Povertà e politiche locali Fabio Fiorillo Università Politecnica delle Marche 5 aprile 2008.
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Regione Marche - Conferenza regionale La povertà nelle Marche
Loreto, 17 maggio 2008
Politiche contro la povertà in Italia e in Europa
di Emanuele Ranci Ortigosa direttore scientifico dell’Irs direttore di Prospettive sociali e sanitarie
2
La povertà in Europa e in Italia
3
La povertà in Italia ein altri paesi europei
Quota di persone con reddito disponibile equivalente inferiore al 60% del reddito mediano nazionale disponibile equivalente
(Fonte: Eurostat, 2005)
4
La povertà dei minori e dei genitori soli con figli a carico
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Bambini con meno di 16 anni Genitori soli con figli a carico
(Fonte: Eurostat, 2005)
5
6
Incidenza di povertà relativa per regionee ripartizione geografica (2005,2006)
0,0
5,0
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15,0
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NORD CENTRO MEZZOGIORNO
2005 2006%
7
8
La spesa per la protezione sociale e per il contrasto della povertà in Europa e in Italia
9
Spesa per protezione sociale: % del PIL
Spesa Totale in % del PIL
Sweden 32,9
France 31,2
Denmark 30,7
Germany 29,5
Belgium 29,3
Austria 29,1
Netherlands 28,5
Finland 26,7
United Kingdom 26,3
Norway 26,3
Italy 26,1
Greece 26
Portugal 24,9
Slovenia 24,3
Luxembourg 22,6
Iceland 23
Hungary 20,7
Poland 20
Spain 20
Czech Republic 19,6
in % del PILSpesa Totale
Romania
Bulgaria
12,6Latvia
13,3Lithuania
13,4Estonia
17Ireland
17,2Slovakia
17,8Cyprus
18,8Malta
10
Aree di intervento
Fonte: Eurostat, 2004.
12,2
12,4
8,5
12,8
15,4
12,7
11,5
2,1
2,2
1,5
1,7
1,5
4,7
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7,5
7,7
6
8,8
6,5
8
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3
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2,5
1,1
3
1,7
0,9
0,7
0,3
1,3
0,1
1,2
1,7
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18
EU 15
Germania
Spagna
Francia
Italia
Svezia
Gran Bretagna
Old age and survivors Disability Unemployment
Sickness/Health care Family/Children Housing and Social exclusion
11
Spesa sociale: esclusione sociale – spesa pro capite (Eurostat Espross 2004)
Misure di sostegno per l'esclusione sociale pro capite in PPS
Netherlands 354,9
Denmark 284
Luxembourg 264,4
Sweden 181,8
Cyprus 150,2
Finland 134,9
Belgium 120,3
Slovenia 119,9
Germany 116,8
Austria 113,5
Ireland 113,1
Greece 110,4
France 109,3
Czech Republic 88
Slovakia 62,1
United Kingdom 52,6
Spain 38,7
Malta 37,9
Misure di sostegno per l'esclusione sociale pro capite in PPS
Portugal 37,3
Lithuania 35,8
Hungary 18,2
Estonia 17,5
Poland 17
Latvia 14,6
Italy 11,5
12
Spesa per la protezione Sociale - Commissione Onofri in % Pil
0369
121518212427
Pensio
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Sanità
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1997 2006
Squilibri quantitativi e strutturali
13
La spesa per l’assistenza sociale
L’incidenza della spesa per l’assistenza sociale è in costante diminuzione: dal 3,5% del 1997 al 3% del 2006 sul PIL, e dal 14,6% al 11,9% sulla spesa per la protezione sociale
14
La spesa pubblica per le prestazioni di assistenza complessiva e per tipologia, 2004.
PrestazioniValore
assoluto(milioni euro)
In % sul Pil
In % sulla spesa totale per l’assistenza
sociale
Assegno sociale (e pensione sociale) 3.346 0,24 7,7
Integrazione al trattamento minimo delle pensioni 13.945 1,00 32,3
Pensione di invalidità civile 2.544 0,18 5,9
Indennità di accompagnamento 8.166 0,59 18,9
Maggiorazione sociale 1.620 0,12 3,7
Assegno per il nucleo familiare 5.495 0,40 12,7
Fondo per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione
248 0,02 0,6
Assegno per le famiglie con almeno tre figli 423 0,03 1,0
Assegno di maternità per le madri 290 0,02 0,7
Pensioni di guerra 1.558 0,11 3,6
Ministero solidarietà sociale 31 0,00 0,1
Totale prestazioni nazionali 37.666 2,71 87,2
Servizi sociali comunali 5.378 0,39 12,5
Province (a) 129 0,01 0,3
Totale prestazioni locali 5.507 0,40 12,8
TOTALE SPESA PER ASSISTENZA 43.173 3,11 100,0
La struttura della spesa sociale
15
La spesa sociale e’ poco redistributiva tra famiglie“povere” e “ricche”
0
5
10
15
20
25
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Famigliepiù povere
Famigliepiù ricche
Fonte: IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana
TOTALE SPESA ASSISTENZA Distribuzione della spesa per decili di famiglie
16
La spesa sociale dei Comuni
17
L’efficacia delle politiche contro la povertà in Europa e in Italia
18
Confronto tra l’efficacia delle pensionie di altri trasferimenti socialinella riduzione della povertà
0,0
10,0
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30,0
40,0
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effectiveness ofpensions
effectiveness ofother socialtransfers
totaleffectiveness
19
L’impatto della spesa sociale sulla povertà
percentuale di riduzione del tasso di rischio di povertàdovuto ai trasferimenti sociali
20
Le politiche contro la povertà in Italia
21
IL CONTRASTO ALLA POVERTA’ IN ITALIA
Una politica sottodimensionata e non universalistica, a bassa efficacia, come i confronti a livello UE evidenziano
Le diverse misure contro la povertà in Italia e assorbono nel loro insieme lo 0,1% del PIL, assai inferiore rispetto ad altri Paesi UE (media 0,9%)
Le statistiche europee non considerano infatti in “housing and social exclusion” le integrazioni al reddito non specificamente finalizzate e a carattere categoriale
22
La sperimentazione del Reddito minimo di inserimento
Introdotto dal gennaio 1999 come: misura di contrasto della povertà e dell'esclusione
sociale attraverso il sostegno delle condizioni economiche e
sociali delle persone esposte al rischio della marginalità sociale ed impossibilitate a provvedere per cause psichiche, fisiche e sociali al mantenimento proprio e dei figli
(d. lgs. 237/98, art. 1 - comma 1)
23
Gli elementi innovativi :
• l’integrazione tra erogazione economica (politica passiva) ed inserimento sociale e/o lavorativo (politica attiva), secondo una logica promozionale del soggetto in carico
• l’universalità ed omogeneità territoriale dell’intervento, nella direzione di un progressivo superamento di logiche discrezionali e categoriali
24
la I sperimentazione, 1999-2000, limitata a 39 Comuni;
la II, 2001-2004,estesa a 306:il 3,8% dei Comuni Italiani; l’8,6% della popolazione residente, di cui:
il 5,5% afferente ai 39 Comuni (3.150.000 abitanti);
il 3,1% afferente ai nuovi 267 Comuni (1.767.000 abitanti)
Comuni e popolazioni coinvolte
25
Le risorse stanziate
Risorse complessivamente stanziate:
- per la I sperimentazione = 246 milioni di euro
- per la II sperimentazione = 583 milioni di euro
26
I limiti della sperimentazione
A livello politico-istituzionale:- la mancanza di una prospettiva pluriennale (in part. nella II fase);- l’assenza di direttive chiare circa la gestione della sperimentazione - la mancanza di un supporto ai territori nella organizzazione dei programmi di inserimento
A livello locale:- l’estrema eterogeneità dei contesti socio-economici ma anche organizzativi in cui si è realizzata la sperimentazione;- lo sbilanciamento della sperimentazione verso i Comuni del centro-sud
27
Cosa ne è stato del RMI?
• La generalizzazione del RMI a tutto il territorio nazionale prevista dalla Legge Quadro 328/00 (art. 23) non è mai avvenuta;
• L’evoluzione politica a livello nazionale ha portato a decretare, a sperimentazione ancora in corso, lo smantellamento del RMI a favore del RUI (Patto per l’Italia - luglio 2002; Libro Bianco sul Welfare - febbraio 2003; PAN inclusione 2003-2005 - luglio 2003)
• La Finanziaria 2004 (l. 350/03) ha immaginato il finanziamento del RUI da parte dello Stato tramite prelievo del 3% sulle cosiddette “pensioni d’oro”. Viene assicurato un concorso nazionale del 50% al finanziamento delle Regioni che attiveranno il RUI …
• La Finanziaria 2005 non fa nemmeno più menzione del RUI
• La Finanziaria 2007 menziona il RMI solo per descrivere le modalità attraverso le quali i fondi non spesi debbano riconfluire nel Fondo nazionale indistinto per le politiche sociali
28
Le Politiche contro la povertà delle Regioni In Italia
29
Norme regionali di contrasto alla povertà
varie forme di sostegno al reddito per cittadini in difficoltà economica temporanea o di lungo periodo;
finanziamenti alle organizzazioni del privato sociale che erogano servizi per i cittadini poveri, in particolare nell’area della grave marginalità;
misure che cercano di intervenire in maniera preventiva sul rischio di povertà ed esclusione sociale provocato da condizioni di vulnerabilità sociale (carichi di cura, spese sanitarie, costi per l’abitazione,…)
30
Sostegno al reddito
erogazione di contributi economici (temporanei o continuativi)
misure assimilabili all’esperienza del Reddito Minimo di Inserimento, che associano il trasferimento monetario ad un “progetto” di inclusione sociale.
31
Misure di contrasto alla povertà sulla traccia del Reddito Minimo di Inserimento
la Campania, legge regionale n. 2 del 19-02-2004, Istituzione in via sperimentale del reddito di cittadinanza, Regolamento attuativo n. 1 del 4 giugno 2004;
la Basilicata con la legge regionale n. 3 del 19-01-2005, Promozione della cittadinanza solidale ha dato il via al cosiddetto patto di cittadinanza;
il Friuli Venezia Giulia, con il Regolamento (n. 0278/Pres del 10 -09-2007) per l’attivazione sperimentale del Reddito di base per la cittadinanza di cui all’articolo 59 della LR n.6 31-03-2006 2006, n. 6 Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale.
32
Misure di contrasto alla povertà sulla traccia del Reddito Minimo di Inserimento
Sicilia, con la legge regionale n. 5 del 19-05-2005, Disposizioni finanziarie urgenti e per la razionalizzazione dell’attività amministrativa, articolo 1, ha istituito i cantieri di servizi;
Veneto ha finanziato il proseguimento della sperimentazione nazionale del Rmi al Comune di Rovigo, attraverso il progetto pilota “Sperimentazione del reddito di ultima istanza” (dgr. 1294/04, dgr.2643/07)
33
Misure regionali di assistenza economica
con programmi di inserimento sociale
Valle d’Aosta: l.r.19/1994, Norme in materia di assistenza economica, modificata dalla l.r.18/2001 “Piano socio-sanitario regionale 2002/2004” e dalla l.r.38/2001 “Legge finanziaria per l’anno 2002 e per il triennio 2002/2004” e successive deliberazioni;
Provincia Autonoma di Bolzano l.p. 13/1991, Riordino dei servizi sociali;
Provincia Autonoma di Trento (l. p.14/1991,
Ordinamento dei servizi socio-assistenziali).
34
Misure per il contrasto alla povertà con
interventi di assistenza economica
Abruzzo : 1) istituisce il Fondo per il sostegno dei nuclei familiari al di sotto della soglia di povertà (l.r. 47/2006) 2) finanzia buoni di acquisto nella misura massima di € 900 l'anno per i titolari di pensioni sociali minime in possesso di certi requisiti (art. 2 della l.r.29/2006)
Sardegna stanzia un finanziamento per l’erogazione di contributi economici per famiglie e persone in gravi condizioni di povertà da lungo tempo o di breve durata gestito a livello comunale (DGR N. 40/17 del 2007, Programma sperimentale per la realizzazione di interventi di contrasto delle povertà estreme, con l’impegno di euro 5.500.000 in attuazione dell’art.35 della l.r.2/2007)
35
Altre misure per il contrasto alla povertà
Puglia prevede un ventaglio di contributi economici per il contrasto alla povertà (Lr 19/2006), Nel 2007 è stato emanato il bando gestito a livello di Ambito per l’assegno di cura, ma non vi sono stati interventi sugli altri istituti previsti (contributo sociale per l’integrazione del reddito, reddito minimo di inserimento)
Calabria prevede interventi economici associati a progetti personalizzati di inserimento sociale a favore delle famiglie in stato di bisogno (l.r.1/2004 Politiche regionali per la famiglia artt.3,4), ma non ha ancora emanato i regolamenti attuativi.
Piemonte ha istituito il Fondo per il Sostegno ai Disoccupati, misura che si colloca nell’ambito delle politiche del lavoro
36
Redistribuzione di eccedenze alimentari, e servizi per i senza fissa dimora
Lombardia, con la l.r.25/2006 Politiche regionali di intervento contro la povertà attraverso la promozione delle attività di recupero e distribuzione di prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale;
Emilia Romagna, con la l.r.12/2007, Politiche regionali di intervento contro la povertà attraverso la promozione delle attività di recupero e distribuzione di prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale.
Sicilia con il d.a. 2/7/2004, Approvazione del progetto "Siciliaiuta 2004" in attuazione dell’Art. 97 della legge regionale n. 2 del 26 marzo 2002.
Potenziamento dei servizi per senza fissa dimora: Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Umbria, Sardegna, Valle D’Aosta , Veneto, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano
37
Politiche regionali e RMI
misure di assistenza economica regolamentate da leggi regionali precedenti l’esperienza del RMI e caratterizzanti il welfare locale (Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano);
forme di sostegno al reddito successive alla sperimentazione del RMI e che ad essa si riconnettono sostanzialmente (Campania, Basilicata, Friuli Venezia Giulia) o parzialmente (Sicilia con iniziative di lavoro socialmente utile, Veneto con una sperimentazione nel solo Comune di Rovigo);
leggi regionali che recentemente hanno istituito un “pacchetto” di misure per il contrasto alla povertà, comprendenti forme di sostegno al reddito non legate a programmi di inserimento sociale (Abruzzo, Sardegna, Calabria).
38
Le politiche di redito minimo
39
Gli obiettivi delle politiche di reddito minimo
Il reddito minimo in Europa generalmente è una forma di assistenza non contributiva e non categoriale concepita per combattere la povertà garantendo un adeguato standard di vita e la re-integrazione sociale alle persone che godono di un reddito insufficiente
Le caratteristiche principali del reddito minimo sono:– l’essere una misura equitativa basata sulla prova dei mezzi,
e rivolta a soggetti non altrimenti protetti da politiche specifiche che li aiutino ad uscire dalla povertà e ad attivarsi verso l’inclusione sociale ed il mercato del lavoro
– l’essere una misura che promuove l’integrazione tra le politiche sociali e le politiche attive del lavoro, le politiche educative e di formazione, le politiche sanitarie e abitative ecc..
40
Il reddito minimo in Europa
Con l’eccezione di Grecia ed Ungheria, Italia, tutte le nazioni europee possiedono qualche strumento che fornisce integrazioni al reddito, con variazioni notevoli per ciò che riguarda la struttura e la copertura
.
41
Requisiti comuni ai RMI
Universalità, diritto soggettivo esigibile Non contributività Valutazione dei mezzi familiare o
individuale Orientamento e disponibilità ad
inserimento sociale e lavorativo
42
Differenze fra le misure RMI
Livelli di generosità Redditi e trattamenti individuali o familiari Scale di equivalenza familiari Finanziamento e gestione centralizzati o decentrati Rmi per tutta popolazione o per target specifici Previsione dell’assegnazione di alloggi Previsione di interventi o servizi sociali complementari Previsione di formazione e inserimento lavorativo Impegni dei beneficiari e sanzionabilità delle inadempienze Durata della misura
43
Livelli di responsabilitàe di finanziamento
Slovak Republic, Sweden
Mix
Austria, Germany, (Italy)
Local
RomaniaBelgium, Bulgaria, Check Republic, Cyprus, Denmark, Estonia, Finland*, France, Ireland, Latvia, Lithuania, Luxembourg, Malta, The Netherlands, Poland, Portugal, Slovenia, United Kingdom
Central
MixedLocalCentral
FinanziamentoR
esp
on
sab
ilità
44
Durata del reddito minimo e condizioni per il rinnovo
United Kingdom
Sweden
Romania
Poland
The Netherlands
Malta
Luxembourg
Ireland
Germany
Finland
Estonia
Denmark
SpainCyprus
SloveniaCheck Republic
Slovak RepublicBulgaria
LatviaPortugalBelgium
FranceLithuaniaAustria
Limitata, eventualmente rinnovabile con limitazioni
Limitata ma rinnovabileIllimitata
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45
Reddito minimo di inserimento (RMI)
Dimensione assistenza economica:– universalistica– selettiva su reddito familiare– erogazione monetaria integrativa
Dimensione inserimento sociale e/o lavorativo:– progettazione e accompagnamento– su singole persone– negoziata e impegnativa
46
Le stime sul costo
Per le sole erogazioni economiche, assumendo le regole e i criteri della sperimentazione, abbiamo stimato (considerando gli affitti deducibili) una spesa di 3,2 mld di €.
Si deve comunque considerare che su tale fondo dovrebbero affluire le risorse oggi impegnate da misure da cancellare, una volta assicurata la continuità delle tutele per i beneficiari.
Vanno anche considerati i risparmi che gli Enti locali realizzerebbero sulle loro attuali erogazioni monetarie.
47
Ripartizione fra le Regioni del fabbisogno finanziario RMI e FNPS
48
Attuazione graduale e progressiva
Definizione livello integrazione del reddito, su scala di equivalenza, da minimi con tappe di elevazione previste e programmate da ISEE a € 350, poi a € 400, e via via fino a livelli essenziali
Selezione famiglie con situazioni particolarmente fragili e onerose (famiglie monogenitoriali, con numerosi figli, con oneri di cura per componenti non autosufficienti) con tappe programmate di progressiva estensione
49
Prova dei mezzi
l’Isee fa riferimento alle posizioni fiscali e queste in Italia sono notoriamente poco affidabili
rispetto ai redditi da considerare, vanno incluse tutte le erogazioni assistenziali di cui la famiglia beneficia
si pone il problema della considerazione uguale o differenziata dei redditi da lavoro dipendente o autonomo
va dedotto dal reddito l’affitto, che espone ad oneri assai consistenti
va garantita la collaborazione fra le diverse amministrazioni competenti
a fronte di dichiarazioni inaffidabili o a casi di redditi da lavoro nero, occorrono anche ulteriori strumenti e indicatori di controllo
50
Lo sviluppo della rete dei servizi
anche per valorizzare la riqualificazione dei rapporti fra amministrazione e cittadini che l’esperienza del RMI ha evidenziato, in termini di tendenziale superamento di un rapporto paternalistico se non clientelare fra questuante ed elargitore,
con la proposizione di un rapporto più corretto di verifica dell’esistenza dei requisiti relativi ad un diritto, di successiva analisi della condizione familiare e negoziazione di eventuali misure di inserimento, su cui stipulare reciproci impegni
con maggior trasparenza e dignità sia per il richiedente che per l’operatore, e promozione di una cultura di cittadinanza
51
Rmi e altre misure di sostegno
la scala di equivalenza deve dare peso adeguato ai componenti fragili per includere, quindi, elementi di politiche familiari e assistenziali
si pone un problema di cordinamento fra diverse misure di sostegno al reddito (erogazioni per la famiglia con figli, per la non autosufficienza, ecc), oltre che con gli ammortizzatori sociali
52
L’introduzione del RMI implica una scelta strategica
affidare al sistema territoriale un ruolo preminente nella gestione degli interventi (monetari e non) e dei servizi
è un cambiamento radicale rispetto all’attuale situazione in cui più dell’80% della spesa socioassistenziale è assorbita da misure monetarie erogate centralmente
53
Va sviluppato il sistema dei servizi territoriali
anche la sperimentazione del RMI lo ha evidenziato i gravi ritardi, soprattutto del Mezzogiorno,
generano ulteriori disparità, vanno affrontati con specifiche iniziative
programmatorie e finanziarie, concordate fra Governo e Regioni, e verificate nei loro esiti
sono operazioni di sviluppo complesse, di medio periodo, che quindi è urgente attivare tempestivamente
54
Il territorio consente
valutazione del soggetto/famiglia destinatari e del contesto di appartenenza,
progettazione personalizzata e scelta degli interventi più appropriati
valorizzazione delle risorse e responsabilizzazione dei soggetti beneficiari
monitoraggio e controllo sullo specifico utilizzo degli interventi e delle risorse,
valutazione di risultato
55
Rmi e altre misure di sostegno
la scala di equivalenza deve dare peso adeguato ai componenti fragili per includere, quindi, elementi di politiche familiari e assistenziali
si pone un problema di cordinamento fra diverse misure di sostegno al reddito (erogazioni per la famiglia con figli, per la non autosufficienza, ecc), oltre che con gli ammortizzatori sociali
56
Monitoraggio e valutazione
il RMI va monitorato in modo adeguato, senza le lacune che la valutazione ha registrato nelle sperimentazioni, per procedere ad aggiustamenti, correzioni, integrazioni in progress
deve trattarsi di un monitoraggio non solo in termini di controllo amministrativo ma anche di valutazione sulla qualità della conduzione del processo e i suoi esiti.
la raccolta e il flusso di informazioni va incentivato con premi/sanzioni
57
Che ne sarà ?
a livello nazionale ai livelli regionali ai livelli locali ( Comuni, Ambiti )