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BENITO CALKONEGO
“LA POESIA DELLE STAGIONI”
I - LE PIU’ BELLE POESIE SULLA PRIMAVERA
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“LA POESIA DELLE STAGIONI”
I - LE PIU’ BELLE POESIE SULLA PRIMAVERA
II - LE PIU’ BELLE POESIE SULL’ESTATE
III - LE PIU’ BELLE POESIE SULL’AUTUNNO
IV - LE PIU’ BELLE POESIE SULL’INVERNO
V - LE PIU’ BELLE POESIE DA UNA STAGIONE
ALL’ALTRA
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INDICE
L’aquilone - Giovanni Pascoli
Sotto il ghiaccio - Pe Yu Ki (Cina)
La pioggerellina di marzo - Angiolo Silvio Novaro
La primavera - Ugo Betti
Specchio - Salvatore Quasimodo 15
Marzo - Vincenzo Cardarelli
Scherzo - Vincenzo Cardarelli
Farfalle - Wei Li Bo (Cina)
Notte primaverile - Wei Li Bo (Cina)
Primavera - Alceo (Grecia classica)
Canto mattutino - Anonimo greco (Grecia classica)
Invito all'Èrano - Saffo (Grecia classica)
Aprile - Vincenzo Cardarelli 20
Sera d'aprile - Antonia Pozzi
In un tempo incerto – Attilio Bertolucci
L’arboscello – Umberto Saba
Il risveglio dei fiori - Milly Dandolo
Alba di primavera - Giuseppe Villaroel
Raggi di luce - Rabindranath Tagore (India)
La trombettina - Corrado Govoni
Scuola - Sandro Penna
Primavera di Venezia - Diego Valeri 25
Primavera di Ravenna - Diego Valeri
Per una rosa Ofelia - Diego Valeri
La ballata delle rose - Angelo Poliziano
Uccelletto - Arturo Graf
Albero amico - Minou Drouet (Francia)
Le nuvole - Graziella Aimone 30
Primavera - Giuseppe Villaròel
Primavera - Attilio Bertolucci
Piccola nuvola di primavera - Ugo Betti
Sera - Wei Li Bo (Cina)
Momento - Anonimo
Fiorita - Diego Valeri
Il passero solitario - Giacomo Leopardi
Annunciazione - Diego Valeri
La vigna - Diego Valeri
Il mio cuore si gonfia per te Terra – Camillo Sbarbaro 35
Mattino - Federico Garcia Lorca (Spagna)
Che cosa? - Diego Valeri
Primavera classica - Giosuè Carducci
Alle selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera - Virgilio
Sogno d'estate - Giosuè Carducci
La quiete dopo la tempesta - Giacomo Leopardi 40
Sereno - Diego Valeri
E viene un tempo … - Attilio Bertolucci
La fidanzata - Attilio Bertolucci
Convalescente - Attilio Bertolucci
Il canto dell’amore - Giosuè Carducci
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Leggere i poeti è più un avvicinarsi al loro mondo che non un arrivare
ad una comprensione esaustiva della loro opera. Il lavoro della fantasia
è per
chi legge non meno essenziale dell’analisi interpretativa.
<<Comprendere una poesia vuol dire anzitutto soffermarsi lungamente
e ripetutamente sul linguaggio, saggiarne, esplorarne le possibilità di
senso.>> (A. Berardinelli, Cento poeti, Oscar Mondadori) Il grande
poeta Paul Celan a chi voleva capire meglio la sua poesia, oscura e
difficile, suggeriva: <<Bisogna solo leggere in continuazione le poesie,
e poi leggerle ancora, e allora si arriverà a comprenderle.>>
Brevi note introduttive al testo poetico, ed esplicative dei passaggi e dei
termini più difficili ci possono aiutare a capire, ma il più delle volte
purtroppo tali note non sono disponibili, sia nelle riviste che nei libri di
poesia. Si trovano solo nei testi scolastici.
Preso atto della realtà, non possiamo certo rinunciare al piacere di
leggere poesie solo perché presentano qualche difficoltà di
comprensione. Leggiamo dunque più e più volte i singoli testi cercando
di penetrarne l’intimo significato. Cioè, non accontentandoci del
piacere sensibile ed emozionale che ci viene dalla poesia come da ogni
altra forma d’arte, ma arricchendo e integrando tale piacere sul piano
culturale ed intellettuale. In tal modo potremo realizzare la forma più
alta di fruizione artistica.
Capire è importante, ma non è necessario capire tutto: quello della
poesia non è il linguaggio dell’intelletto, della comunicazione oggettiva
e impersonale, ma dell’espressione soggettiva e personale. La pretesa
di capire tutto, sistematicamente e minuziosamente, nuoce senz’altro
alla freschezza e all’incanto di un linguaggio che è proprio
dell’emozione e della fantasia.
Un’ultima osservazione: la musicalità non è un elemento estrinseco, ma
un elemento essenziale, connaturato alla poesia. Leggiamo dunque la
poesia cercando di sentire il ritmo, la musicalità dei versi, spesso di
grande qualità e godibilissima.
LA STAGIONE È IL FILO CONDUTTORE CHE CI PERMETTE
DI RIUNIRE IN UN’UNICA COLLANA TANTE PERLE
POETICHE CHE HANNO IN COMUNE L’AFFLATO LIRICO
PER LA NATURA.
NELLA MAGGIOR PARTE DEI TESTI LA STAGIONE È LA
PROTAGONISTA; NEI RIMANENTI È INVECE SOLO LO
SFONDO TEMPORALE DELL’EVENTO POETICO.
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“La grande lirica resterà sempre una delle grandi vette
dell’anima umana.”
(Eugenio Montale)
L’aquilone
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle querce agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
[…]
(Giovanni Pascoli)
Giovanni Pascoli, Poesie, Giunti Barbera
Sotto il ghiaccio
Sotto il ghiaccio
che il tiepido vento discioglie
la bianca spuma dell’acqua che si risveglia
è il primo fiore della primavera
incipiente.
(Pe Yu Ki)
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La pioggerellina di marzo
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d'oro?
«Passata è l'uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscirà primavera
con pieno il grembiale
di tiepido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d'ale,
di nidi,
di gridi
di rondini, ed anche
di stelle di mandorle, bianche ».
Ciò dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d'oro.
Ciò canta, ciò dice,
e il cuor che l'ascolta è felice.
(Angiolo Silvio Novaro)
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La primavera
Quando il cielo ritorna sereno
come l'occhio di una bambina,
la primavera si sveglia. E cammina
per le mormoranti foreste,
sfiorando appena
con la sua veste color del sole
i bei tappeti di borraccina.
Ogni filo d'erba reca un diadema,
ogni stilla trema.
Qualche gemma sboccia
un po' timorosa
e porge la boccuccia color di rosa
per bere una goccia
di rugiada...
Nei casolari solitari
i vecchi si fanno sulla soglia
e guardano la terra
che germoglia.
La capinera prova una canzonetta
ricamata di trilli
e poi cinguetta
come una scolaretta. I grilli
bisbigliano maliziose parole
alle margherite
vestite
di bianco. Spuntano le viole …
A notte le raganelle
cantano la serenata per le piccole stelle.
I balconi si schiudono
perché la notte è mite,
e qualcuno si oblia
ad ascoltare quello che voi dite
alle piccole stelle
o raganelle
malate di malinconia.
(Ugo Betti)
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Specchio
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
(Salvatore Quasimodo)
Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie, Oscar Mondadori
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Marzo
Oggi la primavera
è un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi
dove il germe già cade
come diffusa pioggia.
Fra i rami onusti e prodighi
un cardellino becca.
Verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce.
Tutto è color di prato.
Anche l'edera è illusa,
la borraccina è più verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione,
lungo i ruderi ombrosi e macilenti
cui pur rinnova marzo il grave manto.
Scossa da un fiato immenso
la città vive un giorno
d'umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.
(Vincenzo Cardarelli)
Vincenzo Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori
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Scherzo
Il bosco di primavera
ha un'anima, una voce.
È il canto del cuccù
pieno d'aria,
che pare soffiato in un flauto.
Dietro il richiamo lieve
più che l'eco ingannevole,
noi ce ne andiamo illusi.
Il castagno è verde tenero
Sono stillanti persino
le antiche ginestre.
Attorno ai tronchi ombrosi,
fra giochi di sole,
danzano le amadriadi.
(Vincenzo Cardarelli)
Vincenzo Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori
Farfalle
Fiocchi di cielo
alitano intorno
alla chioma fiorita
degli albicocchi:
messaggeri del sole
intessuti di seta.
(Wei Li Bo)
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Notte primaverile
Dopo una lunga trepida giornata
di primavera
l'albero di magnolia
apre, sognando, le sue bianche mani.
Baciati dalla luna,
splendono i fiori candidi.
Tra i rami blu saettano
uccelli silenziosi.
(Wei Li Bo)
Sandro Danieli, Canti e poesie dei popoli, EMI
Primavera
Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l'acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.
(Alceo, trad. Salvatore Quasimodo)
Salvatore Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori
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Canto mattutino
Dorati uccelli dall'acuta voce, liberi
per il bosco solitario
in cima ai rami di pino
confusamente si lamentano; e chi comincia,
chi indugia, chi lancia il suo richiamo
verso i monti:
e l'eco che non tace, amica dei deserti,
lo ripete dal fondo delle valli.
(Anonimo greco, trad. Salvatore Quasimodo)
Salvatore Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori
Invito all'Erano
Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l'incenso.
Qui fresca l'acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all'ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d'oro
chiaro vino celeste con la gioia.
(Saffo, trad. Salvatore Quasimodo)
Salvatore Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori
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Aprile
Quante parole stanche
mi vengono alla mente
in questo giorno piovoso d'aprile
che l'aria è come nube che si spappola
o fior che si disfiora.
Dentro un velo di pioggia
tutto è vestito a nuovo.
L'umida e cara terra
mi punge e mi discioglie.
Se gli occhi tuoi son paludosi e neri
come l'inferno,
il mio dolore è fresco
come un ruscello.
(Vincenzo Cardarelli)
Vincenzo Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori
Sera d'aprile
Batte la luna soavemente,
di là dai vetri,
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch'essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo.
(Antonia Pozzi)
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In un tempo incerto
Se un mattino d'aprile già la glicine
per i quartieri che furono agiati
chiama la pioggia,
anche per noi intimo si fa il giorno, il passero alla siepe fa
ritorno.
Così da uno all'altro camminando
facilmente all'ingiù, quasi un saluto,
camminando all'insù
con lento sforzo, ci si manda, ansiosi
che si sciolgano i cieli nuvolosi.
Ma s'arriccia sul muro il calendario
al tepore del sole, torna fuori
ogni uomo e animale:
chi spera più la pioggia, chi ricorda
il mattino nel mezzogiorno che assorda?
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
L’arboscello
Oggi il tempo è di pioggia.
Sembra íl giorno una sera,
sembra la primavera
un autunno, ed un gran vento devasta
l'arboscello che sta — e non pare — saldo;
par tra le piante un giovanetto alto
troppo per la sua troppo verde età.
Tu lo guardi. Hai pietà
forse di tutti quei candidi fiori
che la bora gli toglie; e sono frutta,
sono dolci conserve
per l'inverno quei fiori che tra l'erbe
cadono. E se ne duole la tua vasta
maternità.
(Umberto Saba)
(Umberto Saba, tutte le poesie, I Meridiani Mondadori)
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Il risveglio dei fiori
Un bel mattino ai primi dell’aprile,
un leprottino trepido e gentile
perlustrò la campagna zolla a zolla,
per ridestar dal sonno ogni corolla.
La pratellina, tutta bianca e rosa,
sollevò la faccina sonnacchiosa,
e borbottò tra il sonno: “Chi mi desta?
Chi m’ha dato un colpetto sulla testa?”
Ma poi, vedendo splendere un bel sole,
si volse a dar la sveglia alle vïole.
I giacinti, ricciuti e sbarazzini,
tornarono a fiorire nei giardini.
Gli anemoni leggiadri e gli asfodeli
fecero un bell’inchino sugli steli;
in disparte, il vanesio tulipano
si lustrò la corolla piano piano.
E tutti insieme fiori, fiori, fiori
sciorinarono al sole i bei colori.
Era, a vedersi, una leggiadra schiera,
simbolo eterno della primavera.
(Milly Dandolo)
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Alba di primavera
Stanotte s’è messa in cammino
la primavera nell’aria.
D’intorno, sul capo le svaria
un velo di stelle turchino.
Il suo profumo è un sospiro
diffuso sui freschi giardini.
La terra non ha più confini,
il mare non ha più respiro.
L’alba sorride con gli occhi
dalle lunghe ciglia di cielo.
Vibra negli orti ogni stelo
come se una mano lo tocchi.
Le strade hanno tenui tremori
di verde lungo i fossati.
Gli alberi sono svegliati
con bianche ghirlande di fiori.
(Giuseppe Villaroel)
Giuseppe Villaroel, Ombre sullo schermo, Alpes
Raggi di luce
Mille raggi di luce
sono fioriti sotto il cielo
versando mille petali di fiori
sopra ogni riviera.
A ondate dal cielo
spira il vento.
Da ogni parte s’alzano canti,
da ogni parte freme la natura,
la pienezza del cielo
tocca tutte le cose.
(Rabindranath Tagore)
Rabindranath Tagore, Poesie, Newton
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La trombettina
Ecco che cosa resta
di tutta la magia della fiera:
quella trombettina,
di latta azzurra e verde,
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi;
c’è la banda d’oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, l’organo, i lumini.
Come, nel sgocciolare della gronda,
c’è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell’arcobaleno;
nell’umido cerino d’una lucciola
che si sfa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera.
(Corrado Govoni)
Scuola
Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
(Sandro Penna)
Sandro Penna, Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
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Primavera di Venezia
Senti, sotto la pietra, il soffocato
fremito della terra che formicola
di giovani violenze prigioniere?
Senti il respiro immenso che solleva
i palazzi, le cupole, le altane
più verso il cielo, e in cielo avventa cumuli
di nuvole d'argento, apre ferite
di luce azzurra, viva come sangue?...
O primavera che non puoi fiorire
in petali di pèsco, luccicare
in filo d'erba, bevere nell'aria
per mille bocche il sole e la rugiada,
rovesciarti a torrente per le forre,
cantare con la lunga onda dei fiumi
per la pianura - o primavera schiava;
io non so cosa più soave e bella
di te, che fai tua festa d'un riflesso
blando d'acque e di cieli, d'uno strido
aspro di rondine, d'un rombo errante
di campane, d'un bianco sventolio
di cenci al sole, d'un fremer di vela
d'oro, nel vento che la gonfia e preme;
o primavera che non puoi dar fiore,
o giovinezza dal sepolto cuore.
Così piccola cosa - una falcetta
bianca, di luna, incisa nell'opaca
azzurrità del crepuscolo estremo -
basta a tener sospesa in un magato
stupore, dentro immobili velari
di sogno, la città d'acqua e di sasso.
Senza più corpo né peso, librata
nell'aria vana come vana nuvola,
Venezia attende che un vento notturno
la levi a volo, verso quel sottile
lontanissimo golfo di splendore,
per il vuoto infinito.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
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Primavera di Ravenna
[…]
Per sapere la gioia dell'aprile
bisogna, amici, uscir per i sobborghi,
mirare il ciel le vie dorate e gli orti,
e i colli che traspaiono laggiù.
Serenità divina: azzurro e azzurro.
I carrettieri passano cantando;
si rincorrono i bimbi strepitando;
stan su l'uscio le donne a comarò.
Una gallina ci attraversa il passo
e becca ai nostri piedi un verme rosso;
gli anitroccoli biondi accanto al fosso
si spulciano con gaia alacrità...
Prime foglie tremanti su la rama
nuda, o lucenti nella terra bruna!
Si vorrebbe baciarle ad una ad una,
piangendo di dolcezza e di bontà.
Ecco un pesco fiorito, più soave
di soave fanciulla adolescente,
ecco un ciliegio più forte e splendente
dell'uomo arriso dalla gioventù.
[…]
Una distesa d’orti. In primo piano:
selvette d’insalata ricciolina,
viali d’aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù;
dietro: tappeti di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte scure fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu;
nello sfondo: robinie che la guazza
ha ingioiellato di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti...
il cielo azzurro... la serenità...
[…]
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
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Per una rosa Ofelia
Socchiudendo le palpebre di rosa,
la bionda rosa guarda la mattina
con limpidi occhi di azzurra rugiada,
e par che un lento stupore l'invada
d'essere al mondo, in quella sua divina
forma di fiore, d'essere una rosa.
Non sa la rosa d'essere una rosa:
vede sé aperta sul selvaggio pruno
quand'è il suo giorno, nel tornar dell'anno,
beata ride al luminoso inganno
del cielo nuovo e si stempra in profumo,
come donasse il suo sangue di rosa.
Una cosa di terra anche la rosa;
ma la forza che al cielo la solleva
nella corona delle verdi foglie
e la preme dall'intimo e la scioglie
come una fiamma di dolcezza piena,
è il mistero di Dio dentro una rosa.
Avvolta il capo nel braccio di rosa,
dorme la bionda rosa, sola sola,
presa nel sogno dell'ebro suo cuore,
ma la sua carne ha un profumo d'amore
che si spande nell'aria e al vento vola:
sì che la notte sa tutta di rosa.
Tutte le morte rose, in una rosa
sola rinate e rimorenti. O vita
d'innumerate specie e d'una essenza,
trasmutante e immutabile presenza
di ciò ch'è fu sarà, nell'infinita
vicenda. O immensa e sempiterna rosa.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
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La ballata delle rose
I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Erano intorno vïolette e gigli
fra l’erba verde, e vaghi fior novelli,
azzurri, gialli, candidi e vermigli:
ond’io porsi la mano a côr di quelli
per adornare e mie biondi capelli,
e cinger di grillanda el vago crino.
Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d’un colore;
io colsi allor per empier tutto el grembo,
perch’era sì soave el loro odore
che tutto mi senti’ destar el core
di dolce voglia e d’un piacer divino.
I’ posi mente quelle rose allora:
mai non vi potrei dir quanto eron belle!
Quale scoppiava dalla boccia ancora
quale eron un po’ passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: “Va’ co’ di quelle
che più vedi fiorire in sullo spino”.
Quando la rosa ogni sua foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che suo bellezza sia fuggita.
Sì che, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
(Angelo Poliziano)
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Uccelletto
In cima a un'antica pianta
nel roseo ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta: cinguetta.
Povera, piccola gola,
ha in tutto una nota sola
e quella ancora imperfetta.
Perché cinguetta?
Che cosa lo fa parer sì giulivo?
S'allegra d'esser vivo
in quella luce di rosa...
(Arturo Graf)
Albero amico
Albero, amico mio,
la musica degli uccellini
non ti pesa
e il vento ti sfoglia
con dita che non si vedono.
albero, sei come me,
ascolti la voce del silenzio,
agiti le foglie
come mani che tremano
nel vento.
Albero, amico mio,
tu guardi il cielo
come io lo guardo
e il sole danza trai rami,
gioia degli uccellini.
(Minou Drouet)
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Le nuvole
Dolce cosa la nuvola
gonfia di luce e di vento,
che piange all'improvviso a primavera,
poi riprende il suo volo
più morbida e leggera.
Dolce cosa le nuvole che vanno,
luminoso candore,
come una schiera d'ali
e s'affaccian leggiadre all'orizzonte.
Dolce cosa le nuvole
che si veston di rosa,
tenui fiori sospesi
nel lume della sera.
Candide e vaporose
come lane d'agnelli,
veleggian per l'azzurre vie del cielo,
simili ai puri sogni
che fioriscono dal cuore.
Per la fragile grazia delle nuvole
io ti lodo, oh Signore.
(Graziella Aimone)
Primavera
Il sole, batte con le dita d'oro
alle finestre. Uno squittio sottile
è sui tetti. Nell'orto la fontana.
ricomincia a cantare. E’ primavera.
Le chiese, in alto, con le croci accese,
i monti immensi con le cime rosa,
le strade bianche con gli sfondi blu.
È primavera. È primavera. Il cielo
spiega gli arazzi delle nubi al vento,
l'albero gemma, verzica la terra.
Nel cortile la pergola è fiorita.
Ai balconi, le donne in vesti chiare. E il mare
ha un riso azzurro e un brivido di seta.
(Giuseppe Villaròel)
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Giuseppe Villaroel, Ombre sullo schermo, Alpes
Primavera
E' venuto il tempo
che il ranuncolo limpido
rischiara
l'erba folta ed amara;
fitte e stupite
si schierano sulle prode
le margherite;
già l'usignolo s'ode.
Sotto gli occhi di ogni fanciulla
una tenera ombra è fiorita
e con quell’ombra di viole
il giovane sole
si trastulla.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Piccola nuvola di primavera
Dopo l'acquata le nuvole, pronte,
pigliano il volo, scavalcano il monte.
Or, con la gonna di velo sottile,
la più pigra s'impiglia nel campanile:
"Lasciami, con codesta banderuola:
mi strappi tutta! Son rimasta sola!"
Ma il campanaro senza discrezione
le risponde col campanone!
Che sobbalzo, che sgomento!
Per fortuna c'era il vento
che con tutta galanteria
la piglia e se la porta via.
E che brillio di vetri e foglie!
Quanti bimbi lungo il rio!
Quante vecchie sulle soglie!
Che festa, che chiaccherio!
Bimbi e rondini a strillare,
e bucati a salutare,
e ragazze alla finestra...
(Ugo Betti)
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Sera
Rondini si dondolano
nell'aria serale.
(Wei Li Bo)
Momento
Rampicanti in fiore
giocano con il vento
primaverile.
(Anonimo)
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Fiorita
Così scialba l'aria, il sole
così stanco. Ma ride la valle;
splende l'erba, splendono le gialle
margherite; le farfalle in danza
lampeggiano d'amore.
Terra umana, che ancora dài fiore
quando in cielo non c'è più speranza.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
Il passero solitario
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
(Giacomo Leopardi)
Giacomo Leopardi, Canti, I Classici, Universale Economica
Feltrinelli
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Annunciazione
Primavera. Mattina di domenica. Fresche
campane per il cielo colore di giaggiolo.
Il borgo s’è vestito di rosa e di celeste;
la chiesa, in cima al colle, s'è coronata d' oro...
Il ragazzo va intorno con la sua dolce noia,
con la sua cara e strana felicità segreta
d' andare e di guardare: prendere un po' di gioia
da tutto, o un po' di pena, vagando senza meta.
Una finestra in fiore. Un volo di colombi
nel sole. Un bianco viso di fanciullo. I soavi
occhi d’un brutto cane, caldi tristi profondi.
Un sorriso di pèschi, un candor di pomari...
E, così andando, è giunto in cima al colle, dietro
la chiesa. Quanto cielo di lassù! Che gran mare,
di terre azzurre e bionde! Sul biancheggiar del greto
il fiume di zaffiro ora appare or dispare.
Ecco: e nel cuor fanciullo nasce improvviso un senso
d' universo e d' eterno, e un nuovo amore pio
della vita. Ecco: e tutta, in quell' attimo immenso,
nel suo piccolo petto sta la tua gloria, o Dio.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
La vigna
La vigna, che ha dormito
la breve notte rorida di stelle,
si sveglia al primo battere di ciglia
del cielo dì levante:
se tu premi l'orecchio su le zolle,
senti che cresce.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
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Il mio cuore si gonfia per te Terra
Il mio cuore si gonfia per te, Terra,
come la zolla a primavera.
Io torno.
I miei occhi son nuovi. Tutto quello
che vedo è come non veduto mai;
e le cose più vili e consuete,
tutto m'intenerisce e mi dà gioia.
In te mi lavo come dentro un'acqua
dove sí scordi tutto dí se stesso.
La mia miseria lascio dietro a me
come la biscia la sua vecchia pelle.
Io non sono più io, io sono un altro.
Io sono liberato di me stesso.
Terra, tu sei per me plena di grazia.
Finché vicino a te mi sentirò
cosi bambino, fin che la mia pena
in te si scioglierà come la nuvola
nel sole,
io non maledirò d'esser nato.
Io mi sono seduto qui per terra
con le due mani aperte sopra l'erba,
guardandomi amorosamente intorno.
E mentre cosa guardo, mi si bagna
di calde dolci lacrime la faccia.
(Camillo Sbarbaro)
Camillo Sbarbaro, Poesia e prosa, Oscar Monadori
Mattino
Che dolcezza infantile
nella mattina tranquilla.
Gli alberi tendono
le braccia verso terra.
Un vapore tremulo
copre i seminati
e i ragni tendono
le loro strade di seta:
raggi sul cristallo
pulito dal vento.
(Federico Garcia Lorca)
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Che cosa?
Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura,
ma il cuor piccino non ha paura
anzi è preso da un dolce incanto.
Cosa c'è che lenta si leva
per il cielo vasto e solo?
C'è una luna di rosa e d'oro
che sembra un fior di primavera.
Cosa c'è nell'aria quieta,
come un pianto grave e soave?
C'è la campana che prega l'Ave
e accarezza ogni pena segreta.
Che cos'ha per compagnia
la piazzetta solitaria?
Ha la fontana che sempre varia
la sua canzone di fantasia.
E l'alberella che par morta
senza più un fremito di volo?
L'alberella ha l'usignolo
che col suo pianger la conforta.
E nella casa che s'empie già
d'uno stuolo vago e leggero
d'ombre, vestite di mistero,
il bambino felice, cos'ha?
Il bambino ha la sua mamma
che gli fa nido con le braccia
che se lo stringe guancia a guancia
e gli canta la ninna nanna.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
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Primavera classica
Da i verdi umidi margini
la violetta odora,
il mandorlo s’infiora,
trillan gli augelli a vol.
Fresco ed azzurro l’aere
sorride in tutti i seni:
io chiedo a’ tuoi sereni
occhi un più caro sol.
Che importa a me de gli aliti
di mammola non tocca?
Ne la tua dolce bocca
freme un più vivo fior.
Che importa a me del garrulo
di fronde e augei concento?
Oh che divino accento
ha su’ tuoi labbri amor!
Auliscan pur le rosee
chiome de gli arboscelli:
l’onda de’ tuoi capelli,
cara, disciogli tu.
M’asconda ella gl’inanimi
fiori del giovin anno:
essi ritorneranno,
tu non ritorni più.
(Giosuè Carducci)
Giosuè Carducci, Tutte le poesie, Newton Compton
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Alle selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera
Alle selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera; a primavera
gonfia la terra avida di semi.
Allora il Cielo, padre onnipotente, scende
con piogge fertili nel grembo della consorte,
immenso si unisce all'immenso suo corpo,
accende ogni suo germe. Gli arbusti remoti risuonano
del canto degli uccelli, e gli armenti ricercano Venere,
e i prati rinverdiscono alle miti aure di Zèfiro.
E i campi si aprono; si sparge il tenero umore;
ora al nuovo sole si affidano i germogli.
E il tralcio della vite non teme il levarsi degli austri
né la pioggia sospinta per l'aria dai larghi aquiloni,
ma libera le gemme e spiega le sue foglie.
Giorni uguali e così luminosi credo brillarono
al sorgere del mondo; fu primavera, allora:
primavera passava per la terra. Ed Euro
trattenne il soffio gelido quando i primi
animali bevvero la luce, e la razza degli uomini
alzò il capo nei campi aspri, e le belve
furono spinte nelle foreste e le stelle nel cielo.
(Publio Virgilio Marone)
Virgilio, Il fiore delle Georgiche, trad. Salvatore Quasimodo,
Mondadori
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Sogno d'estate
Tra le battaglie, Omero, nel carme tuo sempre sonanti
La calda ora mi vinse: chinommisi il capo tra 'l sonno
In riva di Scamandro, ma il cor mi fuggi su 'l Tirreno.
Sognai, placide cose de' miei novelli anni sognai.
Non più libri: la stanza dal sole di luglio affocata,
rintronata da i carri rotolanti su ‘l ciottolato
de la città, slargossi: sorgeanmi intorno i miei colli,
cari selvaggi colli che il giovane april rifioria.
Scendeva per la piaggia con mormorii freschi un zampillo
Pur divenendo rio: su ‘l rio passeggiava mia madre
Florida ancor ne gli anni, traendosi un pargolo a mano.
Cui per le spalle bianche splendevano i riccioli d'oro.
Andava il fanciulletto con piccolo passo di gloria,
superbo de l’amore materno, percosso nel core
da quella festa immensa che l'alma natura intonava.
Però che le campane sonavano su dal castello
annunziando Cristo tornante dimane a' suoi cieli;
E su le cime e al piano, per l’aure, pe' rami, per l'acque,
correa la melodia spiritale di primavera;
ed i peschi ed i meli tutti eran fior bianchi e vermigli,
e fiori gialli e turchini ridea tutta l'erba al di sotto,
ed il trifoglio rosso vestiva i declivii de' prati,
e molli d’auree ginestre si paravano i colli,
e un’aura dolce movendo quei fiori e gli odori
veniva giù dal mare; nel mar quattro candide vele
andavano andavano cullandosi lente nel sole,
che mare e terra e cielo sfolgorante circonfondeva.
La giovine madre guardava beata nel sole.
Io guardavo la madre, guardava pensoso il fratello,
questo che or giace lungi su ‘l poggio d'Arno fiorito,
quella che dorme presso ne l'erma solenne Certosa;
pensoso e dubitoso s'ancora ci spirassero l'aure
o ritornasser pii del dolor mio da una plaga
ove tra note forme rivivono gli anni felici.
Passar le care imagini, disparvero lievi co ‘l sonno.
Lauretta empieva intanto di gioia canora le stanze,
Bice china al telaio seguia cheta l'opra de l'ago.
(Giosuè Carducci)
Giosuè Carducci, Tutte le poesie, ed. Newton Compton
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La quiete dopo la tempesta
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
[…]
(Giacomo Leopardi)
Giacomo Leopardi, Canti, I Classici, Universale Economica Feltrinelli
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Sereno
Spiove; e dispare di là dal colle
L’ultima ombra del temporale.
Tutto immoto, dentro un’eguale
Dolcezza, pallida e molle.
Ma tutto vivo con gioia nuova:
l’albero aperto all’immenso cielo,
il fiore drizzato sullo stelo,
l’erba ingemmata dalla piova,
e quel nuvoletto color di gaggìa
che beve il sole calato tra i monti,
e questo parlìo modulato di fonti
che invisibili scorrono via.
Non c’è più un alito di vento;
più non si vede ombra di morte.
Tutte le cose ferme ed assorte
Nel prodigio d’un ricreamento.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori
E viene un tempo
E viene un tempo che la tua persona
si fa maturando più dolce, si screzia
il tuo volto di bruna come i fiori
che ami, i garofani e i gerani
dell'umida primavera di qui.
Gli anni sono passati, sull'intonaco
inverdito di muffa luce e ombra
si baciano, a quest'ora che volge,
con tale disperata tenerezza
il tempo prolungando dell'addio.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
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La fidanzata
La pioggia batteva sui vetri
veniva la sera
tu eri la mia fidanzata
e io ti tenevo stretta
seduto vicino al fuoco.
La fiamma pian piano
ci addormentava,
accendeva il tuo viso bruno
che diveniva debole brace.
Fuori v'erano alberi fermi e soavi
nella luce del cielo che schiariva.
Uscimmo e camminammo in silenzio
fra siepi lucide e gocciolanti
alla cui ombra stavano
garofani di campo bianchi e rosa
bagnati dalla pioggia recente.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
Convalescente
Ancora vita il tuo dolce rumore
dopo giorni bui e muti riprende.
Porta il vento di maggio l'odore
del fieno, il cielo immobile splende.
Gli occhi stanchi colpisce di lontano
il rosso papavero in mezzo al tenero grano.
(Attilio Bertolucci)
Attilio Bertolucci, Le Poesie, Gli elefanti poesia, Garzanti
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Il canto dell’amore
[…] ove l'altera
Mole ingombrava di vasta ombra il suol,
Or ride amore e ride primavera,
Ciancian le donne ed i bambini al sol.
E il sol nel radïant azzurro immenso
Fin degli Abruzzi al biancheggiar lontano
Folgora, e con desio d'amor più intenso
Ride ai monti dell'Umbria e al verde piano.
Nel roseo lume placidi sorgenti
I monti si rincorrono fra loro,
Sin che sfumano in dolci ondeggiamenti
Entro vapori di vïola e d'oro.
Forse, Italia, è la tua chioma fragrante,
Nel talamo, fra due mari, seren,
Che sotto i baci dell'eterno amante
Ti freme effusa in lunghe anella al sen?
Io non so che si sia, ma di zaffiro
Sento ch' ogni pensiero oggi mi splende.
Sento per ogni vena irmi il sospiro
Che fra la terra e il ciel sale e discende.
Ogni aspetto novel con una scossa
D'antico affetto mi saluta il core,
E la mia lingua per sè stessa mossa
Dice alla terra e al cielo Amore, amore.
Son io che il cielo abbraccio, o dall' interno
Mi riassorbe l'universo in sè?...
Ahi, fu una nota del poema eterno
Quel ch'io sentia e picciol verso or è.
[…]
(Giosuè Carducci)
Giosuè Carducci, Tutte le poesie, Newton Compton