Post on 20-Feb-2019
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Basi semiotiche (1): l’arbitrarietà materiale
Utente ↦Codice
A quali condizioni un corpo può utilizzare un qualche codice?
Ruolo della percezione
- Un segnale di allarme
- Il linguaggio dei gesti
- Una segnaletica stradale
- Il Braille
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- Il concetto di arbitrarietà materiale spiega le
caratteristiche del codice in funzione delle
caratteristiche percettive degli utenti -
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Sono importanti sia il sostantivo, sia l’aggettivo:
Arbitrarietà perché abbiamo a che fare con una
‘scelta’ – come vedremo, una scelta non
individuale né sociale, ma addirittura “di specie”:
una scelta avvenuta su scala evolutiva;
Materiale perché questa scelta è condizionata da
vincoli di tipo, appunto, materiale, ovvero bio-
fisici, che si riassumono nel corpo dei soggetti
interessati all’esercizio del codice.
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Fissiamo in linea generale il seguente principio: vi è un nesso
necessario fra le grandezze appresso indicate:
U(tente) - > CORPO ‘’ -> L(inguaggio) -> Mondo*
DEFINIZIONI
Per Utente intendiamo un qualsiasi soggetto, che utilizza un
linguaggio o codice: un soggetto umano, animale non
umano, o artificiale;
per Corpo intendiamo il sistema percettivo, biofisico ed
eventualmente psichico che utilizza il linguaggio
per Codice intendiamo un qualsiasi Linguaggio , naturale,
storico-naturale o artificiale
per Mondo intendiamo l’universo di conoscenze (universo
noetico <- gr. Nous) sul quale un certo linguaggio verte, in
relazione all’Utente e all’apparato Corpo che questo
possiede.
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Non ogni Utente/Corpo può utilizzare qualsiasi
linguaggio. L’uso di un certo linguaggio è
condizionato
1.dall’apparato bio-percettivo del soggetto;
2.dalle sue esigenze cognitive, relazionate
all’evoluzione
Un esempio classico: perché la zecca …. si “azzecca”?
La zecca staziona sull’albero in attesa che si presenti nelle vicinanze un corpo recante acido
butirrico; a questo punto si lascia cadere sul corpo e ne succhia il prezioso nutrimento. Può
resistere anni senza nutrirsi. Il suo “mondo” consiste nel ciclo: assorbimento dell’acido,
deposizione delle uova, morte.
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ESEMPI PER ILLUSTRARE L’ARBITRARIETà MATERIALE
2. esempio: I pipistrelli sfruttano l’ecolocazione per muoversi al buio nelle caverne senza incidenti,
ma anche per indiduare e catturare la preda.
Gli umani non potrebbero ovviamente utilizzare questo codice,
perché il loro sistema bio-fisico è incapace di emettere e
decodificare gli impulsi ad alta frequenza necessari al suo
funzionamento.
L’esempio mostra come il fatto che gli umani si siano evoluti in
maniera straordinaria rispetto ai pipistrelli non li abilita comunque
all’esercizio di codici per i quali non hanno il necessario back-
ground corporeo.
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3. esempio: I roditori, come i topi (e come molti altri animali)
percepiscono suoni ad altissima frequenza (ultrasuoni), e ne sono
– in certe condizioni – disturbati. Pertanto dispositivi a ultrasuoni
possono essere utilizzati per allontanare animali indesiderati in
certi spazi (abitazioni, cantine ecc.).
Scheda (da http://www.scaccianimali.it/ultras_funzionano.ht)
Sin dall’inizio della sua esistenza l’uomo ha usato il suono per allontanare altri esseri viventi,
proteggere se stesso o il suo ambiente. Il suono si misura in Hertz. La maggior parte degli esseri
umani percepiscono suoni fino a 15 000 Hertz ( gamma sonica ), gli ultrasuoni sono suoni oltre i 25
000 Hertz mentre i transonici sono suoni tra i sonici e gli ultra-suoni nella gamma tra i 15 000 e 25
000 Hertz. Gli ultrasuoni sono suoni al limite dell’udibile ma insetti, roditori, pipistrelli, procioni,
cani e gatti ed alcuni altri mammiferi sentono e comunicano a queste frequenze molto elevate.
ANIMALI, RODITORI E GLI INSETTI ODONO O PERCEPISCONO GLI ULTRASUONI
roditori e insetti hanno un sistema uditivo ben sviluppato più sensibile di quello umano; grilli,
cavallette e cicale hanno timpani in grado di udire suoni ad alta frequenza. Le falene hanno orecchie
sul torace che captano le alte frequenze. Cani, coyotes e volpi sono conosciuti per il loro eccellente
apparato uditivo come tutti i membri dei felini.
EFFETTI DEGLI ULTRASUONI SUI RODITORI
Non appena i roditori vengono colpiti dagli ultrasuoni entrano in uno stato di forte stress che può
scomparire solo allontanandosi dalla causa, ovvero uscendo dall' ambiente protetto. In caso
contrario gli ultrasuoni colpiscono il sistema neurovegetativo dell’animale, con effetti di
stordimento, nausea, perdita di appetito, diminuzione della prolificità, in casi estremi shock. Molti
insetti come vespe, ragni, maggiolini ed api percepiscono le vibrazioni degli ultrasuoni mentre pulci
e zecche che non sono fornite di apparato uditivo, subiscono una specie di pressione che causa loro
effetto ipnotico ed immobilità.
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4. Esempio: Ben noto è il fatto che i cani
comunicano tramite l’olfatto. Meno note sono le
condizioni a cui ciò è possibile. Ma si valuti il
seguente dato ‘oggettivo’:
Superficie dell'epitelio olfattivo:
- nell'uomo 2,5 cm²
- nel cane 150 cm²
Numero recettori olfattivi:
- nell'uomo 5.000.000 (milioni)
- nel cane bassotto 125.000.000
- nel fox terrier 147. [...]
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Ripensiamo alla luce di queste considerazioni alla ‘scelta’ compiuta dagli
esseri umani con l’adozione del linguaggio verbale come codice
prevalente. Ricordiamo che la linea ‘ominide’ si separa, fra sette e cinque
milioni di anni fa, dalla linea evolutiva delle scimmie: non siamo dunque,
“figli” delle scimmie, ma, per così dire, loro cugini.
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Le prime specie ominidi sono gli Australopiteci, mentre la
specie Homo ha inizio circa 2.2 milioni di anni or sono.
Da Merlin Donald (L’evoluzione della mente, 1991) una
sintesi cronologica con i dati (presuntivi) di riferimento:
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Quando inizia il Linguaggio verbale? Forse tra 200.000 e
100.000 anni fa; forse più tardi (secondo alcuni, 50-40.000
anni fa). Si pensi che la scoperta del fuoco risale a 350.000
anni fa!. Ma già da un tempo lunghissimo l’uomo
disponeva del prerequisito essenziale di un altro tipo di
comunicazione: la gestualità diviene infatti possibile nel
momento in cui la mano viene liberata da compiti di
locomozione, e ciò si verifica già con le cd.
Australopitecine.
Homo Neanderthalensis
Homo Sapiens
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La tesi della primarietà del linguaggio corporeo su quello
verbale, già sostenuta in età illuministica da G.B. Vico
(Scienza nuova, 1744) e Étienne Bonnot de Condillac
(Essai sur l’origine des connoissances humaines, 1746) è
stata ripresa in anni recenti da A. Leroi-Gourhan (Dal gesto
alla parola, 1964) M. Corballis (From Hand to Mouth,
2002).
Giambattista Vico, autore della Scienza Nuova
(1725, 1744)
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Il gesto incontra limiti strutturali
- nella comunicazione in assenza di luce
- nella comunicazione in presenza di ostacoli
fisici
Il necessario ricorso al canale visivo rende il gesto
tecnicamente inutilizzabile in circostanze specifiche:
se gli umani fossero dotati della capacità di vedere al
buio (come i felini, i serpenti e altri animali) questo
limite sarebbe superabile; ma il nostro sistema
percettivo ha precisi limiti.
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Vantaggi selettivi della parola
- supera ostacoli fisici e di scarsa luminosità
- è “leggera”, nel senso che lascia libere le mani
per altre funzioni
- si può praticare mentre si compiono altre
operazioni strumentali
- ha un’alta propensione alla simbolicità: la sua
maggiore ‘arbitrarietà’ rispetto al gesto ne
consente un ampliamento inaudito del
significato
Possiamo tuttavia ipotizzare ragionevolmente una
lunghissima fase di compresenza dei due linguaggi,
finché la parola non prese il sopravvento. Gli ultimi
centomila anni della nostra storia evolutiva saranno
stati quelli decisivi, anni in cui si assiste al
raffinamento dell’udito, proprio a quanto sembra sia
dell’homo neanderthalensis, sia dell’homo sapiens.
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L’instaurarsi della fonicità come canale primario di
comunicazione ha conseguenze evolutive
ristrutturazione dell’apparato respiratorio come apparato
‘anche’ fonatorio:
Differenze anatomiche fra umano e scimpanzé
La laringe alta “inchioda” la lingua nello scimpanzé e le
impedisce quella mobilità necessaria all’articolazione
linguistica.
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schema della laringe
Fig. 4. Laringe e osso ioide: 1 epiglottide. 2 grande corno dell'osso ioide, 3
osso ioide, 4 legamento tiroideo, 5 corno superiore della cartilagine tiroide,
6 membrana tiroidea, 7 cartilagine tiroide, 8 cartilagini aritenoidi, 9 corde
vocali, 10 corno inferiore della cartilagine tiroide, 11 cartilagine cricoide,
12 trachea
L’osso ioide sottostà alla lingua,
esso non si articola ad altre ossa ma
a delle fasce muscolari.
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Ed ecco le corde vocali, prese in posizioni diverse
a, respirazione normale, b, corde vocali nella
posizione del grido, c, trazione delle corde all'indietro
nel registro medio.
L’adattamento dell’apparato respiratorio alla
funzione fonatoria comportò una perdita di
potenza respiratoria, ma anche un formidabile
sviluppo del cervello ai fini del controllo senso-
motorio (manovre articolatorie)
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L’Homunculus rappresenta la proporzione fra le diverse aree del cervello e
le parti del corpo e le relative funzioni che esse governano.
L'homunculus corticale è una rappresentazione grafica delle
aree del cervello preposte alle diverse funzioni
somatosensoriali e dell'area motoria primaria (da cui il
nome di homunculus motorio).
La mappa della corteccia motoria umana è stata sviluppata
nel XX secolo dal neurologo canadese Wilder Penfield (m.
1976)”.
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In parallelo con lo sviluppo della vocalità andò lo sviluppo
dell’udito:
Sinergia udito-voce coessenziale alla nascita del linguaggio, anche
dal pdv ontogenetico
a. Nel feto l’udito si sviluppa già nel sesto mese
b. La vista ha una genesi più lunga, raggiunge la sua normale
acuità nel I anno di vita
Limiti/specializzazione della capacità uditiva degli umani:
sfruttiamo per la vocalizzazione solo una parte della banda
disponibile. In altri termini, il suono linguistico dev’essere
compreso entro certi spazi di frequenza e di intensità.
Questi spazi formano il perimetro entro cui il bambino “scava” il
suo percorso di addestramento linguistico
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Basi semiotiche, 2:
Dall’arbitrarietà materiale al concetto di segno
Torniamo adesso al sistema di relazioni da cui siamo partiti:
U(tente) - > CORPO ‘’ -> L(inguaggio) -> Mondo*
Si tratta a questo punto di sviluppare l’ultimo
segmento, quello che ha a che fare col tipo di mondo
sul quale un linguaggio verte.
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La ricchezza di questo mondo dipende verticalmente
dalle tre variabili che lo sovrastano. Enunciamo così il
principio della
Semanticità differenziata
Ogni linguaggio è in relazione a un mondo di Cose
Pensieri
Funzioni ….
Un universo noetico (dal gr. Nous “mente”) è un ambiente chiuso, ‘abitato’ solo dai
Contenuti relativi a un UTENTE e alle esigenze cognitive di costui
Le esigenze cognitive dell’utente si scaricano sul mondo e in certo
senso lo “chiudono”.
Universo noetico
del codice
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Dobbiamo distinguere varie modalità semantiche a seconda dei codici e
dei loro utenti. Ad esempio un codice-spia (ad es. un rivelatore di
movimenti in uno spazio chiuso) divide il mondo in due soli significati
Dove possiamo supporre che A = stato di inerzia e B=stato di allarme;
allora tutti gli accadimenti che determinano un cambiamento dello stato di
inerzia vengono classificati come B (allarme). Tutti questi ‘sensi’ hanno
cioè lo stesso significato.
Ma possiamo facilmente immaginare mondi più complessi
Qui ogni spazio all’interno del cerchio rappresenta un significato. Ad es.,
così potrebbe funzionare la pulsantiera di un dispositivo meccanico o
elettrico, o al limite un sottocomponente del lv, ad es. un sistema di
variazioni cromatiche.
A
B
Si
a h
Y
O
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Così tutte le sottili variazioni (poniamo) del verde saranno interpretate
come forme del significato “verde” anziché – ad es- - “giallo” o “blu”.
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Tutte le variazioni grafiche della lettera “b” rientrano nello spetto
di ciò che gli utenti del sistema alfabetico riconoscono come B (e
non come C, D, F ecc.)
“via libera”
Tutte le variazioni cromatiche che rientrano nello spetto del “rosso”
“STOP”
Tutte le variazioni cromatiche che rientrano nello spetto del “giallo”
“sta per scattare l’obbligo di STOP”
Sono i tre significanti dei significati previsti dal codice
SEMAFORO
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Siamo dunque in grado di dare una prima definizione di
SEGNO (<- gr. semeîon)
Entità bifacciale retta dal principio del reciproco rinvio di
significante e significato
Schema di Ferdinand de Saussure (1916)
Schema che utilizzeremo noi
SIGNIFICANTE
SIGNIFICATO
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Il significante (ad es.) del verde è l’insieme di tutte le
possibili varianti cromatiche del verde
riconoscibili come distinte da quelle del rosso e del
giallo in un codice a tre segni. Oppure …..
Il significante di un segno è dunque la classe di tutte le possibili
varianti (delìe) che possono occorrere nella sua posizione,
distinguendolo dagli altri significanti (e dunque dagli altri segni).
Analogamente
Il significato di un segno è dunque la classe di tutte le possibili
varianti (sensi) che possono occorrere nella sua posizione,
distinguendolo dagli altri significati (e dunque dagli altri segni).
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Definiamo dunque
SIGNIFICATO → UN INSIEME O CLASSE DI ELEMENTI
CONCRETI, IDENTIFICATI IN BASE A CERTI CARATTERI
COMUNI (AD ES. VARIAZIONI CROMATICHE O FONICHE)
SENSO → OGNI REALIZZAZIONE DI UN CERTO
SIGNIFICATO, RICONOSCIBILE COME ELEMENTO
DELL’INSIEME CIRCOSCRITTO DALLE PERTINENZE DI
QUEL SIGNIFICATO.
Ad es. il significato STOP!
È l’insieme di tutte le sue realizzazioni in circostanze diverse:
stop (1) “all’incrocio di via Fea con via Greppi”
stop (2) “all’incrocio di V.le XXI aprile con P.zza Bologna
stop (3) “all’incrocio di Via Frattina col Corso”
stop (n) ecc. ecc.
stop (1), (2)… (n) sono i possibili senso del significato STOP
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Conclusione
un segno mette in relazione due classi
- Quella formata dalle varianti del significante
- Quella formata dalle varianti del significato
Ma perché un significante e un significato possano essere
riconosciuti, debbono distinguersi da ALMENO un altro
significante e un altro significato.
Un codice dev’essere dunque costituito da ALMENO due segni, in
opposizione funzionale fra loro e riconoscibili a tal fine da
elementi distintivi.
Il codice-base ha una forma del genere:
#
Ad es.: acceso/spento – aperto/chiuso – sì/no
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Un meccanismo elementare di questo genere sottosta a tutte le
complicatissime operazioni di riconoscimento/distinzione
effettuate dal nostro cervello istante per istante (e proiettate, ad
esempio, sul funzionamento del linguaggio).
In altri termini, ogni operazione cognitiva consiste in ultima
analisi in numerosissimi processi di classificazione che avvengono
in parallelo e su aspetti diversi dell’esperienza (sensoriale,
emozionale, concettuale…).
Il linguaggio sfrutta questa formidabile capacità cognitiva che gli
preesiste evolutivamente ma che è indispensabile al suo instaurarsi
e funzionare.