Post on 02-May-2015
Gussago, Convegno Inter.sano, 29-31 agosto '08
La notte del noi.Dall'individualismo al personalismo
comunitario
Luigino Bruni
Noi e comunità, individuo e persona
Dire “noi” è dire “comunità”Dire persona è dire rapporto, e quindi
comunità
Al centro della mia presentazione ci sarà dunque la comunità, le sue dimensioni, e
le sue ambivalenze.
Communitas
L’ambivalenza della vita in comune La comunità: luogo di vita e di morte• Nel mondo greco: Aristotele. La vita felice è
fragile. Se “l’uomo felice ha bisogno di amici”, allora la felicità dipende dalla reciprocità.• Nel mondo biblico: la prima città la fonda Caino. Il
combattimento di Giacobbe: l’altro è insieme ferita e benedizione.• Nel mondo latino: cum-munus, ma munus
significa anche “obbligo”, non solo dono.• Nel mondo anglosassone: gift “dono” e “veleno”
Le soluzioni alla fragilità della vita in comune
1. La prima soluzione: la comunità “sacrale”. Gli individui non esistono, c'è solo comunità come “io gigante”, e lo “status” non scelto ma subito.
in una tale comunità non c'è dono, ma solo munus, perché non c'è l'individuo, non c'è libertà
La comunità sacrale antica
AB C
D …
RAPPRESENTANTE SACRALE COMUNITA’
A,B,C … sono i membri della comunità. Non c’è alcun patto che li lega tra di loro, ma ciascuno è legato gerarchicamente al capo
LA COMUNITA’ SACRALE ANTICA
La seconda soluzione: la philia
L'amicizia (philia) di Aristotele è anche una seconda soluzione al dramma della
communitas: l'amicizia tra uguali, dove non c'è alterità perché l'altro è un alter ego, scelto per evitare la “ferita” della diversità: Il comunitarismo di oggi è
espressione di questa visione.
La terza soluzione: la solitudine
E' Platone all'origine di questa terza soluzione: la contemplazione del logos, di
Dio, come via di felicità e di controllo sulla propria vita.
Soluzione drastica: si rinuncia alla vita in comune
La soluzione dell’economia moderna
L’economia moderna nasce con una promessa: “una vita in comune senza ferita”, senza il combattimento con l’altro corpo a corpo.
Ancora un mediatoreAncora un mediatore
Una nuova “metafisica”
(Stato/Mercato)
IO TU
La metafisica del Mercato, dell’Impresa e della Politica
Dal “bene comune” al “bene immune”
• Il mercato capitalistico, e l’impresa gerarchica e burocratica, diventano i grandi Mediatori per immunizzarci l’uno dall’altro e dagli altri.
• Il bene comune diventa il “bene immune”.
• Ma ci può essere felicità senza incontro profondo con l’altro? Senza cum-munus?
Il paradosso della felicità
Una spiegazione “relazionale”
• La mia spiegazione del paradosso della felicità si basa sulla diminuzione di beni relazionali nelle società di mercato
• conflitto tra beni relazionali e beni di mercato
Un modello
• Proviamo, in conclusione, ad abbozzare un semplice modello che lega la felicità direttamente ai beni relazionali e al reddito:
•Fa = f(Ia,Rab,X) Dove Ia= reddito
Ra,b = beni relazionali,soprattutto quelli primari
X = beni liberi non di mercato (natura, preghiera, “passioni”)
Gli effetti di un aumento di reddito
+ Mercato(1) + Felicità
Ra,b, X
(2) ? felicità
Il peso relativo dei due “effetti” varia al crescere del reddito e la somma (1+2) può diventare negativa “oltre un punto critico”
Relazione Reddito/felicità
Fa=F(Ia,Rab,X)
Reddito
Felicità (Fa)
Zona critica
I beni relazionali e i beni di gratuitàsono “nascosti”
Perché ci inganniamo?
Il mercato moderno vende merci che “simulano” rapporti umani, che ci vengono presentati come “benedizione senza ferita”:
a) Televisione come “mistificatrice” di rapporti veri con gli altri
b) Le nuove tecnologiec) ...
- Tutte forme di rapporto che si presentano come “benedizioni” senza “ferita”
Tre sfide per il bene comune oggi
– a) rivalutare la gratuità– b) rivalutare la povertà– c) educazione globale
Una premessa
La vera sfida per il bene comune oggi è quella di prendere sul serio l'agape: senza l'agape appena si incontra l'altro “vero” e “diverso” si cerca una forma di immunitas e si fugge via dall'incontro, dalla communitas.
L'agape “costringe” ad incontrare l'altro, per vocazione
Ma l'agape è sempre esperienza dolorosa, che richiede il saper dare un senso al dolore relazionale
Senza agape non c'è mai bene comune.
a) Il valore della gratuità
• La grande carestia che oggi affligge le nostre società di mercato è carestia di gratuità: – Si confonde la gratuità con “gratis”, con
prezzo zero.– Una società che non apprezza la gratuità non
ha futuro sostenibile, perché non ha più vocazioni, non ha più artisti.• “nulla ha più valore di un atto di gratuità”
b) La “bella” povertà
• Solo chi ama la gratuità può capire e amare la povertà
• Non tutte le povertà sono maledizioni: combattere la miseria per rendere possibile la povertà
• Rivalutare la povertà significa oggi affermare il primato della persona sulle cose, dei “beni” sulle “merci”
• Non c’è dono né festa senza amore per la povertà (pensiamo ai bambini di oggi)
c) La sfida educativa
–Oggi il confine tra economico e civile è sempre più sfumato: è dunque inconcepibile un processo educativo che non sia anche economico
– L’educazione è una: o ci si educa sempre, tutti e in tutti gli ambiti, o l’educazione fallisce
– educazione come reciprocità
Consumo
• Che cosa vuol dire educare al consumo?– Il consumo va educato, poiché le scelte di consumo
creano dipendenza, sono soggette a errori sistematici che ci portano spesso a scegliere ciò che non contribuisce alla nostra felicità.
– ma soprattutto: educare alla gratuità
risparmio
• Anche il risparmio è faccenda educativa:– Il risparmio richiede la capacità (educazione) di
rinunciare ad un consumo immediato per un consumo, mio o degli altri, futuro.
– Questa capacità va educata: a volte la povertà è frutto anche di questa mancata educazione al risparmio
– Oggi la cultura economica porta a consumare troppo e a risparmiare poco (a ciò è anche legata l’usura!), complici imprese e banche (e media)
ancora ... gratuità
• nella sfida educativa molto dipenderà dalla gratuità:– Saremo capaci di tenere assieme mercato e
gratuità?
Il prezzo della gratuità
• La gratuità – dimensione essenziale dei beni relazionali e di tutto ciò che rende pienamente “umani” – rischia di essere la moneta con cui paghiamo lo sviluppo economico
• Il mondo educativo (dalla famiglia in poi) è oggi minacciato soprattutto sul fronte della gratuità…
• Senza gratuità non c'è felicità
Conclusione: verso il “noi” dell'agape• Il Cristianesimo vive ancora il tempo
dell'aurora!• Il noi della comunità non-fraterna doveva
necessariamente tramontare: non era ancora il noi della comunità agapica
• L'umanità oggi attente dai cristiani una nuova comunità fraterna, il “noi dell'agape”: non indietro, ma avanti.
• In ogni combattimento si nasconde un abbraccio: ma occorrono “occhi nuovi” per vederlo, occhi nuovi donati dall'agape
A chi sa amare le ferite degli altri, trasformandole in benedizioni per il bene comune
Grazie
• Bibliografia:– L. Bruni, La ferita dell’altro, Il margine, Trento,
2007– R. Esposito, Communitas, Einaudi, Torino,
1998.–M. Ranhema, Quando la povertà diventa
miseria, Einaudi, Torino, 2005.