Akhtamar Numero 201
Transcript of Akhtamar Numero 201
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EN
A.IT
Anno 10, Numero 201
15 maggio 2015 CM.Y. Akhtamaron line
Troppa neutralit fa ma-
le: una considerazioneche corre di bocca in boc-
ca e senza nessun eufemi-
smo fra i circa seicento
partecipanti al Forum di
Yerevan, il progetto pi
importante - insieme allo
straordinario concerto dei
System of a Down in piaz-
za della Repubblica il 23sera che ha commosso
lArmenia e, via Youtube,
tutta la diaspora e i suoi
sostenitori voluto dal
governo del Paese percommemorare il centena-
rio del genocidio.
Mai come di fronte allAr-
menia la neutralit, vale adire la riluttanza a prende-
re posizione da parte ter-
za, si avvicinata al nega-
zionismo puro e semplice:
lArmenia soffre del man-
cato riconoscimento da
parte turca, evidentemente,
ma anche dellindifferenza
di una quota ancora consi-
stente della comunit in-
ternazionale a cominciare
dagli Stati Uniti di BarakObama, che si di nuovo
rifiutato di pronunciare la
parola genocidio pur
avendo promesso il rico-
noscimento in campagnaelettorale. Si sa, lo dicono
t u t t i , p e s a n o . . . .(segue pag.2)
Bollettino interno
di
iniziativa armena
LArmenia guida la lotta contro i genocidi 1-2
Lhanno ridotta cos 3
Dopo il 24 aprile 4
La voce dellArtsakh 5
Qui Armenia 6
Arsenico e vecchi tromboni 7
Sommario
LARMENIA GUIDA LA LOTTA
CONTRO I GENOCIDI
Una cronaca da Yerevan 22-23 aprile 2015 di Martina Corgnati
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il male continua. Anche Geffrey Robertson
non ha il minimo dubbio: i turchi sostengo-no che le deportazioni erano necessarie a
causa delpossibile atteggiamento filorussodegli armeni allinizio della Prima Guerra
Mondiale. Ma, afferma, questa giustifica-zione non ha senso: se si sospetta qualcuno
di slealt, lo si porta di fronte a una cortemarziale, oggi come allora; non si svuotanovillaggi e citt organizzando massacri siste-matici della popolazione inerme, costrin-
gendo i superstiti, soprattutto donne giovanie belle, a conversioni forzate e alla schiavi-t, cambiando nomi di luoghi e persone,cancellando unidentit culturale antichissi-
ma e arrivando a desertificare lAnatolia
orientale, ancora oggi ridotta a una specie diingombrante vuoto, un imbarazzante nientedi polvere e macerie. No, conclude Rober-
tson, le azioni perpetrate contro gli armeninon sono state una tragedia, come vorrebbe-
ro i negazionisti pi raffinati, bens un cri-mine orrendo, il peggiore crimine contro
lumanit, esempio eloquente e modello ditutti gli altri a venire a cominciare dallaShoa: ritorna, infatti, nel ricordo di tutti la
famosa frase pronunciata da Hitler nel 193-
9: Chi ricorda oggi i massacri degli arme-
ni ?
E che di questo crimine la Turchia modernasia ancora pienamente responsabile non cisono dubbi: per dimostrarlo, Patrick Dum-
berry, dellUniversit di Ottawa, ha chiama-
to in causa tutti i criteri condivisi dal dirittointernazionale volti ad accertare se unostato sia o meno la continuazione di un altro
o invece piuttosto unentit nuova. E tuttiquesti indicatori (geografici, politici, socia-
li) provano che lodierna Repubblica turca la continuazione dellimpero ottomano, il
cui governo decise e attu il genocidio diarmeni, greci, assiri e caldei (lArmenia haappena riconosciuto il genocidio di questi
ultimi perpetrato dai Giovani Turchi) , e chedi essi ancora responsabile: a Yerevan si
ampiamente parlato di riparazioni non solomorali ma economiche e di restituzione di
beni trafugati alle vittime. Operazione diffi-cilissima in questo caso, dato il tempo tra-
scorso e la natura soprattutto immobiliaredelle propriet sottratte, ma che tuttaviadeve essere pensabile e pensata: HenryTheriault, studioso di filosofia sociale e
politica, ha ricordato che il patrimonio na-
...le pressioni turche e i timori di raffreddare
relazioni bilaterali strategiche e di rilevantepeso economico. Ma per fortuna non sono
tutti daccordo, anzi: nelle scorse settimane,il numero crescente di stati e istituzioni che
hanno riconosciuto il genocidio armeno confranchezza ed onest, rende pi isolato il
gruppo dei fautori del no: le parole di papaFrancesco il 12 aprile, ripetute quasi ossessi-vamente a Yerevan, hanno preceduto dipochi giorni la risoluzione europea del 15
aprile e le deliberazioni olandesi, austriache,
tedesche e bulgare dei giorni scorsi.
Quote crescenti delle autorit e dellopinio-
ne pubblica europea e mondiale ritrovanouna pi forte compattezza morale, stringen-
dosi intorno al valore della verit e delladifesa dei diritti umani pi elementari: ilgenocidio armeno un fatto che gi nel
maggio 1915 una mozione congiunta di
Francia, Gran Bretagna e Russia aveva rico-nosciuto come crimine contro lumanit eche gi allora, nella sua mostruosa e siste-
matica ferocia senza precedenti, aveva solle-
vato ampia eco sui media internazionali (ilpresidente della Repubblica dArmenia,Serz Sargsyan, nel suo intervento introdutti-vo, ricorda che solo sul New York Times
erano apparsi allepoca 145 articoli); un
fatto che chi visiti oggi il Museo del Genoci-dio Armeno (Tsitsernakaberd) nel nuovoallestimento ricchissimo di documenti, im-
magini e testimonianze, ha occasione di
esplorare con agghiacciante dovizia di parti-colari incontestabili ed evidenti; un fattoche secondo Luis Moreno Ocampo, speciali-
sta di crimini contro lumanit e primo pro-curatore capo della Corte Penale Internazio-
nale, moderatore della prima sessione delgrande forum, dovrebbe essere ovvio per
tutti. Se non abbiamo ancora trovato unconsenso politico su un genocidio avvenutoun secolo fa, si chiede il grande penalista,
come faremo a contrastare le pratiche geno-cidarie che infuriano oggi, la violenza e le
minacce che esistono ancora, in Medio O-riente, in Africa e anche intorno allArme-
nia?E tempo che lobbligazione morale si tra-sformi in azione politica: su questo punto
tutti daccordo, dal Consiglio dEuropa,
rappresentato a Yerevan dal segretario gene-rale ThorbjrnJagland, e soprattutto a IsraelW. Chamy, esimio studioso e curatore della
fondamentaleEncyclopedia of Genocide,che a Yerevan ha proposto la costituzione di
un organismo internazionale guidato dall-Armenia, preposto alla prevenzione dei
genocidi e al soccorso delle vittime. Organi-smo che, secondo il giudice e professoreMichael Bohlander, dovrebbe essere dotato
di vero potere esecutivo: riconosciuta unapratica genocidaria, infatti, necessariointervenire militarmente e subito: altrimenti
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Akhtamar on linezionale della nuova Turchia, nata nel 1923,
si ampiamente sostanziato dei beni di cuigli armeni sono stati spogliati con la violen-
za e che, senza il genocidio, lArmenia sa-rebbe stata oggi un paese molto pi solido,
pi grande e con oltre venti milioni di abi-tanti.
Anche in Turchia qualcuno si ricorda diquesto: il 24 aprile ci sono state manifesta-zioni di solidariet in 28 citt turche, com-presi alcuni centri specialmente sensibili
come Van e Erzorum, oltre naturalmente aIstanbul. Ragip Zarakolu e Cengiz Aktar,politologi , sociologi, giornalisti e attivistisostenitori dei diritti umani (Zarakolu ha
subito molte condanne, trascorso decenni in
carcere o in esilio per la sua difesa dellademocrazia e dei diritti umani in Turchia),intervenuti al Forum, confermano che alme-
no sette milioni di turchi sono oggi favore-voli al riconoscimento del genocidio, che la
pubblicistica sullargomento vivace e chesempre pi numerosi sono i cittadini turchi
che riscoprono la loro origine armena (ingenere attraverso la nonna) e arrivano, talo-ra, a convertirsi. Per la medaglia ha due
facce, ammette Zarakolu: nelle carceri tur-
che ci sono almeno 2000 prigionieri politici,dare a qualcuno dellarmeno in Turchia un insulto e, pi triste di tutto, delle 2000chiese armene presenti in Anatolia allinizio
del secolo scorso, solo due sono state re-staurate: le altre millenovecentoenovantottosono state invece trasformate in moschee oanche semplici magazzini e depositi o persi-no stalle, usate come comodi depositi di
materiale edilizio e, insomma, rase al suolo.Il genocidio continua, si accanisce sullepietre e distrugge la memoria: non solo inTurchia ma, con ferocia e sistematicit an-
cora maggiore in Azerbaijan, dove i tesori
delleredit armena, come lo straordinariocimitero medievale di Julfa che un tempoaveva circa 10.000 khachkar (pietre-
croci) tipicamente armene, stato completa-mente raso al suolo fra gli anni Novanta e il
2005 sotto lo sguardo impotente(indifferente ?) della comunit internaziona-
le e dellUNESCO. DellAzerbaijan e delKarabakh- Artsakh hanno parlato al ForumYair Auron, illustre studioso israeliano,
specialista di genocidi e di giusti fra le
nazioni, e la baronessa Caroline Cox, mem-bro della Camera dei Lord e fondatrice del-lorganizzazione Humanitarian Aid ReliefTrust: nella piccola e tuttora non riconosciu-
ta Repubblica autonoma etnicamente e cul-turalmente del tutto armena che si liberatadal giogo e dalla violenza azera nel 1991-1994 a prezzo di una guerra sanguinosissi-
ma, stato tentato un altro genocidio: dopo
aver provato ad annichilire leredit armena
e la stessa popolazione armena che vivevain Azerbaijan nellepoca sovietica, ha ricor-
dato la baronessa citando i pogrom di Sum-
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gait e Baku (1988-1990), gli azeri continuanoancora oggi ad uccidere i ragazzi che proteg-gono la linea di cessate-il-fuoco, minaccian-
do continuamente una nuova guerra. Biso-gna aiutare questa regione meravigliosa ecivile, ha perorato la baronessa Cox, esortan-do la comunit internazionale e i numerosis-
simi politici intervenuti (un centinaio, com-
presi quattro presidenti di altrettante repub-bliche sono sfilati a Tsitsernakaberd il 24aprile) a fare in modo che il riconoscimento
del genocidio apra la strada anche al ricono-scimento della sovranit dellArtsakh, cos
dolorosamente conquistata e difesa.Il Forum si concluso con una dichiarazione
(la Dichiarazione di Yerevan per la pre-venzione del crimine del genocidio): generi-
ca certo, ma che tuttavia punta soprattutto ildito sulle responsabilit del veleno negazio-
nista, che in questo caso colpisce anche il
popolo turco e gli impedisce qualunque vera
evoluzione in senso democratico.
Una cosa che non interessa probabilmente igovernanti della Turchia ma dovrebbe inve-ce interessare molto i settanta milioni diturchi che il 7 giugno sono chiamati alle
elezioni politiche, in un momento reso deli-catissimo dalle violenze dellISIS in Iraq e
Siria, dalla crescenti tensioni fra sciti e sun-niti gi esplosive in Yemen e dai non pochi
segni di deriva autoritaria che il governoErdogan ha dato negli ultimi tempi. Ricono-
scere il genocidio armeno sarebbe un passoche renderebbe pi facile e condivisa, alme-no su un piano etico e morale, la gestione di
questo difficilissimo scenario.
MARTINA CORGNATI(corrispondenza da Yerevan)
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La chiesa armena dei Santissimi Quaranta Martiri ad Aleppo stata completamente distrutta nel corso di
bombardamenti da parte degli oppositori al governo siriano.
Un gioiello architettonico del quindicesimo secolo e una importante testimonianza di fede e armenit ora
ridotto a un cumulo di macerie. Un genocidio senza fine si abbatte sulla storia armena e su un popolo che
proprio ad Aleppo aveva provato a ricostruire una nuova vita. La chiesa, ubicata nel quartiere di Jdeydeh,
era a tre navate e aveva un campanile eretto nel 1912, raro esempio di architettura barocca ad Aleppo. I
missili jahadisti il 28 aprile lhanno ridotta cos.
Lhanno ridotta cos!
ARMENI A BAKU
Anche il co-presidente USA del gruppo diMinsk, Warlick, si augurato che la par-tecipazione armena ai primi giochi olim-pici europei - al via a giugno a Baku -
possa essere utile a pacificare la regione.Considerato con chi gli armeni hanno ache fare, limpresa sar arduaAd ogni buon conto a marzo il Comitato
olimpico dellArmenia aveva dato il via
libera alla partecipazione dei propri atletiavendo ricevuto assicurazioni da parte delComitato olimpico internazionale che la
delegazione non avrebbe corso alcun peri-colo. Venti sport per 253 medaglie: ma
vogliamo vedere come reagiranno gli
azeri se un armeno riuscir a vincere unamedaglia e la bandiera armena sar issa-ta...
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Il mese di aprile ha costituito, sicuramen-te, il punto culminante delle commemora-zioni del centenario del genocidio. Certa-mente non tutto si esaurir con questomese, perch, almeno fino alla fine dell-anno, si susseguiranno, pi o meno in tuttii paesi ove vi sono comunit armene, dellemanifestazioni di vario tipo. Ma eviden-te che il mese di aprile stato il puntomassimo, sia per il suo significato simbo-lico, legato al giorno 24, che per limpor-tanza degli avvenimenti che si sono svolti
in questo mese.
Innanzitutto la Messa del Papa stato uncolpo micidiale contro il muro del nega-zionismo turco, perch ad esso hanno
fatto seguito, con una reazione a catena,sia le condanne del genocidio da parte delParlamento Europeo, di quello austriaco,del presidente tedesco, che le numerose
pubblicazioni sugli organi dinformazionedi molti paesi. Tutto ci non solo ha con-tribuito a far conoscere a tutti il genocidioarmeno, ma ha anche costretto sempre piin un angolo il negazionismo turco, dive-
nuto ormai una battaglia di retroguardiacondotta da un numero sempre pi esiguo
di combattenti. Tanto che lo sterminiodegli armeni ormai divenuto un fattouniversalmente riconosciuto, anche da
parte di quelli che non nominano il termi-ne genocidio, ma nel descriverne lo svol-gimento, implicitamente ammettono che
lo fu.
Tutto ci ha costituito sicuramente un
successo per gli armeni che, con spiritounitario fra Armenia e Diaspora, gi daalcuni anni si preparavano per degnamen-
te commemorare il centenario.
Un altro successo armeno, perch si trattato di un insuccesso turco, stato ilfiasco delle celebrazioni di Gallipoli,indette dalla Turchia al chiaro scopo dioscurare le cerimonie in memoria delgenocidio. Infatti le delegazioni straniere
giunte a Gallipoli erano ben poca cosarispetto a quelle presenti a Yerevan, conPutin e Hollande in testa, per non parlaredelle varie delegazioni ad alto livello in-viate da numerosi paesi per presenziarealla commemorazione del genocidio. Equesto successo armeno doppiamentesignificativo se si considera il peso dellaTurchia, nella politica internazionale, a
confronto con quello dellArmenia.
Qui va per aggiunto che la Turchia chepure ha una lunga tradizione di astuziadiplomatica, quando si tratta degli arme-ni, stranamente, perde la testa e reagiscein maniera scomposta e rabbiosa, ci chele aliena molte simpatie, come si vistoin occasione della Messa del Papa e del
pronunciamento del Parlamento Europe-o. La reazione rabbiosa, insolente edarrogante della Turchia, che ha letteral-mente perso le staffe dinanzi alle affer-mazioni che lo sterminio degli armeni stato un genocidio, non ha fatto altro cheattirare ancor pi lattenzione dellopi-
nione pubblica sul genocidio, fungendoda gran cassa alla propaganda armena, efacendo aumentare le gi forti perples-sit dellEuropa nei confronti della Tur-chia. Perch, siamo sinceri, tutte questiriconoscimenti del genocidio sono anchela conseguenza del fatto che la Turchianegli ultimi anni ha accentuato sempre di
pi la sua indipendenza dallOccidente,flirtando con la Russia e lISIS, e tuttoci non poteva essere gradito agli occi-dentali che hanno approfittato del cente-
nario del genocidio per darle una lezione.
Se quindi nelle due partite di calcio svol-te qualche anno fa fra Armenia e Turchiaquestultima ha vinto due volte, nella
partita del centenario essa ha subito due
reti senza poter segnare neanche un gol.
Va comunque dato atto che la parte ar-mena, governo, popolazione e Diaspora,in questa occasione ha dimostrato un
unit dintenti oltre che una perfetta
organizzazione per cui se nel due a zerodella partita fra Armenia e Turchia una
parte del merito va ascritta al risentimentodellOccidente dinanzi alle smanie di po-tenza della Turchia, una buona parte delsuccesso dovuta anche agli armeni che sisono preparati adeguatamente , anchesfruttando a loro favore le intemperanze
turche.
Unultima considerazione va fatta sulleprospettive future. La profezia del notogiornalista turco Mehmed Ali Birand, se-condo il quale per il centenario vi sarebbe
stato uno tsunami armeno, si completa-mente avverata e ci dimostrato non solodalle prese di posizione di personalit im-
portanti, di vari Stati o di loro organismi,ma anche, o principalmente, dalle impo-nenti manifestazioni che si sono svolte
presso tutte le comunit armene della dia-spora con una partecipazione mai vistafino ad ora. Basti citare il solo caso di LosAngeles dove hanno marciato 130.000armeni. Tutto ci fa ragionevolmente de-durre che il centenario sar un punto di
svolta, cos come lo fu il cinquantenario, ela lotta per il riconoscimento del genocidio
armeno ed il ripianamento delle sue conse-guenze faranno un salto di qualit il cuisegnale gi stato dato con lo slogan del
centenario: Ricordo e pretendo.
Si sta cio passando dalla fase di riconosci-mento e condanna del genocidio a quellasuccessiva, della richiesta di risarcimenti
e riparazioni, anche territoriali.
Esse
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Dopo il 24 aprile di Esse
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Lo scorso 3 Maggio il popolo della repub-blica del Nagorno Karabakh/Artsakh statochiamato per la sesta volta nella sua storia
ad eleggere i propri rappresentanti in seno
allAssemblea Nazionale.Queste elezioni politiche per individuare itrentatr membri del parlamento sono len-
nesimo tappa del cammino democratico
intrapreso pi di venti anni orsono dallapiccola repubblica sud caucasica.
LAzerbaigian - travolto esso pure dallotsunami del centenario - negli ultimi giorniantecedenti la consultazione elettorale ha
cominciato ha tuonare contro le cosiddetteelezioni parlamentari del Nagorno Kara-
bakh.Fanno bene gli azeri a definire cos tali pro-cessi democratici cos lontani dal loro stan-
dard abituale dittatoriale. Libere elezioni
sono per loro un corpo estraneo alla societcivile e politica, una inutile perdita di tempoper la dinastia Aliyev.Invece, di qua dal confine, nel piccolo terri-
torio armeno dellArtsakh, esse rappresenta-
no un libero esercizio di volont popolareche si somma al diritto allautodetermina-zione della patria.
Invero lo stesso Gruppo di Minsk dellOsceha decretato il diritto del popolo dellAr-tsakh ha plasmare il proprio futuro; paro-
le forti che, sia pure con tutti i distinguo
diplomatici del caso sulla valenza ufficialedelle elezioni karabakhe, rappresentano unevidente incoraggiamento a proseguire la
via della democrazia intrapresa, con molti
sacrifici, tanti anni fa.Sicch le stizzite prese di posizione turche e
azere finiscono con il far parte del folklorepolitico di Ankara e Baku e nulla aggiungo-no alla sostanza della questione.
Dunque per i trentatr seggi in parlamento(ventidue con il sistema proporzionale e
undici con il maggioritario) si sono impe-gnati duecentoventi candidati in rappresen-tanza di sette liste.
Una variegata composizione di forze politi-
che che hanno dato pi forza al valore diconfronto politico rappresentato in questatornata elettorale osservata esternamentedal presidente Sahakyan (indipendente) che
ormai prossimo alla scadenza del suo
secondo e ultimo mandato.In campo sono scesi per la coalizione digoverno Libera Patria del premier Haru-
tyunyan, il Partito Democratico dellAr-tsakh (del presidente dellAssemblea Nazio-nale Ghulyan) fresco di inserimento nel
format europeo della Libera Alleanza e la
Federazione Rivoluzionaria Armena (ARF,Dashnaktsutyun).Allopposizione hanno preso parte il neona-
to Partito della Rinascita Nazionale fon-
dato dal trentatreenne Hayk Khamunyan nel2013, il Movimento-88 di Vitaly Balasan-yan che nel 2012 affront alle presidenziali
Sahakyan, il Partito Comunista e la listaPace e Sviluppo.
Secondo opinione comune a tutti gli osser-
vatori internazionali, le elezioni sono statelibere e democratiche; altro che le ultimeelezioni azere quando i risultati (per errore)vennero diffusi un giorno prima
Oltre il settanta per cento degli aventi diritto
si recato ai seggi: per la precisione 72039elettori su 102.034 aventi diritto per unapercentuale di 70,6 (era stat del 67,8% nel2010).
Si votato anche a Yerevan in un seggioallestito per i cittadini karabakhi impossibi-litati a ritornare in patria (575 voti su 831iscritti).
Insomma, una grande prova di democrazia
che consolida la statualit dellArtsakh.Stando ai primi dati diffusi in parlamentosiederanno anche rappresentanti di due par-
titi di opposizione e questo aumenta ancorail tasso di democraticit delle istituzioni
nella piccola repubblica armena. LEuropase ne accorger? Crediamo di si.
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IRISULTATIDEL3 MAGGIO
Democrazia armena
la voce dellArtsakh
LISTA VOTI %
LIBERA PATRIA 32632 47,35%
PARTITO DEMOCRATICO 13105 19,01%
ARF 12965 18,81%
MOVIMENTO 88 4778 6,93%
RINASCITA NAZIONALE 3709 5,38%
PARTITO COMUNISTA 1136 1,65%
PACE E SVILUPPO 591 0,86%
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NUOVO ALLENATORE
La nazionale di calcio armena ha da inizio
mese un nuovo allenatore. Sargis Hovse-pyan, attuale coach del Pyunik e della
nazionale Under 21, guider anche la
rappresentativa maggiore. Una scelta in-
terna, dopo la fallimentare parentesi dello
svizzero Challandes, che richiama quellafortunata di Minasyan capace di portare in
alto la nazionale dellArmenia nel ranking
Fifa. Speriamo che la scelta armena si
confermi vincente.Hovsepyan, con 132 presenze nella nazio-
nale maggiore, vanta il record fra tutti i
giocatori armeni.
GAS ARMENOUna buona notizia per i consumatori (e il
governo) dellArmenia. La Gazprom ha
raggiunto unintesa con Yerevan per la
diminuzione del prezzo di fornitura dimille metri cubi di gas che passa da 190 a
165 dollari. La riduzione scattata a fine
aprile.
MUCCHE DI RAZZA
Altre 257 giovenche di razza scelta stanno
per arrivare in Armenia grazie ai 350 mi-
lioni di dram stanziati dal governo nell-ambito di un programma di ripopolamen-
to bovino partito nel 2007 e destinato a
concludersi nel 2015. Lo scorso anno
Un sondaggio commissionato dal sitoMiss Travel con oltre centodiecimila
intervistati ha sentenziato che le donne
armene sono le pi sexy del mondo.
Nella classifica finale precedono infatti
le colleghe di Barbados, le statuniten-si, le colombina e le inglesi.
Fra gli uomini prevalgono gli irlande-
si seguiti dagli australiani, settimi gli
italiani. Effetto Kardashian? Sta di
fatto che secondo la rivista americana
MHP Kim Kardashian al tredicesi-
mo posto fra le cento pi belle donne
al mondo.
lArmenia ha prodotto 165000 tonnella-
te di carne, oltre il dieci per cento in pi
rispetto al 2013. 718000 le tonnellate di
latte prodotte lo scorso anno, circa 600-00 in pi rispetto allanno precedente.
DEMOGRAFIA ARMENAIl tasso di mortalit in Armenia nelprimo quarto dellanno fortunatamen-
te in discesa rispetto al dato del 2014. I
dati del Servizio Statistica riferiscono
un decremento dal 10.7 per mille al10.4 per mille. Tradotto sono 232 de-
cessi in meno. Ci nonostante, per via
dei flussi migratori, il saldo della popo-
lazione riporta un deficit di 3600 unit.
MARSIGLIA ONORA UN ARME-
NO
Il consiglio municipale della citt fran-cese ha deciso di dedicare un viale alla
memoria di Ovsanna Kaloustian, un
sopravvissuto del genocidio armeno,
morto nel 2014 alla veneranda et di106 anni.
CERAMICHE ARMENE
Ottanta nuovi posti di lavoro per laproduzione di ceramiche da tavola ma-
de in Armenia su licenza della Royal
Stoneware Ltd. La maggior parte della
produzione sar destinata allesporta-zione.
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Qui Armenia
Ma quanto sono sexy le donne armene...
24 APRILE A PESARO
Non c bisogno di folle oceaniche per ricor-dare il genocidio armeno. Lesempio viene
da Pesaro dove, organizzata da Danilo Fuli-gno, la piccola comunit armena locale si
ritrovata per ricordare il centesimo anniver-
sario del genocidio.Un cartellone, alcuni fiori, la notizia diffusa
alla stampa locale , un momento di raccogli-
mento e lattenzione dei passanti. Anche cossi ricorda il Grande Male e si difende la cau-sa armena. Grazie amici pesaresi!
ONORIFICENZE
Due membri del Consiglio per la
comunit armena di Roma, Robert
Attarian ed Emanuele Aliprandisono stati insigniti della onorificenza
Movses Khorenatsi da parte del
presidente della repubblica di Arme-nia, Serz Sargsyan, nel corso della
sua recente visita in Italia.
Insignito anche il console onorario
Pietro Kuchukian.
La medaglia Movses Khorenatsi la
pi alta onorificenza culturale che
viene conferita a coloro che si distin-
guono nel la diffusione della cultura e
dei valori armeni, e nella attivit di
propaganda della causa armena .
IL RICHIAMO DEL CU-CULO
Dopo il riconoscimento del genocidio
votato dal parlamento lussemburgheseanche lambasciatore turco nel granducato stato richiamato in patria. Ormai un
viavai di feluche verso Ankara. In Tur-
chia non si vogliono dar pace e pensanodi far la voce grossa richiamando i diplo-matici a casa. Facessero pure...
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Non erano neppure passate ventiquattroore dalla conclusione della marcia orga-nizzata a Roma dal Comitato per il cen-tenario del genocidio armeno che gi
qualche vecchio trombone della comunitarmena (?) aveva ripreso a suonare le suenote (stonate).Simili soggetti sono geneticamente pre-senti in qualsiasi associazione, comunit,organizzazione, partito o movimento diqualunque nazionalit esso sia; e non pos-sono certo neppure mancare dalle nostre
parti.
Per nulla rassegnati alla constatazionedella realt, avviluppati nella loro stessaindole polemica, non riescono neanche agodersi il successo del popolo armenoin occasione del centenario; ad accogliereuna nuova era nella quale il riconoscimen-to quasi planetario alla realt storica sarseguito da una ancor pi forte battaglia in
difesa dei valori della armenit.
Bollettino interno a cura dicomunitaarmena.it
IL SASSOLINO DI HAYK
QUESTA PUBBLICAZIONE E EDITA
CON IL FAVORE DEL
MINISTERO DELLA DIASPORA
il numero 202 esce il
1 giugno 2015
www.karabakh.i tInformazione quot idiana
in i taliano sullArtsakh
Temono questi soggetti di essere rottama-ti; si cullano - come vecchi reduci diunarmata Brancaleone - al ricordo divaghe imprese passate.
Per mantenersi in vita devono crearsiun loro nemico, rigorosamente interno,contro il quale spendere le poche sgram-maticate energie rimaste.Alla fine si trasformano in inconsapevoli
sparring partner dei nemici esterni deiquali arrivano a usare gli stessi concetti.Campano nel ricordo di passate diatribe
che si perdono nella notte dei tempi e il
loro unico modo di dichiarare la loroesistenza terrena quella di esternare oracontro Tizio, ora contro Caio.Il 24 aprile non erano naturalmente in
piazza. Come i turchi che, a differenzaloro, una qualche ragione per non sfilarecon le bandiere armene ce lavevano.I vecchi tromboni no: se la suonano e se
la cantano...
Roma, 24 aprile 2015: oltre ai turchi e agli assenti giustificati, chi non cera?...