1. Il medioevo – Storia del termine e sua periodizzazione ... · 2.2 Il regno dei Longobardi in...
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1. Il medioevo – Storia del termine e sua periodizzazione interna
Il termine medioevo – riferito alla storia d'Europa – deriva dall'unione della parola latina
medius (“di mezzo”) con aevum (“età”) e significa, quindi, età (epoca) di mezzo.
La prima domanda che dobbiamo farci è: tra quali altre epoche il medioevo si colloca?
La risposta è: il medioevo è quell'epoca storica che si trova tra quella antica (classica) e
quella moderna (che ha inizio col Rinascimento) . Per comodità storiografica si è soliti
utilizzare come termini temporali il 476 d.C. (quando si ha la caduta dell'impero romano di
occidente) e il 1492 d.C. (la scoperta dell'America).
LINEA DEL TEMPO: tra tutte le epoche storiche il medioevo, coi i suoi 1000 anni, è quella
più duratura.
476 d.C. |_______________________Medioevo __________________________| 1492 d.C.
Naturalmente questa è solo una periodizzazione cioè un tentativo da parte dell'uomo di
definire un'epoca ponendo delle date significative come inizio e termine . Gli uomini che
vissero prima e dopo il 476 d.C. e prima e dopo il 1492 non si accorsero certo di stare
“attraversando” un'epoca!
I primi a utilizzare questo termine (in latino “medium aevum” o “media aetas”)
furono gli umanisti italiani del XV secolo che, nel loro tentativo di recuperare ed imitare
l'arte classica greca e romana, vedevano i secoli in cui questa cultura era andata perduta come
un'epoca che negava la bellezza e il sapere, un periodo oscuro, dominato dall'ignoranza e dalla
violenza. Gli umanisti definirono l'arte di quel periodo col termine gotico (in senso
dispregiativo, dal nome della popolazione “barbarica” dei Goti).
Questa connotazione negativa durò nel tempo e il termine medioevo fu impiegato in svariate
accezioni e colorazioni: per i protestanti del XVI secolo il medioevo era l'imbarbarimento
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della Chiesa e della vera fede; per gli illuministi del XVIII, che credevano fortemente nella
ragione umana come unico mezzo di conoscenza, il medioevo coincideva col trionfo
dell'ignoranza e della superstizione.
Solo col romanticismo, tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, si iniziò a cambiare
questa visione, a vedere nel medioevo l'origine degli odierni stati e culture nazionali d'Europa e
ad apprezzarne l'arte (oggi non si usa il termine gotico solo per l'arte e l'architettura medievale,
ma anche per designare particolari stili di musica, di abbigliamento e perfino di fumetti o film, e
l'accezione non è affatto negativa!).
Nonostante tutto, però, il termine medioevo conserva ancora oggi un'accezione negativa.
Periodizzazione interna del medioevo: alto e basso medioevo.
Mentre in passato si tendeva a vedere tutto il periodo come una sostanziale decadenza culturale rispetto
alla classicità greca e romana, oggi si tende ad esaltarne alcuni aspetti. Per esempio, come già capirono i
romantici, nel medioevo si assiste alla nascita dei primi importanti stati nazionali (Francia, Inghilterra) e
si pongono le basi culturali dell'odierna Europa.
Per comodità si è soliti dividere il medioevo in due periodi: Alto Medioevo e Basso Medioevo. L'anno
Mille è il discrimine tra i due periodi, anche se è bene ricordare come queste siano date di comodo,
suscettibili di modifiche e interpretazioni.
476 d.C.|____Alto Medioevo_______|| 1000 ||_________Basso Medioevo_________|1492 d.C.
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2.1 Riepilogo dei fatti più importanti dell'Alto Medioevo 476 d.C. - 1000
Come detto, queste date sono convenzionali. Il medioevo non è certo iniziato nel 476 d.C. e chi
visse in quegli anni probabilmente percepì che stavano avvenendo alcuni fatti sconvolgenti, ma non
pensò certo che stesse finendo un'epoca o che ne stesse iniziando un'altra.
Nel 476 l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augustolo, viene deposto dal re
degli Eruli (un popolo cosiddetto “barbaro”) Odoacre. Odoacre divenne re d'Itala e le insegne
imperiali furono mandate a Bisanzio, dall'imperatore d'Oriente Zenone, ponendo così fine all'impero
romano d'Occidente.
Dalle invasioni barbariche ai regni romano barbarici.
Prima di iniziare a ricordare alcuni fatti e avvenimenti è opportuno soffermarci sul significato
del termine barbaro. Che cosa vuol dire? Da dove deriva?
L'italiano barbaro è un termine che deriva dal latino BARBARUS che a sua volta derivava
dal greco. Ha probabilmente un'origine onomatopeica risultante dal raddoppiamento del suono bar.
Originariamente indicava un parlare incomprensibile, percepito come rozzo. Quando i greci si riunirono
sotto il nome di Elleni, col termine barbaro si designò chiunque non parlasse la lingua greca. Il barbaro
era, insomma, lo straniero, il forestiero: chiunque parlasse una lingua inintelligibile per chi l'ascoltasse. I
romani, ad esempio, potevano essere designati come barbari. Col tempo prese un significato ostile, di
scherno.
Se cerchiamo in significato del termine dell'Enciclopedia Treccani leggiamo:bàrbaro agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. barbărus, gr. βάρβαρος]. – 1. Straniero, nel senso in cui i Greci e i Romani dicevano
barbaro chiunque non fosse greco o romano, e nel senso in cui il Rinascimento opponeva il concetto di barbaro a quello
della romanità e della classicità […], appartenente a una civiltà primitiva, arretrata, e per estens. persona ignorante, rozza,
oppure feroce, crudele.
Le popolazioni barbariche erano, in età imperiale, i popoli che vivevano al di fuori dei confini
dell'impero romano. Questi popoli sono sempre esistiti e forse uno dei più famosi è quello dei Galli
(sconfitti da Cesare, e immortalati nell'immaginazione di tutti dal fumetto, poi cartone animato, Asterix
e Obelix).
Alcune considerazioni sul perché si sia avuto il declino dell'Impero:
*L'Impero romano nei secoli si era ingrandito a dismisura ed era diventato via via più
difficile non solo conquistare nuovi territori, ma difendere quelli posseduti.
*Le città si erano ingrandite, mentre le campagne si erano spopolate .
*Già dal I secolo d.C. l'impero aveva accolto popolazioni barbariche dentro i confini , in
modo da utilizzarli per difendersi da altri invasori e per ripopolare le campagne. Spesso si era
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assistito a un'assimilazione e a una unione di questi popoli, tanto che ben presto si ebbero molti generali
di origine barbara.
Nel IV e nel V secolo tuttavia le pressioni divennero sempre più forti e si iniziarono ad avere le
prime invasioni. Gli imperatori e i generali si dimostrarono inadeguati e incapaci di contrastare queste
nuove forze. Uno dei momenti più critici fu il sacco di Roma del 410 d.C. da parte dei Visigoti
guidati da re Alarico, che lasciò sbigottita e attonita tutta la popolazione che pensava che questa
disgrazia fosse il segno dell'imminente fine del mondo o comunque una punizione divina..
Basterà leggere questa testimonianza di un padre della Chiesa, San Girolamo, per rendersi conto
di quanto fu micidiale per la popolazione l'assedio e il successivo sacco della città:
Mentre così vanno le cose a Gerusalemme, dall’Occidente ci giunge la terribile notizia che Roma viene assediata, che si compra
a peso d’oro la incolumità dei cittadini, ma che dopo queste estorsioni riprende l’assedio: a quelli che già sono stati privati dei beni si vuol
togliere anche la vita.
Mi viene a mancare la voce, il pianto mi impedisce di dettare. La città che ha conquistato tutto il mondo è conquistata: anzi cade
per fame prima ancora che per l’impeto delle armi, tanto che a stento vi si trova qualcuno da prendere prigioniero. La disperata bramosia
fa sì che ci si getti su cibi nefandi: gli affamati si sbranano l’uno con l’altro, perfino la madre non risparmia il figlio lattante e inghiotte nel
suo ventre ciò che ha appena partorito.
San Girolamo, Lettere, 6, 127
Si assiste così al declino dell'impero romano d'Occidente e alla formazione di organismi politici
nati dall'insediamento sul territorio di popolazioni barbare (che d'ora in poi chiameremo semplicemente
germaniche). Non dobbiamo pensare a invasioni di milioni di persone. Spesso i popoli invasori erano
formati da decine di migliaia di individui.
Un fattore che aiutò l'integrazione tra la popolazione di origine romana e gli “invasori” fu il
fatto che spesso i popoli germanici erano convertiti al Cristianesimo (che con l'imperatore Teodosio
nel 380 d.C. era diventata la religione ufficiale dell'Impero ). In più in questi popoli c'era una
sorta di sudditanza psicologico davanti all'imponente cultura romana (un po' come i romani –
conquistatori della Grecia – erano stati conquistati dalla cultura greca classica). Nei vari regni che si
vennero a creare (ci basti ricordare quello degli Ostrogoti in Italia, dei Visigoti in Spagna, quello dei
Franchi nell'odierna Francia, degli Angli e dei Sassoni nell'odierna Inghilterra) spesso le due etnie
erano sottoposte a diversi regimi legislativi: la legge romana per i romanici (gli abitanti di origine
romana), leggi germaniche per i germanici.
Da notare che:
* per i romani il diritto si basava sul principio di territorialità: fin dove era giunto l'impero
erano giunte le stesse leggi.
* per i popoli germanici valeva il principio della personalità del diritto, legato all'appartenenza
etnica (e quindi più adatto a un popolo nomade, come erano stati fino a poco tempo prima).
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Per quanto riguarda l'Italia dobbiamo ricordare come Roma fosse il centro della cristianità ,
passata da sede dell'imperatore (cioè del potere temporale) a sede del Papato (cioè sede del potere
spirituale).
Con il 476 inizia una soggezione politica dell'Italia ad altre stirpi che durerà a lungo .
Dopo Odoacre arrivarono gli Ostrogoti (489). Questi dominarono per nemmeno un secolo,
fino a quando nel 553 i Bizantini, guidati dal generale Belisario li sconfissero. L'impero sembrò
nuovamente riunirsi, ma nel 569 Alboino, re dei Longobardi sconfisse i Bizantini e prese possesso
della penisola. Questo dominio durò fino a quando Carlo Magno sconfiggerà Desiderio (774) ,
l'ultimo re dei Longobardi.
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2.2 Il regno dei Longobardi in Italia (569-774)
E' importante ricordare i Longobardi perché sarà con loro che si creerà quella frattura e
divisione tra Nord e Sud Italia che perdurerà fino all'Unità d'Italia (1861). Sarà anche grazie ad
alcune donazioni effettuate proprio dai Longobardi che si costituirà il primo nucleo dello Stato della
Chiesa.
I Longobardi posero la loro capitale a Pavia. La peculiarità di questo regno fu l'assenza di una
continuità territoriale e di un forte potere centrale (pensate che l'assenza di un re poté arrivare fino a
dieci anni). Non conquistarono tutta la penisola ma si accontentarono del nord e di alcuni territori
come Benevento e Spoleto, dove fondarono dei Ducati. Lasciarono ai Bizantini le zone costiere,
l'Esarcato (Ravenna), la Pentapoli e il Sud Italia.
I Longobardi non erano cristiani e non si mescolarono con la popolazione romanica. La
conversione avvenne nel 584 con re Autari (convinto dalla moglie Teodolinda).
Importantissimo fu l'Editto di Rotari del 645: furono infatti messe per iscritto, in latino, le
leggi longobarde. In questo editto si eliminò la faida (libertà di vendetta personale in caso di lesione
di un proprio diritto mediante l'uso della forza) e si introdusse al suo posto il guidrigildo (il
risarcimento in denaro).
Altro fatto fondamentale è la cosiddetta donazione di Sutri, un territorio bizantino vicino
Roma che il re longobardo Liutprando avrebbe donato alla Chiesa di Roma, creando di fatto il primo
nucleo del futuro Stato Pontificio.
Dalla dominazione longobarda ci giungono anche eredità lessicali, parole che in molti casi
vivono ancora oggi, con tracce significative: bara,
federa, ricco, russare, scaffale, schermire, sguattero,
balcone, zuffa, staffa, strofinare, gruccia. Da notare
anche termini che servono per designare parti del
corpo umano (schiena, stinco, milza, anca, guancia).
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2.3 L'azione politica del Cristianesimo
Non si può parlare di Medioevo senza parlare di Cristianesimo. Ripassiamo quindi le tappe
fondamentali di questa religione.
Il Cristianesimo ha contribuito a modificare profondamente la società già in epoca romana. Il
ruolo sociale e politico della Chiesa si è però fatto sentire in tutta la sua forza nel momento in cui
è venuto a mancare l'impero d'Occidente.
Secondo alcuni studiosi il Cristianesimo, con la sua dottrina della tolleranza e della non
violenza, fu una delle cause che portarono alla crisi dell'Impero. Tuttavia questa crisi era già in atto ben
prima che il nuovo credo si affermasse e fosse adottato come unica religione (380 d.C.). Anche
Costantino – che nel 313 d.C. con l'Editto di Milano aveva legalizzato tutti i culti (compreso il
Cristianesimo) e che nel 325 promuoverà il primo concilio della storia della chiesa (il Concilio di
Nicea) – vedeva il dio dei cristiani come uno fra i tanti dei.
Della predicazione di Gesù di Nazareth dobbiamo tener presenti due valori che si ponevano in
antitesi col paganesimo (e la politica) dell'Impero:
* divisione tra potere temporale e spirituale secondo il motto “Date a Cesare quel che è di
Cesare e a Dio quel che è di Dio”
* visione spirituale e trascendentale
Documenti su cui si fonda il Cristianesimo
I documenti su cui si fonda la religione cristiana sono i Vangeli. Questi furono messi per
iscritto verso la fine del I secolo d.C. . La Chiesa ne riconosce 4 (definiti canonici): quelli degli apostoli
Matteo e Giovanni e quelli dei discepoli Luca e Marco. Furono scritti altri vangeli che la Chiesa non ha
mai riconosciuto come autentici e che ha definito apocrifi. Oltre ai vangeli si hanno gli Atti degli
apostoli, le Lettere e l'Apocalisse (un testo caratterizzato da visioni simboliche sul paradiso e sulla
fine del mondo, scritto da Giovanni). Questi quattro testi riuniti vengono chiamati Nuovo testamento.
Insieme ai libri della tradizione ebraica (l'Antico testamento) formano la Bibbia. Il Cristianesimo,
dunque, è una continuazione dell'Ebraismo, religione con cui condivide molto.
Organizzazione gerarchica della chiesa
Ben presto la nuova religione si organizzò e gerarchizzò: le numerose comunità cristiane
formarono chiese locali che erano guidate da un presbiterio (l'odierno prete) che aveva degli aiutanti,
o ministri, detti diaconi. Un certo numero di chiese veniva raggruppato in una diocesi, e queste erano
controllate dai vescovi (considerati successori degli apostoli). Questo minuzioso radicamento
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territoriale diventerà sempre più importante man mano che l'apparato imperiale si disgregherà e questo
sistema è ancora attivo oggi.
Cristianesimo e Paganesimo
I romani, inizialmente, non percepirono il Cristianesimo come una minaccia e pensarono che
fosse l'ennesimo culto proveniente dall'Oriente. Non bisogna dimenticare che i romani si sono sempre
dimostrati tolleranti dal punto di vista religioso: accoglievano le divinità degli altri popoli e “se ne
impossessavano”, le romanizzavano (si pensi alle divinità greche: Zeus divenne Giove, Afrodite
Venere ecc...).
Tuttavia, questo non sarebbe potuto avvenire – e non avvenne – con il Cristianesimo in quanto,
come l'ebraismo, essa è una religione monoteista (che ammette cioè un solo e unico dio e nega tutti gli
altri). I cristiani, pur riconoscendone il potere temporale, non avrebbero potuto adorare l'imperatore
come un Dio (cosa invece comune per i pagani). Viceversa il paganesimo era una religione politeista e
gli dei avevano e incarnavano vizi e virtù degli uomini.
Altri aspetti importanti che ben presto crearono contrasti furono la natura non individualistica
ma comunitaria, l'ideale di egualitarismo e fratellanza. La fede cristiana delle origini era soprattutto
una fede interiore, non esteriore (come lo era invece quella pagana, piena di rituali collettivi) e i primi
cristiani rifiutavano la guerra e l'omicidio – in quanto consideravano la vita come sacra. Questo non
poteva non entrare in conflitto con la religione pagana, che invece esaltava le differenze sociali e
naturali, la forza, la guerra e la violenza (su cui era stato fondato l'impero). Inoltre, mentre il
paganesimo romano era una religione nazionale, aperta ad accettare altri dei da altre nazioni, il
Cristianesimo è una religione universale: indirizzata a tutti i popoli della terra.
La conquista dell'Impero
In una prima fase il Cristianesimo venne tollerato e riuscì a diffondersi in Palestina, Asia
Minore, Egitto, Italia, Africa settentrionale, Gallia e Spagna. Tra il I e il II secolo vi aderirono le fasce
più deboli e povere della popolazione e il ceto medio cittadino. Nonostante nel III secolo vi fossero
state non poche adesioni da parte delle classi più ricche della popolazione, vi furono violente
persecuzioni. Uno dei più violenti persecutori fu l'imperatore Diocleziano (tra il 284 e il 311). I
Cristiani furono costretti a nascondersi (si pensi alle catacombe, luoghi sotterranei in cui venivano
celebrate le messe e in cui i cristiani erano sepolti) e furono processati e torturati. Coloro che non
abiurarono (rifiutarono, sconfessarono) la loro fede vennero uccisi.
La tendenza però si invertì radicalmente col suo successore, Costantino che, come abbiano
visto, nel 313 d.C. emanò l'Editto di Milano, con cui si proclamava la libertà di tutti i culti, compreso
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quello cristiano. Con Costantino si ebbe anche il primo caso della storia di cesaropapismo:
l'intromissione dell'imperatore o del potere temporale nelle questioni spirituali della Chiesa .
Infatti la comunità cristiana iniziava a dividersi su alcune questioni prettamente teologiche. La più
importante fu quella posta dal teologo egiziano Ario che sosteneva che Gesù fosse sì il figlio di Dio, ma
che non ne condividesse pienamente la natura divina, poiché Dio sarebbe unico. Per Ario, in pratica,
Gesù era un semidio.
Costantino nel 325 d.C. convocò a Nicea un concilio, una riunione di tutti i vescovi della
cristianità presieduto dalla stesso Imperatore. Il concilio condannò la teoria di Ario come un'eresia (dal
greco airesis, ossi “scelta, elezione, partito, setta” per indicare una dottrina o una convinzione che si
svincola dalla vera fede cristiana). Dunque l'arianesimo (o eresia ariana) fu la prima eresia nella storia
del Cristianesimo.
Un successivo, e fondamentale, passo fu compiuto nel 380 d.C. dall'Imperatore Teodosio che,
con l'editto di Tessalonica, dichiarò il Cristianesimo l'unica religione di Stato.
Per terminare è importante sottolineare un'altra volta come, man mano che le istituzioni
dell'Impero d'Occidente si sgretolavano, la Chiesa diventasse l'unico punto fermo della società .
Tuttavia anche nella Chiesa si iniziarono a creare divisioni e discordie. Una su tutte fu la questione del
primato su tutte le altre chiese del Vescovo di Roma (il Papa), in qualità di successore di Pietro
(capo degli Apostoli). In Oriente ciò non venne mai accettato e, successivamente, questa divergenza
avrebbe portato allo scisma (cioè la divisione) tra i cattolici (coloro che riconoscevano la suprema
autorità del Papa) e gli ortodossi.
Nel Medioevo la Chiesa cattolica assunse sempre più un peso sociale e politico (come vedremo
diventerà proprietaria di un intero stato, lo Stato Pontificio), non solo spirituale, che avrebbe vincolato
perfino i sovrani dei grandi regni d'Europa. Quando i monarchi o gli imperatori tenteranno di ribadire
la propria supremazia su di essa, si accorgeranno a loro spese delle forti resistenze di una potenza che,
da promulgatrice di valori come la tolleranza e la pace, ben presto si era trasformata in un elemento di
conservazione del potere: si pensi alle persecuzioni contro gli eretici, sempre cristiani , o alle guerre
di religione.
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2.4.1 Il regno dei Franchi: dai Merovingi ai Pipinidi
Come detto in precedenza, i Franchi erano un popolo di origine germanica che aveva occupato
grosso modo la Gallia. I Merovingi furono la prima dinastia di re, chiamati così dal capostipite
Meroveo. Di questa dinastia è importante ricordare re Clodoveo, che che consolidò la monarchia e
che nel 496 d.C. si convertì al Cristianesimo.
Alla sua morte però il regno, secondo una visione privatistica e tribale, fu diviso tra i suoi
quattro figli anziché andare a un unico erede. Si crearono così quattro territori (Neustria, Austrasia,
Burgundia e Aquitania), che restarono tutto sommato indipendenti dal re anche quando furono
nuovamente riuniti. I sovrani merovingi furono infatti regnanti deboli, in balia dei nobili e soprattutto
dei potentissimi maestri di palazzo o maggiordomi che divennero ben presto le più importanti figure
politiche.
Alla fine del VIII secolo proprio uno di questi maestri di palazzo, Pipino di Heristal
(maggiordomo di Austrasia) riunì definitivamente i quattro territori e fu dichiarato duce e principe dei
franchi. Pipino di Heristal può esser considerato il fondatore della dinastia dei pipinidi-carolingi, o
semplicemente carolingi (sebbene ancora formalmente i regnanti fossero i merovingi) La sua
opera di unificazione e di espansione fu continuata dal figlio Carlo Martello che nel 733 sconfisse gli
arabi a Poitiers (nell'Ovest della Francia, un passaggio strategico per arrivare a Parigi). Come vedremo
in seguito questa vittoria fu importantissima (uno dei pochi motivi per cui ancora oggi viene
ricordato) perché fermò l'impetuosa avanzata dei musulmani che, come vedremo, avevano fondato un
grandissimo impero (dall'Arabia alla Spagna, passando per tutta l'Africa settentrionale). Dopo questa
sconfitta l'avanzata cessò.
Questa importante vittoria però oscurò ancor più i sovrani merovingi, considerati degli incapaci,
se non addirittura dei fannulloni. Alla morte di Carlo Martello il potere passò ai suoi due figli:
Carlomanno e Pipino il Breve. Non è chiaro il perché (qualcuno parla di scelta volontaria, altri di
imposizione da parte di Pipino), ma nel 747 Carlomanno si ritirò dalla scena politica rinchiudendosi
nel monastero di Montecassino (vicino Roma). A questo punto Pipino il Breve, con l'appoggio del
Papa, fece destituire l'ultimo re merovingio (Childerico III) e si fece ungere re di Francia nel 751 da
Bonifacio, vescovo di Magonza. Con questo tipo di incoronazione Pipino il Breve cercava di avere una
consacrazione divina, come vedremo avverrà successivamente per il figlio Carlo Magno.
La nascita dello stato della Chiesa
Come abbiamo visto, Sutri fu il primo territorio del futuro Stato Pontificio e la donazione fu
fatta dal re longobardo Liutprando. Tuttavia il rapporto tra i longobardi e la Chiesa non fu, in seguito,
idilliaco. La chiesa era preoccupata dalle mire espansionistiche di alcuni sovrani longobardi, il più
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importante dei quali fu Astolfo. Egli mirava a unire il frammentato regno longobardo (soprattutto
voleva controllare, non solo formalmente, i Ducati di Spoleto e Benevento). Quando vi riuscì il papa
iniziò a temere che il re longobardo potesse conquistare anche i territori dei bizantini, arrivando a
minacciare lo stesso Ducato romano. Dopo aver avallato la destituzione dell'ultimo re merovingio,
trovò un prezioso alleato in Pipino. Il legame fu formalmente sancito quando lo stesso papa Stefano II
si ricò in Francia per incoronare Pipino e la moglie re e regina di Francia e per nominare i loro figli,
Carlo e Carlomanno, Patrizi dei Romani. Ben presto Pipino fu chiamato in Italia per difendere il
pontefice e il Ducato romano. Vinse una prima volta, assediando Astolfo a Pavia e costringendolo alla
resa e alla restituzione dei territori sottratti al Ducato di Roma. Tuttavia, non appena Pipino lasciò
l'Italia le ostilità ripresero. Il papa allora implorò Pipino di tornare e di sistemare una volta per tutte la
questione. Pipino sconfisse nuovamente Astolfo che perse non solo i territori del Ducato di Roma,
ma tutte le terre che aveva sottratto ai Bizantini: l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli . Queste
furono donate da Pipino alla Chiesa, nonostante i Bizantini le reclamassero. Pipino si giustificò con i
diplomatici di Costantinopoli dicendo di non essere sceso in Italia per prendere le parti di nessuno, ma
solo per amore di San Pietro e per ottenere il perdono dei peccati. Nasceva così lo Stato della Chiesa
(che finirà formalmente il 20 settembre 1870 con la breccia di Porta Pia).
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Lo Stato della Chiesa dopo la discesa di Pipino il Breve
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2.4.2 Carlo Magno e la nascita del Sacro Romano Impero.
Nato nel 742 da Pipino il Breve, Carlo Magno è una delle figure più affascinanti della storia.
Grande generale, infaticabile sovrano, cattolico fervente (anche troppo) riuscì per la prima volta dopo la
caduta dell'Impero romano d'Occidente a creare un'entità statale capace di riportare compattezza
all'interno del quadro geopolitico europeo.
Dopo la morte del padre, il regno fu spartito tra lui e suo fratello, Carlomanno. Questi però
morì nel 771, a soli venti anni e Carlo riuscì quindi a diventare l'unico re.
Se analizziamo il suo programma di politica estera possiamo riassumerlo in 4 punti:
1. Consolidare l'influenza dei Franchi in Italia (cioè combattere i Longobardi)
2. Stabilizzare i confini a ovest e convertire al cattolicesimo i popoli germanici pagani
3. Contenere l'avanzata araba
4. Definire i rapporti con l'Impero d'Oriente e la Chiesa.
Per quanto riguarda i rapporti coi Longobardi, possiamo dire che dopo la sconfitta contro
Pipino il Breve, Desiderio, il nuovo re, aveva mantenuto dei rapporti di cordiale vicinato con i Franchi.
Addirittura Carlo sposò una figlia di Desiderio (che tuttavia ripudiò perché presumeva fosse sterile).
Quando fu incoronato un papa palesemente antilongobardo, Desiderio, temendo che il papa chiedesse
a Carlo di scendere in Italia, decise di anticiparlo e di invadere l'Esarcato e la Penatapoli. Carlo allora
scese in Italia per difendere il papa e in breve tempo riuscì a sconfiggere Desiderio. A differenza del
padre però non volle negoziare alcuna resa, ma si autoproclamò re dei longobardi. Dobbiamo notare
come Carlo considerasse il regno dei longobardi come a sé stante, certo assoggettato sì alla Francia, ma
in un modo piuttosto autonomo. Basti pensare che egli nell'amministrazione del regno non sostituì,
come ci si sarebbe potuti aspettare, tutti i duchi e i marchesi longobardi con uomini di sua fiducia.
Pensò ad un approccio più leggero: questa sostituzione avveniva solo alla morte naturale dei duchi
longobardi. Scrisse anche i capitolari, leggi apposite per la penisola, divise in capitoli.
Da ricordare, perché avrà conseguenze sulla futura letteratura cavalleresca, il disastroso
tentativo di invadere la Spagna per combattere gli arabi . A dire il vero Carlo non era propenso ad
ampliare il suo regno alla Spagna. Cercò sempre di migliorare le difese dei territori al confine, ma nulla
più. Quando però alcuni principi saraceni si ribellarono all'emiro di Cordova e gli chiesero direttamente
aiuto, vide una ghiotta occasione per approfittarne ed espandere il suo impero. Così nel 778 entrò in
Spagna, convinto anche della necessità di portare il Cristianesimo laddove l'Islam stava mettendo radici.
Carlo prese d'assedio la città di Saragozza. La città non si arrese, ma sopratutto Carlo dovette tornare
indietro poiché un'altra popolazione germanica, i Sassoni, aveva attaccato pericolosamente nella valle
del Reno. Il fallimento non sarebbe stato così catastrofico se la sua retroguardia non fosse rimasta
vittima di un'imboscata a Roncisvalle: da qui la proverbiale rotta, cioè disfatta, di Roncisvalle. Da
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notare che qui perse la vita il conte Rolando, amministratore della marca di Bretagna, che tanta fortuna
avrà nella letteratura successiva (basti pensare all'Orlando Furioso dell'Ariosto).
Ma Carlo verrà definito Magno, cioè grande, per la sua incoronazione a imperatore del Sacro
Romano Impero. Come si arrivò a questo evento? I rapporti tra la Chiesa e l'Impero d'Oriente si
erano fatti via via sempre più tesi. Soprattutto il papa mirava ad espandersi nel Sud Italia,
impossessandosi dei territori bizantini. Verso la fine del VIII secolo a Costantinopoli regnava, in qualità
di reggente del figlio Costantino VI, Irene. Questa divenne imperatrice quando il figlio fu catturato e
ucciso in circostanze misteriose (si ipotizza che fosse stata la stessa madre a disfarsene). Il papa di
allora, Leone III si rifiutò di riconoscerle il titolo imperiale e meditò di darlo a Carlo. Questo proposito
si concretizzò nell'800. In quell'anno il papa era stato accusato e costretto a fuggire da Roma da alcuni
oppositori politici. Carlo lo aveva accolto in Germania e lo aveva ricondotto a Roma. Così, nella notte
di Natale dell'800, papa Leone III incoronò Carlo imperatore del Sacro Romano Impero.
I principali caratteri del Sacro Romano Impero furono:
a) Compenetrazione di elementi germanici e latini
b) Rigida impostazione cristiana
c) Mentre l'impero romano era stato centrato sul mediterraneo, ora si aveva un impero continentale
d) Economia chiusa, fondata sull'autosostentazione e sul baratto
L'incoronazione avrebbe potuto mettere l'Imperatore in una posizione di subordinazione
rispetto alla Chiesa, ma la superiorità di Carlo e il suo potere lo portarono anzi ad attuare una spiccata
politica cesaropapista (non solo convertiva i popoli e combatteva le eresia, ma nominava lui stesso molti
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vescovi).
Carlo divise l'impero in marche e contee. Le prime erano zone di confine, quelle più esposte ai
pericoli e affidate a un marchese, gli altri territori interni affidati a funzionari scelti dal re, i conti.
Va sottolineato come l'Impero fosse etnicamente molto frammentato: formato da popoli che
non riuscivano a fondersi (franchi, italici, germanici): solo il prestigio e il carisma di Carlo riuscirono a
tenerlo unito.
La rinascita carolingia
Con Carlo Magno si assiste a un periodo di rinascita culturale definito rinascita carolingia.
Si trattò di un movimento di portata assai limitata ed elitaria , ristretta a pochi, e che di fatto
contribuì in misura assai ridotta alla divulgazione della cultura.
Tuttavia l'obbiettivo di Carlo era nobile: salvare dall'oblio in cui sembrava essere caduta, la
cultura classica e quella cristiana delle origini.
Fondò, sotto la guida del suo consulente spirituale, Alcuino da York, l'Accademia Palatina,
una scuola per i figli dei nobili e a gli ecclesiastici per formare la classe dirigente dell'Impero.
Promosse l'allargamento della scolarità e creò il liceo.
Fondò la Schola Palatina, un'accademia pressa la quale si ritrovarono i principali intellettuali
dell'epoca
Fece correggere e uniformare la liturgia in tutto l'Impero
Fece correggere la Bibbia e introdusse un nuovo tipo di carattere: la minuscola carolina, assai
più leggibile.
Favorì la produzione libraria attraverso l'opera degli amanuensi che copiarono, salvandoli e
trasmettendoli ai posteri, un gran numero di libri.
Si proclamò difensore della fede e promosse il Concilio di Aquisgrana, dal quale emerse il
dogma, ancora valido oggi, secondo cui lo Sprito Sando discenderebbe dal Padre e dal Figlio
congiuntamente. Questa può sembrare una cosa futile, ma allargherà sempre più il solco tra i Cattolici e
gli Ortodossi orientali.
Carlo morì nell'814 lasciando il regno al figlio Ludovico, detto il Pio.