Adl 150611
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI www.avvenirelavoratori.eu La più antica testata della sinistra italiana,
Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo
Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 11 giugno 2015
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IPSE DIXIT
Tutti parlavan de’ mali - «Tutti parlavan de’ mali, e per rimedio
proponevan veleni». – Ferdinando Galiani
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
Con quali forze?
Quali forze può mettere in campo lo Stato democratico
per prendere in mano l'emergenza migranti.
di Andrea Ermano
Ormai sull'emergenza migranti il tempo stringe. Ma difficilmente il
Premier Renzi può illudersi di ottenere il sostegno internazionale se
prima non sconfiggerà le infiltrazioni criminali e le pulsioni
secessioniste che all'interno del nostro Paese ruotano intorno a questo
drammatico fenomeno.
Fortunatamente, in Italia esistono delle "forze" che già sono attive
nel salvataggio di migliaia di persone a rischio annegamento nel Mare
Mediterraneo. Queste "forze" sono le Forze Armate italiane e anzitutto
la Marina militare. Parrebbe perciò financo ovvio che ci si affidi a
queste stesse Forze Armate – e non a certe masnade privatistiche o
semi-privatistiche stile "mafia-capitale" – per il coordinamento
dell'accoglienza dei profughi. Come fare? Sperando di non ricadere nel
detto di Ferdinando Galiani riportato sopra nella rubrica “Ipse dixit”,
ipotizzerei ciò che segue.
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Lontani da Lampedusa - Merkel, Obama e Renzi
a Elmau, in Baviera, durante una pausa del G7
Si può procedere all'istituzione – possibilmente rapida – di un
Servizio Civile, nel quale verrebbero obbligatoriamente coscritti tutti i
profughi idonei alla leva civile, affinché vi formino una grande
comunità di auto-aiuto, organizzata secondo regole militari, ma
finalizzata a scopi esclusivamente civili: scopi di formazione
linguistica, di apprendistato, di lavoro, di solidarietà e di sicurezza
sociale.
La Repubblica nata dalla Resistenza deve stipulare un patto di
dignità e chiarezza con ciascuna persona migrante, alla quale lo Stato
italiano può garantire, dentro un nuovo quadro normativo, una lineare
concessione del permesso di soggiorno e una seria prospettiva di
naturalizzazione. Unica conditio: l'assolvimento del Servizio Civile
Migranti.
È questa la risposta che l'Italia repubblicana deve dare a chi specula
in termini economici, politici e geo-politici sull'emergenza migranti.
Lo Stato democratico deve prendere in mano la situazione e chiudere i
conti con le bande criminali che lucrano sulla pelle dei disperati nel
modo più scandaloso. Lo Stato democratico deve sconfiggere la
xenofobia di chi lancia irresponsabili appelli all'eversione (in Italia) e
alla guerra (in Libia).
Perciò l'istituzione di un Servizio Civile Migranti ci appare come lo
"strumento degli strumenti", una mano visibile che contrastando
l'emergenza rafforza la polis, aggredisce la corruzione, combatte
l'eversione, riporta nel Paese un clima di umanità, riscuote il dibattito
europeo dall'incantesimo di troppi ego-tatticismi nazionali.
<>
Approfondire un discorso sul Servizio Civile Migranti sarebbe cosa qui
troppo lunga e complessa. Senza contare che per farlo occorrerebbe poi
svolgere un secondo discorso, non meno lungo e complesso, intorno al
Servizio civile nazionale tout court. Infine, ci sarebbe anche un terzo
discorso, quello sul "salario di cittadinanza", che può essere
ragionevolmente incardinato in senso legislativo solo secondo un
criterio di equilibrio tra diritti e doveri.
3
A proposito di questi ultimi, vale la pena ricordare che in Italia il
servizio civile ha assunto forma volontaria nel 2001, contestualmente
alla fine dell'obbligo militare. Prima di allora esso rappresentava
l'opzione alternativa, ma vincolante, all'obbligo di leva. «Dal momento
della sospensione del servizio obbligatorio militare anche il servizio
civile sarà interamente volontario», disse il presidente Sergio
Mattarella, all'epoca Ministro della Difesa. E aggiunse: «Qualsiasi
giovane potrà comunque concorrere alla difesa della patria con mezzi
ed attività non militari. I futuri volontari potranno continuare a favorire
e promuovere la solidarietà e la cooperazione. Oltre tutto, il servizio
civile sarà anche alla portata delle donne. Insomma sarà solo una
questione di scelta personale».
Tutti salutammo con grande soddisfazione quella riforma. Ma molte
cose sono frattanto accadute, tra cui un'ulteriore diffusione del
malcostume, anche all’interno del volontariato. A ben vedere, stiamo
incubando un vulnus costituzionale, in quanto l'Art. 52 della Carta
recita così: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.- Il
servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla
legge…".
Ora, posto che la Consulta ha sì stabilito il diritto del cittadino a
servire la patria anche espletando un servizio alternativo a quello
armato (sentenza n. 164/1985), tale opzione non cancella tuttavia il
carattere costituzionale di universalità e obbligatorietà che caratterizza
il "sacro dovere" di cui parla la Costituzione.
Del resto, con una disoccupazione giovanile oltre il 40% appare
persino opportuno ripensare l'intera materia. L'esperienza di questi
anni dimostra che la facoltatività del servizio civile non coinvolge gli
strati giovanili più emarginati. Al volontariato approdano uno su sei
richiedenti. Ed è facile supporre che ne restano escluse/i proprio quelle
ragazze e quei ragazzi che più di altri avrebbero invece bisogno di
essere coinvolti in un percorso d'inserimento formativo e lavorativo.
In questa luce il Sevizio civile nazionale andrebbe ripensato. E
andrebbe collegato con il tema del "Salario di cittadinanza", a partire
dal celebre saggio di Ernesto Rossi, Abolire la miseria, in cui viene
trattato il tema "Esercito del lavoro" (vai al testo di Ernesto Rossi) che
focalizza abbastanza bene ciò di cui oggi avremmo bisogno.
Ernesto Rossi
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Ultima osservazione, telegrafica: anche il discorso sul "sacro dovere"
sarebbe molto lungo. Espressioni come "difesa della Patria" possono
francamente apparirci ipotecate e retoriche. Diciamo, tuttavia, che la
parola "Difesa" esclude qui la possibilità per l'Italia di tornare a essere
uno "Stato aggressore" di tipo nazionalista o imperiale o fascista. E
l'aggettivo "sacro" può semplicemente intendersi quale attributo di un
"dovere" da custodire sottratto alle – umane troppo umane – ipocrisie
e/o astuzie del potere, dell'ideologia, dell'intrallazzo, del
menefreghismo e anche del "tanto peggio tanto meglio".
SPIGOLATURE
Frontiera della paura
Il respingimento in mare degli esuli sarebbe la
vergogna indelebile del così detto mondo civilizzato
di Renzo Balmelli
VERGOGNA. Quando si vedono i barconi carichi di migranti, viene
da chiedersi se i disperati tra i più disperati riusciranno ancora a trovare
un porto disposto ad accoglierli. A parte i volontari italiani, straordinari
nel prodigarsi in aiuto ai profughi, la sorte di questi derelitti affidata a
scafisti senza cuore non sembra interessare nessuno: ne il paese di
provenienza, ne l'occidente e nemmeno il G7 dove si è parlato di tutto
tranne che dell'esodo biblico del terzo millennio. Se poi dovesse
prevalere la peggiore e contagiosa vulgata leghista targata Salvini e
Maroni, potrebbe succedere che la frontiera della paura tra nord e sud,
trasformata in rozza merce elettorale, finisca col tradursi nel più
drammatico degli esiti: il respingimento in mare degli esuli,
abbandonati al loro destino, e quindi vergogna indelebile del così detto
mondo civilizzato.
MODERATI. Per trovare ancora un po' di spazio nel rutilante teatro
mediatico, d'altronde da lui stesso ampiamente sfruttato, Silvio
Berlusconi ha dovuto cedere una parte del suo più amato gioiello di
famiglia: quel Milan , sul quale ha costruito la sua popolarità, che un
tempo dominava campionato e coppe europee. L'attuale eclissi della
squadra propone anche una chiave di lettura politica poiché per certi
versi marcia di pari passo col declino del Cavaliere. Oggi la sua destra
come l'abbiamo conosciuta non esiste più, spodestata - tanto per restare
in tema- con un calcione dato da un altro schieramento che si presenta
come la variante italiana del lepenismo. Variante poco appetibile dagli
elettori che si definiscono di orientamento moderato, ma in
preoccupante crescita. Resta tuttavia ancora da definire se la destra di
prima fosse davvero la casa dei moderati o se la mutazione attuale non
sia altro che un semplice cambio di sigle.
FUMO. Tra i boschi della Baviera, al vertice dei grandi, si è delineata
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una nuova frontiera tra est e ovest dettata dalla fermezza nei confronti
della Russia di Putin. A qualcuno la compattezza mostrata dal vertice
ha suggerito l'immagine di una nuova "cortina di ferro" alla rovescia
voluta - si sostiene - non con mire aggressive, bensì per rafforzare la
coesione del G7, meno potente di un tempo, nell'intento di tenere
insieme valori di libertà e democrazia minacciati da pericoli di ogni
genere nell'universo del disordine. Teniamola per buona, sempre
sperando, come nella celebre canzone, che non sia tutto fumo negli
occhi. Obama se n'è fatto garante con la sua linea strategica volta al
dialogo, ma quel pacchetto galeotto, in dubbio tra caramelle e sigarette,
alle quali avrebbe rinunciato, ha sollevato un tormentone a cavallo tra
cronaca e diplomazia col quale a volte si fa anche la storia.
SIGARO. Se i portavoce della Casa Bianca assicurano che il
Presidente non fuma più da un pezzo anche per non incorrere nelle ire
di Michelle, altri personaggi famosi non hanno fatto mistero della loro
inveterata passione per il tabacco. Più delle sigarette sono però i sigari
a occupare il posto d'onore nei "vizi privati" dei vip di ieri e di oggi.
Sempre molto in voga sono i toscani fabbricati per la prima volta a
Firenze due secoli fa e protagonisti di un successo che continua ancora
oggi. "Un toscano e una croce di cavaliere – diceva Vittorio Emanuele
II – non si negano a nessuno" e di sicuro non se lo è fatto mancare
Clint Eastwood, non fumatore nella vita, ma che sullo schermo ,col
sigaro agli angoli della bocca , ha fissato la sua popolarità di
implacabile giustiziere nei western di Sergio Leone, altrettanto
implacabile per caratterizzare il personaggio nell'imporgli un vezzo
che l'attore detestava.
DOLCEZZA. Per vincere l'astinenza dal tabacco, uno dei rimedi più
diffusi consiste nel riempire le pause e placare la tensione con un
pezzetto di cioccolato, che oltretutto, contrariamente a quanto si è
sempre creduto, ha anche effetti calmanti sull'umore. Quando il
discorso cade sull'alimento derivato dai semi del cacao, il pensiero
corre inevitabilmente alla Svizzera, considerata la nazione leader nel
regno dell'arte dolciaria. Ma anche l'Italia, paese più noto nel campo
della gastronomia per altre specialità che vanno dalla pizza agli
spaghetti, si sta ritagliando un ruolo importante nella creazione di
ghiottonerie cioccolatiere di alta gamma che un tempo erano prodotti
di nicchia e che ora vanno forte in tutto il mondo battendo la crisi con
l'arma della dolcezza innovativa alla quale, pensate un po', non sa
resistere neppure la maestra confederata.
IMBARAZZO. Negli anni ottanta del secolo scorso la Russia, che
allora si chiamava ancora Unione Sovietica, agli occhi dell'America di
Reagan era l'impero del male. Considerato l'enorme sacrificio della
popolazione russa nella lotta al nazismo era un giudizio impietoso che
tuttavia non impedì all'attore diventato Presidente di gettare le basi per
liquidare la guerra fredda nel solco della Perestrojka avviata da
Gorbaciov. Ora che Mosca e l'Occidente si guardano di nuovo con
sospetto, Putin è stata accolto a Milano e Roma con un certo imbarazzo
controllato, ma senza preclusioni, tanto che l'Italia, in virtù dei suoi
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legami con Mosca, potrebbe svolgere un ruolo di pontiere tra est e
ovest per non resuscitare i vecchi conflitti ideologici. Ma le proteste
degli ucraini davanti ai cancelli di EXPO2015 dicono che lo scenario
non è roseo e che un'altra Glasnost non è dietro l'angolo.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Depotenziare il Contratto Collettivo?
In troppi ne pagherebbero le conseguenze
La volontà di Renzi di privilegiare la contrattazione di secondo livello
afferma l'idea di un mercato duale, con una minoranza che gode dei
benefici della produttività e la maggioranza destinata a salari
marginali.
di Guido Iocca
Al presidente Renzi, si sa, il sistema di relazioni con le parti sociali
interessa, ma solo a patto che sia lui a dettarne le regole. Così, ben
venga (in linea del tutto teorica, beninteso) l’interlocuzione con Cgil,
Cisl e Uil, ma vuoi mettere quanto sarebbe meglio se le organizzazioni
dei lavoratori si riducessero a una? Quanto risulterebbe semplificato lo
scenario negoziale senza più “sigle su sigle”?
Parole dal retrogusto decisamente autoritario, che mandano con un
sol colpo a farsi benedire l’idea di sindacato unitario, cara in
particolare alla segretaria generale Cgil Susanna Camusso, poggiata
per anni sulle solide basi di un assunto che fino a ieri sembrava di
senso comune, e cioè che il pluralismo tra le confederazioni
rappresenta la migliore garanzia a sostegno della democrazia nei
luoghi di lavoro.
E pazienza se la nostra Costituzione, all’articolo 39, dice che le
modalità che disciplinano il diritto di associazione sindacale sono
libere e non è appannaggio di nessuno imporle (né tantomeno, facendo
leva su di una posizione di potere, suggerirle). Ciò che più conta è
l’agibilità politica del presidente del Consiglio e dei suoi più stretti
collaboratori.
Ma come si spiega questo pesante sconfinamento in campo altrui da
parte di Matteo Renzi? Cosa nasconde il suo iperattivismo sul versante
delle riforme sociali? L’uscita sul sindacato unico è solo l’ultima di
una lunga serie di interferenze – dalla legge sulla rappresentanza alla
ventilata stretta sugli scioperi nei servizi pubblici – che suonano come
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un appello rivolto alle associazioni sindacali (tutte, anche quelle a
difesa degli interessi delle imprese) a rinnovarsi al più presto,
seguendo però un canovaccio che lo stesso premier ha la pretesa di
metter loro a disposizione.
E tra le tante idee lanciate negli ultimi tempi, nel mirino dell’attuale
inquilino di Palazzo Chigi sembra esserci, più di ogni altra cosa, il
trasferimento delle prerogative fondamentali della contrattazione da
quella nazionale di categoria a quella aziendale, la carta su cui
principalmente intende puntare – spalleggiato dagli autorevoli punti di
vista di Sergio Marchionne e, più di recente, di Mario Draghi – per
rilanciare la produttività nel nostro paese.
Il fatto è che lo spostamento delle voci salariali sul livello di
contrattazione legato alla produttività, con il risultato di un sostanziale
svuotamento del ccnl, a cui non rimarrebbe che una mera funzione
regolatoria, vede le tre sigle confederali attestate su posizioni diverse.
Più inclini al confronto Cisl e Uil (ferme comunque nel proporre una
formula che preveda meccanismi di salvaguardia laddove non si faccia
negoziazione decentrata), più decisa nella difesa del ruolo del contratto
nazionale la Cgil.
Un orientamento, quello del sindacato di corso d’Italia, bollato –
soprattutto negli ambienti vicini al presidente del Consiglio – come
conservatore, quando non addirittura rigidamente ideologico. Stanno
veramente così le cose? Chi lo sostiene parla a sproposito, dimostrando
come minimo una discreta dose di malafede. Non si può far finta di
non sapere che la pratica della contrattazione di secondo livello è
diffusa soltanto in una piccola parte del mondo del lavoro. Ignorarlo
significa riproporre l’idea di un mercato duale: da un lato, una
minoranza di lavoratori che può ambire ai benefici della produttività e,
dall’altro, la maggioranza, destinata a condizioni salariali marginali.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
A quarant’anni da quell’omicidio
La notte del 12 giugno del 1975 venne freddato con due colpi d’arma
di fuoco il giovane esponente di Lotta continua Alceste Campanile.
Lo conoscevo bene. Era reggiano e studente, come me, all’Università
di Bologna.
di Mauro Del Bue
Qualche volta avevamo suonato la chitarra insieme, con un amico
comune. In qualche bettola di periferia, immersi fino al collo entrambi
tra musica e politica. Era appena tornato da un esame, superato
brillantemente, aveva lasciato il libretto universitario sotto l’uscio di
casa e si era diretto verso una discoteca di Montecchio, tra Parma e
Reggio, molto frequentata dai giovani. Il suo corpo è stato ritrovato in
una stradina di campagna a metà strada tra Sant’Ilario e Montecchio.
Alceste aveva militato nel Fronte della gioventù, organizzazione di
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estrema destra, prima di aderire a Lotta Continua e la prima sensazione
che ci pervase fu quella della consumazione di una feroce vendetta di
stampo fascista verso un ragazzo accusato di tradimento. Nel
pomeriggio si tenne una grande manifestazione, promossa dal comitato
antifascista, in cui noi giovani socialisti ci battemmo, contrastando su
questo i comunisti, perché anche gli esponenti di Lotta continua
potessero parlare. Il giorno del funerale decine di migliaia di militanti
di Lotta Continua, con Adriano Sofri in prima linea, tennero
un’imponente manifestazione inneggiando però anche alla lotta armata.
Da allora la magistratura si è imbattuta nel muro di silenzi e sospetti,
prevalentemente animati dal padre di Alceste, che si orientavano verso
la parte opposta rispetto a quella preventivata. In particolare negli
ambienti bolognesi dell’estremismo venne riportata all’ex dirigente di
Lotta continua Marco Boato una ricorrente intimazione a stare attenti,
si disse, “altrimenti farai la fine di Alceste Campanile”. Si cercarono
responsabilità soprattutto in quell’area dell’estremismo armato che
serviva per la vigilanza di Lotta Continua, si ipotizzò anche un
rapporto stretto tra il sequestro e il delitto Saronio e quello di Alceste.
Si dichiarò che parte del denaro sarebbe transitato da Reggio e proprio
da Alceste.
Mai nessun pentito, fino al 1999, ebbe qualcosa di concreto da
dichiarare sul delitto Campanile, contrariamente a tutti gli altri. Si
pensò dunque ad un omicidio molto particolare. Poi, appunto nel 1999,
Paolo Bellini, coinvolto in delitti di mafia, elemento di estrema destra,
in combutta con pezzi di servizi segreti deviati, fuggito in Brasile e
tornato in Italia sotto falso nome, dopo il suo arresto avvenuto in un
noto ristorante reggiano, ha aperto il sacco confessando di essere stato
lui, assieme a un suo compagno di Avanguardia nazionale, ad uccidere
Bellini su ordine di un terzo, un noto leader di Avanguardia nazionale.
Il movente tornava ad essere quello dei tradimento e si aggiungeva
quello di un attentato non riuscito che Campanile avrebbe ordito contro
l’abitazione dei Bellini.
Però gli altri due chiamati in causa da Bellini sono stati assolti.
Dunque la sua resta una verità incompleta visto che le pistole che
spararono furono due. Ammesso che Bellini abbia detto la verità, visto
che per il delitto Campanile non ha dovuto scontare nemmeno una
condanna, perché i 22 anni del processo ultimato nel 2007 sono andati
in prescrizione, e visto che di delitti ne aveva commessi otto o nove,
certificati e dunque anche gli anni comminati non avrebbero
appesantito più di tanto la sua posizione, restano ancora tante
domande. La magistratura intende evitare, dopo che almeno il secondo
colpevole, oltre al mandante, sono ancora sconosciuti, la celebrazione
di un nuovo processo? Come è possibile credere a Bellini se ha detto il
falso su chi lo accompagnava e su chi ha inviato i due a consumare il
delitto? A me pare che il delitto Campanile sia ancora avvolto nel
mistero.
Vai al sito dell’avantionline
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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Il lavoro nel XXI Secolo
Nuovo Quaderno di MondOperaio
Questo Quaderno si propone come continuazione logica del precedente
libro “La società giusta. Oltre la crisi”, che raccoglieva scritti
pubblicati sulla rivista Mondoperaio sulla crisi economica e finanziaria
in Italia e in Europa. In questa seconda raccolta il tema principale è il
lavoro nel XXI secolo. Gli Autori si interrogano sul significato e sulle
prospettive del lavoro nell’epoca della globalizzazione e della
crescente automazione, nel contesto della recessione e della crisi
finanziaria.
Ordina il Quaderno a questo link Prezzo di vendita: Euro 12,17
Prezzo di copertina: Euro 18,50
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
L’onda lunga
della secolarizzazione
di Luciano Pellicani
“Credo che non si possa parlare solo di una sconfitta dei principi
cristiani, ma di una sconfitta dell’umanità”. Con queste allarmate e
allarmanti parole il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato
vaticano, ha commentato l’esito del referendum indetto il 22 maggio in
Irlanda per decidere sulle nozze fra omosessuali. Un esito clamoroso,
poiché l’Irlanda era considerata una società “cattolica par exellence”.
Evidentemente, l’onda lunga della secolarizzazione ha acquistato una
velocità e una potenza espansiva tali da corroborare ampiamente la tesi
di coloro che ritengono che ormai l’Europa occidentale ha cessato di
essere una civiltà cristiana. Fra i quali recentemente si è distinto
Riccardo Campa con un libro dal significativo titolo “La rivincita del
paganesimo” (Deleyva Editore).
La sua tesi centrale è che la secolarizzazione è il problema
fondamentale della sociologia e che, per decifrare correttamente il
processo di modernizzazione – vale a dire la transizione dalla Città
sacra alla Città secolare – è imperativo partire dalla constatazione che
la civiltà europea si è retta per secoli e continua a reggersi su due
potenti tradizioni: quella greco-romana e quella giudaico-cristiana;
ossia “Atene e Gerusalemme, l’Accademia e la Chiesa”. Una
coesistenza che non è stata punto armoniosa, come in passato ha
preteso Talcott Parsons e come oggi pretende Rodney Stark. Al
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contrario: è stata — e continua ad essere — assai conflittuale poiché i
valori cardinali della “Cultura delle Ragione” sono antitetici ai valori
cardinali della “Cultura della Fede”, centrata sul principio secondo il
quale “Atene è pestifera per la salute dell’anima”, formulato da
Gregorio Nazianzeno e ossessivamente ribadito nel corso dei secoli
dominati dal Contemptus Mundi. Per questo, opportunamente, Campa
sottolinea con particolare vigore che, oltre ad essere fedele alla
Ragione, la tradizione greco-romana è fedele alla Terra, mentre la
tradizione giudaico-cristiana è fedele al Cielo. Una tesi, la sua, già
espressa dal grande George Orwell con queste parole: “L’ideale
umanistico e quello trascendente sono incompatibili. Si deve scegliere
fra Dio e l’uomo e tutti i radicali e i progressisti, dal più blando dei
liberali al più estremista degli anarchici, hanno in realtà scelto
l’uomo”.
Stando così le cose, il riconoscimento del diritto degli omosessuali
di sposarsi — sancito dalla maggioranza degli Irlandesi — non è altro
che ultimo capitolo del secolare conflitto fra Atene e Gerusalemme,
non già – come ritiene il cardinale Parolin – un sconfitta dell’umanità.
Semmai, una sconfitta dell’umanità era la sadica pratica di ardere sul
rogo coloro che, per le loro tendenze sessuali, erano considerati,
dall’etica cristiana, peccatori contro la Natura e contro Dio.
Dalla Fondazione Ernesto Balducci
riceviamo e volentieri pubblichiamo
I diritti e le seconde
generazioni di immigrati
Dibattito pubblico
Badia Fiesolana - Sala Emeroteca
17 giugno 2015 - ore 17
Introduce:
Andrea Cecconi - Presidente Fondazione Balducci
Partecipano:
Anna Triaandafyllidou - Istituto Universitario Europeo - "Le
politiche d’integrazione nei Paesi europei"
Marco Bontempi - Università di Firenze - "Conseguenze sociali di
un’integrazione mancata"
Mohamed Bamoshmoosh - Comunità Islamica di Firenze e
Toscana - "Le seconde generazioni di immigrati: quali diritti?"
Informazioni: Fondazione Ernesto Balducci
tel. 055.599147 / Fax 055.599240 / [email protected]
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
DALLA COOPERAZIONE - 1
Cooperazione e riflessione
In un momento come quello attuale, in cui la cooperazione sociale che
onestamente lavora deve ancor più far sentire la propria voce per
evitare di esser confusa con organizzazioni criminali che nulla hanno a
che fare con questo mondo, pensiamo possa essere utile condividere
una riflessione che, nella sua complessa semplicità, auspichiamo possa
spostare l’attenzione sull’operato e sui valori di centinaia di migliaia di
cooperatori onesti, piuttosto che sui crimini di pochi.
Quindi, per chi non l’avesse visto sui ns. social, dopo aver raccolto
l’autorizzazione dell’autore (Davide di una coop. friulana, la "Dinsi
une man"), condivido un intervento che ho recentemente apprezzato in
occasione di un corso di formazione grazie al quale, a mio avviso, nel
rappresentare la genesi del proprio lavoro in cooperativa, l’autore
fornisce una interessate visione e promozione della cooperazione
sociale. Potete vederlo e condividerlo cliccando qui oppure qui.
Buona giornata.
Alberto Cigana
DALLA COOPERAZIONE - 2
La Cooperativa agricola
INSIEME di Bratunac
Un messaggio del fotografo e giornalista Mario Boccia, a proposito
del film in via di realizzazione sulla cooperativa multietnica di donne
bosniache "Insieme", di cui trovate succhi di frutta e marmellate nei
supermercati COOP.
Cari e care, tra 20 giorni scade il crowfunding di "produzioni dal
basso" per permettere la realizzazione di questo film dei fratelli
Martone. Questo é il link per dare un'occhiata:
https://www.produzionidalbasso.com/project/dert/
Sulla pagina FB di "DERT" (il titolo del film) troverete molto di piú
e avrete testimonianza dell'interesse che si é creato attorno a questa
proposta. https://www.facebook.com/dertdoc
La storia da narrare é quella della Cooperativa agricola INSIEME di
Bratunac, che tutti conoscete, e del contesto nel quale é nata e si sta
sviluppando. Credo che abbiamo bisogno di vedere che a volte i sogni
possono realizzarsi, soprattutto quando sono collettivi.
www.coop-insieme.com
Vi chiedo un contributo, se potete. Anche una dichiarazione
12
d'interesse verso il progetto é importante, perché il denaro serve, ma gli
amici di più. Siamo irriducibilmente diversi da tanti altri e non
misuriamo l'amicizia dall'entitá dei versamenti. Ci piace: "da ognuno
secondo le sue capacitá ad ognuno secondo i suoi bisogni" (...).
Scusate, mi sono lasciato prendere la mano... Volevo dire che anche
inoltrare i nostri link o scriverci messaggi d'incoraggiamento é utile e
sará molto gradito.
Grazie e a presto,
Mario Boccia
LETTERA
Una democrazia molto malata
L'Italia è ormai in preda ad una schizofrenia senza limiti, di fronte ad
una democrazia molto malata, ormai da un paio d'anni quasi il 50%
degli elettori non va al seggio, il Presidente del Coniglio non solo
gioca con la playstation ma fa anche di peggio, fa diffondere dai suoi
adepti un messaggio francamente inquietante: "è importante essere al
potere nella maggioranza delle regioni, di un paio di milioni di voti in
meno chissenefrega".
Ormai la battaglia politica è tutta finalizzata alla conquista delle
"stanze dei bottoni", se poi le strade sono in uno stato pessimo, il
welfare sta peggiorando giorno dopo giorno e le tasse e le gabelle
crescono beh sono tutte questioni che poco interessano agli uomini di
Palazzo.
Da un po' di tempo comunque sta emergendo, sia pure lentamente,
una chiave di lettura della situazione che stiamo vivendo che non
coincide esattamente con la "narrazione" solita, molti osservatori
iniziano a fare i conti con una realtà che sta emergendo e che non è
propriamente rosea, la stesso aumento di occupazione, venduto come
grande vittoria del jobs act, viene letto da chi non si fa ammaliare dai
dati della propaganda come un aumento dell'occupazione nei servizi
con un calo ulteriore, nonostante alcune isole felici, dell'occupazione
nelle attività produttive, con un ulteriore possibile peggioramento della
produttività.
Manca ancora la voce di un socialismo vero, di chi si candida a
rappresentare gli interessi di coloro che fanno del lavoro la propria
ragione di vita, ed anche sulle mailing list di area socialista non si
intravvedono ancora analisi che vadano oltre la solita discussione sui
rapporti partitici, sino a che non torneremo a parlare di economia e di
lavoro (it's the economy...) e/o di redistribuzione della ricchezza con la
leva del fisco difficilmente riusciremo a tornare a vedere le stelle.
Dario Allamano, Torino
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LETTERA
Oggi numismatica
Oggi visita alla sezione numismatica del Museo Nazionale Romano di
Palazzo Massimo. Una didascalia accanto ad una serie di monete del
settecento napoletano riportava la seguente dicitura che pare attagliarsi
perfettamente alla situazione greca: "Tutti parlavan de mali, e per
rimedio proponevan veleni" - Ferdinando Galiani.
Ferdinado Galiani è stato un economista geniale. Si batté contro il
liberismo incontrollato e, nel suo "Trattato della moneta", definisce
con precisone ruolo e funzioni del fisco redistributivo. Personaggio di
straordinario spessore analitico, pubblica il volume a soli 23 anni
inizialmente in forma anonima per poter in incognito ascoltare il
giudizio dei lettori, incluso il Cardinale Lambertini futuro papa
Benedetto XIV che amava farsene leggere da lui dei passi scelti.
Di famiglia pugliese casualmente nato a Chieti, Galiani è uno di quegli
economisti di cui Marx si dice tributario per la sua Teoria del valore.
Vito Ayroldi, e-mail
Le parole di Galiani nell'“Ipse dixit”. Grazie! – La red dell’ADL
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.