforma Franceschini, paghiamo il gap di avere nuovi direttori da pochi mesi. Stiamo la-vorando innanzitutto sugli allestimenti e le collezioni, i social in questo momen-to vengono gestiti quasi a livello di volontariato, o da ragazzi che hanno funzione di custodi, o da laureati in storia dell’arte. Per ora dia-mo informazioni indispen-sabili, ma in futuro vorrem-mo aprirci agli universitari, o a studenti con progetti scuola-lavoro». Più attivo il Museo Archeologico, con l’ufficio stampa Ornella Falco, cercando di uscire dal pantano degli ultimi anni: «Con la riforma ab-biamo risorse autonome, il 25 giugno apriremo il nuo-vo sito, mentre un piccolo ufficio comunicazione che si interessa della diffusio-ne su Facebook, Twitter e Instagram. La nostra attività è il museo, ma anche eventi ed iniziative di cui il museo è promotore o protagonista».

I segnali migliori però ar-rivano da Pompei con Lara Anniboletti a capo di un team tutto dedicato alla co-municazione.

I risultati dell’indagine condotta per InChiostro dalla social agency “Bilanciamo” sulle social insights di Pompei, MANN e Capodimonte

Il focus Siti arcaici, poche risorse e strategie: grandi sfide per Pompei, MANN e Capodimonte

Musei, all’estero li cerca 1 su 4L’analisi

Massimo Osanna, Soprintendente per i beni archeologici di Pompei

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crittrice, poetessa e gior-nalista galiziana, Luisa

Castro, direttrice dell’Istitu-to Cervantes di Napoli dal 2012, è la vincitrice del Pre-mio letterario dei Quaderni Ibero Americani, una delle più antiche riviste crocevia dell’ispanismo italiano ed europeo.

La scrittrice, che non è nuova ai riconoscimenti (Premio Hiperión di poesia nel 1986, Premio Azorín nel 2001, il Premio Puro Cosa per il giornalismo nel 2010), dallo scorso maggio fa com-pagnia a Premi Nobel come Juan Ramón Jiménez e Pablo Neruda, a intellettuali spa-gnoli e italiani quali Dámaso Alonso, Americo Castro, Be-nedetto Croce e Margherita Morreale: sono queste alcu-ne firme apparse nel corso dei 70 anni dei QIA.

«Napoli è la città in cui i

«Il luogo più bello di Napoli è casa mia», ironizza Angelo Can-navacciuolo. Lo scrittore parte-nopeo ribadisce che la sua cit-tà è «un museo a cielo aperto», impossibile da visitare in poco tempo. Ideatore del format Paro-le in viaggio, che porta a Napoli scrittori internazionali proprio per valorizzare i luoghi della cit-tà, Cannavacciuolo ricorda come, durante la stagione estiva, si reca spesso alla Gaiola di Posillipo, «un posto magnifico che mi piace molto».

L’otium diventa negotium. Ed è proprio questo, secondo l’autore de Il soffio delle fate, uno dei mo-tivi che spinge i napoletani a tra-scorrere le ferie nella metropoli. «Ma si è persa l’abitudine della vacanza ad agosto, quando la cit-tà apparteneva a poche persone», termina lo scrittore.

Home sweet home. Qualche anno fa trascorrere il periodo esti-vo in città era considerato contro-corrente. Oggi è la staycation, sta-re a casa in estate, il nuovo trend. L’intervista completa a Luca De Martino su InchiostrOnline.

quartieri poco conosciuti della propria città. Queste le attività da staycation, che permettono di scattare foto e selfie, e condivi-derli con i propri amici sui social.

Se a Roma un itinerario di staycation propone la visita dell’elegante quartiere Coppedè, a Napoli il tour potrebbe preve-dere un viaggio nel centro storico della città, patrimonio dell’Une-sco dal 1995.

E proprio nel capoluogo cam-pano, quattro anni fa è stato cre-ato “Sii turista della tua città”, un movimento nato per gioco che in-vita i napoletani a scoprire i luo-ghi della loro metropoli. «La città

la devi conoscere per poi rispet-tarla», esordisce Luca De Marti-no, il 27enne fondatore dell’asso-ciazione.

“Sii turista della tua città” cerca di far emergere le bellezze di Na-poli, risvegliando nelle persone quel sentimento di orgoglio di essere nati a pochi passi dal Ve-suvio. «Essere napoletano è me-raviglioso», recita infatti lo slogan di uno striscione del movimento. Come a ribadire che non si deve provare vergogna per essere nati nella capitale del mezzogiorno.

Una città con tanti problemi, Napoli, che porta i ragazzi a so-gnare di vivere altrove, in Italia o all’estero. «Anche io sono stato un adolescente che se ne voleva andare da qua. Ma poi ho iniziato a viaggiare, a vedere e a scoprire il mondo. Europa, Asia, Africa – racconta Luca – E mi sono reso conto che, per quanto potesse essere bello viaggiare e conoscere qualcosa di nuovo, ero già fortu-nato perché io venivo da Napoli».

Mare, spettacoli, cibo ma anche arte e cultura. Il capoluogo cam-pano offre tante iniziative per residenti e turisti. «Io consiglio di entrare nei palazzi», conclude Luca, sottolineando la storia mil-lenaria della sua città. E proprio questi palazzi, banali se osservati dall’esterno, possono nasconde-re «scalinate, cortili e corridoi di una bellezza universale».

Fausto Egidio Piutaycation a Napoli. Un nuovo modo di vivere la vacanza.

Era il 2003 quando negli Stati Uniti e in Canada iniziò a svilup-parsi questa forma di turismo. Ma è dal 2008 che, complice la crisi economica americana, la stayca-tion comincia a diffondersi anche in Europa. In Italia solo ora se ne comincia a parlare.

Un approccio smart e social alla vacanza, forse un modo di viaggiare che esiste da sempre, ma che solo negli ultimi tempi ha trovato una propria definizione. “Stare a casa ma in vacanza”. Que-sto il significato del neologismo, contrazione di stay e vacation, registrato nell’Oxford Dictionary soltanto otto anni fa.

Un mix tra cibo, cultura e sport, che cerca di unire tradizione e in-novazione.

Il fondamento della staycation consiste in brevi spostamenti in città: partenza la mattina presto e ritorno a casa in serata. E proprio in quest’ottica si inserisce l’ap-proccio ambientalista e ecofrien-dly di questa villeggiatura 2.0.

No ad auto, motorini e aerei. Sì invece ai mezzi di trasporto so-stenibili, come biciclette e mo-nopattini, favorendo così la salva-guardia dell’ambiente e l’attività fisica.

Picnic al lago, visite a musei e parchi, sagre paesane e tour di

L’intervista La vincitrice del Premio Quaderni Ibero Americani si racconta

Filomena Avino

La Napoli spagnola di Luisa Castro

Sricordi dell’infanzia si sono materializzati», esordisce la Castro. A 8 anni, attraverso la tv, “scopre” Leonardo da Vinci e il “Pinocchio” di Co-mencini ed entra in contat-to con l’Italia, che definisce il «fuoco della civiltà». «Un mondo che spaziava tra me-tafisico e fantasia, tra terribi-le e straordinario. Nessuno ha saputo renderlo meglio di quanto non abbia fatto lui», dichiara la scrittrice, ammet-tendo di sentirsi un po’ come il burattino. Alla soglia dei 25 anni, attraverso Benedetto Croce, si avvicina alla realtà napoletana. In seguito, gra-zie ai grandi della letteratu-ra - Dante, Virgilio, Leopar-di - il rapporto si rafforza. E, proprio riguardo al poeta fiorentino, dice che è stato l’unico capace di descrivere l’unicità del “popolare”: «Ha reso la lingua parlata una lin-gua “alta”». Un’unicità che

appartiene, in modo parti-colare, al popolo napoletano e alla città di Napoli e che, grazie a Carlo di Borbone e al suo operato in Spagna, si ri-flette anche nei territori ibe-rici. Due realtà fisicamente distanti ma fortemente lega-te.

«Napoli è l’esemplificazio-ne di un decadentismo che fa pensare al passato con no-stalgia. È cielo e suolo, due realtà umane che ci defini-scono. È la città in cui la vita è sentita, anche nell’uso delle parole», racconta la vincitri-ce.

È difficile, per la scrittrice, pensare a un’altra città in cui sentirsi a casa. Infatti, vince-re un premio così importante nella città partenopea assu-me più valore e significato. Equivale a una doppia vit-toria. «Sarà difficile sottrar-si alla necessità di scrivere dell’esperienza napoletana», conclude. Magari sui Repor-tajes, memorie e racconti di viaggio sulle giornate napo-letane che saranno realizzati dagli scrittori presenti, novità di questa IV edizione del Pre-mio.

Per la prima volta l’evento in città, il 17 giugno, in occasione del 300esimo “compleanno” di Carlo di Borbone

Luisa Castro Legazpi

S

L’espressione staycation, stare a casa in vacanza, è stato inserito nell’Oxford Dictionary solo otto anni fa

Turisti e residenti napoletani alla scoperta delle bellezze della loro città

Il logo di “Sii turista della tua città”

Staycation, ferie napoletaneTurismo Il fondatore di “Sii turista della tua città” spiega il perché del suo movimento

Picnic, visite guidate, esplorazioni di quartieri poco noti. Un nuovo approccio smart alle vacanze estive

La rivistaFondata nel 1946, si avvale di una rete formata da 45 università nel mondo

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Antonio Buonansegna

Incesto: l’ultimo tabù?Da Edipo ai personaggi del Trono di Spade, quando l’amore è impossibile

anacronismi volutamente seminati lungo il percorso, nel tentativo di restituire ai due amanti un finale diffe-rente da quello assegnato loro dalla lezione storica. Julien e Marguerite sono anime gemelle separate da cause non dipendenti da loro. É proprio l’amore, de-clinato nella sua accezione più alta, a colpire lo spet-tatore, che dopo qualche minuto di visione, quasi dimentica il legame bio-logico che lega i protago-nisti. A ricordarlo ci pensa la società che condanna i due amanti alla fuga da un crimine di cui non solo non si erano macchiati, ma ignoravano l’esistenza. Non è certo la prima volta che l’arte dimostra di es-sere più coraggiosa della società civile nell’affron-tare quello che gli antro-pologi sono concordi nel definire “l’ultimo tabù” del mondo moderno. Dall’ Edipo di Sofocle ai “sognatori” di Bertolucci passando per i protagoni-

sti della TV via cavo, l’in-cesto rappresenta ancora oggi un veto che sarebbe meglio non profanare. Nonostante siano in con-tinua crescita i Paesi che scelgono di depenalizzare l’incesto tra adulti consen-zienti, sono tanti gli Sta-ti in cui costituisce reato. Le pene variano: due gli anni di reclusione previ-sti, ad esempio, nel Regno Unito e in Danimarca; ben quattordici quelli inflig-gibili in Nord America.E per tutti gli italiani, in ve-rità pochi, accusati di aver dato “pubblico scandalo” nel commettere incesto, la pena varia tra uno e cin-que anni di reclusione. Fortuna vuole che qua-lora aveste preferito una passeggiata a Marguerite e Julien, non avreste perdu-to un capolavoro; in caso contrario avreste dovuto cercare il film tra gli scaf-fali bassi e poco visibi-li delle videoteche o, per tutti i fanatici dello strea-ming, nella sezione “hard”.

iviamo in epoca di apatia. Scandalizzare

qualcuno è impresa ardua altrimenti impossibile. La verità è che abbiamo più o meno fatto e visto tutto, ed è per questa ragione che prendiamo con le prover-biali pinze l’uscita di un film definito oltraggioso.In questi giorni è riusci-to a farsi spazio nelle sale cinematografiche ita-liane lo “scabroso”, per usare l’etichetta che l’ha accompagnato lungo la Croisette a Cannes 2015, Marguerite e Julien, la leggen-da degli amanti impossibili.Diretto da Valerie Don-zelli, il film esplora l’a-more proibito tra un fratello e una sorella. L’opera é ispirata alla vi-cenda di Julien e Margue-rite de Ravelet, condannati e impiccati per adulterio e incesto all’alba del XVII secolo. La regista francese ricorre ad ogni espediente narrativo, dalla destruttu-razione delle epoche agli

Patrick e Susan.In alto un’immagine del film

Moda Il web si scatena sul #chiodogiallo della discordia

sistono due categorie sul web ugualmente polemiche e au-

toreferenziali: le fashion blogger da un lato e le “Selvaggia Lucarel-li”, dall’altro. Può capitare che le prime, dall’al-to delle loro torri costruite like su

like, intervengano nel dibattito fashion etichettando come out sul web un capo di grande tendenza nella vita reale. È il caso del con-troverso #chiodogiallo, il popola-re giubbotto in ecopelle senape lanciato da Zara per la primavera

2016. Tanto popolare, forse trop-po. A tal punto da diventare ineso-rabilmente #out. E così, mentre un sito dedicato (tipecolchiodogiallodizara.tum-blr.com) si riempie di foto con gli avvistamenti del millantato chio-

do e su Instagram viene lanciata la campagna #jesuischiodogial-lo, Selvaggia Lucarelli per amore di contraddizione se l’è andato a comprare. Se non altro per postare la foto sul suo profilo Facebook e far sapere a tutti che lei, nemmeno a dirlo, è la voce fuori dal coro.

E

Emilia Missione

nnie ha dodici anni e vive in Australia. A

volte si sente una donna, altre volte un uomo e, in alcuni giorni, sente di esse-re entrambe le cose. Esiste una parola che riassume il modo in cui lei/lui perce-pisce se stessa/o: Annie è gender fluid. Diversa dalla transessualità e slegata dal sesso che viene assegna-to alla nascita, la fluidità di genere è la condizione di chi si identifica, di volta in volta e semplicemente in base al proprio umore, come uomo, come donna o come androgino. A sentire strette le categorie di “maschio” e “femmina” sono soprattutto i cosiddet-ti Millennials, i giovani tra i 15 e i 34 anni. Il 50% dei ra-gazzi in questa fascia d’età intervistati dal sito ameri-cano Fusion.net ha dichia-rato di credere che l’iden-tità di genere si esprima in uno spettro infinito di pos-sibilità, non riconducibili alla convenzionale distin-zione tra sesso maschile e sesso femminile. Persino il colosso della moda Zara si è adeguato a questa nuova consapevolezza proponen-do una linea d’abbiglia-mento ungendered rivolta a tutti (un tempo l’avremmo chiamata unisex, ma oggi suona troppo retrò).Numerose sono le celebri-tà protagoniste di quella che alcuni hanno già chia-mato «rivoluzione di ge-nere». Icona “fluida” per eccellenza è l’attrice e dj australiana Ruby Rose che ha parlato della sua identi-tà dicendo: «Sento di avere semplicemente il meglio di entrambi i sessi». Proprio l’Australia ha recentemente introdotto una nuova cate-goria di genere accanto a Mr per gli uomini e Mrs per le donne: chi vorrà, che sia transessuale, transgender o fluido, potrà identificarsi con la sigla Mx che significa «indeterminato». E pensare che un tempo ad essere in-determinato era solo il ses-so degli angeli.

Nè maschionè femmina:gender fluidCarolina Mautone

A

Una storia veraPatrick e Susan sono fratello e sorella eppure si amano. Nati dagli stessi genitori sono cresciuti separatamente.Hanno 4 figli.

Il caso

V

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Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettoreMarco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra Origo

Coordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Egidio Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

VENERDÌ 10 GIUGNO | pagina 11

Gigi D’Alessio tor-na a Napoli il 21 giu-gno con il Malaterra Worl Tour. Si esibirà allo stadio San Paolo dopo una tournée in

giro per il mondo, dall’Euro-pa fino all’Asia passando per gli Stati Uniti. Gigi accoglierà i fan con classici napoletani, successi e inediti inseriti nel nuovo disco Malaterra, pub-blicato lo scorso ottobre. Il tour però non è solo musica. In ogni tappa è prevista la pro-iezione di un film documen-tario che racconta la difficile realtà della Terra dei Fuochi.

21 giugnoStadio San PaoloInfo: 892.101www.ticketone.it

Gigi D’AlessioConcerto al San Paolo

musicaprimo pianosport e libri

MusicaAperitivi e musica jazz sulla terrazza del San Carlo

Il 24, 25 e 26 giugno presso la Rotonda Diaz, torna la Carac-ciolo Gold Run. L’e-vento organizzato da l’A.S.D. Napoli Sport

Events, insieme a FIDAL Cam-pania e il Comune, prevede tre giorni di sport e iniziati-ve culturali. Non solo musica e animazione ma anche be-neficenza. Gli appuntamen-ti saranno dedicati alla lotta contro la violenza delle don-ne e per sostenere il progetto Angola per la costruzione di campi sportivi per i bambini.

24, 25 e 26 giugnoLungomare CaraccioloInfo 339 1367946www.napolisportevents.it

Caracciolo Gold RunTre giorni di eventisul lungomare della città

tutto pronto per il Napoli Teatro Festival, la kermesse

teatrale che ogni anno trasfor-ma il capoluogo campano nel punto d’incontro dei palcosce-nici di tutto il mondo.Il programma di questa nona edizione rivela l’ambizione di creare un festival realmente in-ternazionale e multidisciplina-re. Merito del nuovo direttore artistico, il regista italo-belga Franco Dragone, che ha sosti-tuito Luca De Fusco, diretto-re dello Stabile mercadante. Dragone, nonostante ritardi e qualche polemica di troppo con i vertice della Fondazione Campania dei Festival (si pensi all’affaire Al pacino), è riuscito, a mettere in cartellone alcuni dei più importanti nomi della scena mondiale: primo fra tutti William Kentridge che al Mer-cadante porterà il suo “Ubu and the Truth Commission”, spet-tacolo del 1997 che racconta la violenza dell’apartheid attraver-so il personaggio di Alfred Jarry, Ubu Re. Attesissimi anche “St/ll” del visionario regista giapponese Shiro Takatani e il balletto in un atto “Carmen Suite” interpreta-to dalla stella del Bol’šoj di Mo-sca Svetlana Zakharova.Accanto ai nomi internazionali, non manca una folta compagi-ne di artisti del teatro italiano e napoletano: da “Laika”, di Asca-nio Celestini, a “Le Olimpiadi del 1936”, che vede il giornalista Federico Buffa nelle inedite ve-sti di scrittore teatrale e attore, passando per il “Macbeth” del padrone di casa Luca De Fusco

che ripropone la coppia Gaia Aprea, Luca Lazzareschi già protagonisti del suo “Antonio e Cleopatra”.Ma non sarà solo il teatro ad oc-cupare la scena di questa edi-zione del festival. Accanto alla danza, un ruolo di primo piano lo avrà anche la musica con il concerto “Cagnasse Tutto” dei Foja, che nel tempio napoleta-no della musica lirica portano il loro sound rock-folk. Con la re-gia dello stesso Dragone, infatti, il gruppo partenopeo arriva al San Carlo promettendo il sold out.Oltre ai teatri storici il Festival interesserà anche alcuni luo-ghi simbolo della città, come il Bacino Borbonico, l’Arena Fle-grea, il parco archeologico Pau-silypon e Villa Pignatelli. Per il programma completo del festival e la prevendita dei bi-glietti: napoliteatrofestival.it.

Il palco reale del San Carlo

La firma di DragoneTeatro FestivalDal 15 giugno al 15 luglio Napoli ospita l’annuale rassegna teatralePiù di quaranta gli eventi in programma tra danza, teatro e musica

ÈEmilia Missione

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

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RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

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Dal 10 al 12 giugno torna la festa del libro a Napoli, ormai diven-tata un appuntamento fisso da sei anni. La manifestazione, nata

da un’idea dell’associazione “Un’altra Galassia”, ha come protagonisti gli scrittori e farà incontrate ai lettori partenopei autori italiani e stranieri da Die-go De Silva a Niccolò Ammani-ti a Catherine Lacey. Previste, inoltre, delle letture di Rossa-na Campo e un’evocazione di William Shakespeare. Gli appuntamenti sono tutti a in-gresso gratuito e interesseran-no il centro storico della città.

10, 11 e 12 giugnoNapoliInfo: 328 4754059www.unaltragalassia.com

Un’Altra galassiaLa festa dei lettorial centro storico

Sean Paul si esibirà al Teatro Palapartenope il 25 giugno. Il re del-la dance hall contem-poranea farà ballare i napoletani con i suoi

numerosi successi e si pre-annuncia un concerto ricco di musica e movimenti insieme al corpo di ballo che rende uni-ci i suoi spettacoli. Sean Paul calca la scena musicale dalla fine degli anni novanta firman-do numerosi singoli, tra cui “Ger Busy”, che gli hanno fatto guadagnare i primi posti nelle classifiche di tutto il mondo.

25 giugnoTeatro PalapartenopeInfo: 081 5700008www.ticketone.it

Sean PaulIl rapper giamicanolive a Napoli

a bellezza del tramonto sui giardini di Palazzo Reale, da-

vanti al Maschio Angioino, si uni-sce al piacere della buona musica rivisitata in chiave jazz. Torna sul-la suggestiva terrazza del San Car-lo, dopo il successo dello scorso

anno, la rassegna musicale Extra realizzata in collaborazione con il Circolo nazionale dell’Unione di Napoli: otto appuntamenti, dal 10 giugno al 9 luglio, in cui le arie più famose dell’opera si mescolano ad armonie jazz e alle colonne sono-

re di capolavori del cinema. A inaugurare la kermesse, venerdì 9 giugno, il duo Fabiana Martone Marco Pezzenati con la rivisitazio-ne di “Amami Alfredo” e “Sempre libera”, dalla Traviata di Verdi, e un omaggio a Pino Daniele con

la “Bella’mbriana”. Atteso per gio-vedì 16 il Quintetto di ottoni del San Carlo che farà rivivere Vivaldi e Rachmaninoff insieme alle co-lonne sonore di “West side Story” e “La pantera rosa”. Il biglietto di ogni serata, dai 10 ai 15 euro, includerà un aperitivo. Per info 0817972331.

L

Emilia Missione

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a quindicesima edizione dei campionati europei

sarà la prima con 24 squadre. La Francia per la terza volta nella storia è il paese ospitante.

Nei sei gironi da quattro squa-dre passano il turno le prime due e le quattro migliori terze. Prima volta in assoluto per il Galles di Bale, l’Albania, l’Islan-da e la Slovacchia (da quando ha raggiunto l’indipendenza) del capitano del Napoli Ham-sik. L’Olanda la grande esclusa.

Ci saranno invece le altre big: dalla Francia di Pogba e Griez-mann alla Germania campio-ne del mondo di Muller; dalla Spagna degli esclusi eccellenti Diego Costa e Torres, all’In-ghilterra di Kane e Vardy. Ci sarà anche l’Italia che forte di una difesa ben collaudata deve fare i conti con un attacco che segna poco e con le grandi as-senze per infortunio di Verratti e Marchisio a centrocampo.

C.Ronaldo e Ibrahimovic, ri-spettivamente primo e secondo nel barometro Uefa che indica lo stato di forma dei calciatori, sono pronti a far sognare i pro-pri tifosi.

I dieci stadi in cui si dispu-teranno le 51 partite europee saranno terra di conquista an-che per i talent scout dei club. Sono infatti tantissimi i giovani campioni in vetrina. Così tanti che per loro la Uefa ha inaugu-rato un nuovo premio: “ Young Player of the Tournament” per i nati dopo il primo gennaio

1994. E ce ne sono in abbon-danza. Ne ha molti l’Inghilterra che anche nel calcio si confer-ma paese per giovani. Primo fra tutti Marcus Rashford, l’appena diciottenne attaccante del Man Utd. Poi Stones e Alli. E ancora Dier e Sterling. Ma anche l’alba-nese Hysaj, lo slovacco Duda, Zielinski e Milik della Polonia e altri ancora. Saranno 24 le par-tite in esclusiva Sky mentre 27 saranno trasmesse anche dalla Rai.

La Francia che parte con i fa-vori del pronostico sfiderà nel match inaugurale del 10 giugno la Romania allo Stade de Fran-ce. Per vedere l’Italia in campo si dovrà aspettare lunedì 13 giugno, quando gli azzurri, già certi della nomina di Giampie-ro Ventura come commissa-rio tecnico dalla fine di questi europei, sfideranno l’outsider Belgio a Lione.

Come sempre accade nelle manifestazioni internazionali, il presentimento è che l’Italia non farà tanta strada. Sarà la solita squadra che si chiude a catenaccio con tanta grinta e poca tecnica. D’altronde, l’uni-ca vittoria degli azzurri agli eu-ropei di calcio risale al lontano 1968. L’ultima finale è invece quella della sonora sconfitta 4-0 contro la Spagna nel 2012. Più recente è invece il successo ai mondiali. Il 2006 ha insegna-to che con un’ottima difesa, un po’ di fortuna e il goal del Gros-so di turno, si può salire sul tet-to del mondo. E allora provia-moci.

Gli Europei 2016Grandi attese e giovani talenti

LAntonio Esposito

VENERDÌ 10 GIUGNO | pagina 12

La Nazionale Italia in campo il 13 giugno

Terrorismo

La Francia si proteggeschierando l’esercito

allerta arrivata dagli USA in-

dica la Francia come potenziale obbiettivo per le azioni dell’Isis.Il ricordo degli attac-chi a Charlie Hebdo e al Bataclan è ancoro fresco. Sì, gli attacchi, quelli terroristici, quelli che fanno più tremare. Se a questo si aggiunge l’arresto di Gregoir M, il fran-

L’Antonio Esposito cese fermato il 21

maggio in Ucraina con 125 chilogrammi di tritolo, 5 kalash-nikov e 5mila proiet-tili, che secondo le autorità locali, pre-parava attentati in al-cuni dei 10 stadi che ospiteranno le par-tite di Euro 2016, si capisce che le istitu-zioni francesi hanno degli ottimi motivi per essere preoccu-pate. Sarà sospeso

provvis or iamente Schengen. Saranno 90mila in totale, tra poliziotti, militari, gendarmi, pompie-ri e agenti privati, le unità impiegate per la difesa del paese. Un vero e proprio esercito a protezione dello sport più bello del mondo.

10 Giugno Francia v Romania11 GiugnoAlbania v SvizzeraGalles v SlovacchiaInghilterra v Russia12 GiugnoTurchia v CroaziaPolonia v Irlanda del NordGermania v Ucraina13 GiugnoSpagna v Repubblica CecaIrlanda v SveziaBelgio v Italia (Rai e Sky)14 GiugnoAustria v Ungheria Portogallo v Islanda 15 GiugnoRussia v Slovacchia Romania v Svizzera Francia v Albania16 GiugnoInghilterra v Galles Ucraine v Irlanda del NordGermania v Polonia17 GiugnoItalia v Svezia (Rai e Sky)Rep. Ceca v Croazia Spagna v Turchia18 GiugnoBelgio v Irlanda Islanda v Ungheria Portogallo v Austria19 GiugnoSvizzera v Francia Romania v Albania20 GiugnoSlovacchia v Inghil-terraRussia v Galles21 GiugnoIrlanda del Nord v GermaniaUcraina v Polonia Croazia v Spagna Rep. Ceca v Turchia 22 GiugnoUngheria v Portogallo Islanda v Austria Svezia v Belgio Italia v Irlanda (Rai e Sky)

Gli appuntamenti