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BETTI & VIALLISTUDIO DI INGEGNERIA
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
COMUNE DI TORCEGNO
PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA CENTRALE IDROELETTRICA
SUL TORRENTE CEGGIO
RIASSUNTO NON TECNICO TRENTO, aprile 2010 IL PROGETTISTA dott. ing. Vittorino Betti
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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INDICE
INTRODUZIONE ....................................................................................................... 2
INQUADRAMENTO NORMATIVO ....................................................................... 2
PIANIFICAZIONE URBANISTICA ........................ ................................................ 3
PIANO GENERALE UTILIZZAZIONE ACQUE PUBBLICHE ...... ................. 11
ANALISI IDROLOGICA ........................................................................................ 16
SCELTA PROGETTUALE E DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO .. .......... 18
OPERE DI DERIVAZIONE .......................................................................................................... 19
OPERE DI DIFESA IDRAULICA .................................................................................................. 23
OPERE DI ADDUZIONE ............................................................................................................. 23
EDIFICIO CENTRALE................................................................................................................. 24
OPERE ACCESSORIE ............................................................................................................... 26
CENNI ALLA FASE COSTRUTTIVA ........................................................................................... 27
IMPATTI AMBIENTALI E LORO MITIGAZIONE ............. ............................. 29
IMPATTI SULL’ATMOSFERA ..................................................................................................... 29
RUMORE E VIBRAZIONI ............................................................................................................ 32
ALTRI IMPATTI ........................................................................................................................... 35
MITIGAZIONI .............................................................................................................................. 36
CONCLUSIONI ........................................................................................................ 39
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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INTRODUZIONE
L’impianto oggetto del presente Studio di Impatto Ambientale è del tipo ad acqua fluente, e prevede
la derivazione del torrente Ceggio, nel comune di Torcegno, nel comprensorio della Bassa
Valsugana.
La zona interessata dal progetto si trova nel Comprensorio C3 della Bassa Valsugana e Tesino, a
nord dell’abitato di Torcegno.
Dall’opera di presa posta a quota 1035,09 m s.l.m. parte la condotta forzata con uno sviluppo pari a
852 metri circa, disposta sul versante orografico sinistro del torrente Ceggio fino a quota 898,01 m
s.l.m. (quota edificio centrale), possiede un diametro nominale pari a 600 mm.
Il nuovo corpo centrale si trova a quota 898,01 m s.l.m., in località S. Antonio a monte dell’abitato di
Maso Costi. Il canale di scarico dall’edificio centrale verso il torrente Ceggio, ha uno sviluppo di
circa 15 metri, completamente interrato, possiede una larghezza pari a 1 m e una pendenza media
pari all’1%, in modo da scaricare in sicurezza la portata massima turbinata corrispondente a 600 l/s.
L’impianto è progettato in modo da inserirsi in maniera coerente con quelle che sono le
caratteristiche della zona, in cui gli insediamenti sono radi e sparsi con specifiche di maso fino
all’area di ubicazione dell’edificio centrale. L’impatto ambientale risulta minimo sia per i metodi
costruttivi sia per la tipologia dei manufatti, ma soprattutto per le modalità di funzionamento:
l’impianto non ha, infatti, la possibilità di immagazzinare acqua, e dunque non porta a discontinuità
all’interno dell’ecosistema fluviale.
La derivazione è realizzata in una posizione da non porsi in contrasto con altri utilizzi della risorsa
idrica come quello irriguo o potabile, mentre lo scarico è situato a monte degli abitati principali e
dell’opera di presa della centrale ENEL posta subito a valle.
Durante il periodo di minor apporto idrico naturale del corso d’acqua, durante i mesi di gennaio e
febbraio, la derivazione sarà interrotta in modo da garantire in alveo una portata sempre maggiore
del deflusso minimo vitale.
INQUADRAMENTO NORMATIVO
La legislazione a vari livelli ma anche la sottoscrizione di protocolli internazionali assegnano agli
scenari energetici un ruolo di centralità, anche in relazione alle problematiche connesse
all’approvvigionamento ed al consumo che si sono manifestate negli ultimi 15 anni. Per questo nel
nostro Paese come nel panorama internazionale, l’aumento della produzione di energia da fonti
rinnovabili è divenuta un obiettivo da perseguire in maniera prioritaria. L’Italia è una realtà ricca di
acqua e con sistemi montuosi di diversa natura che hanno regimi differenziati. Dopo l’elettrificazione
del Paese, però, si è via via persa l’autarchia energetica con l’aumento esponenziale delle
importazioni di combustibili fossili. La recente inversione di tendenza è rivolta ad obiettivi anche più
nobili della mera autosufficienza, in quanto segue gli indirizzi sottoscritti nel protocollo di Kyoto. È
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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appena il caso di ricordare che la tecnologia small hydro realizza impianti ad energia rinnovabile
con impatti ridotti sulla componente ecosistemica locale e contribuisce a ridurre, grazie alla
produzione di energia “verde”, l’emissione di anidride carbonica e di altri gas cosiddetti “serra”.
In base all’impianto normativo vigente la Provincia Autonoma di Trento è l’Autorità competente sia
in materia di rilascio della concessione sia per quanto concerne la compatibilità ambientale del
progetto, che in questa sede viene perseguita. La legge di riferimento è la L.P. 28/1988 con il
relativo Regolamento di Esecuzione, che inquadra gli impianti idroelettrici con potenza superiore a
220 kW nel procedimento di verifica.
PIANIFICAZIONE URBANISTICA
Lo Studio preliminare ha considerato la compatibilità del progetto con i diversi strumenti di
pianificazione, sia urbanistica sia di settore.
La pianificazione urbanistica si compone degli strumenti a scala provinciale e dei Piani Regolatori
Comunali. Per quanto concerne lo strumento provinciale, si fa riferimento al PUP del 2007, adottato
con D.G.P. n°2402 del 17 novembre 2006.
Il Piano Urbanistico Provinciale (PUP) poggia su di una visione di sviluppo che tiene conto della
tradizione e dell'innovazione, della salvaguardia dell'identità e della competitività, dell'apertura
internazionale e dell'adeguatezza delle condizioni di crescita umana, intellettuale e sociale.
Gli obiettivi che il PUP si prefigge, sono un utilizzo ragionato del suolo e delle risorse, la
valorizzazione dell'ambiente, il miglioramento della qualità urbana e territoriale; l’organizzazione
territoriale competitiva e lo sviluppo duraturo dell'intero sistema; l’integrazione sul territorio delle reti
infrastrutturali, ambientali, economiche e socio-culturali.
Per perseguire tali obiettivi individua una serie di elementi del territorio, quelli che caratterizzano
l'ambiente e l'identità, e che sono meritevoli di tutela e di valorizzazione per garantire lo sviluppo
equilibrato e sostenibile nei processi evolutivi: principali elementi geologici e geomorfologici, beni
del patrimonio dolomitico, rete idrografica, foreste demaniali e boschi di pregio, aree agricole di
pregio, paesaggi rappresentativi. Inoltre specifica i valori del paesaggio cui ispirarsi per creare
identità nel senso di distinguibilità, di riconoscibilità di un contesto territoriale e di appartenenza ad
una comunità locale e condivisione di valori comuni.
Le cartografie rispecchiano questa impostazione e si riconoscono alcuni ambiti:
L'Inquadramento Strutturale rappresenta il quadro conoscitivo delle risorse di maggiore importanza
ambientale, territoriale e storico-culturale ed individua gli elementi strutturali del territorio provinciale,
rilevanti per assicurare la sostenibilità dello sviluppo e il valore identitario dei luoghi (invarianti).
La Carta del Paesaggio costituisce l'interpretazione del paesaggio, inteso come sintesi dell'identità
territoriale e delle invarianti, al fine della definizione delle scelte di trasformazione territoriale e del
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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riconoscimento e della tutela dei valori paesaggistici; individua i sistemi complessi e le unità
percettive.
La Carta delle tutele paesistiche è lo strumento procedurale per l'individuazione delle aree di tutela
ambientale, finalizzate all'autorizzazione degli interventi edilizi.
Le Reti ecologiche ambientali rappresentano le interconnessioni di spazi e di elementi naturali sia
all'interno sia all'esterno del territorio provinciale, necessarie per assicurare la funzionalità e la
conservazione degli ecosistemi naturali. Integra la disciplina della L.P. n. 11/2007.
Il Sistema insediativo e le Reti infrastrutturali rappresentano il quadro generale delle aree funzionali
rilevanti sotto il profilo delle strategie che competono al PUP e sotto il profilo degli usi intensivi del
territorio; rappresenta i contenuti distinti in previsioni con natura di vincolo, a tutela di specifici
interessi dell'intera collettività, e in temi con carattere d’indirizzo rispetto alla pianificazione locale e
di settore.
La Carta di sintesi della pericolosità identifica le aree a diversa pericolosità, elaborate dal
Dipartimento Protezione civile e tutela del territorio. La nuova Carta di sintesi della pericolosità
definisce la metodologia per l'identificazione e la valutazione combinata dei fattori di pericolo
geologico, idrogeologico, sismico e valanghivo e per l'individuazione delle aree soggette a pericolo,
in base a criteri di intensità e di probabilità degli eventi. Il tema può aggiornare progressivamente il
PUP anche per stralci secondo i modi stabilite dalla legge.
Il PUP 2007, sulla base della Carta di Sintesi Geologica, inquadra la zona in cui è inserito il progetto
come area di controllo geologico, idrogeologico, valanghivo e sismico, e l’intero tracciato interessa
un’area critica recuperabile, che secondo le norme di attuazione è un’area che, pur essendo
interessata da dissesti (area alluvionabile o esondabile limitrofa agli alvei di piena ordinaria con
arginatura assente o inadeguata, frane in atto o potenziali, sprofondamenti, valanghe, ecc.), può
essere recuperata con adeguati interventi sistematori.
L’edificazione e la trasformazione urbanistica ed edilizia non sono consentite prima della completa
realizzazione delle opere volte all’eliminazione del rischio.
Fanno eccezione i casi in cui:
• l’intervento edilizio proposto costituisca in sé un’opera volta all’eliminazione del rischio;
• specifici studi ed indagini geologiche attestino che il rischio non sussiste.
La condotta forzata si articola lungo circa 820 m di tracciato sulla sinistra orografica del torrente
Ceggio, in buona parte lungo un’esistente strada forestale che costeggia il torrente.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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figura 1: Carta di sintesi geologica
La zona in cui è previsto l’edificio centrale non presenta particolare pericolosità dal punto di vista
geologico ed idrologico, in quanto l’area ad elevata pericolosità rimane circoscritta alla zona d’alveo.
La condotta, invece, si sviluppa in un’area ad elevata pericolosità, ma poiché si tratta della posa di
una condotta interrata, sistemata in buona parte al di sotto di una strada forestale già esistente, non
aggiungerà ulteriore elementi di rischio. Sul tratto di forte pendenza attraversato dalla condotta, si
trova un rio che scende dal Monte Cengia, e che verrà attraversato in sub-alveo dalla condotta,
senza quindi grosse interferenze in quanto trattasi di un corso d’acqua di rilevanza minima.
Con riferimento al sistema insediativo del PUP 2007 la zona prevista è totalmente ricompresa in
“area a bosco”. Questa tipologia di destinazione d’uso è regolamentata dall’art. 40 delle norme di
attuazione del PUP, che recitano quanto segue:
“1. Sono aree a bosco quelle occupate da boschi di qualsiasi tipo, secondo la definizione contenuta
nelle disposizioni provinciali in materia, e destinate alla protezione del territorio, al mantenimento
della qualità ambientale e alla funzione produttiva rivolta allo sviluppo della filiera foresta-legno e
degli altri prodotti e servizi assicurati dal bosco.
2. Le aree a bosco sono riportate nella tavola dell’inquadramento strutturale sulla base di quanto
contenuto nei piani forestali e montani previsti dalla legislazione provinciale in materia di foreste. I
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predetti piani articolano la superficie boscata in relazione alle diverse vocazioni che essa assume
sotto il profilo della protezione idrogeologica, della produzione, dell’interesse scientifico, naturalistico
e paesaggistico-ambientale e alla sua evoluzione individuano altresì i boschivi pregio che
costituiscono invarianti ai sensi dell’articolo 8.
3. La Giunta provinciale, con la deliberazione di approvazione dei piani forestali e montani di cui al
comma 2, nel caso in cui essi integrino o modifichino l’inquadramento strutturale e le invarianti,
dispone l’aggiornamento delle corrispondenti previsioni del PUP.
4. I piani regolatori comunali possono aggiornare i perimetri delle aree a bosco in relazione
all’accertata alterazione dello stato di fatto, purché le modificazioni non pregiudichino i contenuti
sostanziali dei piani forestali e montani di cui al comma 2, in osservanza dei criteri e le definizioni
contenuti nella normativa di settore.
5. Nell’ambito delle aree a bosco possono essere svolte le attività e realizzati le opere e gli
interventi di sistemazione idraulica e forestale, di miglioramento ambientale nonché quelli a fini
produttivi per la gestione dei patrimoni, previsti dalle norme provinciali in materia, nel rispetto degli
indirizzi e dei criteri fissati dai piani forestali e montani di cui al comma 2. le aree a bosco possono
altresì formare oggetto di bonifica agraria e di compensazione ai sensi dell’articolo 38, comma 7,
con esclusione dei boschi di pregio individuati dai piani forestali e montani di cui al comma 2, che
costituiscono invarianti ai sensi dell’articolo 8.
6. I piani regolatori comunali provvedono a definire le regole per un razionale utilizzo del patrimonio
edilizio tradizionale esistente ai sensi delle disposizioni stabilite in materia dalla legge urbanistica.
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figura 2: Inquadramento strutturale. PUP 2007
Dal punto di vista paesaggistico, l’area del tracciato è definita come area di interesse edificato
tradizionale, molto probabilmente per la presenza di sporadici masi stagionali e non. L’asse della
condotta non incontra nessuna abitazione durante il suo percorso, l’unica presenza di abitazioni si
trova a sud dell’edificio centrale ad una distanza di circa 350-400 metri e sono i due agglomerati di
Maso Costi e Maso Berti.
Per quel che riguarda le tutele paesistiche, lungo il tratto in esame non sono evidenziate aree di
particolare interesse, se non gli insediamenti storici precedentemente nominati.
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figura 3: Carta del paesaggio. PUP 2007
figura 4: Carta delle tutele paesistiche. PUP 2007
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figura 5: Carta delle reti ecologiche e ambientali. PUP 2007
figura 6: Carta del sistema insediativo ed infrastrutturale. PUP 2007
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Il sistema ambientale è concepito dal PUP come ‘rete ecologica’ per rappresentare
l’interconnessione di spazi ed elementi naturali sia all’interno del territorio provinciale che
all’esterno, nei rapporti con i territori circostanti, in modo da assicurare la funzionalità eco sistemica
e in particolare i movimenti di migrazione e dispersione necessari alla conservazione della
biodiversità e degli habitat.
Nella definizione è sottolineato il concetto di “rete”, vale a dire di connessione che deve essere
garantita tra tutte le aree interessate, e il carattere “ecologico” per il concreto condizionamento
sull’ambiente e in generale sulla vivibilità nel territorio provinciale.
Il Piano urbanistico provinciale nella cartografia che interessa il sistema infrastrutturale, riporta i
tracciati delle strade di progetto e da potenziare, risultanti dagli studi preliminari o dai progetti
definitivi predisposti dalla Provincia e per cui è conclusa o in corso la procedura di valutazione di
impatto ambientale. La classificazione adottata dal PUP articola tali tracciati in viabilità principale e
viabilità locale, a seconda della competenza provinciale sulla programmazione e gestione dell’opera
stessa. All’interno dell’area interessata dal progetto, non sono evidenziati interventi e pianificazioni.
figura 7: Carta del sistema insediativo e reti infrastrutturali. Aree agricole. PUP 2007
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PIANO GENERALE UTILIZZAZIONE ACQUE PUBBLICHE
Il PGUAP è lo strumento di governo delle risorse idriche che la Provincia ha adottato d’intesa con lo
Stato. Equivale ad un vero e proprio Piano di Bacino di rilievo nazionale e quindi, previsioni e
prescrizioni costituiscono direttive nei confronti degli strumenti di pianificazione territoriale come il
PUP e i PRG dei Comuni.
Le Norme di attuazione hanno il preciso obiettivo di armonizzare il ciclo artificiale con il ciclo
naturale delle acque, di contemperare le disponibilità e l’uso delle risorse idriche con la qualità
ecologica e paesaggistica degli ambienti acquatici, di potenziare la difesa del suolo, la funzionalità
idrologica e la sicurezza idraulica del territorio e di rispondere alle nuove esigenze economiche e di
qualità della vita, secondo i principi dello sviluppo sostenibile.
Il piano si propone di assicurare un rapporto ottimale fra suolo, acque e sicurezza del territorio,
mettendo in atto una rigorosa gestione del territorio, per garantire la sicurezza idraulica degli abitati.
L’impianto possiede i requisiti necessari per non contrastare con i criteri esposti sia dal punto di
vista della potenza sia per il contesto geografico in cui è previsto: il bacino del Ceggio, prevede
restrizioni come per altre aste fluviali, come il Sarca, il Chiese, ecc… salvo che nel caso di
realizzazione di un impianto ad alto rendimento energetico e ad alta compatibilità ambientale. La
concessione potrà essere assentita solo a seguito di una pronuncia della Giunta Provinciale in
merito alla “non sussistenza di un prevalente interesse pubblico ad un diverso uso dell’acqua.
Il PGUAP si esprime in termini di rispetto del Deflusso Minimo Vitale, di pericolosità delle aree e
individua gli ambiti fluviali di diverso interesse. La disciplina per il calcolo del DMV è contenuta sia
nel PGUAP sia nel Piano di Tutela delle Acque. In particolare l’art. 8 delle norme di attuazione del
PTA stabilisce che:
“I valori del deflusso minimo vitale (DMV) sono determinati in ragione di ambiti idrografici omogenei.
Le nuove derivazioni di acque da corpi idrici superficiali, incluse quelle relative ad istanze ancora
pendenti alla data di entrata in vigore del presente piano, sono soggette fin dalla loro attivazione al
rilascio del DMV nel rispetto dei valori indicati dalla cartografia georeferenziata allegata al presente
piano e corrispondente alla cartografia di cui al capitolo III.6.3. del progetto di piano generale per
l’utilizzazione delle acque pubbliche”.
Le aree dei bacini o dei tratti di corsi d’acqua sono state caratterizzate da un valore di portata
specifica che è necessario assicurare come rilascio a valle delle derivazioni. Il piccolo bacino del rio
è caratterizzato da una portata specifica per il deflusso minimo variabile stagionalmente secondo la
tabella riportata.
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figura 8: Valori di portata unitari per il deflusso minimo vitale proposti dal PGUAP
In figura 9 si nota come tutta la zona del bacino del torrente Ceggio sia caratterizzata da regime
nivo-pluviale con valori unitari di DMV che variano stagionalmente da 4.0 a 5.6 l/s km2.
figura 9: Estratto della cartografia del PGUAP relativa al DMV
Considerando la sezione di presa, che ha un bacino imbrifero sotteso di 18.66 km2, la portata di
rispetto si colloca tra 74 l/s ed un massimo di 105 l/s.
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figura 10: Estratto della cartografia del PGUAP relativa al DMV
La zona del torrente Ceggio, non è interessata da zone ad elevata pericolosità di esondazione,
mentre il PGUAP, sulla falsariga della carta di sintesi geologica, considera la zona di alveo come
area ad elevata pericolosità geologica. Le zone di scavo per la posa della condotta sono di
moderata pericolosità, mentre elevata in alcuni punti in cui ci si avvicina al torrente; il tracciato in
alcuni punti segue l’andamento del reticolo stradale già esistente. L’edificio centrale, infine, insisterà
su un’area a moderata pericolosità geologica.
figura 11: Carta delle pericolosità geologica. Estratto del PGUAP
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La Carta del rischio idrogeologico indica come lungo il tracciato dell’intervento non sono
contemplate zone ad elevato rischio idrogeologico, ricadendo tutto il progetto in aree a rischio
moderato.
figura 12: Uso del suolo. Estratto del PGUAP
figura 13: Carta del rischio. Estratto del PGUAP
Dalla carta dell’Uso del suolo viene evidenziato come tutta l’opera occupi solamente aree a bosco,
senza interferire con gli altri usi del suolo presenti.Per quel che riguarda la Carta del Rischio, tutta
l’area di intervento viene indicata come rischio idrogeologico moderato (R1).
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La Carta degli ambiti fluviali nella zona del Torrente Ceggio non rileva alcun ambito fluviale
paesaggistico con valenza significativa.
figura 14: Carta degli ambiti fluviali. Estratto del PGUAP
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ANALISI IDROLOGICA
L’analisi idrologica è volta a stimare le precipitazioni che insistono sul bacino di interesse e le
portate in alveo, al fine di richiedere una portata di concessione adeguata e dimensionare con
efficacia ed in maniera conveniente le opere idrauliche. Questa analisi è anche necessaria per
comprendere quale sia la producibilità che si può attendere dall’impianto ed in ultima analisi la
bontà dell’investimento. Per le considerazioni idrologiche di seguito esposte sono state prese in
considerazione le seguenti fonti:
- Annali idrologici della Provincia di Trento
- Tonini-Pulselli: Elaborazione dei dati idrologici del bacino del fiume Brenta
- Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche della Provincia di Trento
In particolare, per quanto riguarda le precipitazioni, si farà riferimento alla stazione di misura di
Pontarso, mentre per quanto riguarda i deflussi si farà riferimento ai dati della stazione idrometrica
di Maso Costi sul Ceggio per la quale esistono numerosi dati nello studio Tonini-Pulselli e negli
annali provinciali.
Dalle isoiete presentate nello studio del Tonini e dal PGUAP, risulta che i bacini sottesi nell’area in
esame, presentano una piovosità media annua di circa 1100 mm, dato che viene nella sostanza
confermato dalle elaborazioni dei dati degli annali idrologici. Il regime mensile delle precipitazioni è
di tipo nivo-pluviale, con un massimo assoluto tardo primaverile e un secondo massimo autunnale
meno accentuato e prolungato. Il minimo assoluto delle precipitazioni si verifica invece nei mesi
invernali.
Tabella 1: Caratteristiche della stazione pluviometrica a Pontarso (PGUAP)
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Figura 15: Isoiete medie annue nella zona di interesse (PGUAP)
Figura 16: Andamento medio mensile delle precipitazioni alla stazione di Pontarso
-
20
40
60
80
100
120
140
160
180
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
Pre
cipi
tazi
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edie
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(mm
)
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SCELTA PROGETTUALE E DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO
L'impianto idroelettrico oggetto del presente studio è costituito dalle seguenti opere:
a) Opera di presa sul torrente Ceggio. Si compone di:
• scala di rimonta;
• vasca sghiaiatrice;
• vasca dissabbiatrice;
• vasca di carico e camera di manovra valvole;
• canale di scarico.
b) Condotta forzata di lunghezza pari a circa 852 metri e diametro nominale di 600 mm;
c) Centrale per alloggiamento macchinari. Si compone di:
• Edificio centrale;
• Canale di scarico completamente interrato per restituire nell’alveo del torrente la
massima portata turbinata pari a 600 l/s.
d) Viabilità di servizio ed allacciamento linea ENEL.
figura 17: Ortofoto dell’area di progetto.
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OPERE DI DERIVAZIONE
L’opera di presa ha lo scopo di derivare dal torrente Ceggio la portata di 600 l/s, cioè quella di
funzionamento dell’impianto idroelettrico, garantendo nel torrente la presenza del DMV previsto, al
fine di tutelare l’ecosistema fluviale e la sua biodiversità.
La derivazione viene realizzata mediante l’inserimento di una paratoia a ventola in acciaio, disposta
trasversalmente al corso d’acqua e situata ad una quota di 1033,28 m s.l.m. (quota fondo alveo a
monte della paratoia stessa). La sua lunghezza è di 5,00 m e l’altezza è di 0,95 m, in maniera da
operare uno sbarramento del torrente con lo scopo di poter controllare l’altezza del tirante idrico
nell’alveo in prossimità della presa: in questo modo viene imposto il carico idraulico nella sezione di
presa, che rappresenta l’elemento chiave per determinare l’entità della derivazione.
Per la continuità dell’ecosistema fluviale è prevista la realizzazione di una scala di rimonta per i
pesci, attraverso la quale viene garantito il passaggio di 150 l/s grazie all’utilizzo di uno stramazzo,
che consente il transito dell’acqua dal fiume al manufatto e impedisce il passaggio di ghiaia o
materiale che può andare ad ostacolare il corretto funzionamento dell’opera. Fra uno stramazzo e
l’altro sono state posizionate delle vasche di dimensioni all’incirca pari a 4,00x4,00 m, con una
profondità tale da consentire ai pesci di sostare per riposare durante la risalita.
La derivazione dell’acqua verso la vasca sghiaiatrice è invece realizzata mediante l’utilizzo di una
bocca situata a 30 cm dal fondo e collocata alla quota di 1033,65 m s.l.m. A questa è applicata una
griglia realizzata con barre in acciaio larghe 1 cm, disposte ogni 5 cm, con lo scopo di fermare il
materiale più grossolano. Attraverso questa bocca l’acqua defluisce prima in una camera
sghiaiatrice e da qui viene convogliata in una vasca dissabbiatrice situata a monte della vasca di
carico della condotta forzata.
La vasca sghiaiatrice è la prima camera attraversata dall’acqua prelevata dal torrente. Il suo scopo
è quello di far sedimentare il materiale ghiaioso riducendo la velocità della corrente in ingresso.
Affinchè questo avvenga la vasca ha una larghezza di 5,20 m ed un tirante di 1,90 m.
Tale vasca può essere svuotata dell’acqua per consentire una periodica pulizia, grazie
alla presenza di due paratoie di dimensioni L2500xH950, posta all’imbocco della camera che
all’occorrenza impedisce il prelievo di acqua dal torrente.
Un’ulteriore paratoia di dimensioni L1000xH900, collocata nella parte terminale della
vasca, permette inoltre di scaricare l’acqua nel torrente attraverso il canale di scarico. In questa
paratoia è anche stato praticato un foro di 0,10 m di diametro, attraverso il quale defluiscono
costantemente 20 l/s così da garantire un’eventuale via di fuga per i pesci che, superando la prima
griglia, vengono a trovarsi nella vasca sghiaiatrice.
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figura 18: Planimetria zona di presa.
figura 19: Tratto di torrente interessato dalla traversa di presa.
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Al fine di rispettare i vincoli geometrici della vasca dissabbiatrice (larghezza inferiore a 2,5 m e
lunghezza maggiore di otto volte la larghezza), si è deciso di adottare una soluzione che prevede la
suddivisione del dissabbiatore in due camere distinte. Per impedire che pesci o altro materiale
passino dalla camera sghiaiatrice alle vasche del dissabbiatore, il passaggio dell’acqua è regolato
da uno stramazzo rigurgitato sul quale è collocata una griglia a maglia di 5 mm. Il dimensionamento
di questo manufatto è stato fatto con le stesse formule utilizzate nel caso della bocca che preleva
l’acqua dal torrente (stramazzo rigurgitato e perdite di carico legate alla griglia).
Il valore della perdita di carico è pari a 0,06 m e quindi il pelo libero nella vasca sghiaiatrice si trova
ad una quota di 1033,99 m s.l.m. mentre quello nel dissabbiatore vale 1033.92 m s.l.m..
figura 20: Zona interessata dal posizionamento del dissabbiatore.
Depurata dal materiale ghiaioso, l'acqua viene immessa nella vasca dissabbiatrice che si trova a
ridosso dell'opera di presa, e da qui convogliata nella vasca di carico da dove parte la condotta
forzata. Per fare in modo che il flusso nel dissabbiatore risulti sufficientemente lento da garantire la
sedimentazione di granuli aventi diametro superiore a 0,20 mm, è stata adottata una soluzione che
prevede la suddivisione della vasca in due camere distinte di forma rettangolare, con lato maggiore
lungo la linea di flusso pari a circa 17,0 m e dimensione trasversale pari a 2,0 m. Le dimensioni
delle due camere consentono il rispetto dei vincoli geometrici (larghezza inferiore a 2,5 m e
lunghezza maggiore di otto volte la larghezza), al fine di preservare il macchinario dai danni dovuti
all'usura dei materiali.
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In testa alle due camere del dissabbiatore è posto uno stramazzo di larghezza pari a 1,80 m,
destinato a consentire il passaggio dell’acqua dalla vasca del dissabbiatore alla vasca di carico. In
condizioni di regime alla massima portata, il dispositivo funziona come stramazzo rigurgitato, in
quanto il tirante idrico presente nella vasca di carico della condotta, risulta maggiore dell’altezza del
petto dello stramazzo. Per il calcolo delle perdite in questo caso è stata utilizzata la relazione dello
stramazzo rigurgitato, già utilizzata nei due casi precedenti della bocca per la captazione della
portata dal fiume e del passaggio dallo sghiaiatore al dissabbiatore.
Le due camere del dissabbiatore sono in contatto fra loro attraverso uno sfioratore laterale che
consente il deflusso di portata in eccesso che transita nell’opera di presa, in condizioni di tirante
massimo (trascurando le perdite dovute alle griglie). Il dissabbiatore è inoltre dotato di uno sfioratore
laterale lungo 2,5 m, in grado di scaricare in alveo, attraverso il canale di scarico, eventuali portate
derivate in eccesso. Questo manufatto si colloca ad un’altezza di 1034,00 m s.l.m., quota che
coincide con quella del pelo libero in prossimità della paratoia. Tale valore è stato scelto
considerando che, nel caso in cui la portata transitante nell’opera di presa sia molto modesta, le
perdite di carico tra la derivazione dal fiume e la vasca sghiaiatrice diventino praticamente nulle e il
livello dell’acqua in questa camera cresca rispetto alla situazione di regime dell’impianto.
Inoltre nelle due camere della vasca dissabbiatrice sono presenti due scarichi di dimensioni
L1000xH900 che permettono il completo vuotamento della vasca per le operazioni di pulizia. Al fine
di facilitare questa operazione il fondo del dissabbiatore è stato dimensionato prevedendo
un’inclinazione pari al 3% dal punto di immissione della portata alla sezione di incontro con la vasca
di carico.
La vasca di carico, situata immediatamente a valle del dissabbiatore, ha la funzione di accumulare
la quantità d'acqua necessaria per far fronte all'avviamento della condotta forzata e garantire un
regolare funzionamento di attacco e stacco del regolatore di livello al quale è asservita la manovra
delle macchine in centrale.
La vasca di carico è realizzata in maniera tale da garantire con sufficiente margine di sicurezza il
minimo volume teorico richiesto. La camera delle valvole sarà realizzata a ridosso della vasca di
carico, con le dimensioni necessarie all’alloggiamento del sistema di protezione della condotta. Il
vano richiesto all’installazione della valvola e relativo quadro di comando è pari a 3,68 m x 2,0 m.
L’accesso dall’esterno avverrà con una botola d’ispezione.
La soluzione adottata prevede l’adozione di un doppio canale di scarico.
• Il primo risulta caratterizzato da una sezione mista che consente di restituire in alveo tutta la
portata derivabile, pari a 600 l/s, ma anche di garantire un tirante sufficientemente alto
quando transitano 20 l/s di acqua, in maniera da consentire il passaggio dei pesci che
possono ritornare nel torrente attraverso lo scarico, dopo essere finiti nella camera
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 23
sghiaiatrice. Per ottenere questo risultato è stata considerata una sezione composta sul
fondo da una parte triangolare (inclinazione delle pareti a 45° e base pari a 23 cm) e
immediatamente sopra da una rettangolare (larghezza pari a 1,65 m). In questo modo è
assicurato un tirante pari a circa 15 cm che coinvolge la sola porzione triangolare al
passaggio dei 20 l/s, mentre un tirante di circa 8 cm al passaggio dell’intera portata (600 l/s).
Il canale, rivestito in calcestruzzo liscio, risulta avere una pendenza media pari al 17% che
consente la restituzione delle acque derivate al torrente ad una quota di 1030,44 m s.l.m.
• Il secondo permette invece l’allontanamento delle acque dall’opera di presa al fine di
consentire la pulizia della vasca dissabbiatrice. Il canale, rivestito in calcestruzzo liscio,
risulta avere sezione rettangolare, base pari a 1,50 m, lunghezza media pari a 17,7 m e
pendenza media pari al 7,3%: in questo modo viene assicurato un tirante pari a circa 10 cm.
Anche in questo caso la restituzione delle acque al torrente Ceggio avviene ad una quota di
1030,44 m s.l.m..
OPERE DI DIFESA IDRAULICA
Le opere di difesa idraulica presenti nel progetto sono una scogliera di massi ancorati a monte
dell’opera di presa, a protezione della stessa. Inoltre è prevista, a valle della paratoia e della rampa
di risalita per i pesci, un’ulteriore scogliera di protezione del versante, evitando l’erosione.
OPERE DI ADDUZIONE
E’ costituita da una tubazione in PRFV della lunghezza pari a circa 852 m e di diametro nominale
pari a 600 mm.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 24
Le perdite di carico distribuite lungo il tratto di condotta possono essere calcolate considerando il
moto assolutamente turbolento della corrente ricorrendo alla formula di Colebrook. Il risultato del
calcolo viene di seguito riportato:
DN 600 mm
Scabrezza assoluta tubazione ε [mm] 0.020
Portata massima della tubazione Q [l/s] 600
Numero di Reynolds Re [-] 1.3*10^6
Coefficiente di resistenza con formula di Colebrook
λ [-] 0.012
Lunghezza della condotta L [m] 252
Cadente formula di Darcy J [-] 0.005
Cadente dimensionale J [m] 3.902
tabella 2: Dati per il calcolo delle perdite di carico della tubazione, funzionante a portata massima
La condotta verrà posta in opera completamente interrata con materiale inerte vagliato e
preselezionato fino almeno a 15 cm sopra la generatrice superiore della tubazione.
Nei punti di maggiore deviazione plano-altimetrica è prevista la realizzazione di blocchi di
ancoraggio; si ritengono trascurabili le sollecitazioni termiche applicate alla condotta in virtù
dell'isolamento termico esercitato dal terreno.
Il primo tratto della condotta parte dall’opera di presa e per il primo tratto di 250 metri costeggia il
pendio fino ad intercettare la strada forestale. Nel punto di raccordo è prevista una berlinese che si
sviluppa per 30 metri. Il tratto successivo corre sotto la strada per altrettanti 250 metri, dopo di che il
tracciato scende con forte pendenza per riavvicinarsi all’alveo del torrente e alla strada forestale
sottostante. Il tratto nel bosco si sviluppa per circa 200 metri, per poi riprendere il tracciato sotto la
strada forestale fino ad arrivare all’edificio centrale.
EDIFICIO CENTRALE
L'edificio centrale è previsto completamente interrato a quota 895,99 m s.l.m. (quota asse turbina),
poco a valle di Maso Costi, in una zona alle pendici del declivio e ad una quota tale da risultare al
sicuro dalle piene. Dato il valore paesaggistico e morfologico dell’area di realizzo, nella
progettazione di questa costruzione si è cercato, compatibilmente con le necessarie volumetrie, di
realizzare una struttura completamente interrata, disposta su due livelli all’interno dei quali trovano
alloggiamento il gruppo turbina (livello 2), i gruppi trasformatori e gli apparecchi di controllo (livello
1), dove la fonte di rumore sarà completamente isolata all’interno dell’edifico stesso.
L’edificio è posto su due livelli:
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 25
• Livello 1 – piano primo (quota 899,41 m s.l.m.) ospita i quadri M.T., i quadri B.T. e il quadro
comandi, un vano per il trasformatore principale ed uno di minori dimensioni per il
trasformatore ausiliario, un locale misure, un locale batterie condensatori di rifasamento ed
un locale di servizio.
• Livello 2 – piano interrato (quota 894,91 m s.l.m. ospita l'ampio vano atto a contenere la
turbina Pelton.
figura 21: Pianta edificio centrale.
Un ampio portone in lamiera verniciata color grigio permette l'accesso anche a mezzi pesanti. Un
carro ponte da 10 tonnellate permetterà lo smontaggio e la messa in opera dei macchinari.
Il locale Enel per le batterie stazionarie ha accesso separato direttamente sull’esterno; le porte, di
dimensioni cm 100x200, sono realizzate in acciaio verniciato color grigio. L'illuminazione è
assicurata da aperture finestrate quadrate, ricavate nelle porte di ingresso al fabbricato. La tecnica
costruttiva prevista si basa sui principi della tradizione architettonica locale. I muri perimetrali sono
realizzati in muratura in calcestruzzo con un rivestimento lapideo nelle parti in vista.
Sotto il livello del solaio del piano interrato si prevede di disporre il canale di scarico dell'acqua che
va a raggiungere l'alveo del torrente. Il nuovo accesso all’edifico centrale si innesta su quello
esistente per l’opera di presa dell’Enel, ampliando l'attuale accesso proveniente da Maso Costi.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 26
Per l’accesso al fabbricato, verrà utilizzata la viabilità esistente; non occorre dunque prevedere la
realizzazione di nuovi tracciati carrabili
figura 22: Sezione edificio centrale in corrispondenza del canale di scarico
Il canale di scarico viene realizzato di larghezza pari a 100 cm, completamente coperto e deve
essere in grado di restituire in alveo la portata massima turbinata pari a 600 l/s: tale valore è stato
determinato come valore massimo di portata scaricabile.
E' previsto con una pendenza longitudinale pari all’1% con uno sviluppo pari a circa 15 metri, con
pareti rivestite in calcestruzzo liscio esprimibile mediante un coefficiente di Strickler pari a 50
m1/3/s. La quota di scarico è posta pari a quota 889,95 m s.l.m., mentre il fondo alveo è ubicato a
quota 888,952 m s.l.m. circa.
Il canale è grado di convogliare la portata richiesta di 600 l/s con un tirante pari a circa 34,6 cm, con
una velocità di deflusso pari a circa 1,74 m/s; viene pertanto previsto di sezione cm 1,00x0,50 m
compreso di franco di sicurezza.
OPERE ACCESSORIE
Non è prevista la realizzazione di nuove strade di accesso, essendo le aree di imposta sia
dell’edificio centrale che dell’opera di presa già servite da viabilità di tipo forestale; tale viabilità
dovrà essere sistemata localmente al fine di rendere transitabile la carreggiata per mezzi d’opera.
E’ previsto che le strade vengano poi mantenute nell’attuale configurazione, con modesti interventi
di sistemazione e locale regimazione delle acque; per quanto riguarda i materiali di risulta dagli
scavi, preme sottolineare come il materiale di risulta proveniente dalla posa della condotta possa
essere riutilizzato per il tombamento della stessa e per modesti interventi di regolarizzazione del
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 27
terreno (si tratta infatti di non più di circa 250 mc). Lo stesso uso può essere fatto per il materiale di
risulta proveniente dallo scavo di sbancamento per la realizzazione dell’edificio centrale, mentre la
vasca dissabbiatrice, realizzata completamente interrata, prevede il recupero di tutto il materiale di
scavo per interventi di raccordo all’andamento naturale del terreno. Particolare attenzione dovrà
essere posta negli interventi di ripristino delle aree interessate allo scavo; tali interventi dovranno
essere condotti con estrema sollecitudine, utilizzando tecniche di ingegneria naturalistica al fine di
garantire la naturale stabilità dei versanti, e con interventi di protezione delle aree di rinterro,
eseguiti applicando la tecnica del nero-verde.
CENNI ALLA FASE COSTRUTTIVA
La fase costruttiva risulta essere senz’altro un momento di significativa interferenza con il territorio;
essa corrisponde al periodo nel quale si verificano i maggiori impatti in relazione alla necessità di
occupazione degli spazi durante la realizzazione dell’impianto e alle operazioni di cantiere.
I disagi arrecati dalle opere cantieristiche sono ‘mitigati’ dalla pressoché completa reversibilità degli
impatti in relazione al ripristino dello status quo in corrispondenza con l’inizio dell’esercizio di
produzione. Nella descrizione delle attività cantieristiche sono tenute a riferimento metodologie
esecutive classiche, con usuali macchinari utilizzati normalmente per simili lavorazioni e tecnologie
operative standard per analoghe lavorazioni.
La realizzazione dell’impianto si compone di diverse tipologie di know how in relazione alle varie
opere previste. In particolare le lavorazioni sono così suddivise:
• Opere di scavo e rinterro: riguardano tutto il tracciato della condotta, ma anche la zona di testa e
la centrale. La posa in opera delle tubazioni va realizzata mediante uno scavo a sezione idonea.
• Opere di ingegneria civile: si tratta delle strutture di testa e dell’edificio centrale, ovvero delle
opere in cemento armato che ospiteranno gli organi di presa e di regolazione a monte, gli organi
di produzione a valle.
• Opere elettromeccaniche: si compongono della turbina, del generatore, del trasformatore e di
tutti gli strumenti di regolazione e controllo presenti nella centrale di produzione.
Con riferimento alle imprese partecipanti ai lavori, il soggetto principale curerà la parte di opere
civile, movimenti terra e tutta l’organizzazione del cantiere. Una lavorazione specifica e ad elevato
valore aggiunto è sicuramente quella relativa alle opere elettromeccaniche, che saranno realizzate
da un’impresa altamente specializzata nel settore. Le necessità di velocizzare i tempi di
realizzazione dell’opera sono correlate a due esigenze principali e tra di loro non in contrasto:
• rapida messa in esercizio della centrale al fine di iniziare più rapidamente possibile la
produzione, ritornando al più presto degli investimenti sostenuti;
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 28
• minimizzazione dei tempi di occupazione del suolo e dunque degli impatti, sia in relazione alle
componenti più strettamente ambientali, sia con riferimento ai disagi che la presenza del
cantiere può arrecare alla popolazione del luogo ed alla fruizione del territorio anche a scopo
turistico.
Con riferimento a questo secondo aspetto, i tempi andranno ottimizzati e ridotti il più possibile
coordinando i diversi interventi nelle zone di monte e di valle, ma soprattutto in relazione alla posa
in opera della condotta forzata.
TIPOLOGIA D'OPERA MESI DI LAVORO
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
lavoro per allestimento della centrale di produzione
lavoro per la formazione della briglia di raccolta e del sistema di limpidazione delle acque
lavoro per la formazione e posa della condotta di trasporto acque (PRFV)
lavori minori di raccordo e finitura
figura 23: Cronoprogramma proposto per la cantieristica
Il cronoprogramma proposto prevede 3 mesi di tempo per la posa della condotta, in un’ottica
piuttosto cautelativa. L’accessibilità dei luoghi non è particolarmente problematica e gli spazi a
disposizione per la cantieristica sono tutto sommato congrui rispetto alle esigenze. La sezione della
pista viene fissata pari a 4 metri e presenta una larghezza sufficiente per l’accatastamento del
materiale di scavo e di posa. Si è comunque scelto di utilizzare tubazioni in PFRV che non
necessitano di scavi localizzati in testa ai giunti, al contrario delle tubazioni di acciaio per le quali si
realizzano nicchie di saldatura, e che presentano un peso limitato rispetto ad analoghe tubazioni in
ghisa o acciaio.
L’obiettivo di ridurre al minimo i tempi di posa in opera della condotta sarà quello maggiormente
perseguito in relazione alle problematiche di accessibilità dei luoghi e del transito lungo la strada
forestale, che sarà interrotta per il periodo strettamente necessario alle operazioni. La condotta sarà
posta in opera in periodi che, non avversi dal punto di vista meteorologico (ghiaccio e neve), siano
interessati da turismo e utenti in maniera marginale. Il periodo migliore potrebbe essere quello che
va dai primi di aprile a fine giugno.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 29
IMPATTI AMBIENTALI E LORO MITIGAZIONE
Gli impatti di maggior rilievo causati dall’esercizio di un impianto idroelettrico sono tipicamente
riconducibili all’idrosfera, ovvero alla riduzione di portata d’acqua che si produce nel tratto compreso
tra la presa e la restituzione. Questo impatto è di norma compensato dai vantaggi economici ed
ambientali derivanti dalla vendita di energia elettrica. Questa energia ha il pregio di provenire da
fonti rinnovabili e dunque non ha generato nella sua produzione anidride carbonica ed altri gas
responsabili del cosiddetto effetto serra.
IMPATTI SULL’ATMOSFERA
Le emissioni locali prodotte da un impianto idroelettrico sono per definizione nulle. Nel bilancio è
necessario considerare anche i benefici che, a livello globale, la messa in esercizio di un impianto
alimentato ad energia rinnovabile comporta. Nell’ambito della presente analisi ambientale attinente
la realizzazione di un impianto idroelettrico, va in altre parole considerata la voce riguardante il
risparmio energetico indotto dall’immissione in rete di energia proveniente da fonti rinnovabili. A tale
scopo è possibile quantificare il cosiddetto risparmio energetico convenzionale, commisurando
l’energia prodotta con l’equivalente energia che sarebbe stata ottenuta mediante la combustione di
prodotti derivati dal petrolio. Si introduce in altre parole il concetto di TEP (tonnellata equivalente
petrolio): 1 TEP corrisponde all’energia termica sviluppata da una tonnellata di petrolio, cioè 10
milioni di kcal, ed equivale ad 11,6 MWh termici, corrispondenti a 4,5 MWh elettrici. In altre parole
ogni kWh prodotto dall’impianto permette di risparmiare 2,2·10-4 TEP. Ne consegue che, nel caso in
oggetto, il risparmio energetico è quantificabile in circa 3˙131˙568 kWh·2,2·10-4 = 689 TEP, pari a
1498 tonnellate annue di CO2 che non saranno più emesse per l’approvvigionamento energetico.
L’impatto sull’ambiente su scala globale è dunque positivo. Il risparmio quantificato è caratterizzato
da una connotazione, oltre che energetica, anche di tipo ambientale.
figura 24: emissioni in atmosfera per la produzione unitaria di energia elettrica,
mediante differenti tecnologie [Fonte: Commissione Europea]
Riassunto non tecnico
È infatti possibile quantificare le emissioni di sostanze inquinanti quali CO
che vengono evitate mediante l’entrata in produzione dell’impianto sul Ceggio. Fac
alla figura 24 si ricavano le quantità, in grammi per kWh elettrico prodotto, di sostanze che non sono
più immesse in atmosfera. Moltiplicando i valori tabulati per la produzione media annua di progetto,
è possibile quantificare il risparmio di emissioni medie che si ot
dell’impianto. Per facilità di lettura è stata considerata, per ogni tecnologia di produzione, la media
tra i valori minimi e massimi riportati nella relativa tabella relativamente ad ogni voce di emissione.
t/anno CARB
SO2 39.1
NOX 10.6
Polveri totali sospese 28.5
Metano 2.8
figura 25: emissioni medie annue risparmiate per tecnologia di produzione
figura 26: emissioni medie annue (t/anno) risparmiate grazie all’entrata in
0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
30.0
35.0
40.0
CARBONE
39.1
10.6
28.5
2.8
EM
ISS
ION
I [t/a
nno]
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 30
È infatti possibile quantificare le emissioni di sostanze inquinanti quali CO2, NO
che vengono evitate mediante l’entrata in produzione dell’impianto sul Ceggio. Fac
si ricavano le quantità, in grammi per kWh elettrico prodotto, di sostanze che non sono
più immesse in atmosfera. Moltiplicando i valori tabulati per la produzione media annua di progetto,
è possibile quantificare il risparmio di emissioni medie che si ottiene per ogni anno di funzionamento
dell’impianto. Per facilità di lettura è stata considerata, per ogni tecnologia di produzione, la media
tra i valori minimi e massimi riportati nella relativa tabella relativamente ad ogni voce di emissione.
CARBONE CARBONE CLEAN COAL GAS
39.1 5 0.0
10.6 3.1 4.4
28.5 1.4 0.2
2.8 2.8 0.0
: emissioni medie annue risparmiate per tecnologia di produzione
: emissioni medie annue (t/anno) risparmiate grazie all’entrata in
funzione dell’impianto sul Ceggio
CARBONE "CLEAN" GAS
5.0
0.0
24.1
3.14.4
1.40.2
2.8
0.0
SO2 NOx PARTICOLATO CH4
Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
, NOx, SOx e polveri sottili
che vengono evitate mediante l’entrata in produzione dell’impianto sul Ceggio. Facendo riferimento
si ricavano le quantità, in grammi per kWh elettrico prodotto, di sostanze che non sono
più immesse in atmosfera. Moltiplicando i valori tabulati per la produzione media annua di progetto,
tiene per ogni anno di funzionamento
dell’impianto. Per facilità di lettura è stata considerata, per ogni tecnologia di produzione, la media
tra i valori minimi e massimi riportati nella relativa tabella relativamente ad ogni voce di emissione.
GAS PETROLIO
24.1
7.2
2.5
5.0
: emissioni medie annue risparmiate per tecnologia di produzione
: emissioni medie annue (t/anno) risparmiate grazie all’entrata in
PETROLIO
24.1
7.2
2.55.0
Riassunto non tecnico
figura 27: emissioni medie annue di CO2 ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul
figura 28: emissioni solide medie annue ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Ceggio
Gli impatti sull’atmosfera si riducono localmente alla fase di cantiere, quando il traffico e le operazioni
di movimento terra aumenteranno rumore e polveri nella zona dei lavori. Questi disagi saranno
circoscritti e verranno al più possibile ridotti con una gestione oculata del cantiere. Con riferimento
alle attività di cantiere la riduzione delle emissioni sonore data
insediamenti abitati dà valori abbondantemente sotto il limite di legge.
0.0
500.0
1'000.0
1'500.0
2'000.0
2'500.0
3'000.0
CARBONE
2'911.7
EM
ISS
ION
I [t/a
nno]
0.0
50.0
100.0
150.0
200.0
250.0
300.0
CARBONE
213.1
EM
ISS
ION
I [t/a
nno]
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 31
: emissioni medie annue di CO2 ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul
: emissioni solide medie annue ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Ceggio
Gli impatti sull’atmosfera si riducono localmente alla fase di cantiere, quando il traffico e le operazioni
ento terra aumenteranno rumore e polveri nella zona dei lavori. Questi disagi saranno
circoscritti e verranno al più possibile ridotti con una gestione oculata del cantiere. Con riferimento
alle attività di cantiere la riduzione delle emissioni sonore data dalla lontananza dei primi
insediamenti abitati dà valori abbondantemente sotto il limite di legge.
CARBONE "CLEAN" GAS PETROLIO
2'840.8
1'491.4
CO2
CARBONE "CLEAN" GAS PETROLIO
284.2
0.0
EMISSIONI SOLIDE
Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
: emissioni medie annue di CO2 ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Ceggio
: emissioni solide medie annue ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Ceggio
Gli impatti sull’atmosfera si riducono localmente alla fase di cantiere, quando il traffico e le operazioni
ento terra aumenteranno rumore e polveri nella zona dei lavori. Questi disagi saranno
circoscritti e verranno al più possibile ridotti con una gestione oculata del cantiere. Con riferimento
dalla lontananza dei primi
PETROLIO
2'769.9
PETROLIO
142.2
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 32
Sull’atmosfera non ci saranno localmente impatti in fase di esercizio, se si esclude il rumore delle
turbine, che comunque sarà molto al di sotto dei limiti di legge e si verificherà in una zona non
abitata. L’abitazione più vicina è situata ad una distanza maggiore di 300 metri e sarà esposta ad un
livello di rumore molto sotto il limite di legge.
RUMORE E VIBRAZIONI
Per quanto riguarda la fase di esercizio l’unica possibile fonte di rumore è riconducibile al
funzionamento delle turbine e dei macchinari elettromeccanici in centrale. Tuttavia stante anche la
legislazione corrente in tema di salute sul posto di lavoro, si ritiene che l’inquinamento sonoro e le
vibrazioni prodotti durante il funzionamento non possano creare alcun disturbo percepibile se non
per pochi metri attorno all’edificio. Si ritiene quindi che le normali tecniche costruttive dell’edificio
centrale e le caratteristiche delle moderne turbine garantiscano che la variazione del clima acustico
sia trascurabile.
L’esistente tecnologia utilizzata nella produzione di turbine idroelettriche permette di contenere il
rumore dell’impianto in esercizio al massimo regime, misurato all’interno dell’edificio centrale, entro
il rispettabile valore di 90 dB(A). Tale valore è stato preso come riferimento da una campagna di
misure eseguita su una turbina Pelton equivalente a quella che sarà installate sul torrente Ceggio. Il
valore di circa 90 dB(A) è stato misurato a circa 2 metri dalla turbina.
L’edificio centrale sarà realizzato con una muratura in cemento armato dello spessore di 40 cm;
completamente interrato, avrà un unico portone di accesso, metallico di tipo pesante.
La determinazione del grado di emissione acustica nell’ambiente circostante può essere
determinata previa verifica del grado di isolamento acustico dell’edificio all’interno del quale sono
ubicate le macchine in esame.
Periodo di funzionamento dell’impianto
L’impianto può funzionare 24 ore su 24.
Dati acustici per gli elementi della struttura che ospitano l’impianto
L’isolamento acustico fornito da una struttura rappresenta la facoltà della stessa ad opporsi a
trasmissioni di rumori che si propagano nell’aria.
Per strutture di separazione sia verticali che orizzontali si intende con potere fonoisolante R la
caratteristica di una determinata struttura ottenibile da misure di laboratorio.
Muri perimetrali esterni
La struttura che occupa la turbina è costituita da pareti in calcestruzzo rivestito esternamente in
pietra locale.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 33
Superficie totale della struttura (esclusa portone di accesso e accesso locale ENEL): 42,54 m2
Dai valori tabellati consideriamo i seguenti valori di potere fonoisolante del materiale:
freq. Hz 125 250 500 1000 2000
R (dB) 36 36 33 39 49
Curva rif. 36 45 52 55 56
Indice di valutazione Rw’ 23 32 39 42 43
Scostamenti sfavorevoli 0 0 6 3 0
Porta industriale
Il locale sarà accessibile da un portone industriale di superficie totale pari a 10,50 m2 e dal portone
di accesso al locale ENEL, pari a 2 m2, per un totale di 12,50 m2.
freq. Hz 125 250 500 1000 2000
R (dB)= 23 28 30 30 30
Curva rif. 36 45 52 55 56
Indice di valutazione Rw’ 15 24 31 34 35
Scostamenti sfavorevoli 0 0 1 4 5
Potere fonoisolante della struttura totale
Il potere fonoisolante totale della struttura è pari a 36,02 dB ed è stato calcolato utilizzando la
seguente formula.
Isolamento acustico del locale e l’ambiente esterno
Nel caso specifico consideriamo l’interno del capannone un ambiente riverberante, secondo la
norma EN 12354-4 relativa alla trasmissione del suono dall’interno verso l’esterno possiamo
applicare la seguente formula:
Come termine di diffusività (Cd ) è stato assunto un valore di 6 dB perché l’ambiente oggetto
dell’indagine è relativamente piccolo, di forma regolare (rettangolo) e costituito da pareti lisce in
cemento (superfici riflettenti).
Questa formula esprime la potenza sonora equivalente posta all’esterno dell’ambiente rumoroso. La
sorgente equivalente è posta a 1 m dalla facciata.
−= ∑ − 10/10*1
log10 RSnStot
Rwtot
CdS
SpRLpL
ow −+−= log10''
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
pagina 34
Il valore di potenza sonora riscontrato è pari a Lw: 71,65 dB(A).
La sorgente di rumore equivalente derivante dal funzionamento delle turbine all’interno del locale si
trova ad una distanza rispetto al ricettore sensibili di circa 350 metri.
Livelli sonori calcolati presso i ricettori
Considerando nel caso specifico che il campo acustico si propaghi con onde sferiche possiamo
calcolare il livello di pressione sonora ai ricettori con la seguente formula:
Anche in questa situazione, il livello di pressione sonora ricavato è pari a 23,7 dB(A), valore
trascurabile rispetto anche al rumore residuo della zona.
In prossimità dell’abitazione più vicina si ha quindi, utilizzando l’equazione di cui sopra, un rumore
provocato dal funzionamento delle turbine pari a 10,65 dB(A), valore molto basso, che si ritiene in
tutte le situazioni coperto dal rumore di fondo generato dal ruscellamento dell’acqua del torrente
Ceggio.
Di seguito si riportano i valori limite assoluti di emissione per l’ambiente esterno fissati dal DPCM
14/11/97 (art. 3 e tabella C).
Classi di destinazione d’uso del territorio Tempi di riferimento
Diurno (6.00-22.00) Notturno (22.00-6.00)
I aree particolarmente protette 45 35
II aree prevalentemente residenziali 50 40
III aree di tipo misto 55 45
IV aree di intensa attività umana 60 50
V aree prevalentemente industriali 65 55
VI aree esclusivamente industriali 665 65
Valore limite differenziale di immissione
Il valore limite differenziale di immissione stabilito dall’art. 4 del D.P.C.M. 14/11/1997 è rispettato per
il periodo diurno e notturno perché tali disposizioni non si applicano nei seguenti casi, in quanto ogni
effetto del rumore è da ritenersi trascurabile:
• se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40
dB(A) durante il periodo notturno.
11log20')( −−= rLwALp
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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In conclusione si ritiene che l’impatto acustico determinato dal funzionamento della turbina
all’interno del locale è trascurabile.
ALTRI IMPATTI
Gli impatti in fase costruttiva, sono concentrati in un lasso temporale molto ridotto, gli altri effetti
sull’ambiente sono riconducibili all’ecosistema fluviale e perifluviale, con riferimento a flora e fauna.
Nel caso in esame lo studio ha l’obiettivo di migliorare qualitativamente gli interventi, al fine di
ottenere i migliori risultati nel rispetto delle componenti ambientali.
Il passaggio della tubatura non costituisce modifica alcuna del paesaggio agricolo e boschivo, in
quanto completamente interrata sotto la strada forestale.
Se si dovesse predisporre una scala di valori, nullo-debole-medio-forte, per esprimere l’impatto
sull’ambiente naturale, in questo caso si può definire debole. Il perché è facilmente spiegabile con
questi motivi:
• le opere da realizzare sono principalmente demandate a movimenti di terra che, se svolti con
accortezza ed adeguate modalità di ripristino, non lasciano segni evidenti sulle aree a bosco,
interessate in maniera marginale, in quanto la condotta segue per la maggior parte del tracciato
la strada forestale esistente; l’attraversamento del tratto di bosco, verrà ripristinato da specie
pioniere;
• l’opera di presa si realizzerà completamente interrata, tranne la briglia le cui parti esposte
saranno completamente rivestite in pietra;
• l’edificio centrale è completamente interrato;
• considerando la posizione e lo sviluppo lungo la riva, non si dovrebbero manifestare effetti sulla
stabilità del versante;
• la vegetazione a prato e a bosco, è facilmente ricostruita con interventi artificiali.
La costruzione dell’impianto idroelettrico in progetto, indubbiamente provoca dei dissesti che si
possono però definire di ordine temporaneo, limitati nel tempo fino alla ripresa vegetativa ed al
completamento strutturale dell’opera, mediante la realizzazione dei ripristini in progetto e delle
modalità costruttive previste nelle misure di compensazione.
Per quanto riguarda gli animali, molte delle specie faunistiche, che vivono nella zona in esame,
appartengono all’areale della fauna stanziale. Nel caso specifico l’impatto negativo è quasi
esclusivamente limitato alla fase di costruzione durante le operazioni di taglio, scavi, riporti di
terreno, rumori dei macchinari; per cui le specie abituali sono costrette ad allontanarsi. Con la
perturbazione dell’habitat gli animali in genere assumono un comportamento anomalo, limitato
comunque in quanto la prevalente attività crepuscolare notturna rimane indisturbata.
L’opera comunque non costituisce, a realizzazione avvenuta, una barriera fisica che annulla gli
spostamenti.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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MITIGAZIONI
Sulla base degli impatti rilevati si adotteranno in sede di cantierizzazione e di esercizio della
centrale alcune misure di mitigazione. Come si è visto nell’ambito dell’analisi degli impatti, la
componente aria risente di quanto avviene durante le fasi di lavorazione a causa del temporaneo
incremento di emissioni inquinanti e della mobilitazione di polveri. In particolare, la deposizione di
elevate quantità di polveri sulle superfici fogliari, sugli apici vegetativi e sulle formazioni fiorali può
essere causa di squilibri fotosintetici e quindi biochimici. La misura di mitigazione in questo caso
risiede principalmente in una corretta gestione del cantiere, che nello specifico dovrà constare delle
seguenti azioni:
• umidificazione delle piste: verrà effettuata la bagnatura dei percorsi e la pulizia degli accessi
sulle strade asfaltate.
• utilizzo di macchinari a basse emissioni, sia di tipo sonoro che relative alla dispersione in
atmosfera di sostanze inquinanti.
Al fine di ridurre gli effetti di perdite accidentali di sostanze solide o liquide inquinanti si predisporrà
un’apposita procedura di pronto intervento atta a limitare l’estensione dell’inquinamento e, se
necessario, bonificare l’area interessata. I servizi igienici ad uso degli addetti del cantiere saranno di
tipo mobile a perfetta tenuta. Essi verranno periodicamente svuotati e il contenuto sarà conferito ad
adeguate strutture di smaltimento.
Suolo e sottosuolo in fase di costruzione risentiranno dell’inevitabile quanto temporanea
occupazione di aree per buona parte della zona coinvolta dai lavori. Anche in questo caso una
corretta gestione del cantiere, a partire dall’individuazione delle aree di stoccaggio di materiali e
macchinari che permettano di arrecare minore disturbo, contribuirà a minimizzare gli impatti.
Dal punto di vista paesaggistico tutte le opere sono state studiate per minimizzarne l’impatto visivo
in considerazione della particolare localizzazione dell’impianto. La centrale di produzione sarà
completamente interrata, e inoltre si prevede di rivestire le uniche zone esposte in pietra locale.
Per quanto concerne le problematiche relative all’inquinamento acustico si provvederà a dotare le
apparecchiature elettromeccaniche dei più moderni dispositivi fonoassorbenti. Questi dispositivi
saranno adottati anche a livello delle prese di aerazione e degli infissi dell’edificio centrale.
Misure di mitigazione in fase di costruzione
Per limitare gli effetti negativi sull’ambiente, che in qualche modo sono sempre presenti in
montagna, almeno nelle fasi di realizzazione, è opportuno adottare determinate precauzioni. Pur
essendo in presenza di un sito che dimostra un’elevata tolleranza, in relazione al tipo di intervento,
si prenderanno alcuni accorgimenti per ridurre qualitativamente e quantitativamente l’impatto.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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Precauzioni nei riguardi delle componenti fisiche
Nell’ambito di tale componente gli scavi dovranno essere eseguiti con escavatore meccanico, che
possa, date le caratteristiche proprie del mezzo, ottemperare in modo ottimale allo scavo ed alla
sistemazione in loco dei materiali di risulta. Le piazzole di stoccaggio temporaneo del materiale
saranno scelte in modo accurato e ripristinate al termine dei lavori. A questo va aggiunto che il
percorso sarà progettato tenendo conto delle caratteristiche orografiche del territorio in modo da
adeguare planimetricamente ed altimetricamente il tracciato alle variazioni fisiografiche del
versante.
La combinazione di questi due primi elementi, escavatore e micro-orografia svolgono un’azione
integrata di particolare attenuazione degli impatti.
Al fine di evitare fenomeni di dissesto connessi allo scavo si provvederà all’immediato
rinverdimento, all’esecuzione di drenaggi, alla posa tubazioni, alla formazione di scogliere, anche
provvisorie, per ovviare ad eventuali deficienze di coesione dei materiali. Al fine di migliorare sia
l’impatto negativo dello scavo che di favorire il recupero vegetativo il rinverdimento è previsto con la
tecnica del nero verde.
Precauzioni nei riguardi delle componenti biologich e
Il tracciato pur avendo necessità di dover compensare dislivelli e raggiungere traguardi rigidamente
prefissati, può svilupparsi in modo da contenere scavi e riporti ed essere realizzato con modalità tali
da limitare i danni.
Per accelerare il ripristino si dovranno attuare due accorgimenti; il primo è costituito dall’immediata
sistemazione del materiale ancora in fase di parziale avanzamento; il secondo e dato dal pronto
inerbimento.
Il rilascio del DMV (deflusso minimo vitale) è fondamentale per la salvaguardia della fauna ittica.
Precauzioni nei riguardi dell’utilizzo del territor io
Per quanto riguarda le forme di utilizzo, la realizzazione della centrale è compatibile con le funzioni
proprie del territorio. Sotto l’aspetto agricolo, produttivo-economico e paesaggistico, l’opera
garantisce il mantenimento delle funzioni attuali.
Precauzioni nei riguardi del tempo libero
L’impatto provocato sull’ambiente dalla realizzazione della condotta interrata e della centrale, nei
riguardi della funzione turistica, per una normale frequentazione del territorio, è momentaneo nella
fase di costruzione.
Precauzioni nei riguardi del paesaggio
L’attenuazione dell’impatto sul paesaggio potrà avvenire tramite la semplice osservanza di alcune
precauzioni che corrispondono all’immediato rinverdimento, alla corretta modalità di esecuzione
rispettosa dei principi del ripristino ambientale.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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È evidente inoltre che gli interventi paesaggistici coincidono con quelli rivolti alla difesa del suolo dai
pericoli di ordine idrogeologico.
Riduzione della portata idrica
Il prelievo risulterà superiore al DMV e comunque risulterà proporzionatamente maggiore durante il
periodo invernale quando minori risultano le esigenze trofiche e, di contro, maggiore risulta la
necessità di evitare ripetute escursioni della portata idrica che potrebbero mettere in secca le uova
deposte, con conseguente loro distruzione.
Verrà inoltre garantita la variabilità stagionale del regime idraulico escludendo regimi monotoni,
dannosi alla fauna acquatica.
Intorbidamento delle acque
Per mitigare l’impatto prodotto si eviterà il periodo invernale (da ottobre a marzo), meno favorevole
per l’attività di cantiere, ed in particolare per l’esecuzione degli scavi nell’alveo e della messa in
posa dei necessari manufatti, in quanto presente il prodotto della riproduzione nelle varie fasi di
sviluppo embrionale.
Deviazione del corso d’acqua
Come forma di mitigazione dell’impatto si indica il periodo invernale (da ottobre a marzo) quello
meno favorevole per la possibile presenza nel tratto di eventuali riproduttori, nonché del loro
prodotto riproduttivo.
Emissione di rumori
Il periodo meno adatto all’attività di cantiere, potrebbe essere quello primaverile, corrispondente alla
fase riproduttiva della fauna avicola. Si tratta comunque di una forma di impatto del tutto irrilevante.
Emissione di polveri e fumi
Anche per le emissioni di polveri e fumi valgono le indicazioni sopraccitate per l’emissione di rumori.
Movimento di mezzi e autoveicoli
Anche per il movimento di mezzi e autoveicoli durante la fase di cantiere, valgono le stesse
indicazioni già previste per l’emissione di rumori e l’emissione di polveri e fumi.
Sversamento accidentale di sostanze inquinanti
Durante la fase di cantiere sarà fondamentale evitare qualsiasi sversamento accidentale di
sostanze inquinanti (oli e idrocarburi). Per ridurre al minimo le rotture degli apparati oleodinamici
delle apparecchiature di cantiere sarà quindi necessario assicurarsi che i macchinari siano in
ottimale stato di manutenzione.
In caso di sversamento nel torrente Ceggio sarà comunque necessario intervenire rapidamente,
interessando gli organismi preposti, al fine di contenere l’inquinamento ad un tratto di fiume meno
esteso possibile.
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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CONCLUSIONI
L’Unità Organizzativa per la valutazione dell’impatto ambientale, nel segnalare che il progetto di
gestione sostenibile predisposto dal Comune di Torcegno elenca un’ampia serie di compensazioni
socio-ambientali finalizzate alla promozione turistica e alla riqualificazione del territorio, rileva che
tali proposte vanno intese come insieme organico di iniziative da sviluppare e che, considerata
l’elevata varietà di ambiti in cui intervengono, ad un esame complessivo rispondono positivamente
all’impegno richiesto quale compensazione ambientale e socio-economica all’impiego dell’acqua. In
sede di valutazione dell’impatto ambientale del progetto della centralina idroelettrica, le misure
proposte potranno essere approfonditamente esaminate per valutare la qualità tecnica dei singoli
interventi.
In sede di verifica preliminare dell’intervento ai sensi dell’art. 8 delle norme di attuazione del Piano
di tutela delle acque, è stato stabilito che sussistano le condizioni per poter valutare positivamente il
progetto di derivazione dal torrente Ceggio, in considerazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile
della comunità locale interessata, evidenziati ed illustrati nel progetto gestionale del Comune di
Torcegno.
Con la delibera 2195 di data 11 settembre 2009 è stato quindi autorizzato l’avvio del procedimento
di valutazione dell’impatto ambientale ai sensi della legge provinciale 29 agosto 1988, n. 28.
Verificata la fattibilità dell’opera nell’ambito della vigente legislazione ed inquadrato il progetto con
riferimento alle principali componenti ambientali, si è proceduto all’analisi delle scelte progettuali.
Questa contiene una disamina delle possibili alternative che ha portato a concludere, utilizzando
criteri di giudizio che minimizzassero la discrezionalità, come la soluzione scelta sia effettivamente
la meno impattante. La successiva analisi degli impatti relativi alla scelta fatta si è avvalsa sia delle
competenze già coinvolte nell’ambito della redazione del Progetto Preliminare e di ulteriori apporti,
mirati principalmente all’approfondimento delle componenti relative all’ecosistema. Questa attività
ha permesso di concludere che gli impatti negativi previsti sono in gran parte correlati alla fase di
cantiere e dunque temporanei. Gli impatti permanenti sono invece principalmente riconducibili alla
modificazione del regime delle portate. Tuttavia, nel corso dello Studio, sono emerse le seguenti
considerazioni:
• la portata corrispondente al minimo deflusso vitale ed ai contributi dell’interbacino influirà in
maniera sostanziale nel garantire la capacità di autodepurazione e la conservazione delle
principali caratteristiche biologiche del tratto d’alveo interessato.
• la modulazione delle portate realizzata nella nuova configurazione può considerarsi
senz’altro positiva almeno nell’ottica dell’impatto sull’idrosfera.
• non è assolutamente trascurabile l’effetto di compensazione derivante dalla diminuzione
delle emissioni in atmosfera conseguente alla produzione di energia elettrica senza alcun
Riassunto non tecnico – Impianto idroelettrico sul torrente Ceggio
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impiego di combustibili fossili. Appare superfluo sottolineare come in questi anni le
problematiche relative al mantenimento di un accettabile livello qualitativo dell’aria stiano
assumendo un’importanza sempre crescente.
Al fine di controllare nel tempo gli effetti sul territorio dell’intervento in progetto e l’efficacia delle
azioni di minimizzazione e mettere in atto di conseguenza le necessarie misure correttive, durante il
periodo d’esercizio della centrale, con diversa cadenza verranno compiute alcune verifiche sullo
stato dei luoghi e sulle condizioni delle opere.
Nel complesso, si ritiene che la tipologia di impianto adottata e gli interventi di mitigazione previsti e
sotto esplicitati, facciano sì che l’impianto in progetto si configuri come una risposta efficace ed
ecocompatibile alla crescente domanda di energia elettrica.
Gli impatti di maggior rilievo sono relativi alla fase di cantiere, e saranno dunque temporanei.
La realizzazione dell’impianto avrà ricadute positive a diversi livelli, sia in relazione alla produzione
di energia rinnovabile sia in termini occupazionali ed economici. La comunità di Torcegno potrà
godere dei canoni riconosciuti agli Enti Locali e, essendo parte proponente dell’opera, degli introiti
derivanti dalla vendita dell’energia.
Un aspetto di grande importanza per questo progetto è anche la natura pubblica della Committenza,
che è tra l’altro radicata nella realtà locale, in quanto espressione del Comune in cui l’opera è
proposta. In queste condizioni lo sfruttamento di una risorsa locale ha ricadute immediate sulla
Comunità ed un approccio anche meramente imprenditoriale si esprimerà in ultima analisi come
ricchezza a disposizione per investimenti a servizio del territorio e della collettività.
In data 29 maggio 2009 il Comune di Torcegno ha depositato il progetto di gestione sostenibile
dell’impianto idroelettrico sul torrente Ceggio, che descrive le opere previste, le caratteristiche
tecniche dell’impianto, la situazione socio-economica della zona, il quadro ambientale di riferimento,
indicando i potenziali impatti con le relative misure di mitigazione in fase di costruzione e di
esercizio della centrale. Il progetto è corredato da un piano di compensazione ambientale che
prevede, anche nell’ottica di un miglioramento delle prestazioni ambientali, il potenziamento e il
sostegno di alcune iniziative di promozione del territorio volte allo sviluppo locale.
Le misure di compensazione proposte riguardano:
- il progetto di fattibilità per un percorso ciclopedonale sulle tracce della via Claudia Augusta, una
delle ultime strade di comunicazione tracciate dai Romani, con l’obiettivo di recuperare un itinerario
che accomuna le popolazioni di Italia, Austria e Germania interessate al percorso;
- il percorso conoscitivo nel parco dei castagni secolari, il quale si propone di realizzare un percorso
organico tematico che, sviluppandosi lungo le aree di insediamento delle coltivazioni a castagno,
con tracciati differenti per difficoltà e durata, coinvolga l’intero versante orografico sinistro della
Valsugana dal torrente Larganza fino al Chieppena;
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- i percorsi tematici sulla fauna del territorio, uno lungo la strada che porta a Castel S. Pietro, l’altro
lungo la stradina esistente che permette l’accesso all’opera di presa prevista sul torrente Ceggio;
- la riqualificazione ambientale dell’area di Castel S. Pietro, utilizzata per il posizionamento di
antenne radio-televisive, valorizzando un colle che, per la sua posizione dominante svolse un ruolo
strategicamente importante in varie epoche storiche;
- il progetto di riqualificazione dell’area dell’ex discarica di inerti posta a ridosso dell’alveo del
torrente Ceggio, che prevede il suo recupero ad uso ludico e la realizzazione di una piazzola di
atterraggio per elicotteri.
Nel progetto di compensazione era inoltre previsto il progetto di riqualificazione dell’area circostante
l’impianto di fitodepurazione, situato a valle dell’abitato di Torcegno, questo tipo di intervento in
accordo con i Servizi competenti, è stato sostituito con altri due interventi maggiormente interessanti
dal punto di vista ambientale, di seguito descritti:
il primo riguarda l’utilità di prospettare interventi di riqualificazione fluviale su alcuni tratti del torrente
Ceggio al fine di migliorarne la funzionalità, alla luce degli esiti dell’applicazione dell’indice di
funzionalità fluviale del corso d’acqua. Si tratta di interventi riguardanti la vegetazione ripariale, gli
aspetti morfologici del torrente e la qualità biologica delle acque. L’individuazione degli interventi da
attuare sul corso d’acqua dovrà essere effettuata, con la collaborazione dell’Agenzia provinciale per
la protezione dell’ambiente e del Servizio Bacini montani.
Il secondo intervento di compensazione che si vuole introdurre prevede che i fondi ricavati
dall’impianto vengano utilizzati per finanziare l’acquisto e l’installazione di filtri antiparticolato sugli
impianti termici civili a biomassa legnosa.
L’impianto in progetto presenta caratteristiche che lo rendono sotto tutti gli aspetti compatibile con il
rispetto dell’ambiente in cui viene costruito inteso nel senso più ampio. Tuttavia, al fine di
monitorare le modificazioni indotte dagli interventi in progetto (ed in particolare l’effetto della
diminuzione di portata) è opportuno prevedere un piano di monitoraggio annuale dello stato dei
luoghi e della qualità delle acque. Il monitoraggio deve essere effettuato a cura e spese del
proponente, che si avvarrà di tecnici specializzati operanti secondo la vigente normativa in tema di
analisi ambientale. Sarà cura del titolare dell’impianto conservare i dati raccolti, nonché far
pervenire ai competenti Uffici dell’Amministrazione Provinciale e Comunale copia dei risultati con
una interpretazione critica delle variazioni riscontrate e delle possibili cause. In particolare dovrà
essere sempre verificato il mantenimento degli obiettivi di qualità del corso d’acqua ed il passaggio
del deflusso minimo vitale. Con diversa periodicità si provvederà a:
• verificare lo stato dello presa che garantisce il D.M.V. (ogni mese);
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• controllare la popolazione di fauna ittica mediante cattura e rilascio, per rilevare l’influenza
che la riduzione della portata potrà avere sulla qualità e quantità delle specie ittiche presenti
(ogni anno);
• ispezionare l’integrità delle superfici dissodate durante i lavori e ricomposte mediante il
rinverdimento (ogni anno);
• verificare l’influenza delle variazioni di portata dovute al prelievo, sulla qualità biologica delle
acque, mediante l’applicazione del metodo I.F.F. ovvero del metodo I.B.E.
Per tutto il tratto di torrente oggetto della diminuzione di portata e per un tratto di almeno 400 m a
monte e a valle si propone la determinazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale, effettuata mediante
osservazioni di campagna. Contestualmente si provvederà al rilievo, per le stesse sezioni del
torrente, della sezione di deflusso con particolare riferimento a:
− eventuali fenomeni erosivi o di sovralluvionamento dell’alveo;
− stato di inerbimento delle sponde;
− presenza di vegetazione in alveo;
− capacità di deflusso della sezione.
Tali osservazioni saranno corredate da una documentazione fotografica e, se necessario, anche da
misure approssimate che permettano di definire le tendenze evolutive della morfologia dell’alveo.
Infine dovrà essere verificato il corretto funzionamento del dispositivo per il rilascio del minimo
deflusso vitale e possibilmente dovrà essere effettuata una misura di portata.
Trento, aprile 2010
ing. Vittorino Betti