Post on 03-Feb-2020
“Nam urbs ipsa moenia sunt, civitas autem non saxa, sed habitatores vocantur.”
Sant’Isidoro di Siviglia, Etymologiae, XV, “De aedificiis et agris”, 2
“La città non è semplicemente un meccanismo fisico e una costruzione artificiale: essa è un prodotto della
natura, e in particolare della natura umana.”
Robert E. Park, Ernest W. Burgess, Roderick D. McKenzie, La città (1925)
“La città è più simile a un’opera d’arte che a un semplice prodotto materiale.”
Henri Lefebvre, “La specificità della città” (1970)
“La folla è il velo attraverso il quale la città ben nota appare al flâneur come fantasmagoria. In questa fantasmagoria essa è ora paesaggio, ora stanza.”
Walter Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo (1939)
“Le strade sono il vero luogo dove abita il collettivo. Il collettivo è un essere eternamente inquieto, eternamente agitato che – nello spazio tra gli edifici che si fronteggiano
– fa esperienza, apprende, comprende e inventa tanto quanto gli individui fanno nella privacy delle loro quattro
mura domestiche.”
Walter Benjamin, I Passages di Parigi (1927-1939)
“La strada diviene un’abitazione per il flâneur; tra le facciate dei palazzi si sente a casa quanto il cittadino fra le quattro
mura domestiche. Le brillanti e opache insegne commerciali sono per lui ornamento degno di un muro quanto lo è un quadro ad olio per un borghese. I muri
sono la scrivania su cui poggia i propri quaderni; le edicole dei giornali sono la sua libreria e le terrazze dei caffè i
balconi da cui si affaccia dopo il lavoro.”
Walter Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo (1939)
“Il pezzo di cancellata dove i lavoratori appendono le loro giacche diviene un vestibolo e il cancello che mette dalla
fila dei cortili verso l’esterno è il lungo corridoio che intimorisce il borghese, come l’entrata alle camere della città. Tra queste, i passages sono la stanza da disegno. Qui
più che altrove la strada si rivela come l’interno ammobiliato e familiare delle masse.”
Walter Benjamin, I Passages di Parigi (1927-1939)
“La casa, la strada, la città sono punti di applicazione del lavoro umano; essi devono essere in ordine, altrimenti contraddicono i principi fondamentali sui quali siamo
orientati [axés]; se sono in disordine, si oppongono a noi, ci intralciano, così come ci intralciava la natura circostante che abbiamo combattuto, che combattiamo ogni giorno.”
Le Corbusier, Urbanisme (1924)
“Fra i diversi procedimenti situazionisti, la deriva si presenta come una tecnica del passaggio veloce
attraverso svariati ambienti ... Una o più persone che si lasciano andare alla deriva rinunciano, per una durata di tempo più o meno lunga, alle ragioni di spostarsi e di
agire che sono loro generalmente abituali, concernenti le relazioni, i lavori e gli svaghi che sono loro propri, per
lasciarsi andare alle sollecitazioni del terreno e degli incontri che vi corrispondono.”
Guy Ernst Debord, “Teoria della deriva” (1958)