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10 Atalanta folle amore nostro Nascono i Commandos È il 1971, l’anno del ritorno nella massima serie. A Bergamo torna così l’entusiasmo e il campionato 1971/72 fa registrare il record di abbonati, oltre 9600. Intanto in un angolo della città, tra le vie Masone e Matris Domini, nasce la leggenda dei Commandos. I fondatori sono un gruppetto di ragazzi tra i 16 e 18 anni che si ritro- va praticamente tutti i giorni davanti alla fontana delle poste centrali di via Locatelli o nella vicina latteria in via Matris Domini. È la tipica compagnia di giovani. Abitano tutti in città, e nel pomeriggio dopo la scuola o il lavoro, hanno il loro appuntamento fisso proprio al muretto della fontana. Le loro giornate scorrono via veloci tra due tiri al pallone, una “vasca” sul Sentierone, i soliti discorsi da ragazzi con i loro sogni, le speranze di una generazione che si affac- cia agli anni Settanta con l’entusiasmo di chi è convinto di lasciare il segno. E poi c’è la musica, imperversano i Beatles, ma anche complessi nostrani come i Dik Dik e i Camaleonti, canzoni che diventavano la colonna sonora delle feste organizzate per rimorchiare le ragazze. Ma la vera passione che li unisce è l’Ata- lanta. Seduti al tavolo della latteria del Jim, il “vecchio” del gruppo, sfogliando le pagine de L’E- co di Bergamo, si parla sempre del campionato, dei giocatori, della partita appena disputata e di quella della domenica seguente. Se lo ricorda bene Geo che, fra l’altro, è stato l’ul- timo presidente della storia dei Commandos: «Eravamo una compagnia di ragazzi - racconta - tifo- si sfegatati dell’Atalanta. Molti di noi erano cresciuti insieme perché abitavamo nello stesso quartiere. Altri, che poi sono entrati nel gruppo, li abbiamo conosciuti allo stadio o sui pullman del club Amici durante le tra- sferte. La nostra è stata un’amicizia nata nel segno di una passione comune, quella per l’Atalanta». La domenica pomeriggio l’appuntamento fisso è allo stadio, in curva Sud. Qualche volta seguono la squadra anche in tra- sferta con i pullman organizzati dal club Amici dell’Atalanta. Ed è proprio in una di queste dome- niche lontane dal Brumana che nasce l’idea di fondare un gruppo proprio, il primo gruppo orga- nizzato di tifosi nerazzurri. «Da noi a Bergamo - spiega Geo - il tifo vero, come lo intendiamo oggi, era inesistente. Se si guardavano gli spalti dello stadio si vedevano soltanto tanti cappelli e cappotti. C’era ogni tanto qualche bandierina, ma niente di più. Durante le trasferte invece potevamo vedere come erano orga- nizzati nelle altre città i tifosi dei grandi club dell’epo- 12/12/71 - Verona-Atalanta - Gli atalantini in festa al Bentegodi; nella foto si riconoscono Mamo, Lucio, Fulvio, Carlo, Claudio, Dario e Mauri che poco dopo, sul pullman del ritorno, daranno vita ai Commandos

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Nascono i Commandos

Èil 1971, l’anno del ritorno nella massimaserie. A Bergamo torna così l’entusiasmo e il

campionato 1971/72 fa registrare il record diabbonati, oltre 9600. Intanto in un angolo dellacittà, tra le vie Masone e Matris Domini, nasce laleggenda dei Commandos. I fondatori sono ungruppetto di ragazzi tra i 16 e 18 anni che si ritro-va praticamente tutti i giorni davanti alla fontanadelle poste centrali di via Locatelli o nella vicinalatteria in via Matris Domini. È la tipica compagnia di giovani. Abitano tutti incittà, e nel pomeriggio dopo la scuola o il lavoro,hanno il loro appuntamento fisso proprio almuretto della fontana. Le loro giornate scorronovia veloci tra due tiri al pallone, una “vasca” sulSentierone, i soliti discorsi da ragazzi con i lorosogni, le speranze di una generazione che si affac-cia agli anni Settanta con l’entusiasmo di chi èconvinto di lasciare il segno.E poi c’è la musica, imperversano i Beatles, maanche complessi nostrani come i Dik Dik e iCamaleonti, canzoni che diventavano la colonnasonora delle feste organizzate per rimorchiare leragazze. Ma la vera passione che li unisce è l’Ata-lanta. Seduti al tavolo della latteria del Jim, il

“vecchio” del gruppo, sfogliando le pagine de L’E-co di Bergamo, si parla sempre del campionato,dei giocatori, della partita appena disputata e diquella della domenica seguente.Se lo ricorda bene Geo che, fra l’altro, è stato l’ul-timo presidente della storia dei Commandos:«Eravamo una compagnia di ragazzi - racconta - tifo-si sfegatati dell’Atalanta. Molti di noi erano cresciutiinsieme perché abitavamo nello stesso quartiere. Altri,che poi sono entrati nel gruppo, li abbiamo conosciutiallo stadio o sui pullman del club Amici durante le tra-sferte. La nostra è stata un’amicizia nata nel segno diuna passione comune, quella per l’Atalanta».La domenica pomeriggio l’appuntamento fisso èallo stadio, in curva Sud. Qualche volta seguono la squadra anche in tra-sferta con i pullman organizzati dal club Amicidell’Atalanta. Ed è proprio in una di queste dome-niche lontane dal Brumana che nasce l’idea difondare un gruppo proprio, il primo gruppo orga-nizzato di tifosi nerazzurri. «Da noi a Bergamo -spiega Geo - il tifo vero, come lo intendiamo oggi, erainesistente. Se si guardavano gli spalti dello stadio sivedevano soltanto tanti cappelli e cappotti. C’era ognitanto qualche bandierina, ma niente di più. Durantele trasferte invece potevamo vedere come erano orga-nizzati nelle altre città i tifosi dei grandi club dell’epo-

12/12/71 - Verona-Atalanta - Gli atalantini in festa al Bentegodi; nella foto si riconoscono Mamo, Lucio, Fulvio, Carlo, Claudio, Darioe Mauri che poco dopo, sul pullman del ritorno, daranno vita ai Commandos

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d’accordo sul chiamarci Atalanta Commandos. Nellascelta del nome non ci fu nessun significato particola-re, men che meno politico; ci piaceva e basta». «Dareil nome Commandos ad un club - fu scritto, nel ’75,in uno dei primissimi numeri del giornalino delgruppo - era ed è per noi, un certo modo per distin-guere in due parti la massa dei tifosi: da una parte il“tifo organizzato”, dall’altra il pubbli-co che assiste in silenzio, senza incita-re la propria squadra, quando poi nonla fischia».Una delle prime iniziative delgruppo è quella di dotarsi dellostriscione da portare allo stadio, alBrumana come in trasferta, con ilnome del club. A confezionarlo,con la sua macchina da cucire, cipensa la signora Gambirasio,mamma di due ragazze della com-pagnia. Sei metri di lunghezza,metà nero e metà blu, con la scrit-ta bianca, a caratteri molto sempli-ci, “Atalanta Commandos”. Danotare il particolare di quella sortadi virgolette sulla scritta Atalanta,sul cui significato nessuno è riusci-to a ricordarne la motivazione. Lostriscione fa il suo esordio allo sta-

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9/1/72 - Atalanta-Bologna - Sulla recinzione della Sud debutta lo striscione dei Commandos; nella foto un’azione da gol di Magistrelli

ca come il Milan, l’Inter, il Torino, la Fiorentina o laSampdoria. Ne siamo rimasti affascinati e nello stessotempo incuriositi. La voglia di creare un gruppo nostroè nata sul loro esempio». E così, il 12 dicembre 71, durante una trasfertadelle tante, sette ragazzi della compagnia, LucioBazzana, PierMauro “Mamo” Rovetta, ClaudioSavoldelli, Maurizio Carsana, Carlo Agazzi, FulvioBresciani e Dario Malacarne, decidono di creare ilprimo gruppo organizzato di tifosi nerazzurri. Sitrovano tutti sul pullman del club Amici di ritor-no dalla trasferta a Verona. Quel giorno l’Atalanta, con al seguito oltre due-cento bergamaschi, ha appena espugnato il Bente-godi per 2 a 1 con una doppietta di Leonardi e unautogol di Vavassori conquistando la sua primavittoria esterna stagionale. La decisione di fondarei Commandos viene presa quella domenica sera,sull’onda dell’entusiasmo per la bella vittoria inriva all’Adige, sull’autostrada Milano-Veneziadurante il ritorno a Bergamo. Tra un’idea e l’altrasu come organizzare in modo costante lo svento-lio delle quattro bandiere e gli sporadici cori diincitamento che si alzavano fino ad allora daglispalti del Comunale, nasce, ovviamente, l’amleti-co dubbio su che nome dare al neonato gruppo.«Le proposte - ricorda Mamo - furono diverse, Briga-ta, Fossa, Fedelissimi, ma alla fine ci trovammo tutti

12/12/71Verona-Atalanta Su un pullman degli Amici,al ritorno dalla trasfertanascono i Commandos

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dio, per la prima volta, il 9 gennaio 72 in occa-sione della partita Atalanta-Bologna. Attaccato incurva Sud, sulla recinzione del campo dietro laporta, segna così il battesimo ufficiale del nuovogruppo. Un debutto non molto felice, visto chenon solo l’Atalanta non va oltre ad un pareggio areti inviolate, non riuscendo così a sbloccare ildigiuno di gol che persegue da ben 354 minuti,ma in più il tifo dei rossoblu spesso ha la megliocome riportano le cronache della partita: «Il Bolo-gna degli acciaccati (diversi giocatori felsinei eranoinfortunati) - commentava L’Eco di Bergamo nelresoconto dell’incontro - ha avuto egualmente il suoseguito a Bergamo e non è stato raro sentire l’incita-mento all’indirizzo dei petroniani, un incitamento cheè andato aumentando, col passare dei minuti, quandoil pareggio andava facendosi sempre più a portata dimano». La domenica successiva, 16 gennaio, lo striscionedei Commandos è esposto per la prima volta lon-tano dal Comunale; l’Atalanta gioca a San Sirocontro il Milan e oltre cinquecento bergamaschi,appostati nel secondo anello al centro con lo stri-scione appeso sulla balconata, fanno sentire tuttoil loro incitamento, ma purtroppo i nerazzurrisono sconfitti da Rivera e compagni per uno azero.

I Commandos si presentanoe aprono la prima sede

In quei primi mesi dell’anno, è il 1972, i ritmidiventano frenetici. I ragazzi, elettrizzati dalladecisione presa quella sera di dicembre, si dannoda fare su più fronti per costituire un vero e pro-prio gruppo dotato di una precisa organizzazione.I Commandos innanzitutto aderiscono al CentroCoordinamento clubs Amici dell’Atalanta e si pre-sentano ufficialmente già il 19 dicembre 71, aduna sola settimana dalla fondazione, in occasionedella 2^ Assemblea Triennale del club Amici, nelgremitissimo Teatro Alle Grazie, in viale Papa Gio-vanni. Con gli Amici i rapporti, in seguito, saran-no spesso piuttosto critici, tanto che i presagi sivedono già alla ufficializzazione dei Commandos.Tre anni dopo, infatti, sul giornalino del gruppo,l’articolo relativo alla terza assemblea generale siconclude con una punta polemica nei confrontidegli altri clubs ufficiali nerazzurri: «Tre anni fa -scrivevano - quando all’ultima assemblea il nostro lea-der Lucio pronunciò il nome del nostro club, allora conpochi giorni di vita, tutti i presenti scoppiarono in unarisata fragorosa. Cari signori, perché non ridete ancheadesso?». Dopo il passo dell’ufficializzazione delgruppo tra i sodalizi dei tifosi atalantini, i ragazzi

18/1/72 - Milan-Atalanta - Lo striscione dei Commandos, a San Siro, nel suo esordio in trasferta

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dei Commandos si mobilitano per trovare al piùpresto una vera e propria sede (fino a quelmomento i ritrovi erano all’aperto o alla solita lat-teria del Jim) per legittimare ancor di più la fon-dazione del club per avere un punto di riferimen-to sempre disponibile. In poco tempo riescono adaffittare, a 150 mila lire l’anno (!), un piccolo loca-le fronte strada, trovato dal Claudio Savoldelli, alcivico 28 di via San Tomaso.«È stata la nostra prima sede storica - spiega Geo -erano due piccole stanze ricavate da un vecchio nego-zio. L’avevamo addobbata tutta con bandiere dell’Ata-lanta, poster della squadra e poi, non contenti avevamoanche colorato le piastrelle di nerazzurro; l’appunta-mento fisso era il giovedì per la riunione ufficiale delgruppo e poi la domenica prima della partita: da viaSan Tomaso andavamo tutti allo stadio in corteo con lenostre bandiere e i tamburi. Ma ci ritrovavamo anchedurante la settimana per raccogliere le iscrizioni e orga-nizzare le domeniche. Il sabato pomeriggio invece lautilizzavamo per le feste. Del resto eravamo dei ragaz-zini: era un’occasione d’oro per invitare le ragazze. Simettevano soprattutto i lenti per ballare con loro,insomma, per un giorno, la sede diventava anche unasorta di balera».Quello delle festicciole del sabato è un particolareche ricorda anche la Gegia in un articolo pubbli-cato sul giornalino nel maggio ’78: «Ho conosciuto

i Commandos nel lontano 1974 - si leggeva - per unabanale coincidenza, infatti, ero giunta a una delle loro“feste” tramite l’invito di una certa Franchina che erauna delle ragazze che in quel periodo frequentava laloro sede. Mentre ci incamminavamo verso la vecchiasede di via San Tomaso, la mia amica mi raccontavache allo stadio i Commandos erano considerati dai piùgiovani non solo come degli “star” tra i tifosi dell’Ata-lanta, ma anche come ragazzi moderni desiderosi didivertirsi. Finalmente arrivammo in sede e devo rico-noscere che la prima impressione non fu molto positi-va; la stanza era piuttosto buia quindi non ero in gra-do di distinguere alcun viso, diversi ragazzi e ragazzeballavano, altri discutevano tra di loro. Non mi sonomai sentita così a disagio, mi riuscivano tutti antipati-ci e ricordo che anche se con altro termine, li ho defi-niti “fighetti” desiderosi di uscire dalla noia. L’unicacosa che desideravo era che quella festa finisse al piùpresto. Me ne stavo seduta quando verso sera è arriva-to il Lucio, l’ormai intramontabile capellone del club;forse solo allora ho cominciato a divertirmi. Mi erasembrato subito diverso, più semplice anche se solo orariconosco che il mio giudizio verso gli altri è statoavventato, infatti sono tutti tra i miei migliori amici».Sabato a parte, però, il resto della settimana vienededicato alle attività del gruppo, tra cui, fonda-mentale, la campagna tesseramento che alla primastagione raggiunge quota cinquanta iscritti (costo

30/1/72 - Atalanta-Inter - L’entusiasmo dei Commandos al primo incontro casalingo con una grande

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21/5/72 - Atalanta-Milan - Tra i Commandos aumentano anche le bandiere

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della tessera 500 lire). Come ogni buon club,anche i Commandos si dotano di uno statuto, unasorta di regolamento interno con i principi fonda-mentali del gruppo e le regole che tutti gli iscrittidevono seguire. Con lo statuto vengono assegnatigli incarichi e divisi i compiti: primo presidente ènominato Jim, il più anziano, nonché proprietariodella latteria di via Matris Domini dove i ragazzi sitrovavano tutti i pomeriggi; il vice è Mamo e Clau-dio Savoldelli è il segretario. A quel punto “l’asso-ciazione dei tifosi” era costituita. «Avevamo voluto dare da subito un’impostazione benprecisa al gruppo - rammenta Jim - con le regole daseguire e con la divisione dei compiti. Nello statuto eracontenuta anche la mentalità dei Commandos: lanostra filosofia era quella di seguire sempre la squadra,anche in trasferta, e sostenerla dal primo all’ultimominuto. E poi c’era il discorso della violenza che eraassolutamente bandita. Chi non seguiva questa regolaveniva espulso dal gruppo. Per tenere sotto controllo iragazzi alcuni di noi facevano i vigilantes in curva perevitare che facessero casino».

Lo Statuto dei Commandos

«Si costituisce a Bergamo il 12 dicembre 1971un club denominato Atalanta Commandos

con lo scopo di sostenere la squadra del cuore - l’Ata-lanta - e in secondo luogo di organizzare manifesta-zioni sportive». Così recita l’articolo 1 dello Statuto dei Comman-dos approvato il 20 dicembre 73. La filosofia del club fondato dai giovanissimi sup-porters atalantini è concentrata tutta nei quattrocommi dell’articolo 2 dove si enuncia lo spirito diresponsabilità collettiva nel prendere le decisionie la distanza presa da ogni corrente o partito poli-tico giustificata dal fatto che per i Commandosquesto gruppo ha carattere “assolutamente sporti-vo”. Si sottolinea anche che il club non ha fini dilucro ed è improntato alla pacifica convivenza.Un aspetto che lo statuto contempla esplicita-mente è il carattere sociale del gruppo. Così èscritto in un articolo uscito sul giornalino deiCommandos cinque anni più tardi, in occasione

2/4/72 - Atalanta-Verona - I Commandos cominciano ad attirare numerosi ragazzi

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dell’anniversario della nascita del club, dove siricordavano, e si riaffermavano, le ragioni cheavevano spinto dei ragazzi ad unirsi nel nomedell’Atalanta. «Il club ha una forza sociale - scrivevano - una forzadi attrazione sui giovani e un carattere di apertura edemocraticità… Il club dà a tutti quanti sono unitidalla comune passione nerazzurra l’occasione perincontrarsi, conoscersi e capirsi anche al di là dellacontingente partecipazione alla partita: il club non èun ente astratto, ma nasconde sotto lo striscione i cuo-ri e i cervelli di persone che si battono per un finecomune, senza interessi particolaristici. E sotto questopunto di vista il club ha una funzione profondamenteeducativa e formativa perché insegna ad accettare ilpunto di vista degli altri ed esprimere il proprio senzapolemiche né ripicche e consente un contatto umanosempre nuovo ma mai superficiale». Per dichiararsi iscritti è sufficiente la tessera vidi-mata per la stagione in corso e, cosa importante,sono considerati simboli ufficiali lo stendardocon la scritta “Atalanta Commandos” e tutto il

materiale propagandistico di produzione propria.Possono diventare soci, è scritto a chiare letterenell’articolo 3, «tutte quelle persone che accettano gliobblighi dello Statuto». Ma il gruppo si riserva, percosì dire, di accettare il socio secondo un suo giu-dizio insindacabile. Tra i suoi componenti il club annovera oltre aisoci ordinari anche quelli onorari, un riconosci-mento che può conferire soltanto l’assembleaordinaria dei soci su proposta del consiglio diret-tivo. In sostanza il “fortunato” ha diritto a tutte leagevolazioni riservate ai soci senza pagare la quo-ta di iscrizione. Ma gli iscritti hanno anche deidoveri ben precisi, come quello di difendere ilbuon nome del club, oltre al diritto di poter fre-quentare la sede. Tra le limitazioni, invece, anche nell’articolo 5viene riportato l’obbligo di non mostrare tenden-ze politiche «nel corso delle manifestazioni, allo sta-dio e alle riunioni del club». In sostanza i Com-mandos nascono come gruppo apolitico e aparti-tico tanto da vietare, attraverso lo Statuto, a qual-

Febbraio ‘72 - Foto di gruppo nella prima sede in via San Tomaso.

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siasi iscritto di fare propaganda politica. In modoparticolare allo stadio, il che significa niente ban-diere o striscioni inneggianti a simboli che nonfossero quelli dell’Atalanta. Come già accennato, gli organi interni sono l’as-semblea generale dei soci e il consiglio direttivo.La prima è composta da tutti gli iscritti al club eviene convocata una volta all’anno (in occasionedel bilancio), salvo convocazioni straordinarie.Presieduta dal presidente del club delibera a mag-gioranza dei presenti: ogni iscritto ha diritto ad unvoto. Ma quali sono gli argomenti trattati dall’as-semblea generale? I temi sono innumerevoli: si vadalla decisione di cambiare la sede, ai problemi dicarattere economico, alla discussione sulla posi-zione da occupare allo stadio solo per citarnealcuni tra i più dibattuti. Come in ogni associazione che si rispetti l’assem-blea ha anche il compito di nominare i membridel consiglio direttivo, l’organo decisionale delgruppo. Salta all’occhio una stranezza contenutanello Statuto e cioè che il numero dei componen-ti è indefinito: i ragazzi non hanno voluto indica-re un numero preciso lasciando così la possibilitàa tutti di proporre la candidatura e sperare di veni-re eletti. La carica, comunque, è della durata di unanno. I Commandos hanno inserito nel capitolo “Orga-ni del gruppo” anche il “Notiziario Atalanta Com-mandos” l’organo di informazione dei soci delclub: il giornalino, così recita l’articolo 27, puòtrattare tutti gli argomenti che risultano nei finidello Statuto, ma assolutamente «non deve offende-re le convinzioni morali, politiche e religiose dei letto-ri». Insomma si tratta di un giornale di informa-

28/5/72Atalanta-NapoliEcco come L’Eco descrivel’invasione pacificadell’ultima di campionato

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zione del club molto rigoroso, soggetto sempre algiudizio del consiglio direttivo, dove vengonoriportate e discusse tutte le questioni interne delclub. Tuttavia i Commandos non pongono alcunalimitazione alla libertà d’opinione dei soci: tuttiinfatti possono collaborare alla stesura del gior-nale con propri articoli.Un altro organo del gruppo è la rappresentativa dicalcio, la squadra amatoriale dei Commandos. «Icolori sociali della squadra - riporta l’articolo 34 del-lo Statuto - il cui nome ufficiale è “R.C. AtalantaCommandos” sono: maglia azzurra con bordi neri,calzettoni neri con risvolto nerazzurro e calzoncinineri» (molto utilizzata è però anche la magliaarancione). A questa si aggiunge il Gruppo podi-stico definito dallo statuto “l’organo rappresenta-tivo di massa del Club” che partecipa alle garenon competitive, tra cui la celeberrima “100 kmdel Passatore” (Faenza-Firenze).

La vera anima dei Commandos però emerge sol-tanto negli ultimi articoli del regolamento delgruppo: l’articolo 36 illustra chiaramente cosasignifica essere un membro dei Commandos. Lamentalità del gruppo, per l’iscritto, deve diventa-re parte integrante della sua vita tanto che le nor-me Statuto devono venire rispettate scrupolosa-mente da ogni componente del club.E non solo nelle riunioni ufficiali dei Comman-dos ma anche «entro le mura dello stadio, in casacome in trasferta, e nelle zone limitrofe nel raggio diun chilometro da esse». Questo vuol dire niente epi-sodi di violenza dentro e fuori lo stadio, nessunsimbolo politico ma soltanto cori, incitamenti estriscioni per l’Atalanta. Per chi trasgredisce c’èsempre l’articolo 38, l’ultima norma dello statuto,che prevede il richiamo, la diffida o l’espulsionedal club contro chi viola i principi contenuti nel-lo Statuto.

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29/3/72 - La prima uscita dei Commandos su L’Eco di Bergamo

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Dalla Sud alla Nord: il cuore del tifoneroblu cambia curva

La stagione 1972/73, la seconda in serie Adopo la promozione agli spareggi di Bologna

del ’71, non parte certo bene per i tifosi atalanti-ni. Alla terza di campionato, il 7 ottobre, i neraz-zurri subiscono la più pesante sconfitta della loroquasi centenaria storia: 9 a 3 a San Siro contro ilMilan! Un passivo che per anni i tifosi milanisti,ad ogni incontro contro l’Atalanta, ricorderannoscandendo in coro i numeri da uno a nove. Nel frattempo i Commandos continuano la loroattività, anche se, perso l’euforico entusiasmo deiprimi momenti e complici pure gli scarsi risultatidella squadra dell’allenatore Giulio Corsini, gliiscritti a fine stagione risulteranno praticamente

dimezzati, toccandola misera quota di 28soci.È importante ricor-dare che ci stiamoriferendo alla prei-storia del tifo ultras,quindi non devonoassolutamente sor-prendere, in negati-vo, queste cifre,soprattutto se para-gonate alle migliaiadi ultrà bergamaschidegli anni seguenti. Nonostante i tessera-ti si siano ridotti,

allo stadio i Commandos iniziano a raccogliereintorno a loro un numero sempre crescente digiovani e non fanno mai mancare il loro incita-mento, neanche in trasferte proibitive comeCagliari, Roma, Napoli e Terni. Se per gli incontripiù lontani da Bergamo i viaggi vengono effettua-ti in tre o quattro in auto o in treno, per le desti-nazioni più vicine i Commandos si avvalgonodelle carovane di pullman organizzate dal clubAmici. «Tra noi ci si metteva d’accordo - spiega Jim -perché si andasse tutti a prenotare il posto il primogiorno di apertura delle iscrizioni, in modo da ritro-varci poi sullo stesso bus, solitamente il numero 1». Al Comunale, intanto, si registrano i primi inci-denti sulle tribune, anche se non si può certoaffermare che la violenza da parte dei tifosi ata-lantini sia una novità, visto che si hanno tracce dizuffe e scazzottate fin dagli anni venti nelle sfidecon la Trevigliese e le squadre milanesi. Emble-matico, in tal senso, è quanto riportato da RenatoRavanelli nel libro “Atalanta 80”: «Nel campionato1923/24 i tifosi scrivono una delle loro prime paginenere dopo una vittoria del Saronno per 1 a 0 alla Cle-mentina (il vecchio campo da gioco; l’attuale Bru-mana risale infatti al 1928). Ritenendo, al solito,l’arbitro colpevole del misfatto, un gruppo di scalma-nati lo insegue con la bava alla bocca per l’ira e il fia-tone. Infatti il direttore di gara è raggiunto solo allastazione di Treviglio: e giù botte da orbi. Fiocca così laprima squalifica ufficiale del campo. Il bis, tra l’altro,si fa attendere solamente un anno; stavolta i tifosinerazzurri se la prendono con i supporters del Como.E pensare che sul campo la squadra lariana era statasconfitta 2 a 0! A tavolino il risultato viene capovoltoa favore dei comaschi e l’Atalanta si ritrova all’ultimo

Nella foto in basso lacurva Nord come si presentava

prima dell’ampliamento(un’immagine di fine anni ’60con Dell’Angelo tra i dirigenti

Previtali e Leidi) enella foto a fianco durante i lavori(Atalanta-Mantova del 27/2/72)

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posto alla pari con Trevigliese e Canottieri Lecco».Tornando alle intemperanze del campionato1972/73 i primi episodi si registrano il 3 dicem-bre 72 in occasione dell’incontro casalingo conl’Inter; in un movimentato dopopartita, infatti,alcuni tifosi bergamaschi se la prendono, all’usci-ta degli spogliatoi, con gli interisti Corso e Bonin-segna. L’auto del Mariolino nazionale quasi vienerovesciata, mentre quella del centravanti subiscenotevoli danni alla carrozzeria; Bonimba reagiscevivacemente nei riguardi dei contestatori e solograzie all’intervento della polizia può ripartire perMilano con la vettura ammaccata. Un mese dopo, il 7 gennaio, al Comunale è discena la Fiorentina; al 73’ a causa di un rigoreconcesso ai viola dall’arbitro Michelotti, uno deifischietti più discussi del periodo, dalle tribunearriva in campo una pioggia di bottigliette e dialtri oggetti. Con la Sampdoria, il 4 marzo, invece la battagliascoppia in curva Nord, dove in due riprese, pocoprima dell’inizio della partita e poi nell’intervallo,atalantini e doriani vengono alle mani. La peggiotocca ai liguri con un trentaquattrenne finitoall’ospedale per una bottigliata in testa e il suoamico che gli era accanto svenuto per lo spavento.Anche nel dopopartita gli animi restano caldi: lasconfitta per 2 a 0 rimediata dai nerazzurri provo-

ca la pesante contestazione dei bergamaschi e afarne le spese è Carlo Pirola, difensore dell’Ata-lanta, che vieneaggredito ad insul-ti da parte di ungruppetto di tifosiincazzati.Anche negli altristadi del resto ilclima si surriscal-da spesso sulle tribune, tanto che a Torino, con igranata, i Commandos perdono lo striscione!(vedi pagine seguenti)Una data storica per la tifoseria atalantina è il 18marzo 73 e al Comunale si gioca Atalanta-Bolo-gna: è la domenica in cui i Commandos si trasfe-riscono in curva Nord, dando così inizio alla leg-genda di una delle curve più importanti del pano-rama ultrà italiano ed europeo. Alle origini dello spostamento due motivi: il pri-mo, il costo del biglietto che in curva Nord è piùeconomico di circa il 20% rispetto a quello dellaSud (nelle partite normali, in Nord si paga 2000lire mentre in Sud 2400). Ma perché questa differenza di prezzo? «Il motivodi questo sconto in curva Nord - spiega l’ex segreta-rio dell’Atalanta Giacomo Randazzo - era dovuto alfatto che la visuale era disturbata dal sole, mentre la

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1972/73 - I Commandos cambiano curva per il cartellone delle Terme di Trescore che impedisce l’esposizione dello striscione

4/7/73Atalanta-SampdoriaScoppiano i primi incidenticon i tifosi avversari

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Sud era all’om-bra; questa tariffaridotta era ormaiuna tradizioneconsolidata che

eliminammo solo nel 76 quando uniformammo i prez-zi delle due curve». Il secondo motivo, ma non perquesto meno importante, è il famigerato cartello-ne pubblicitario “Terme di Trescore”, posto incurva Sud a ridosso della gradinata, che impediscel’esposizione in balconata dello striscione; gliultras vivono per il proprio striscione, che è il sim-bolo e la bandiera del gruppo, quindi l’impossi-bilità di poterlo attaccare proprio sulla balconatada cui si fa il tifo è una condizione insopportabi-le. E così, con il boom degli striscioni dei vari club,al Comunale scoppia anche la questione dei car-telloni pubblicitari che si protrarrà per qualcheanno (ma di questo argomento ne parliamo piùavanti). La Nord, in particolare la balconata vicina alla tri-buna coperta, infatti ha ancora degli spazi nonoccupati dalla pubblicità ed inoltre, si può, comedichiarato dai Commandos a L’Eco di Bergamo,«far sentire l’appassionato incitamento ai giocatorinerazzurri sin dall’ingresso in campo» consideratoche l’accesso degli spogliatoi è proprio sotto la

Nord (è questa la motivazione ufficiale dello spo-stamento). Nella “nuova” curva il tifo cresce sia inquantità che in qualità, migliorando nell’organiz-zazione con bandiere sempre più grandi (quelladel Lucio è gigantesca) e striscioni più elaborati.Ma è in occasione della incredibile e sciagurataultima di campionato in casa con il Vicenza (20maggio) che si registra la più grossa novità nelmodo di incitare: per la prima volta, infatti, com-paiono tra i Commandos i tamburi. Una svolta storica, tra i primissimi in Italia, nellostile del tifo che però, purtroppo, non porta for-tuna visto che l’Atalanta, sconfitta per 1 a 0, cono-sce la più assurda ed inaspettata retrocessione del-la sua storia. I tamburi li procura, alla vigilia della sfida salvez-za con i biancorossi, il povero Fulvio Bresciani(scomparso in un tragico incidente nel ’75 a soli21 anni) che impegnando la propria chitarra econ l’aggiunta di una faticosa colletta tra i soci piùattivi, acquista dal principale negozio di strumen-ti musicali in città, il Ghisleri, una batteria diseconda mano completa anche di piatti. Ma ladelusione e la rabbia per la tragica sconfitta con ilVicenza sono troppo forti e provocano la duracontestazione della tifoseria tanto da obbligare igiocatori nerazzurri a lasciare lo stadio da unaporta secondaria.

18/3/73 - Atalanta-Bologna - In una panoramica della Nord è visibilela nuova postazione dei Commandos

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1188//33//7733AAttaallaannttaa--BBoollooggnnaaI prezzi dei biglietti

dei vari settoridel Comunale;

come si può notarela Nord è più

economica della Sud

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Lo striscione perso a Torino

Se lo Statuto dei Commandos proibiva agliiscritti di rendersi protagonisti di azioni di

violenza è anche vero che qualche scazzottata allostadio ogni tanto era inevitabile. È passata allastoria quella dell’11 marzo 73 al vecchio stadioComunale di Torino. L’Atalanta gioca contro la squadra granata. È ilTorino di Pulici e Sala che quella domenica scon-figge 2 a 1 i nerazzurri. L’Atalanta va subito in van-taggio nei primi minuti della partita con Carelli,ma viene raggiunta e superata dal Toro. In quattrominuti prima pareggia Pulici e poi il gol partita diRampanti. “Una sconfitta che si poteva evitare” titolava l’Eco diBergamo nella cronaca del lunedì. «I nerazzurrihanno giocato meglio - giudicava Elio Corbani -rispetto alla disastrosa prova con la Samp, ma hannosciupato buone occasioni in fase di realizzazione». Epoi: «La soddisfazione purtroppo manca o è comunquelargamente attenuata, proprio perché c’è in tutti laconsapevolezza di aver subito una sconfitta immerita-ta, comunque evitabile. L’Atalanta di oggi non è sicu-ramente apparsa inferiore al Torino». Questa la cronaca della partita. Ma facciamo unpasso indietro.

È domenica: iCommandos si appresta-no ad affrontare la trasferta di Torino con il lorosolito entusiasmo muniti di sciarpe, magliette edel loro mitico striscione.I tifosi bergamaschi occupano la curva Filadelfia,quella dei sostenitori della Juventus: davanti aloro la curva Maratona dei tifosi del Torino. Sem-bra una partita come tante con cori, sfottò e ban-diere. Ma durante l’incontro gli Ultras granata,con un’incursione inaspettata nel settore degli

20/5/73 - Atalanta-Vicenza - Grande tifo dei Commandos per lo “spareggio” salvezza con il Vicenza

2200//55//7733AAttaallaannttaa--VViicceennzzaa

Per la prima volta fannola loro comparsa i tamburi

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18/3/73 - Atalanta-Bologna - I Commandos fuori dall’hotel San Marco festeggiano, insieme al club Amici di Nembro,la vittoria con i rossoblu, ma anche la prima uscita del nuovo striscione

ospiti, approfittando di un attimo di distrazionedei bergamaschi, da sotto, riescono a strappare lostriscione dei Commandos appeso in balconata ese lo portano in curva come un trofeo di guerra.Al termine dell’incontro lo striscione verrà brucia-to dai granata sotto gli occhi di sette temerariCommandos che si erano spinti fin dentro laMaratona per riprenderselo.Di questo episodio, a distanza di anni, ci sonodiverse versioni tra cui quella di Carlo Agazzi rac-contata in un articolo del giornalino nel 1978: «Ècon vero piacere - esordiva - e con tanta nostalgia chevi narro la vicenda che ci avuti protagonisti cinqueanni fa al Comunale di Torino. Quella resterà sempreuna giornata indimenticabile. Infatti a quei pochi evecchi Commandos ne capitarono di tutti i colori».«Avevo 17 anni - continuava Carlo - il club era giàstato fondato ed allora come adesso seguivamo la squa-dra in trasferta e data l’esuberanza e l’incoscienza,ogni viaggio era un’avventura. La partita iniziò moltobene per l’Atalanta, infatti Carelli dopo pochi minutidal fischio d’inizio segnò il gol del provvisorio vantag-gio; ma per nostra sfortuna Rampanti e Pulici ribalta-rono la situazione a favore dei granata. L’incontro sirisolse con la sconfitta dell’Atalanta ma non fu questala causa del nostro principale dispiacere. Accaddeinfatti che verso la fine del secondo tempo il nostro vec-

chio glorioso striscione cadde nelle mani dei famigera-ti (anche allora erano famosi) Ultras granata che sene impossessarono anche furbescamente a scapito del-la nostra buona fede ed anche di tanta, tanta inge-nuità. Sorpresa sgomento e rabbia quando ce ne accor-gemmo!».E così Lucio, Mamo, Carlo, Jolly, Claudio, Geo eDario, decidono di andare a riprenderselo. «Era-vamo decisi a riprendercelo e allora finì che quei setteCommandos partirono decisi a tutto. E successe di tut-to. I carabinieri ci negarono il loro aiuto, ma non cidammo per vinti, fu facile raggiungere la curva gra-nata e lì iniziò una furibonda rissa. Che botte! Matutto fu vano: lo striscione non venne recuperato, l’u-nica consolazione fu, una volta tanto anche per noi, diaverle suonate di santa ragione!».Ha inizio da quell’episodio la rivalità con i tifosidel Toro che sfocerà, anni dopo, in veri e propriscontri. Cinque anni dopo saranno proprio i tifo-si atalantini a restituire ai granata “il favore”, econ gli interessi.Dopo quella partita, però, era necessario prepara-re un nuovo striscione. A realizzarlo ci pensa ilLucio che, per accelerare le operazioni, la dome-nica successiva ci sarebbe stato di scena al Comu-nale il Bologna, non esita a restare a casa inmalattia una settimana per imbastire, con l’aiuto

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della madre, il nuovo stendardo. Il secondo stri-scione della storia dei Commandos, rispetto alprimo, presenta però una novità: accanto allascritta “Commandos” compaiono due simbolicostituiti da un pugno e una mano che indica la“V” di vittoria. La scelta non piace a tutti e all’in-terno del gruppo nascono i primi dissapori: ilpugno, allora simbolo dei gruppi estremisti disinistra, è al centro delle contestazioni della mag-gioranza dei fondatori. Era un simbolo ideologi-co che non poteva essere accettato visto che ilgruppo si era definito, fin dalla sua costituzione,apolitico. Alla fine la linea presa dai Commandosè una via di mezzo: il pugno, tra l’altro della

mano destra, sarebbe rimasto sullo striscione manon come immagine politica. Il pugno con la “V”,è stata questa poi la linea del gruppo, stavano asignificare semplicemente un generico “uniti sivince” senza allusioni a nessun partito. A distan-za di anni è il Mamo, uno dei fondatori, che spie-ga come è andata la storia: «Quel pugno aveva pro-vocato molte discussioni. Ero stato io, insieme ad altri,a volerlo. Avevamo idee di sinistra e avremmo volutodare questa impronta anche ai Commandos. Non tut-ti però erano d’accordo. La maggioranza vedeva nelpugno soltanto un simbolo di unione. E visto che la“V” stava per vittoria, si optò per il motto “uniti si vin-ce” e si chiuse la polemica».

1188//33//7733 -- AAttaallaannttaa--BBoollooggnnaa -- Una data importante: i Commandos sono per la prima volta in Nord e debutta anche il nuovo striscione

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Scoppia la grana dei tamburi

Il loro debutto risale al 20 maggio 73 in occa-sione della sciagurata partita casalinga con ilVicenza che ha segnato la rocambolesca retroces-sione in B dell’Atalanta. Da allora hanno accom-pagnato costantemente il tifo della curva Nord,creando però forti malumori tra gli spettatoridegli altri settori per il loro continuo frastuono.Ad un solo anno dalla loro prima apparizione alComunale, i tamburi dei Commandos finisconogià nell’occhio del ciclone. A sferrare l’attacco con-tro “l’incessante rollio” proveniente dalla curva

Nord è il club Amici nellasua rubrica settimanale suL’Eco di Bergamo. Il 15 maggio 74, infatti,per tutelare la società dallemulte provocate propriodai tamburi (può sembra-re assurdo, ma nei primianni ’70 secondo la LegaCalcio l’utilizzo di trombea batteria e strumenti apercussione da parte delpubblico reca danno agliavversari) il Centro Coor-dinamento, dopo l’ennesi-

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10/2/74 - Atalanta-Como - I Commandos in azione; sul finire del campionato la società vieta l’uso dei tamburi

1100//66//7744AAvveelllliinnoo--AAttaallaannttaa

Lo striscionedei Commandos

non manca neancheallo stadio Partenio

ma ammenda da parte della Lega Calcio di 800mila lire, «invita i Commandos a lasciare a casa itamburi, limitandosi ad esprimere a voce il loro incita-mento alla squadra». «Il nostro - continuavano gliAmici - non vuole essere né un rimprovero né unaimposizione, ma un invito a collaborare con la societàche non può permettersi il lusso di versare alla Legasottoforma di multa il 30 per cento dell’incasso netto,come è avvenuto per l’ultima gara casalinga».Dopo ampia discussione interna, il direttivo deiCommandos decide a malincuore di rinunciare aitamburi e per questo sacrificio l’Atalanta non lesi-na ringraziamenti. Con una lettera firmata dal consigliere delegatoEnzo Sensi (da sempre disponibile interlocutorecon la tifoseria più appassionata tanto da diventa-re, qualche anno dopo, egli stesso socio dei Com-mandos), pubblicata la settimana successiva nellaconsueta rubrica degli Amici su L’Eco, «la societàringrazia in modo sincero e sentito il club dei Com-mandos per la sensibilità e l’ulteriore prova di attacca-mento ai nostri colori palesate in occasione della parti-ta con la Reggiana. Sappiamo benissimo cosa significaper Lucio Bazzana e compagni rinunciare ai tamburi ealle trombe e appunto per questo il loro incitamentovocale vale enormemente. Ancora grazie e cordialisaluti». Non poter arroventare le pelli dei rullanti edelle gran casse per gente come il Palmer e Mauri-

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Achille Bortolotti: «Oggi andatepure allo stadio con i tamburi e spe-riamo che portino buono. Non ciinteressa la multa; io come voi, sonoinnanzitutto un amico dell’Atalantae voglio che essa torni alla vittoria.Pertanto se il sostegno dei tamburiservirà ad aiutare Marchetti e com-pagni ben vengano le multe». E insala, in particolare nelle soliteultime file, scoppia il tripudio!La tregua dura fino alla secondagiornata del campionato succes-sivo (1975/76), quando, il 5ottobre 75, i Commandos, sulleali dell’entusiasmo per la vittoriacasalinga con il Catanzaro,seguono l’Atalanta nella trasfertadi Vicenza portandosi anche rul-lanti e grancasse. La società sibecca l’ennesima multa (100mila lire) e dal club Amici ini-ziano ad arrivare una serie diavvisi di lasciare a casa i tamburiper le successive partite casalin-ghe. Lucio, Palmer e compagnistavolta non mollano e, così, la società intervieneconvincendo il club Amici a pubblicare, dopo lapartita con la Ternana (e l’ennesima multa, questavolta 170 mila lire) nella sua rubrica un altro duroattacco ai Commandos e ai Superstar (di questogruppo ne parleremo più avanti visto che rappre-senta una delle radici da cui nasceranno le BrigateNeroazzurre) dal titolo “Basta con i tamburi!” a cuine fa seguito un altro, ancora più pesante, quindi-

zio Morea (il vicecapo tamburi), non è certo faci-le. Dopo quasi tre mesi di astinenza nella stagione1974/75, infatti, l’1 dicembre 74, alla 3^ Assem-blea triennale del club Amici, al Teatro alle Grazie,prende la parola, come portavoce dei Comman-dos, l’emozionatissimo Renzo “Dedo” Zanini(delegato ai rapporti con il Centro Coordinamen-to). E tra gli applausi delle ultime file (tutti Com-mandos!) chiede di poter riportare allo stadio itamburi. Inaspettata la risposta del dottor Sensi,asceso in quel periodo alla carica di presidentedell’Atalanta per le temporanee dimissioni di

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1978/79Un’immagine della Nordper evidenziare quanti tamburi vengono utilizzati; si è arrivatiaddirittura ad usarne 35tra Commandos, Brigate e Sbandati

1155//55//7744 -- Ecco il primo “invito” del Club Amici a non portareal Comunale i tamburi pubblicato su L’Eco di Bergamo

2233//1100//7755Il secondoavvertimento degliAmici per i tamburi

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2299//99//7733 -- CCoommoo--AAttaallaannttaa -- Migliaia di bergamaschi seguono la squadra in riva al Lario per la prima di campionato

ci giorni dopo, prima della gara casalinga del 9novembre contro l’Avellino, titolato “Allo stadiosenza i tamburi”. La reazione dei Commandos nonsi fa attendere. Nella partita con gli irpini in curvaNord non si vedono né tamburi né bandiere perprotesta non tanto nei riguardi della società, ben-sì contro il club Amici, che tra l’altro, alcuni gior-ni dopo, quasi come presa in giro, ringrazia tuttipubblicamente, in particolare i Commandos,anche a nome della società «per la dimostrazione dimaturità sportiva offerta» dai sostenitori nerazzurridella curva Nord. La tensione è alta e a questopunto il segretario generale dell’Atalanta GiacomoRandazzo convoca il Jim, presidente dei Com-mandos, per un incontro chiarificatore con unrappresentante del Centro Coordinamento. Allariunione, a sorpresa, si presenta anche Elio Cor-bani, allora come oggi potentissimo giornalista de

L’Eco e leader indiscusso del club Amici. Comin-cia il dialogo, poi la bagarre e alla fine le acque siplacano, ma l’atmosfera resta comunque tesa. Perrisolvere la grana dei tamburi sarà necessario unaltro incontro, a distanza di un mese, questa voltanella sede dei Commandos, con Sensi e Randaz-zo. «Il dottor Sensi (passato alla vicepresidenzadopo il “ritorno” di Bortolotti) - è riportato nelresoconto della riunione - dapprima ha sottolineatol’importanza del tifo organizzato ed ha elogiato inmodo particolare i Commandos che, sono parole sue,“lo svolgono in modo encomiabile”. Quanto ai tambu-ri, il segretario Randazzo ha riconosciuto l’enormefascino che essi esercitano in modo particolare suibambini (ed ha citato il caso personale di suo figlio),spettatori potenziali di domani e quindi ha sottolinea-to il vantaggio economico che ne potrebbe derivare allasocietà. D’altra parte ha ribadito che le multe hanno

una notevole incidenza sul bilancio socie-tario e che bisogna evitarle assolutamen-te. Si è così giunti all’accordo di portare itamburi allo stadio, ma di suonarlimoderatamente e ad intermittenza; ilresponsabile, Palmer, si è impegnato intal senso e d’altra parte il dottor Sensi hadetto di aver compiuto dei passi presso laLega perché i tamburi non siano conside-rati rumori di disturbo». Da quell’in-contro i tamburi diventano una pre-senza fissa in curva Nord tanto daraggiungere numeri altissimi.Si pensi che nel campionato 1979/80si arriverà a contarne, tra Comman-dos e Brigate, addirittura trentacinquetutti attaccati in balconata!77//1111//7755 -- Non c’è due senza tre: ecco il terzo minaccioso ultimatum pubblicato su L’Eco

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Non solo spettatori:i Commandos si danno ancheal calcio giocato e alle camminate

Gli ultrà della Nord non risparmiano maienergie la domenica sugli spalti ed è per

questo che, forse, le loro avventure calcistiche,inteso con il pallone fra i piedi, non hanno maidato dei grandi risultati. I Commandos, infatti, fin dai primi anni hannouna squadra che colleziona quasi solo sconfitte.Le partite si svolgono soprattutto in città, al cam-po Carnovali, contro rappresentative di aziende edi altri club atalantini. Sono i tempi in cui vanno di moda le mitiche“Tepa”, le scarpe da ginnastica e da calcio con la“V” bianca sul dorso, e le magliette da calcio sonoquelle modello “strozzacollo”, nel senso che ilgirocollo è talmente stretto da strozzarti.Lucio & compagni indossano, fin dalle primeuscite, una divisa dalla maglia arancione e panta-loncini bianchi, colori che cambieranno solodopo una lunga serie di sconfitte. Poi si opterà peri più amichevoli colori nerazzurri (maglia azzurra

con doppia banda orizzontale sul lato sinistro,sul modello della vecchia maglia del Monza, e lostemma del club sul petto); ma neanche con ilneroblu i risultati cambiano molto.Epiche sono le sfide, nella seconda metà deglianni ’70, tra i gruppi della Nord. Spulciando tra lecronache del giornalino dei Commandos spunta,a metà novembre ‘76, una partita contro gliUltras. La premessa, nell’articolo, fa già intuire il risulta-to dell’incontro: «Premettiamo innanzitutto - si leg-geva - che le partite da noi disputate amichevolmentenon mirano minimamente al risultato, ma a consenti-re ai soci più attivi nel club di cimentarsi nello sportdei loro beniamini». Insomma, una scusa bella e buona per giustifica-re la pesante sconfitta (9-3) dovuta, secondo il“cronista”, allo spietato opportunismo degliUltras che avrebbero sfruttato con un sacco di tirialti la statura “napoleonica” del portiere, per l’oc-casione il piccolo grande Jim. Ma è con le Brigate Neroazzurre che i Comman-dos tirano fuori le palle. Sarà che hanno alle spal-le una sonora bastonata per 16 a 2, oppure percelebrare degnamente il settimo anniversario del-

11997744 -- Un’immagine della squadra dei Commandos

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la fondazione del gruppo (lapartita si disputa infatti il 12dicembre 78), sta di fatto che lemaglie arancioni si riscattano ela spuntano sulle Bna per 7 a 6dopo una combattutissima par-tita. Oltre alle gare saltuarie, i gruppidi tifosi hanno l’opportunità disfidarsi tra loro in occasione delTorneo Sprint organizzato dalclub Rinascita di Ponte San Pie-tro. La formula della competizione èparticolare: svolgimento del tor-neo in una sola giornata, conuna serie di partite consecutiveda tempi ridotti. Squadra domi-natrice del torneo si rivela quel-la degli Sbandati vincitrice didue edizioni, nel ‘75 e nel ’76.La squadra del club di Petosinoconferma la sua netta superiori-tà anche nel Trofeo Fulvio Bre-sciani, il torneo organizzato daiCommandos in memoria del

11997744 -- I Commandos impegnati nel torneo di Valtesse

MMaaggggiioo ‘‘7777 -- La squadra degli Sbandati, dominatrice del 2^ Torneo alla memoria di Fulvio Bresciani

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giovane socio fondatore tragicamente scomparsonell’estate del ’75. Dal ’76 al ’78 hanno così luogosul campo dell’oratorio di Carnovali tre edizionidella competizione riservata esclusivamente aiclub atalantini. Otto le squadre partecipanti (iCommandos si limitano solo all’organizzazione),la prima edizione viene vinta dal Bar Luciano diUrgnano, mentre nelle due seguenti sono ancoragli Sbandati a spuntarla sul club 4 Torri e l’annosuccessivo sul club Borgo Palazzo.L’euforia dei tifosi della Nord, però, è talmenteesagerata che non riescono ad accontentarsi didisputare partite di calcio “normali” e tornei tra-dizionali; ecco quindi che nell’81 gli Sbandati,probabilmente dopo un’allegra bevuta in compa-gnia, ideano e organizzano una 24 ore di calcio acui partecipano diversi tifosi nerazzurri in partico-lare della curva Nord.Tornando ai Commandos, va precisato che nellaloro attività non c’è solo il calcio. Infatti, oltre a seguire numerosi, dopo gli incontricasalinghi dell’Atalanta, con tanto di tamburi alseguito al Palazzetto dello sport l’Alpe, la squadracittadina di basket, sulla spinta della travolgentepassione del Lucio per la corsa, nel ’75 organizza-

11997755 -- Un’altra fotografia del team dei Commandos

11997766 -- Il gruppo sportivo del principale gruppo della Nordsul campo dell’oratorio di Nembro

no, in una pausa del campionato, la “Caminadanerazzurra”, una marcia non competitiva a cuipartecipano ben 330 podisti.

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