Post on 17-Mar-2016
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Scritture
spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
Lecce, novembre 2013 - anno I
L’abbaglio mainstreamdi Antonio Zoretti
scritture
Calze nere su lun-ghe gambe appa-riscenti fendonol'ambiente, for-zate da tacchielevati colpisco-
no gli astanti, ma aiutano le gio-vani donne, regine della monda-nità, ad aprirsi un varco al loropassaggio, sorseggiando in tene-ro oblio in un calice lungo un ve-niale nettare rosso, nella nuovavetrina in via dei Templari al n°9. Abbaglio!
Un tempo la Feltrinelli era luo-go di studio, ci forniva i suoi testia noi tutti in via Zamboni a Bolo-gna al n° 1. Ah, quei tempi sonoandati, ma spero non siano tra-montati, possono ritornare buoni;sempre vigile fu in noi il ricordodi quegli anni passati e ardente lapassione di risvegliarli, e perciòpronti e in vena a manifestarli perun domani migliore che speroverrà.
Pasolini nell'attingere ai libridiceva: "Puoi leggere, leggere,leggere, che è la cosa più bellache si possa fare in gioventù: epiano piano ti sentirai arricchiredentro, sentirai formarsi dentrodi te quell'esperienza che è la cul-tura." E Nìcolàs Gòmez Davilanon distico da Pasolini: "Il finedella cultura è la lucidità". E in-vece, ci offuscano la mente, coiloro prodotti, annebbiandoci. ESoren Kierkegaard: "Lascia che
altri si lagni che i tempi sono cat-tivi: io mi lagno ch'essi sono mi-serabili, perchè senza passione".
* * * Ecco, i tempi ritornano, tutto
ritorna nel ciclo vitale, ora è co-me prima: sono i nostri tempi,piatti, vuoti, vacui, incerti. Insi-sterò fino alla nausea nel dichia-rare: mai curarsi che un dirittoacquisito o una conquista avve-nuta sia permanente o eterna.No, mai affidarsi al senso testua-le, a ciò che è stato scritto o det-to, ma concentrare lo sguardodella lucida mente sull'ossaturainterna di che tale argomento sicompone. È il mantenimento diquesto impianto che dobbiamoperseguire e mantenere, i singolidiritti o conquiste sociali segui-ranno; altrimenti altri son semprepronti a toglierceli! Una umanitàresponsabile e rispettabile è solointenta a farli rispettare, pena: lasottomissione. I nostri tempi solodi apparizioni necessitano, unaluce troppo intensa ci offusca lavista; ci seducono illudendoci eingannandoci con stucchevolimeraviglie. Col loro splendorerestiamo abbagliati. Abbaglio!
Un tempo, a Bologna, Feltri-nelli faceva cultura, in primis fa-voriva l'ascesa, indicava il per-corso, presenziava il passaggio.Oggi ostenta chimere, invita sol-dati nullafacenti a trascorrere le-serate e a regalare ebeti sorrisi a
damigelle crude ed indifferentiche non s'accorgono nemmenodel posto in cui stanno. Calzoni,frittelle ed arancini son pronti adesser serviti e consumati; il bar èben fornito, dall'alba al tramontosi può chiedere di tutto. I tavolison sufficienti, di dentro e di fuo-ri, se piove o tira vento; i librinon disturbano, son di contorno,si mangia lo stesso. I camerierison pronti ovunque. C'è purel'ascensore, i musici non manca-no. Che bell'invito, si può farsempre festa.
Che tristezza! Era meglio unalbergo ad ore, dove va su e giùgente che fa l'amore; anche seson coppie sempre uguali, facevapiù piacere ospitare amantid'ogni luogo, almeno ne traevanogusto e poteva divenire un ma-gnifico posto. E non era un abba-glio.
Comunque sia... Evviva! Il sa-bato sera tutti da Feltri..., un pa-nino o tramezzino, un bicchieredi vino, un intermezzo di violinoe poi tutti a cantar come se fosseuna gran festa, e infine tutti giùper terra. Alè. Un tempo si dice-va: "La poesia salverà il mondo."Adesso si dirà: "Feltrinelli salve-rà il mondo." Nonché il suo culo.Alè.
Mah! Forse la mia visione iro-nica è pretenziosa nell'unirel'analisi sociale e la satira. Ma illeitmotiv dei miei racconti vuole
allargarsi fino a comprenderetutti i luoghi della dimora uma-na: la natura, la cultura, la storiae infine la "realtà" stessa nellasua inquietante ma esaltantemolteplicità - se pur trattata conestrema sintesi (per ragioni ov-vie, trattandosi di articoli).
Credo, in fin dei conti, che lasocietà e la civiltà si stia demo-lendo, disgregando, ci stia fra-nando addosso; e le 'ruspe' bus-sano con forza alle porte delmondo della cultura, pretendonodi farvi irruzione, senza limiti nédivieti... Ragion per cui noi dob-biamo fare appello a tutte le no-stre forze per combattere questatendenza, pena: il nostro liberopensiero. Andiamo ormai versouna società distopica, dovel'umanità si riduce ad uno stato diprogressivo annichilimento, so-prattutto morale e spirituale, ver-so la sua completa autodistruzio-ne. E il dramma consiste nel fattoche è l'uomo comune a voler cre-dere ciecamente alle 'menzognepresentate ad arte', con una sub-dola martellante propaganda cheraggiungono le sfere più intimedell'essere umano, rendendolonon solo passivo e arrendevole,ma entusiasticamente felice diabbracciare tali false prospettive.In definitiva asserviamo il pote-re, rivolgendo il nostro profondodissenso verso quanti non sonopronti a fare lo stesso, in quellache è quasi divenuta la rappre-
La nostra“civiltà”
si sta demolendoDisgregandosi
ci frana addossoLe “ bussano
con forzaalle portedel mondo
della cultura,pretendono
di farviirruzione
senza limitiné divieti...”
di Antonio Zoretti
spagine
Lecce, novembre 2013 - anno I Spagine n°0 - Scritture 05
sentazione di una società fittizianella quale le tendenze sociali so-no portate a estremi apocalittici,e la sola possibilità d'esistenza ènel consenso! Che è una bruttaparola, fa pensare alla globaliz-zazione, alla mondializzazione,al collage di massa. Il potere creasempre totalitarizzazioni. Siamsempre più manovrati e control-lati, usati, con l'illusione d'essersempre più liberi. "E quanto piùl'uomo crede di essere libero,tanto è più facile indottrinarlo" -diceva N. G. Davila.
Quindi, non basteranno certo ibomboloni caldi con cappuccinoa salvarci da questo fraudolentoinganno e funesto destino. Civorrebbe, forse, un'altra utopia,un altro sogno da rincorrere,un'altra primavera da attraversarecon le forze dell'amore e della ra-gione, facendo eccedere l'arte e lacultura, portandola fuori da sestessa per ritrovare ciò che le ap-partiene. Farla uscire da questaconvenzione in cui è caduta, daquesto imbroglio mediatico che èInternet: 'questo delirio insiemecollettivo e solitario, questo plu-ralismo d'accatto di questa pattu-miera planetaria a mare apertoche è Internet, l'equivalente di unmuseo affastellato che pretendedi dare il massimo della visibilitàe della dicibilità a qualcosa cheresta invisibile e indicibile. L'ac-cesso all'informazione globale
scritture
non è una conquista di libertà,l'abuso di informazione dilatal'ignoranza con l'illusione di az-zerarla.' Del resto anche il facileaccesso alle Lettere ha degradatola cultura. "La cultura per le mas-se è una idiozia, la fila per entra-re ai musei mi dà malinconia" -diceva Giorgio Gaber, ecc. ecc.
Queta storia del nuovo millen-nio non mi convince per niente;questo calendario è una mistifi-cazione. Non mi sento contem-poraneo a niente! Mai come inquesto momento mi sento lonta-no dalla cultura, almeno nel sen-so antropologico del termine,cioè: 'la cultura intesa come l'in-sieme delle rappresentazioni so-cialmente elaborate'. Le battagliecondotte in passato da valentiguerrieri del sapere per combat-tere e liberare la società da que-ste rappresentazioni di pensierosono già dimenticate. Financhecon essi in vita non se ne avvede-vano. I geni passano invano. Ciòche si mantiene in vita è l'omoge-neizzazione del pensiero, e l'ap-piattimento dei valori morali pla-ca le coscienze. Il collettivo siavventa in massa sui social net-work per affermare l'espressivitàindividuale, ma in definitiva ri-badisce una minima parvenza dilibertà almeno verbale (facendoattenzione a non disturbare chicomanda) - per ritornare poi allaloro triste quotidiana realtà fatta La Feltrinelli di Lecce
Che tristezza! In via Templaria Leccesarebbe statomeglioinventarsi un albergoad ore,dove vasu e giùgenteche fa l'amore
di nulla. E non si accorgono ne-anche che è tempo perso, vedonosvanire la loro vita portata via dalcorso delle cose. Eppure questecose tutti l'accettano come unbambino farebbe con un nuovogiocattolo, e poco importa sequesto comporta una limitazionedel pensiero autonomo. Anzi,molti non pensano affatto. Sontutti domati, addestrati, ammae-strati e amministrati. Ma non perquesto saranno mai giustificati!
Arrivederci e... buon tutto.