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LAVALUTAZIONEDEISERVIZIECOSISTEMICI
NEIPARCHINAZIONALI:ESEMPIAPPLICATIVIDipartimentoBioscienzeeTerritorio
UniversitàdeglistudidelMolise
LAVALUTAZIONEDEISERVIZIECOSISTEMICINEIPARCHINAZIONALI:ESEMPIAPPLICATIVI
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Il presente lavoro ha come obiettivo la definizione di una proposta metodologica ed operativa per la quantificazione biofisica e la valutazione economica dei servizi ecosistemici nelle aree protette italiane; a questo fine è stata condotta una prima sperimentazione in alcuni Parchi Nazionali. Tale attività è stata svolta da un gruppo di lavoro afferente al Laboratorio LATE (Landscape, Agriculture, Territory, Enviroment)del Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’Università del Molise e a LANDS Network in stretta collaborazione scientifica ed operativa con Unioncamere che ha fornito parte dei dati necessari alla realizzazione del lavoro.
Gruppo di lavoro:
COORDINAMENTO SCIENTIFICO: Prof. Davide Marino, LATE-LAB
STAFF:
Angelo Marucci, LATE-LAB
Margherita Palmieri, LATE-LAB
Massimo Tufano, LANDS NETWORK
Pierluca Gaglioppa, LANDS NETWORK
Mariapia Sola, LANDS NETWORK
INDICE PREMESSA....................................................................................................................................................1
1 LA VALUTAZIONE DEI SERVIZI ECOSISTEMICI A SUPPORTO DELLE POLITICHE AMBIENTALI...............................................................................................................................................2
2 LINEE GUIDA METODOLOGICHE......................................................................................................8
3. I CASI STUDIO E SERVIZI ECOSISTEMICI INDAGATI..................................................13
3.1. Localizzazione e informazioni geografiche aree studio...............15
4. I RISULTATI...................................................................................................................................17
4.1 La valutazione qualitativa dei potenziali SE su base cartografica.................................................................................................................................................................17
4.2 La quantificazione biofisica (offerta).............................................................28
4.2.1 Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano...................................29
4.2.2 Parco Nazionale del Circeo.................................................................................31
4.2.3 Parco Nazionale dell’Aspromonte.....................................................................32
4.3 La valutazione economica..............................................................................................33
4.3.1 Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano...................................33
4.3.2 Parco Nazionale del Circeo.................................................................................34
4.3.3 Parco Nazionale dell’Aspromonte.....................................................................35
4.4 La valutazione del bacino di utenza (domanda dei servizi ecosistemici)..................................................................................................................................36
4.4.1 Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano...................................36
4.4.2 Parco Nazionale del Circeo.................................................................................38
4.4.2 Parco Nazionale dell’Aspromonte.....................................................................40
BIBLIOGRAFIA....................................................................................................................................42
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PREMESSA Il presente lavoro riporta i risultati di una prima applicazione sperimentale per la valutazione economica dei servizi ecosistemici nei Parchi Nazionali in Italia, con l’obiettivo principale di favorirne il processo di integrazione negli strumenti normativi e nella programmazione degli Enti Parco. Tale processo diviene fondamentale nel percorso di attuazione delle politiche europee e nazionali in materia di conservazione e tutela della biodiversità e non per ultimo nella prospettiva applicativa della legge 28/12/2015 n° 221 in cui viene introdotto un il principio del Pagamento dei Servizi Ecosistemici ed Ambientali (PSEA), oltre che un criterio di premialità a beneficio di quei comuni, unione dei comuni, aree protette ecc. che utilizzano sistemi di contabilità ambientale e urbanistica e forme innovative di rendicontazione dell’azione amministrativa (art. 70 L. 221).
Il riconoscimento dell’importanza dei servizi ecosistemici e la stima dei benefici socio-economici legati all’istituzione delle aree protette, possono rappresentare un approccio adeguato per influenzare il comportamento degli stakeholder attirando fondi di finanziamento, fornendo informazioni sugli effetti derivanti dai cambiamenti d’uso del suolo e favorendo l’integrazione dei piani di sviluppo regionali rispetto agli obiettivi di conservazione dell’area protetta (ten Brink et al., 2011). La valutazione dei servizi ecosistemici può facilitare la cosiddetta inclusione, all’interno delle politiche, dei benefici generati dalle aree protette. Al fine di individuare e implementare delle forme di gestione finalizzate all’aumento della fornitura di servizi ecosistemici da parte delle aree protette è quindi importante quantificare e assegnare un valore a tali servizi (Hein, 2011).
Nel seguente elaborato, dopo aver fornito una descrizione del contesto inerente le politiche ambientali (Capitolo 1) si è proceduto ad illustrare l’iter metodologico (Capitolo 2) applicato, in via sperimentale, a tre parchi nazionali scelti come caso studio (Parco nazionale dell’Aspromonte, Parco nazionale del Circeo, Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano) (Capitolo 3). Dopo aver individuato i principali servizi ecosistemici generati nei tre parchi nazionali, a partire dall’analisi della copertura ed uso del suolo, si è proceduto, sulla base di informazioni ottenute da rilievi desk, dati forniti da Unioncamere e analisi della letteratura scientifica, alla quantificazione biofisica della domanda e dell’offerta ed alla valutazione economica dei servizi ecosistemici (Capitolo 4).
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1 LA VALUTAZIONE DEI SERVIZI ECOSISTEMICI A SUPPORTO DELLE POLITICHE AMBIENTALI
Molteplici sono gli studi scientifici in ambito internazionale (Costanza et al. 1997, 2014; MEA, 2005; TEEB, 2010) e nazionale (ISPRA, 2016) in cui si sottolinea che il benessere economico e sociale è vincolato alla capacità della biodiversità di fornire servizi ecosistemici e pertanto vi è la necessità di integrare le politiche di pianificazione del territorio con specifici obiettivi di conservazione e tutela per migliorarne la governance.
In bibliografia vi sono diverse definizione associate ai servizi ecosistemici come ad esempio:
“I benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano” (MEA, 2005);
“I Servizi Ecosistemici sono i benefici che la popolazione umana deriva, direttamente od indirettamente, dalle funzioni ecosistemiche” (Wilson, 2002);
“I Servizi Ecosistemici sono componenti naturali direttamente godute, consumate od usate per produrre benessere umano” (Boyd e Banzhaf, 2007).
Una classificazione univoca è quella di declinare i servizi ecosistemici in relazione alla tipologia di beneficio ad esso associato/svolto, alla scala di riferimento oppure al contesto decisionale.
In particolare il flusso di servizi ecosistemici fornito dalla biodiversità può essere declinato in tre gruppi come mostra la tabella 1: servizi di fornitura (cibo, acqua, legname ecc.), di regolazione (mitigazione del cambio climatico, protezione dall’erosione, protezione da dissesti idrogeologici ecc.) e culturali (attività ricreative ecc.).
Per ognuno di questi servizi ecosistemici sono associati dei benefici economici e sociali che contribuiscono al benessere umano.
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Tabella 1 – Classificazione dei servizi ecosistemici. Fonte: Schirpke et al., 2014, elaborato da diverse fonti.
Nonostante l’evidente relazione tra benessere sociale e biodiversità alcuni studi evidenziano un depauperamento del capitale naturale, dovuto a diverse cause tra cui i cambiamenti di uso del suolo, la frammentazione degli habitat e il cambiamento climatico, che ha provocato nel periodo 2000-2010 una perdita di 545 miliardi di dollari, e la previsione per il 2050, è di 14.000 miliardi di dollari pari a circa il 7% del GDP mondiale (TEEB, 2010; Braat e Ten Brink, 2008).
Se da una parte gli approcci di command and control come l’istituzione delle aree protette rappresentano degli strumenti a disposizione del decisore pubblico per tutelare la biodiversità, dall’altra è necessario migliorare la governance attraverso l’attuazione di metodologie di contabilità ambientale. È ciò che sottolinea anche l’Azione 5 della “Strategia Europea per la Biodiversità verso il 2020” in cui è previsto che i risultati della quantificazione e mappatura dei servizi ecosistemici siano integrati in sistemi di contabilità e rendicontazione che consentono di misurare i benefici e i costi ambientali e sociali a loro connessi. L’attribuzione del valore alle risorse naturali tuttavia non è sempre immediato in quanto queste spesso corrispondono a beni non rivali e non escludibili, quindi beni pubblici non di mercato. Fortunatamente a livello internazionale vi è oramai una vasta letteratura di riferimento sulle tecniche di valutazione monetaria e sulla loro integrazione con i conti
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biofisici non monetari (Martínez-Alier, 2002; Gómez-Baggethun et al., 2010).
L’estimo ambientale offre diverse metodologie di valutazione economica che permettono di poter stimare i diversi valori di uso (diretto, indiretto, di lascito, di esistenza) attribuibili ai beni ambientali e che complessivamente costituiscono il Valore Economico Totale (fig. 1).
Fig. 1 – Tipologie di valori associati ai Servizi Ecosistemici. Fonte: adattato da de Groot et al. 2002.
La stima dei servizi ecosistemici può essere effettuata sia attraverso tecniche dirette di mercato sia attraverso la stima del surplus del consumatore. Nel primo caso è possibile definire un valore di scambio ossia commerciale correlato al valore di uso diretto di una risorsa come ad esempio l’acquisto di legname oppure la vendita prodotti del sottobosco. Nel secondo caso invece è possibile ricorre a metodologie proprie dell’estimo ambientale (di non mercato), come la valutazione contingente, per stimare il valore di esistenza e/o di uso indiretto correlato, ad esempio, ai servizi culturali oppure a quelli di regolazione (tab. 2).
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Tabella 2 – Componenti del VET e tecniche di valutazione dei SE. Fonte: Schirpke et al., 2014.
Il valore dei servizi ecosistemici, in questa ottica è trattata seguendo un approccio antropocentrico che dipende, dunque, dall’offerta dei flussi di beni e servizi “utili” a rispondere alla domanda dell’uomo che ne usufruisce per soddisfare i propri bisogni.
Per effettuare una corretta valutazione, dunque, è necessario innanzitutto effettuare una quantificazione biofisica della domanda e dell’offerta. Ciò costituisce una sfida della ricerca applicata in quanto ad ogni SE può essere associato un attributo spaziale e una diversa modalità di fruizione (Costanza,2008).
Anche per la quantificazione della domanda e dell’offerta la letteratura individua diversi approcci metodologici per mappare i servizi ecosistemici in relazione al SE indagato, ai beneficiari coinvolti e alla scala di interesse come evidenzia la tabella 3.
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Tabella 3- Classificazione dei servizi ecosistemici secondo i “fornitori” (Ecosystem Services Provider), la scala e la caratteristica Spaziale. Fonte: modificato da modificato da De groot 2002.
L’obiettivo dell’approccio metodologico presentato nell’elaborato, è da un lato stimare i benefici che gli ecosistemi generati nei parchi nazionali offrono alle comunità locali (interne ed esterne ai parchi), dall’altro sviluppare e testare un metodo di valutazione dei servizi ecosistemici facilmente replicabile con l’intento di fornire uno strumento utile al decisore pubblico per migliorare e facilitare il raggiungimento della mission del parco.
Il seguente lavoro inoltre cerca di proporre un iter metodologico per rispondere a quanto raccomandato dalla legge 28/12/2015 n° 221 in cui all’articolo 67 si sottolinea la necessità di disporre di metodologie contabili ambientali basate su dati fisici e monetari per migliorare lo stato delle risorse naturali e la loro gestione.
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Questo passaggio è utile non solo per monitorare lo stato qualitativo e quantitativo dello stock di capitale naturale ma anche per l’attuazione di adeguati strumenti di governance come, ad esempio i Pagamenti per i Servizi Ecosistemici e Ambientali (PSEA) raccomandati dalle diverse strategie di protezione della biodiversità e previsti in ambito nazionale dall’art. 70 della legge 28/12/2015 n° 221
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2 LINEE GUIDA METODOLOGICHE
Di seguito si riporta l’iter metodologico (figura 2) per la valutazione dei Servizi Ecosistemici elaborata a livello di Parco nazionale.
Figura 2 - Iter metodologico valutazione SE Parchi Nazionali
Prima Fase - Raggruppamento Parchi nazionali in cluster
La prima fase della metodologia ha riguardato il raggruppamento dei Parchi Nazionali in 5 cluster; la metodologia di clusterizzazione consente di individuare gruppi omogenei per alcuni caratteri, in modo che gli elementi appartenenti allo stesso gruppo risultino il più possibile affini tra loro, mentre tra i raggruppamenti vi sia la massima dissimilarità. I cluster individuati possiedono le seguenti caratteristiche:
• Cluster 1 (Parchi storici): parchi istituiti antecedente l’entrata in vigore della legge quadro sulle aree protette (l. 394/91);
• Cluster 2 (Parchi a vocazione turistica): parchi la cui caratteristica territoriale principale è costituita da elementi di attrattività turistica anche per la vicinanza alla costa;
• Cluster 3 (Parchi alpini): parchi localizzati lungo l’arco alpino ed istituiti a seguito della legge 394/91;
IFaseRaggruppamentoParchinazionaliincluster
IIFaseValutazionequalitativadeiserviziecosistemicirilevanti
IIIFaseQuantificazionebiofisicaevalutazioneeconomicadell’offerta
IVFaseValutazionebacinodiutenza(domandadiserviziecosistemici)
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• Cluster 4 (Parchi Meridionali a vocazione Agricola): parchi localizzati nella parte meridionale del paese situati sia nelle zone interne sia costiere la cui principale attività economica è legata alla presenza di agricoltura e attività silvopastorale;
• Cluster 5 – (Parchi Appenninici) parchi localizzati lungo la dorsale appenninica.
La tabella sottostante raggruppa i parchi nei cluster sopra elencati.
Tabella 4 –Cluster di raggruppamento dei Parchi nazionali
cluster 1 – Parchi
storici
Parco nazionale del Gran Paradiso, Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise, Parco nazionale dello Stelvio, Parco nazionale della Sila, Parco nazionale del Circeo
Cluster 2 – Parchi a
vocazione turistica
Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, Parco nazionale delle cinque terre, Parco nazionale de La Maddalena, Parco nazionale del Vesuvio, Parco nazionale dell’Asinara
Cluster 3 – Parchi alpini
Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Parco nazionale Val Grande
Cluster 4- Parchi
Meridionali a vocazione
agrOforestale
Parco nazionale del Cilento Vallo di Diano e degli Alburni, Parco nazionale del Gargano, Parco nazionale Alta Murgia, Parco nazionale del Pollino, Parco nazionale dell’Aspromonte.
Cluster 5 – Parchi
appenninici
Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, , Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco nazionale Appennino Val d’Agri.
La scelta di classificare i parchi in 5 cluster è stata effettuata al fine di lavorare, in via sperimentale e in attesa di un progetto condiviso a larga scala che veda il coinvolgimento di tutti i parchi, su di un sottoinsieme che pur non essendo rappresentativo possa rappresentare la diversità delle tipologie territoriali degli Enti Parco.
In questa sede sono stati individuati tre parchi nazionali scelti all’interno dei cinque cluster; si tratta del Parco nazionale Tosco Emiliano (CLUSTER 5), del Parco nazionale del Circeo (CLUSTER 2) e del Parco nazionale dell’Aspromonte (CLUSTER 4).
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Seconda fase - Valutazione qualitativa dei servizi ecosistemici rilevanti
La seconda fase della metodologia prevede (fig. 2), dopo aver individuato le regioni biogeografiche, una valutazione qualitativa attraverso la cartografia di uso del suolo (Corine Land Cover) in cui si individuano i SE prioritari più rilevanti per le aree studio.
Nello specifico, la valutazione qualitativa (tabella 5) è espressa attraverso delle classi di rilevanza (3-molto rilevante, 2-moderatamente rilevante, 1-con qualche rilevanza, 0-nessun rilevanza significativa) che indicano la capacità del suolo di fornire servizi ecosistemici (Schirpke, 2014). Nello specifico ai fini della valutazione qualitativa sono stai presi in considerazione i seguenti aspetti:
a. densità di funzione: a partire da analoghe valutazioni presenti in bibliografia (Bastian 2013; Bastian et al., 2012) a parità di funzionalità potenziale si è distinto (es. con 2 o 3) l’ecosistema più efficiente, che a parità di superficie è più produttivo;
b. potenziale distanza dalla domanda: a parità di funzionalità potenziale, un punteggio minore è stato dato agli ecosistemi solitamente lontani dalle aree abitate (es. ambienti d’alta quota, brughiere);
c. biodiversità intrinseca: a parità di funzionalità potenziale, un punteggio maggiore è stato dato agli habitat o coperture potenzialmente più eterogenei e biologicamente più vari.
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Tabella 5 – Valore dei SE per tipologia di copertura CORINE. Fonte a Schirpke et al, 2013.
CodiceCLC
F1
F2
F3
F4
F5
F6
F7
F8
R1
R2
R3
R4
R5
R6
R7
R8
R9
C1
C2
C3
111 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0112 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0121 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0122 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0123 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0124 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0131 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0132 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0133 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0141 0 0 0 0 0 0 0 0 1 2 2 1 1 0 1 1 1 1 2 0142 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 3 0211 3 2 1 0 0 1 1 0 1 1 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0212 3 1 0 0 0 1 1 0 1 2 1 0 0 1 1 0 0 1 0 0213 3 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 0 0 0 1 0 1221 3 0 0 1 0 0 0 0 1 1 1 0 0 1 1 0 0 2 1 1222 3 0 0 2 0 0 0 0 2 2 1 1 1 1 3 0 0 2 1 1223 3 1 0 2 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 0 0 2 3 2231 1 3 3 0 1 0 0 0 1 1 1 0 2 1 3 1 2 2 2 1241 3 2 1 0 0 0 0 0 1 1 1 0 1 1 2 0 0 1 1 0242 2 2 1 0 0 1 1 0 1 1 1 0 2 1 3 1 1 1 1 0243 2 2 2 2 2 1 1 0 2 2 1 1 2 1 2 2 2 2 1 1244 2 2 1 2 1 0 0 0 1 2 1 1 2 1 2 1 1 1 1 0311 0 1 2 3 3 2 2 1 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3312 0 1 2 3 3 2 2 1 3 3 3 3 3 2 3 3 3 3 3 3313 0 1 3 3 3 3 3 1 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3321 0 3 3 0 2 3 3 0 2 1 2 3 3 1 3 2 3 3 3 3322 0 1 3 1 1 1 1 0 2 2 2 3 2 2 2 1 3 2 3 1323 0 1 1 1 1 2 2 0 1 1 1 1 2 1 2 2 3 2 1 1324 0 1 2 1 1 2 2 0 1 1 1 1 2 2 2 2 3 2 1 2331 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 3 0 0 1 3 3 2332 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1333 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 1 1 1 0334 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0335 0 0 0 0 0 0 0 3 0 0 3 0 0 0 0 0 0 3 3 2411 0 1 1 1 0 0 0 0 1 1 3 3 0 1 1 1 2 2 1 1412 0 0 0 0 0 1 1 0 3 3 3 3 0 2 1 1 2 1 1 1421 0 0 1 0 0 0 0 0 1 2 0 1 0 1 0 0 2 1 1 1422 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1423 0 0 1 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 0 0 0 1 2 2 1511 0 0 2 0 0 0 0 3 0 1 3 2 0 1 0 0 3 3 3 2512 0 0 2 0 0 0 0 3 1 1 3 1 0 2 0 0 3 3 3 3521 0 0 3 0 0 0 0 0 1 1 0 0 0 1 0 0 3 3 3 3522 0 0 3 0 0 0 0 0 1 0 0 1 0 2 0 0 2 3 2 2523 0 0 3 0 0 0 0 0 2 2 0 0 0 0 0 0 2 3 3 2
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Terza fase - Quantificazione biofisica e valutazione economica dell’offerta
La terza fase prevede la quantificazione biofisica e la valutazione economica dell’offerta di servizi ecosistemici rilevanti individuati attraverso la valutazione qualitativa precedentemente descritta.
La quantificazione biofisica prevede l’acquisizione ed elaborazioni di dati a partire da rilievi in campo, somministrazione di opportune schede di rilievo ed elaborazioni tramite GIS in relazione alla natura del servizio ecosistemico da indagare.
Tali informazioni costituiscono un supporto indispensabile per la l’applicazione della metodologia di valutazione economica scelta in riferimento alla caratteristica economica ((non)rivale e (non)escludibile) del servizio ecosistemico scelto.
Quarta fase - Valutazione bacino di utenza (domanda di servizi ecosistemici)
La quarta fase è funzionale all’analisi della domanda dei servizi ecosistemici attraverso l’individuazione di un bacino di utenza per ciascun parco nazionale indagato. Il bacino di utenza, definito da Unioncamere, è rappresentato dalla porzione della superficie comunale che rientra nei confini del parco. Ciò consente di individuazione la comunità locale, gli stakeholder, e le attività antropiche (esercizi commerciali, turistiche, agricole, zootecniche, ecc.) che insistono sul territorio, funzionali alla stima della domanda dei Servizi Ecosistemici analizzati.
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3. I CASI STUDIO E SERVIZI ECOSISTEMICI INDAGATI
In questa sede si riportano i primi risultati preliminari e parziali dell’applicazione dell’iter metodologico ad alcuni Parchi nazionali scelti come caso di studio in base alla disponibilità di dati biofisici ed economici.
Come descritto nella prima fase (Cap. 2) i parchi analizzati sono:
1. Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano; 2. Parco Nazionale del Circeo; 3. Parco Nazionale dell’Aspromonte.
In particolare sono stati individuati ed analizzati tre servizi ecosistemici (Foraggio e pascolo, Sequestro del carbonio, Regolazione del clima locale/purificazione dell’aria) in tutti i tre parchi in quanto, unitamente a quelli di tipo culturale – questi ultimi non considerati in questa fase per difficoltà metodologica - risultati prioritari dall’analisi della copertura di uso del suolo.
L’analisi condotta ha consento di mostrare come gli stessi servizi ecosistemici in territori con caratteristiche diversificate, generano benefici economici e sociali differenti rappresentando una risorsa indispensabile per le comunità locali.
La tabella 6 riporta per ognuno dei servizi ecosistemici considerati, il criterio di stima impiegato per la valutazione economica ed i dati inerenti la quantificazione biofisica dell’offerta.
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Tabella 6 - Scheda Riassuntiva elaborazioni.
SE indagato
Caratteristica economica del
bene
Metodologia estimativa
Quantificazione biofisica offerta Quantificazione biofisica domanda
Valutazione economica offerta
Coefficiente (dove presente)
Dati elaborati/ estrapolati
Dati necessari
Valore (costo) di riferimento (min-max)
dati necessari
Procedura di calcolo del
valore economico SE
F2- Foraggio e pascolo
Rivale (bene potenzialmente rivale) Escludibile (in funzione della gestione e proprietà)
Costo di sostituzione
Produzione media annua di foraggio prati (istat,2003) = - Toscana 8 t/ha; - Emilia Romagna 13,8 t/ha; - Lazio 9,1 t/ha - Calabria 5,1 t/ha Produzione media annua pascoli = - Toscana 5,3 t/ha; - Emilia Romagna 7,6 t/ha; - Lazio 3,3 t/ha - Calabria 2,3 t/ha
Superficie (ha) di prati
e pascoli presenti nel sito (con
ripartizione regionale) in cui ricadono
i Parchi nazionali indagati
Numero di capi bovini,
bufalini, caprini;
consumo medio di foraggio per tipologia di bestiame.
Costo medio di foraggio coltivato: trai 10 e
15€/quintale
Tonnellate di foraggio
annuo presente nel Parco
tonnellate di foraggio prodotti*prezzo medio di mercato (€/tonnellate)
R1 - Sequestro del carbonio
Non rivale non escludibile
Costo sociale (costi
evitati)
---------
Carbonio sequestrato
dalla biomassa forestale (t/anno)
Emissioni di tonnellate
equivalenti di CO2 per classi di addetti in riferimento
alle attività economiche
riclassificate secondo il NFR (Nomenclature for Reporting)
dell’IPCC (Ispra, 2016).
Costo medio
Carbonio sequestrato
dalla biomassa forestale (t/anno)
Costo medio pari a 109 €/t di Co2 sequestra (OIRA, 2016)
R2 - Regolazione del clima locale/ purificazione dell’aria
Non rivale non escludibile
Costi evitati
311. Latifoglie 160 kg ha-1 anno-1 (1/3 del valore per conifere), 312. Conifere 490 kg ha-1 anno-1 (Nowak et al. 2006, rapportati a superfici interamente boscate (x 4)) 313. Boschi misti 325 kg ha -1 anno-1 (media dei precedenti)
Ha di latifoglie
Ha di conifere
Ha di boschi misti
Emissioni di tonnellate di
MP10 per classi di addetti in riferimento
alle attività economiche
riclassificate secondo il NFR (Nomenclature for Reporting)
dell’IPCC (Ispra, 2016).
Costo medio
Tonnellate di PM10
catturate dal
fogliame
Costo medio 4.828,22 € (2007) per ogni tonnellata di PM10 catturata (Nowak, 2008).
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3.1. Localizzazione e informazioni geografiche aree studio
Cartografia1:LocalizzazioneParchiNazionalioggettodistudio
Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano Superficie a terra (ha): 26.149,00 Regioni: Emilia Romagna - Toscana
Province: Reggio Emilia, Parma, Massa-Carrara, Lucca Comuni: Bagnone, Castelnovo Nè Monti, Comano, Corniglio, Filattiera, Fivizzano, Licciana Nardi, Monchio delle Corti, San Romano in Garfagnana, Sillano Giuncugnano, Ventasso, Villa Collemandina, Villa Minozzo Provv.ti istitutivi: L 344 08/10/1997 - DPR 21/05/01 Elenco Ufficiale AP: EUAP1158
Tabella7-InformazionigeograficheenormativedelParcoNazionaleAppenninoTosco-Emiliano
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Parco Nazionale del Circeo Superficie a terra (ha): 8.484,00 Regioni: Lazio
Province: Latina Comuni: Latina, Ponza, Sabaudia, San Felice Circeo
Provv.ti istitutivi: RDL 285 25/01/1934 - L 394 6/12/91, DPR 4/4/05 Elenco Ufficiale AP: EUAP0004
Tabella8-InformazionigeograficheenormativedelParcoNazionaledelCirceo
Parco Nazionale dell’Aspromonte Superficie a terra (ha): 64.544,61 Regioni: Calabria
Province: Reggio Calabria Comuni: Africo, Antonimina, Bagaladi, Bova, Bruzzano Zeffirio, Canolo, Cardeto, Careri, Ciminà, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Gerace, Mammola, Molochio, Oppido Mamertina, Palizzi, Platì, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Roghudi, Samo, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Luca, San Roberto, Sant'Agata del Bianco, Sant'Eufemia d'Aspromonte, Santa Cristina d'Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla, Sinopoli, Staiti, Varapodio Provv.ti istitutivi: L 305 28/08/1989 - DPR 14/1/94, DPR 19/7/08 Elenco Ufficiale AP: EUAP0011
Tabella9-InformazionigeograficheenormativedelParcoNazionaledell’Aspromonte
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4. I RISULTATI
4.1 La valutazione qualitativa dei potenziali SE su base cartografica La Regione Biogegrafica di appartenenza dei rispettivi parchi nazionali è stata individuata in ambiente GIS mediante sovrapposizione topologica dei relativi strati cartografici:
PARCO NAZIONALE REGIONE BIOGEOGRAFICA APPENNINO TOSCO-EMILIANO CONTINENTALE ASPROMONTE MEDITERRANEA CIRCEO MEDITERRANEA
Cartografia2–RappresentazionedelleRegioniBiogeograficheinItaliaeposizionamentodeiParchiNazionali
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A partire dalla Cartografia di uso del suolo e sulla base di alcuni parametri descritti al punto 2 sono state individuate le aree in grado di fornire potenzialmente più servizi ecosistemici nei tre parchi nazionali indagati. Tali aree sono meglio rappresentate dalle mappe cartografiche elaborate, tramite supporto GIS, per ciascun servizio ecosistemico rilevante nei tre parchi riportate di seguito.
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Cartografia 3-Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano valutazione qualitativa SE rilevante Foraggio e Pascolo.
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Cartografia 4 – Parco del Circeo valutazione qualitativa SE rilevante Foraggio e Pascolo.
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Cartografia 5 – Parco del Aspromonte valutazione qualitativa SE rilevante Foraggio e Pascolo.
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Cartografia 6 – Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano valutazione qualitativa SE rilevante Sequestro di Carbonio.
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Cartografia 7 – Parco Nazionale del Circeo valutazione qualitativa SE rilevante Sequestro di Carbonio.
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Cartografia 8 – Parco Nazionale dell’Aspromonte valutazione qualitativa SE rilevante Sequestro di Carbonio.
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Cartografia 9 – Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano valutazione qualitativa SE rilevante Regolazione del Clima locale.
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Cartografia 10 – Parco Nazionale del Circeo valutazione qualitativa SE rilevante Regolazione del Clima locale.
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Cartografia 11 – Parco Nazionale dell’Aspromonte valutazione qualitativa SE rilevante Regolazione del Clima locale.
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4.2 La quantificazione biofisica (offerta)
Per pervenire ai risultati inerenti alla quantificazione biofisica dell’offerta per i tre servizi nei parchi nazionali indagati sono state usate le seguenti metodologie/elaborazioni.
Foraggio e pascolo
L’analisi del servizio ecosistemico è partita dall’offerta foraggera disponibile nei territori in esame valutando le produzioni annue in termini di Unità Foraggere dei principali ecosistemi e quindi delle Unità Bestiame Adulto che possono essere caricate. La produzione maggiore risulta maggiore per i prati pascoli coltivati e quindi per le praterie montane. Il valore pabulare dei boschi è stato valutato secondo la composizione specifica degli stessi con valori nettamente inferiori a quanto attribuito ai pascoli. I risultati ottenuti evidenziano caratteristiche differenti dei tre Parchi esaminati: alte opportunità di pascolo nel Parco nazionale Appennino Tosco-Emiliano e nel Parco nazionale dell’Aspromonte, minime all’interno del PN Circeo dove i pochi lembi di bosco non forniscono comunque un alto valore pabulare.
2) Sequestro di carbonio
L’analisi del servizio si fonda sul soprassuolo boschivo presente nei parchi. La massa legnosa presente sul soprassuolo è stata stimata sulla base degli incrementi medi delle differenti tipologie boschive e in funzione della ricchezza degli stessi soprassuoli in termini di struttura e dinamica vegetazionale. La componente legnosa è stata poi trasformata sulla base delle metodologie internazionali citate per addivenire al potenziale valore in termini di crediti di carbonio.
Ovviamente i Parchi caratterizzati da maggiore estensione boschiva e da buona fertilità sono quelli che mostrano una maggiore rilevanza.
Parco Nazionaledell’Aspromonte
Ettari
Superficie complessiva Boschi 48.272,86
Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano
EttariSuperficie complessiva Boschi 19.060,47
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Parco Nazionale del Circeo
Ettari
Superficie complessiva Boschi 4191,84
3) Regolazione del Clima locale
L’analisi del servizio si fonda sulle tipologie di soprassuolo boschivo e non solo presente nei parchi. La vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea nella composizione specifica ma anche nella struttura che assume è funzionale alla purificazione dell’aria.
Ovviamente i Parchi caratterizzati da maggiore estensione arbustiva e boschiva sono quelli che mostrano una maggiore rilevanza.
4.2.1 Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano
Foraggio e Pascolo (F2)
La superficie complessiva delle aree destinate a pascolo e foraggio nel parco Nazionale è pari a 22.266 ettari ripartiti secondo la tabella di seguito riportata:
Quantificazione delle tonnellate di sostanza secca di foraggio:
Emilia-Romagna Toscana
Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano
Tonnellate sostanza secca di foraggio
prati/pascolo 101,96 86,31 188,28
brughiere e cespuglieti 3,19 0,47 3,65
boschi conifere e latifoglie 2,92 0,10 3,03
Sequestro di carbonio (R1)
Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano Emilia-Romagna Toscana
Ton C/anno Boschi latifoglie 86.637 35.904 50.733
Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano
prati/pascolo 4.332,00
brughiere e cespuglieti 677,5656
boschi conifere e latifoglie 17.256,00
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Boschi conifere 1.260 1.232 29
Boschi misti 2.915 2.787 128
Regolazione del clima locale (R2)
La stima viene effettuata a partire dalla superficie complessive delle diverse tipologie di Bosco (latifoglie, conifere, misti).
Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano Ettari Boschi latifoglie 15756,67 Boschi conifere 395,76
Boschi misti 1103,61
17256,05
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4.2.2 Parco Nazionale del Circeo
Foraggio e Pascolo (F2)
La superficie complessiva delle aree destinate a pascolo e foraggio è pari a 1.617,079 ettari di cui:
Quantificazione delle tonnellate di sostanza secca di foraggio:
Parco Nazionale del Circeo Tonnellate sostanza secca di foraggio
prati/pascolo 13,34 brughiere e cespuglieti 0,43 boschi conifere e latifoglie 2,83
Sequestro di carbonio (R1)
Parco Nazionale del Circeo tC/anno
Boschi latifoglie 4.100
Boschi conifere 689
Boschi misti 1.102
5.892
Regolazione del clima locale (R2)
La stima viene effettuata a partire dalla superficie complessive delle diverse tipologie di Bosco (latifoglie, conifere, misti).
Parco Nazionale del Circeo Ettari
Boschi latifoglie 2.643,77
Boschi conifere 500,06
Boschi misti 1.048,01
4.191,84
Parco Nazionale del Circeo
ettari
prati/pascolo 488,6439
brughiere e cespuglieti 80,4265
boschi conifere e latifoglie 1.048,008
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4.2.3 Parco Nazionale dell’Aspromonte
Foraggio e Pascolo (F2)
17.318,43 ettari di pascoli ripartiti in:
Parco Nazionale dell’Aspromonte ettari
prati/pascolo 5943,625
brughiere e cespuglieti 1916,261
boschi conifere e latifoglie 9458,547
Quantificazione delle tonnellate di sostanza secca di foraggio:
Parco Nazionale dell’Aspromonte Tonnellate sostanza secca di foraggio
prati/pascolo 162,26 brughiere e cespuglieti 10,35 boschi conifere e latifoglie 25,54
Sequestro di carbonio (R1)
Parco Nazionale dell’Aspromonte tC/anno
Boschi latifoglie 87.815
Boschi conifere 18.467
Boschi misti 27.666
133.949
Regolazione del clima locale (R2)
La stima viene effettuata a partire dalla superficie complessive delle diverse tipologie di Bosco (latifoglie, conifere, misti).
Parco Nazionale dell’Aspromonte Ettari
Boschi latifoglie 33.078,92
Boschi conifere 5.735,39
Boschi misti 9.458,55
48.272,86
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4.3 La valutazione economica
4.3.1 Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano
Foraggio e Pascolo (F2)
Per stimare il valore economico del servizio ecosistemico si è proceduto in primis a calcolare la produzione media di foraggio e pascolo del parco indagato ottenuta moltiplicando le superfici nel parco adibite a prati e pascoli per la produttività media ad ettaro (Istat, 2003). Tale produttività media (espressa in tonnellate ad anno) successivamente è stata poi rapportata ad un prezzo minimo e massimo assunto dal foraggio che oscilla dai 100 ai 150 euro/tonnellate.
Sequestro di carbonio (R1)
Il valore monetario del servizio è stato calcolato considerando il valore sociale secondo OIRA (2013) pari a 109 €/t e moltiplicando questo valore con la quantità di carbonio sequestrata.
Regolazione del clima locale (R2)
Il valore monetario è stato calcolato considerando i costi evitati (danni sociali) grazie alla funzione di sequestro di PM10 da parte delle piante pari a 4.828,22 € per ogni tonnellata di PM10 assorbita (Nowak, 2008).
Pertanto il valore economico associato alla funzione del servizio ecosistemico sequestro di carbonio per il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano è pari a 9.898.508 €/tanno.
Pertanto il valore economico associato alla funzione del servizio ecosistemico regolazione del clima locale per il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano è pari a 251.386.489 €/t anno
Il valore economico complessivo del servizio di produzione di foraggio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano è compreso tra 9.940.975,65 euro e 14.911.463,47 euro.
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4.3.2 Parco Nazionale del Circeo Per stimare il valore economico del servizio ecosistemico si è proceduto in primis a calcolare la produzione media di foraggio e pascolo del parco indagato ottenuta moltiplicando le superfici nel parco adibite a prati e pascoli per la produttività media ad ettaro (Istat, 2003). Tale produttività media (espressa in tonnellate ad anno) successivamente è stata poi rapportata ad un prezzo minimo e massimo assunto dal foraggio che oscilla dai 100 ai 150 euro/tonnellate.
Sequestro di carbonio (R1)
Il valore monetario del servizio è stato calcolato considerando il valore sociale secondo OIRA (2013) pari a 109 €/t e moltiplicando questo valore con la quantità di carbonio sequestrata.
Regolazione del clima locale (R2)
Il valore monetario è stato calcolato considerando i costi evitati (danni sociali) grazie alla funzione di sequestro di PM10 da parte delle piante pari a 4.828,22 € per ogni tonnellata di PM10 assorbita (Nowak, 2008).
Pertanto il valore economico associato alla funzione del servizio ecosistemico sequestro di carbonio per il Parco Nazionale del Circeo è pari a 642.119 €/tanno.
Il valore economico complessivo del servizio di produzione di foraggio del Parco Nazionale del Circeo è compreso tra 525.292,19 euro e 787.938,29 euro
Pertanto il valore economico associato alla funzione del servizio ecosistemico regolazione del clima locale per il Parco Nazionale del Circeo è pari a 65.265.947 €/t anno
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4.3.3 Parco Nazionale dell’Aspromonte
Foraggio e Pascolo (F2)
Per stimare il valore economico del servizio ecosistemico si è proceduto in primis a calcolare la produzione media di foraggio e pascolo del parco indagato ottenuta moltiplicando le superfici nel parco adibite a prati e pascoli per la produttività media ad ettaro (Istat, 2003). Tale produttività media (espressa in tonnellate ad anno) successivamente è stata poi rapportata ad un prezzo minimo e massimo assunto dal foraggio che oscilla dai 100 ai 150 euro/tonnellate.
Sequestro di carbonio (R1)
Il valore monetario del servizio è stato calcolato considerando il valore sociale secondo OIRA (2013) pari a 109 €/t e moltiplicando questo valore con la quantità di carbonio sequestrata.
Regolazione del clima locale (R2)
Il valore monetario è stato calcolato considerando i costi evitati (danni sociali) grazie alla funzione di sequestro di PM10 da parte delle piante pari a 4.828,22 € per ogni tonnellata di PM10 assorbita (Nowak, 2008).
Pertanto il valore economico associato alla funzione del servizio ecosistemico sequestro di carbonio per il Parco Nazionale dell’Aspromonte è pari a 14.600.332 €/t anno.
Il valore economico complessivo del servizio di produzione di foraggio del Parco Nazionale dell’Aspromonte è compreso tra i 3.714.765,63 euro e 5.572.148,44 euro.
Pertanto il valore economico associato alla funzione del servizio ecosistemico regolazione del clima locale per il Parco Nazionale dell’Aspromonte è pari a 539.650.007 €/t anno
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4.4 La valutazione del bacino di utenza (domanda dei servizi ecosistemici) 4.4.1 Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano
Foraggio e Pascolo (F2)
La domanda di foraggio è calcolata in funzione della quantità di bovini, bufalini, ovini e caprini presente nel bacino di utenza individuato da Unioncamere(Tabella 1). Il consumo di foraggio dipende da una serie di fattori quali, ad esempio, razza, tipologia di allevamento e peso dell’animale di cui non si hanno informazioni specifiche. A tal fine in questa sede è stato preso a riferimento un valore medio che ci consente di stimare un consumo totale di foraggio dei capi bovini, bufalini, caprini ed ovini pari a 7.494 tonnellate/anno
Tabella 1 – Numero di animali per tipologia presenti nel perimetro del Parco Nazionale. Fonte: Unioncamere da dati Istat, 2010.
Numero di capi bovini e bufalini Numero di capi ovini e caprini
1.670 1.998
Sequestro di carbonio (R1)
La valutazione della domanda del sequestro di carbonio non è immediata in quanto non è semplice quantificare le immissioni in atmosfera di CO2 da parte delle attività antropiche e, più in generale, la domanda da parte della popolazione a livello mondiale e locale. In questa sede, a partire dai dati forniti da Unioncamere (in riferimento al bacino di utenza definito) si sono stimate le emissioni di CO2 degli addetti per classi di attività economiche declinate secondo il sistema NFR (Nomenclature for Reporting) dell’IPCC (Ispra, 2016). In particolare per addivenire ad un valore unitario, dopo aver riclassificato le classi Ateco nelle categorie NFR, ed individuato le relative emissione di tCO2e(Rapporto Ispra, 2016), si è
La quantità di foraggio consumata nel bacino di utenza del Parco è pari a 7.494 tonnellate/anno.
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calcolata la quantità totale di CO2 immessa dagli addetti a livello di parco nazionale.
Regolazione del clima locale (R2)
Per la quantificazione della domanda di tale servizio ecosistemico, solitamente si utilizzano rilievi di emissioni (da monitoraggi ambientali) o emissioni potenziali per categorie di superfici o attività produttive (fabbriche, strade, agricoltura, ecc.). Poiché non si dispone di informazioni specifiche rispetto a tali dati, nel presente lavoro si sono considerati le emissioni di PM10 degli addetti per categoria (NFR (Nomenclature for Reporting) dell’IPCC (Ispra, 2016). In particolare per addivenire ad un valore unitario, dopo aver riclassificato le classi Ateco (Unioncamere, 2016) nelle categorie NFR, ed individuato le relative emissione di PM10(Rapporto Ispra, 2016), si è calcolata quantità totale di PM10 (espressa in tonnellate) immessa dagli addetti a livello di parco nazionale.
La quantità CO2e emessa nel bacino di utenza del Parco è pari a 20.925,87 tonnellate.
La quantità di PM10 emessa nel bacino di utenza del Parco è pari a 1.255.254 tonnellate.
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4.4.2 Parco Nazionale del Circeo
Foraggio e Pascolo (F2)
La domanda di foraggio è calcolata in funzione della quantità di bovini, bufalini, ovini e caprini presente nel bacino di utenza individuato da Unioncamere(Tabella 2). Il consumo di foraggio dipende da una serie di fattori quali, ad esempio, razza, tipologia di allevamento e peso dell’animale di cui non si hanno informazioni specifiche. A tal fine in questa sede è stato preso a riferimento un valore medio che ci consente di stimare un consumo totale di foraggio dei capi bovini, bufalini, caprini ed ovini pari a 25.281 tonnellate/anno
Tabella 2 – Numero di animali per tipologia presenti nel perimetro del Parco Nazionale. Fonte: Unioncamere da dati Istat, 2010.
Numero di capi bovini e bufalini Numero di capi ovini e caprini
6.921 28
Sequestro di carbonio (R1)
La valutazione della domanda del sequestro di carbonio non è immediata in quanto non è semplice quantificare le immissioni in atmosfera di CO2 da parte delle attività antropiche e più in generale la domanda da parte della popolazione a livello mondiale e locale. In questa sede, a partire dai dati forniti da Unioncamere (in riferimento al bacino di utenza definito) si sono stimate le emissioni di CO2 degli addetti per classi di attività economiche declinate secondo il sistema NFR (Nomenclature for Reporting) dell’IPCC (Ispra, 2016). In particolare per addivenire ad un valore unitario, dopo aver riclassificato le classi Ateco nelle categorie NFR, ed individuato le relative emissione di tCO2e(Rapporto Ispra, 2016), si è calcolata la quantità totale di CO2 immessa dagli addetti a livello di parco nazionale.
La quantità di foraggio richiesta nel Parco è pari a 25.281 tonnellate/anno.
La quantità CO2e emessa nel bacino di utenza del Parco è pari a 58.101,59 tonnellate.
LAVALUTAZIONEDEISERVIZIECOSISTEMICINEIPARCHINAZIONALI:ESEMPIAPPLICATIVI
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Regolazione del clima locale (R2)
Per la quantificazione della domanda di tale servizio ecosistemico, solitamente si utilizzano rilievi di emissioni (da monitoraggi ambientali) o emissioni potenziali per categorie di superfici o attività produttive (fabbriche, strade, agricoltura, ecc.). Poiché non si dispone di informazioni specifiche rispetto a tali dati, nel presente lavoro si sono considerati le emissioni di PM10 degli addetti per categoria (NFR (Nomenclature for Reporting) dell’IPCC (Ispra, 2016). In particolare per addivenire ad un valore unitario, dopo aver riclassificato le classi Ateco (Unioncamere, 2016) nelle categorie NFR, ed individuato le relative emissione di PM10(Rapporto Ispra, 2016), si è calcolata quantità totale di PM10 (espressa in tonnellate) immessa dagli addetti a livello di parco nazionale.
La quantità di PM10 emessa nel bacino di utenza del Parco è pari a 3.485.268 tonnellate.
LAVALUTAZIONEDEISERVIZIECOSISTEMICINEIPARCHINAZIONALI:ESEMPIAPPLICATIVI
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4.4.2 Parco Nazionale dell’Aspromonte
Foraggio e Pascolo (F2)
La domanda di foraggio è calcolata in funzione della quantità di bovini, bufalini, ovini e caprini presente nel bacino di utenza individuato da Unioncamere(Tabella 2). Il consumo di foraggio dipende da una serie di fattori quali, ad esempio, razza, tipologia di allevamento e peso dell’animale di cui non si hanno informazioni specifiche. A tal fine in questa sede è stato preso a riferimento un valore medio che ci consente di stimare un consumo totale di foraggio dei capi bovini, bufalini, caprini ed ovini pari a 46.931tonnellate/anno
Tabella 3 – Numero di animali per tipologia presenti nel perimetro del Parco Nazionale. Fonte: Unioncamere da dati Istat, 2010.
Numero di capi bovini e bufalini Numero di capi ovini e caprini
5.823 36.681
Sequestro di carbonio (R1)
La valutazione della domanda del sequestro di carbonio non è immediata in quanto non è semplice quantificare le immissioni in atmosfera di CO2 da parte delle attività antropiche e più in generale la domanda da parte della popolazione a livello mondiale e locale. In questa sede, a partire dai dati forniti da Unioncamere (in riferimento al bacino di utenza definito) si sono stimate le emissioni di CO2 degli addetti per classi di attività economiche declinate secondo il sistema NFR (Nomenclature for Reporting) dell’IPCC (Ispra, 2016). In particolare per addivenire ad un valore unitario, dopo aver riclassificato le classi Ateco nelle categorie NFR, ed individuato le relative emissione di tCO2e(Rapporto Ispra, 2016), si è calcolata la quantità totale di CO2 immessa dagli addetti a livello di parco nazionale.
La quantità di foraggio richiesta nel Parco è pari a 46.931 tonnellate/anno.
La quantità CO2e emessa nel bacino di utenza del Parco è pari a 16.463,33 tonnellate.
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Regolazione del clima locale (R2)
Per la quantificazione della domanda di tale servizio ecosistemico, solitamente si utilizzano rilievi di emissioni (da monitoraggi ambientali) o emissioni potenziali per categorie di superfici o attività produttive (fabbriche, strade, agricoltura, ecc.). Poiché non si dispone di informazioni specifiche rispetto a tali dati, nel presente lavoro si sono considerati le emissioni di PM10 degli addetti per categoria (NFR (Nomenclature for Reporting) dell’IPCC (Ispra, 2016). In particolare per addivenire ad un valore unitario, dopo aver riclassificato le classi Ateco (Unioncamere, 2016) nelle categorie NFR, ed individuato le relative emissione di PM10(Rapporto Ispra, 2016), si è calcolata quantità totale di PM10 (espressa in tonnellate) immessa dagli addetti a livello di parco nazionale.
La quantità di PM10 emessa nel bacino di utenza del Parco è pari a 987.566 tonnellate.
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BIBLIOGRAFIA
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