Origine ed evoluzione dell’ Eneolitico pugliese · 2020. 5. 11. · COPPOLA D. 2001-2002, Dal...

Post on 22-Feb-2021

4 views 0 download

Transcript of Origine ed evoluzione dell’ Eneolitico pugliese · 2020. 5. 11. · COPPOLA D. 2001-2002, Dal...

Origine ed evoluzione

dell’ Eneolitico pugliese

LM Archeologia 2014: Pellegrino M.

Sin dalle fasi di passaggio fra Neolitico ed Eneolitico si assiste ad un notevole

dinamismo, testimoniato da un’ampia circolazione di idee e modelli culturali,

venendosi ad inserire appieno nel complesso e variegato sistema che interessa

l’intera fascia meridionale della Penisola, isole comprese.

Alla disgregazione della koinè tipologica rappresentata dalle fasi Serra d’Alto-Diana-

Bellavista, segue un lungo periodo di discontinuità nell’evidenze archeologiche: la

frammentazione deriva da un profondo cambiamento che, oltre ad aver avuto una

forte influenza sulle tipologie di insediamento e di utilizzo delle cavità carsiche, si è

riflesso nell’estrema varietà delle produzioni ceramiche .

L’alternativa, prima del definitivo

cambiamento volto ad una economia

fondata su modalità di allevamento

mobile , fu la pratica di un

allevamento stanziale così come è

accaduto a Scamuso nella grande

capanna ellissoidale con muratura a

secco dello strato Ia: a chiudere la

stratigrafia geo-archeologica neolitica

vi è la presenza di tazze troncoconiche

con decorazione a zig-zag interno

compresenti a ceramica in impasto di

stile Diana bruna e nerastra, Bellavista

e della corrente sub-lagozziana.

(Biancofiore, Coppola 1997)

Sembra certa la possibilità di individuare

l’orizzonte di transizione all’età del Rame

nell’aspetto cosiddetto di Spatarella, ancora

legato alle più tarde manifestazioni di Diana e

tuttavia già arricchito da un’insieme di

elementi nuovi, tali da perdurare nelle

successive fasi dell’Eneolitico. Questa facies,

documentata per la prima volta da M. Cavalier

(1979) nella località liparese eponima, venne

successivamente riconosciuta nella stratigrafia

del Castello e denominata “Diana D”.

Materiali affini provengono da diversi

complessi siciliani e peninsulari, spesso

frammisti a ceramiche riferibili all’aspetto

coevo e parallelo di Macchia a Mare,

individuato nell’omonimo complesso sul

Gargano: si tratta di forme e decorazioni

molto semplici, tra le quali si possono

ricordare le scodelle troncoconiche con

zig-zag graffito o inciso all’interno

dell’orlo, le olle con triangoli pendenti

variamenti campiti sulla spalla, i vasi

globulari a collo con anse verticali

nastriformi, i vasi biconici con solcatura in

corrispondenza del massimo diametro e

gli ornati “a scaletta”.(VIGLIARDI 1980)

Si associa la datazione radiometrica ottenuta per il contesto coevo di Mulino di S. Antonio, presso Avella, in Campania (5070 ± 70 BP, cal. 4033-3703 a.C.) e per la Puglia, dall’ipogeo di Cala Colombo, liv. VII (5080 ± 250 BP, cal. 4456-3358 a.C)

(Albore Livadie C. et alii 1990)

Con la fase di Rosa Marina B la tradizione Serra d’Alto-Diana-Bellavista si sviluppa autonomamente in una continuità culturale che pur nella graduale trasformazione dell’originariaunità, dimostra la vitalità di una cultura che è stata in grado di recepire i profondi mutamenti in atto, ed è proprio questa lenta assimilazione che segna forse storicamente il definitivo declino dell’organizzazione delle comunità agricole neolitiche del territorio.

Nel corso del III millennio le differenze divengono più forti, rendendo netta lacesura con il “precedente assetto tardo neolitico”: la forte oscillazioneclimatica in senso arido rende sempre più complesso un pieno adattamentoall’ambiente circostante e determina un ovvio cambiamento nelle strategie disussistenza.

Successivi al ciclo Macchia a Mare-Spatarella sono certamente i numerosicomplessi con ornati a solcature per i quali è stata generalmente usatal’etichetta di ‘facies di Piano Conte’.

Tale termine com’è noto venne coniato da Bernabò Brea e Cavalier a partiredagli scavi praticati nel sito eponimo, situato su un fertile altopiano dell’isola diLipari, e poi precisato in relazione ad altri rinvenimenti ed in particolare aquelli del corrispondente strato del Castello di Lipari.

ENEOLITICO ANTICO

Un aspetto ricollegabile a Piano Conte: sono presenti fra l’altro anse subcutanee deltutto simili ad esemplari documentati da Alda Vigliardi a Malanotte, sul Gargano ediffusi nell’intero territorio pugliese.

Le produzioni ceramiche mostrano una notevole varietà nei tipi e nelle tecniche dimanifattura e finitura:•grandi contenitori con orlo esternamente ingrossato, a fascia;•piccole olle globulari con bugne forate, prese subcutanee o canaliculate;•scodelle, ciotole e tazze a profilo sinuoso, talvolta carenate, decorate con fasci disolcature o con solcature parallele che interessano prevalentemente l’orlo;

I motivi ornamentali sono dunque per lo più incisi o impressi, ma non mancanobugne, pasticche ed in alcuni casi, cordoni o frammenti di cordoni lisci.

Vigliardi 1980

Derivazione tardiva dell’aspetto di Piano Conte, da esso distinta, riferibile già ad un momento iniziale della facies del Gaudo.

In tal senso assai significative sono le scoperte effettuate da Pierfrancesco Talamo in Contrada S. Martino, presso Taurasi (AV), cui si è già fatto cenno: si tratta di piccole strutture quadrangolari che ospitano sepolture acremazione.

La facies ceramica qui individuata si riconnette per alcuni tratti alle evidenze di Praia e Cassano Jonio, mentre per altri versi sembra precorrere il Gaudo. Le datazioni da Taurasi(3500-3450 cal) appaiono sostanzialmente in accordo con questo suo inquadramento a cavallo tra la tradizione finale dei siti Piano Conte e gli aspetti del primo Gaudo, già riferibili all’Eneolitico medio.

Dolii, a corpo ovoide, cilindrico, troncoconico o a collo.Gli orli sono spesso esternamente ingrossati, a formare una fascia ispessita, spessodecorata con motivi impressi: tacche, unghiate, triangoli, cerchielli, file orizzontali diirregolari punti o di impressioni digitali talora associate ad unghiate.

“Vasi a collo” caratterizzati da corpo espanso e prese subcutanee verticali incorrispondenza del punto di massima espansione; in un caso è presente una filaorizzontale di piccole bugne forate impostate alla base del collo.

Gli elementi di presa, oltre alle “bugne forate”, troviamo “prese orizzontali e verticali forate o canaliculate.

Scodelle di forma troncoconica con vasca ampia e profonda, a contorno convesso orettilineo, con orlo generalmente appiattito o arrotondato ingrossato all’esterno oinspessito a fascia e può essere decorato con tacche, unghiate, impressioniassociate ad unghiate, con irregolari.All’interno della vasca possono inoltre comparire motivi ornamentali, quali fasciverticali /obliqui di linee incise o bugne.

La cultura Gaudo (3485-3040 a.C. cal) prende il nome dal primitivo stanziamento umano rinvenuto in una località vicino Paestum, situata a poca distanza dalla foce del fiume Sele. I reperti archeologici, un tempio e ben 34 tombe, suggeriscono che il sito sia stato una vera e propria necropoli, posta non lontano dalle capanne dell’abitato.

ENEOLITICO MEDIO

Scodelle con vasca emisferica o troncoconica ampia e profonda, a profilo convesso; aldi sotto dell’orlo, arrotondato, appiattito o esternamente appena ingrossato,compaiono impressioni digitali associate ad unghiate e bugne coniche possono essereapplicate sulla parete.

Tazze e ciotole carenate o “a profilo continuo”

Fra gli elementi di presa, sono diffuse “anse ad arco”, ad “orecchio”, a “gomito” ed a “luce ristretta”, talvolta con attacchi espansi.

“Boccali a corpo ovoide” con piccole bugne coniche o pasticche circolari applicate al di sotto dell’orlo ed anse ad orecchio.

I contenitori per derrate sono rappresentati da “olle” e “dolii a corpo ovoide, cilindro-ovoide, troncoconico o a collo”

Ulteriore sintomo di diatesi di sviluppo delle comunità medio eneolitiche avviene con l’avvento delle genti che Biancofioredefinisce storicamente come ‘civiltà di Laterza’ (2780-2620 a. C. cal).Le ricerche condotte dal Biancofiore tra Altamura, Matera, Castellaneta, Gioia del Colle, hanno dimostrato che gli elementi tipi di questa facies penetrano nell’entroterra murgiano.Le tombe ‘a grotticella’ rinvenute in località Candile e Casal Sabini hanno permesso di considerare, per la ricchezza degli elementi culturali documentati, di una facies distinta dalle precedenti.I tratti tipici di Laterza si possono riconoscere motivi e tecniche (fascia punteggiata, a tratteggio obliquo) che ritroveremo, poi, sulla ceramica Cellino S.Marco-Cetina e appenninica ove del pari è usata la tecnica di campitura a punteggio o a tratti lineari obliqui della fascia.

ENEOLITICO FINALE

(Tunzi Sisto, Monaco 2010)

(Albore, Arcuri, Napoli 2011)

Alcuni contesti eneolitici in

Puglia

Masseria Stevanato (Bari – Carbonara)

Parco San Nicola (Rutigliano)

Grotta San Biagio (Ostuni)

Grotta S. Angelo

Lama Rossa (Rutigliano)

Le Rene (Rutigliano)

Grotta Nisco (Cassano delle Murge)

ALBORE LIVADIE C., FEDELE F., ALBARELLA U., DE MATTEIS F., ESPOSITO E.,FEDERICO R. 1987-88, Ricerche sull’insediamento tardo-neolitico di Mulino di S.Antonio (Avella), RSP, XLI, 1987-1988, pp. 65-103.

ALBORE C., ARCURI L., NAPOLI G. 2011, Vecchi scavi, nuove conferme: riesame della necropoli di facies Laterza presso il tempio di Cerere (Paestum, Salerno),XLII Atti Età del Rame in Italia, 329-334.

BAILO MODESTI G., LO PORTO F. G. 1988, L’età del Rame nell’Italia meridionale,in, ATTI ETÀ DEL RAME, pp. 315-329

BERNABÒ BREA L., CAVALIER M. 1957, Stazioni preistoriche delle isole Eolie. II. Stazioni preistoriche di Piano Conte sull’altipiano di Lipari, Bullettino di PaletnologiaItaliana, 66: 110-151.

BERNABÒ BREA L., CAVALIER M. 1960, Meligunìs Lipàra I – La stazione preistoricadella Contrada Diana e la necropoli preistorica di Lipari, Palermo.

BERNABÒ BREA L., CAVALIER M. 1980, Meligunìs Lipàra IV – L’acropoli di Lipari nella Preistoria, Palermo.

BERNABÒ BREA L., CAVALIER M. 2000, La Grotta del Santuario della Madonna(Praia a Mare – Cosenza). Livelli olocenici, in, Memorie dell’Istituto diPaleontologia Umana, n. s. 6, Roma.

BIANCOFIORE 1971, Origini e sviluppo delle civiltà preclassiche nell’Italia sudorientale,in, Origini, V, pp. 193-309.

BIANCOFIORE , COPPOLA D. 1997, Scamuso. Per la storia delle Comunità umanefra IV e III millennio nel Basso Adriatico, Roma.

CALATTINI M. 1981 (1984), Nuovi contributi alla conoscenza del Neo-eneolitico delGargano B: Tipologia e struttura delle industrie litiche dell’Arciprete “A” e diCampi (Vieste), in, ATTI DAUNIA3, pp. 39-71 e tavv. II-XIV

CALATTINI M., CUDA M. T., MARTINELLI M. C. 1986 (1988), Contributo allaconoscenza della facies eneolitica di Malanotte nel Gargano: le stazioni diArciprete “B” e Torre Sfinale I: l’industria litica bifacciale, in, ATTI DAUNIA8, pp.85-110

CAZZELLA A:, MOSCOLONI M., Popoli e Civiltà dell’Italia antica XI, Bologna.

COPPOLA 1983 D., Le origini di Ostuni: testimonianze archeologiche degliavvicendamenti culturali, Martina Franca.

COPPOLA D. 2001-2002, Dal Neolitico all’Età dei Metalli in Italia Sud-orientale,in, Atti della Società Preistoria e Protostoria Friuli Venezia Giulia, Trieste, XIII,pp. 111-135.

COPPOLA D. CURCI A., DEL FATTORE F.R., GENCHI F. 2008, Grotta S. Biagio(Ostuni, BR): nuove prospettive di ricerca per l’Eneolitico dell’Italia sud-orientale,in Atti Età del Rame XLIII, 2008, 105-112.

COPPOLA D., RADINA F. 1985, Grotta della Tartaruga di Lama Giotta (Torre aMare, Bari) e la sequenza stratigrafica del saggio A, in, Taras V, pp. 229-282.

CREMONESI G. 1981 (1984), Osservazioni su alcuni aspetti dell’Eneolitico delversante adriatico, in, ATTI DAUNIA3, pp. 131-147 e tavv. XXXVIII-XL.

CUDA M. T., GRAVINA A. 2000 (2001), Contributo alla conoscenza dell’eneoliticodel Gargano: le stazioni di Finizia in territorio di Peschici, in ATTI DAUNIA21, pp.109-138.

GRAVINA 1980 (1982), L’Eneolitico e l’età del Bronzo nel bacino del Basso Fortoree nella Daunia nord-occidentale. Cenni di topografia, in, Atti Daunia2, pp. 115-183 e tavv. XXXIX-LXXII.

GRAVINA A. 2003, Madonna delle Grazie (Celenza Valfortore). Un sito difrequentazione eneolitica, in AttiDaunia 23, pp. 117 – 125.

GUERZONI R. P. 2004, La facies di Piano Conte nella Grotta della Pavolella: lasequenza cronologica sulla base della ceramica vascolare, Atti IIPP XXXVII, I,pp. 235-249.

MARTINELLI M. C. 2000, Un’altra capanna nella località Spatarella aLipari(Messina)?, in, Studi di Preistoria e Protostoria in onore di Luigi BernabòBrea, a cura di M.C. Martinelli e U. Spigo, Palermo.

PACCIARELLI M. 2007 (2008), Osservazioni sull’antica età del Rame in Italiameridionale, in ATTIDAUNIA28, pp. 151-164.

PALMA DI CESNOLA A. 1980 (1982), Gli studi in corso sul Neo-eneolitico delGargano, in ATTI DAUNIA2, pp. 19-25.

PALMA DI CESNOLA A. 1981 (1984), Nuovi contributi alla conoscenza del Neoeneoliticodel Gargano A: ricerche e studi effettuati durante il 1981, in ATTIDAUNIA3, pp. 21-38 e figg. 1-4.

PERONI R. 1967, Archeologia della Puglia preistorica, Roma.

PERONI R. 1994, Introduzione alla protostoria italiana, Bari, 1994.

RADINA F. 1989, L’età dei Metalli, in, TATEO F. (a cura di), Storia di Bari. DallaPreistoria al Mille, Bari, pp. 57-79.

TUNZI S., MONACO A. 2010, Masseria Frangella (lucera): sepolture eneolitiche di facies Laterza, ATTI DAUNIA 30, 127-136.

VIGLIARDI A. 1980 (1982), La ceramica di alcune stazioni del territorio di Peschicie di Vieste, ATTI DAUNIA 2, pp. 29-46 e tavv. IV-VIII.

VIGLIARDI A. 1986 (1988), La ceramica dalla stazione di Molino di Mare, in, ATTIDAUNIA5, pp. 117-134 e tavv. XXX-XXXIII.

BIBLIOGRAFIA