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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO
FACOLTA’ DI SCIENZE MOTORIE
ANALISI BIOMECCANICA E PATOLOGICA COMPARATA DI DUE METODI
DIVERSI DI ROTAZIONE DEL CORPO NELL’AMBITO DEL KARATE
Relatore : Prof. Pietro Luigi Invernizzi
Tesi di laurea di:
Nicolò Tagliavini
Matr. 730605
Anno Accademico 2009-2010
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INDICE
1) INTRODUZIONE ……………………………………………... pag 2
2) INCHIESTA BIBLIOGRAFICA … ………………………….. pag 3
3) PROBLEMI-IPOTSI ………………………………………….. pag 6
4) METODOLOGIA …………………………………………… .. pag 7
5) ESPOSIZIONE DEI RISULTATI …………………..……….. pag 8
6) ANALISI DEI RISULTATI ……………………………………. pag15
7) ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO …………………. .pag 20
8) CONCLUSIONI ……………………………………………… pag 22
9) BIBLIOGRAFIA ……………………………………..……….. pag 24
10) ALLEGATI ……………………………………………………. Pag 25
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1. INTRODUZIONE
“L’evoluzione del karate come lo conosciamo oggi è molto lunga e tortuosa, tant’è
vero che di essa non vi è una documentazione scritta se non “recente”; su di essa vi
sono varie leggende, ma possiamo asserire con quasi certezza che l’arte marziale
odierna sia una integrazione o di una vera e propria fusione di uno stile antico di arte
marziale okinawese (praticata solo dai nobili in principio e trasmessa a ristrette
cerchie solo in seguito all’impoverimento della classe sociale) e le discipline marziali
cinesi apprese durante i viaggi nell’epoca degli scambi commerciali cino-giapponesi
Solo nei primi del novecento il karate prese a diffondersi nel resto del mondo grazie
alla popolarità che acquisì nelle colonie militari statunitensi stanziate in Giappone al
termine del secondo conflitto mondiale, grazie ad una dimostrazione di quest’arte da
parte del maestro Gichin Funakoshi sotto richiesta del ministro dell’educazione
giapponese.
Nel Kata, che significa “forma”, si racchiudono le tecniche diffuse dalle principali
scuole. Il Karate ne ha una vasta gamma che non vengono considerati come
combattimenti simbolici eseguiti a vuoto, ma come combattimenti contro uno o più
avversari. Il numero dei kata, ma anche i loro nomi e gli stessi, cambiano in base alla
scuola (“stile”) che si pratica (1)”. Scindendo ulteriormente questa “branca” troviamo
le sue unità fondamentali chiamate “kihon” o tecniche di base, in special modo le
cosìdette posizioni (dachi). In particolare la più utilizzata è sicuramente quella
chiamata zenkutsu-dachi la quale accompagna il karateca in tutta la sua
carriera. Su di essa si eseguono le due rotazioni soggette ad esame in questa
tesi: una facente perno sul tallone e l’altra sull’avampiede, la prima non
permette che il tallone si possa sollevare mai dal suolo, mentre la seconda
vede il suo sollevamento solo in fase intermedia di spostamento.
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2. INCHIESTA BIBLIOGRAFICA
Nella pratica degli sport soprattutto agonistici, ci si trova a dover fronteggiare
spiacevoli situazioni di infortuni, che talvolta sono dovuti solo a incidenti, mentre
altre, si tratta ti tecnopatie.
In uno studio pubblicato nel 1995, sulle casistiche di infortunio in diversi sport, il Dr
Kujala (2) documenta come il Karate ed il Judo siano gli sport con la maggior
percentuale di lesioni acute seguite da Hockey su ghiaccio, Calcio e Basket mentre
la Pallavolo ha avuto il più basso tasso di infortuni; va definito però che la maggior
parte dei feriti erano agli arti inferiori nel Calcio (66.8%), Pallavolo (57.4%) e Basket
(56.0%), considerando che le lesioni agli arti superiori erano più comuni nei Judo
(37.6%). Differentemente in diversi distretti oltre agli arti, compresi i denti, si sono
riscontrati maggiori feriti nell’ Hockey su ghiaccio e nel Karate, mentre le dislocazioni
erano proporzionalmente più frequenti nel Judo e Karate. Un esempio di queste
lesioni sono riportate in uno studio del Dr Y. Viswanath (6) del 1999: “Le arti marziali
è un termine generico che comprende un gruppo di varie tecniche di combattimento
che utilizzano principalmente diverse parti del corpo con o senza armi. I principali
benefici previsti dalle arti marziali sono l’auto-difesa e l’incremento del benessere, la
flessibilità e l’autostima. Alcune di queste tecniche speciali comprendono il karate, il
kendo, il Tae Kwon Do, il Kung Fu e l’Aikido. Il termine Aikido significa la via (do) per
il coordinamento o armonia (AI) dell’energia mentale o spirito (ki). Le arti marziali in
genere sono considerate come uno sport sicuro. Tuttavia, ci sono notizie di feriti
gravi tra cui diversi decessi negli ultimi anni”. Nel suo studio descrive la lussazione
completa del ginocchio con rottura dell’arteria femorale poplitea,come un altro fattore
di potenziale morte.
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Manuel M. Probst (4) asserisce inoltre, in un suo articolo del 2007 per il “Journal of
strength and conditioning research”: “… gli sport che eseguono frequenti movimenti
di rotazione e torsione del ginocchio sono stati legati ad instabilità della sopracitata
articolazione, che si traduce spesso in dolore cronico alla stessa”. Se a questo
aggiungiamo le grandi forze esercitate durante la pratica sportiva delle arti marziali,
cosa che possiamo ricavare da un articolo del Dr. Machado (3) che spiega: “ Gli atleti
di arti marziali di solito sono addestrati a concentrarsi sull’equilibrio tra potenza e
capacità di reclutamento nominalmente chiamato ottimizzazione muscolare. Nel
Taekwondo (TKD) e nella Kickboxing (KB) gli atleti hanno la stessa filosofia ma con
metodi di allenamento della forza differenti. La TKD è un’antica e tradizionalistica
arte marziale coreana, mentre la KB è uno sport da combattimento americano nato
nel XX secolo, ma sulla base di tecniche di arti marziali. Gli atleti di Taekwondo
(TKD) utilizzano prevalentemente calci veloci di elevata ampiezza diretti, o alla testa
dell’avversario oppure al tronco. Ciò richiede un intensivo utilizzo dei muscoli
estensori e flessori del ginocchio. La KB è caratterizzata dal contatto completo tra gli
avversari con l’utilizzo sia di calci che di pugni durante la competizione, che
promuovono valori elevati di attività muscolare”; diviene facile comprendere come
queste azioni d’intensa attività muscolare aumentano il rischio di traumatismi, a
danno delle articolazioni, da sovraccarichi, sia per gli intensivi allenamenti sia a
causa degli impatti con gli avversari.
Il Dr A. Ventura (5) spiega, nelle sue lezione di traumatologia della facoltà di Scienze
Motorie dell’Università degli Studi di Milano, che: “La torsione come anche gli stress
in varo e valgo forzato, portano a lesioni più o meno gravi (acute o croniche), dei
legamenti che interessano il ginocchio”.
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Ma è possibile avere ripercussioni sul ginocchio anche per azioni compensative di
eccessiva pronazione del piede come per esempio descritto dall’ articolo: “Piede e
deambulazione:fisiologia, anatomia, biomeccanica e implicazioni posturali” scritto dal
Dr G. Chetta (8) del 2010: “Il piede è l’elemento adattativo che tampona, meglio che
può, gli squilibri alti, in genere discendenti dall’apparato stomatognatico (denti e
articolazione temporo-mandibolare) e/o dagli occhi e/o dal vestibolo, viceversa,
qualora vi siano deformazioni podaliche (vedi ad esempio il piede piatto o piede torto
equino) queste, genererebbero adattamenti a carico principalmente delle articolazioni
del ginocchio, in varismo o valgismo, e pertanto dei riadattamenti da parte delle
anche.” Tale dinamica adattativa può essere spiegata descrivendo la biomeccanica
nella deambulazione del piede, descritta in molti testi sia di ortopedia che di
biomeccanica o kinesiologia, descrivendo il piede come una struttura ad elica a
passo variabile che si svolge e si avvolge e le sue due pale sono: il piede astragalico
definito dinamico (comprendente astragalo, le tre ossa cuneiformi, ed i primi tre
metatarsi) e il piede calcaneare o statico (formato da calcagno, cuboide e 4°,5°
metatarso); le due pale passanti per la sottoastragalica, intersecandosi, determinano
il passo dell’elica definibile anche come altezza della volta. Questa struttura
determina due fasi: la prima, di contatto con il suolo dove le ossa tarso-metatarso si
svolgono con moto elicoidale rilassandosi quindi pronando il piede, con annessa
intrarotazione della gamba, mentre la seconda detta fase propulsiva vede un
avvolgimento, delle ossa tarso-metatarso, elicoidalmente irrigidendosi supinando il
piede la gamba.
Fig1: Elica Podalica
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3. IPOTESI
Questa tesi è volta a dimostrare se la pratica del karate provochi danni o lesioni
articolari a carico degli arti inferiori; nello specifico se i due metodi di rotazione sono
responsabili di questi traumi da un punto di vista biomeccanico.
Pertanto cercheremo una risposta ai seguenti quesiti:
1. La pratica del karate provoca lesioni o tecnopatie capsulo-legamentose all’arto
inferiore?
2. Se si quali?
3. Vi è relazioni tra questi traumi e la tipologia di rotazione utilizzata?
4. Quale tra i due metodi generalmente realizzati nella pratica del karate
(rotazione sull’avampiede, rotazione sul tallone) risulta biomeccanicamente
più adeguato per evitare i traumatismi specifici?
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4. METODO D’INDAGINE
Per riscontrare se vi fossero tecnopatie a carico delle articolazioni dell’arto inferiore si
è deciso di sottoporre un questionario, come da allegato, ad un gruppo di quaranta
soggetti che praticassero il karate agonisticamente da almeno dieci anni.
I soggetti erano così divisi: dieci maschi e dieci femmine che praticassero solo la
rotazione sull’avampiede e dieci maschi e dieci femmine che praticassero solo la
rotazione sul tallone.
A questo questionario sono state inserite due tipologie di scale del dolore analogiche
visive (VAS) (7), nello specifico la scala numerica verbale (VNS da 0 a 10) e la scala
di valutazione verbale (VRS che comprende le voci “nessuno”, “lieve”, “moderato”,
“forte”, “insopportabile”).
Di contro abbiamo condotto un’indagine informativa anche con i Maestri di questi due
gruppi chiedendogli di rispondere a dei questionari, anch’ esso presente nell’allegato,
domandandogli quale tipologia di rotazione avessero preferito in dieci tecniche
rotatorie sia di kihon che di kata e di darci una breve spiegazione meccanica del
perché di tale scelta tecnica. Le risposte hanno delineato un approccio puramente
tradizionalista per i maestri che insegnano la rotazione sul tallone, delineandone
invece, uno più scientifico per coloro che addestrano i loro atleti a ruotare
sull’avampiede
Per concludere sono state visionate le due metodiche ed analizzate nella loro
cinematica da un punto di vista biomeccanico, basandoci su di immagini che
ritraevano le due movenze nei diversi momenti dell’esecuzione e valutandone le
ripercussioni a carico delle articolazioni sotto inchiesta.
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5. ESPOSIZIONE DEI RISULTATI
Attraverso il questionario si sono potute ottenere delle tabelle che indicano dove i
soggetti accusano dolore, se vi è una patologia presente ed il livello di algia
Tabella 1: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per le
femmine praticanti rotazione sull’avampiede e misure antropometriche.
1. FEMMINE AVAMPIEDE
1.1. ARCATA PLANTARE
PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE
1 si (piede piatto) si plantare no
2 no no no
3 no no no
4 si no si 4
5 no no no
6 no no no
7 no no no
8 no no no
9 no no no
10 no no no
1.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 si (infiamm. Legamentosa) no no
2 no no no
3 no no no
4 si no si 2
5 no no no
6 no no si 6
7 no no no
8 no no no
9 no no no
10 no no no
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1.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 si (displasia anche) si (tutore) no
2 no no no
3 no no no
4 no no no
5 no no no
6 no no no
7 no no no
8 no no no
9 no no no
10 no no no
1.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2
1 no no 166cm 50kg 18,145
2 no no 168cm 60kg 21,258
3 no no 150cm 45kg 20
4 no no 150cm 44,5kg 19,78
5 no no 165cm 58kg 21,3
6 no si 8 168cm 58kg 20,54
7 no si 6 160cm 52kg 20,312
8 no no 170cm 60kg 20,761
9 no no 160cm 50kg 19,531
10 no no 174cm 62kg 20,436
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Tabella 2: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per le
femmine praticanti rotazione sul tallone e misure antropometriche.
2. FEMMINE TALLONE
2.2. ARCATA PLANTARE
PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE
1 no no no
2 no no no
3 si (piede piatto) no si 4
4 no no no
5 no no no
6 si no si 3
7 no no no
8 si (piede piatto) no si 5
9 no no no
10 si no si 4
2.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 si (tendinite) no si 4
2 no no no
3 no no no
4 si no si 6
5 no no no
6 si no si 5
7 no no no
8 si no si 6
9 no no no
10 si no si 4
2.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 si (tendinite retto femorale) no no
2 no no no
3 no no no
4 no no no
5 no no no
6 no no no
7 no no no
8 no no no
9 no no no
10 no no no
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2.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2
1 si (lordosi) si 8 174cm 60kg 19,818
2 no no 159cm 50kg 19,777
3 no no 156cm 48kg 19,92
4 no no 168cm 52kg 18,42
5 no no 170cm 61kg 21,1
6 si si 4 170cm 58kg 20
7 no no 165cm 50kg 18.173
8 no no 159cm 51kg 19,952
9 no no 162cm 55kg 20,91
10 si si 6 173cm 57kg 18,829
Tabella 3: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per i maschi
praticanti rotazione sull’avampiede e misure antropometriche.
3. MASCHI AVAMPIEDE
3.1. ARCATA PLANTARE
PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE
1 no no no
2 no no no
3 si (lieve piede piatto) no no
4 no no no
5 no no no
6 no no no
7 no no no
8 no no no
9 no no no
10 no no no
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3.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 si (osgood schlatter) no no
2 no no si 2
3 si(parziale rottura del L.C.M. sx) no si 5
4 si (osgood schlatter) no no
5 lesione L.M. sx no no
6 no no no
7 si (osgood schlatter) no si 8
8 no no no
9 no no no
10 no no no
3.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 no no no
2 no no no
3 no no no
4 no no no
5 no no no
6 no no no
7 no no no
8 no no no
9 no no no
10 no no no
3.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2
1 no no 170cm 68kg 23,529
2 no no 166cm 70kg 27,386
3 no no 170cm 66kg 22,837
4 no no 180cm 68kg 20,987
5 no no 180cm 77kg 23,765
6 no no 185cm 69kg 20,16
7 no si 6 180cm 75kg 23,148
8 no no 162cm 61kg 23,243
9 no si 4 170cm 77kg 26,64
10 no no 170cm 76kg 26,29
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Tabella 4: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per i maschi
praticanti rotazione sul tallone e misure antropometriche.
4. MASCHI TALLONE
4.1. ARCATA PLANTARE
PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE
1 no no si 4
2 si (piatto) no no
3 no no no
4 si (piatto) no si 5
5 si (piatto) plantare si 8
6 no no no
7 no no no
8 si (piatto) no si 6
9 no no no
10 si (piatto) no si 6
4.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 no no no
2 no no no
3 no no no
4 no no si 5
5 si (LCM lesionati) no si 8
6 no no no
7 no no no
8 no no si 6
9 no no no
10 no no si 4
4.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE
1 no no no
2 no no si 5
3 no no
4 no no si 4
5 no no si 3
6 no no
7 no no
8 no no si 6
9 no no
10 no no si 5
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4.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2
1 no no 162cm 60kg 22,862
2 no si 5 160cm 65kg 25,39
3 no no 167cm 60kg 21,457
4 no si 2 173cm 70kg 23,32
5 no no 176cm 68kg 21,789
6 no no 173cm 63kg 20,83
7 no no 180cm 80kg 24,592
8 no no 183cm 82kg 24,326
9 no no 172cm 65kg 21,78
10 no no 183cm 85kg 25,162
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5. ANALISI DEI RISULTATI
Grafico 1: sono messe in evidenza il numero di donne (aerogramma), praticanti
rotazione sull’avampiede e le algie riscontrate (istogramma).
È facilmente visibile come il numero di donne, praticanti la rotazione sull’avampiede,
che riscontrano algie siano bassi, con un massimo di due soggetti. I valori attribuiti
alle algie sono di scarsa entità, tranne solo per il rachide dove una sola donna
accusa forti dolori nella zona lombare.
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Grafico 2: sono messe in evidenza il numero di donne (aerogramma), praticanti
rotazione sul tallone e le algie riscontrate (istogramma).
Paragonandolo al grafico sopra descritto possiamo osservare come, nelle donne
praticanti la rotazione sul tallone, le articolazioni interessate siano le medesime con
la sostanziale differenza del numero di soggetti che accusano dolore, attestandoci su
valori similari, di poco superiori ( anche se non rilevanti).
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Grafico 3: sono messi in evidenza il numero di uomini (aerogramma), praticanti
rotazione sull’avampiede e le algie riscontrate (istogramma).
Nel grafico 3 sono invece rappresentati gli uomini applicanti la rotazione facente
perno sull’avampiede; anche qui, come nel grafico 1 si delineano solo pochi casi in
cui siano state riscontrate algie a carico delle articolazioni del ginocchio e del rachide
(parte lombare). I soggetti evidenziati hanno delineato diversi valori di intensità: da
lievi (2) a forti (8).
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Grafico 4: sono messi in evidenza il numero di uomini (aerogramma), praticanti
rotazione sul tallone e le algie riscontrate (istogramma).
Come già visto nella relazione tra i grafici 1 e 2, anche in questo caso, salta subito in
evidenza come i maschi facenti perno sul tallone nelle rotazione accusino in una
maggior casistica algie, ed in tutti i quattro distretti analizzati (arcata plantare,
ginocchio, art. coxo-femorale, rachide lombare); ritroviamo nel quarto grafico valori
molto simili a quelli riscontrati finora.
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Grafico 6 : percentuali dei soggetti che presentano algie, rappresentati in modo
generale e suddiviso per articolazione indagata, facendo distinzione solo della
metodologia utilizzata (venti soggetti per il tallone e venti soggetti per l’ avampiede).
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
AVAMPIEDE
TALLONE
21
6. ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO
Prendendo in esame la posizione di zenkutsu-dachi (piede destro avanti) ed
eseguendo una rotazione di 90° verso sinistra, il piede destro funge da fulcro
(dapprima (fig.1) i piedi si riuniscono (fig.2) per poi muoversi verso le direzioni
desiderate (fig. da 4 a 7); in questa fase vengono applicate le due “filosofie” di
appoggio rotatorio).
Come rappresentato nella figura 4 della sequenza A, la rotazione sul tallone vede
come suo primo ostacolo la flessibilità tibio-tarsica, che implica una rapida
maggiorazione della base di appoggio quindi un incremento dell’attrito del piede sul
suolo, che non permette la sua completa rotazione ponendolo così aperto
lateralmente di un angolo compreso tra i 35° circa fino ad un massimo di 80°circa
(fig. 6 A); vedendo in fase finale di tecnica una torsione, del ginocchio, compensativa
della pronazione del piede incidente sull’arcata mediale dello stesso (fig. 6 e 7 A). La
torsione del ginocchio unitamente alla forza peso del corpo porta il ginocchio in una
situazione di valgismo forzato (fig. 7 A).
La compensazione termina con un maggior intervento dell’articolazione
coxofemorale, la quale subirebbe la forza generata dall’elevata velocità con cui si
eseguono questi spostamenti, in quanto il quadricipite contratto limiterebbe l’azione
sul ginocchio, facendo si che si ripercuota sulla coxo-femorale.
Sequenza A: esecuzione della rotazione sul tallone
La rotazione sull’avampiede vede lo sfruttamento del “piede propulsivo”, quindi una
fase di irrigidimento della pala anteriore dell’elica podalica, permettendo un completa
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o quasi rotazione prossima alla direzione desiderata (90° circa), prendendo come
punto di attrito la testa distale del IV e V metatarso che in questo caso risulterebbe
essere la base d’appoggio su cui si fa perno (fig. 4 B), il che permette l’adduzione
della coscia (fig. 5 B) facilitando l’allineamento del ginocchio, con la direzione di
spostamento, prima della sua distensione che risulta fisiologica (fig. 6 B) evitando
quindi di produrre una torsione potenzialmente dannosa per lo stesso. In questo caso
la coxo-femorale può farsi carico della spinta rotatoria mantenendo il movimento dei
capi articolari in posizioni anatomiche e non compensative, va in aggiunta detto che
la posizione così ottenuta permette la compensazione con l’avvolgimento maggiore
dell’elica podalica (grazie alla muscolatura plantare), permettendo così una
supinazione maggiore della caviglia la quale, limita ulteriormente la torsione ai capi
dell’articolazione del ginocchio.
Nella fase finale della tecnica (fig. 7 B) la gravità esercita una trazione verso il basso
sul ginocchio determinando una linea perpendicolare che risulterebbe essere in
linea, o comunque entro i limiti fisiologici, con la capacita di flessione di questa
articolazione, essendo, la torsione dell’arto inferiore salvaguardata dalle possibilità di
maggior range di movimento dell’articolazione tibio-tarsica.
Sequenza B: esecuzione della rotazione sull’avampiede
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7. CONCLUSIONI
A conclusione dell’elaborato porto a riferimento la tabella (tabella 5) estratta
dall’articolo del Dr Kujala (2) che quantifica i casi traumatologici in sei diversi sport.
Il suo lavoro di ricerca si è svolto nel periodo che va dal 1985 al 1991, evidenziando
le differenze tra le lesioni riportate in allenamento rispetto a quelle in gara.
Tabella 5: descrive il numero di infortuni in diversi sport nel lasso di tempo in cui è stata svolta
l’indagine, il numero totale di soggetti esaminati per ogni disciplina.
La mia tesi, differentemente, si è focalizzata sulla pratica del karate e delle sue
conseguenze a carico dell’arto inferiore, allo scopo di limitare le già alte lesioni
provocate da quest’arte marziale come evidenziato dal Dr Kujala(2).
Il risultato dell’analisi biomeccanica del gesto tecnico delinea che la rotazione
eseguita sul tallone genera situazioni di limite fisiologico ai capi delle articolazioni
dell’arto inferiore, queste quindi subiscono parte della elevata forza generata durante
l’esecuzione di questo spostamento.
Se consideriamo che questa tecnica viene ripetuta in continuazione, centinaia di
migliaia di volte da un atleta agonista, nel corso della sua carriera, possiamo
affermare che ci si trova di fronte a tecnopatie attribuibili alla rotazione sul tallone
come dimostrato anche dai dati riportati nelle tabelle dei maschi e delle femmine che
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praticano questa metodologia, trovandoci in presenza di una netta differenza di
riscontri di algie rispetto ai due rispettivi gruppi praticanti la rotazione sull’avampiede.
Possiamo affermare quindi che la pratica del karate non genera patologie o
tecnopatie in se, ma una metodologia dimostratasi erronea le può provocare su
soggetti che la eseguono tenendo in considerazione sia le forze esercitate durante la
pratica sia il numero di ripetizioni eseguite nel tempo. Quella rilevabile è la patologia
del piede piatto riscontrata nella metà dei soggetti che eseguono la rotazione sul
tallone, le restanti algie (a ginocchio ed anca) potrebbero essere implicabili alle
compensazioni dell’eccessiva pronazione podalica.
Non vi sono invece riscontri significativi che la rotazione sull’avampiede provochi
tecnopatie in quanto i dati riportati, non sono significativi per poter essere attribuiti
alla metodologia utilizzata.
L’analisi biomeccanica dimostra in oltre che questo metodo di spostamento risulta
agevolato dalle dinamiche articolari e le compensazioni sono nei limiti fisiologici.
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8. BIBLIOGRAFIA
1. “Bubishi La Bibbia del Karate”, , Mediterranee Edizioni p5/p14, anno di
ristampa 2000.
2. Kujala U. “Acute injuries in soccer, ice hockey, volleyball, basketball, judo,
and karate: analysis of national registry data”, BMJ Journal, p1465/1468, 2
dicembre 1995
3. Machado S. “Biomechanical analysis of the muscular power of martial arts
athletes”, Med. Biol. Eng. Comput. P573/577 del 2010
4. Probst M. “A comparison of lower-body flexibility, strength, and nkee
stability between karate athletes and active controls” , Journal ok Strength
and Conditioning Research, p451/455, maggio 2007
5. Ventura A. “ Lesioni capsule legamentose del ginocchio” appunti delle
lezioni della Facoltà di Scienze Motorie, Unversità degli Studi di Milano,
Milano 2009-2010
6. Viswanath Y. ”A non-contact complete knee dislocation with popliteal
artery disruption, a rare martial arts injury”, Postgrad Med Journal,
p552/554, del 1999.
BIBLIOGRAFIA WEB
7. Torrina N. “Il dolore e le scale di misura” ,2005,
http://www.aeffetraining.it/PDF/art.il.dolore.e.scale.mis_nic.torina.pdf.
8. Chetta G. “Piede e deambulazione:fisiologia, anatomia, biomeccanica e
implicazioni posturali”, gennaio 2010,
http://www.giovannichetta.it/piede.html.
26
7. ALLEGATI
QUESTIONIARIO DI RISCONTRO PATOLOGIE
NOME: COGNOME: FEDERAZIONE DI APPARTENENZA:
STILE : shotokan GRADO: agonista METODO DI ROTAZIONE: Tallone
ANNI DI PRATICA: Avampiede
SESSO: M F ALTEZZA: cm PESO: kg BMI:
1) ARCATA PLANTARE:
a) patologie plantari:
b) interventi ortopedici:
c) presenza di algie:
2) ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO:
a) patologie presenti:
b) operazioni subite:
c) presenza di algie:
3) ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE:
a) patologie presenti:
b) operazioni subite:
c) presenza di algie:
4) RACHIDE
1) patologie presenti:
2) presenza di algie:
27
QUESTIONIARIO PER I MAESTRI
NOME: COGNOME: FEDERAZIONE DI APPARTENENZA:
STILE : GRADO: METODO DI ROTAZIONE: Tallone
ANNI DI PRATICA: ANNI DI INSEGNAMENTO: Avampiede
SESSO: M F ALTEZZA: cm PESO: kg BMI:
1)MATE
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
2)SPOSTAMENTO IN AVANZAMENTO DA ZENKUTSUDACHI A KIBADACHI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
3)HEIAN-SANDAN ZENKUTSU DACHI OIZUKI ROTAZIONE 180° IN HEIKO DACHI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
4)KANKU SHO DA KOKUTSU DACHI SHUTO-UKE ROTAZIONE 270° IN ZEKUTSUDACI UCHI-UKE
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
5)JION KIBA DACHI ROTAZIONE 90° NEKO-ASHI DACHI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
28
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta
6)UNSU QUATTRO TATE-SHUTO-UKE GYAKU TZUKI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
7)GOJUSHIHO SHO ZENKUTSU DACHI NUKITE ROTAZIONE 90° IN KIBA DACHI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
8)HEIAN-GODAN DA ZENKUTSUDACHI NUKITE GEDAN A KOKUTSU DACHI UCHI UKE JIODAN E
GEDANBARAI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
9)HEIAN-SHODAN QUATTRO SHUTO-UKE IN KOKUTSU DACHI
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:
10)ENPI KOKUTSU DACHI SHUTO-UKE, SCAMBIO SUL POSTO IN KOUTSUDACHI SHUTO-UKE
a) Metodo di rotazione utilizzato:
b) Motivazioni meccaniche di tale scelta: