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Andrea Candore
Relazione: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni
creatura» (Mc 16,15). Battesimo dello Spirito Santo, lode e servizio
all’uomo: per essere comunità carismatiche missionarie.
- Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in
tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno
demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche
veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
*****In questo insegnamento, congiunto con il livello di Crescita, si vuole mettere in
evidenza la missione del RnS, ricordando la consegna di Papa Francesco al Circo
Massimo in occasione del Giubileo d’oro del RnS (3 giugno 2017). L’importanza di
essere comunità carismatiche in missione.
Breve contesto ed esegesi del brano biblico.
Il brano proposto è tratto dalla sezione finale del capitolo 16 di Marco (v. 9-20),
una composizione aggiunta al racconto di Mc, e risalente al II secolo e ritenuta
canonica da sempre.
Si vuole così sottolineare l’importanza della missione che Gesù affida ai suoi
discepoli nel momento del congedo. Il testo dunque presenta una dimensione
verticale “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e
sedette alla destra di Dio.”, al di sopra di noi, propria di Gesù seduto alla destra
del Padre, ma anche una dimensione orizzontale, quella della missione “Andate in
tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.. La sua larghezza
abbraccia il mondo intero ed ogni creatura, ed è frutto della cooperazione di Gesù
con gli uomini. (Gv 14,18-19). “18 Non vi lascerò orfani; tornerò a voi. 19 Ancora un
po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.”
Proclamare il Vangelo ad ogni creatura, in tutto il mondo. Una richiesta
impegnativa che gli apostoli devono accogliere con coraggio. Tutti conosciamo
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dalla lettura degli Atti e delle lettere, i viaggi di San Paolo e San Pietro. Ma anche il
lungo viaggio di San Tommaso, che si spinse fino in India. O San Giuda Taddeo, che
evangelizzò la Persia. ……
Percorsi difficili per il mondo di allora. Distanze interminabili da coprire eppure gli
apostoli non esitarono e si misero in cammino.
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Gesù si fida dell’uomo, si fida di quei discepoli che ha appena rimproverato perché
ancora increduli sulla sua resurrezione (v.14). Contro ogni logica umana, a questi
uomini che lo hanno abbandonato, spaventati e deboli, affida il compito di annunciare
il Vangelo, la sua parola.
Non fa un discorso programmatico teso a organizzare in modo nuovo la società, ma
semplicemente dice: «Annunciate». Annunciare Cristo.
Accogliere o non accogliere questo messaggio è l’unico criterio di salvezza. E dipende
dall’uomo, dalla sua libera scelta. Allo stesso modo, nei versetti 17 e 18, il nostro
autore usa le forme del linguaggio orientale per spiegare l’effetto sui credenti
dell’accoglienza del vangelo.
Il loro significato va ricercato nell’ottica della fede che consente di
superare le tentazioni del male,
rende immuni dai pericoli di cui è minacciata la vita spirituale,
mette in grado di compiere il bene.
Qui si parla di demoni, serpenti, veleni e malattie. Gesù non ci garantisce che non
avremo difficoltà, problemi o situazioni critiche. Gesù ci garantisce che avremo la
forza di affrontarli perché Lui è in noi e con Lui tutto è affrontabile.
Il racconto continua con l’ascensione e l’intronizzazione del Cristo risorto (At 1,9-11).
È il modo per dire che il Padre ha gradito l’opera compiuta dal Figlio in terra, e per
questo lo accoglie presso di sé, assegnandogli il posto d’onore.
L’ultimo versetto vede i discepoli che iniziano il cammino per realizzare in parole e
opere la missione che è stata loro affidata.
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L’Ascensione segna quindi una svolta nel percorso della redenzione, che
- da Gerusalemme dove si è compiuta si dilata in dimensione universale;
- il gruppo sino allora compatto si scioglie:
- mentre il Redentore “parte” verso il cielo,
- gli apostoli partono ciascuno in una direzione diversa.
Non sono soli “Il Signore agiva insieme con loro”. Questo particolare è di
fondamentale importanza per i cristiani di tutti i tempi. La presenza del Signore è viva
ed efficace. La sua Parola agisce, è l’energia che muove la missione dei discepoli in
tutto il mondo.
Rimanendo in Cristo, i cristiani non corrono il rischio di disperdersi: li mantengono
uniti la fede, l’amore, insieme con la speranza.
Brani di riferimento:
Sull’Ascensione: 2Re 2,11; Sir 49,14; Lc 24,50-53; At 1,9-11; 1Tim 3,16
Sulla missione: Mt 28,18-20; Mc 13,10; Lc 9,2; Col 1,23
Sulla salvezza: Gv 3,16.18.36; 1Pt 3,21; Lc 8,12
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Qual è la missione del RnS? Le consegne del Papa.
VEGLIA DI PREGHIERA DI PENTECOSTE IN OCCASIONE DEL “GIUBILEO D’ORO” DEL RINNOVAMENTO
CARISMATICO CATTOLICO PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO Circo Massimo Sabato, 3 giugno 2017
Ed ora siamo qui e siamo molti! Ci siamo riuniti a pregare insieme, a chiedere la venuta
dello Spirito Santo sopra ciascuno di noi per uscire nelle vie della città e del mondo a
proclamare la signoria di Gesù Cristo.
Siamo riuniti qui credenti provenienti da 120 Paesi del mondo, a celebrare la sovrana
opera dello Spirito Santo nella Chiesa, che prese l’avvio 50 anni fa e diede inizio
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La venuta dello Spirito Santo trasforma uomini chiusi a causa della paura in coraggiosi
testimoni di Gesù. Pietro, che aveva rinnegato Gesù tre volte, ricolmo della forza dello
Spirito Santo proclama: «Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha
costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,36). E questa è la
professione di fede di ogni cristiano!
Gesù nella Sinagoga di Nazareth legge il brano di Isaia. Leggo: «Lo Spirito del Signore è
sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai
poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a
rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19;
cfr Is 61,1-2). Il lieto annuncio: non dimenticare questo. Il lieto annuncio: l’annuncio
cristiano sempre è lieto.
Battesimo nello Spirito Santo, lode, servizio all’uomo. Le tre cose sono
indissolubilmente unite. Posso dar lode in modo profondo, ma se non aiuto i più
bisognosi, non basta. «Nessuno tra loro era bisognoso» (At 4,34), diceva il Libro degli
Atti. Non verremo giudicati per la nostra lode ma per quanto abbiamo fatto per
Gesù. “Ma Signore, quando lo abbiamo fatto per te? Quando lo avete fatto per uno di
questi piccoli, lo avete fatto a me” (cfr Mt 25,39-40).
Salvatore Martinez:
“In qualche modo sarà la grande occasione per segnalare come l’ecumenismo
spirituale sia la più grande e attuale causa di riconciliazione tra le diverse
tradizioni cristiane. Papa Francesco ha voluto organizzare una veglia
ecumenica. Quindi non un modo per celebrare il Rinnovamento nei suoi 50
anni, ma per celebrare lo Spirito Santo che è causa di unità, di gioia e di
riconciliazione”.
Qual è la missione? La missione del RnS è questione di amore
«Seguire Cristo, accompagnarlo nella storia richiede un uscire, non solo da sé stessi ma
anche dagli schemi, per nuovi orizzonti nella creatività della novità di Dio... Spesso
preferiamo fermarci alla tomba, sostare nel passato, abbiamo paura delle sorprese di
Dio».
Ecco la sfida della nuova evangelizzazione, come atto d'amore, in cinque punti:
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amore alla persona di Gesù,
amore al Vangelo di Gesù,
amore alla Chiesa di Gesù,
amore ai fratelli di Gesù,
amore ai bisognosi di Gesù.
Ci sono poi almeno cinque caratteristiche che dobbiamo assicurare alla nostra evangelizzazione:
che sia cristocentrica, kerigmatica, profetica, carismatica, liturgica, sociale.
Dunque, una evangelizzazione che è intessuta di amore e di vita, per la quale Dio chiede al Rinnovamento
nuovi gruppi e comunità,
nuova vita comunitaria,
nuova unzione carismatica,
nuova libertà nello Spirito,
senza gelosie, senza religiosità miopi, senza comunità chiuse nei propri idoli.
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Come si può attuare? Costruzione di comunità carismatiche missionarie.
La 41ª Conferenza nazionale animatori, come ogni anniversario storico (50.mo Golden
Jubilee 2017), segna un momento propizio per fare «memoria grata» del cammino fin
qui svolto, certamente di quello più recente che abbiamo voluto aprire alla grande
sfida della «conversione pastorale in chiave missionaria» (papa Francesco). E al
contempo, come ci suggerisce il Pontefice, rappresenta un’occasione decisiva per
«affrontare il nuovo con fiducia nell’azione dello Spirito Santo!».
Ora "nuovo" non nei contenuti e nelle finalità che specificano da sempre la nostra
testimonianza. "Nuovo", piuttosto, nei modi, nelle espressioni, nelle priorità, nei
contesti, nelle sintesi, nelle collaborazioni da porre in essere.
È lo stesso papa Francesco a ricordarcelo, riassumendo la nostra missione in un
"trinomio": «Battesimo nello Spirito Santo, lode, servizio all’uomo. Le tre cose sono
indissolubilmente unite» (Vigilia di Pentecoste, 3 giugno 2017).
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Le Conferenze nazionali animatori del 2015 e del 2016 hanno già voluto riaffermare
questo essenziale programma di vita nuova nello Spirito indicatoci dal Papa, ciò che ci
costituisce essenzialmente gruppi e comunità.
La 41ª Conferenza nazionale animatori porta a compimento questo processo di revisione
verso un fine decisivo: «Essere comunità carismatiche - missionarie». Non l’uno o
l’altro modo di essere comunità, ma l’uno e l’altro insieme!
Abbiamo scelto un tema generale di riflessione che rilancia il valore di questa identità:
«Riguardo ai doni dello Spirito non voglio lasciarvi nell’ignoranza» (cf 1 Cor 12, 1).
Un cuor solo, un’anima sola» (cfAt 4, 32).
Non può esistere una comunità carismatica che non debba essere anche impegnata
nella missione: in caso contrario, il ripiegamento produce scollamento dalla realtà.
L’impegno “nuovo” che è richiesto a Gruppi e Comunità non si rispecchia nei contenuti o
nelle finalità che sempre caratterizzano la testimonianza del RnS, ma nei «modi, nelle
espressioni, nelle priorità, nei contesti, nelle sintesi, nelle collaborazioni da porre in
essere».
«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a
Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra
(At 1, 8)».
Comunità carismatiche, segnate dall'effusione dello Spirito per una nuova diffusione del
Vangelo". In Luca Pietro viene chiamato dal Signore ad andare a casa di Cornelio,
superando la legge, i propri ragionamenti umani, le sue consuetudini, e creando di fatto,
in quella casa, una comunità nuova, pronta per essere battezzata nel nome del Signore:
Pietro e Cornelio sono protagonisti di una grande conversione, quella che lo Spirito sta
chiedendo a noi presenti nel nostro tempo, di una sfida che non si può mancare,
Un'Effusione che deve avvenire nelle piazze ma anche nelle case, che sono i gruppi e le
comunità del RnS -. Con l'Effusione il Rinnovamento nasce, cresce, matura, si diffonde.
Ci chiamiamo "Rinnovamento nello Spirito" perché abbiamo fatto una scelta di fondo:
dipendere dallo Spirito, non dai carismi. Gesù ci presenta non i carismi, ma lo Spirito, con
il suo amore, la sua umiltà, la sua sapienza».
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Ad alimentare l'effusione dello Spirito è «l'intimità con Dio”. Non c'è Rinnovamento
nello Spirito senza preghiera personale.
La costruzione di comunitaria deve essere «sforzo di tutti, giovani e anziani, e deve
avvenire su un fondamento biblico. Non basta un'esperienza dello Spirito.
Il Signore vuole un popolo di profeti, che parlino con la sapienza di Dio, dunque sono
necessari studio, approfondimento, formazione.
Ma la formazione è anzitutto un'esperienza di fraternità in cui i nostri carismi si
collegano, si completano, gioiscono gli uni degli altri.
Formazione è rendere accessibile il cammino a tutti, è dare forma alla bellezza della
Chiesa che è in mezzo a noi, è rendere comprensibile la visione del Rinnovamento».
Per questo «ogni pastorale di servizio deve promuovere almeno un Seminario di vita
nuova nello Spirito ad intra all'anno, perché i nuovi, anche uno solo, che entrano nelle
nostre comunità, che attendono come Cornelio la proposta di un cammino, trovino un
gruppo pronto ad accoglierli.
Volete un Rinnovamento più carismatico? Deve essere più comunitario.
Volete che i carismi si moltiplichino? Moltiplicate la vita comunionale.
Volete che i ministeri e l'evangelizzazione fioriscano? Fate fiorire un nuovo amore
Tutto va ripensato dentro una visione comunitaria dove insieme si cammina, si serve, si
evangelizza, dove ci si prende cura gli uni degli altri».
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Seminari di Vita Nuova: l’annuncio, l’evangelizzazione.
(Card. Leo Suenens) in occasione del suo primo incontro con il Rinnovamento: "Non basta
cambiare le strutture, non basta cambiare il corpo della Chiesa; dobbiamo
prima rinnovare l'anima e l'anima della Chiesa è lo Spirito Santo. Siate pieni di Spirito Santo
e voi rinnoverete la faccia della Chiesa e la faccia della terra. Questo è quello che ci
aspettiamo da voi" (Omelia al VII Convegno Internazionale del Rinnovamento Carismatico
Cattolico in Notre Dame, South Bend, Indiana, USA, 3 giugno 1973).
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Papa Benedetto afferma: "Non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo,
ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo entri in questo
nostro mondo" (Benedetto XVI, Incontro con gli evangelici, Erfurt 25 settembre 2011).
L’ANNUNCIO - Ogni uomo è amato da Dio e cerca l'Amato, Gesù. Questo è il semplicissimo e sconvolgente annuncio del quale la Chiesa è debitrice all'uomo. "La parola e la vita di ciascun cristiano possono e devono far risuonare questo annuncio: Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è «via, verità e vita» (Gv 14, 6)" (Christifideles Laici, 24).
La nuova evangelizzazione è ancella dell'amore; è discepola e serva di questo amore. Chi non sente in sé l'attrazione di questo amore per Gesù, la bellezza, la novità, la forza di questo amore, ebbene costui non può evangelizzare.
Chi non è stato attratto da Gesù - «Quando sarò innalzato attirerò tutti a me (Gv 12, 32) - non potrà attrarre nessuno a Lui. Chi non ha in sé il fuoco di Gesù - «Sono venuto a gettare fuoco e come vorrei fosse acceso» (Lc 12, 49) - non potrà accendere gli altri.
L'impegno primario della nuova evangelizzazione
è aiutare tutti i credenti a riscoprire in Gesù il volto autentico di Dio, che è amore. «Come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi. Così sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 34-35).
Il Protagonista della "nuova evangelizzazione": lo Spirito Santo!
Non siamo noi i protagonisti della nuova evangelizzazione; noi siamo "collaboratori" di un piano divino. Il vero protagonista è lo Spirito Santo!
"Preghiamo affinché venga lo Spirito Santo, sia in noi e con noi.
C'è una Pentecoste da attualizzare; c'è una Pentecoste da vivere; c'è una Pentecoste da comunicare al mondo. Chi entra in questo avvenimento, in questo potere dinamico dell'amore di Dio che è lo Spirito Santo, viene da Lui evangelizzato e può evangelizzare.
Come procede la storia di Dio tra gli uomini ce lo ricorda il profeta Zaccaria: «Non con la potenza, né con la forza, ma con il mio Spirito» (Zc 4, 6).
Non si coglie in queste parole una meravigliosa missione per il RnS?
Chi più di noi ha esperimentato la verità di queste definizioni abbracciando una vita nuova nello Spirito?
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E chi più di noi, allora, nella Chiesa si deve fare portatore di questa "nuova mentalità", di questo "uomo nuovo"?
Obbediamo all'invito di San Paolo: «Siete stati istruiti ad abbandonare l'uomo vecchio, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo» (cf Ef 4, 23-24).
Anche il Beato Giovanni Paolo II, nel suo testamento spirituale Novo Millennio Ineunte, ci ha voluto lasciare parole chiare al proposito: "Ho tante volte ripetuto in questi anni l'appello della nuova evangelizzazione. Lo ribadisco ora, soprattutto per indicare che occorre riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall'ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste.
Dobbiamo rivivere in noi il sentimento infuocato di Paolo, il quale esclamava: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9,16).
Questa passione non mancherà di suscitare nella Chiesa una nuova missionarietà, che non potrà essere demandata ad una porzione di ‘specialisti', ma dovrà coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del Popolo di Dio. Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo" (NMI, 40).
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Il servizio all’uomo: la missione. «Tocca a noi cristiani contribuire a salvare la storia»
Sì, torniamo al Circo Massimo. Papa Francesco affida alla vita del movimento tre
consegne: l’effusione dello Spirito, la lode e il servizio dell’uomo.
Così si rimane carismaticamente attivi nella Chiesa e nel mondo. Tre gambe da
mettere in movimento; ognuna di queste definisce il RnS e lo stabilizza nella storia.
Da molti anni siamo impegnati al servizio dei malati, dei carcerati, dei poveri e
degli immigrati.
Da sviluppare ora è l’autocoscienza, la consapevolezza del valore di ciò che
facciamo.
La "coscienza del samaritano"? Bisogna essere chiari.
L’invito di Francesco va in questa direzione: tocca a noi cristiani contribuire a
salvare la storia, pienamente consapevoli della ricchezza dell’umanesimo cristiano
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e del fascino del bene comune, capace di rendere vicini anche i lontani e
tramutare in amici i nemici di ieri e di sempre.
E qui entra in gioco la parabola del Samaritano. La parabola è giocata attorno al
ribaltamento di certezze e prospettive consolidate. Il samaritano è lo straniero, il
sovvertitore delle nostre certezze culturali. Non avrebbe dovuto ma alla fine è lui –
il diverso, quindi il "nemico" – a prendersi cura dell’aggredito, che è uno di noi.
Noi siamo quelli che passano, come il sacerdote e il levita, e non intendono farsi
coinvolgere, "contaminarsi", sporcarsi del sangue generato da una ingiustizia
umana.
Siamo quelli che assistono senza che il cuore si accenda di passione per l’uomo che
soffre.
Nella nostra epoca arida, di cuori avari e avidi, in cui troppi non vedono e
"passano", siamo chiamati alla "conversione interiore" per essere samaritani.
La parabola del buon Samaritano
« 25 Un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare
per ereditare la vita eterna?». 26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge?
Che cosa vi leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il
prossimo tuo come te stesso». 28 E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei
briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo
morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo
vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e
passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo
vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio
e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura
di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore,
dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei