1964 Cantarella

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  • 8/18/2019 1964 Cantarella

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    M. Casertano G. Nuzzo | Storia e testi della letteratura greca | © 2011 G. B. Palumbo Editore

    P A R T E I I I L’età della polisC A P I T O L O 8 Aristofane

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    Eschilo difende il trono dell’arte tragicadalle pretese di EuripideAristofane, Rane, 754-813

    G U I D A A L L A L E T T U R A

    A lla parabasi segue la movimentatissima scena qui riportata: Eschilo ed Euripide– spiega un servo a Xantia – stanno violentemente litigando per il trono dell’ar-te tragica. Euripide, morto da poco, davanti a un’improvvisata platea della peggiorefeccia umana (la stragrande maggioranza degli ospiti dell’Ade, commenta sarcasticoil servo, e anche del pubblico…) ha offerto un piccolo saggio di sé e della propria ar-te, riscuotendo subito un caloroso successo; forte dell’appoggio di sì qualificato udi-torio, intende ora detronizzare Eschilo. Ma il poeta di Eleusi non si dà per vinto, e laquestione giunge a un punto morto: è perciò necessario un arbitrato, e quale migliorgiudice, per una simile contesa, del dio patrono di quell’arte? Così Dioniso viene in-dicato da Plutone quale arbitro, e davanti a lui inizia il duello.

    XANTIA(Si ode dall’interno un gran baccano) Cos’è questo fracasso lì dentro e que-ste grida e questo alterco?

    SERVOSono Eschilo ed Euripide.

    XA. Ah!

    SE. Una faccenda, una faccenda grossa si agita fra i morti, una vera rivolu-zione!

    XA. E perché?

    SE. Quaggiù c’è una regola, riguardo a tutte le arti nobili e belle: il migliorefra i propri compagni d’arte, riceve il vitto nel Pritaneo e un seggio ac-canto a Plutone…

    XA. (Interrompendo) Capisco.

    SE. Finché arrivi un altro più bravo di lui nell’arte: allora deve cedergli il po-sto.

    XA. E perché questo ha sconvolto Eschilo?

    SE. Era lui che occupava il trono tragico, in quanto era il migliore nella sua arte.

    XA. E adesso chi è?SE. Appena arrivato giù, Euripide si esibì davanti a grassatori, tagliaborse,

    parricidi e scassinatori, che sono gran folla nell’Ade. Quelli, ascoltandoi suoi discorsi contradittorii e gli sgambetti e i raggiri, ne andarono paz-zi e lo giudicarono il più bravo: e lui, montato in superbia, s’impadronìdel trono dove sedeva Eschilo.

    XA. E non lo lapidarono?

    SE. Anzi, per Zeus, il popolo reclamò a gran voce un giudizio, per vederechi dei due fosse più valente nell’arte!

    XA. Quei farabutti!

    SE. E gridavano fino al cielo, per Zeus!

    XA. Ma Eschilo non aveva altri alleati?

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    Eschilo difende il trono dell’arte tragica dalle pretese di EuripideONLINE 100 T16 PAGINA 2

    SE. La gente dabbene è poca, (indica il pubblico) come qui.

    XA. E Plutone, allora, che conta di fare?

    SE. Istituire subito un concorso e un giudizio: una prova fra loro due per l’ar-te.

    XA. E come mai non cercò di prendersi il trono anche Sofocle?

    SE. Lui no, per Zeus! Anzi, appena scese giù, baciò Eschilo e gli diede la de-stra: e quello gli fece posto sul proprio trono. E ora – come diceva Cli-demide 1 – vuol tenersi di riserva: se vince Eschilo, se ne sta a posto suo;e se no, ha promesso di misurarsi lui con Euripide per l’arte.

    XA. Ci siamo, allora?

    SE. Fra poco, per Zeus. Qui succederanno cose incredibili: e la poesia saràpesata sulla bilancia…

    XA. (Interrompendo) Che dici, peseranno la tragedia come lana?

    SE. E tireranno fuori squadre e misure per versi e forme quadrate…

    XA. (c. s.) Per farci i mattoni?

    SE. E diametri e cunei. Euripide dice che vuol esaminare le tragedie versoper verso.

    XA. Direi che Eschilo l’abbia presa male.

    SE. E infatti lo guardò come un toro, a testa bassa.

    XA. E chi sarà il giudice?

    SE. Questo era il difficile: tutti e due trovavano che c’è scarsezza di intendi-tori. E poi, Eschilo non andava d’accordo con gli Ateniesi…

    XA. (c. s.) Molti, forse, li riteneva farabutti.

    SE. E il resto li giudicava delle nullità, quanto a conoscere i veri poeti. E co-sì si affidarono al tuo padrone, visto che è esperto nell’arte. Ma ora en-triamo: quando i padroni hanno da fare, per noi sono pianti. (Rientrano)

    (trad. di R. Cantarella) 2

    1. Personaggio a noi del tuttosconosciuto.2. In Aristofane. Le commedie,vol. V, Milano 1964.

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