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La scomparsa di Filippo Fiorentino lascia sensazioni difficili da assorbire. Forse perché si ha la consapevo - lezza che è una perdita non solo per le persone care ma per la sua terra e la sua co - munità, come accade con co - loro che sono dei simboli. È la paura del futuro, sentito più incerto quando viene meno chi in tante occasioni ha prestato la sua intelli- genza illuminata. Nato a Vico del Gargano, in giovane età si trasferisce a San Severo per studiare al Liceo classico “Tondi”. «Cin - que anni – racconta chi con lui ha condiviso la stanza in quegli anni – passati lonta - no da casa, in pensione. Fi - lippo era serio, diligente in classe, conquistato dalla bontà della professoressa De Joannes, con il terrore per la matematica. Una passione innata per l’archeologia, po- co comune tra i coetanei». Poi gli studi universitari al - la Facoltà di Lettere classi - che a Napoli, la prima espe- rienza di giornalismo come redattore capo. Una pagina, un numero unico diffuso a Vico che lo portò, con altri quattro impavidi, in tribu- nale. Poi la vita professiona- le, iniziata con incarico di in- segnante per due anni in Sardegna. Dalla fine degli anni Settanta, dopo il rien - tro sul Gargano, Fiorentino si consolida come figura pro- fessionale, ricercatore, stu - dioso e “politico” della sua terra, onnipresente nelle i - stituzioni e nelle associazio - ni. Un percorso “misto” nel quale si destreggia con la si- curezza che gli deriva da u - na capacità di analisi e di sintesi insieme lucida, stra - tegica, coerente. Un antici - patore dei tempi che nelle scuole di Rodi Garganico e Vieste, presso le quali prestò servizio come insegnante e come preside, ha impresso la linea della ricerca, della sperimentazione, della cono- scenza, della valorizzazione delle risorse umane: «Un progetto – soleva affermare non prescinde dalle perso- ne, è essenziale “star bene con se stessi per star bene con gli altri”». Gli istituti scolastici del Gargano traggono lustro da questa sua lungimiranza e in essi si attesta una diret - trice educativa contraddi - stinta dell’evoluzione meto- dologica e occasioni di incon- tri e scambi culturali e scientifici con l’esterno, in dimensione europea. Ha so- stenuto l’innovazione e la creatività con l’introduzione della sperimentazione Broc- ca e dell’Igea, ha implemen- tato la scuola con l’apertura di laboratori, i dibattiti let - terari e scientifici in cui ha metteva a confronto docenti, studenti e nomi di spicco del panorama nazionale. Ha “preintrodotto” il concetto di ampliamento dell’offerta formativa. Chi ha lavorato e chi ha studiato nella sua scuola ha avuto occasioni u - niche, diverse: «da mo - strum», come amava dire. Magari ne è consapevole so - lo adesso, col senno di poi, come spesso capita. Da presidente del Di - stretto Scolastico promosse e curò l’organizzazione del I Convegno Nazionale, sul te- ma “Realtà e prospettive dei distretti scolastici”, te- nutosi a Pugnochiuso nel 1989 È stato presidente dell’As- sociazione Nazionale Presi - di, sezione Foggia e Napoli. Ispettore onorario del Mini - stero dei Beni culturali ed ambientali. Per la sua intensa attività di innovazione didattica, nel 1989, quando era preside dell'Istituto Commerciale e per Geometri “Mauro del Giudice” di Rodi Garganico, ricevette dal Ministero della Pubblica Istruzione il Diplo - ma di Benemerenza di pri - Educatore, intellettuale organico al partito del riscatto del Gargano, lascia un patrimonio culturale vasto per chi vuole “vivere” la sua terra Addio, Fiorentino, cuore del Gargano Gargano e Regionali Cosa cambierà per il Gargano do- po il 4 aprile? Crediamo poco o nul- la, al di là se a tagliare il nastro sarà nuovamente il giovane Gover - natore Raffaele Fitto o la sorpresa Nichi Vendola. A questo punto, potremmo anche chiamarci fuori e, da semplici osser- vatori, lasciare che il tempo conti - nui a scorrere consumando speran - ze e allungando la lunga lista dei sogni rimasti tali. Infatti, la partita che si sta gio- cando non ci vede in campo e nep- pure in panchina. Un’amara constatazione. Pur - troppo, non possiamo non prendere atto che il Gargano non ha peso po - litico, e ciò è ancora più evidente nei momenti importanti, come lo è l’ap - puntamento elettorale. Piangersi addosso non aiuta nes- suno a far sì che le cose possano cambiare. Nè è pensabile che in po- chi mesi possa esserci la svolta che tutti, almeno a parole, auspicano. Il terreno per la semina va prepa- rato nei tempi giusti se si vuole che il raccolto sia buono e copioso. «Natura non facit saltus» – spie - gava Leibniz – per significare che, in natura (come in politica diciamo noi), nulla può essere improvvisato. La strada da percorrere è sempre lunga e non facile. Al nostro territorio è mancata (e manca) la capacità di pensare in grande e di volare alto. Se ci sono stati dei tentativi apprezzabili, più che altro per la loro dignità, pur tuttavia non hanno fatto registrare risultati, tant’è che si fa fatica a ri - chiamarne qualcuno. Non sono le idee a mancare. Tutt’altro. Piuttosto è una strategia generale ad essere assente. Si pro - cede, come suol dirsi, a tentoni. Si fa un passo ma senza sapere se ci sarà quello successivo. In poche pa - role, fino ad oggi non è stato possi - bile "fare sistema". Non sappiamo quanto possa esse- re calzante, con le nostre argomen - tazioni, lo stato di crisi in cui versa Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo. Certo è che anche la "creatura" di Padre Pio sta perdendo pezzi di credibilità. E non è un segnale positivo. È con animo colmo di tri - stezza che mi accingo qui a ricordare la figura e l'opera del Preside, professor Fio - rentino, prematuramente stroncato da un male incu - rabile. La perdita di un caro, grande amico, si sa, diso- rienta chiunque e non con - sente, se se ne vuole traccia- re un serio ed oculato profi - lo, di esprimere con distacco il proprio pensiero. Filippo Fiorentino è stato uno studioso appassionato della sua terra garganica, fin da giovane, e su di essa ha prodotto opere di indub- bio valore culturale e lette- rario (ne ricordiamo solo al - cune, quelle più note e signi- ficative, per le quali ha me- ritato il prestigioso ricono - scimento del Premio della Cultura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri: L'altro Gargano. Le impron- te del tempo, 1981; Gargano: Itinerari tematici , 1986; Gargano antico e nuovo . Vo- ci e volti nel tempo , 1989; Paesaggio nel Gargano , 1993; Vico, città d'arte , 1996; La memoria abitata , 1998; L'Accademia degli ec - citati viciensi , 2003 e Nel Gargano dei grandi viaggia- tori, 2003). Mi preme qui sottolineare che la cosa che colpisce di più nella produzione lettera- ria del caro Filippo è il fatto che egli ha serbato sempre integro il sentimento quasi mistico e contemplativo del- la realtà, il suo amore since - ro e appassionato per la sua terra e il suo popolo. Il suo ricordo di valido scrittore, di attento studioso e divulgato- re degli usi e costumi del suo Gargano, è giusto che viva nel cuore dei suoi concittadi- ni e di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e trovi sempre nuova linfa nelle sue opere a partire da La memo- ria abitata , un lavoro ricco di spunti suggestivi riguar- danti lo splendido paesaggio garganico, le minuziose de - scrizioni dei luoghi, fatti e situazioni riferiti a case gen- tilizie, a riti e miti della "Montagna Sacra", a leggen- de, a fatti di cronaca, a per- sonaggi storici e a volti e a fi- gure (poeti, scrittori, artisti) garganici del mondo d'oggi: un caleidoscopio che ci mo - stra l'estro creativo e il fine senso critico di quest'autore, il quale si muove con estre - ma disinvoltura tra folclore e sensi profondi di fede cri - stiana, tra documentazione storica ed archeologica, co - noscenza e aggiornamento scientifico, accompagnati da un evidente amore per la sua terra e le sue cose più care, per il quotidiano e il domestico, costantemente contrappuntati da un'ele - gante ed affettuosa descri- zione di uomini dalla salda tempra garganica, quasi a LINFA NUOVA NELLE SUE OPERE DI GIUSEPPE DE MATTEIS Potrebbe sorgere sul Gargano il primo di Capitanata Parco letterario I fondi ci sono A pag. 4 ALL’INTERNO – Continua a pagina 2 – Continua a pagina 2 – Continua a pagina 4 A Filippo Affilata la lama ha reciso il grande albero. Lacrime di pietra, ferme nella mente. Domenico Sangillo di Francesco Mastropaolo REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE 71018 Vico del Gargano (Fg) Via del Risorgimento, 36 Abbonamento annuo euro 10,30 Estero e sostenitore euro 15,50 Benemerito euro 25,80 Versamento c.c.p. 14547715 intestato a: Editrice Associazione culturale “Il Gargano Nuo vo” Albergo Albergo Residence Residence Villa Villa a a Mare Mare di Colafrancesco Albano & C 71012 Rodi Garganico (FG) Via Trieste, 87/89 Tel./Fax. 0884 96.61.49/96.65.50 www.hotelvillamare.com E E N N O O P P O O L L I I O O W W i i n n e e b b a a r r Motorizzazione civile MCTC Revisione veicoli Officina autorizzata Concessione n. 48 del 07/04/2000 71018 Vico del Gargano (FG) Via F. 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La scomparsa di FilippoFiorentino lascia sensazionidifficili da assorbire. Forseperché si ha la consapevo -lezza che è una perdita nonsolo per le persone care maper la sua terra e la sua co -munità, come accade con co-loro che sono dei simboli. Èla paura del futuro, sentitopiù incerto quando vienemeno chi in tante occasioniha prestato la sua intelli-genza illuminata.

Nato a Vico del Gargano,in giovane età si trasferiscea San Severo per studiare alLiceo classico “Tondi”. «Cin -que anni – racconta chi conlui ha condiviso la stanza inquegli anni – passati lonta -no da casa, in pensione. Fi -lippo era serio, diligente inclasse, conquistato dallabontà della professoressa DeJoannes, con il terrore per lamatematica. Una passione

innata per l’archeologia, po-co comune tra i coetanei».Poi gli studi universitari al -la Facoltà di Lettere classi -che a Napoli, la prima espe-rienza di giornalismo comeredattore capo. Una pagina,un numero unico diffuso aVico che lo portò, con altriquattro impavidi, in tribu-nale. Poi la vita professiona-le, iniziata con incarico di in-segnante per due anni inSardegna. Dalla fine deglianni Settanta, dopo il rien -tro sul Gargano, Fiorentinosi consolida come figura pro-fessionale, ricercatore, stu -dioso e “politico” della suaterra, onnipresente nelle i -stituzioni e nelle associazio -ni. Un percorso “misto” nelquale si destreggia con la si-curezza che gli deriva da u -na capacità di analisi e disintesi insieme lucida, stra -tegica, coerente. Un antici -

patore dei tempi che nellescuole di Rodi Garganico eVieste, presso le quali prestòservizio come insegnante ecome preside, ha impressola linea della ricerca, dellasperimentazione, della cono-scenza, della valorizzazionedelle risorse umane: «Unprogetto – soleva affermare– non prescinde dalle perso-ne, è essenziale “star benecon se stessi per star benecon gli altri”».

Gli istituti scolastici delGargano traggono lustro daquesta sua lungimiranza ein essi si attesta una diret -trice educativa contraddi -stinta dell’evoluzione meto-dologica e occasioni di incon-tri e scambi culturali escientifici con l’esterno, indimensione europea. Ha so-stenuto l’innovazione e lacreatività con l’introduzionedella sperimentazione Broc-ca e dell’Igea, ha implemen-tato la scuola con l’aperturadi laboratori, i dibattiti let -terari e scientifici in cui hametteva a confronto docenti,studenti e nomi di spicco delpanorama nazionale. Ha“preintrodotto” il concetto diampliamento dell’offertaformativa. Chi ha lavorato echi ha studiato nella suascuola ha avuto occasioni u -niche, diverse: «da mo -strum», come amava dire.

Magari ne è consapevole so -lo adesso, col senno di poi,come spesso capita.

Da presidente del Di -stretto Scolastico promossee curò l’organizzazione del IConvegno Nazionale, sul te-ma “Realtà e prospettivedei distretti scolastici”, te-nutosi a Pugnochiuso nel1989

È stato presidente dell’As-sociazione Nazionale Presi -di, sezione Foggia e Napoli.Ispettore onorario del Mini -stero dei Beni culturali edambientali.

Per la sua intensa attivitàdi innovazione didattica, nel1989, quando era presidedell'Istituto Commerciale eper Geometri “Mauro delGiudice” di Rodi Garganico,ricevette dal Ministero dellaPubblica Istruzione il Diplo-ma di Benemerenza di pri -

Educatore, intellettuale organico al partito del riscatto del Gargano, lascia un patrimonio culturale vasto per chi vuole “vivere” la sua terra

Addio, Fiorentino, cuore del Gargano

Gargano e RegionaliCosa cambierà per il Gargano do-

po il 4 aprile? Crediamo poco o nul-la, al di là se a tagliare il nastrosarà nuovamente il giovane Gover -natore Raffaele Fitto o la sorpresaNichi Vendola.

A questo punto, potremmo anchechiamarci fuori e, da semplici osser-vatori, lasciare che il tempo conti -nui a scorrere consumando speran -ze e allungando la lunga lista deisogni rimasti tali.

Infatti, la partita che si sta gio-cando non ci vede in campo e nep-pure in panchina.

Un’amara constatazione. Pur -troppo, non possiamo non prendereatto che il Gargano non ha peso po -litico, e ciò è ancora più evidente neimomenti importanti, come lo è l’ap-puntamento elettorale.

Piangersi addosso non aiuta nes-suno a far sì che le cose possanocambiare. Nè è pensabile che in po-chi mesi possa esserci la svolta chetutti, almeno a parole, auspicano.

Il terreno per la semina va prepa-rato nei tempi giusti se si vuole cheil raccolto sia buono e copioso.

«Natura non facit saltus» – spie -

gava Leibniz – per significare che,in natura (come in politica diciamonoi), nulla può essere improvvisato.

La strada da percorrere è semprelunga e non facile.

Al nostro territorio è mancata (emanca) la capacità di pensare ingrande e di volare alto. Se ci sonostati dei tentativi apprezzabili, più

che altro per la loro dignità, purtuttavia non hanno fatto registrarerisultati, tant’è che si fa fatica a ri -chiamarne qualcuno.

Non sono le idee a mancare.Tutt’altro. Piuttosto è una strategiagenerale ad essere assente. Si pro -cede, come suol dirsi, a tentoni. Sifa un passo ma senza sapere se cisarà quello successivo. In poche pa -role, fino ad oggi non è stato possi -bile "fare sistema".

Non sappiamo quanto possa esse-re calzante, con le nostre argomen -tazioni, lo stato di crisi in cui versaCasa sollievo della sofferenza diSan Giovanni Rotondo. Certo è cheanche la "creatura" di Padre Pio staperdendo pezzi di credibilità. E nonè un segnale positivo.

È con animo colmo di tri -stezza che mi accingo qui aricordare la figura e l'operadel Preside, professor Fio -rentino, prematuramentestroncato da un male incu -rabile. La perdita di un caro,grande amico, si sa, diso-rienta chiunque e non con -sente, se se ne vuole traccia-re un serio ed oculato profi -lo, di esprimere con distaccoil proprio pensiero.

Filippo Fiorentino è statouno studioso appassionatodella sua terra garganica,fin da giovane, e su di essaha prodotto opere di indub-bio valore culturale e lette-rario (ne ricordiamo solo al -cune, quelle più note e signi-ficative, per le quali ha me-ritato il prestigioso ricono -scimento del Premio dellaCultura dalla Presidenzadel Consiglio dei Ministri:L'altro Gargano. Le impron-te del tempo, 1981; Gargano:Itinerari tematici , 1986;Gargano antico e nuovo . Vo-ci e volti nel tempo , 1989;Paesaggio nel Gargano ,1993; Vico, città d'arte ,1996; La memoria abitata ,1998; L'Accademia degli ec -citati viciensi , 2003 e NelGargano dei grandi viaggia-tori, 2003).

Mi preme qui sottolineareche la cosa che colpisce dipiù nella produzione lettera-ria del caro Filippo è il fattoche egli ha serbato sempreintegro il sentimento quasi

mistico e contemplativo del-la realtà, il suo amore since-ro e appassionato per la suaterra e il suo popolo. Il suoricordo di valido scrittore, diattento studioso e divulgato-re degli usi e costumi del suoGargano, è giusto che vivanel cuore dei suoi concittadi-ni e di quanti hanno avuto lafortuna di conoscerlo e trovisempre nuova linfa nelle sueopere a partire da La memo-ria abitata , un lavoro riccodi spunti suggestivi riguar-danti lo splendido paesaggiogarganico, le minuziose de -scrizioni dei luoghi, fatti esituazioni riferiti a case gen-tilizie, a riti e miti della"Montagna Sacra", a leggen-de, a fatti di cronaca, a per-sonaggi storici e a volti e a fi-gure (poeti, scrittori, artisti)garganici del mondo d'oggi:un caleidoscopio che ci mo -stra l'estro creativo e il finesenso critico di quest'autore,il quale si muove con estre -ma disinvoltura tra folcloree sensi profondi di fede cri -stiana, tra documentazionestorica ed archeologica, co -noscenza e aggiornamentoscientifico, accompagnati daun evidente amore per lasua terra e le sue cose piùcare, per il quotidiano e ildomestico, costantementecontrappuntati da un'ele -gante ed affettuosa descri-zione di uomini dalla saldatempra garganica, quasi a

LINFA NUOVA NELLE SUE OPERE

DI GIUSEPPE DE MATTEIS

Potrebbe sorgere sul Gargano il primo di Capitanata

Parco letterarioI fondi ci sono

A pag. 4

ALL’INTERNO

– Continua a pagina 2 – Continua a pagina 2

– Continua a pagina 4

A FilippoAffilatala lamaha recisoil grande albero.

Lacrime di pietra,ferme

nella mente.

Domenico Sangillo

di Francesco Mastropaolo

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mare del magico Gargano

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APERTO TUTTO L’ANNO

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Pagina 2 – Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 Il Gargano NUOVO

ma classe con Medaglia d'Oro perla scuola, la cultura e l'arte e, nel1990, il Premio della Cultura dellaPresidenza del Consiglio dei Mini -stri.

Infaticabile, non rinunciava adassumere impegni in cui credeva.

Nel 1975 è tra i principali fauto-ri della rinascita de “Il GarganoNuovo”, al quale assicurerà co -stantemente contributi sostanzialiche garantiranno nel tempo lineaculturale e ideale.

Fu membro e presidente dellaSocietà di storia patria della Pu -glia, sezione Gargano e presidentedel Lions club Gargano. Tra gli an-ni 70-80 fu socio fondatore e presi-dente sia del Gruppo Archeologico“Silvio Ferri” di Vico del Gargano,che del Centro rodiano di cultura“Uriatinum”. Per entrambi è statopromotore d i iniziative dense dinovità, interesse e concretezza; or -ganizzatore di convegni, di archeo-logia per il primo e di caratterestorico-demologico per l’Uriati-num; curatore della pubblicazionedegli Atti

La pubblicazione de La memoria

abitata gli valse il premio naziona-le Emily Dickinson per la saggisti-ca.

In politica, nel “senso comune”del termine, Fiorentino fa un’appa-rizione alle provinciali del 1985,candidato nella lista del PLI, e co-me assessore di Vico del Gargano ametà degli anni Novanta. Per ilsuo stile di vita è politico autentico

nel “senso nobile” del termine. Glianni Ottanta sono soprattutto glianni della nascita del Parco delGargano, gestazione alla quale sidedica con slancio coinvolgente, so-stenendo con tenacia “l’Idea”. Nonsono stati in molti a lavorare persuperare i passaggi difficili. «Stu -diavamo le iniziative di nascosto,come dei Carbonari», dice Menuc -cia Fontana, oggi presidente per ilGargano di Italia Nostra. In tanteoccasioni tenne sempre fede allasua idea, come quando ospitò nellasua Scuola di Rodi il Convegno chesancì il varo della Legge Quadrodel Parco.

La memoria ritorna al convegnonazionale di Rodi Garganico, conFiorentino affiancato da SabinoAcquaviva ed altri idealisti ai qua-li si contrapponevano sindaci, agri-coltori e associazioni venatorie; aMonte Sant’Angelo, allorché lacontestazione ebbe il sopravventoe gli impedì di parlare; al bloccodella superstrada a Cagnano Va -rano, la più eclatante delle manife-stazioni degli oppositori in occasio-ne della perimetrazione dell’area

protetta.Nel 1995 Fiorentino lascia il

Gargano per trasferirsi a Napolicon la famiglia, città di origine del-la moglie Bianca Carbone. Un di-stacco che lascerà molti rimpianti,soprattutto in quanti incontravanodifficoltà a “far prosperare” le ini-ziative che egli aveva avviato. Cre-scere è difficile, si sa, ma oggi sa -

remmo contenti di non aver vistopian piano “morire” tante sue ini-ziative.

Nella sua nuova città lo assisto -no lo stesso slancio, la stessa tena-cia, la stessa creatività. Con u -miltà ed esempio contagianti, ot -tiene risultati educativi straordi-nari in comunità scolastiche abi -tualmente abbandonate al degradoe all’emarginazione sociale.

Le notizie ci arrivavano! In occasione del gemellaggio tra

la “sue” scuole, il “Saverio Nitti” diNapoli e il “Mauro Del Giudice” diRodi, abbiamo potuto misurare illegame che si era stabilito con isuoi alunni partenopei, che lo ac -clamavano in coro: «Filippo, Filip -po… ».

Filippo Fiorentino stava lavo-rando ad una grande idea: il Parcoletterario «Gargano segreto», comememoria di un Gargano mai avarodi uomini di cultura. Parco lettera-rio legato a Pasquale Soccio. «Allasua opera, visione coerente, raffi -nata e rigorosa di scrittore poeta –spiegava illustrando il progetto –resa sempre umanissima dalla mo-bilità della mente e del cuore, do-vrà richiamarsi il Parco Garganosegreto, l'antica intimità della vocedi una terra porosa perennemente,che unisce i diversi e li integra l'u -no nell'altro».

Tra le ultime apparizioni sulGargano figurano le due presenta-zioni della sua antologia Il Garga-no dei grandi viaggiatori . Nell’Au-ditorium di Vico del Gargano, incoda al convegno “Vico di pietrascolpita”, subì l’umiliazione, insie -me ai suoi relatori, di parlare sen -za microfono mentre gli inservien -ti di una TV locale smontavano lascena e le persone facevano fasti -dioso capannello in vari punti del-la sala.

Due anni dopo, stessa scena aRodi. In un’angusta saletta, senzamicrofono, i relatori fecero fatica afarsi sentire, sovrastati daglischiamazzi dei numerosi vacanzie-ri che affollavano la piazza anti-stante.

Episodi assorbiti con apparenteserenità, o con la raggiunta consa -pevolezza che gli uomini passa -no… le Cose restano.

ricordarci e a rivendicare, nellostesso tempo, l'orgoglio dellapropria appartenenza ad un po -polo di antiche e schiette radici,che tempra i propri umori e ilproprio carattere a contatto conl'aspra natura del promontoriogarganico.

Eppure, come bene ha osser -vato Ugo Piscopo nel risvolto dicopertina del libro, Filippo Fio -rentino è sollecitato, sempre, asalvaguardare l'"adriaticità" delsuo messaggio, «con i profumi, isuoni e la koinè culturale», tantoda «realizzare un affresco orga -nico e complessivo» […]; la ve -rità è che egli fa ricorso, soprat -tutto alla voce del «cuore, memo-re e presago insieme, con unasua vista profonda».

Fiorentino riesce, insomma, abilanciare il proprio discorso, in-troducendo da un lato «germilievitanti nella trattazione di ar-gomenti di erudizione», dall'al-tro imponendo «agli slanci delsentimento il rispetto del decoroe di altre misure di essenziale e-loquio». Il tutto è, poi, sorrettodall'uso di una prosa piana, lim-pida, armoniosa, a volte nutritadi echi e modi che richiamano al-la memoria l'eleganza e la forbi-tezza della prosa d'arte di sapo -re "rondista".

Ma perché l'opera risulti im -mune sia da secchezze o ariditàretoriche ed anacronistiche, siada mere svenevolezze stilistichee linguistiche ma anche da cedi -menti sentimentali o da languo-ri tardo romantici, Fiorentino faricorso all'ausilio e all'urgenzadi un messaggio che serpeggiacome leit-motiv un po' in tuttal'opera, un invito cioè rivolto allepopolazioni garganiche, e pu-gliesi in genere, perché si svegli-no dal loro torpore e facciano

parte attiva delle «dinamiche deipiani generali di ricostruzione edi rinascita», realtà – ribadiscel'autore – che è ormai "attuale edi respiro europeo": è necessariauna forza interna, coesiva dellesingole comunità del Gargano»,che deve «proporsi più come evo-luzione intellettuale che comecodice comportamentale di unaterra. Una terra che non vivepiù come villaggio-mondo, chenon si difende dalla contamina -zione delle culture esterne, cheha il dovere di governare le spin-te dell'ottimismo con responsa-bilità, legando ai benefici da ri -cevere i sacrifici da farsi».

Ma, per completare questo "ri-tratto", desidero accennare alleultime, interessanti opere delFiorentino: L'Accademia deglieccitati viciensi e Nel Garganodei grandi viaggiatori , editi en -trambi nel 2003.

Nel primo libro sono concen -trati lo studio e la stampa ana -statica dei manoscritti ineditidell'unico e fervido sodalizio dicarattere scientifico e filosoficoattivo nella Capitanata allametà del Settecento. Custoditinella biblioteca della famigliaDella Bella, di Vico Garganico, imanoscritti sono stati trascrittie sottoposti «ad un esercizio in -terpretativo fondato su rigorestorico e scrupolo filologico»,com'è scritto nel risvolto di co -pertina del libro. Il sodalizio let-terario nacque nel 1759 ed ebbecome scopo prioritario di «accen-dere gli animi dei Giovani all'a-more delle Scienze, e per inco -raggirli ed aiutarli al prosegui -mento de' Studi»: in queste paro-le, estrapolate dallo statuto del -l'Accademia, si evince l'animosodibattito dell'epoca preillumini -stica e illuministica settecente -

sca, caratterizzata da tendenzestorico-giurisdizionali di matricegiannoniana e da forti simpatieletterarie di sapore arcadico.Fiorentino, fornendoci una map-pa precisa delle finalità propa -gandate dagli Accademici, ritie -ne che il sodalizio viciense abbiacostituito un autentico "vivaio"per la rinascita della comunitàgarganica e per «la formazionedi una classe dirigente più incli -ne e preparata ad affrontare imutamenti, non solo politici, checaratterizzano la transizionedella società meridionale alla fi-ne del sec. XVIII». Va qui osser -vato che questa importante in -dagine di Fiorentino è stato pos-sibile realizzarla anche per lasensibilità e l'amore per la cultu-ra garganica da sempre dimo -strati dalla Signora Isabella Da-miani, attuale custode degli attidocumentali, statuti e componi-menti poetici dell'Accademia,già da molti anni (primi decennidell'800) conservati da Gian Vin-cenzo Mattei.

L'ultimo volume, Nel Garganodei grandi viaggiatori , ha senzadubbio, il gran pregio di essereelegante, di ampio respiro nellastrutturazione dei vari argo-menti trattati (il lavoro contieneuna serie di reportages dal pas-sato, a cura di "inviati speciali":Alberti, Licopodi, Gregorovius,Bertaux, Beltramelli, Fiori, Bal-dini, Petrucci, Baccelli, Brandi,Ungaretti, ecc.). Il libro vuole es-sere un entusiastico invito al tu-rista d'oggi, sulla scorta delle te-stimonianze dei grandi viaggia -tori del passato, di visitare ilpromontorio garganico, ammi -randone le ricchezze archeologi -che e la bellezza della natura edel paesaggio.

Giuseppe De Matteis

DALLA PRIMA PAGINA Linfa nuova nelle sue opere DALLA PRIMA PAGINA Cuore del Gargano

Protagonista dei cambiamenti

(Menuccia Fontana)

L’ultima volta che ho sentitola Sua voce era giugno delloscorso anno. Gli telefonai perinvitarLo a casa mia a SanMenaio ad una serata tra a-mici: non potrò esserci, mi dis-se, sto cercando di capire cosami sta succedendo, ma contodi venire al Gargano tra qual-che tempo, spero con animopiù sereno.

Non l’ho più rivisto, sapevoche stava male, la notizia del -la Sua morte con grande tri -stezza mi ha riportato ad annilontani. Un impegno comuneperché il Gargano diventasseParco Nazionale, le riunioniquasi carbonare a casa miacol sociologo Acquaviva, conl’on. Luigi Ceruti, Nello Bi -scotti, e lui felice di confronta -re le Sue idee su temi che glistavano molto a cuore. Cono-sceva bene la Sua terra, e laSua gente, di cui è stato gran -

de storico, ma anche raffinatointerprete di emozioni. Ho ni -tido il ricordo di una giornatatra le strade del centro stroricodi Vico e Lui guida di eccezio -ne per ospiti di riguardo. Gliangoli più degradati tornava-no a vivere con le Sue parole,la storia di ogni portale, ognifregio, i significati profondi diuna architettura che parla diusi, modi di vivere che Lui benconosceva: «La scala esternadelle case termina con un mu -retto, – diceva –, che non è ca -suale: ’appoggio (l’appuj è iltermine dialettale). Da qui ledonne affacciate socializzava-no, aspettando gli uomini chetornavano dalla campagna».E quando si materializzò unafigura femminile su uno diquesti appoggi Lui la salutòchiamandola per nome con af-fettuosa familiarità. Proprio atutto ciò avrebbe poi dedicatoLa memoria abitata , uno deiSuoi testi più belli.

Il Gargano illuminista si ècome identificato con la Sua

persona e Lui non si sottraevaa conferenze e dibattiti che lohanno visto protagonista in u-na stagione di grandi cambia-menti per la sua terra. La Suapresenza era considerata un e-vento da quando aveva lascia-to il Gargano. Ma non era dif -ficile incontrarLo per le stradedi Vico nei giorni di festa,quando si ripetono i riti dellaSettimana Santa, la cui storiaaveva approfondito con un ap-proccio antropologico da stori-co appassionato.

Mi viene in merge una frasedi Dos Passos: «Puoi strappa -re un uomo dal suo paese manon il paese dal cuore di unuomo».

In una fredda giornata di fi-ne inverno al tuo paese sei tor-nato per sempre. Ad accoglierequesto figlio speciale c’era laTua gente, a cui lasci unagrande eredità intellettuale eche certo non ti dimenticherà.

Come sempre vivo rimarràin me il ricordo di un percorsoper comuni ideali.

Bontà e rettitudine(Raffaele Pennelli)

Caro Filippo, mai avrei vo -luto scrivere una lettera comequesta, delle volte però le cir -costanze della vita ci obbliga-no a fare cose dalle quali ci a -sterremmo. Tu sai bene che e -ravamo legati da grande ami -cizia, dovuta soprattutto all’a-more per la Montagna del So -le che, come è giusto che sia,ha accolto le tue spoglie con a -more e con rispetto. Ora sei lìfra le braccia della montagna,cullato dalle onde del mareche lambisce la costa gargani-ca e accarezzato dalla brezzadi maestrale che ha sfiorato iltuo primo sorriso ed ha raccol-to il tuo ultimo respiro.

Io sono sicuro che hai rag -giunto il posto che più ti com -pete anche nel luogo che il Si -gnore ti ha assegnato, poichétu, Filippo, hai vissuto nel giu-sto e hai sempre respirato ariapervasa dalla bontà e dallarettitudine.

UN INTELLETTUALE GARGANICOdi GIOVANNI MASI

In tutti gli scritti di Filippo Fiorenti-no c’è sempre il richiamo al lavoro, co -me impegno e come esperienza estetica,parametri fondanti della dimensione u-mana. Gli interessi dello studioso, oltreche storici e letterari, sono stati anchedi natura antropologia e sociologica. Losi avverte in tutte le sue pagine, di cri -tica letteraria, di critica d’arte, o nellericerche che spaziano “tra mito e sto -ria”, per riprendere uno dei suoi ultimiarticoli, dedicato all’arte di Lidia Cro -ce e al mito di Diomede, apparso suquesto giornale nel numero di maggiodello scorso anno.

Di indole mite e gioviale, Fiorentinonon amava mettere a disagio il suo in-terlocutore. Era scanzonato nell’eloquioinformale, ma solo per mimetizzare lasensibilità profonda per i problemi del-la quotidianità e dell’esistenza degli uo-mini. Educatore di professione, è statouomo e dirigente di scuola a tutto ton-do, assommando e armonizzando le i-stanze della più moderna pedagogia equelle, residuali, della cultura popolaree negletta.

Intellettuale organico al partito di ri-scatto del Gargano, ha promosso, inco -raggiato e sostenuto (con libri, pubbli-cazioni, articoli, recensioni, convegni,dibattiti) tutte le iniziative che hannoconferito al Promontorio maggior lu -stro, a cominciare dalla istituzione delParco Nazionale che, in anni ormai lon-tani, lo ha visto combattere, lui giova-nissimo, al fianco di Sabino Acquaviva,il sociologo che ha fatto conosere laMontagna del sole, in campo accademi-co e in campo politico. In questo clima,sulla scorta di pochi brandelli di una e-redità giornalistica, nacque anche “IlGargano nuovo”, e più tardi l’omonimaAssociazione culturale, di cui Filippo èstato, senza ombra di dubbio, il “moto -re di ricerca”, per dirla con terminolo -gia informatica.

Dopo l’escursione filologica tra lapoesia e l’arte che si sono ispirate all’e -roe omerico, un mese dopo, nel suo ulti-mo contributo per il “Il Gargano nuo -vo”, Fiorentino si intrattiene sul tema

della morte e ne comincia a studiare “ilprofilo”, come fa il navigante quando glisi palesa la linea di costa tra i vaporinotturni. Un ossimoro struggente cheegli mutua da Marguerite Yourcenar,allorché la grande scrittrice commentale ultime notti inquiete del suo impera-tore Adriano.

Già aggredito dal male che lo hastroncato nella piena maturità scienti-fica, il Nostro ricorda, in questo scritto,il suo amico Peppino Campanella, ap -pena scomparso, e, ammutolito dal do-lore, si ferma ad analizzare, sotto voce,“la circostanza che spezza ogni disegnoterreno”. Sentendosi prossimo al com-pimento del proprio destino, indirizza ilsuo pensiero al “senso puro dell’essere”e gli pare di coglierlo nel “silenzio” e“nella gelida levità della morte”.

Lunedì ventuno febbraio, nel gelidopomeriggio, la bara di Filippo, rientra-ta da Napoli, era ai piedi della Crocenella Chiesa di S. Domenico di Vico delGargano, sua amata terra natale. In-combeva il silenzio.

Basta un solo soffio,per spegnere una fiamma…

Basta un solo attimo,per appassire un fiore…

Il buio ingoia la luce,la fine sovviene in eterno…

In un solo istanteuna vita scivola via,

lontano l’ultimo respiromentre l’ultimo sguardo

si spegne.Nelle pioggia scorrono

le lacrime,nella mente fulgido

il ricordo…… ogni gesto si ripete,ogni passo si ricompie,ogni attimo si rivive,

nel rifiuto della realtà,

nel rinnego della perdita.Nessun motivo,nessun senso,

nessuna certezzaal di là dell’ultimo giorno.

Tutto appare superfluola concretezza si perde,

il senso della vita sfuma,annegando nell’impotenza,

nei dubbi irrisolti.Silenzio

solo il silenziointorno a me…

ed una presenzaastratta

di chi non c’è più,una dolce consolazione,

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Il Gargano NUOVO Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 – Pagina 3

L’anno quinto del terzo millen -nio si è presentato con il granfreddo di fine gennaio, che tutta -via non ha impedito l’affluenza dioltre 250 invitati, tra greci, lorodiscendenti e filogreci, alla IX edi-zione della Vassilopita a Foggia.La manifestazione di fratellanzatra greci e italiani trasmigra nelnostro Paese con tutti i riti dai si -gnificati religiosi e sociali.

La presenza dei greci nell’Italiameridionale e in particolare aFoggia nel corso dei secoli si èsempre più rafforzata per le cau-se più disparate. Di gran rilevan -za le migrazioni di esuli che fug -givano per aver preso parte a ri-bellioni contro la dominazione ot -tomana. Hanno qui dato sfogo aisentimenti libertari abbracciandola causa dei patrioti italici batten-dosi per l’unità d’Italia contro iBorbone che, col Papato, ostacola-vano l’indipendenza della Grecia.Per questa scelta di campo, ispi-rata ad ideali di libertà e patriot -tismo, hanno subito anni di carce-re e persino condanne a morte. Sischierarono, infatti, a fianco diLuigi Zuppetta, deputato alla Ca-mera del Regno di Napoli e fierooppositore della monarchia. AFoggia, tra gli altri, i Perifano(Casimiro, Spiridione e Tomma-so) e un discendente greco (figliodi Sofia Perifano) Saverio Alta-mura, noto pittore. Ma, fatto nuo-vo e sorprendente, ad avvalorarela tesi di una componente politicae sociale tra le cause del brigan -taggio, è la presenza, nella bandadi Angelo Maria Del Sambro, diNicola Perifano (figlio di Spiridio-ne), ufficiale cerusico (medico chi-rurgo) dell’esercito borbonico, cat-turato e fucilato nei pressi di SanMarco in Lamis il 28 giugno del1862. Aveva indosso la divisa e ledecorazioni (medaglia d’oro) diFrancesco II di Borbone. Il giornodopo il capobanda seguì la stessasorte, dopo essere stato catturatosu indicazione dell’ufficiale medi -co.

Nei secoli passati i cognomi gre-ci venivano italianizzati. ComeCandilli, Abbrasi e Papassimo a

Foggia; Giannotti a Cerignola;Giallocosta e Coinnizi a Lucera;Giovannicosta a Manfredonia;Prinari a San Severo; Iachini aTorremaggiore, Baicussi a Serra -capriola. Per tanti motivi di natu-ra pratica ma anche di sicurezza(Vedi le persecuzioni borboniche)pur mantenendone la radice. Lenuove leve di greci che vengonooggi conservano i propri cognomicon tutta la loro, a volte non sem-plice, scrittura e lettura.

A partire dagli anni Cinquanta,numerosi giovani provenienti datutte le regioni della Grecia han -no iniziato a iscriversi presso leUniversità italiane, in particolarequelle di Napoli e Bari. Si sonoformate tante coppie miste, moltedelle quali, terminati gli studi, si

sono stabilite in Italia non senzadolorose rinunce.

Le numerose comunità greche,presenti su tutto il territorio d’I-talia e particolarmente in Puglia,provvedono a tener vivo il legamecon la madrepatria e nello stessotempo a riaffermare le affinità i-deologiche e culturali tra le duenazioni.

Non c’è comunità greca al mon-do che non inauguri il nuovo annocon la festa detta della Vassilopi -ta. Una cena, tradizionalmenteallietata da musiche e balli folklo-ristici, che vede come momentoclou il taglio di una torta augura -le (in onore di Hagios Vassilos,San Basilio). La “torta di San Ba-silio” trova l’origine in una leg -genda. Quando la città di Cesarea

fu assediata da un’orda di barba -ri, il vescovo Basilio si prodigò perraccogliere oggetti preziosi e of-frirli per scongiurare saccheggi estupri. Li propose al capo il quale,colpito dalla figura ieratica e dal-le parole toccanti del prelato, tol-se l’assedio alla città rifiutando idoni. Restava il problema di resti-tuire le monete d’oro a coloro chesi erano prestati alla bisogna. Co-me e a chi? Basilio pensò di farpreparare una torta in cui porrele monete. Ad ognuno fu distri -buita una fetta e la fortuna arrisea quelli che si potevano ritenerebaciati dalla sorte.

La tradizione simbolica vuoleche nell’impasto del dolce si met-ta una monetina, virtualmented’oro. È demandato al padrone di

casa o al capo della comunità iltaglio della torta, della quale sidistribuisce ai presenti una fettacon un ramo d’ulivo in segno dipace. La procedura stabilisce chela prima fetta è riservata a SanBasilio o alla Madonna; la secon -da è per la casa; la terza è devolu-ta ai poveri; le altre sono per i fa -miliari, parenti e amici. Chi tro -verà la monetina d’oro sarà pro-clamato «figlio della fortuna» perl’anno in corso.

Anche quest’anno la presidenteYohanna Papanicolau ha dato let-tura dei saluti di Eleni Livaditou,console di Grecia per l’Italia delsud, dell’Arcivescovo ortodossodel Sud-Europa e d’Italia Genna -dios Zervos, dell’Arcivescovo diFoggia monsignor Francesco Pio

Tamburino e monsignor Leonar -do Erriquenz, prelato di antica-mera di Sua Santità GiovanniPaolo II.

Don Stefano Caprio, vicario perl’ecumenismo, ha dato inizio al ri-to con la benedizione della Vassi-lopita.

Quindi la cena, con ricette tipi -camente greche. La presidenteYohanna Papanicolau ha quinditagliato la torta che è stata distri-buita agli invitati. La monetasimbolica è toccata ad Aldo Lo -muzio al quale sono andate le fe-licitazioni dei convenuti.

La serata è stata allietata dalgruppo Malvalis di Corfù, che inabiti tradizionali si è esibito incanti e danze. Tra i balli eseguiti:Tsamico, tipico dell’Epiro e dellaGrecia centrale. I gesti rituali ri -cordano le donne di Souli, paesedell’Epiro situato sulla cima dellamontagna e assediato dai turchi.Le donne, abbracciati i loro bam-bini, ballando, si buttavano giùcantando: libertà o morte!; Kala-mantianos, tipico del Peloponne-so, gioioso con i fazzoletti bianchi,segno di libertà e vita; Zembekico,ballo solitario. Un uomo altero,orgoglioso e coraggioso, con lebraccia larghe come ali, gli occhirivolti in basso in un’espressioneamareggiata, in disaccordo conDio sfida la morte. La morte cercadi afferrarlo ed egli, con qualchepasso esitante, cerca di evitarla ealla fine ci riesce; Tsifteteli, splen-dida danza tradizionale, solenne,gioiosa e piena di sensualità o -rientale; Syrtaki, il più famoso, ilcelebre ballo di Zorbas eternatonel film di Federico Fellini.

Il gruppo, non a caso, si richia -ma a Lorenzo Mavilis, poeta gre -co (Itaca 1860-Drisko 1912) daicui sonetti traspira tanta musica-lità e suggestione del verso.

Madre mia Grecia, perché nonsei ora/ Come prima diritta, al-ta, coronata/ Di lauri, perché

non sei con i doni/ Dell’immorta -le Vittoria abbigliata.

Mavilis, volontario garibaldino,morì durante la guerra d’Epiro.

Luigi Pietro Marangelli

La storia della comunità elleni-ca è caratterizzata dalle sue mi -grazioni nell’Italia del sud. L’eso-do più consistente avvenne dopola conquista turca della penisolabalcanica. Spinto alla rivolta dal -l’oppressione fiscale e dall’intolle-ranza religiosa ad un’eroica lottaper l'indipendenza, il popolo gre-co combatté contro gli ottomanifino al secondo ventennio dell’Ot -tocento. Furono anni difficili: nu -merosi giovani espatriarono incerca di libertà e di lavoro nel Re-gno delle Due Sicilie.

Il professor Giuseppe Clemen-te, presidente del Centro di Ricer-ca e Documentazione per la Sto -ria della Capitanata e membrodella Società di Storia Patria perla Puglia, una ventina di anni faha pubblicato un saggio, I Greciin Capitanata dalla fine del 1700al 1830, che contiene interessantinotizie sulla comunità ellenicadella nostra provincia. Vi sono ci-tate le seguenti famiglie: Candil-li, Abbrasi e Papassimo a Foggia;Giannotti a Cerignola; Gialloco -sta e Coinnizi a Lucera; Giovan -nicosta a Manfredonia; Prinari aSan Severo; Iachini a Torremag -giore, Baicussi a Serracapriola.Esse incisero positivamente sul -l’economia locale e parteciparonoalle vicende storiche di quegli an-ni. A Foggia, nei primi giorni delluglio 1820, quando ebbero inizioi moti carbonari, tra i rivoltosiche assalirono il palazzo dell'In -tendenza vi erano dei greci resi -denti in Capitanata, affiliati allaCarboneria. Essi ebbero una par-te di rilievo durante il Nonime -stre (il periodo costituzionale du -rato a Napoli solo nove mesi, dal13 luglio 1820 al 24 marzo 1821).

Dopo i moti del 1820-1921, la

presenza dei greci divenne sco -moda per Ferdinando I, un Bor -bone che seguiva la politica diMetternich, contrario all'indipen-denza ellenica rivendicata dai pa-trioti affiliati nell’Eteria. Le di-sposizioni di polizia che regolava-no l'ingresso degli stranieri nelsuo Regno divennero sempre piùrigide. Il consigliere provincialeFania, che sostituiva il Sottinten-dente di San Severo, comunicò al-l'Intendente di Capitanata «di a -ver incaricato nel modo più ener -gico i giudici regi e i deputati sa -nitari posti sul litorale di questoDistretto di sorvegliare attenta -mente su de' legni che contro listatuti sanitari volessero abusi-vamente avvicinarsi al lido, im-pedendo per tal modo lo disbarco

che volesse mai tentare quel cen -tinaio di profughi greci che eranoimbarcati a bordo di un briganti-no russo».

I litorali del Gargano furonostrettamente sorvegliati per im -pedire lo sbarco dei clandestini.Ma queste precauzioni non furo -no sufficienti a impedirne l'in -gresso. Nel luglio del 1820, il mi -nistro di polizia Intonti decise dimettere ordine nella confusa ma-teria dei profughi greci. Pretesedi conoscere quanti fossero, chifossero, da dove provenissero eche mestiere esercitassero. Con -sapevole della difficoltà a cono-scere il numero esatto dei greciche vivevano nella nostra provin-cia nella più assoluta clandesti-nità, cercò di avere precise notizie

almeno su coloro che legalmentevi dimoravano. Così l'8 maggio1824 chiese a Biase Zurlo, Inten -dente di Capitanata, un detta -gliato rapporto sui «cittadini che,provenienti da Grecia nel corsodella rivoluzione allignata in quelluogo, sonosi recati in codestaprovincia per stabilirsi in talunedi codeste comuni».

Intonti stimava che fossero treo quattromila i greci giunti clan -destinamente in Capitanata. Lapolizia locale non aveva mai datoalcuna informazione in merito,ma egli voleva sapere se si tro-vasse «istituita su di loro una vi -gilanza onde conoscere la condot -ta e l'influenza e se sieno tutti ve-nuti con carte regolari e qual mo-tivo addussero alla loro trasloca-

zione».Ma dallo «Stato nominativo de-

gli individui greci dimoranti inCapitanata», che Zurlo gli trasmi-se il 29 giugno 1824, il loro nume-ro risultò di gran lunga inferiorea quello ipotizzato. Erano, infatti,in tutto 87 i greci ufficialmenteresidenti in Capitanata (manca -no però i dati relativi al distrettodi Bovino). Gli immigrati “regola-ri” erano così suddivisi: 41 nel Di-stretto di Foggia (20 a Foggia, 9 aCerignola, 8 a Lucera e 4 a Man -fredonia) e 46 nel Distretto di SanSevero (16 a San Severo, 7 a Car-pino, 6 a Serracapriola, 4 a San -nicandro, Vico e Torremaggiore, 3a Ischitella e 2 a Peschici). Prove-nivano dall'Epiro, in maggior nu-mero da Giannina, una cittadina

che fu tra le prime a ribellarsi aldominio turco, c'erano anche pro -fughi provenienti da Calarite, Si -racos, Parga e Catarita Alta. Unimmigrato veniva da Paxo, dall'i -sola di Corfù.

Vi erano caffettieri, tabanari,negozianti, giovani di fondaco equalche studente. Pochi gli anzia-ni, restii a lasciare la terra elleni-ca.

Il luogo ove stabilirsi venivascelto in base alle concrete possi -bilità di aiuto offerte da conoscen-ti o da parenti che li avevano pre-ceduti. Si formarono così, nei varicentri sparsi nella Capitanata,dei nuclei familiari, veri e propriclan aventi un duplice scopo: fa-vorire l'entrata nel regno dei pro -pri connazionali ed aiutarli a tro -vare una sistemazione.

Tra i profughi greci si stabilì u-na vera e propria mutua assisten-za. Alcune famiglie, giunte in Ca-pitanata tra la fine del XVIII e iprimi anni del XIX secolo, duran-te il decennio francese avevanoinvestito i loro capitali nell'acqui-sto di beni immobili: una parte diquesti averi servì per aiutare iconnazionali.

I più facoltosi si recavano per -sonalmente in Grecia per aiutarei giovani profughi a raggiungerela Puglia. Questi, una volta siste-mati nel nuovo ambiente, mante-nevano vivi i contatti con la loropatria, di cui seguivano con ansiale sorti.

Quando finalmente nel 1830 laGrecia ebbe l'indipendenza, moltigreci ritornarono in patria, manumerosi furono coloro che, or -mai inseriti nel tessuto sociale,decisero di stabilirsi per semprein Capitanata.

Teresa Maria Rauzino

ESULI GRECI DI SAN SEVERODiritto d’asilo e divisione dei beni

Nicola Prinari, un ricco commerciante greco residente a San Severo fin dal 1803, era il capo carismatico dei greci di Capitanata, nonchéconvinto carbonaro. Aveva il compito di mantenere i legami tra i carbonari di San Severo e Domenicantonio di Claudio, Gran Maestro dellavendita di Lesina.

Quando nel 1823 Giovanni e Gregorio Boccio, nativi di Giannina in Epiro, e provenienti da Ancona con passaporto falso, furono fermatidalla polizia e fu decretata la loro espulsione, Nicola Prinari si fece latore di una supplica in cui i due fratelli chiedevano di poter restare aSan Severo per esercitare il loro mestiere di orafi, non potendo più farlo nella loro patria devastata dalla guerra.

Reclamavano l’applicazione dei diritti umani: «Non può negarsi un asilo a de' sciagurati che, dopo aver intesa distrutta la loro patria, vo -gliono stabilirsi altrove colle proprie famiglie, recando seco le arti per vivere. Nell'epoca calamitosa del Regno di Napoli molti onesti ed illu -stri cittadini si ricoverarono ne' regni contigui. Furono accolti ed ebbero asilo e protezione. Tutto ciò avviene fra le nazioni civilizzate. La Ter-ra si appartiene a tutti gli uomini pacifici e tranquilli». La supplica fu respinta. Il 5 luglio 1823 i fratelli Boccio vennero espulsi. Nel termi -ne di quattro giorni, accompagnati da Nicola Prinari, dovettero recarsi a Barletta e imbarcarsi per Corfù.

Il 22 ottobre 1923, sempre a San Severo, fu arrestato il greco Cristoforo de Lilla, di professione caffettiere, il cui locale era luogo di riu -nione dei carbonari. Incluso nell'elenco «dei facinorosi sicari che per le somme loro reità gravitavano ad insopportabile peso degli innocentie pacifici abitanti di San Severo», de Lilla fu immediatamente espulso dal Regno delle Due Sicilie. Nel suo caffè, nei giorni precedenti i mo -ti del luglio 1820, Vincenzo Cavalli aveva illustrato ai carbonari in che modo, dopo il successo della rivoluzione, sarebbe avvenuta la divi -sione dei beni.

La festa augurale dell’anno nuovo celebrata dalla comunità ellenica di Foggia. I rituali delle danze e della torta di San Basilio

La La VVassiassi lopitalopita

Il gruppo Malvilis mentre esegue danze tradizionali greche

I PROFUGHI GRECI INDESIDERATI DAI BORBONI

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Pagina 4 – Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 Il Gargano NUOVO

Marchese di Giuliano e dalla mor-te del padre, avvenuta nel 1823, an -che principe di Ischitella, FrancescoPinto y Mendoza fu sempre chiama -to solo Ischitella. Sul Gargano si pos-sono ancora ammirare il PalazzoPinto a Ischitella e una bella villa,l’attuale Casino Ventrella, fatta co -struire nel 1822 nella sua proprietàdi Niuzi su progetto di Carlo Vanvi-telli. Impiantò ache una fabbrica dipotassa nei pressi della sua villa “LaLammia”, a Peschici.

Tenente nel reggimento Veliti del-la guardia reale, nel 1809 fu pro-mosso capitano e nel 1810 partecipòalla campagna contro gli anglo-sici-liani in Calabria. Nel 1812, quandoil suo reggimento partì per la cam -pagna di Russia, Ischitella ne fu e -scluso, essendo il capitano più giova-ne, ma tanto “supplicò” che Murat loprese nel suo stato maggiore, nomi -nandolo aiutante di campo.

A Witebsk Murat lo inviò da Na-poleone, latore di un messaggio, cosìil giovane Pinto ebbe l'opportunità diconoscere il grande imperatore.

Fu ferito due volte, nelle battagliedella Moskowa e di Lipsia, e per que-sto ottenne titoli e promozioni

Dopo il periodo napoleonico, nelregno dei Borbone vi era la più cuparestaurazione. Si costituivano le so -cietà segrete, soprattutto la Carbo -neria, diffusa tra militari, professio -nisti, proprietari terrieri e borghesi,che a gran voce richiedevano la Co -stituzione. Il re, sotto l'incalzare de -gli eventi, concesse uno statuto di ti-po spagnolo: in tutti i comuni ci fu -rono le votazioni per eleggere i de -putati al parlamento napoletano.

Nel 1848 Ischitella sostenne il renella decisione di far intervenire imilitari per demolire le barricate,durante le dimostrazioni per la Co-stituzione del 15 maggio, quando al-tri generali e dignitari erano contra-ri. Sedata la rivolta, Ferdinando IIpremiò “l'eroe” di quella giornata incui si contarono 145 morti e circa

300 feriti, nominandolo ministro del-la Guerra e della Marina.

Da ministro riorganizzò, dopo ifatti del 1848-1849, insieme ad altrigenerali, l'esercito borbonico. Au -mentò il numero delle navi da guer -ra e promosse la realizzazione delbacino di raddobbo nella darsena diNapoli, che assicurava alla marinaborbonica l’autonomia per le ripara-zioni delle navi a vapore.

Nel settembre 1855, durante laguerra in Crimea, il Regno delle DueSicilie, che aveva dichiarato la piùstretta neutralità, parteggiava, in -vece, per la Russia impegnata controgli anglo-franco-piemontesi. Ischitel-la censurò questa slealtà e, per que -sto, fu esonerato dalla carica di mi -nistro. Mantenne comunque la “be -nevolenza” di Ferdinando II che, po-co prima di morire (1859), si fecepromettere che avrebbe guidato l'i -nesperto suo figlio Francesco, desti -nato a succedergli.

Ma le vittorie franco-piemontesidel 1859, in Lombardia, avvicinava -no pericolosamente la crisi, che l'an-no dopo portò alla dissoluzione delRegno delle Due Sicilie.

Il solco tra la monarchia e la na -zione era incolmabile. La Costituzio-ne, legge primaria di uno Stato mo-derno, rimase inattuata. A Napoliimperava un assolutismo fuori tem-po mentre negli altri Stati si eranoaffermate le camere elettive e i so-vrani non governavano solo “per lagrazia di Dio”, ma anche “per la vo-lontà della Nazione”. Ferdinando IInon lo capì, fece espellere le forze vi-ve dal Meridione d'Italia.

Tutto ciò spinse il Regno all'isola -mento internazionale. La politica e -stera consisteva nel non farne nes -suna con nessuno. Non si “avvicinò”l'impero austriaco, anzi si respinserosempre caparbiamente anche le “in-gerenze” di Vienna. Con Francia eInghilterra i rapporti diplomatici e-rano minimi: dopo la guerra di Cri -mea le due maggiori potenze euro-

pee ritirarono addirittura i loro rap-presentanti da Napoli. Persisteval'estrema arretratezza dei centri me-ridionali lontani dalle grandi città.Tutto finiva per gravitare intorno al-la Capitale; il poco sviluppo dellamalsicura rete viaria non incorag -giava i commerci e le comunicazioni;la scarsa e negletta istruzione pub -blica non aiutava le diseredate mas-se a formarsi una coscienza naziona-le.

I Borbone poco o nulla fecero peralleviare queste manchevolezze. Co-sì al momento del bisogno, quandoFrancesco II chiamò attorno a sé laNazione, si raccolsero solo pochissi -mi, decrepiti uomini. L'ultimo sovra-no di Napoli fu costretto ad agirenell'isolamento morale più assoluto,per la «...noncuranza di ogni effetti -vo aiuto da parte della gerontocrazia(…), il pauroso invecchiamento deiquadri dirigenti: l'età media dei con-siglieri della corona raggiungevaquasi 80 anni!.

Lo storico Raffaele De Cesare, neLa fine di un regno , ha definito Pin-to “vecchio vanitoso”, perché neigiorni cruciali di quella calda estatedel 1860 avrebbe creato solo confu -sione, interloquendo su tutto senzasapere realmente cosa volesse.

In effetti, dopo lo sbarco garibaldi-no a Marsala, 11 maggio 1860, il rechiese a Francesco Pinto di assume -re il comando dell'esercito, ma il set-tantaduenne generale rifiutò di re -carsi in Sicilia, «per non andare a fa-re il carnefice» come scrisse poi nellesue memorie.

E Pietro Ulloa, che cercò in tutti imodi di salvare il Regno, così si e -sprime: «In quest'occasione si pensaad un cambiamento radicale, chia -mando alla presidenza il principe diIschitella come rappresentante del-l'elemento militare, (…) c'è da riordi-nare la guardia nazionale e la poli -zia (…) il principe rifiuta, dopo ave-re prima accettato, di porsi a capodel ministero. (…) Le cose della mo -

narchia precipitano ogni giorno dipiù, sua maestà fece richiedermi dinuovo il giorno 29 agosto, perchécomponessi ad ogni costo il ministe -ro. Impiegai due giorni e due notti atal opera. Parlai nuovamente ed i-nutilmente con Ischitella, scongiu -randolo, invano, in nome dell'affezio-ne per il re, della monarchia e dellapatria in pericolo. Ricusò con terroree sin con modi soldateschi e inurba -ni».

In effetti Francesco Pinto contra -stò tutti i piani di battaglia predi -sposti dallo stato maggiore borboni -co, sostenendo che del Regno si do -veva difendere la capitale, combat -tendo anche all'interno della città, enon bisognava dare battaglia ai ga -ribaldini a sud o a nord di Napoli.

La sera del 6 settembre 1860,Francesco II, dopo aver indirizzatoal popolo un dignitoso proclama, ab-bandonò la capitale. Il giorno dopoGaribaldi entrò in Napoli, accolto dauna folla in delirio.

Se il principe Pinto avesse agito,avesse preso iniziative o semplice-mente avesse obbedito agli ordinidel suo sovrano, sarebbe riuscito amodificare gli avvenimenti del 1860?

Noi crediamo di no. E non è sennodi poi.

Ischitella era stato ministro dellaguerra e, per molti anni, aiutante dicampo del re. Ebbe quindi agio di co-noscere fatti che altri ignoravano, diavere il “polso” dell'esercito. Moltoprobabilmente non accettò di andarein Sicilia perchè il morale e l’adde -stramento delle truppe, da tempolontane dai campi di battaglia, losconsigliarono. Egli stesso, anche seaveva occupato per anni l’importan -te carica di ministro della guerra,ne era stato lontano dal 1815. Daben 45 anni! [NAZARIO BARONE, “Francesco Pintoprincipe di Ischitella” in Ischitella e ilVarano, AA.VV. a cura di T.M. R AUZI-NO e G. LAGANELLA, Ed. Cannarsa, Va-sto, 2003]

ISOLE TREMITI San Nicola e porto

Una nave dei Mille nelmare di Tremiti

Garibaldi, l’Unità d’Italia e IschitellaIl mancato intervento della flotta borbonica consentì un facile sbarco dei Mille a Marsala, ma molto probabilmente non determinò il destino del Regno. I con -

vulsi mesi dell'estate 1860, l’isolamento dei governanti e le responsabilità del principe di Ischitella, personaggio di primo piano del Regno delle Due Sicilie

La nave Lombardo, assieme alla Piemonte portò Garibaldi e i Mille da Quarto in Sicilia l'11 mag -gio 1860. Durante la storica traversata le navi borboniche avrebbero potuto cannoneggiare e affon -darle, mettendo fine allo sbarco e all’unità d’Italia, ma non lo fecero, si dice, per evitare un incidentediplomatico: le due navi erano infatti entrate in porto scortate da due imbarcazioni inglesi. Nei tre anni successivi il Lombardo fece avanti e indietro dai porti italiani, portando truppe, trai -nando draghe e consegnando detenuti alle colonie penali. Il 3 marzo 1864 iniziò il suo ultimo viag -gio: partito da Ancona con truppe destinate a Manfredonia e detenuti per le isole Tremiti, incappòin una secca dell’isola di San Domino la notte tra il 12 e il 13 marzo. Per 6 giorni consecutivi si tentòdi salvare la nave, ma il 19 marzo la forza del mare gli spezzò la chiglia e la fece colare a picco, con-segnandolo agli abissi.Il suo relitto è stato localizzato ultimamente dallo storico Pietro Fagioli a Tremiti, nei pressi di Ca -la degli Inglesi e punta del Vapore, dai 15 ai 23 metri di profondità. La nave sarebbe stata ricono -sciuta dalla ruota a pale, dal motore a biella e da altri particolari che la renderebbero praticamen -te inconfondibile.

In Italia sono 30, in Ca-pitanata non ce n’è nep -pure uno, ma potrebbesorgere sul Gargano. So -no i parchi letterari, per -corsi turistici speciali incui sono le opere dell’arti-sta cui il parco è intitola-to a guidare il visitatore.“Madre” dei parchi lette -rari in Italia è la Fonda-zione “Ippolito Nievo”: ilRotary Club di Foggia haospitato la conferenza diuna ricercatrice dellaFondazione, Maria RosaSantiloni, che ha illustra-to le caratteristiche deiparchi letterari.

Il presidente del Ro -

tary, Saverio Di Jorio,nell’introduzione alla se -rata ha rilanciato appun-to l’idea di un parco lette-rario “Gargano segreto”,che possa ripercorrere leopere di Pasquale Soccioe anche di Filippo Fioren-tino.

Per la Capitanata l’oc -casione è dunque ancoraa portata di mano: Santi-loni ha ricordato che cisono ancora finanzia -menti cui è possibile at -tingere per la creazionedi nuovi parchi letterari eche la Fondazione “Nie-vo” è pronta a svolgere,insieme agli enti che vor-

ranno collaborare, unafunzione di supporto percorsi di formazione desti-nati al personale.

La relatrice, invitata aFoggia nell’ambito delleiniziative indette per ce-lebrare in centenario delRotare Club, ha ricordatoche i parchi sono volaniper il territorio non sol -tanto sul piano culturale,ma anche economico, tu -ristico e sociale, soprat -tutto per il mondo giova -nile, cui possono offrireoccasioni di nuova occu -pazione nei luoghi d’ori-gine «attualmente non u-tilizzati».

Francesco Pinto y Mendoza [Archivio Barone]

E visto che ci troviamo aparlare di sanità, non è fuoriluogo ricordare che, in termi -ni di servizi sanitari le popo-lazioni garganiche non hannodi che stare allegri.

Senza poi parlare di viabi-lità e trasporti.

Gli spostamenti sul Pro-montorio sono veri e propriviaggi della sofferenza. Ilmancato completamento delperiplo del Gargano, quanto-meno fino a Vieste, è un’altraincompiuta. Ma, cosa più gra-ve, la realizzazione dellastrada a scorrimento veloce,non è inserita nei program -mi, a medio e a lungo termi-ne, né della Regione né del -

l’Azienda stradale. Lo stato della viabilità è ro-

ba da Terzo mondo, se solo sipercorrono quelle poche stra -de ancora di competenza A -nas o se ci si avventura suquelle provinciali.

E non vogliamo richiamarel’attenzione sull’antico biso-gno di uno scalo aeroportualeche è indispensabile quandoparliamo di turismo, ma nonda meno lo è se l’attenzioneviene rivolta a settori econo -mici nevralgici quale, per e -sempio, l’agricoltura.

Nonostante che il Garganosia uno dei parchi più impor-tanti d’Europa, si fa fatica adindividuare un percorso che

punti in modo concreto a vo-larizzare il territorio, al di làdi operazioni di facciata che,in concreto, non incidono piùdi tanto.

Fortunatamente regge, manon sappiamo fino a quando,l’industria del turismo, manessuno può nascondere che,stagione dopo stagione, i bi-lanci sono sempre più magrie più incerte le prospettive.Fermo restando che continuaad essere un turismo di bassoprofilo, lontano anni luce dal-la qualità e che fa ritardare ildecollo di un’economia a van-taggio di molti e non, comeavviene oggi, di pochi.

Non ci resta, ricordando il

grande Troisi, "che piangere".Ma non sarebbe la ricettagiusta per uscire dall’anomi-nato, perchè riesumeremmola cultura di un meridionali -smo piagnone che non può, enon deve, più appartenerci.

È il momento di "alzare latesta" per avviare un "nostrorisorgimento" su nuove stra -de da percorrere tutti insie-me, bandendo pressapochi -smo e ricerca del facile risul -tato, entrambi effimeri e pe -nalizzanti, per privilegiare lacostruzione di progetti impor-tanti che, nel tempo, paganosempre in termini di sviluppoe qualità della vita.

Francesco Mastropalo

PARCO LETTERARIO I fondi ci sonoDALLA PRIMA PAGINA Gargano e Regionali

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Il Gargano NUOVO Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 – Pagina 5

Insieme con il professor Raffaele Cera,che ha conosciuto e apprezzato FrancescoGiuliani come docente, appunto, di Lette-re, nel liceo di Torremaggiore, vogliamoraggiungere un duplice scopo: innanzi -tutto far conoscere un giovane autore conun così già ampio ventaglio di conoscenzee studi di un certo rilievo; ma anche, co -gliere a volo il momento della sua ultimafatica intitolata Occasioni letterarie pu -gliesi, Edizioni del Rosone, Foggia 2004,inclusa nella Collana Testimonianze, di -retta da Benito Mundi, per rievocare in -direttamente, attraverso l'analisi di alcu-ni saggi compresi nella raccolta, un pas -sato glorioso che affiora in più parti inquest'opera di Giuliani. Basta prenderecome punto di riferimento proprio l'anali-si che egli compie riguardo ai felici volu -mi Gargano segreto e Incontri memorabi-li di Pasquale Soccio; per continuare conla novella Fortezza di Edmondo De Ami -cis, ambientata quasi certamente a Ca -stelpagano, cioè “Castedde”, per dirla ingergo sammarchese; per finire con il sag-gio su Riccardo Bacchelli e il Gargano. Siconsideri che l'autore del celebre roman -zo Il mulino del Po ha visitato per bendue volte il Gargano: la prima nel 1929quando ha alloggiato proprio qui a SanMarco, ospite del professor GiustinianoSerrilli, suo compagno di studi presso l'A-teneo di Bologna, e, successivamente, neldopoguerra, ospite a Rodi Garganico del-la signora donna Giuseppina Russo, ve -dova dello stesso professor Serrilli.

Tutto questo costituisce motivo di van-to poiché, è possibile per i sammarchesirimarcare un passato storico-culturalepiù glorioso e meno grigio e dolente diquello di oggi, per quanto si dica, non sose in maniera adeguata o forzata, che lanostra cittadina resta un punto di snodoimportante di cultura nell'intero territo -rio di Capitanata.

Ma tornando alla produzione comples-siva dell'intera opera, vorrei citare perargomenti i vari titoli: Francesco Giulia -ni è un autore versatile, nel senso pienodella parola, in quanto affronta, pur ri -manendo nell'ambito strettamente lin -guistico-letterario e storico, svariati te -mi, la maggior parte dei quali ha delleforti ripercussioni nell'ambito della Pu -glia in genere e della Capitanata in spe-cie. Basti ricordare i suoi lavori sugli in -tellettuali più in vista di San Severo nelNovecento: dai due scritti su UmbertoFraccacreta, L'eterno e il transitorio e iPoemetti scelti, a Nino Casiglio, La lezio-ne sbagliata , al poeta futurista MarioCarli. Ma la sua indagine scopre orizzon-ti più vasti incontrando autori classicidella letteratura italiana poiché egli rie-sce a offrirci dei saggi anche sugli Idillialpini di Giosuè Carducci, oltre all'operasu D'Annunzio a Fiume , alle Presenze a-nimali nei Canti di Leopardi , agli studisu alcune novelle di Giovanni Verga.

Francesco Giuliani è iscritto dal 1989all'Albo dei Giornalisti Pubblicisti di Ba-ri e collabora a varie testate, tra cui lapagina culturale del quotidiano "Il Seco-lo d'Italia".

Ha recensito qualche centinaia di testidi rilevanza territoriale e nazionale. Èsocio dal 1998 della Società di Storia Pa-tria per la Puglia. Vanno ricordati i suoistudi sulla storia e la biografia di alcunipersonaggi dì San Severo: Angelo Frac -cacreta, il dolore di una vita , Il teatro aSan Severo , Dal Real Borboni al Verd i;Appunti cronologici sulla città di San Se-vero; San Severo nel Novecento.

Mi vorrei soffermare su aspetti impor-tanti di alcune opere, soprattutto quelleconcernenti le indagini sull'ambientesanseverese, di Giuliani, che rimane, finoa questo momento, il biografo ufficiale diNino Casiglio, scrittore suo conterraneo.

Avendo letto la maggior parte dei ro -manzi di Casiglio sono convinto, comepenso lo sia chi lo ha frequentato diretta-mente o solo attraverso i libri, della gran-de cultura che egli possedeva e che, comei veri scrittori di razza, ha saputo trasfe -rire nelle sue opere; per questo credo chenon sia da dimenticare ma, possibilmen-

te, da rivalutare con la ripubblicazione diqualche suo romanzo o di altri lavori cri -tici, così da permettere una continuazio -ne e un impegno in senso rafforzativo delcorpus letterario. Soprattutto in un'epo-ca, come la nostra, in cui i temi culturalisoccombono, o addirittura scompaiono, difronte al dio denaro e al mito del consu -mismo: solo i “gloriosi” della storia lette-raria trovano sempre posto in ogni colla -na e in ogni edizione, mentre per gli altri“minori” pare non ci sia spazio. Ed ancheCasiglio rientra in questa casistica, sep -pure in maniera immeritata. Giuliani,dicevo, resta finora l'unico studioso cheabbia affrontato seriamente un'analisi,attingendo alle fonti dirette e primigeniedei romanzi di Nino Casiglio, tutti pub-blicati da Case editrici nazionali, a parti-re da Il conservatore, ad Acqua e sale, Lastrada Francesca e, l'ultimo, La dama fo-restiera del 1983.

Casiglio, secondo Giuliani, era unoscrittore che si chiedeva il perché dellecose andando fino in fondo ai caratteridei suoi personaggi e agli ambienti de-scritti, restando sempre attento a ricer-care uomini veri, seppure apparente-mente sconfitti dai fatti e dalla storia, laquale non sempre conduce al bene e allavittoria di una società più equa ed uma-na.

Per questo nell'ambito meridionale lasua è una voce isolata e ciò Giuliani loconferma attraverso una attenta disami-na del pensiero e della produzione lette-raria da cui si ricavano le note qualità ar-tistiche della sua eredità di uomo e discrittore.

Precedente alla raccolta di saggi chevogliamo qui presentare, Giuliani, sem -pre nella stessa Collana delle Edizionidel Rosone di Foggia, ha pubblicato un

altro volume intitolato Viaggi letterarinella pianura. La pubblicazione dei Viag-gi letterari precede di due anni quelladelle Occasioni letterarie : la prima del2002 e la seconda del 2004. Ma c'è un u-nico filo conduttore in entrambe le opere:gli intellettuali pugliesi e il loro rapportocon la letteratura e gli scrittori naziona -li. La pianura, naturalmente, è il Tavo -liere delle Puglie con le sue sfaccettatureantropologiche e geografiche, non solo co-me ricchezza dei terreni, ma anche comecarrefour di romei e di pastori di un tem-po e oggi di industria alimentare e di tu-rismo. E per tutto il Novecento essa hacostituito un punto di incontro tra le di -verse componenti sociali ma soprattuttoculturali: il centro dello storicismo politi-co filosofico era situato nella nostra Re -gione, cioè a Bari, presso l'Editore Later-za dove Benedetto Croce aveva la sua fu-cina di pensiero, oltre che la sua Collanaeditoriale di Filosofia. La Puglia, quindi,nella prima metà del secolo, è un croceviadi sapere e di saperi.

Ma insieme a Croce anche intellettualidi prim'ordine incontrano sulla loro stra-da la vita intellettuale di provincia, maprotesa verso grandi ideali culturali e i -deologici. Ci riferiamo a Francesco DeSanctis, autore della magnifica Storiadella Letteratura italiana, che incrocia leterre del Tavoliere, San Severo compre -sa, essendo deputato di quel Collegio dal1866 al 1875. Questo viaggio di Giulianiha una lunghezza storica di più di un se -colo, in quanto altri intellettuali appaio -no nel panorama delle terre di Capitana-ta, a partire da Umberto Fraccacreta pri-ma, per proseguire con il noto poeta futu-rista Mario Carli; per terminare il cam -mino nella seconda metà del Novecentocon altre figure di rilievo, ossia Vittorio

Marchesi prima ed Emanuele Italia do-po. Di quest'ultimo, poeta e scrittore o-riundo delle Marche, ma trasferito permotivi di lavoro a San Severo, Giulianiriesce a trovare degli addentellati tra iluoghi di origine e il paese di elezione.

Riguardo invece all'ultimo libro, vorreisoffermarmi, seppur brevemente, sui duesaggi su Pasquale Soccio che Giuliani a -nalizza in maniera precisa e completa:Gargano segreto nelle sue varie edizioni,a partire dalla prima del 1965 che gli èvalsa la vittoria al Premio Gargano diquell'anno, fino all'edizione di lusso del2000 voluta dalla Comunità montana delGargano, e Incontri memorabili , l'operapostuma che narra in prima persona gliincontri e le amicizie con i grandi artistie intellettuali di fama nazionale e inter-nazionale, e che hanno fatto di Soccio u -na figura nitida ed emblematica dell'in -tero panorama culturale pugliese, maanche, oserei dire, meridionale.

Per ciò che concerne Gargano segretoGiuliani riesce a offrire un'indagine com-pleta dei motivi ispiratori del testo soc-ciano; con l'aggiunta di nuovi capitoli,frutto di una visione moderna e diversadella natura contaminata di larga partedel Promontorio. Giuliani dà una visionecompleta di questo libro con le sue sfu -mature di stile rondista e di approccioverso i luoghi, l'ambiente e le tradizioniintorno ai quali si muove l'ispirazione diSoccio. L'autore, quindi, sa dare compat-tezza alla materia analizzata attraversole molteplici sfaccettature che la caratte-rizzano, con lo sguardo sempre di chi haun "segreto" intendimento: riuscire acreare un vero e proprio connubio tra ar -te, critica stilistica e ispirazione, a cui illibro di Soccio non si sottrae; ma semprecon l'intento di trovare dei punti di riferi-

mento con il territorio descritto.Quel che possiamo aggiungere riguar -

do allo stile sobrio e dettagliato, adottatoda Giuliani nelle opere summenzionate,è per dire che egli, attraverso lo scavo dinotizie e informazioni, le più pertinenti,come avviene in alcune pagine, sonda l'a-nimo degli scrittori con un linguaggio es-so stesso poetico in cui non si scorge piùl'indagine critica ma il delinearsi di unavera e propria narrazione nella narrazio-ne. E l'autore, di questi aspetti, è in gra -do di scandire le "movenze" dell'animo edei sentimenti più reconditi.

Non so se Giuliani conosca la raccoltadi Saggi del giornalista-scrittore del“Corriere della Sera” Giovanni Russo,Baroni e contadini , pubblicata la primavolta nel 1955 presso l'Editore Laterza diBari. Ebbene, uno dei capitoli di quel li -bro porta il titolo “Le bandiere di San Se-vero” e racconta di una sua visita agli i -nizi degli anni cinquanta nella città pu -gliese, che già allora, come riferisce l'au -tore, contava ben cinquantamila abitan -ti. Giovanni Russo arriva a San Severo inestate, in uno di quei giorni torridi, versomezzogiorno inoltrato, nei roventi minu -ti di «un meriggiare pallido e assorto»,per dirla con Montale, e scopre una cittàplacida e assolata dalla "contr'ora", comesogliono dire i sanseveresi, con i brac -cianti raccolti a capannello davanti allacamera del lavoro, dove è ubicata tuttora,verso il mercato rionale della frutta, iquali si godono la calura estiva a chiac -chierare sulla vita politica locale e i gua -dagni dei frutti della produttiva terra cir-costante. Russo incontra anche alcuninotabili ed amministratori locali e daquesta descrizione viene fuori un verospaccato soci-antropologico di prima ma -no a cui gli studiosi di oggi dovrebbero, inun certo qual modo, attingere. Per esem -pio, nell'antologia curata da Davide Grit-tani, Verso Sud, pubblicata per conto del-l'Amministrazione provinciale di Foggiapresso Grenzi Editore, non compare que-sto bel saggio di Giovanni Russo, e nél'altro sugli Ebrei dì Sannicandro Gar -ganico, mentre è riportata una paginadal sapore amaro di Andrea Pazienza, o -riundo di San Severo, geniale disegnato -re, che ha rivoluzionato il fumetto italia -no, personaggio singolare su cui è statogirato anche un film.

Viene allora da chiedersi: qual è la dif -ferenza tra i due aspetti storici dalla SanSevero di allora a quella di adesso? Cer -tamente, a mio modesto avviso, c'è ungran salto in avanti dagli anni cinquantaad oggi. San Severo, attualmente, conti -nua ad essere una città viva cultural -mente, socialmente ed economicamente.Ha da un paio di anni la sede staccatadella Facoltà di Agraria di Foggia, oltre aun bel teatro con una stagione lirica ap -prezzabile. Conserva dei musei storici epreistorici molto forniti come reperti; unaricca produzione di olio e vino. Di que -st'ultimo è famoso, per restare nell'ambi-to enologico, "il bianco" di San Severo.

Anche dal punto di vista culturale cisono tuttora dei fermenti: la Società diStoria Patria; la sezione dell'Archeo Clubd'Italia, che da anni si fà promotrice diconvegni preistorici, protostorici e storicidella Daunia; ben due quotidiani chetrattano solo la cronaca e le notizie diSan Severo; una emittente televisiva lo -cale.

Ma San Severo si porta dietro anchetutte le magagne della società odierna,soprattutto del Sud. Una criminalità del-le più organizzate di tutta la Capitanata,dedita soprattutto allo spaccio di droga,essendo la città, a motivo dello scalo fer-roviario, del transito della strada statale16 e dell'autostrada A14, un punto disnodo Nord-sud dei trafficanti; senza di-menticare quella dedita allo sfruttamen -to della prostituzione e alle estorsioni.Tutto questo sembra sminuire l'impor -tanza di questo centro agricolo premi -nente. Esso però resta sempre e comun -que un vivo, attivo e sano ambiente pro-duttivo, civile e culturale. E il volume diGiuliani ne è la prova indiscussa.

Nonostante la giovane età, è un autore che ha all'attivo più di venti pubblicazioni tra saggi di let -teratura, linguistica, critica testuale e ricerca storica sul territorio, in prevalenza sulla sua San

Severo. La grande tradizione culturale, Fraccacreta, Casiglio, Pazienza. Quando criminalità orga -nizzata, sfruttamento della prostituzione e estorsioni sembrano lacerare il suo tessuto sociale, la

città mostra un vivo, attivo e sano ambiente produttivo, civile e culturale

Francesco GiulianiFrancesco GiulianiSTILE E DETTAGLIOSTILE E DETTAGLIO

San Severo c’è ancora!San Severo c’è ancora!di LEONARDO AUCELLO

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Pagina 6 – Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 Il Gargano NUOVO

Oltre l'etimologia, vi sono altrenon secondarie ragioni che hannodato vita ad alcuni antichi miti eleggende tuttora presenti nellarealtà storica dei luoghi viestani:1. Cyta, Uria e Gàrgaros sono trenomi diversi, ma analoghi per illoro significato di alveo portualecon canale, che sono appartenutia Vieste. La citata Afrodite (Ci -terèa) è la dea greca dell'amore edella fecondità e quindi una figu-ra parallela della romana Veneredi prima maniera (Sosandra = au-siliatrice di uomini veri) tuttorapresente nelle invocazioni epigra-fiche dell'isolotto del faro viesta-no. Per questo le due divinità e -mergono nude dalla spuma delmare e proteggono i naviganti,rendendo loro tranquille le acquedel mare. La presenza di Afroditea Vieste trova i supporti seguenti:a) nelle antiche monete uriatine,dove si trova a volte effigiato ildelfino, l'allegro accompagnatoredei naviganti che a lei fu consa -crato; altre volte si trova raffigu-rato il timone, simbolo delle rottenavali e chiaro riferimento allanavigazione di sua prerogativa; b)nella presenza del cytos dell'ap -pellativo di Citerèa. Il cytos è in-fatti rappresentato dal guscio diconchiglia, appunto l'alveo mari-no, che protegge la dea nella suauscita dalle spume del mare; c)nella presenza di Pallade Atenasulle monete uriatine, un'effigieche rivela la sua automatica iden-tità di protettrice di Vieste. Ate -na, dea che soccorre gli uomininel loro intelletto, è parallela diAfrodite e Venere per la verginitàe per l'epiteto di Tritogeneia, “na-ta presso il torrente Tritone”, chealtri (Morelli) interpreta “natadalle acque”.2. la remota funzione di Vieste co-me orlo, bocca, gola di uscita e dientrata di un territorio che neitempi più remoti si riconoscevacon tutto quello contenuto nellacontinuità delle sue rupi (P. Me -la) e di cui ognuno può immagi -narne la vastità se adeguatamen-te confortato dalle testimonianzescritte (Erodoto, Platone) e dall'i-dentità di Vieste come Pizzo delMondo. Questo toponimo rivelache Vieste fungeva da limite diaccesso a una terra, Gaia, che conil passare dei millenni si è dap-prima estesa con l'espandersi del-la sua gente oltre la Gallia e finoalla Spagna (Seneca: A Elvia) perpoi, a causa del loro definitivostanziamento in quei luoghi tor -nare infine a ridimensionarsi neltoponimo di “la Gioia”, che ancoraappartiene al sito adiacente almargine più interno dell'anticoporto viestano. L'identità di Vie -ste con il Pizzomunno non è quin-

di un'invenzione astratta ed esa-gerata dell'ultimo momento, maun dato di fatto remoto di cui pos-siamo renderci conto se conside -riamo che il polivalente nome in -doario di Urja, oltre il significatogreco di limite, confine, ha nellasua radice anche quello di polis,che è un altro termine greco deri -vante dall'indeuropeo pol che asua volta equivale al sanscrito ur.Il nome di Uria legittima la remo-ta identità di Vieste con la città-Stato, la capitale di una regione,di un continente, analogamenteal “locus/isola” con cui Vieste è ci-tata da Seneca (ibidem): d'altron -de Hyria era capitale della Mes-sapia (C. Moschettini). Ancorapiù importante è il significato delsuo nome Ourion (Strabone), l'uo-vo infecondo, cosmogonico da cuitutto nasce, dal terreno, a partireda Gea, l'antropomorfismo dellaTerra che nasce con la rottura delsuo guscio e che tutto racchiudein sé, al divino non a caso chia -mato Urano. Fu da questa coppiache nacquero gli Urani;3. la remota identità di Vieste conuna gargotta, una taverna. Con ilnome greco di Estia, che al signi -ficato di sacrario, di pubblico alta-re aggiunge quelli di mensa pub-blica, di pubblico focolare, della o-spitalità, che ci danno l'idea dellafunzione di Vieste come di una re-mota casa di prima accoglienzadei viandanti per mare, oltre adessere propiziata, nobilitata, be-

nedetta, venne pure dissacrata,bestemmiata, vituperata, comeda sempre avviene per ogni cosa.Infatti, se per alcuni le citate pre-rogative erano virtù, altri, equivo-cando sulla sua posizione avanza-ta, alla vista nel mare, sul suoconcedersi ospitale a tutti i vian-danti che riusciva a sfamare conla sua fecondità, la identificaronovolgarmente con una donna chefaceva commercio di sè, con unacasa bordello, con una taverna,dove più che mangiare si gozzovi-gliava bevendo soprattutto vino,il primo tra gli altri prodotti uria-tini reclamizzato tra i popoli del-l'Adriatico come il migliore (M.Petrone). Perciò veste i panni deltaverniere (M. Palmieri) il padredella bella fanciulla che nella leg-genda viestana si innamora delpescatore Pizzomunno, venendotrascinata e incatenata sul fondodel mare per l'invidia delle sirene.Le sirene ammaliatrici sono pre -

senti pure nella leggenda tra-mandata dai Dauni in cui la stes-sa fanciulla veste i panni dellabella sirena Uria, che sposa ilcompagno di Diomede scampatoalla trasformazione in uccelli toc -cata a tutti gli altri. I due amantie sposi fondano una città, Uria,destinata dagli dèi a sprofondareper la superbia e la lascivia deisuoi abitanti (Del Viscio).4. l'affondamento nell'alto mareper trecento stadi (km 55 circa)verso oriente (Strabone) della go-la portuale che gorgoglia all'estre-mità del monte Gargano, insiemecon il verticale inabissamentodell'isolato Montarone nel gorgoprofondo e tormentato dalle ma -ree e dai venti forti e contrari haacceso la fantasia di antichi scrit-tori e mitologi di tutto il Mediter-raneo. A tutti è finora sfuggitoche costoro tramandano lo stessosito con nomi differenti nati dalladiversità delle lingue e da altrespecifiche peculiarità del sito vie-stano. Per esempio, dalla condi -zione di luogo isolato presente nelmono (= peduncolo isolato ma nondistaccato) radice del Montarone,Vieste fu identificata con unacittà-Stato, capitale di un conti-nente che nella maggior partedelle volte è un'isola sparita sottoi fondali marini, altre volte è una

penisola che diventa isola, altrevolte ancora è un'isola che diven -ta penisola, ma che è sempre lastessa quasi-isola che in realtà i -sola non è mai stata e per questomai trovata dal cui inabissamen-to, deliberato dagli dèi per la su-perbia e la vita lasciva dei suoi a -bitanti (Platone, Ezechiele, DelViscio, ecc.), ebbero origine nuovinomi di popoli e di città in tutto ilremoto Mediterraneo. Ciò vale siaper quei nomi che interessaronola stessa Vieste, come nel casodella catarsi di Uria per Vesta(Giuliani), sia per quei nomi chenumerosi popoli, dopo la sosta aVieste, amarono traslare per con-servarne la memoria, sia infineper quei popoli che avendo soltan-to conosciuto il mito cercarono diavvicinarla il più possibile, di im-parentarsela, col risultato di sra-dicare la sacralità dal sito origi-nario e disperderla ulteriormen-te. Per tornare all'origine e signi -ficato di Gàrgaros attenendoci aluoghi vicini, furono i fumi gene -rati dalla miscela dei forti venti edelle maree mischiati a quelli delbuon vino a incentivare la palin -genesi di nomi di città e di popolitra cui gli Uriatini, i Gàrgari, iTusci (Thyo-scoi), gli Eniadi (Pe -trone), i Metinates ex Gargano(Plinio) e infine i V(i)-(a)estys-a -

ne;5. il fremito dei forti venti e delleopposte maree quando nel loroperenne tormento urtano gli sco -gli aguzzi posti davanti all'entra -ta della gorgogliante gola portua -le, o il muggire degli stessi ele -menti quando penetrano nelle go-le profonde sottostanti alle “Ripe”viestane, a volte trascinando nelloro vortice i resti dei natantinaufragati al largo o contro gliscogli della città. Il primo a inca-gliare la sua nave, o arca, fu Noèche fondò la città dandole il nomedi sua moglie, Vesta (E. Bacco),ma si tratta del primo naufrago e-reditato dalla cultura biblica. Diquesto particolare aspetto am -bientale è rimasta la diretta testi-monianza di “U Spacche Rusenèl-le”, un toponimo greco col signifi -cato di “gorgo con flusso e riflussodi ventre – che non perdona”;6. lo sgargiante (dal francesegarg-eant) chiarore delle rupi checingono il Montarone per espres -sa volontà di Poseidone che le hafatte crescere per vestire, coprire,incingere, fortificare la città dalmare e che stanno all'origine deisuoi nomi indeuropei di Ves-ta eVes-te. Oltre la luminosità di U -ria è il bianco calcareo di questerupi cui si aggiunge la lucentezzadel sole che gira loro intorno du -rante il giorno a originare i nomigreci sia di Argos Ippion (= labianca - atta all'allevamento deicavalli) fondata da Diomede sul

Gargano (Virgilio) sia di Teutria(biancastra), la (quasi) isola abi-tata tra le due che formano il sa-crario dello stesso Diomede (Stra-bone, Plinio);7. l'atavica poltroneria (garg-o),rassegnazione, abbandono, son-nolenza, isolamento, lamento, pe-na, rovina, perdizione, lascivia,incoscienza che però sottintendo -no anche una certa furbizia, di -mestichezza, forza, coraggio, co -scienza, superbia che i Viestanihanno acquisito nella solitudinedei millenari silenzi in cui hannovissuto la loro tormentata realtàgeografica e orografica. Di certonon fu Gregorovius il primo a de -

finire Vieste la sperduta, limitan-dosi a indicarla lontana dalla sa-cra spelonca di Montesantangelo(Della Malva) perché vi sono altrifatti collegati a tutti i precedenti.Per esempio, Apina (e Trika), lecittà passate in proverbio perchédistrutte da Diomede (Plinio) chesulle loro rovine fonda ArgosHyppion, era la capitale della Ja -pigia (Virgilio) o della Daunia(Della Malva). Da apios, Apina èla lontana, la remota; da ap-eimiè la lontana, assente, perduta.Nel suo infinito, apeinai, si puòcomodamente individuare unadelle possibili radici di Apen-este(Tolomeo), l'essere lontana versoquel mattino di cui Vieste è pa-rente con Ap-en-este ed è figliacon Vi-este.

Nell'intitolare il capitolo su Vie-ste con “La sperduta”, un appella-tivo di cui ora conosciamo sia pu -re parzialmente la vera origine,l'autore di Nel Gargano del 1907 ,A. Beltramelli, è stato l'ultimo inordine di tempo a soffermarsi aVieste e a fare poesia su molti deiprecedenti aspetti della città,scrivendo: «Al favoloso eroe Dio -mede e al popolo suo, se ne attri -buisce la fondazione in epoca in -definibile: o meglio, poco dopo laguerra di Troia verso il 1184 a.C.(..) Vieste è fuori dal mondo, dor -me sperduta fra i suoi bianchiscogli (..) Mi sporgo dalle rocce aguardare; l'altezza è vertiginosa;la montagna scende a picco sulgorgo profondo, s'inabissa nelleacque che una forte corrente nonlascia mai tranquille; si ode il lorofremito, il loro muggito (..) mi rac-contano come (..) nelle notti ditempesta, da ogni casa si oda ilrombo sinistro delle onde che s'in-cavernano (..) Gli scogli, le roccesono del bianco più terso che sipossa immaginare e lucono dolce-mente a questo sole senza offen -dere gli occhi (..) le sirene alletta -trici che condussero tante paran -zelle, tanti navigli e tartane anaufragare a questa meraviglia.Nel profondo gorgo, fra l'alghemarine e gli scogli, giacciono an -tenne infrante, ricurvi scafi, am -pie carene di navi, giacciono e gia-ceranno fino alla loro ultima con -sumazione: grandi scheletri oscu-ri dell'eterna tragedia nel mare(..) E v'è quaggiù chi crede ancoraalle sirene, v'è chi crede alla poe -sia del suo mare».

Ma quella poesia, scritta a par -tire da 3000 anni prima, era la co-sa vera di una perduta gente.

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Equivocando sulla sua posizione avanzata, alla vista nel mare, sul suo concedersi ospitale a tutti i viandanti fu identificatavolgarmente con una donna che faceva commercio di sè. Le leggende di fanciulle bellissime invidiate da sirene ammaliatrici

LA SPERDUTADI GIUSEPPE CALDERISI

VIESTEVIESTE

GÀRGAROSGÀRGAROS

SECONDA E

ULTIMA PARTE

Maria Antonia Ferrante, autrice di San Mi-chele tra luce e ombra , è nata a Cagnano Vara-no, ma da tempo vive a Roma, dove si è laurea -ta in psicologia e in lettere (indirizzo archeologi-co), e dove svolge la sua attività di psicotera -peuta individuale e di gruppo.

Ha già pubblicato saggi e articoli di caratterepsicoanalitico, archeologico e antropologico. Ilsuo precedente lavoro Memorie di guerra dell’i -droscalo risale a poco più di due anni addietro.

Scrittrice prolifica, sa cogliere gli aspetti piùsignificativi riflettendo su quanto appartiene al-la sfera più recondita dell’animo umano, ma,nello stesso tempo, proietta questa sua capacitàintrospettiva per scavare nel suo passato di fan-ciulla allo scopo di far emergere ricordi indelebi-li ai quali continua a rimanere legata, come fos-sero aliti spirituali della sua essenzialità di don-na, moglie e madre.

Maria Antonia Ferrante nel suo libro descri -ve, con un linguaggio scevro da preziosismi sti -listici, ma rigoroso per correttezza scientifica e

ricchezza di particolari, la figura di San Miche -le, senza mai appesantirne il percorso narrativo.

Per questo, la lettura diventa un affascinanteviaggio lungo un itinerario che è sì della fede,ma anche ricerca di comuni radici.

Le pagine sono altrettante preziose testimo-nianze di un lavoro che la Ferrante ha forte -mente voluto e che nasce da un suo sogno, am -bientato a Cagnano Varano, che ha interpretatocome «desiderio antico di conoscere la storia del-l’Arcangelo che tanta parte, con la sua costantequotidiana presenza, ha avuto nella mia infan-zia».

Tanto radicata rimane la figura di San Mi-chele negli anni della sua prima età da farlesupporre che il Santo «fosse apparso solamentea Cagnano Varano e che avesse deciso di dimo -rare per sempre nella nostra grotta». E neppurel’età adulta è riuscita a rimuovere tanto inno -cente convincimento: «Nonostante l’aver letto diLui e della sua grande popolarità non è statosufficiente a sradicare il bisogno del possesso e

dell’appartenenza».Le pagine del libro sono un’inesauribile mi -

niera di notizie e testimonianze, molte dellequali raccolte di prima mano dalla Ferrante,andando in giro per le viuzze del centro storicodi Cagnano Varano, ma anche sollevando tantiveli.

Un altro merito che va riconosciuto alla scrit-trice è quello di aver, intenzionalmente, offertoal lettore solamente quelli che chiama “indizi"ovvero tantissimi punti di riferimento indi-spensabili a chi vorrà arricchire la conoscenzadell’Arcangelo.

Un libro che si legge molto piacevolmenteperchè le pagine scorrono come tante immaginicustodite, gelosamente, nell’album della memo-ria della scrittrice. Emozioni forti che l’autricedi San Michele tra luce e ombra riesce a tra -smettere grazie alla sua capacità di saper re -galare pagine significative che sono altrettantimomenti di uno spaccato del proprio vissutodal quale non si è mai staccato. *

San Michele tra luce e ombra

Il vino, tra gli altri pro -dotti uriatini,

era apprezzato da i po-poli dell'Adriatico chelo giudicavano il mi-

gliore

L’atavica poltroneria,il lamento, l’incoscien-za sottintendono anchela furbizia, il coraggio,la superbia che i Vie-stani hanno acquisito

nella solitudine deimillenari silenzi

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Il viaggiatore che per la primavolta giunge a Lucera viene avvol-to da un’atmosfera particolare,frutto, forse, di una città che van -ta origini più antiche di Roma; edè in estate, alla controra che neappare il volto più autentico: men-tre i nostri passi risuonano sullecalde chianchette sotto un cieloazzurro catturato a paesaggi o-rientali, ci vengono incontro i tregioielli che rendono Lucera unica:líanfiteatro augusteo del II sec.a.C., il castello svevo e la catte-drale angioina. Ma l’aristocraticasignora nasconde una quarta per-la, da cercare nell’atrio di un anti-co palazzo nobiliare:è la Biblioteca“Ruggero Bonghi”, la prima biblio-teca pubblica aperta in Puglia eper molti anni punto di riferimen-to per gli studi storici italiani. E sesi ascoltano i lucerini parlare del -la “loro” biblioteca si comprendequanto essa sia stata, per l’interacomunità, quasi una seconda casada amare e proteggere.

Oggi questa casa, ove si sonoformate intere generazioni di do-centi, di giuristi, di professionistiaffermati, versa in uno stato digrande difficoltàà che richiede ur -genti soluzioni.

A raccogliere questo grido di do-lore è stato il Rotary Club di Lu-cera che, nel Centenario della fon-dazione del Rotary Club Interna -tional, con il patrocinio dell’Am-ministrazione Comunale, su pro -posta di Giuseppe Trincucci, pre -sidente della locale sezione di Sto-ria Patria per la Puglia, direttorede “Il Nuovo Foglietto”, ha orga-nizzato un convegno svoltosi nella

suggestiva cornice di PalazzoD’Auria Secondo.

Quale futuro per la biblioteca diLucera? Molte e qualificate le pre-senze, dinanzi ad una platea affol-lata, chiamate a dibattere un te -ma così caro alla cittadinanza: pri-mo ad intervenire Antonio Tulino,Presidente in carica, che riconfer -ma l’impegno del Rotary per ren -dere sempre più bella Lucera“città d’arte”.

Il problema più grave sembraessere quello della sede, non più i-donea alle moderne esigenze. Purse iniziati i lavori di restauro nel -l’ex convento di San Pasquale, ta-le struttura infatti, riferisce Trin -cucci, è insufficiente per ospitare inuovi locali, che vedrebbero, co -munque, diviso il deposito libri,con le pubblicazioni anteriori al1834 destinate all’attuale sede a -diacente al Palazzo di Città.

Ancor più grave, è la situazionein cui si trovano preziosi docu -menti quali le “Cinquecentine”che, in gran numero, presentanoagenti patogeni che potrebbero in-taccare l’intero patrimonio di ine-stimabile valore. Egli lamenta, i -noltre, una stasi nell’acquisto dinuovi testi e l’interruzione di ope -re in “continuazione” specchio diuna inconcepibile cecità delle au -torità preposte.

Nota dolorosamente polemica èquella di Dionisio Morlacco (So -cietà di Storia Patria per la Pu-glia), frequentatore assiduo dellaBiblioteca nonchè testimone dellasua lunga storia. «La “Bonghi” –afferma – è come un rigogliosofrutteto di cui non possiamo co -

gliere i frutti e il progresso di unpopolo si misura dall’esistenza deiquattro poli formativi: il liceo, labiblioteca, il tribunale, il semina -rio. Questi, tutti, sono stati perLucera vera fucina delle menti, inparticolare la “Bonghi” luogo di in-contro e di discussione sia per gliaddetti ai lavori che per il sempli-ce cittadino che voleva sapere».

Storia lunga ed affascinantequella della “Bonghi” che, nata nel1817 grazie alla ricca e preziosa e-redità di Gaetano de Nicastro, si èarricchita delle donazioni di moltipersonaggi illustri, finchè si illu -mina con la presenza di GiovanBattista Gifuni, “il principe” deibibliotecari, che ne elevò quantitàe soprattutto, qualità. Gloriosapagina che, si augura si possa a -prire di nuovo ove ci sia posto, co -me è del luogo deputato, per silen-zio e concentrazione.

Anche Gabriella Berardi (Bi-blioteca Provinciale di Foggia), siassocia nel ricordo commosso diG.B. Gifuni, bibliotecario “per ec -cellenza” a lungo punto di riferi -mento nazionale per gli studi diStoria Moderna e di Storia Locale,figura indimenticabile ancora nelcuore di tutti.

Quanto all’attuale situazionedelle biblioteche pugliesi, ella rife-risce che la sede di Foggia rappre-senta il polo più numeroso; nellabiblioteca del capoluogo si trovano300.000 volumi; 1755 periodici dicui 810 correnti; 40.000 manifesticinematografici; 6.700 documentisonori (vinile e cd), materiale chele nuove tecnologie consentono diutilizzare con maggiore velocità.

La direttrice del Museo Civicodi Lucera, Lisa Pietropaolo, auspi-ca una sempre più produttiva in-terazione fra Museo e Bibliotecacon creatività, inventiva ed ag-giornamento, visto che Lucera, og-gi anche sede di Università, rac -chiude le tre “agenzie” formativeper la crescita reale di un paese.

Esperienza indimenticabilequella vissuta, all’interno dellaBiblioteca, dalle volontarie delServizio Civile Michela Melillo eAzzurra Alfieri, reduci da un cor -so di formazione di quattro mesiper la catalogazione.

La direttiva CEE che stabiliscel’obbligo di far pagare il prestito dilibri allarma Francesco Mercurio,direttore della Biblioteca di Fog -gia, porta voce dellíAssociazionebibliotecari: ciò inevitabilmenterestringe lo spazio al libro, con unregresso sulle conquiste degli ulti-mi cinquanta anni, con la prospet-tiva di una biblioteca luogo di con-servazione “sepolcro” e non orga -nismo vivente nel rapporto libro-lettore. Invita a guardare sia oltrei confini dove, come in America, lacomunità partecipa alle discussio-ni finalizzate al finanziamentodella biblioteca, sia al nord-Italiaove l’orario di apertura è spessoprolungato fino alle 23.00, sia aleggere un libro in più, metodo si -curo per non far invecchiare la no-stra mente.

Per l’onorevole Lello Di Gioia,tra le bellezze incomparabili diLucera da salvaguardare un postoimportante occupa la “Bonghi” untempo centro della politica locale,animata dal mai dimenticato G.B. Gifuni. Secondo De Gioia la“Bonghi” è una miniera da valo-rizzare, e si augura possa avviarsil’iter parlamentare sulla propostadi trasformazione da Bibliotecacomunale in statale. Iter lungo enon privo di difficoltà visti i recen-ti tagli alla cultura, impedimentireali allo sviluppo di un popolo.

Il Gargano NUOVO Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 – Pagina 7

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Automazioni

di Leonardo Canestrale1018 Vico del Gargano (FG)Via del Risorgimento, 90/92

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L'Associazione Culturale “I -CARO “ di Foggia, con la diret -ta collaborazione della Fami-glia Dauna di Roma, ciascunanell'ambito delle proprie atti -vità culturali, ha organizzato laseconda edizione del premio“DAUNIA 2004 “ .

La cerimonia si è svolta aFoggia lo scorso 22 gennaiopresso il Salone del Tribunaledi Palazzo Dogana .

Il Premio “DAUNIA“ , espres-sione di civica gratitudine cheviene dal basso e rifugge conno-tazioni politiche o partitiche,consente di effettuare una verae propria rassegna delle forzevive espresse dalla Capitanataintera nei diversi campi delleattività nazionali ed internazio-nali, pertanto – come spieganoGiancarlo Roma, presidente di“ICARO” e il professor Paolotrastulli, presidente della Fa-miglia Dauna – si tratta di unaffettuoso riconoscimento attri-buito ai “dauni” che hanno con -ferito particolare prestigio allaCapitanata con la propria atti -vità e nella funzione espletata,illustrando così la Daunia il inogni regione d'Italia e nel mon-do.

Essa, inoltre, gode il privile -gio della concessione di una me-daglia d'argento da parte delpresidente della Repubblica .

Tantissimo il pubblico pre-sente e fra questi tante le auto-rità civili e militari. Inoltre c'èstata la presenza dell' Arcive-scovo di Foggia Bovino, Monsi -gnor TAMBURRINO, che hapartecipato alla cerimonia dipremiazione per consegnare ilriconoscimento ad alcuni deipersonaggi premiati, di alcuniSindaci della Capitanata e del-le autorità civili e militari.

Il riconoscimento è stato as-

segnato a:Generale di Brigata GiovanniANGELICCHIO, Vico del Gar-gano. Vice Comandante dellaRegione Militare del Sud;Dante BASILI, Dirigente Gene-rale Ministero Economia e Fi -nanze- Dipartimento Ragione-ria Generale dello Stato ; Germano BENINCASO, Luce-ra. Regista e attore; Circolo Schermistico Dauno –Gruppo Sportivo della Schermadi Foggia; Generale Pietro CIANI. Co -mandante Interregionale ItaliaCentrale della Guardia di Man-fredonia;Lucia CIVETTA, Alberona Di -rettore Osservatorio Vesuviano;Giuseppe CLEMENTE, SanSevero. Presidente Centro Stu -di Storici per la Capitanata;Mino DAMATO, Margherita diSavoia. Giornalista;Bonifacio D'ARIANO. Già pri-mario radiologo Ospedale “La -staria” di Lucera;Umberto DE JULIO, San Seve-ro. Già amministratore delega-to Telecom, imprenditore;Giuseppe DE MATTEIS, Albe-rona. Ordinario di LetteraturaItaliana Università di Pescara ;Maestro Antonio DE PALMA,Foggia. Tenore lirico interna -zionale;Letizia DE TROIA DELUCA,Lucera. Soprano lirico interna -zionale;Lucio DI GIANNI, Foggia. Au-tore e regista Mediaset; Lello DI GIOIA, San Marco laCatola. Parlamentare;Monsignor Michele DI RUBER-TO, Pietramontecorvino. Sotto -segretario Congregazione delleCause dei Santi (Vaticano )Alfredo FABIANO, Foggia. Pri-mario Anatomia Patologica O -

spedale “Fatebenefratelli” diRoma;Commendator Francesco PaoloFANTINI, Lucera. Imprendito -re;Roberto FREDELLA, Sant'A -gata di Puglia. Responsabile“Private Banking” Banca Na-zionale del Lavoro; Generale Potito GENOVA, A-scoli Satriano. Addetto MilitareN.A.T.O di Bruxelles;Fabrizio GIFUNI, Lucera. Atto-re;Vittorio LA CAVA, Lucera. GiàPresidente Corte d'Appello diBologna;Salvatore MALERBA, Aprice -na. Direttore (Country-Mana -ger) delle Poste per la Puglia,Basilicata e Molise;Antonio MAMMARELLA, Fog-gia. Direttore Generale Metec -no spa;Mario MARINCOLA, Lucera.Ricercatore e storico dei popoliDauni;Michele MARINO, Cerignola.Dirigente Presidenza del Consi-glio – Dipartimento MinisteroProtezione Civile;Domenico MASCIOCCO, Luce-ra. Già primario Cardiologo O-spedale “Lastaria” di Lucera;Giuseppe MORESE, Sant' Aga-ta di Puglia. Presidente Tram-bus spa di Roma;Massimo PENSATO, Torre-maggiore. Capo Ufficio Segreta-rio Generale Presidenza delConsiglio dei Ministri;Michele PORCELLI, Cerignola.Vice Presidente “Merloni Pro -getti”;Maestro Peppino PRINCIPE,Monte Sant'Angelo. Fisarmoni -cista internazionale;Prospettiva SubappenninoDauno. Patto Territoriale Luce-ra;Vittorio SALVATORI, Foggia.

Segretario Regionale DifensoriCivici della Puglia , già Parla -mentare e Sindaco di Foggia;Mario SARCINELLI, Foggia.Economista;Colonnello Costantino SQUEO,Sannicandro Garganico. Co -mandante Provinciale Carabi -nieri di Brindisi;Commendator FernandoSTUCCILLO, Poggio Imperia -le. Direttore Generale della Lo -gistics Innovation spa e consu -lente logistica della Sony Italiaspa; Joseph TUSIANI, San Marcoin Lamis. Poeta, traduttore, u -manista (America);Giuseppe VENDITTI, Castel -nuovo della Daunia. Imprendi -tore settore Oreficeria e Gioiel -leria Alta Qualità a livello diproduzione mondiale con proprimarchi;Concetta ZEZZA, Carpino. Di-rettore Ufficio di Gabinetto Mi -nistro dell'Economia e delle Fi-nanze.

Ricoscimenti ALLA MEMO-RIA sono andati inoltre a:Maestro Alberto AMORICO,Foggia. Artista;Cavalier Leonardo AMODEO,Lucera. Cooperatore;Fernando DI LEO, San Ferdi -nando di Puglia. Regista e sce-neggiatore;Franco MARASCA, Troia. Do-cente, pubblicista ed editore;Giuseppe PARRACINO, Vicodel Gargano. Ordinario di lette-re e critico letterario; Commendator Raffaele TAM -MA, Cerignola. Fondatore delgruppo “Tamma”; Commendator Antonio TAR -QUINIO, Foggia. Presidentenazionale della FEDERCOO -PESCA.

Tre. Il numero perfetto. Dante do -cet. Tre nella vita. Il numero dell'os -sessione. Tre nella morte. Il giornodel trapasso, il giorno del funerale, ilgiorno della tumulazione. Tre. Il kil -leraggio dell'anima. L'assassinio deisentimenti. E l'umiliazione dell'im-potenza, che quasi si fa beffe del do-lore. Tre come i figli che un angelo hafortemente voluto dare in pasto allebeghe della società, alle prevaricazio-ni, ai giochi di potere, agli egoismi diun mondo sbagliato, fornendo loronel contempo armi e strutture ade-guate per non essere fagocitati. Trefigli sparsi per l'Italia, incontrati in -sieme appena un mese prima. Tre fi -gli che con i loro arrivi scaglionati,sera notte mattino dopo, hanno spar-so sale a profusione nella ferita dive -nuta ormai piaga. Uno stillicidio didisperante frustrazione.

E tre i secondi, superati i quali,l'angelo ha deciso di ricongiungersi aicompagni. Tre secondi per non esser-ci più, fisicamente, solo fisicamente.Si, perché quando l'ultima “porta” siè chiusa su di lei, io l' ho vista sgat -taiolare dal retro e andare a nascon-dersi come faceva con i suoi piccoli, ilsorriso malizioso a irradiarle il voto,le svelte membra tornate agili e scat-tanti, il corpo proteso verso una tanasegreta, forse irraggiungibile. Poi, ilnulla.

Sono incapace di sondare laprofondità del dolore della perdita diun genitore, della compagna di unanon lunga vita o di un figlio. Il primolo soffrii ma si dilatò subito rientran-do negli impegni quotidiani. Il terzomi auguro di non subirlo prima di“andarmene”. Il secondo è attuale emi trova in una condizione priva digrandi attività. Ed è quindi il vuotopiù totale. Vuoto di giornate e nottitrascorse in massima parte insieme,gomito a gomito, mano nella mano,mente accanto a mente. In casa, fuo -ri, in auto, in viaggio, nell'incomben -za delle faccende quotidiane. Mie e

sue. Nostre. Vuoto di presenza, di di-scorsi, di commenti, di battibecchianche, di incontri scontri subito di -luiti in un sorriso complice. Mai insi-stiti. Mai devastanti. Vuoto. Il vuoto.Un cuore annichilito. Un'anima per -sa. L'abisso senza fondo. Il boicottag-gio!

Questa la sintesi di un amore du -rato trentotto anni, fra alti e bassi, dipiù i primi, secondo un approssimati-vo bilancio. Punteggiati da fedeltà to-tale, assoluta, senza mai deviare daquanto quello stesso amore impone-va, senza sciocche tentazioni, senzasbandamenti, accettando i difetti edesaltando i pregi, crisi, ovvio, di altrogenere, ma sempre superate con l'in -telligenza e soprattutto l'amore, maisvanito dopo i tempi della passione.Addolcito da altre sensazioni. Grati -ficato da sempre nuove emozioni. Ca-tartico. Purificato da inquinanti tos-sine.

Ora, il vuoto. Che non è pensabilecolmare. La confusione dei sensi.L'oltraggio della morte prematurache ha colto nel sonno un angelo nonancora inutile a sé, alla prole, al com-pagno, al prossimo. Un angelo le cuivirtù sorpassavano di miglia le pec-che. Un angelo tornato bambino nel -l'istante dell'inconsapevole addio. Lamaschera della morte ha così assun -to le fattezze di colei che vidi per laprima volta e decisi - con lei - di nonabbandonare più. L'ho resa felice?Con insistenza me lo chiedo. Ho fattotutto per lei? Nessuno può risponder-mi. Come nessuno potrà mai spiegar-mi l'insistenza degli ultimi mesi divoler esumare i suoi defunti e più ditutto la “riesumazione” dagli abissidi una cassapanca di tutte le sue im-magini giovanili. Per punirmi? Fotoche coprono un periodo di ventiquat -tro anni, cioè fino alla vigilia dellamia apparizione sul suo orizzonte. Si,nessuno potrà mai rispondere. Per -ché dal 27 gennaio Lisamia, mia mo-glie, non è più accanto a me.

ASSOCIAZIONE ICARO Seconda edizione premio “Daunia 2004” PIERO GIANNINI Il Numero Perfetto

Nel Paese, che sembra diviso su tutto, la vicenda di un agentedei servizi segreti, caduto in Iraq dopo aver liberato un ostaggio,

suscita unanime commozione

AA NNiiccoollaa CCaalliippaarriiNNiiccoollaa CCaalliippaarriiAi morti d’Usticanon è stata ancora rivelatala verità della tragedia– ed è passato quasi un quarto

degli ultimi cent’anni!Diranno mai a te perché t’hanno sparato,perché tu sei stato tolto a noie, soprattutto, alla cara tua famiglia?È giunto a noi un nunzio, ieri sera,con un occhio sorridente,l’altro completamente chiusocostretto dal cospicuo pianto:«Giuliana Sgrena è stata tratta in salvo– ed era certo giusto che lo fosse,ma il salvatore non è salvo, è morto,è morto, poverino!, in braccio a lei».Poi anche tutti noi abbiamo pianto,dall’Alpi fino giù nella Sicilia estrema,per gioia e molto più per il dolore.Tu l’hai salvata (per ben due volte in poco tempo!) preso dall’impulsodella generosità, sicuramente,o, forse, perché così t’ha suggeritola coscienza della tua professioneche, in questo senso, già prove positiveaveva dato (di quella delle due Simonesi sente ancora l’eco a noi vicino).Eroe tu sei morto, ed eri un uomo,ma non volerne a chi t’ha fatto fuoco:il male d’ogni male, mio Nicola,(il male che nessuna medicina può guarire, tranne che l’intelletto e la ragione), non è tanto in chi spara col fucile od altre armima nella guerra che, con occhi ciechi,gli ha messo in mano gli strumentiper dar la morte a chi la mortel’essere umano mai dovrebbe dare.

Vincenzo CampobassoSan Giovanni Rotondo, 5 Marzo 2005(in DEDICHE ED EPICEDI)

BIBLIOTECA DI LUCERA

QUALE FUTURO?QUALE FUTURO?

Page 8: Addio, Fiorentino, cuore del Garganoilgarganonuovo.altervista.org/PDF/GN_2005/2005_3.pdf · 2010-01-16 · San Giovanni Rotondo. Certo è che anche la "creatura" di Padre Pio sta

Pagina 8 – Anno XXXI N. 3 Marzo 2005 Il Gargano NUOVO

IL TAFANO, LA MOSCA BIANCA E

LA POLITICA

(L’ELOGIO DELLA MOSCA)Le mosche inventarono la poli -

tica. E fu cosa saggia. Attraverso la politica le mosche

oneste dovevano occuparsi del go-verno della città.

Alcune mosche però dell'onestànon sapevano che farsene, e cosìpiù che servire la città comincia -rono a servirsene per ogni uso econsumo personale.

Se ne servirono senza pietà, in -grassarono le loro pance, succhia-rono il sangue delle altre mosche.

Così si trasformarono in grossie brutti insettoni, detti tafani.

La politica inventata dalle mo -sche divenne caos.

I tafani si moltiplicarono. Di-vennero una moltitudine. Di -strussero anni di lavoro delle mo-sche oneste.

I tafani un po' alla volta arriva-

rono perfino a tagliare le ali allemosche.

Nessuna mosca poteva volarepiù.

Le mosche oneste scomparveroimpaurite, al punto che solo ognitanto se ne vedeva una.

Questa veniva chiamata moscabianca.

Quando la si vedeva per le stra-de tutti la acclamavano e la soste-nevano.

La mosca così detta bianca erasola a volare. Ma c'era.

Era l'unica inoltre che potevatrovare l'antidoto per far ricresce-re le ali alle altre mosche, così dafarle di nuovo volare.

Nel regno delle mosche la mo -sca bianca era dunque la speran -za.

Quanti saranno i tafani delleprossime elezioni regionali?

E soprattutto, quante le mo -sche oneste?

Ad uso e consumo del cittadinoelettore mi preme consigliare unpiccolo manualetto: L'elogio dellamosca, di Luciano di Samosata (IIsec. d.C.), servirà a trovare la mo-sca bianca nelle prossime elezioniregionali, data l'autorevole e giu-rassica presenza di eccellenti zan-zaroni, vespacce e soprattutto ta-fani della politica che troneggianosulle mura delle nostre città con iloro faccioni felici e contenti. Vene riporto un brano.

«Il suo volo non rammentaquello dei pipistrelli, che sbattonosenza posa le ali; né avviene coisalti della cavalletta, ne con la ve-locità e il ronzio delle vespe; lamosca invece volteggia nell'ariadirigendosi, con grande natura-lezza, per ogni verso desideri. Eun'altra caratteristica possiede:che non vola in silenzio ma pro -duce un certo suono, non irritantecome quello delle zanzare e dei

tafani, non tenorile come quellodelle api, non minaccioso comeper le vespe, ma molto più melo-dioso – quando l'aulo è più soavedi salpingi, buccine e cembali».

CONCORSI LETTERARI

XIII Premio Letterario In-ternazionale di Poesia e nar -rativa Margherite Yourcenar2005. Previste due sezioni: poesiae narrativa. Termine di consegna:30 aprile 2005. Info: Il Club degliAutori. Premio Yourcenar 2005.C .P. 68, 20077 Melegnano (MI),02.98233100;

***II Edizione Premio Aldo Pa-

lazzeschi a Settignano sul tematratto da un pensiero di MadreTeresa di Calcutta: “ciò che vienefatto con Amore porta la Pace” .Scadenza iscrizione al concorso:16 aprile 2005. Info: guidode [email protected], 055.697187.

II edizione del Premio 2005“La cruedda” di poesia in linguaitaliana e in dialetto, indetto dalComune di Ischitella e dalla rivi-sta "Periferie", sul tema: “la natu-ra nei suoi diversi aspetti, conparticolare attenzione a quellodella difesa del paesaggio natura-le di Ischitella e del Parco Nazio -nale del Gargano”. Il premio è ri-servato alle scuole elementari emedie inferiori della Puglia

Gli elaborati dovranno perveni-re entro e non oltre il 15 maggio2005 a: Ufficio dell'Assessoratoalla Cultura Comune di Ischitella(FG), via 8 Settembre.

La giuria sarà composta da: Fe-lice Grassi, Provveditore A.R.; Ri-no Francavilla, Ufficio regionalescolastico; Vincenzo Saetti, Co -mandante provinciale FG CorpoForestale dello Stato; Rino Capu-to, Università Roma Tor Vergata;Vincenzo Lucani, poeta.

La cerimonia di proclamazioneil 3 luglio in Ischitella (FG). Sa -ranno premiati tre degli alunnidelle elementari e tre delle medie.La giuria potrà inoltre segnalaresette alunni delle elementari esette delle medie.

Premi: 250,00 euro per le trescuole con più partecipanti; trofei,coppe, targhe, diplomi, prodottidell'agricoltura e dell'artigianatolocali. Le poesie premiate saran-no pubblicate sul sito internet delParco del Gargano.

Informazioni: www.poetidel-parco.it

MARATONA DEL GARGANO

II edizione il 15 maggio 2005 aCagnano Varano (FG)Iscrizione e informazioni: 088480275; 3484759712; 339 3804493; pasqualegiuliani@tiscali . it ;www.maratonadelgargano.supe-reva.it

eventi&concorsi&idee&riflessioni&web&eventi&concorsi&idee&riflessioni&web&eventi&concorsi&idee

Adlim Sport Rodi

«Verso il futuro» è il mes -saggio che è visualizzatograficamente sulla tessera2004-2005.

Forte di un patrimonio i-deale, tecnico e umano checresce nel tempo, sostenutadal consenso di numerositesserati, l’Admil sport Rodi,associazione sociale sportivasenza finalità di lucro, vuoleripercorrere le tappe più si -gnificative della sua memo-ria storica per dimostrare u-na linea di coerenza e di con-tinuità.

Nel calendario degli even -ti per i prossimi mesi dimo-strazioni sportive nelle scuo-le, nelle piazze e presso entipubblici, partecipazione de -gli allievi a stages e a gare alivello regionale, nazionale einternazionale e, infine, agiugno, con il patrocinio delComune di Rodi Garganico,il saggio di fine anno. È sta -ta potenziata l’attività diformazione per professiona -lizzare gli operatori. Losport è inclusione sociale, in-dicatore della qualità dellavita, espressione di solida-rietà e diritti civili. Comel’anno scorso è stata stipula-ta una convenzione con ilCentro Igiene Mentale perconsentire l’integrazione e il

protagonismo di “tutti”, èstata organizzata una rac-colta di generi alimentari enon per famiglie bisognose.All’Adlim intendiamo proce -dere su questa linea per rag-giungere obiettivi importan-ti: gratificare coloro che pro-ducono visibilità, svegliareenergie sopite, intensificareil dialogo con i referenti ter -ritoriali e con le istituzionilocali affinché l’associazionediventi “moderna”, sia pre-sente e visibile, che abbia un“peso”, che abbia capacità diascolto e che sappia, al mo-mento opportuno, farsi a -scoltare.

Loreta Moretti

IL TENNIS LOGORA... CHI NON LO FA

Chi ha paura del tennis?In Italia, ma anche nella no-stra piccola Vico, c'è qualcu -no che di notte ha incubi da“racchetta” e di giorno si dada fare per cancellarla dalsuo campo visivo. Sono arri -vato ad una conclusione: chesia qualcuno che, ci ha pro -vato per anni, e non la bec -cava mai?! O qualcuno che siritirava per infortunio sul6/0, 5/0?! Mistero! Un fatto ècerto: c'è qualcuno che si di -verte a sparare su questosport. Abbiamo impiegatoanni per far passare il con -

cetto che il tennis non fa ma-le ai bambini, per sconfigge-re il pregiudizio di alcuni pe-diatri che sostenevano lateoria dello sport asimmetri-co, che bisognava andarcipiano. Con il tempo è statorivisto (grazie, per esempio,a studiosi come il professorCarlo Rossi) il metodo di in-segnamento ai piccolissimiper migliorare il loro ap-prendimento e scongiurarequalunque tipo di problema.Se ci sono delle patologie, so-no nulla a confronto di quel -le di calciatori, pallavolisti,corridori... senza scomodareattività sportive ad alto ri -schio traumatico comeRugby, Lotta o Judo.

Ultimamente si vannoconsolidando i segnali di ri -presa del tennis in Italia,sotto ogni aspetto: giovaniprofessionisti emergenti incampo maschile; le azzurrestabilmente nelle zone nobi-li della classifica (siamo laIV nazione al mondo); ritor-no di qualche trasmissionetelevisiva in chiaro; uno sba-lorditivo numero di iscrittinelle scuole tennis! Ma checosa gli avranno mai fatto dimale ai "Saggi", quelli che sidivertono con racchette epalline? Si è parlato di costi.Bene. Per una racchetta datennis si va dai 50,00 euro

per la qualità media ai150/180,00 di quella agoni -stica. Attrezzi realizzati conmateriali tecnologici, chedifficilmente si rompono, netanto meno si consumano. Eche i quanto alle “difficoltàdi apprendimento della tec -nica”? Beh, quella esiste, iltennis fa indubbiamenteparte di quelle di specialitàad elevate abilità tecnico-tattiche, ma è bello proprioper questo. C'è da dire inproposito che oggi lo è moltomeno di 20 o 30 anni fa, per-chè l'attrezzatura migliora erende sempre più facile col -pire bene una palla: il pesoridotto ne consente infattil’uso anche ad un “braccio”privo di allenamento.

Certo, il tennis è uno sportda duri… per giocare ci vo-gliono “le palle”!

Invece che sconsigliarlo,non sarebbe più responsabi -le invogliare i nostri figli, op-pure, perché no, invogliarenoi stessi, ad una seria e co -stante pratica sportiva? Oquesto ci creerebbe qualche“scompiglio” di troppo...?Molto meglio non fare nienteo impedire agli altri di fare!Toglietevi dalla testa l'ideadi mettervi a giocare a ten-nis… è caro, difficile emoooolto pericoloso per lasalute!

Il problema è un altro:non è in crisi il tennis, mal'informazione sul tennis,che con la televisione che glida poco spazio, resta affida -ta solo alle riviste specializ-zate e ai canali istituzionali(Federazione). Dalle nostreparti va ancora peggio:un’informazione fuorviantedivide gli amici dai nemici.È un gioco senza racchette esenza palline che logora...quello si che logora!

Bruno Granieri

SEMAFORO ROSSOCalciatore rodiano nato nel1968, Domenico Russo mili -ta nella “Nuova Irium Spor-ting Rodi” nel campionatoprovinciale dilettanti, terzacategoria, girone A. Domeni-co gioca nel ruolo di stoppered è un osso duro da supera-re. Assicura sempre il solitogrande contributo dinamico,è la vera colonna della dife-sa. Entra sempre pulito sul-la palla, i suoi piedi e la suatesta ci sono sempre, quandole situazioni diventano in -garbugliate. A volte sgrida isuoi compagni di reparto chenon mantengono la propriaposizione in campo. Non ap-pare quasi mai in imbarazzoe risulta sempre fra i miglio-ri della sua squadra. Sezadubbio svolge diligentemen-

te il suo compito di centrale.Il capitano della squadra èGiuseppe Sinigagliese, au -tentico “cervello” del centro-campo. Ma non dimentichia-mo il portiere “saracinesca”Valerio di Nauta. Nel gironelottano per il primato Dau-nia Vieste e Carapelle, che sicontendono la promozionecon Alexina Lesina e PoggioImperiale.

La Nuova Irium occupa po-sizioni di centro/bassa clas -sifica. Ci auguriamo che aprimavera ci mostri l'altrafaccia della medaglia, natu -ralmente in termini di risul-tati , com’è nelle attese deltecnico Saverio Veneziani,del presidente Damiano Bi-scotti e dei dirigenti Dino Al-tomare e Pasquale Carbone.

Domenico De Gioia

Mercoledì 12 gennaio 2005, presso l'U -niversità degli Sudi “Amedeo Avogadro”del Piemonte Orientale, Maristella Pe -tronzi, già laureatasi in Giurisprudenza,ha conseguito brillantemente il master in“Sviluppo locale”. Felicitazioni giungonodai parenti ed amici. Congratulazioni an-che da “Il Gargano Nuovo”.

***Laureato in giurisprudenza presso l'U-

niversità degli Studi di Roma, nel 1973Luciano Cannarozzi de Grazia (Ischitel-la, 25-08-1945 ) diventa funzionario delMinistero della Difesa occupandosi diamministrazione del personale civile.

È stato docente di diritto ed informati -ca presso la Scuola per gli Impiegati Ci-vili della Difesa a partire 1985 e fino al1991, anno in cui è stato insignito della o-norificenza di "Commendatore al meritodella Repubblica" dal Capo dello Stato.

Dal maggio dello stesso anno, presso laPresidenza del Consiglio dei Ministri

svolge funzioni di Consigliere della Presi-denza del Consiglio dei Ministri, ai sensidella Legge 400/88, quale responsabiledella gestione amministrativa e del per -sonale togato del Consiglio di Stato, dellaCorte dei Conti, dell'Avvocatura Genera-le dello Stato e di altri Organi di Giusti -zia. Dal febbraio 2005 è stato nominato,dal Ministro della Funzione pubblica Ma-rio Baccini, direttore generale dell'Ufficio"per l'attività normativa ed amministra -tiva di semplificazione delle norme e del-le procedure".

Ha collaborato anche con istituti priva-ti di formazione come la "Ernest &Young” e la Omnikos Spa.

Attualmente è docente presso la "Scuo-la Superiore delle Pubblica Amministra-zione", presso la "Scuola Superiore del -l'Economia e delle Finanze" e presso ilFORMEZ. oltre a collaborare con l'auto -rità giudiziaria amministrativa interve -nendo "Commissario ad acta" per l'ese -

cuazione di giudicati nei confronti di va -rie Pubbliche Amministrazioni ed entipubblici.

***Trenta, ma non li dimostra. Sono gli

anni che festeggia “Il Gargano Nuovo”, u-na delle più serie e qualificate testate diCapitanata. Tra quelle –- poche purtrop -po –- che si pubblicano sul promontoriogarganico è certamente la più longeva es-sendo (ri)nata proprio nel 1975, fondatadallo scomparso Enzo Petrucci. Col pri -mo numero del nuovo anno, 'Il GarganoNuovo' ha pensato bene di rifarsi un po' iltrucco. In tutta onestà era da tempo chesi avvertiva la necessità di un adeguatorestyling e quello messo in pratica dallaredazione –-pur con tutti gli sforzi deri -vanti da una immensa buona volontà –-rappresenta ancora una soluzione par -ziale. Il nostro consiglio è di trasformareil giornale in formato rivista, senza nem-meno pensare di promuovere il colore in

copertina o all'interno: una pubblicazionestorica, seria, importante come “Il Gar -gano nuovo” non dovrebbe mai scenderea patti con soluzioni estetiche che ne sna-turerebbero l'impianto filosofico e la fo-liazione. Tutto in monocromia, magarisolo la testata, come già è stato fatto ora,riveduta e corretta col passaggio ad undiverso colore (suggerisco un rosso cardi-nale bordato di arancione).

Ma vediamo di capire le novità intro-dotte in occasione del fatidico trentenna-le. La prima pagina, delle otto che scan-discono l'attuale foliazione, si presentapiù pulita, a partire dalla testata di cuiabbiamo già detto. La nuova veste grafi -ca è stata pensata per una minore sceltadi argomenti ma più pregnanti rispettoalla linea editoriale. Non solo: ora la di -stribuzione dei pezzi avviene in orizzon -tale agevolando così la lettura degli stes-si. Molte pagine sono dedicate alla cultu-ra, con approfondimenti, testimonianze,

recensioni di libri pubblicati da autorigarganici o sul Gargano. I temi forti degliultimi anni – difesa del territorio, Parcodel Gargano, Kàlena –-continuano ad a-vere lo spazio che meritano a dimostra-zione di un legame profondo con la pro -pria terra, le tradizioni, la storia, i mo -numenti e con i personaggi che la popola-no e la valorizzano.

Un fatto positivo è sicuramente l'au-mentata presenza di piccole inserzionipubblicitarie che puntellano, qua e là, lepagine del periodico. Del resto non si vi -ve di sola aria.

“Il Gargano Nuovo” continua dunque arappresentare, non solo per i garganici,un punto di osservazione unico e privile -giato, nonostante la fatica dei suoi pro-motori nel realizzare ogni mese datrent'anni il giornale, diffonderlo e difen-derlo dalla proverbiale insensibilità e ce-cità della Pubblica Amministrazione.

Maurizio De Tullio

L’URLO di METRòPOLIS XXII a cura di Francesco A.P. Saggese [email protected]

SPORTIVAMENTE Palestra, campo... e polemiche per tutti

CONGRATULAZIONI Maristella Petronzi, Luciano Cannarozzi de Grazia e “Il Gargano Nuovo”

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