Anno accademico 2016/2017 · monumenti e delle opere d’arte, in Oreste Ferrari, Catalogo,...

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Anno accademico 2016/2017

CORSO DI BENI CULTURALI E AMBIENTALI (4 CFU) PROF. GIUSEPPE CIPOLLA

PROGRAMMA

Presentazione

Il corso di Beni Culturali e Ambientali è incentrato principalmente sugli

studi teorici, storici e metodologici sul patrimonio culturale nel suo insieme, sul paesaggio, sulle singole categorie di beni individuati dalle tradizionali suddivisioni disciplinari e di più recente individuazione, in quanto oggetto di conoscenza, tutela e valorizzazione. Si rivolge, inoltre, agli studi sulla fruizione e sui principi, i metodi, gli strumenti e la progettazione delle diverse forme della relazione tra il pubblico e gli oggetti che formano il patrimonio culturale.

Obiettivo primario del corso è, in prima istanza, quello di giungere alla definizione del concetto di “Bene culturale” in senso esteso partendo innanzitutto dalla storia della conservazione e della legislazione in Italia in materia di beni culturali, illustrando le tappe e l’evolversi degli studi storico-artistici e degli interventi in favore dei beni culturali ad opera dei “padri” della storia dell’arte italiana che hanno posto le basi per l’odierna legislazione sui beni culturali tra Otto e Novecento: da Giovanni Cavalcaselle ad Adolfo Venturi, da Giuseppe Paribeni a Corrado Ricci, da Ranuccio Bianchi Bandinelli a Cesare Brandi ecc. Lo studio dei beni culturali e ambientali comprende la tutela e la valorizzazione.

La tutela si articola nei seguenti momenti basilari: conoscenza, prevenzione, conservazione e restauro. Non si può tutelare, né valorizzare un monumento o qualsiasi opera d’arte senza conoscerla in tutti i suoi aspetti. Le lezioni e la programmazione del lavoro consistono quindi in una serie di analisi riferite, per la maggior parte delle ricerche, alla conoscenza dei beni culturali in Sicilia, suddivisi per tipologie (monumenti, musei, biblioteche ecc..). La prevenzione si attua mediante metodologie scientifiche innovative creando condizioni ottimali per la conservazione dei vari monumenti, neutralizzando gli agenti di offesa del bene. Il compito della prevenzione non può ovviamente essere affidato alla scuola, che può solo limitarsi alla conoscenza, allo studio ed al rilevamento del bene, ma alle amministrazioni ed alle soprintendenze.

Per la conoscenza della conservazione e del restauro continueremo con lo studio della teoria del restauro di Cesare Brandi, i cui principi fondamentali, applicabili a tutte le discipline, rimangono ancora oggi un riferimento imprescindibile per qualsiasi intervento. La valorizzazione si attua attraverso sistemi di organizzazione, fruizione e recupero. La riorganizzazione dei musei, dei parchi, dell’ambiente dei centri storici, deve poter rispondere a precise esigenze culturali.

Verranno svolti studi e ricerche nel campo della museografia e della museologia in quanto il Museo sta acquistando sempre più un ruolo fondamentale per la conoscenza diretta delle opere d’arte e per l’applicazione di nuove tecnologie e sistemi multimediali. Lo spazio museale consente inoltre lo sviluppo di un proficuo rapporto con il mondo scolastico e la didattica. In quanto tema specifico di “oggetto” architettonico, inserito nel contesto spaziale di antichi edifici di città storiche o nelle grandi metropoli, è divenuto argomento centrale nel dibattito sull’urbanistica.

Finalità del corso Il corso tratterà la tutela dei beni culturali e ambientali sia sotto gli aspetti storici e di trasformazione terminologica e concettuale, che nell’attuale configurazione amministrativa e giuridica. Lo studente dovrà acquisire una matura consapevolezza del ruolo e del significato del patrimonio culturale per l’identità nazionale e locale, nonché per il suo valore universale di coesione e integrazione sovrannazionale. La consapevolezza delle vicende storiche della tutela dovrà, inoltre, essere ampliata verso le prospettive future di una azione sempre più partecipata e attiva da parte della cittadinanza.

Programma del corso Il programma sarà così articolato: 1. Cosa si intende per Bene Culturale: Beni di cultura materiale, correlati alle arti visive: Siti archeologici, Musei, collezioni d’arte pubbliche e private, Biblioteche e archivi, Beni architettonici e ambientali, Arte contemporanea come bene culturale; Beni di cultura immateriale, in senso lato: Tradizioni orali, musica, canto, teatro, danza, etc.; Chi si occupa della valorizzazione dei BB.CC. in Italia: Il MiBACT, Ministero dei Beni Ambientali e Culturali, le Direzioni Regionali per i Beni Culturali e Paesaggistici, Soprintendenze per Beni Archeologici, Soprintendenze per i Beni Storici e Artistici, Soprintendenze ai Beni Architettonici e Paesaggistici, Soprintendenze per i Beni Librari e Sop. Archivistiche

Gli Assessorati alla Cultura di Regioni, Province e Comuni; Fondazioni, Associazioni culturali, Enti No Profit, Onlus; Case History; FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano; Italia Nostra; Centro UNESCO; Dall’Identità Visiva alle Strategie di Marketing; L’Immagine Coordinata - Corporate Identity; Elementi base dell’identità visiva; Marchio, Logotipo, Colori e Caratteri istituzionali, Applicazioni degli elementi base; Segnaletica esterna e interna; Stampati, Brochure istituzionale, house organ, cataloghi, Ambienti, arredi, divise, mezzi di trasporto, gadget;

e comunicazione tramite rete internet; Pubblicità e Pubbliche Relazioni e Ufficio Stampa; Attività di

Sito internet Promozione; promozione: Organizzazione di mostre temporanee: personali, collettive, tematiche, cronologiche etc., Organizzazione di conferenze ed eventi; Organizzazione di gruppi di sostegno: Amici della … , Soci Sostenitori, Trustees e varie forme di mecenatismo; Uso del Marketing Mix in un’ottica Marketing Oriented: Six P: Product, Price, Place, Promotion, PR, Power.

2. Principi di base della tutela dei beni culturali. Terminologia storica e trasformazione di un concetto: dalle arti del disegno alle belle arti, dal patrimonio storico-artistico alla nozione di bene culturale. Corrispondenza tra ampliamento concettuale e attività legislativa. La necessità di una azione militante e di una tutela partecipata.

3. Storia della tutela: l’antichità e le leggi romane, il Medioevo, il Rinascimento e il recupero umanistico della storia (il caso della lettera di Raffaello), gli editti pontifici dal Quattrocento al Settecento. Tra borghesia e assolutismo: il secolo dell’estetica, degli scavi e della nascita del museo. L’editto Valenti Gonzaga (1750).

4. Storia della tutela: l’Ottocento. Napoleone: stato laico e saccheggio. Il ruolo di Canova: promozione delle arti e restituzioni. Il chirografo di Pio VII (1802) e l’editto Pacca (1820). La diffusione del modello pontificio negli Stati preunitari. Il faticoso cammino dell’Italia unita e la nascita della Direzione generale. Tra studio e tutela: l’opera di Cavalcaselle e la “memoria” del 1863.

5. Storia dell’arte e progressi della tutela: Adolfo Venturi. Le leggi della prima metà del Novecento: 1902, 1909, 1922. Il concetto idealistico dell’arte e della storia. La riforma dell’amministrazione: nascita e trasformazione del sistema territoriale delle Soprintendenze. Il primo Direttore generale: Corrado Ricci. Il Convegno dei Soprintendenti del 1938 e la nascita dell’istituto del Restauro. Le leggi Bottai del 1939.

6. La Guerra, i danni e la salvaguardia del patrimonio. L’immediato dopoguerra (Ragghianti, Bianchi Bandinelli) e la formulazione dell’articolo 9 della Costituzione. Le leggi internazionali. Gli anni cinquanta: dalla ricostruzione al boom economico. I lavori della Commissione Franceschini (1963-66). La nascita del Ministero per i beni culturali e ambientali (1974).

7. Le spinte regionalistiche degli anni settanta. Una nuova concezione della storia dell’arte e dell’archeologia: la cultura materiale, la visione antropologica, il territorio e il rapporto centro/periferia. La catalogazione e l’ICCD (la direzione di Oreste Ferrari). Il restauro e la manutenzione programmata (la direzione di Giovanni Urbani). Gli anni ’80: tra sprechi (i “giacimenti culturali”) e nuovi progetti (Memorabilia).

8. Dagli anni ottanta agli anni novanta: tra innovazione e deriva economicistica. La società postmoderna e la concezione spettacolare dell’arte (mostre, restauri, sponsor). Il disegno di legge Chiarante per una amministrazione autonoma (1989). Il

Argan- nuovo

Ministero e le nuove leggi (il Testo unico del 1999).

9. Il nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio (2004). Le spinte alla privatizzazione e alla svendita del patrimonio. L’attuale struttura e il funzionamento del Ministero per i beni e le attività culturali. Organi centrali, periferici, consultivi.

10. Tutela, partecipazione e cittadinanza: le associazioni, l’educazione al patrimonio (la scuola, le visite guidate), i mezzi di informazione (televisioni, giornali, internet). Pubblico e privato.

11. Tutela e territorio: il problema del rapporto tra Stato, Regioni, Enti locali. L’autonomia dei musei. Forme della conoscenza, della tutela e della valorizzazione. Esempi virtuosi e problemi irrisolti.

12. Le professioni della tutela: archeologi, storici dell’arte, architetti, restauratori, archivisti, bibliotecari, antropologi e le nuove professionalità.

10. L’evoluzione del concetto di bene culturale nella legislazione italiana; La formazione storica della legge di tutela del patrimonio storico ed artistico (Legge 1 Giugno 1939 n. 1089) e le prospettive di riforma fino alla emanazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004 n. 42); Il turismo e la valorizzazione dei beni culturali quale materia di competenza regionale dopo la riforma del Titolo V della Costituzione; la soppressione del Ministero del Turismo e le autorità operanti a livello locale; La tutela del paesaggio: la pianificazione paesaggistica; Principi della tutela dell’ambiente e d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152

11. Il contesto mondiale e gli organismi internazionali. I possibili sviluppi della tutela.

Bibliografia / testi di riferimento (ulteriori testi e approfondimenti bibliografici saranno forniti durante il corso) Alcuni testi sono liberamente scaricabili da internet, gli altri saranno messi a disposizione dal docente, insieme ai materiali illustrati durante le lezioni. Il testo introduttivo alla disciplina è: Carlo Tosco, I beni culturali. Storia, tutela e valorizzazione, Il Mulino, Bologna, 2014.

Per l’introduzione generale e storica andranno studiate le tre ampie voci enciclopediche di Oreste Ferrari del 1966, 1977, 1998 (N.B. Le tre voci devo essere lette anche come documento della trasformazione del concetto di tutela nella seconda metà del Novecento, andrà quindi fatta una lettura critica e comparata): Oreste Ferrari, Tutela dei monumenti e delle opere d’arte, in Enciclopedia Universale dell’Arte, vol. XIV, Istituto per la Collaborazione Culturale, Venezia-Roma, 1966, coll. 268-289. (Soprattutto lo stralcio della parte generale introduttiva, intitolata Princìpi, coll. 270-274; riedito col titolo: Introduzione alla Tutela dei monumenti e delle opere d’arte, in Oreste Ferrari, Catalogo, documentazione e tutela dei beni culturali. Scritti scelti (1966-1992), a cura di Claudio Gamba, «Annali dell’Associazione Bianchi Bandinelli», n. 18, Roma 2007).

Oreste Ferrari, voce Patrimonio monumentale e artistico, in Enciclopedia del Novecento, Istituto l’aggiornamento nella

della stessa

Enciclopedia Enciclopedia

Italiana, Roma 1977; e del Novecento: Oreste Ferrari,

voce Beni culturali, II supplemento, Roma 1998. Le due voci sono anche scaricabili sul sito Treccani.it.

Sulle vicende della legislazione e del restauro: Cesare Brandi, Teoria del Restauro, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, terza edizione 1977.

Andrea Emiliani, Una politica dei beni culturali, Bononia University Press,

2014

Per alcuni aspetti del dibattito più recente:

Salvatore Settis, due saggi dal volume Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto, Electa, Milano 2005, i due saggi sono: Un promemoria per i beni culturali (pp. 49-69) e Il futuro del patrimonio culturale in Italia (pp. 267-296). Accanto alla trattazione generale vanno approfonditi alcuni temi specifici attraverso letture che saranno messe a disposizione dal docente durante le lezioni. Andranno inoltre letti alcuni testi di importanti figure della storia della tutela in Italia; il docente predisporrà una scelta di brevi articoli di Ranuccio Bianchi Bandinelli, Cesare Brandi, Giulio Carlo Argan, Carlo Ludovico Ragghianti e altri.

Si intende per tutela artistica l'insieme di azioni che la società dispone al fine di garantire la conservazione ed il pubblico godimento di oggetti d'arte e di altri beni ritenuti tali da costituire il patrimonio culturale della società stessa. Presupposto essenziale della tutela è dunque il riconoscimento di un interesse collettivo al quale sono sottoposti determinati beni artistici. La determinazione di ciò che è soggetto a tutela artistica è in strettissima relazione con la consapevolezza del valore storico-culturale, oltre che estetico, che si attribuisce ad alcuni beni artistici e perciò la tutela ha importanza per la storia della critica, del gusto e della fruizione delle opere d'arte.

TUTELA DEI MONUMENTI E DELLE OPERE D’ARTE

Ne suoi aspetti specifici la tutela ha carattere preminentemente preventivo, in quanto essa si esercita per mezzo dell'applicazione di norme tecnico-giuridiche vincolanti l'uso e la disponibilità dei beni artistici o prescriventi misure di salvaguardia; sono tuttavia da considerare forme attive di tutela anche quei provvedimenti che sono intesi alla ricognizione e alla cura oggettiva dei beni artistici (Organi Tcp e Restauro) le une e gli altri attuati attraverso specifici organi amministrativi e tecnici (Soprintendenze, Centri di restauro, ecc.).

TUTELA DEI MONUMENTI E DELLE OPERE D’ARTE

TUTELA DEI MONUMENTI E DELLE OPERE D’ARTE

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PRINCIPI La tutela artistica prospetta tre problemi fondamentali, in

rapporto ai quali essa si caratterizza come un importante fenomeno storico-culturale, oltre che giuridico: innanzi tutto, il problema della determinazione dell’oggetto che viene sottoposto a tutela; secondariamente, quello delle cause per le quali la tutela si rende necessaria; in terzo luogo, infine, quello dei criteri generali ai quali si ispirano i modi tecnici e giuridici in cui la tutela praticamente si attua.

Il primo riconoscimento ufficiale di "bene culturale" in campo internazionale si ebbe durante la Convenzione dell'Aia firmata il 14 maggio 1954 da quaranta Stati di tutto il mondo e confermata in Italia con la legge del 7 febbraio 1958 (sostituendo per la materia l'articolo 822 del Codice civile del 1942). Le norme sui beni culturali erano essenzialmente accordi per la salvaguardia di questi patrimoni in occasione di eventi bellici, sostenendo che gli attentati ai beni culturali di qualsiasi popolo costituivano una violenza al patrimonio dell'intera comunità internazionale.

Storia della tutela DAL TEMPIO AL MONUMENTO

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La ricerca sulla natura dei beni culturali potrebbe partire da un esempio concreto: il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Il sito è oggi un bene culturale, tutelato dalle leggi dello Stato polacco. La portata del suo significato però va certamente oltre i confini del territorio, e assume un valore simbolico a scala planetaria. Dal 1979 è entrato nella lista UNESCO del patrimonio mondiale dell’umanità. Auschwitz non è un bene tutelato per i suoi caratteri artistici, estetici o architettonici, non è una «testimonianza di civiltà».

Il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

Il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

Il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

È l’emblema di un «patrimonio di sofferenza», il monumentum odiusum contro ogni dittatura e contro ogni forma di violenza sulla libertà degli uomini. La sua tutela rappresenta quindi una conquista nella nostra storia culturale: la volontà di trasformare un luogo di dolore in un monumento, nel senso etimologico del significato, un ammonimento per il futuro, uno spazio di meditazione, un luogo conservato per non dimenticare.

● L'esempio di Auschwitz serve a comprendere come oggi il concetto di bene culturale abbia assunto un'estensione molto ampia, ben maggiore rispetto a quella originaria.

Il suo riconoscimento rappresenta un punto d'arrivo, un traguardo importante di maturazione, che sottrae definitivamente il bene ad una esclusiva dimensione estetica o archeologica, per restituirlo invece ad un valore civile.

Non è «testimonianza di civiltà» il fatto che il campo di Auschwitz sia esistito, ma il fatto che sia conservato.

● Per comprendere a pieno, quindi, il senso di casi come questi, e quindi in generale la complessa configurazione dei principi della conservazione, occorre quindi riferirsi alle origini, alla nascita di quello che oggi definiamo bene culturale, per poi seguirne gli sviluppi nel lungo percorso verso la modernità.

● Nella storia occidentale la coscienza di tutela si è sviluppata in modo discontinuo. Non è una “marcia trionfale” dal degrado alla salvezza dei monumenti, ma un percorso complesso, a volte contraddittorio, una storia fatta di alti e bassi, di momenti di forte sensibilià e momenti di incuria e oblio totale.

TERREMOTO – MESSINA 1908

TERREMOTO – MESSINA 1908

TERREMOTO – MESSINA 1908

TERREMOTO – MESSINA 1908

● Generalmente, nel percorso complesso della salvaguardia dei beni culturali, è nei periodi di crisi che sembra svilupparsi una

nuova, proprio quando il patrimonio appare Il pericolo genera una reazione e stimola una culturale. In uno sguardo sintetico si possono alcuni

sensibilità minacciato. riflessione individuare passaggio, in cui

momenti chiave, momenti di crisi e di l'azione della tutela ha acquistato forti

consapevolezze. Questi periodi di trasformazione hanno imposto di riconsiderare il rapporto con il passato e con il deposito ricevuto dalla storia.

Alluvione di Firenze 1966

Alluvione di Firenze 1966

Alluvione di Firenze 1966

Alluvione di Firenze 1966

Terremoto del Belice 1968

Terremoto del Belice 1968

Terremoto del Belice 1968

I danni antropici: il terrorismo e l'Isis nel Medio-Oriente

I danni antropici: il terrorismo e l'Isis nel Medio-Oriente

I danni antropici: il terrorismo e l'Isis nel Medio-Oriente

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti assiro-babilonesi distrutti a Nimrud

I danni antropici: i monumenti distrutti di Hatra

I danni antropici: i monumenti distrutti di Hatra

CUSTODIRE IL SACRO

La nascita della tutela si pone nel segno del sacro. Presso i popoli arcaici è la presenza del sacro, la sua manifestazione sul territorio, che segna uno spazio di rispetto e di conservazione. I luoghi dove è fondato un centro di culto mantengono nel tempo un'aura inviolabile, garantita da leggi non scritte di venerazione, difesa delle popolazioni locali e protetta dalle autorità religiose. Le divinità stesse tutelano i loro templi e ne assicurano la permanenza nei secoli.

CUSTODIRE IL SACRO

Nell'inno omerico ad Apollo è narrata la nascita del culto del dio nell'isola di Delo. Prima di partorire Apollo, la madre Latona giura agli abitanti dell'isola: «Qui resterà sepre il profumato altare di Febo, e il suo santuario». Gli dei sono i veri garanti del culto e dell'esistenza f sica del tempio: in quel sempre riconosciamo una promessa di tutela, che mirà all'eternità. Nell'antichità troviamo quindi i primi semi, seppure primordiali, del concetto di bene culturale, nel segno però della sacralità dell'oggeto o del bene in questione.

● Si delineano così i passaggi cruciali che si possono seguire in una linea d'esposizione storica: la nascita dell'idea di tutela nel mondo antico, il declino dell'Impero romano d'Occidente e la formazione della cultura monastica, la crisi della cultura medievale e la nascita dell'archeologia, i vandalismi delle guerre

Rivoluzione francese, l'impatto i monumenti e la costruzione delle

di religione, la dell'industrializzazione, identità nazionali.

CUSTODIRE IL SACRO

● È frequente che la garanzia di tutela non sia limitata solo al tempio o agli oggetti di culto, ma estesa anche ai fenomeni naturali presenti nella coinvolgendo quindi il

zona (acqua, alberi, pietre), contesto paesaggistico in cui si

colloca il santuario. L'area di rispetto è in genere limitata da segni collocati sul territorio, che tracciano un recinto sacrale, confne tra il sacro, inviolabile, e il profano. Per i popoli latini il mundus era l'area che circondava il tempio, lo spazio d'incontro tra le regioni infere, il mondo terreno e le potenze celesti.

CUSTODIRE IL SACRO

Intorno al centro di culto si sviluppano non soltanto pratiche rituali, ma anche storie di fondazione e narrazioni miitiche, che formano un complesso di norme inizialmente tramandato per via orale. A tal proposito si potrebbe citare il caso del MOMA di New York che in una mostra intendeva esporre una statua del dio della guerra degli Mexico. Gli indigeni

Zuňi, una popolazione del New però si erano opposti perché

consideravano il gesto un sacrilegio, e i conservatori del museo dovettero rinunciare.

CUSTODIRE IL SACRO

●  A quanto l'incolumità

pare degli

il rifuto intendeva antropologi stranieri,

proteggere proprio dal momento che

l'oggetto sacro si sarebbe sicuramente vendicato dell'ofesa, suscitando l'ira del nume tutelare.

●  É da questa dimensione sacra e primigenia che occorre partire per comprendere gli sviluppi della percezione di quelli che, in seguito, verranno defniti beni culturali. Il passo successivo si verifca quando l'idea di tutela verrà lentamente secolarizzata, cioè sottratta alla sua dimensione religiosa originaria e riferita a opere dell'uomo per il loro valore intrinseco, legato alle manifestazioni di una civiltà.

CUSTODIRE IL SACRO

Sarà un processo lungo e differenziato, che però non perderà mai del tutto quel valore sacro primigenio. È un fenomeno che si constata ancora oggi, quando le norme di tutela fanno esplicito riferimento alle “memorie sacre” della patria, al “sacro deposito” del passato, al “religioso rispetto” dei monumenti. Si tratta d’immagini residuali, che esprimono quel fondo ancora antropologicamente attivo e operante nella nostra concezione della tutela.

CUSTODIRE IL SACRO

Nelle società arcaiche le architetture, i templi, le strade, le montagne e la vegetazione formavano un paesaggio centrato sul santuario, dove si sedimentava il deposito di una cultura orale, custodito nel culto e nella religiosità delle popolazioni. Un passo di Erodoto aiuta a comprendere questa dimensione di storia locale legata alla custodia delle tradizioni. Quando nel 480 a.C. l’esercito persiano al comando di Serse, in rapida avanzata nel cuore della Grecia, era giunto presso la località di Alo, in Acaia, le guide avevano riferito agli invasori una lunga tradizione legata al tempio di Zeus. Serse, sentita la storia del luogo, decise di non violarlo accampandosi con rispetto fuori dal recinto del tempio.

CUSTODIRE IL SACRO

I centri di culto funzionavano così come dei veri depositi di storia e di tradizioni locali, che si affiancavano alla “grande storia” e potevano essere scoperti e registrati soltanto in un contatto diretto con i luoghi. Il rispetto degli spazi sacri, la loro “tutela”, è sempre un obbligo verso la divinità e un dovere per chi detiene il comando, anche nei tempi più feroci di guerra e distruzione. Nelle città greche fin dall’epoca arcaica venivano venerati e considerati inviolabili gli spazi sacri che ricordavano le origini dell’insediamento, le memorie degli dei o degli eroi fondatori.

CUSTODIRE IL SACRO

Con la nascita della polis il rispetto di queste memorie assume un valore istituzionale e coinvolge direttamente le forme di governo. Un esempio fra tutti può essere ricordato: ad Atene si conservava la nave di trenta remi con cui Teseo era tornato vittorioso da Creta, dopo aver ucciso il Minotauro. Plutarco racconta che periodicamente la nave veniva sottoposta a manutenzione dalle autorità cittadine, sostituendone le tavole invecchiate e le parti degradate. Un vero “restauro programmato” quindi, che garantiva la tutela di un bene legato alla memoria storica della città.

CUSTODIRE IL SACRO

La lunga tenacia di queste tradizioni si legge in Pausania, che ha lasciato nel Viaggio in Grecia una quantità straordinaria d’informazioni, di miti e di leggende legate ai centri di culto e alle città. Pausania era un erudito appassionato di storia a e di antichità, che visse nel culto nostalgico della Grecia antica, al tempo della Pax romana di Antonino Pio e di Marco Aurelio. Il suo itinerario è una riscoperta del passato attraverso i luoghi, un pellegrinaggio condotto nelle terre del mito e della storia, guidato dalle informazioni tratte dalle opere letterarie. La Grecia romanizzata, ridotta a provincia dell’Impero, vive nel ricordo di un passato glorioso, un passato testimoniato dai suoi monumenti, spesso abbandonati e ridotti a rovine.