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Realizzazione di un Parco Eolico nel Comune di San Demetrio Corone Novembre 2008
ELABORATO 4.1 Relazione geologica 1
Sommario
1. PREMESSA .................................................................................................................................... 2
2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO .............................................................................. 4
3. ASPETTI GEOLOGICI E FISIOGRAFICI LOCALI ............................................................................................ 5
3.1. Morfologia .................................................................................................................................. 5
3.2. Geologia ...................................................................................................................................... 9
3.3. Caratteristiche idrologiche e climatiche del territorio ............................................................. 12
3.4. Idrografia .................................................................................................................................. 16
3.5. Idrogeologia .............................................................................................................................. 19
4. SISMICITÀ DELL’AREA .................................................................................................................... 23
4.1. Sismicità storica dell'area ......................................................................................................... 25
5. CARATTERISTICHE TECNICHE DEI TERRENI ............................................................................................ 29
5.1. Terreni sciolti ............................................................................................................................ 29
5.2. Copertura superficiale .............................................................................................................. 30
5.3. Sintesi dei parametri stratigrafico‐geotecnici e categoria dei terreni ..................................... 32
6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ......................................................................................................... 34
ALLEGATI
Carta geologica scala 1:5.000
Geomorfologia e dei dissesti scala 1:5.000
Raffronto Piano di Assetto Idrogeologico scala 1:5.000
Carta Clivometrica scala 1:5.000
Modello digitale del terreno
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1. PREMESSA Il presente studio riguarda gli aspetti geologico‐tecnico e geomorfologici delle aree ricadenti nel
territorio comunale di S. Demetrio Corone (CS), interessate dal progetto inerente la realizzazione di
un parco eolico per la produzione di energia elettrica.
Il progetto prevede la disposizione di quindici aerogeneratori (n° 15 pali), con mozzo posto all’altezza
di 80 metri e rotore del diametro di 90 metri. L’estradosso delle fondazioni sarà posto ad una quota
dall’attuale piano campagna non inferiore a cm 80; la tipologia delle fondazioni è prevista secondo un
plinto a forma troncoconica del diametro di m 17 e spessore di m 1,50 – 2,00, poggiante su pali della
sezione di cm 80. Il numero dei pali di fondazione, la loro lunghezza e le armature saranno stabiliti in
funzione dei dati derivanti dalla fase progettuale esecutiva, che sarà effettuata successivamente
all’ottenimento dell’Autorizzazione Unica ai sensi della normativa vigente.
Sono inoltre previste opere accessorie e di servizio quali cabina di smistamento, sottostazione per il
collegamento alla rete elettrica, lavori di interramento delle condutture, interventi di adeguamento
viario.
Considerato il carattere definitivo dell’attuale fase progettuale, il presente studio è stato articolato
attraverso un rilevamento geologico di superficie alla scala 1:5.000, eseguito anche con
l’osservazione in stereoscopia di foto aeree in scala 1:33.000, estesi per una ragionevole fascia di
terreno a cavallo dell’area interessata dall’ubicazione degli aereogeneratori, che ha consentito,
unitamente ad informazioni di carattere bibliografico, di definire i caratteri geologico‐stratigrafici e
geomorfologici della fascia di territorio interessata dall’impianto eolico in progetto.
Particolare attenzione è stata posta al materiale bibliografico, tecnico e scientifico, disponibile per il
territorio in esame, tra questi, sono state consultate le varie carte tematiche, ricadenti nell’area
interessata, del recente Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) realizzato dalla Regione Calabria.
I rilievi eseguiti su estesi affioramenti, presenti nell’intorno delle aree interessate dall’accogliere i vari
aereogeneratori, hanno consentito di evidenziare in modo completo e sufficientemente dettagliato,
l’assetto tettono‐stratigrafico, le caratteristiche idrogeologiche di massima dei terreni, nonché i vari
processi geomorfologici in atto o potenziali.
Si rimanda alla fase progettuale esecutiva la caratterizzazione geotecnica puntuale dei terreni
interessati dalle strutture di fondazione degli aereogeneratori, la quale dovrà essere necessariamente
ottenuta attraverso indagini geognostiche di tipo diretto (sondaggi a carotaggio continuo), alle quali
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seguiranno le necessarie verifiche, (verifiche di stabilità e calcolo della capacità portante e dei
cedimenti), al fine di indirizzare e adottare le migliori soluzioni progettuali.
Tale studio ha pertanto assolto al compito di esprimere un parere generale circa la compatibilità
dell'intervento in progetto con l’idoneità geomorfologica dell’ambito territoriale interessato. La
seguente relazione è stata eseguita conformemente al D.M. 21/01/1981 e al D.M. 11/03/1988
emanati in seguito alla Legge 02/02/1974 n° 64.
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2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO Il territorio comunale di S. Demetrio Corone (CS) è interposto in una fascia altimetrica compresa tra i
circa 100 m s.l.m. della Piana di Corigliano, per il suo limite più settentrionale, ed i primi rilievi
montuosi (800 m s.l.m.) del Massiccio della Sila, per la porzione più meridionale; lo stesso ricade nelle
tavolette I NE e I S.E. alla scala 1:25.000 del foglio 229 della Carta topografica d'Italia edita dalla Cassa
per il Mezzogiorno.
In generale si ricorda che il Massiccio Silano è un edificio geologico a falde di ricoprimento, formate
sia da terreni cristallino‐metamorfici che sedimentari, ricoperti a loro volta da formazioni clastiche ed
evaporitiche altomioceniche e plio‐quaternarie afferenti a più cicli deposizionali post‐orogeni.
Il suddetto basamento cristallino consta di metamorfiti di medio e alto grado e rocce granitoidi,
rappresentate da: gneiss e scisti biotitici, rocce intrusive acide a composizione variabile fra la quarzo‐
diorite ed il granito, serpentine zonate e pirosseniti oliviniche. Il complesso mostra evidenti segni di
alterazione e localmente si osservano interi depositi di materiale di alterazione costituiti da prodotti
di dilavamento a matrice sabbioso‐limosa, talora misti a materiale alluvionale.
Trasgressivi sul basamento cristallino giacciono depositi sedimentari costituiti da una successione
ruditica di base, una soprastante successione arenitico‐calcarea e argille marnose grigio‐azzurre del
pliocene superiore. Seguono in continuità di sedimentazione sabbie ed arenarie dello stesso periodo.
La morfologia del Massiccio, nelle sue linee essenziali, è quella tipica di ogni area legata a fasi recenti
di rapido sollevamento. Alle aree perimetrali, infatti caratterizzate da versanti ad elevata acclività,
soggetti ad intensa erosione sia normale che in massa, solcati da una fitta rete di incisioni torrentizie,
mostranti un tipico reticolo idrografico di tipo dentritico denso e gerarchizzato, sottendenti piccoli
bacini imbriferi con alvei in netta erosione giovanile, contrastano le aree sommitali caratterizzate da
una morfologia matura o pressoché senile legata a fasi di più lunga continentalità. Morfologia,
quest'ultima, improntata su forme a dossi e cupole a profilo continuo e con ampie spianate di fondo
valle.
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3. ASPETTI GEOLOGICI E FISIOGRAFICI LOCALI
3.1. Morfologia L'abitato di S. Demetrio Corone è localizzato alle pendici settentrionali di Serra Montagna (822 m
s.l.m.) sulla porzione di cresta di una fascia collinare compresa tra le quote di 450 e 600 m s.l.m., di
raccordo tra i primi rilievi collinari di destra orografica del F. Crati e le prime pendici del Massiccio
Silano.
La fascia altimetrica in parola presenta aspetti morfologici che riflettono la natura geologica dei
terreni che la costituiscono, infatti i primi rilievi montuosi, posti a mezzogiorno dell’abitato, che si
sviluppano nei termini metamorfici del substrato, mostrano una morfologia aspra, improntata
secondo rilievi irregolari profondamente incisi da numerose linee d’impluvio che conferiscono al
pattern idrografico un aspetto dendritico denso e gerarchizzato, versanti acclivi (pendenze comprese
tra i 20° ed i 40°) ed aree di cresta a dossi e cupole.
Di contro la morfologia che si osserva nella porzione settentrione del territorio comunale (quella
interessata dal parco eolico in progetto) è decisamente più dolce, infatti in tale tratto i rilievi collinari
si sviluppano nei depositi sedimentati postorogeni, costituiti da conglomerati, sabbie e argille del
Pliocene superiore‐Pleistocene inferiore medio, e i soprastanti depositi regressivi sabbioso‐
conglomeratici del Pleistocene superiore; tali terreni, essendo più erodibili dei precedenti,
conferiscono ai rilievi blandi versanti che degradano secondo pendenze medie dell’ordine dei 10°
verso settentrione, gli stessi inoltre sono allungati in direzione meridiana e bordati da linee
d’impluvio meno profonde e dall’andamento più regolare rispetto a quelle del settore meridionale.
Come si evince dagli elaborati cartografici (cfr. Tav. 4.2 e 4.3), la dorsale collinare interessata dal
parco eolico, ricade esclusivamente nel secondo ambito morfologico descritto, tutte le strutture degli
aereofotogeneratori sono, infatti, localizzate nella porzione nord‐occidentale del territorio comunale.
Tale dorsale collinare è interposta tra i corsi d’acqua del T.te Galatrella a NO e del T.te Muzzolito ad
SE; la stessa è compresa tra i circa 370 m s.l.m., di Serra Cagliano, per le porzioni più meridionali, ed i
150 m s.l.m. della località Oglia Stretta, per quelle più settentrionali.
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Foto 1: Aspetti geomorfologici dei rilievi interessati dal progetto: a) Area di cresta spianata antropicamente ed utilizzata per un
kartodromo, b) esempio di forme erosionali di tipo calanchivo, presenti lungo le zone d’impluvio interposte tra i rilievi collinari; c) panoramica della porzione centrale della fascia collinare dove è previsto il parco eolico; d) panoramica della porzione settentrionale della fascia collinare dove è previsto il parco eolico; e‐f) aree di cresta di rilievi spianati entropicamente, e) in depositi argillosi Plio‐pleistocnici, f) in deposito conglomeratico‐sabbioso pleistocenico; g‐h) particolare di arre di cresta dove sono previsti alcuni pali eolici.
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I rilievi in parola presentano aree di cresta a dossi e cupole (cfr. foto 1 c, d, g e h), spesso spianate
dall’erosione o antropicamente (cfr. foto 1a, e ed f) , allungate in direzione longitudinale al massimo
sviluppo dei rilievi stessi; i versanti arrotondati, generalmente a deboli pendenze, sono facile preda
dell’erosione sia lineare che di massa e pertanto sedi di dissesti generalizzati, diffuse le
morfostrutture erosionali di tipo calanchivo (cfr. foto 1b)
In seguito alla scarsa resistenza all'erosione dei litotipi costituenti la zona di studio (di cui si dirà in
seguito) l'idrografia dell'area risulta abbastanza sviluppata, infatti i rilievi sono incisi da numerose
linee d'impluvio che conferiscono al reticolo idrografico un pattern di tipo dendritico denso e
gerarchizzato con le aste di rango superiore che calcano l’andamento longitudinale (NS, e SO‐NE) dei
maggiori rilievi.
Antiche tracce geomorfologiche, quali vecchie scarpate di frana e conche di svuotamento, sono
diffuse sia nelle porzioni sommitali che lungo tutti i versanti collinari, mentre scarpate e frane recenti,
spesso attive, caratterizzano i settori a maggiore acclività e le porzioni inferiori dei versanti, dove, tra
l’altro, i corsi d’acqua principali, esercitano una notevole azione erosiva al piede.
Tuttavia Le aree di cresta interessate dal parco eolico, presentano condizioni geostatiche
soddisfacenti, infatti non sono stati rilevati importanti processi erosivi in atto tali da indurre
modificazioni e squilibri nel tempo; così come non sono stati riscontrati elementi riferibili a dissesti in
atto o potenzialmente prevedibili, neanche nelle aree immediatamente circostanti a quelle di stretto
interessate progettuale.
Note illustrative alla carta clivometrica
Per una visione rapida e completa della morfologia dell’ambito territoriale interessato dalla
realizzazione del campo eolico in progetto, tra le carte d’analisi, è stata elaborata la carta
dell'acclività dei versanti o carta clivometrica (Tav. 4.5), nella quale sono evidenziati i principali
parametri morfologici.
Al fine di ottenere una visione sintetica, ma abbastanza reale, della morfologia del territorio, è stato
ritenuto di operare con le seguenti quattro classi di pendenza:
Classe 1 0 ÷ 10 %
Classe 2 10 ÷ 20 %
Classe 3 20 ÷ 35 %
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Classe 4 35 ÷ 50 %
Classe 5 > 50 %
Al fine di evidenziare le aree pianeggianti e sub pianeggianti (zone di cresta, aree pedemontane e/o
di fondovalle), quelle con acclività modesta (versanti collinari mediamente acclivi) e quelle a
morfologia aspra (versanti collinari ripidi e/o fortemente incisi).
Essa è stata redatta con lo scopo di stabilire un nesso fra la potenziale franosità di un versante e la
sua acclività mediante il raffronto con un dissesto in atto, nelle stesse condizioni geologiche. Restano
così individuate tutte quelle aree di versanti che presentano acclività sospetta.
Per quanto riguarda le prime tre classi, alle quali sono associate la quasi totalità delle aree destinate
ad accogliere le strutture portanti degli aerogeneratori, spiccano la aree di cresta spianate o
blandamente ondulate.
Le aree ad acclività più accentuata (pendenze > al 50%) costituiscono la nota dominante delle aree
dei versanti orientali del rilievi collinari, dove sono localizzati i maggiori dissesti gravitativi.
In particolare, per gli scopi del presente lavoro, si evince che gran parte degli aereogeneratori,
ricadono su aree di cresta blandamente ondulate, alle quali corrispondono le prime tre classi di
pendenze; mentre solo alcuni aerogeneratori (torri n° 3‐10‐12 e 14) ricadono in zone di versante a
modesta acclività (pendenze comprese tra il 25 e 30%); mentre l’unica struttura (torre n° 11), ricade
in prossimità di una stretta area di cresta bordata da versanti con parametri geomorfologici più
accentuati (classe 5 pendenza > 50%).
In questo caso vi è da precisare che l’attuale morfologia dell’area non corrisponde a quanto riportato
nella cartografia utilizzata, in quanto quest’ultima è stata redatta in tempi antecedenti ad importanti
operazioni di sbancamento, per scopi agricoli, che hanno completamente modificato la morfologia
dei luoghi, spianando per estesi tratti l’area di cresta. Pertanto anche per questo sito, così come per
tutti gli altri interessati ad ospitare le varie strutture (torri degli aereogeneratori ed anemometri), si
possono considerare condizioni geostatiche stabili.
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3.2. Geologia In virtù dell’assetto stratigrafico strutturale del Massiccio Silano, spostandosi verso le aree
perimetrali dello stesso, le formazioni geologiche tendono a ringiovanire, così ai termini del substrato
cristallino‐metamorfico si sovrappongono con caratteri trasgressivi successioni silico‐clastiche di tipo
marino transizionale di età Plio‐pleistocenica.
Il substrato metamorfico, nell’area di studio è costituito prevalentemente da gneiss biotitico‐
muscovitico, gneiss anfibolitici, scisti biotitici, nonché scisti filladici, filladi dal grigio al verdastro e
calcescisti grigi in alternanza a straterelli di quarziti verdi.
Le formazioni geologiche che costituiscono la successione trasgressivo‐regrassiva, che sormonta
direttamente il substrato, sono date prevalentemente da depositi sedimentari di tipo marino
costituiti dal basso verso l’alto da:
• depositi conglomerato‐sabbiosi, bruno‐rossastri poligenici ed eterometrici immersi in una matrice sabbiosa grossolana di colore rossiccio, direttamente trasgressivi sul substrato cristallino‐metamorfico;
• sabbie, a granulometria medio‐fine dal colore giallo‐ocra, con intercalazioni di arenarie tenere bruno‐chiare e silts;
• argille siltose grigie e grigio‐azzurre;
• depositi conglomeratico‐sabbiosi bruno‐rossastri poligenici ed eterometrici immersi in una
matrice sabbiosa grossolana di colore rossiccio, del ciclo regressivo. Il passaggio con le sottostanti argille avviene con un progressivo aumento della componente limo‐sabbiosa.
Per quanto riguarda l’area di stretto interesse gli affioramenti sono così distribuiti:
• la porzione meridionale dell’area interessata dal parco eolico (nella quale ricadono gli
aereogeneratori 1‐6), è caratterizzata dal substrato metamorfico, che risulta sormontato dai primi
lembi dei depositi conglomeratici delle trasgressione marina. In tale porzione gli aereogeneratori
ricadono direttamente sui depositi sabbioso‐conglomeratici che poggiano sulle rocce gneissiche,
ad eccezione del palo n° 5 che ricade nei terreni argillosi che seguono verso l’alto le sabbie;
• le aree di cresta della porzione centrale dell’area di stretto interesse (nella quale ricadono gli
aereogeneratori 4‐7‐8‐9‐e 10), sono invece caratterizzate quasi esclusivamente dalla formazione
argillosa che ricopre con spessori di diverse decine di metri, i sottostanti depositi sabbioso‐
conglomeratici.
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Foto 2: Principali litologie affioranti nell’area di studio: a) depositi sabbioso‐conglomeratici del ciclo regressivo pleistocenico,
presenti sulle aree di cresta dei rilievi nella porzione settentrionale dell’area di studio; b) particolare del deposito sabbioso‐conglomeratico pleistocenico; c‐e) passaggio stratigrafico tra le argille Plio‐pleistoceniche e i depositi sabbioso conglomeratici regressivi; d) particolare del passaggio stratigrafico; f) Deposito sabbioso pleistocenico; g) intercalazione di sabbie nelle argille basali Plio‐pleistoceniche; ‐h) particolare della formazione argillosa Plio‐pleistocenica.
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• Infine le aree di cresta della porzione settentrionale del parco (nella quale ricadono gli
aereogeneratori 11‐15), sono caratterizzate esclusivamente dai depositi conglomeratico‐sabbiosi
regressivi; in questo caso tali depositi ricoprono, con spessori di diverse decine di metri, la
sottostante formazione argillosa.
In virtù dell’assetto geologico‐stratigrafico appena descritto, per quanto riguarda i siti direttamente
interessati ad accogliere le strutture portanti degli aereogeneratori, si rimanda agli elaborati
cartografici (Tav 4.2 e 4.3 ‐Carta geologica, Carta geomorfologica) per una visione dettagliata delle
forme e litologie descritte.
La resistenza all’erosione del complesso sedimentario varia col locale grado di cementazione,
generalmente risulta moderata per le formazioni conglomeratico‐sabbiose e scarsa per quella
argillosa. La permeabilità è definibile di grado elevato per le due formazioni conglomeratico‐sabbiose
e bassa per la formazione argillosa interposta; infine le proprietà geotecniche sono medio‐buone per
i depositi incoerenti (sabbie e conglomerati) e scadenti per quelli coesivi (argille e silts).
Inoltre, anche a seguito della scarsa resistenza all’erosione delle porzioni alterate del substrato,
l’azione erosiva si manifesta in maniera pronunciata, determinando dei reticoli idrografici densi e
gerarchizzati, di tipo dendritico, con testate ravvicinate ed alvei fortemente incassati ed in netta
erosione giovanile.
Pertanto le depressioni presenti lungo i versanti sono caratterizzate da depositi eluvio‐colluviali a
tessitura limo‐sabbiosa con immersi rari clasti di varie dimensioni. Tali depositi si sono accumulatiti
lungo i versanti sia per trasporto in massa e/o ruscellamento diffuso (depositi colluviali) che per
elaborazione in posto (depositi eluviali). Denotano spessori variabili e dell’ordine massimo di qualche
metro.
Lungo i versanti sono inoltre presenti depositi detritici e/o di frana sia attivi che stabilizzati. Si tratta
generalmente di depositi eterometrici, nei quali le caratteristiche fondamentali (granulometria,
natura dei clasti e matrice) dipenono dalle formazioni in cui il movimento gravitativo ha trovato
origine.
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3.3. Caratteristiche idrologiche e climatiche del territorio La porzione di territorio considerata, sotto l’aspetto meteorologico, s’inquadra nel contesto delle
piovosità delle aree mediterranee, caratterizzate da intense precipitazioni invernali e da periodi
medio‐lunghi di siccità estiva.
La valutazione quantitativa delle precipitazioni atmosferiche (lama media d'acqua) per il territorio in
esame è stata eseguita analizzando i dati delle “Precipitazioni in Calabria” CNR‐IRPI di Cosenza per il
sessantennio 1921‐1980, per le stazioni pluviometriche ricadenti nell'area di studio e nelle zone
adiacenti.
Sono stati pertanto presi in considerazione i dati delle stazioni pluviometriche di S. Sofia D’Epiro,
Macchia Albanese e S. Agata CC (Cantinella), al fine di poter individuare le aree d'influenza (topoieti)
delle stesse.
Il metodo dei topoieti consiste nell'individuare le aree d'influenza dei singoli pluviometri, all'interno
delle quali è possibile assumere i valori pluviometrici delle stazioni stesse. Per la costruzione dei
topoieti è necessario individuare l’ubicazione delle stazioni di misura, per poterle poi riportare su una
carta in scala e quindi unire i punti trovati con dei segmenti.
Si procederà, quindi, con la delimitazione dell'area dei topoieti tracciando altri segmenti nel punto di
mezzeria dei primi, in modo che siano tra loro ortogonali.In ogni topoieto è possibile considerare la
lama media d'acqua pari a quella misurata nella sua stazione.
L'area presa in considerazione ricade, considerando anche l’altitudinale media del territorio
considerato (mediamente intorno ai 300 m s.l.m.), nei topoieti di S. Sofia D’Epiro e Macchia Albanese,
le cui stazioni di misura sono ubicate intorno ai 500 m s.l.m.
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Dai dati analizzati si evince che gran parte
del territorio ricade a cavallo tra le zone in
Calabria che ricevano un apporto meteorico
che rientra in valori medi, e compresi tra
1000 e 1400 mm (vedi Fig. 2).
In particolare per la stazione pluviometrica
n° 33 S. Sofia D’Epiro, ubicata a 550 m s.l.m.
ed attiva dal 1931, la piovosità media
annua è risultata pari a 1007 mm di pioggia,
con 92 giorni piovosi; il valore massimo di
piovosità annua è stato registrato nel 1931,
con 2193 mm, quello minimo nel 1949 con 628 mm. Per la stazione pluviometrica n° 48 Macchia
Albanese, ubicata a 520 m s.l.m. ed attiva dal 1913, la piovosità media annua è risultata pari a 871
mm di pioggia, con 78 giorni piovosi; il valore massimo di piovosità annua è stato registrato nel 1930,
con 1337 mm, quello minimo nel 1933 con 109 mm.
Di seguito sono confrontati i valori delle precipitazioni medie mensili della stazione considerata con
quelli medi dell’intero territorio calabrese.
Grafico 1: media delle precipitazioni mensili relative all’intera Regione e alle stazioni di S. Sofia D’Epiro e Macchia Albanese
P rec ipitaz ioni medie mens ili
0
50
100
150
200
250
mesi
mm piog g ia
S .S ofia. 144 126 91 72 50 22 12 22 52 109 149 161
Macchia A. 130 106 77 57 41 21 10 14 42 100 127 146
Val. Medio 204 178 130 97 69 30 16 30 64 132 194 217
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Fig. 2: Distribuzione della precipitazione media annua in Calabria (1921‐1980). La linea in nero indica il territorio di interesse progettuale.
Area di
studio
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Dal grafico 1 si evince come il regime delle precipitazioni per l’area di studio risulta lievemente
inferiore a quello registrato per l’intero territorio regionale.
E’ nota la relazione diretta, esistente tra altitudine e piovosità, infatti, sia la quantità di pioggia che il
numero di giorni piovosi aumentano con l’aumentare dell’altitudine; le precipitazioni regionali
oscillano, infatti, dai quasi 2000 mm di pioggia annui registrati per le stazioni pluviometriche, poste in
vetta alla Catena Costiera, ai circa 600 mm delle stazioni poste lungo la costa ionica.
Questa estrema variabilità è da imputare soprattutto alla presenza della Catena Costiera che con gli
oltre 1.000 metri d’altitudine, e la sua breve distanza dal mare Tirreno, funge da barriera climatica
ovvero da regolatore delle precipitazioni. Difatti, lungo i versanti occidentali si verifica un forzato
movimento ascensionale delle masse d’aria umida, provenienti da Ovest, che si addensano lungo le
vette, determinando condizioni meteoriche che danno luogo a precipitazioni più frequenti e
persistenti rispetto alle porzioni orientali della Regione.
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3.4. Idrografia La dorsale collinare costituisce uno spartiacque di un sottobacino idrografico, distinto con il numero 9
nella Carta Idrografica dell’”Atlante Cartecologico della Calabria (2002‐03)” (cfr. Fig. 3), lo stesso che
ricade nel vasto bacino idrografico n° 4 – F. Crati, per come riportato nel rapporto “Valutazione delle
piene in Calabria” CNR‐IRPI di Cosenza.
Più in particolare il crinale interessato dal progetto costituisce uno spartiacque orientato SO‐NE, tra
due settori laterali, uno Nord‐occidentale in cui il T.te Galatrella costituisce il maggiore collettore di
acque superficiali, ed uno Sud‐orientale nel quale le incisioni del V.ne Cagliano più a monte e del T.te
Muzzolito più a valle, hanno la stessa valenza del collettore orientale.
La restante parte del territorio è caratterizzata dalla presenza di numerosi corsi d'acqua,
prevalentemente a regime torrentizio, che costituiscono un reticolo idrografico complesso, la cui
morfologia è legata soprattutto alle vicissitudini tettoniche che hanno contraddistinto la storia
evolutiva di questa fascia di territorio calabrese.
Il “pattern” idrografico è, infatti, definibile di tipo subdedritico, nel quale s’intravedono direzioni
preferenziali in certi rami secondari e, soprattutto, in quelli principali, che risultano pertanto
subparalleli tra loro, vedi le incisioni dei T.te Galatrella, T.te Muzzolito, V.ne Cagliano F.sso S. Nicola e
T.te S. Mauro.
Tutto ciò è imputabile ad un controllo strutturale (aste fluviali impostate su linee di faglia), che, come
si evince dalla figura 3, determina chiaramente tre direzioni prevalenti: NO‐SE, NE‐SO, NS, orientate
secondo i maggiori sistemi di fratture; mentre risulta meno rappresentato l’andamento EO.
In particolare l’andamento in direzione NO‐SE è quello maggiormente rappresentato da quasi tutte le
aste fluviali di ordine maggiore (III‐IV e V ordine).
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Fig. 3: Limiti dei sottobacini idrografici in cui ricade il territorio comunale di S. Demetrio C. (CS) e la dorsale oggetto di studio (ovale tratteggiato). Stralcio del F. 559 ‐ Cosenza e 568 Amantea ‐ Atlante Cartecologico della Calabria alla scala 1:50.000
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Tutti i corsi d’acqua essendo legati a bacini idrografici di modeste estensioni, sono caratterizzati da
brevi percorsi, con pendenze accentuate per la maggior parte dei tratti montuosi, mentre le stesse si
riducono notevolmente nelle zone più vallive.
Le condizioni morfologiche, unitamente alla presenza di estese formazioni geologiche poco
permeabili, unitamente alla breve distanza tra le zone montuose e quelle vallive, fanno si che le
acque meteoriche vengano smaltite assai rapidamente, causando un regime idrometrico
strettamente legato agli afflussi meteorici.
Pertanto, l’elevata velocità di corrivazione delle acque meteoriche comporta, da un lato, un aumento
della capacità erosiva del territorio, e dall’altro, per via delle brusche variazioni di pendenza, un
aumento del rischio inondazione nelle zone di fondovalle, li dove i corsi d’acqua rilasciano gran parte
del loro carico solido.
Per la mancanza di stazioni di misura lungo i corsi d’acqua (idrometri e idrometrografi), non è stato
possibile effettuare valutazioni quantitative sugli apporti idrici degli stessi; per cui le valutazioni
espresse sono state fatte attraverso considerazioni meramente qualitative.
I torrenti incidono la porzione montana‐collinare del territorio, secondo valli profonde e strette con
versanti ripidi, lungo i quali sono presenti numerosi fenomeni di dissesto (frane, smottamenti,
scarpate d’erosione ecc.) che costituiscono la fonte principale del materiale trasportato durante le
fasi di piena.
I letti dei torrenti presentano le caratteristiche morfologiche tipiche delle fiumare, con letto ghiaioso,
tortuoso e fortemente incassato, con andamento longitudinale acclive nelle porzioni montane,
rettilineo e meno acclive nelle porzioni più vallive. Tuttavia gli episodi di trasporto solido sono
attualmente piuttosto rari, ed essenzialmente limitati in concomitanza delle massime piene.
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3.5. Idrogeologia Il rilievo collinare considerato è costituito da terreni caratterizzati da valori di permeabilità
estremamente variabili e, comunque, strettamente legati alla natura geologica degli stessi.
Di seguito è condotta un’analisi qualitativa sul grado di permeabilità di tali litotipi e sulla circolazione
delle acque superficiali e profonde. In questa, i vari litotipi sono stati associati in complessi aventi
analoghe caratteristiche di permeabilità, sia essa primaria per porosità e/o secondaria per
fratturazione e carsismo, nonché per alterazione e degradazione.
I complessi sono stati distinti passando da quelli meno permeabili a quelli maggiormente permeabili
nel seguente ordine:
Complessi impermeabili
Comprendono esclusivamente la formazione argillosa del Pliocene superiore – Pleistocene
inferiore, ossia litotipi a bassa trasmissività, che denotano una porosità primaria medio‐alta (n >
15 %), ed una permeabilità bassa (coefficiente di permeabilità k < 10‐7 cm/s), sia pure con
variazioni da punto a punto in funzione delle intercalazioni a componente sabbiosa o limo‐
sabbiosa, nelle quali si possono instaurare condizioni di modeste circolazioni interne.
Complessivamente, in tali litotipi, che affiorano prevalentemente sulle zone di cresta della
porzione centrale della dorsale (cfr. tav. 4.2 ‐ Carta geologica), risultano scarse le possibilità di
rinvenire cospicui accumuli idrici sotterranei.
Complessi scarsamente permeabili
Comprendono tutti i termini del substrato metamorfico, il quale, sebbene presenta valori di
permeabilità variabili, sia come entità che come tipo di circolazione, procedendo dalle porzioni
esterne verso quelle interne, costituisce senza dubbio un potente acquifero dell’area di studio.
All’interno dello stesso complesso, anche se per lievi differenze di permeabilità, sono stati
raggruppati sia gli gneiss che gli scisti filladici.
Queste rocce risultano interessate da un profilo di alterazione complesso, che determina la
sovrapposizione di terreni caratterizzati da valori di permeabilità estremamente variabili.
Si passa, infatti, dalle porzioni superficiali, nelle quali la coltre alteritica rappresenta un terreno
mediamente permeabile e disgregabile per infiltrazione, con un grado di porosità secondaria
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medio (n = 5 ÷ 15 %), e valori di k (coefficiente di permeabilità) medio‐bassi dell’ordine minimo di
10‐4 cm/s, gradualmente verso le porzioni più profonde, che presentano una permeabilità per
fratturazione bassa, con k generalmente inferiori a 10‐6 cm/s ed una porosità primaria bassa (n <
5%), passando infine, a notevoli profondità, al substrato più integro che si può considerare quasi
impermeabile.
Tali valori di permeabilità tendono a diminuire nel tempo in seguito al processo di
“argillificazione” che interessa tali rocce.
Complessi altamente permeabili
In tale raggruppamento ricadono tutti i terreni detritico‐granulari incoerenti dei cicli terziari
(Pleistocenici). Questi presentano valori di permeabilità elevati (10‐2< k < 10 cm/sec) ed alta porosità
primaria n > 15 %.. Tali depositi pertanto sono sede di modesti accumuli idrici con circolazione
sotterranea fortemente condizionata dalla presenza di intervalli o formazioni più o meno spessi di
terreni poco permeabili (lenti di limi e argille), i quali possono determinare modeste falde sospese
e/o sovrapposte.
Le acque tendono ad infiltrarsi all'interno del complesso con estrema facilità, grazie al c.i.p.
(coefficiente d’infiltrazione potenziale) estremamente consistenti (70 ‐ 80 %); inoltre, le fitte
interconnessioni tra i granuli e la fratturazione spinta, assicurano una buona capacità di
immagazzinamento.
Copertura superficiale
In questo complesso sono stati accorpati due gruppi, quello formato da tutti i recenti terreni di
copertura (depositi eluvio‐colluviali, detritici e di frana, siano essi attivi o stabilizzati), e quello
formato dai depositi terrazzati e di conoide e le alluvioni, siano esse fissate dalla vegetazione che
mobili.
Entrambi i raggruppamenti sono generalmente costituiti da depositi di materiali grossolani, al
minimo da sabbie e limi, quindi da sedimenti sciolti ad elevata permeabilità (k > 10 cm/s) ed alta
porosità (n > 15%). Pertanto questi possono essere considerati sede di falde acquifere, più o
meno consistenti in funzione dello spessore ed estensione areale degli stessi depositi e delle
caratteristiche dei terreni di confinamento.
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Deflussi sotterranei
Per quanto concerne le acque sotterranee, considerata la carenza di dati ed indicazioni sufficienti
circa le falde idriche, le valutazioni sul deflusso sotterraneo, in appresso illustrate, hanno carattere
qualitativo, nel quale sono fornite indicazioni di larga massima sulle possibili vie di decorso
sotterraneo. A tal fine, la prima assunzione fatta è stata quella di ipotizzare la coincidenza degli
spartiacque superficiali con quelli sotterranei.
Anche per quanto concerne le acque sotterranee, considerata la carenza di dati ed indicazioni circa le
falde idriche, nelle valutazioni sul deflusso sotterraneo, in appresso illustrate, sono fornite indicazioni
di larga massima sulle possibili vie di decorso sotterraneo. A tal fine, la prima assunzione fatta è stata
quella di ipotizzare la coincidenza degli spartiacque superficiali con quelli sotterranei.
Per quanto concerne l'aspetto idrogeologico, c'è da dire che i litotipi costituenti l'ossatura geologica
dei rilievi: complesso conglomeratici‐sabbioso in alto, complesso argillo‐siltoso intermedio e
complesso sabbioso‐conglomeratico bassale, direttamente poggiante sul substrato cristallino‐
metamorfico, presentano valori di permeabilità estremamente differenziati.
Tale assetto geologico viene a determinare una serie idrogeologica con due falde sovrapposte, in cui
l’acquifero più profondo è costituito dall’insieme sabbie‐conglomerati‐alteriti, ha come limite di
permeabilità inferiore il tetto del substrato integro e come limite di permeabilità superiore la
formazione argillosa pleistocenica. Quest’ultima costituisce inoltre il tampone dell’acquifero
superficiale che si localizza nei depositi conglomeratico‐sabbiosi regressivi e nelle coperture
detritiche.
L’assetto geometrico‐giaciturale lascia prevedere un deflusso idrico sotterraneo che muove dalle
zone centrali della dorsale verso i fianchi della stessa, e presupporre che la falda inferiore si attesti a
profondità considerevoli, talora con carattere di falda in pressione, mentre la falda freatica superiore,
di limitate dimensioni, può avere sfioratoi abbastanza superficiali.
Pertanto, per le porzioni superficiali dei rilievi, dove sono presenti consistenti spessori di depositi
conglomeratici e/o coltri detritiche (depositi eluvio‐colluviali), si determinano circolazioni interne di
acque abbastanza attive che, penetrate nei livelli permeabili, si raccolgono e scorrono a contatto con
il substrato impermeabile (argille).
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Tali accumuli idrici (visto il limitato spessore dei depositi), sono comunque sempre di modeste
dimensioni, a carattere di falda freatica, con escursioni e manifestazioni sorgentizie direttamente
condizionate dalle precipitazioni stagionali.
Hanno la caratteristica di restituire rapidamente a giorno le acque accumulate; ciò avviene mediante
piccole sorgenti, per lo più stagionali, laddove la morfologia (versanti ripidi e impluvi fortemente
incisi) riduce lo spessore del depositi sabbioso‐conglomeratico e della coltre detritica e porta in
affioramento le zone di passaggio tra la stessa e il tetto della formazione argillosa.
Pertanto, si verificano: accumuli d’acqua a carattere stagionale, con rapido deflusso, nei depositi
superficiali, limitate o nulle circolazioni di acque all’interno del complesso argilloso‐siltoso e accumuli
d’acqua perenni e profondi nel substrato metamorfico, con deflusso molto lento.
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4. SISMICITÀ DELL’AREA La valutazione del rischio sismico in una data area è molto importante per minimizzare i danni
eventualmente prodotti da un possibile terremoto, mediante una razionale utilizzazione del territorio
e il ricorso ad adeguate tecniche costruttive o di adeguamento che rendano le strutture in grado di
reagire in modo ottimale alle intensità sismiche prevedibili per ogni ambito territoriale.
All'interno del territorio in esame si possono valutare, con maggior dettaglio, le differenze di Intensità
massima dovute a differenti situazioni geologiche locali, attraverso procedure, il cui insieme
costituisce la microzonazione sismica.
Si ricorda a tal proposito che il territorio comunale di San Demetrio Corone ricadeva, nella vecchia
classificazione, come del resto tutta la Provincia di Cosenza, in aree di IIa categoria sismica (S = 9) a cui
corrisponde un coefficiente d'intensità sismica C (coefficiente sismico di progetto) uguale a 0.07.
Attraverso la Nuova Classificazione Sismica (Ord. N° 3274 del 20.03.03), lo stesso territorio è stato
confermato in Zona 2, a cui corrisponde un’accelerazione orizzontale ag/g = 0.25.
Nella tabella 3, sulla base di alcuni parametri (di cui si dirà in seguito), e di quanto disposto dalla legge
n° 64/1974 e dalla legge 449/1997, è stato ottenuto il valore della massima intensità sismica attesa
nel territorio, nonché il valore dell’indice di rischio riferito al comune di S. Demetrio C.
Comune di San Demetrio Corone
Grado di sismicità (MCS)= 9
Coefficiente d'intensità sismica C = 0.07
Indice di Rischio (“R”)= 0,2175
Intensità massima osservata (MCS)= 8°
Tab. 3: Classificazione sismica del comune di San Demetrio Corone (secondo la L.449/97)
L'esame della distribuzione dei danni prodotti da un terremoto nello stesso territorio, ha dimostrato,
come le azioni sismiche possono determinare, anche a distanze di poche decine di metri, effetti
differenti in funzione delle diverse condizioni locali (morfologia superficiale, morfologia del substrato
roccioso sepolto, presenza e profondità della falda freatica, costituzione e proprietà del sottosuolo,
presenza di faglie ecc.).
In realtà non è possibile fare una valutazione quantitativa precisa della pericolosità sismica, a causa
della complessità dei numerosi fattori che concorrono a definirla. E’ tuttavia possibile prevedere, con
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 24
un alto grado di probabilità, quale sarà l’Intensità massima della scossa più forte che può verificarsi in
un determinato territorio alla luce dei dati storici a disposizione e degli studi geodinamici.
Questo obiettivo è raggiunto attraverso passi progressivi, quali:
identificazione delle aree potenzialmente in grado di dare origini ai terremoti (aree sismogenetiche),
obiettivo in genere raggiungibile utilizzando sia i dati della sismicità storica, sia ricerche di geologia
strutturale e neotettonica.
determinazione del periodo intercorrente tra eventi sismici, che hanno prodotto effetti della stessa
intensità, sullo stesso territorio (periodo di ritorno).
Al fine di risalire ad un modello teorico di evoluzione dinamica in una determinata area è,
inizialmente, indispensabile conoscere e
definire la zona sismogenetica.
Essa è un’area caratterizzata dalla presenza di
faglie attive in grado cioè di provocare scosse
sismiche. Sono state così individuate delle fasce
di territorio nelle quali è concreta la possibilità
che si verifichi un terremoto di elevata intensità
(Fig. 4 ‐ Stralcio della Carta della Zonazione
Sismogenetica dell’Italia Meridionale). Da tale
elaborato si evince che il territorio del Comune
di San Demetrio Corone non ricade in zone
sismogenetiche.
La fase successiva consiste nel quantificare
l’attività sismica della sorgente. Tale
quantificazione può essere effettuata attraverso diversi metodi: osservazione dei forti terremoti
avvenuti in tale area nel passato; studio analitico delle repliche dei terremoti (aftershocks);
registrazione ed elaborazione della microsismicità della zona.
Fig. 4: Stralcio della “Carta della Zonazione Sismogenetica dell’Italia meridionale”
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 25
4.1. Sismicità storica dell'area Il punto di partenza per la valutazione della pericolosità sismica è costituito pertanto da una
ricognizione dei dati sulla sismicità storica dell’area di studio. A tal proposito, per il territorio
comunale di San Demetrio Corone, sono stati consultati il Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461
a.C. al 1990 edito dall’Istituto Nazionale di Geofisica, dal quale è stata estrapolata la carta
dell’inviluppo delle isosisme degli eventi storici su scala 1:250.000 (Fig. 5), il Catalogo del Progetto
Finalizzato Geodinamica (Postpishil, 1985), nonché l’archivio del Laboratorio di Sismologia del
Dipartimento di Scienze della Terra dell’UNICAL.
Fig. 5: Carta inviluppo delle isosisme degli eventi storici della Provincia di Cosenza (fonti storiche tratte dal Catalogo I.N.G.)
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 26
Le fonti storiche sui danni provocati dagli eventi sismici presi in considerazione, sono riepilogati nelle
tabelle 4‐5, dove sono riportati: le date degli eventi, l’Intensità epicentrale e l’Intensità attribuita al
sito, nonché una breve descrizione dei danni subiti.
Nella Fig. 6 sono riportati gli epicentri dei terremoti con
intensità epicentrale superiore all'VIII grado della scala
MCS (Mercalli‐Cancani‐Sieberg) verificatesi tra l'anno 1000
ed il 1980, estratti dal Catalogo del Progetto Finalizzato
Geodinamica (Postpishil, 1980).
La dimensione dei cerchi è proporzionale all'intensità
dell'evento. Dalla figura si evidenzia che nelle vicinanze
del territorio in esame ricadono alcuni epicentri, localizzati
nella porzione centro‐settentrionale della Regione (Valle
del Crati)
Fig. 6: Sismicità storica della Calabria tratta dal Catalogo del Progetto Finalizzato Geodinamica. Periodo compreso tra l’anno 1000‐
1980. Intensità (MCS) > 8. Il diametro dei cerchi è proporzionale all’Intensità. L’ovale in grigio evidenzia l’area oggetto di studio.
In Fig. 7 sono invece rappresentati gli epicentri dei terremoti recenti, registrati dalle stazioni della
Rete Sismica Regionale della Calabria tra il 1986 ed il 1995 e localizzati con almeno sette tempi
d’arrivo con il codice LME (Currà e Guerra, 1992); il simbolo è proporzionale alla Magnitudo
dell'evento.
Fig. 7: Sismicità recente (periodo di riferimento 1986‐1995, Magnitudo max = 4.5) della provincia di Cosenza tratta dall’Archivio del
Laboratorio di Sismologia del Dip. Scienze della Terra, UNICAL. L’ovale in grigio evidenzia l’area oggetto di studio.
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 27
La figura mostra una sismicità piuttosto diffusa su tutta l'area rappresentata, anche nel territorio
preso in esame ricadono poche sorgenti sismiche di livello energetico basso, alcune delle quali sono
lievemente avvertite e non in grado di produrre danni alle strutture.
Dalle profondità ipocentrali dei maggiori sismi registrati in Calabria risulta, che quasi la totalità di
questi è di tipo superficiale; sono, infatti, localizzati in un intervallo sismogenetico compreso tra 5 e
18 km di profondità. Per quanto concerne i periodi di ritorno, per terremoti crostali con intensità I > 9
in MCS, per la Calabria settentrionale risultano tempi di circa 90 anni.
Di seguito è riportata la tabella relativa alla sismicità storica del territorio oggetto di studio (Tab. 4).
Com’è possibile notare, il territorio di San Demetrio Corone ha quasi raggiunto, in sole due occasioni,
l’VIII grado della scala MCS: terremoti del 04 Aprile 1836, 28Giugno 1913.
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 28
Data
evento
IO IS Zona
interessata
Breve descrizione del danno al sito
08.03.1832
12.10 1835
25.04.1836
03.12.1887
08.091905
28.12.1908
28.06.1913
10
9.0
9.5
8.0
10.0
11.0
8.0
VII
VI VII-VIII
VI
VI-VII
VI
VII-VIII
Crotonese
Casentino
Calabria Sett.
Calabria Sett.
Calabria
Calabria meridionale
Calabria settentrionale
La scossa causò lesioni in alcune case Il terremoto danneggiò leggermente l’abitato Il terremoto causò danni a tutti gli edifici e rese pericolanti le costruzioni più deboli Il terremoto causò danni leggeri Il terremoto causò danni all’abitato : fu necessario riparare 40 case Il terremoto fu forte e danneggiò lievemente il 6-7% delle abitazioni La scossa lesionò tutte le abitazioni, anche di recente e buona costituzione e una donna fu lievemente ferita. Furono danneggiate anche le chiese
Tab. 4: Notizie sugli effetti dei terremoti storici nel comune di San Demetrio Corone
NOTA IO = Intensità Epicentrale (MCS) IS = Intensità al Sito(MCS)
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 29
5. CARATTERISTICHE TECNICHE DEI TERRENI
Di seguito è condotta un’analisi delle caratteristiche generali fisico‐meccaniche dei corpi geologici
interessati dal progetto definitivo per la realizzazione del parco eolico.
Si rimanda alla fase progettuale esecutiva la caratterizzazione geotecnica puntuale dei siti
direttamente interessati dalle strutture di fondazione degli aereogeneratori, la quale dovrà essere
necessariamente ottenuta attraverso indagini geognostiche di tipo diretto (sondaggi a carotaggio
continuo) corredate da prove in sito (SPT) e di laboratorio, effettuate su campioni indisturbati
prelevati nel corso dell’esecuzione dei sondaggi, nonché da indagini di tipo indiretto (sondaggi sismici
a rifrazione).
Il tutto al fine di definire gli spessori delle formazioni sedimentarie e, nel contempo, caratterizzare
fisicamente i terreni interessati nell’accogliere le maggiori strutture. A dette indagini dovranno
seguire le necessarie verifiche, (verifiche di stabilità e calcolo della capacità portante e dei cedimenti),
per indirizzare e adottare le migliori soluzioni progettuali.
L’analisi eseguita ha riguardato esclusivamente i terreni della successione sedimentaria di età Plio‐
pleistocenica, e, al limite, i terreni della copertura detritica superficiale, in quando tutte le strutture
(aereogeneratori, anemometri ecc.) coinvolgono solo tali terreni.
5.1. Terreni sciolti Complessi sabbioso‐conglomeratici
I terreni qui raggruppati sono quelli riconducibili ai depositi conglomeratici e sabbioso‐conglomeratici
plio‐pleistocenici, sia la formazione basale della trasgressione, sia quella regressiva che chiude il ciclo.
Le rocce possono considerarsi esenti da fenomeni apprezzabili di degradazione fisico‐chimica, fanno
naturalmente eccezione i primi metri di terreno, facilmente disgregabili, data la generale scarsa
resistenza all’erosione. Quest’ultima varia con il locale grado di addensamento dei litotipi; infatti la
consistenza delle sabbie varia da sciolta a cementata (livelli arenacei), mentre i conglomerati si
presentano generalmente ben costipati.
La granulometria delle sabbie unitamente al loro grado di addensamento denotano per tali litotipi
proprietà geotecniche buone, mentre in via orientativa, considerando che i conglomerati sono un
insieme (matrice e clasti) difficilmente valutabile tecnicamente in maniera unitaria, si possono
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 30
considerare parametri di attrito medio‐alti, in considerazione dello scheletro rigido dato dai clasti
spesso a diretto contatto.
Argille
I terreni qui raggruppati sono riferibili al complesso di argille e argille siltose del Pliocene superiore –
Pleistocene inferiore.
Litologicamente si tratta di sequenze sedimentarie di rocce tenere costituite da alternanze di argille,
argille siltose e sabbie siltose, generalmente sovraconsolidate. Le percentuali dei vari termini sono
molto variabili e vanno da una quasi totalità di argille ad argille siltose con prevalenza di silt argillosi e
sabbie argillose.
Per cui anche le proprietà geotecniche sono variabili in funzione delle intercalazioni di terreni
incoerenti e delle condizioni giaciturali rispetto ai versanti (condizioni di franapoggio o reggipoggio);
pertanto variano da buone, li dove prevalgono le frazioni sovraconsolidate, a scadenti o mediocri
dove prevalgono le frazioni siltose, meno consolidate.
5.2. Copertura superficiale
Depositi eluvio‐colluviali
Tali sedimenti sono costituiti prevalentemente da materiali fini (limi‐sabbiosi bruno‐scuri),
subordinatamente grossolani (sabbie detritiche), nei quali sono immersi clasti di varie dimensioni.
L’estrema variabilità latero‐verticale di tali litotipi, determina proprietà geotecniche puntualmente
molto variabili. Queste sono comprese da buone, laddove prevalgono i litotipi a granulometria più
grossolana (sabbie), a scadenti nelle situazioni in cui sono frequenti le intercalazioni a granulometria
sottile (limi).
Detriti di versante
Si tratta di terreni a granulometria medio‐grossolana (sabbiosa‐ghiaiosa) recenti (Olocene), spesso
caratterizzati da frammenti di roccia spigolosi o poco arrotondati, immersi e/o ricoperti di materiale
fine colluviato. Presentano generalmente un buon grado di costipamento, a tratti di cementazione,
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 31
ma le notevoli intercalazioni di materiali colluviato impediscono il raggiungimento di buone proprietà
geotecniche e quindi un buon grado di stabilità.
Ingenti spessori di tali terreni sono localizzati prevalentemente alla base dei versanti più acclivi o
lungo i loro pendii.
Depositi di frana
Sono qui raggruppati tutti i depositi di frana sia attivi che quiescenti o stabilizzati. Tali depositi si
presentano generalmente ad assetto caotico, con clasti dalle diverse dimensioni ed immersi in
abbondante matrice limo‐sabbiosa. Le proprietà geotecniche di questi depositi possono variare da
mediocri, in condizioni asciutte, a molto scadenti in presenza d’acqua.
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 32
5.3. Sintesi dei parametri stratigraficogeotecnici e categoria dei terreni
Dall'esame dei dati desunti dalla fase di rilevamento geologico‐tecnico, si può estrapolare una
colonna stratigrafica tipo che si può ritenere sufficientemente rappresentativa della situazione
presente nell'area di stretto interesse progettuale, e che può essere così riassunta dall'alto verso il
basso:
Depositi eluvio‐colluviali (terreni a consistenza limo‐sabbiosa)
(spessore tra 2.0 e 5.0 m)
C = 0.0 kg/cm2 γ = 1.7 t/m3 ϕ = 25‐28°
Depositi conglomeratici‐sabbiosi (spessore tra 10 e 40 m)
C = 0.0 kg/cm2 γ = 1.8 t/m3 ϕ = 30‐35°
Complesso argilloso‐siltoso
con intercalazioni arenitico‐sabbiose (spessore tra 20 e 80 m)
C = 0.1‐0.4 kg/cm2 Cu = 1‐2 kg/cm2 γ = 1.8‐1.9 t/m3 ϕ = 20‐25°
Conglomerati e sabbie (spessore tra 10 e 40 m)
C = 0.0 kg/cm2 γ = 1.8 t/m3 ϕ = 30‐35°
Indicando con: C = coesione, Cu = coesione non drenata, γ = peso di volume, ϕ = angolo di attrito.
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 33
In base all’Ordinanza P.C.M. n° 3274 del 20.03.2003, i terreni investigati rientrano nella categoria C di
suolo di fondazione:
Depositi di sabbie o ghiaie mediamente addensate o argille di media consistenza,con spessori ad diverse decine
fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di V(s30) compresi tra 180 e 360 m/s (ovvero15 <Nspt<50,
0.71< Cu>2,54 [Kg/cm2]).
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 34
6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Sono di seguito riassunte le varie caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche,
ampiamente trattate in precedenza, dei terreni interessati ad accogliere il parco eolico in progetto, si
rimanda agli allegati cartografici per una visione dettagliata ed un raffronto delle forme e litologie di
seguito descritte.
Il campo eolico interessa le aree di cresta di una dorsale collinare localizzata poco a NO dell’abitato di
S. Demetrio Corone; nei tratti considerati l’ossatura geologica dei rilievi è costituita prevalentemente
da rocce sedimentarie tenere (complesso conglomeratici‐sabbioso‐argilloso di età compresa tra il
Pliocene superiore ed il Pleistocene medio‐superiore.
Più in particolare, la porzione meridionale dell’area interessata dal parco eolico (nella quale ricadono
gli aereogeneratori 1‐6), è caratterizzata dal substrato metamorfico, che risulta sormontato dai primi
lembi dei depositi conglomeratico‐sabbiosi della trasgressione marina Plio‐pleistocenica. In tale
porzione le torri degli aereogeneratori ricadono direttamente sui depositi sabbioso‐conglomeratici,
ad eccezione del palo n° 5 che ricade nei terreni argillosi che sormontano la formazione sabbioso‐
conglomeratica basale.
Le aree di cresta della porzione centrale dell’area (dove ricadono le torri 4‐7‐8‐9‐e 10), sono invece
caratterizzate quasi esclusivamente dalla formazione argillosa che ricopre con spessori di diverse
decine di metri, i sottostanti depositi sabbioso‐conglomeratici.
Infine le aree di cresta della porzione settentrionale del parco (dove ricadono le torri 11‐15), sono
caratterizzate esclusivamente dai depositi conglomeratico‐sabbiosi regressivi; in questo caso tali
depositi ricoprono, con spessori di diverse decine di metri, la sottostante formazione argillosa.
Litologicamente si tratta di sequenze sedimentarie costituite da alternanze di sabbie, argille, argille
siltose e conglomerati‐sabbiosi. Le percentuali dei vari termini sono molto variabili, per cui le
proprietà geotecniche sono anch’esse variabili; pertanto variano da buone, li dove prevalgono le
frazioni sabbioso‐conglomeratiche fortemente costipate, a scadenti o mediocri dove prevalgono le
frazioni argillose‐siltose, mediamente consolidate.
Gli affioramenti dei siti di stretto interesse progettuale non sono in condizioni geostatiche di
disequilibrio ne sono soggetti ad azioni di dissesto profonde, tali che possano pregiudicare la stabilità
delle strutture in progetto.
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In particolare, dalla Tav. 4.5 (Carta clivometrica), si evince che gran parte degli aereogeneratori,
ricadono su aree di cresta spianate o blandamente ondulate, alle quali corrispondono le prime tre
classi di pendenze (comprese tra 0 ‐ 10 % e 20 ‐ 35 %); mentre solo alcuni aerogeneratori (torri n° 3‐
10‐12 e 14) ricadono in zone di versante a modesta acclività (pendenze comprese tra il 25 e 30%);
l’unica struttura (torre n° 11), che ricade in prossimità di versanti con parametri geomorfologici più
accentuati (classe 5 pendenza > 50%).
In questo caso vi è da precisare che l’attuale morfologia dell’area non corrisponde a quanto riportato
nella cartografia utilizzata, in quanto quest’ultima è stata redatta in tempi antecedenti ad importanti
operazioni di sbancamento, per scopi agricoli, che hanno completamente modificato la morfologia
dei luoghi, spianando per estesi tratti l’area di cresta. Pertanto anche per questo sito, così come per
tutti gli altri interessati ad ospitare le varie strutture (torri degli aereogeneratori ed anemometri), si
possono considerare condizioni geostatiche stabili.
Dalle indicazioni ricavate dal rilevamento geologico di superficie è stato possibile attribuire i terreni,
secondo la Nuova Classificazione Sismica (Ord. N° 3274 del 20.03.03 e s.i.e m.), alla categoria C di
suoli di fondazione.
Per quanto concerne l'aspetto idrogeologico, c'è da dire che i litotipi costituenti l'ossatura geologica
dei rilievi: complesso conglomeratici‐sabbioso in alto, complesso argillo‐siltoso intermedio e
complesso sabbioso‐conglomeratico bassale, direttamente poggiante sul substrato cristallino‐
metamorfico, presentano valori di permeabilità estremamente differenziati.
L’assetto geologico‐strutturale determina una serie idrogeologica con due falde sovrapposte, in cui
l’acquifero più profondo è costituito dall’insieme sabbie‐conglomerati‐alteriti, ha come limite di
permeabilità inferiore il tetto del substrato integro e come limite di permeabilità superiore la
formazione argillosa pleistocenica. Quest’ultima costituisce inoltre il tampone dell’acquifero
superficiale che si localizza nei depositi conglomeratico‐sabbiosi regressivi e nelle coperture
detritiche.
Pertanto, per le porzioni superficiali dei rilievi, dove sono presenti consistenti spessori di depositi
conglomeratici e/o coltri detritiche (depositi eluvio‐colluviali), si determinano circolazioni interne di
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 36
acque abbastanza attive che, penetrate nei livelli permeabili, si raccolgono e scorrono a contatto con
il substrato impermeabile (argille).
Tali accumuli idrici (visto il limitato spessore dei depositi), sono comunque sempre di modeste
dimensioni, a carattere di falda freatica, con escursioni e manifestazioni sorgentizie direttamente
condizionate dalle precipitazioni stagionali.
Hanno la caratteristica di restituire rapidamente a giorno le acque accumulate; ciò avviene mediante
piccole sorgenti, per lo più stagionali, laddove la morfologia (versanti ripidi e impluvi fortemente
incisi) riduce lo spessore del depositi sabbioso‐conglomeratico e della coltre detritica e porta in
affioramento le zone di passaggio tra la stessa e il tetto della formazione argillosa.
Pertanto, si verificano: accumuli d’acqua a carattere stagionale, con rapido deflusso, nei depositi
superficiali, limitate o nulle circolazioni di acque all’interno del complesso intermedio argilloso‐siltoso
e accumuli d’acqua perenni e profondi nel substrato metamorfico, con deflusso molto lento.
Considerata la scarsa resistenza dei litotipi che caratterizzano le aree di cresta della dorsale collinare,
quindi la loro attitudine ad essere facilmente asportati da parte delle acque di ruscellamento
superficiale; per le successive fasi progettuali bisogna tener in debito conto di tale aspetto; pertanto
dovranno essere adeguatamente regimate le acque di ruscellamento attraverso adeguati sistemi di
drenaggio superficiale, ed opere atte a prevenire l’erosione lungo le scarpate perimetrali alle aree
destinate ad accogliere le varie strutture (torri degli aereogeneratori, anemometri e quant’altro
previsto in progetto).
Circa gli aspetti geotecnici dei terreni sedi delle strutture di fondazione delle torri degli
aereogeneratori, litologicamente si tratta di sequenze sedimentarie di rocce tenere costituite da
alternanze di depositi sabbioso‐conglomeratici e argille, argille siltose e sabbie siltose, generalmente
sovra consolidate.
Per cui le proprietà geotecniche sono variabili e così definibili:
• Per i depositi sabbioso‐conglomeratici ‐ la granulometria delle sabbie unitamente al loro grado
di addensamento denotano per tali litotipi proprietà geotecniche buone, mentre in via
orientativa, considerando che i conglomerati sono un insieme (matrice e clasti) difficilmente
valutabile tecnicamente in maniera unitaria, si possono considerare parametri di attrito
medio‐alti, in considerazione dello scheletro rigido dato dai clasti spesso a diretto contatto.
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ELABORATO 4.1 Relazione geologica 37
• Per i depositi argillosi ‐ in funzione delle intercalazioni di terreni incoerenti e delle condizioni
giaciturali rispetto ai versanti (condizioni di franapoggio o reggipoggio); le proprietà
geotecniche variano da buone, li dove prevalgono le frazioni sovraconsolidate, a scadenti o
mediocri dove prevalgono le frazioni siltose, meno consolidate.
Si rimanda alla fase progettuale esecutiva per la caratterizzazione puntuale delle proprietà
geotecniche dei terreni. In tale fase, ogni sito destinato ad accogliere le strutture (torri aereo
generatori e anemometri) dovrà essere investigato dettagliatamente attraverso indagini di tipo
diretto (sondaggi meccanici a carotaggio continuo), corredate da prove in sito (SPT) e di laboratorio
(su campioni indisturbati di terreno), nonché da indagini di tipo indiretto (sondaggi sismici a
rifrazione); il tutto al fine di definire la stratigrafia e gli spessori delle formazioni sedimentarie e, nel
contempo, caratterizzare fisicamente i terreni interessati nell’accogliere le strutture.
A dette indagini dovranno seguire le necessarie verifiche: verifiche di stabilità ante e post intervento,
nonché il calcolo della capacità portante dei terreni di fondazione, allo scopo di indicare le migliori
soluzioni progettuali per le varie opere.
In conclusione, sulla scorta dei dati acquisiti riguardo l'assetto morfostrutturale delle aree studiate, le
caratteristiche fisico‐meccaniche dei litotipi incontrati e le condizioni idrogeologiche, nel rispetto
delle indicazioni fornite, si può ribadire l’idoneità geomorfologica degli ambiti territoriali considerati
con la globalità dell'intervento proposto.