7 - Durkheim · Emile Durkheim (1897) Il suicidio tr. it. UTET, Torino, 1969. il primo “fatto...
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Paolo Jedlowski(2002)
Il mondo in questione. Introduzione alla storia del pensiero sociologico
Carocci
capitolo 4su Emile Durkheim
Quali domande si faceva Durkheim
• ci sono cose che facciamo perché siamo inseriti in un ambiente sociale, e non le faremmo se non lo fossimo?
• per spiegare scelte, azioni, pensieri, pratiche dobbiamo cercare delle cause che stanno negli individui o nella società?
• che cosa ci tiene legati agli altri membri di una società?• che cosa tiene insieme una società, per cui la società
non si disgrega? • esistono quindi fenomeni che sono solo sociali e non
individuali?• fenomeni solo sociali proverebbero che esiste qualcosa
come “la società”.• allora della società si potrebbe dare una scienza.
Anche il reggimento era una casa, e una casa immutabilmente cara e preziosa come la casa dei genitori.
Rostòv sentì quella calma, quel sostegno, quella coscienza di trovarsi a casa sua, al posto suo, che giàaveva sentito sotto il tetto paterno.
Non c’era tutto quel disordine del libero mondo dov’egli non trovava il suo posto e sbagliava nella scelta.
Rientrato di nuovo in queste condizioni precise della vita di reggimento, Rostòvprovò una gioia e una calma simile a quelle che prova un uomo stanco coricatosi per riposare.
p. 459 – 460
società semplici
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società complesse
solidarietà meccanica
solidarietà organica
Emile Durkheim (1893)La divisione del lavoro sociale.
Emile Durkheim (1897) Il suicidiotr. it. UTET, Torino, 1969.
il primo “fatto sociale” della storia della sociologia
Quale può essere il fattore che cambia da un paese all’altro e spiega la variazione nel tasso di suicidi?
• Lettura autonoma delle scritture vs. lettura dell’autorità religiosa.
• Morale decisa da soli vs. morale decisa dall’autorità.
• Darsi norme da soli, vs. forza sociale della norma.
• Varietà delle norme vs. uniformità delle norme.
Emile Durkheim (1897) Il suicidiotr. it. UTET, Torino, 1969.
Suicidio:1. anomico2. egoistico3. altruistico
- Come potete giudicare le azioni dell’imperatore? Che diritto abbiamo noi di discutere? Noi non possiamo capire…
rappresentazioni collettive
• non sono riducibili ai singoli individui appartenenti alla collettività
• vengono create dall’interazione
• sono insieme esterne all’individuo (sono sociali)• e interne (l’individuo partecipa alla società)• servono a dare senso e ordine al mondo, ma
allo stesso tempo esprimono, simbolizzano, interpretano delle relazioni sociali
rappresentazioni collettive
• simboli • immagini • parole • slogan
• idee • credenze • valori
di una collettività
“Tutte le volte che siamo in presenza di un tipo di pensiero o di azione che s’impone uniformemente alle volontà o alle intelligenze individuali, questa pressione esercitata sull’individuo nasconde l’intervento della collettività”
Émile Durkheim, Les formes élémentaires de la vie religieuse, PressesUniversitaires de France, 2003, p. 619-620.
“E’ una fatto sociale ogni modo di fare che può esercitare sull’individuo una
costrizione esterna, che in una data società si presenta in modo
generaleche possiede un’esistenza propria,
indipendente dalle sue manifestazioni individuali.”
I modi collettivi di agire e pensare
“Per l’individuo è molto difficile (non diciamo impossibile) modificarli perché sono dotati della supremazia morale e materiale che la societàesercita sui suoi membri. �
� I modi collettivi di agire e di pensare sono reali al di fuori degli individui: sono cose dotate di esistenza propria. L’individuo li trova completamente costituiti e non può far sì che non ci siano, o che siano diversamente da come sono. L’individuo è quindi obbligato a tener conto di essi. �
� Certo, l’individuo partecipa a farli nascere: ma perché nascano, c’èbisogno dell’azione di MOLTI individui insieme. La sintesi di questa azione collettiva ha luogo al di fuori di ciascuno (per effetto di una PLURALITA’ di coscienze) e fissa al di fuori di noi modi di agire e giudizi che non dipendono dalla volontà degli individui prese singolarmente �
�C’è un termine che esprime bene tutto questo: “istituzione”.Cioè ogni credenza e condotta istituita dalla collettività.La sociologia è la scienza delle istituzioni.”(Durkheim, Le regole del metodo sociologico, pp. 19-20)
”Il pensiero veramente e propriamente umano non è un dato primitivo; è un prodotto della storia”
Émile Durkheim, Les formes élémentaires de la vie religieuse, PressesUniversitaires de France, 2003, p. 619-620.
In ciascuno di noi, in proporzioni variabili, c’è l’uomo di ieri. L’uomo di ieri è persino predominante in noi, poiché il presente non è che poca cosa confrontato a questo lungo passato nel corso del quale ci siamo formati e da cui risultiamo. Soltanto, quest’uomo del passato non lo sentiamo, perché è inveterato in noi, forma la parte di noi inconsapevole. Di conseguenza, siamo portati a non tenerne conto. Viceversa, delle acquisizioni più recenti della civiltà abbiamo un sentimento vivo, perché, essendo recenti, non hanno ancora avuto il tempo di organizzarsi nella parte inconsapevole di noi.
Durkheim (1938) L’evolution pédagogique en France, p. 16.
Durkheim: Ricapitolando... • Paradigma “olistico”. La società è un tutto, che ha qualcosa
di più delle sue parti (cioè gli individui), presi singolarmente.• La società pre-esiste all’individuo, e governa gli individui.
La coscienza collettiva è precedente a quella individuale. • La sociologia studia la società, e i “fatti sociali”, che vanno
trattati come cose, esterni agli individui.• I fatti sociali si impongono sugli individui e esercitano una
costrizione su di loro. • La sociologia studia le istituzioni che durano, sono
permanenti in una società. • I crimini sono una di queste manifestazioni sociali presenti
in ogni società – proprio il fatto che siano in tutte le societàci dice che non sono patologici, ma normali. Per questo reprimerli crudamente non è una buona idea. Bisogna dare sì un’occasione di espiazione.