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Anno II n. 3 Gennaio-Marzo 2011 Trimestrale di informazione dell’Associazione Amici del Cuore della Casa di Cura Carmide - Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore Voler fare prevenzione in que- sta società consumistica e piena di contraddizioni sembra proprio una battaglia perduta in partenza. Però l’Associazione “Amici del Cuore” della Casa di Cura Carmi- de Villa l’Ulivo, ha fra i suoi temi principali quello di fare prevenzio- ne nel campo della patologia Car- dio-vascolare e pertanto eccoci qua a battagliare. E’ stato ampiamente dimostrato che uno dei mezzi più efficaci per aiutare gli adulti è quello di coin- volgere i bambini. Pertanto noi nel 2011 sfrutteremo il Calendario del Cuore per andare nel maggior numero possibile di scuole e coinvolgere molti bambini per combattere i principali fattori di rischio. La campagna è intitolata: “Amare il nostro corpo per vivere bene” e i punti su cui interverremo sono: 1) Fumo 2) Sedentarietà 3) Alimentazione sbagliata 4) Rumore 5) Droga 6) Alcool Come vedete sono i mali della società moderna. E dire che tutti o quasi tutti sap- piamo che questi sei nemici della salute fanno male, però continuia- mo a sbagliare. Non voglio affrontare il perchè continuiamo a sbagliare, questo è compito degli psicologi. Voglio invece affrontare l’argo- mento “cosa possiamo fare”. Io pen- so che il nostro ruolo può diventare molto importante. Noi abbiamo in seno all’Associazione, Cardiologi, Psicologi, Nutrizionisti, Fisiatri, Fi- sioterapisti e soprattutto tante, tan- tissime risorse umane. Mettendole assieme possiamo nel corso degli anni, come si usa dire, “lasciare una traccia”. Non dimentichiamo che ogni per- sona che smette di fumare per meri- to nostro, ogni persona che prepara un piatto in modo più semplice di quanto prevede la ricetta tradizio- nale, ogni persona che ruba 30-40’ alla poltrona per dedicarsi a qual- siasi tipo di attività fisica, è un pic- colo seme per una società migliore e soprattutto più sana. Proprio per questo la nostra atti- vità (meeting, giornale, libri, DVD e quant’altro) avrà un unico tema: La Prevenzione. Il vero problema sarà: saremo ca- paci di farci ascoltare? Un caro saluto ANTONIO CIRCO Lettera aperta ai nostri lettori: Una battaglia persa in partenza ?

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Cuore e paziente

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Anno II n. 3 Gennaio-Marzo 2011

Trimestrale di informazione dell’Associazione Amici del Cuore della Casa di Cura Carmide- Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore

Voler fare prevenzione in que-sta società consumistica e piena di contraddizioni sembra proprio una battaglia perduta in partenza.

Però l’Associazione “Amici del Cuore” della Casa di Cura Carmi-de Villa l’Ulivo, ha fra i suoi temi principali quello di fare prevenzio-ne nel campo della patologia Car-dio-vascolare e pertanto eccoci qua a battagliare.

E’ stato ampiamente dimostrato che uno dei mezzi più efficaci per aiutare gli adulti è quello di coin-volgere i bambini.

Pertanto noi nel 2011 sfrutteremo il Calendario del Cuore per andare nel maggior numero possibile di scuole e coinvolgere molti bambini per combattere i principali fattori di rischio.

La campagna è intitolata:

“Amare il nostro corpo per vivere bene”

e i punti su cui interverremo sono:

1) Fumo2) Sedentarietà3) Alimentazione sbagliata4) Rumore5) Droga6) Alcool

Come vedete sono i mali della società moderna.

E dire che tutti o quasi tutti sap-piamo che questi sei nemici della salute fanno male, però continuia-mo a sbagliare.

Non voglio affrontare il perchè continuiamo a sbagliare, questo è compito degli psicologi.

Voglio invece affrontare l’argo-mento “cosa possiamo fare”. Io pen-so che il nostro ruolo può diventare molto importante. Noi abbiamo in seno all’Associazione, Cardiologi, Psicologi, Nutrizionisti, Fisiatri, Fi-sioterapisti e soprattutto tante, tan-tissime risorse umane. Mettendole assieme possiamo nel corso degli anni, come si usa dire, “lasciare una traccia”.

Non dimentichiamo che ogni per-sona che smette di fumare per meri-to nostro, ogni persona che prepara un piatto in modo più semplice di quanto prevede la ricetta tradizio-nale, ogni persona che ruba 30-40’ alla poltrona per dedicarsi a qual-siasi tipo di attività fisica, è un pic-colo seme per una società migliore e soprattutto più sana.

Proprio per questo la nostra atti-vità (meeting, giornale, libri, DVD e quant’altro) avrà un unico tema: La Prevenzione.

Il vero problema sarà: saremo ca-paci di farci ascoltare?

Un caro salutoANTONIO CIRCO

Lettera aperta ai nostri lettori:

Una battaglia persa in partenza ?

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Vogliamo smettere di fumare ?

Lo hanno detto e scritto in tut-ti i modi, hanno usato cartelloni pubblicitari e impegnato uomi-ni dello spettacolo in campagne di prevenzione, hanno emanato leggi, posto divieti, parlato in pubblico ed in privato, se ne co-noscono cause e rischi, non se ne vedono i benefici... ma, ahimé, il fumo di sigarette ancora oggi è una battaglia aperta, una scon-fitta per tante persone.

Insieme al diabete, all’iper-tensione, al colesterolo e al so-prappeso, il fumo è un fattore di rischio tradizionale, che il car-diopatico post-infartuato cono-sce bene; eppure, nonostante le continue sollecitazioni, abban-donare questa curiosa abitudine non risulta essere cosi semplice.

In effetti, c’è il paziente sag-gio che, al ricordo di quella fitta al cuore, smette di fumare velo-cemente e senza esitare, al motto “se mi è andata bene una volta, non vuol dire mi andrà bene la seconda!!”, ma prevale ancora quello debole, che si giustifica e si consola con pensieri del tipo “non posso mangiare quello che mi piace, non posso bere caffé, devo prendere medicine… la-sciatemi almeno il piacere della sigaretta”.

Forse dovremmo cominciare a chiamare il fenomeno del fumo con il suo vero nome: non basta dire che quello della assunzione di nicotina è un vizio, ma biso-gna ammettere che si tratta di una vera e propria dipendenza. La nicotina è una droga, tanto è vero che dal 1994 la “Associa-zione Americana di Psichiatria (APA)” ha classificato l’abitu-dine al fumo tra le malattie psi-chiche da dipendenza cronica e recidivante da sostanze (DSM-IV).

Questo non vuol dire che smettere sia impossibile.

Alcuni, come si è detto, ci riescono da soli. Altri, special-

mente dopo alcuni insuccessi, hanno bisogno di un aiu-to. In questi casi ci si può affidare a dei Centri specializzati alla disassuefazione da fumo, che si im-pegneranno a rag-giungere insieme all’utente l’obietti-vo di smettere: “Ci sono riuscito”.

Gli approcci a tale pratica sono di due tipi: uno medi-co-farmacologico e uno psico-educa-tivo; l’integrazione tra i due interven-ti, sta risultando la strategia più effica-ce.

L’intervento psi-cologico prevede sempre un incontro individuale rivolto a conoscere la sto-ria personale e cli-nica del paziente, e la somministra-zione del “Test di Fagerstrom” e del “Test motivaziona-le”; successivamen-te l’équipe decide se proseguire con il counseling indivi-duale o con il lavoro in gruppo, il quale – è bene chiarirlo – non è un gruppo di psicoterapia, ma si occupa esclusivamente del pro-blema fumo.

Il trattamento in gruppo si sta rivelando uno strumento parti-colarmente efficace, sia perché il confronto della propria esperien-za con quella degli altri rinforza molto la motivazione, sia perché il percorso in gruppo ha anche una funzione contenitiva, per cui ogni obiettivo, ogni tappa, ogni difficoltà o fallimento vie-ne sempre chiarito e condiviso:

“Non basta volere, si deve anche fare!”Goethe

nessuno viene lasciato solo col suo bisogno.

Parallelamente a ciò, il pazien-te cardiopatico viene preso in carico dal punto di vista medico sia per quanto riguarda le terapie specifiche, sia per impostare con lui e per guidarlo in quello che è un cambiamento del suo stile di vita sicuramente tanto radicale, quanto necessario: la riabilita-zione cardiaca, infatti, è la “som-ma degli interventi richiesti per garantire le migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali”.

GESSICA LA LEGGIA

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L’immagine sociale e la per-cezione di sé di una persona che ha superato i 60-65 anni hanno subìto negli ultimi tempi una profonda trasformazione. Fino a poco tempo fa questa persona veniva considerata, ed essa stes-sa si sentiva, avviata ad una pro-gressiva decadenza psicofisica e ad una crescente emarginazione.

Oggi la situazione è cambiata: dell’anziano si tende a valoriz-zare le “potenzialità attive” e la possibilità di continuare fino a età avanzata a vivere un’esisten-za significativa e socialmente partecipativa.

Il concetto di anziano è cam-biato nel corso del tempo e non poteva essere diversamente: nel 1881 la vita media per uomini e donne era di 35 anni e solo poco più del 30% raggiungeva i 60 anni. A metà degli anni Ottanta del secolo scorso, per l’allunga-mento della vita media, anziani potevano essere considerati i ma-schi di 71 anni e oltre, le donne con 76 anni e più, con un’ulterio-re speranza di vita di una decina d’anni. Oggi siamo intorno ai 74 anni per gli uomini, oltre 80 per le donne. Si vive dunque di più. Non rimane che vivere bene, an-che mantenendosi attivi.

L’invecchiamento non è una malattia. La vita ha, nei processi legati al trascorrere degli anni, i limiti fisiologici della propria estensione. Ma tali limiti posso-no restringersi a causa di com-portamenti e stili di vita non sa-lutari fra i quali è da annoverare la sedentarietà.

L’inattività fisica accelera, in modo significativo, il declino delle riserve funzionali dell’or-ganismo e riduce notevolmente la sua capacità di adattarsi alle esigenze ambientali. Una vita sedentaria costituisce un im-portante fattore di rischio per la salute. E’ ormai universalmente riconosciuto che un’adeguata attività fisica è essenziale per il mantenimento della salute e per l’efficienza dell’organismo, ol-tre che un insostituibile strumen-to per prevenire l’insorgenza di molte malattie.

L’età avanzata non deve co-stituire una giustificazione per non svolgere un’attività fisica, anzi sono proprio gli anziani quelli che maggiormente si av-vantaggiano dal mantenersi atti-vi fisicamente: un trentenne può anche star bene facendo una vita sedentaria, mentre ciò è meno probabile per un settantenne,

molto più a rischio di sviluppare disabilità funzionali e malattie cardiocircolatorie.

Nei Paesi avanzati l’inattività fisica sta diventando un proble-ma di crescente importanza sia per la salute dei singoli cittadini di ogni età sia per le economie degli Stati, sempre più impegna-ti a far fronte ai costi della sa-nità in continuo aumento per il diffondersi di malattie croniche, molte delle quali favorite pro-prio dalla vita sedentaria. L’inat-tività è considerata oggi uno dei maggiori fattori di rischio per le principali malattie cardiovasco-lari, respiratorie, muscolo-sche-letriche e tumorali, come pure per l’alcolismo, il diabete, gli in-cidenti, l’ipertensione, l’obesità.

L’attività fisica rappresenta un fattore di cruciale importanza sia nella prevenzione delle più dif-fuse malattie, sia per il benessere fisico e psichico di ogni perso-na di tutte le età, sia infine per la collettività, in quanto produce una diminuzione dei costi per spese sanitarie.

Benefici immediati

La pratica di una regolare at-tività fisica anche moderata, dà risultati fin dall’inizio:

• aumenta la quantità di sangue che il cuore pompa ogni volta che si contrae;

• contribuisce a ridurre il so-vrappeso diminuendo la per-centuale del grasso corporeo a vantaggio delle masse musco-lari;

• diminuisce i disturbi dell’umo-re;

• migliora la capacità respirato-ria e l’ossigenazione dei tes-suti;

• migliora la pressione del san-gue;

• migliora la sensazione di be-nessere;

• riduce i battiti del cuore sia a riposo che sotto sforzo.

ROSALBA LA MANNA(1 - continua)

Importanza dell’esercizio fisico

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L’ospedale ieri, oggi, domani Chi ha sperimentato la necessità di un ricovero

in ospedale sa quali sensazioni più o meno ango-scianti si provano quando, come lo scrivente che ha passato la vita dalla parte del medico, ci si viene a trovare dalla parte del paziente.

Lo stato di malessere non è legato soltanto all’incerto della patologia, ma anche a tutta quella serie di condizionamenti che comporta il ricovero. Mi riferisco al trovarsi soli, in un ambiente che im-pone la convivenza con estranei anche nei momen-ti più intimi, con i livelli di confort che non sono quelli di casa, con lo stravolgimento degli orari e delle abitudini alimentari, nonché, con il cambia-mento del ritmo sonno/sveglia (ti svegliano all’al-ba perché prima del cambio-turno gli infermieri devono fare i prelievi e la terapia; devi pranzare alle 12:00 e cenare alle 17:00). Que-sto malessere non lo avverte solo il paziente, ma anche i familiari i quali possono “visitare” il ricoverato solo in certe fasce orarie, talora dovendo la-sciare la macchina abbastanza lonta-no, specialmente nei vecchi ospedali organizzati a padi-glioni staccati sen-za spazi per posteg-gi sotto o vicino alla degenza.

Poco tempo fa, il prof. Veronesi inau-gurando il secondo polo dell’Istituto Europeo di Oncologia, diceva: “L’ospedale non è un carcere” sottolineando la necessità di riorga-nizzare il sistema sanitario creando una rete che metta al centro il paziente. Una vera rivoluzione nella logica dell’accoglienza: dagli orari di visita, alla distribuzione dei pasti, al numero di posti-letto per stanza.

Già qualche anno addietro il Prof. Eolo Paro-di, presidente nazionale della fondazione ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), affermava: “Se gli ospedali fossero guidati da direttori d’albergo le cose andrebbero certamente meglio”.

Al medico andrebbe affiancato un manager con esperienza specifica che dovrebbe pensare al rico-vero dei pazienti come veri e propri ospiti di un al-bergo. In verità questo modello in Italia esiste, ma solo in qualche realtà, quali l’Ospedale San Mar-tino (Genova), il Bambin Gesù (Roma), l’Ospeda-le dell’Angelo (v. foto di un interno - Mestre) e l’Ospedale Madonna del Soccorso (San Benedetto del Tronto). Quindi ci sono eccezioni positive, ma purtroppo la logica prevalente è basata sull’inte-resse del personale sanitario e non del paziente.

Principi quali la qualità dell’assistenza e l’ospi-

talità devono diventare la norma: venire incontro alle esigenze del malato e dei suoi familiari rientra fra queste priorità. Alle persone che si spostano da una città all’altra per curarsi va garantito un ade-guato sostegno logistico ed il luogo di cura deve diventare luogo di accoglienza in grado di offrire anche un alto livello di confort alberghiero.

In questa nuova concezione rientra il tema dell’alimentazione durante il ricovero, con la pos-sibilità di scelta da un menù di cibi più graditi al paziente e la flessibilità nell’orario di distribuzione dei pasti, consentendo ad esempio di cenare alle 8:00 di sera.

L’ospedale, sempre secondo Veronesi, circon-dato da verde, parcheggi e scale mobili, non do-vrebbe superare i 400 posti-letto, con camere rigo-

rosamente singole, dotate di bagni. A dirigere “il traffi-co” ci vorrebbe un vero direttore d’al-bergo la cui parola d’ordine ai suoi di-pendenti dovrebbe essere “garantire il massimo confort agli ospiti”. Qual-cuno dirà... e i co-sti? Secondo esperti del settore divente-rebbero sostenibili a patto che le ASL fossero disposte ad intervenire su quei capitoli di spesa normalmente desti-nati ai servizi di catering o di pulizia che talvolta rag-

giungono cifre veramente eccessive.Un esempio è l’Ospedale dell’Angelo di Me-

stre completato nel 2008 e considerato un modello di project-financing da imitare in cui tutto è stato pensato per il benessere del malato.

Un altro bell’esempio del potenziamento del servizio di accoglienza è quello dell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tron-to. Il progetto, intitolato “Questo ospedale è un albergo”, vede impegnati gli studenti dell’Istituto Alberghiero che si sono divisi fra l’accettazione e i vari reparti, lavorando in sinergia con gli opera-tori sanitari. Incontrare un viso amico, che accom-pagna il paziente a letto, nel suo reparto, che gli chiede cosa vuol mangiare a pranzo, può fare la differenza per una persona sofferente.

Al giorno d’oggi “La soddisfazione del cliente” e “L’efficienza dei servizi” sono diventati criteri importanti attraverso i quali il cittadino valuta e sceglie. Gli esempi citati dovrebbero diventare “sistema” in tutto il nostro Paese per adeguarci a quelle nazioni che, magari con una storia ed una tradizione inferiori alle nostre, dispongono di li-velli superiori di assistenza.

SALVATORE MANGIAMELI

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I nostri sponsor

Continua l’attività a Librino

L’incontro con l’Ass. “Amici del Cuore” è avvenuto in manie-ra davvero casuale.

Già da un anno in parroc-chia faceva capolino un “certo cardiologo”, che, attraverso la conoscenza con Padre Santi-no Salamone, aveva proposto il suo sostegno professionale al popolo di Librino… aveva avuto contatti con persone cardiopa-tiche, ma… ecco! …La sotto-scritta non aveva avuto modo di scambiare quattro chiacchiere, pur essendo in larga parte della settimana sempre presente nelle attività parrocchiali.

Nell’occasione della Gita sul-l’Etna organizzata dall’associa-zione, ricevo l’invito a partecipa-re, e vista anche la disponibilità del mio sposo, lo abbiamo accol-to! È stata un’esperienza grade-vole, e, nonostante il “freddo” della giornata, il “CALORE” che emanava dai componenti dell’associazione, ha fatto sì che ci innamorassimo del loro pro-getto.

Da quel momento, molti han-no accolto e aderito allo stesso, trovando anche giovamento e qualcuno “salvezza” da questo “intervento”, nella persona del Dott. Antonio Circo, con la sua costanza e puntualità, la sereni-tà con cui si propone alle perso-ne che incontra, la disponibilità verso tutti!

Devo dare conferma che:DIO CI AMA, E LO DICE IN

MILLE MODI… BASTA TEN-DERE L’ORECCHIO E APRIRE IL “CUORE” !!!

Betty

L’esperienza di Betty

Il progetto “Amico Cuore” che si attua nel quartiere, presso i locali della Parrocchia Resurre-zione del Signore, (parroco pa-dre Santino Salamone), è ormai una splendida realtà.

Molte sono le persone che si sono sottoposte agli accertamen-ti di prevenzione per le malattie cardiovascolari e che ne hanno

tratto benefici sia a livello di “prevenzione” che di “patologie accertate”.

Ormai, grazie all’educazione Sanitaria promossa dall’Asso-ciazione “Amici del Cuore”, i cittadini di Librino sono consa-pevoli dei benefici di questa ini-ziativa.

Conoscendo l’importanza del-

l’attività fisica, anche per il recu-pero della funzionalità del cuore, soprattutto dopo una grave ma-lattia, si spera che al più presto si possa realizzare una palestra, grazie anche all’impegno pro-fuso dall’Associazione “Amici del Cuore” e dalla nostra Parroc-chia.

SALVO LA PORTA

Progetto “Amico cuore”

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RubricaDalla parte del paziente

Questa rubrica è aperta a tutti. Ogni socio che volesse collaborare è il benvenuto, nello spirito di questo foglio che, oltre ad essere un mezzo di divulgazione, si propone di invitarci all’osservanza di alcune elemen-tari regole di vita per la salvaguardia della nostra salute.

Il cuore in DanteAnche se il nostro giornale non ha scopi lette-

rari, tutta la nostra cultura è permeata dal genio di Dante e quindi perché non menzionarlo sul tema che ci sta tanto... a cuore?

Il poeta cita il nostro organo principale in tre forme: cor, cuor e cuore, soprattutto nelle acce-zioni di amore e coraggio, raramente nel semplice significato anatomico. Ci limitiamo a riportare qui tutte le citazioni di cuore della Divina Commedia, scritte nella forma completa: abbiamo messo tra parentesi quello che riteniamo sia il significato at-tribuito al termine, nelle rispettive terzine:

Dunque che è? Perché, perché ristai?Perché tanta viltà nel cuore allette?Perché ardire e franchezza non hai? Inf. II, 121-123 (animo)

Quanto aspetto reale ancor ritene!Quelli è Iason, che per cuore e per sennoli colchi del monton privati fene. Inf. XVIII, 85-87 (coraggio)

Noi eravam lunghesso mare ancora,come gente che pensa a suo cammino,che va col cuore e col corpo dimora. Purg. II, 10-12 (animo)

Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca,per non venir sanza consiglio a l’arco;ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca. Purg. VI, 130-132 (animo)

“Non tener pur ad un loco la mente”disse ‘l dolce Maestro, che m’avea da quella parte onde il cuore ha la gente. Purg. X, 46-48 (anatomico)

“Nel mezzo del cammin di nostra vita…”. Nel mio caso, in effetti, si trattava quasi di tre quarti ma la “selva” fu forse altrettanto “oscura” in quan-to apprendere di avere una ‘noce’ all’interno del cuore non è certo cosa da poco.

Eppure, per fortuna, rimasi abbastanza sereno e tranquillo, non so ancora se per fatalismo, incre-dulità o per l’innato ottimismo che ci aiuta, e forse è provvidenziale, nei momenti difficili e più ardui della vita.

Si trattava di una diagnosi del tutto accidentale, dovuta ad una ricerca per altra patologia. Nell’esa-me radiologico il mio medico notò un’ombra sospetta all’interno del cuore e richiese quindi ulteriori accertamenti per scoprire di cosa si trattasse.

Una prima ecocar-diografia, in uno dei mi-gliori centri ospedalieri di Catania, dette risul-tati negativi. Sappiamo tutti che le buone noti-zie si credono molto più facilmente delle cattive e quindi sarebbe stato facile fermarsi a que-sto punto e gioire del-lo scampato pericolo, magari considerando il medico eccessivamente sospettoso.

Credo di essere debi-tore invece verso il dr. Elio Dottore che non si lasciò impressiona-re dalla smentita, né si tranquillizzò, ma fece ulteriori accertamenti. Fu allora, a metà dello scorso ottobre, che sco-prì di avere una bella noce, si fa per dire, nella parete interna dell’atrio sinistro. Seguì un inter-vento al Centro Cuore Morgagni di Pedara e tutto si risolse per il meglio.

Questa breve cronaca sarebbe banale se non se ne potesse trarre un insegnamento che conferma e rafforza quanto ha scritto il prof. Xibilia, nel-la prima pagina del numero precedente di questo giornalino, e cioè l’importanza di non sottovaluta-re mai i nostri problemi di salute e di non accon-tentarsi di notizie e diagnosi rassicuranti senza fare nulla per essere davvero sicuri che non ci sia nulla da temere.

L’omissione di ulteriori accertamenti avrebbe avuto quasi sicuramente conseguenze funeste. I mali asintomatici sono forse i peggiori: credia-

mo di star bene mentre qualcosa ci cova dentro e magari esplode all’im-provviso, senza potervi più porre rimedio. Come sempre la soluzione è una via di mezzo: evi-tiamo l’ipocondria ma anche e soprattutto la eccessiva faciloneria quando si tratta della nostra salute.

Prima dell’interven-to ho vissuto, com’era naturale un momento di tristezza e forse an-che di paura ma sono stato confortato dalla Fede. Una breve visita in Chiesa ha rafforzato il mio coraggio.

Dopo l’intervento è stato piacevole e com-movente, sentire l’af-fetto e la simpatia delle persone che mi voglio-no bene. Dovremmo forse imparare a darci più spesso queste dimo-strazioni d’affetto, sen-za aspettare momenti particolari ed eccezio-nali. Mi piace affermar-lo anche perché questo per me non è stato mai facile.

MARIO EMMANUELE

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RubricaLuminari della medicina

a cura di Mario Guzzardi

Questa rubrica è riservata ai Luminari della medicina che hanno onorato la Sicilia e Catania in particolare, per nascita o per avervi esercitato la loro attività professionale. Generalmente si comme-morano quelli che non ci sono più ma abbiamo voluto fare un’eccezione per il prof. Attilio Basile anche per celebrare la sua lunga e proficua vita. Oggi abbiamo l’onore di averlo ancora con noi, ultra centenario come Rita Levi Montalcini, medico-ricercatore Nobel per la medicina (1986).

Attilio Basile nasce a Itala, piccolo paese della provincia di Messina il 15 gennaio 1910.

A 18 anni si iscrive alla Facol-tà di Medicina del suo capoluogo e nel ’34 si laurea con il massimo dei voti e diritto di pubblicazione. Succes-sivamente consegue tre li-bere docenze: in Patologia generale nel ’41, in Pato-logia chirurgica e Prope-deutica clinica nel ’43 e in Clinica chirurgica nel ’48.

La sua preparazione si completa anche attraverso esperienze all’estero pres-so l’Università di Vienna, quale vincitore di borsa di studio (1942) e presso la clinica di Neurochirur-gia dell’Università di Pa-rigi (1947) dove si dedi-ca soprattutto allo studio dei tumori al cervelletto. L’attività didattica inizia all’Unuversità di Messina nel ’51 e continua presso l’Università degli Studi di Catania dal primo novem-bre ’56 fino all’uscita fuori ruolo per raggiunti limiti d’età, il 31 ottobre 1980.

Le sue esperienze in-ternazionali gli hanno dato modo di apprezzare l’importanza di una vi-sione a più largo raggio dei problemi clinici e lo hanno indotto a favorire l’invio all’estero dei suoi colla-boratori, grazie a borse di studio e sovvenzioni di Enti, Ministeri e del CNR. Le mete sono state: gli USA, la Svezia, la Francia, il Belgio, ecc.

L’attività clinica comprende la Chirurgia generale e specialistica:

cardiaca, toracica, urologica. Il 5 aprile ’72 viene eseguito a Cata-nia il primo trapianto di rene del meridione d’Italia da una équipe chirurgica, da lui guidata.

Basile è stato Presidente della sezione italiana dell’Internatio-nal College of Surgeons, poi vice Presidente mondiale e quindi socio onorario; Presidente della Società italiana di Chirurgia (pri-mo chirurgo di una Università siciliana ad aver mai ricoperto

questa prestigiosa carica) elet-to il 19 ottobre ‘78, e Membro effettivo della Corte di discipli-na del Ministero della Pubblica Istruzione, eletto dal Consiglio

Universitario Nazionale. E’ stato anche preside della Facoltà di Medicina e Chi-rurgia dell’Università di Catania (carica che oggi è del figlio prof. Francesco); Presidente dell’Ordine dei Medici e del Lyons Club di Catania.

L’anno scorso, in occa-sione del suo centesimo compleanno, l’Università di Catania ha edito un libro commemorativo, “Attilio Basile Maestro di Chi-rurgia”, che raccoglie i ricordi e le testimonianze di molti suoi allievi e rife-risce alcuni tratti essenziali del suo pensiero. Ne ripor-tiamo alcuni significativi passaggi. • Due grandi passioni sono i requisiti fondamentali e indispensabili per formarsi e dedicarsi alla chirurgia: “desiderio di conoscere e capacità di amare l’uo-mo”;• Dare l’esempio significa “operare”, chirurgicamen-te ma soprattutto costruire quello che sarà il futuro de-gli allievi;• “Nella mia lunga vita […]

ho sempre cercato di vedere il bene e il positivo che ci sono in ogni circostanza ed in ogni rapporto”;

• “Ho sempre cercato di perdona-re i piccoli difetti […] , sfor-zandomi di valorizzare i pregi di ognuno.

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Catania nel CuoreTrimestrale di informazione cardiologica

Direttore: Antonio Circo

Direttore responsabileSalvatore Vitale

Comitato di redazioneAntonio Circo, Mario Guzzardi,

Francesco Turco, Salvatore Vitale

Stampa: Tip. Francesco LazzaraVia Zurria, 46 - Catania

Reg. Tribunale di Catanian.2/2010 del 05-02-2010

(Registro giornali e periodici)

Editore: Ass. Amici del Cuore OnlusPresidente:

Vito Cicchello Leanzadella Casa di Cura “Carmide”

Villa L’UlivoVia Feudogrande, 12

95126 Cataniae-mail: [email protected]

Quote associative annuali:socio ordinario: € 20,00

socio sostenitore: € 35,00c/c Credito Siciliano - Acicastello CT

IBAN: IT-41-Y-0301926102000008012614 “Catania nel Cuore” è distribuito gra-

tuitamente ai soci dell’associazione, agli Istituti di cardiologia, ai medici cardiologi, e a quanti si siano particolarmente distin-ti nella ricerca, nella prevenzione e nella cura delle patologie cardio-vascolari.

Gli articoli, le lettere, e quant’altro, in-viati per la pubblicazione, non vengono restituiti. Il comitato di redazione si riser-va il diritto di modificare o eseguire picco-li interventi sui testi, per uniformarli alle norme redazionali o per esigenze d’impa-ginazione, ma anche per garantire consi-stenza stilistica e uniformità editoriale.

I diritti su tutto ciò che viene pubblicato appartengono a Catania nel Cuore. Ri-guardo alle illustrazioni, la redazione avrà cura di ottenere la relativa autorizzazio-ne degli aventi diritto. Le foto pubblicate sono pertanto acquisite con relativo assen-so scritto o verbale all’utilizzo, o fornite direttamente dagli interessati; altre, senza indicazione di copyright, si intendono di pubblico dominio e pertanto utilizzate co-munque senza fini di lucro. Nel caso che gli aventi diritto siano irreperibili, si resta a disposizione per regolare eventuali spet-tanze.

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non sono alternativi )ALL’Ass. “Amici del Cuore”

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La giornata del bambino obesoa Librino